Maestro - Istituto Santa Famiglia

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Gesù
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   Maestro                                                                                                                                         Gennaio
                                                                                                                                                   Febbraio
                                                                                                                                                    Marzo
                                                                                                                                                    1-2019

   Dice san Paolo alla Famiglia Paolina:
“Ravviva il dono di Dio che è in te” (2 Tm 1,6)
                                          2019 – Anno vocazionale
Maestro - Istituto Santa Famiglia
Gesù                                           Gennaio-Febbraio-Marzo 1/2019

                                                       Maestro
                                                                                                    Trimestrale anno 23
                                                                                                    Istituti Paolini “Gesù Sacerdote”
                                                                                                    e “Santa Famiglia”

                                    DIRETTORE: Don Roberto Roveran
                                    DIREZIONE: Circonvallazione Appia, 162 - 00179 Roma
                                    Tel. 06.7842455 - email: ist.santafamiglia@tiscali.it
                                    AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI ROMA n° 76/96 del 20/02/1996

                                    Grafica e stampa: Mancini Edizioni s.r.l. - Pubblicazioni e stampa
                                    Via Tasso, 96 - 00185 Roma - 06.45448302 - 06.93496056 - info@manciniedizioni.com

                                    In copertina: Partecipanti al Convegno annuale di formazione dell’Istituto Santa Famiglia 2018

                         EDITORIALE La vita spirituale autentica
                                               è una vita vissuta come dono. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .             3
     MAGISTERO DELLA CHIESA Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù. .  .  .  .  .                                                      7

                                                                                                                                           Sommario
           ANNO VOCAZIONALE Lettera di indizione. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  . 11
         CONOSCERE SAN PAOLO “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te”.  13
        SPIRITUALITÀ CRISTIANA Il cuore, centro nascosto della persona . .  .  .  .  .  .  .  .  . 16
           CONSIGLI EVANGELICI I segreti della santità. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  . 20
     Istituto “GESU’ SACERDOTE” Gesù si diresse a muso duro verso Gerusalemme. .  . 24
         Comunicazione del delegato

              NOTE DI LITURGIA La Quaresima, viaggio verso la Pasqua . .  .  .  .  .  .  .  .  . 29
          LE STORIE INSEGNANO La potenza dell’Adorazione eucaristica . .  .  .  .  .  .  .  .  . 33
     Istituto “SANTA FAMIGLIA” “I giorni più importanti dell’anno”. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  . 35
                   Lettera del delegato
      SPIRITUALITÀ CONIUGALE Nel Matrimonio la sinfonia dell’amore divino. .  .  .  . 41
            PRINCIPI EDUCATIVI Senza spazio per il dolore non c’è educazione. .  .  .  . 44
      SPIRITUALITÀ DOMESTICA Misteri gaudiosi nella vita . .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  . 46
ESPERIENZE E TESTIMONIANZE Dal Convegno ISF. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  . 48
                                               Visita del Vescovo ai gruppi di Palermo . .  .  .  .  .  .  .  .                           51
                                               Un particolare incontro tanto tempo fa . .  .  .  .  .  .  .  .                            51
                                               Vitalità nei gruppi santa Famiglia . .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .                 53
                                               40 anni e più del gruppo di Canicattì . .  .  .  .  .  .  .  .  .  .                       54
                                               Serata con i seminaristi . .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .   56
                                               A Livorno i nostri figli riflettono sul Natale . .  .  .  .  .                             56
                                               Festa della santa Famiglia a Canicattì . .  .  .  .  .  .  .  .  .  .                      58
                         IN MEMORIA Uniti nel suffragio e nell’intercessione . .  .  .  .  .  .  .  .  . 60
                                NOVITÀ Libri, audiovisivi e film. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  . 62

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Editoriale

                 La vita spirituale autentica
               è una vita vissuta come dono
  Padre Rupnik nel volume Secondo lo Spirito. La teologia spirituale in cammino con la Chiesa
   di papa Francesco sostiene che l’amore di Dio si manifesta nella nostra umanità e che gli sposi
        attraverso il Matrimonio radicano il loro amore nell’unione di Cristo con la Chiesa.

Il sacrificio di Cristo

P
       er recuperare l’uomo a quel modo di essere
       degno della creatura fatta ad immagine e
       somiglianza di Dio, il Padre manda il suo
Figlio che, per lo Spirito Santo e la sinergia della
Vergine di Nazareth, si è fatto uomo. Dio non
compie un’opera di salvezza dall’esterno, ma
eleverà l’umanità facendo assumere al proprio
Figlio la natura umana. Nel Figlio l’umanità vie-
ne vissuta in modo comunionale, figliale, come
dono di sé. Nell’incarnazione Gesù accoglien-
do la morte porta a compimento la redenzione
dell’umanità facendo della morte un evento di
comunione con il Padre e con gli uomini. Con
il suo sacrificio d’amore, con il dono della vita
aprirà un senso inaudito alla morte. Ciò che fino
ad allora era separazione tra l’uomo e Dio, Cristo
lo converte nella suprema manifestazione di Dio
come donatore di sé, togliendo così il veleno alla
morte, in modo che essa non sia più il principio
dell’odio e della separazione tra gli uomini, ma
nel sacrificio di Cristo acquisti un senso di pas-
saggio e di unità. In Cristo cioè anche la morte
viene vissuta nel modo dell’esistenza di Dio, cioè     l’uomo viene abitato dallo Spirito (cf Rm 8,9).
relazionalmente.                                       Mediante il corpo di Cristo siamo stati messi a
                                                       morte (cf Rm 7,4) a tutto ciò che era la cultura
Nati nella Pasqua                                      e il modo di essere dell’individuo, anche alla leg-
    Nel battesimo noi veniamo innestati nel cor-       ge della religione con la quale l’uomo si voleva
po risorto di Cristo per poter vivere non più sog-     auto-salvare e siamo risuscitati con Lui (cf Rm
getti al peccato e alla morte, ma liberi, da figli.    6,5-6), siamo passati nel suo corpo risorto. In
Se prima la coscienza dell’io sentiva dentro di        questo modo possiamo leggere il sacramento del
sé il male, il vuoto e la minaccia che venivano        battesimo come la vera partecipazione dell’uma-
dal peccato e dalla morte (cf Rm 7,17), adesso         nità alla pasqua di Cristo dal di dentro della per-

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La vita spirituale autentica è una vita vissuta come dono

                                                     coscienza dell’io relazionale che esprime nella
                                                     sua natura umana la vita come comunione, al-
                                                     lora la vita spirituale è possibile solo da persone.
                                                         Il senso della vita spirituale è vivere la nostra
                                                     umanità come teofania, come manifestazione
                                                     dell’amore di Dio. Come si constata allora la
                                                     vita spirituale in un essere umano? La verifica in-
                                                     fallibile dell’autentica vita spirituale è la manife-
                                                     stazione nella mentalità, nel sentire, nel volere e
                                                     nei gesti corporei concreti, dell’amore di Dio per
                                                     l’uomo. Come in Cristo si è compiuto l’amore
                                                     di Dio verso un’umanità che viveva un’esistenza
                                                     segnata dalla morte, così in ogni cristiano la vita
                                                     di Cristo che egli accoglie nel battesimo e che
sona del Figlio. Noi, vivendo realmente la morte     Cristo estende su di lui – cioè lo Spirito Santo
ad un modo di esistere, ci svegliamo nel corpo       – lo muove a compiere lo stesso atto costitutivo
risorto del Signore ad una vita nuova, abilitata     della sua redenzione, cioè la pasqua. Il cristiano
all’esistenza secondo il Figlio. Dobbiamo cioè       è stato costituito nella pasqua di Cristo e com-
incontrare Dio Padre da morti e in questo in-        pie la sua vita nello stesso mistero pasquale. La
contro avviene la nostra risurrezione.               misura dell’autenticità della vita spirituale è la
    Non solo. Ora noi abbiamo lo Spirito che ci      vita vissuta come dono. In altre parole: “Siate
fa riconoscere come figli perché ci fa relazionare   misericordiosi come il Padre vostro è misericordio-
a Dio come Padre. Allora il passaggio è veramen-     so” (Lc 6,36). Se la misericordia è il gesto con cui
te compiuto. Siamo morti come individui e sia-       Dio copre la distanza tra Lui e l’uomo morto, la
mo risuscitati come persone secondo l’esistenza      vita spirituale permette ai cristiani di continuare
di Dio. E cominciamo a vivere in Cristo, dove        a coprire lo spazio che divide l’uomo sofferente,
impariamo un’esistenza l’uno nell’altro. Essendo     peccatore, soffocato nell’individuo, dall’esisten-
innestati in Cristo cominciamo ad imparare a         za di comunione che è la Chiesa. La Chiesa non
vivere nell’altro.                                   è primariamente un’istituzione, ma l’epifania
                                                     della nuova creazione, di questo modo nuovo di
L’io comunionale                                     esistenza ricondotto e offerto all’amore di Dio e
    La vita spirituale comincia nel vero senso del   alla comunione con Lui.
termine quando nell’esistenza umana appare la            Dopo secoli nei quali la Chiesa si è struttu-
comunione, quando riceviamo come dono la             rata secondo un modulo para-imperiale e para-
vita che è costituita come comunione, come re-       statale, esiste allora anche un grande impegno
lazione secondo Dio. La vita spirituale inizia re-   della vita spirituale oggi nel liberare i cristiani da
almente solo quando tutto ciò che è tipicamente      un’impalcatura sterile, per far emergere la Chie-
umano comincia ad essere liberato dalle morse di     sa come esistenza nella comunione di un’umani-
un io rapace auto affermativo, per essere vissuto    tà protesa a coprire le distanze della solitudine e
come relazione libera. La vita spirituale comin-     della sofferenza dell’uomo isolato.
cia quando si consegna tutta la natura umana ad          La carità, la misericordia, l’accoglienza
un io comunionale. Se “persona” significa l’unità    dell’altro, un’esistenza libera da ogni egocen-
di un principio che ama, che è relazionale, una      trismo, etnocentrismo, idolatria della propria

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cultura, della propria storia, la manifestazione      abbiamo ricevuto, vita affondata in Cristo e vis-
di una mentalità di appartenenza ad una co-           suto con Cristo. Non si può trattare la preghiera,
munità, luogo di espressione della vita come          come del resto la stessa vita spirituale, a partire
comunione sono tutti segni evidenti della vita        dall’uomo come tale, ma solo a partire dal dono
spirituale. Allo stesso modo il superamento delle     ricevuto.
relazioni legate solo alla natura, come il sangue,         La vita ricevuta è vita che nello Spirito San-
la famiglia ecc. a motivo del battesimo e la mani-    to si muove e si realizza nella relazione con il
festazione dell’appartenenza ad una comunione         Padre. Siccome l’unica umanità che può vivere
libera, sono segni irrinunciabili della salute spi-   nella relazione con il Padre è quella del Figlio, la
rituale dei cristiani.                                vita spirituale si compie nel Figlio e la preghiera
    Nella misura in cui riusciamo a manifestare       non può essere altro che l’articolazione interna
veramente la vita spirituale, dunque a superare       di questa relazione. E poiché diventiamo figli nel
questa mentalità dell’ordine naturale, tanto più      battesimo, la preghiera è l’espressione della vita
la nostra vita diviene una continua rivelazione       filiale battesimale ed è la caratteristica fondan-
dell’altro. Quanto più profondamente la nostra        te di questa nuova esistenza che riceviamo nel
coscienza vive il nostro fondarsi in Cristo, tanto    lavacro battesimale. Dopo il battesimo l’uomo
più il nostro agire e il nostro modo di essere lo     non percepisce più se stesso come individuo e
manifestano.                                          perciò non considera più la preghiera come un
                                                      impegno per mettersi in contatto con Dio, per
La vita in Cristo                                     innalzarsi alle sue altezze. Adesso la preghiera è
    Percepire se stessi uniti a Cristo, anzi come     la dimensione fondante di questa nuova situa-
parte di Lui è la preghiera, certamente una delle     zione dell’uomo. E’ come il respiro della vita.
dimensioni spirituali fondanti dopo il battesi-       Nella vita secondo la natura si constata la mor-
mo. Pregare vuol dire vivere la propria vita in       te quando cessa il respiro. Lo stesso vale per la
relazione al Padre, per mezzo di Cristo, nello        vita secondo lo Spirito. Quando si interrompe
Spirito Santo che continuamente plasma la no-         questo stato dialogico, questa coscienza filiale,
stra mentalità filiale, E’ uno stato dialogico, un    questa percezione dell’io comunionale, questa
superamento della solitudine e dell’isolamento.       indispensabilità di comunicare, di parlarsi, di
La preghiera è l’espressione della vita nuova che     incontrarsi, di esporsi all’altro, di lasciarsi dare

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La vita spirituale autentica è una vita vissuta come dono

dall’altro, di essere plasmati dall’Altro, cioè dal
Padre, è già la morte. Pertanto si accerta la morte
spirituale quando cessa la preghiera, così come
quando cessano la carità e l’accoglienza.
    Ogni esercizio della vita spirituale è espres-
sione del nostro radicamento in Cristo, della
nostra familiarità con lo Spirito Santo. C’è una
stretta corrispondenza tra l’itinerario sacramen-
tale e il cammino della vita spirituale, tanto che
si potrebbe dire che la vita spirituale è la presa
di coscienza sempre più piena della vita sa-
cramentale.
    Vivere in Cristo vuol dire accedere alla pie-
nezza della sua grazia che ha inaugurato un nuo-
vo stato della creatura. Siccome veniamo gene-
rati dalla Chiesa nel battesimo, è lì che si trova la
sorgente di quella vita che fonda tutta l’esistenza
umana in Cristo.

La coppia nell’unione di Cristo
con la Chiesa
    Nel sacramento del matrimonio il marito e
la moglie vivono attingendo ad una realtà com-
piuta da Cristo, dal suo sacerdozio, che ha uni-
tà l’umanità al Padre. Come afferma san Paolo,
“questo mistero è grande” (Ef 5,32), cioè il miste-
ro dell’unità tra la Chiesa e Cristo, tra il corpo e
il Capo, tra la Sposa e lo Sposo. Marito e moglie
crescono da questa realtà, da questa unione. La
realtà è Cristo e la Chiesa e loro due con il sa-
cramento sono stabiliti in questa unione. Il loro       confondere il matrimonio con la famiglia. Il ma-
desiderio di unione è fondato in questo amore           trimonio, proprio in quanto sacramento, è di or-
sponsale realizzato da Cristo e dalla Sposa, il suo     dine spirituale. E anche la famiglia generata dal
corpo ecclesiale. La coppia trova il senso del pro-     matrimonio è chiamata a rimanere e a svilup-
prio amore in un’unione con Dio che diventa fe-         parsi nell’ordine dello Spirito, cioè come Chiesa,
conda nella comunione. Il matrimonio secondo            perché la Chiesa è dell’ordine dello Spirito.
la vita spirituale fa crescere l’unione sempre più          Tutta la nostra vita spirituale è fondata su
secondo lo Spirito Santo, cioè secondo l’unione         questa appartenenza a Cristo, su questo nostro
di Cristo e della Chiesa e dunque fa superare la        innesto nel suo corpo. Anche ogni attività, dal-
tendenza a fraintendere l’unione spirituale con         la preghiera al lavoro e, in modo immediato, la
quella secondo natura. Perciò la tentazione più         carità sono come i rami che crescono da questo
grande nel matrimonio sarà quella di tornare ad         tronco sacramentale che fonda la nostra umanità
una vita secondo la natura, secondo il sangue e a       nell’umanità di Cristo morto e risorto.

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Maestro - Istituto Santa Famiglia
Magistero della Chiesa

                  Lasciamoci abbracciare
                   dalla Madre di Gesù
 Pubblichiamo la bella omelia di Papa Francesco nella Messa del 1° gennaio 2019, Solennità
 della divina Maternità di Maria e Giornata mondiale della pace. Ci ha sollecitati a vedere
 nella maternità di Maria quella tenerezza di cui tutti noi abbiamo tanto bisogno oggi.

«T     utti quelli che udivano si stupirono
       delle cose dette loro dai pastori»
(Lc 2,18). Stupirci: a questo siamo chia-
                                                    sulle ginocchia di sua madre, che è anche
                                                    nostra madre, e da lì riversa sull’umanità
                                                    una tenerezza nuova. E noi capiamo me-
mati oggi, a conclusione dell’Ottava di             glio l’amore divino, che è paterno e ma-
Natale, con lo sguardo ancora posato sul            terno, come quello di una madre che non
Bambino nato per noi, povero di tutto e             smette di credere nei figli e mai li abban-
ricco di amore. Stupore: è l’atteggiamento          dona. Il Dio-con-noi ci ama indipendente-
da avere all’inizio dell’anno, perché la vita       mente dai nostri sbagli, dai nostri peccati,
è un dono che ci dà la possibilità di rico-         da come facciamo andare il mondo. Dio
minciare sempre, anche dalla condizione             crede nell’umanità, dove si staglia, prima
più bassa.                                          e ineguagliabile, la sua Madre.
   Ma oggi è anche il giorno in cui stupirsi            All’inizio dell’anno, chiediamo a lei la
davanti alla Madre di                                                       grazia dello stupore
Dio: Dio è un piccolo                                                       davanti al Dio delle
bimbo in braccio a                                                          sorprese. Rinnovia-
una donna, che nu-                                                          mo lo stupore delle
tre il suo Creatore.                                                        origini, quando nac-
La statua che abbia-                                                        que in noi la fede.
mo davanti mostra la                                                        La Madre di Dio ci
Madre e il Bambino                                                          aiuta: la Madre che
così uniti da sem-                                                          ha generato il Si-
brare una cosa sola.                                                        gnore, genera noi al
È il mistero di oggi,                                                       Signore. È madre e
che desta uno stu-                                                          rigenera nei figli lo
pore infinito: Dio si                                                       stupore della fede,
è legato all’umani-                                                         perché la fede è un
tà, per sempre. Dio                                                         incontro, non è una
e l’uomo sempre insieme, ecco la buona              religione. La vita, senza stupore, diventa
notizia d’inizio anno: Dio non è un signo-          grigia, abitudinaria; così la fede. E an-
re distante che abita solitario i cieli, ma         che la Chiesa ha bisogno di rinnovare lo
l’Amore incarnato, nato come noi da una             stupore di essere dimora del Dio vivente,
madre per essere fratello di ciascuno, per          Sposa del Signore, Madre che genera figli.
essere vicino: il Dio della vicinanza. Sta          Altrimenti, rischia di assomigliare a un bel

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Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù

museo del passato. La “Chiesa museo”. La         orientamenti di ciascuno. La Madonna ci
Madonna, invece, porta nella Chiesa l’at-        radica nella Chiesa, dove l’unità conta più
mosfera di casa, di una casa abitata dal         della diversità, e ci esorta a prenderci cura
Dio della novità. Accogliamo con stupore il      gli uni degli altri. Lo sguardo di Maria ri-
mistero della Madre di Dio, come gli abi-        corda che per la fede è essenziale la tene-
tanti di Efeso al tempo del Concilio. Come       rezza, che argina la tiepidezza. Tenerezza:
loro la acclamiamo “Santa Madre di Dio”.         la Chiesa della tenerezza. Tenerezza, pa-
Da lei lasciamoci guardare, lasciamoci ab-       rola che oggi tanti vogliono cancellare dal
bracciare, lasciamoci prendere per mano.         dizionario. Quando nella fede c’è posto per
                                                 la Madre di Dio, non si perde mai il centro:
Lasciamoci guardare                              il Signore, perché Maria non indica mai sé
                                                 stessa, ma Gesù; e i fratelli, perché Maria
    Questo soprattutto nel momento del bi-       è madre.
sogno, quando ci troviamo impigliati nei             Sguardo della Madre, sguardo delle ma-
nodi più intricati della vita, giustamente       dri. Un mondo che guarda al futuro sen-
guardiamo alla Madon-                                                 za sguardo materno è
na, alla Madre. Ma è                                                  miope. Aumenterà pure
bello anzitutto lasciarci                                             i profitti, ma non saprà
guardare dalla Madon-                                                 più vedere negli uomini
na. Quando ci guarda,                                                 dei figli. Ci saranno gua-
lei non vede dei pec-                                                 dagni, ma non saranno
catori, ma dei figli. Si                                              per tutti. Abiteremo la
dice che gli occhi sono                                               stessa casa, ma non
lo specchio dell’anima;                                               da fratelli. La famiglia
gli occhi della piena di                                              umana si fonda sulle
grazia rispecchiano la                                                madri. Un mondo nel
bellezza di Dio, rifletto-                                            quale la tenerezza ma-
no su di noi il paradiso.                                             terna è relegata a mero
Gesù ha detto che l’oc-                                               sentimento potrà essere
chio è «la lampada del                                                ricco di cose, ma non
corpo» (Mt 6,22): gli                                                 ricco di domani. Ma-
occhi della Madonna                                                   dre di Dio, insegnaci il
sanno illuminare ogni                                                 tuo sguardo sulla vita e
oscurità, riaccendono ovunque la speran-         volgi il tuo sguardo su di noi, sulle nostre
za. Il suo sguardo rivolto a noi dice: “Cari     miserie. Rivolgi a noi gli occhi tuoi mise-
figli, coraggio; ci sono io, la vostra madre!”   ricordiosi.
    Questo sguardo materno, che infonde
fiducia, aiuta a crescere nella fede. La
fede è un legame con Dio che coinvolge
                                                 Lasciamoci abbracciare
tutta intera la persona, e che per essere           Dopo lo sguardo, entra qui in gioco il
custodito ha bisogno della Madre di Dio.         cuore, nel quale, dice il Vangelo odierno,
Il suo sguardo materno ci aiuta a vederci        «Maria custodiva tutte queste cose, me-
figli amati nel popolo credente di Dio e ad      ditandole» (Lc 2,19). La Madonna, cioè,
amarci tra noi, al di là dei limiti e degli      aveva tutto a cuore, abbracciava tutto,

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eventi favorevoli e contrari. E tutto medita-
va, cioè portava a Dio. Ecco il suo segreto.
Allo stesso modo ha a cuore la vita di cia-
scuno di noi: desidera abbracciare tutte le
nostre situazioni e presentarle a Dio.
    Nella vita frammentata di oggi, dove
rischiamo di perdere il filo, è essenziale
l’abbraccio della Madre. C’è tanta disper-
sione e solitudine in giro: il mondo è tutto
connesso, ma sembra sempre più disunito.
Abbiamo bisogno di affidarci alla Madre.
Nella Scrittura ella abbraccia tante situa-
zioni concrete ed è presente dove c’è biso-
gno: si reca dalla cugina Elisabetta, viene
in soccorso agli sposi di Cana, incoraggia
i discepoli nel Cenacolo… Maria è rime-
dio alla solitudine e alla disgregazione. È
la Madre della consolazione, che con-sola:
sta con chi è solo. Ella sa che per consolare
non bastano le parole, occorre la presenza;
e lì è presente come madre. Permettiamo-
le di abbracciare la nostra vita. Nella Salve
Regina la chiamiamo “vita nostra”: sem-
bra esagerato, perché è Cristo la vita, ma
Maria è così unita a Lui e così vicina a noi        quanti figli oggi, andando per conto pro-
che non c’è niente di meglio che mettere            prio, perdono la direzione, si credono forti
la vita nelle sue mani e riconoscerla “vita,        e si smarriscono, liberi e diventano schia-
dolcezza e speranza nostra”.                        vi. Quanti, dimentichi dell’affetto materno,
                                                    vivono arrabbiati con sé stessi e indifferen-
Lasciamoci prendere per mano                        ti a tutto! Quanti, purtroppo, reagiscono a
                                                    tutto e a tutti con veleno e cattiveria! La
    Le madri prendono per mano i figli e
                                                    vita è così. Mostrarsi cattivi talvolta pare
li introducono con amore nella vita. Ma
                                                    persino sintomo di fortezza. Ma è solo de-
                                                    bolezza. Abbiamo bisogno di imparare dal-
                                                    le madri che l’eroismo sta nel donarsi, la
                                                    fortezza nell’aver pietà, la sapienza nella
                                                    mitezza.
                                                        Dio non ha fatto a meno della Madre: a
                                                    maggior ragione ne abbiamo bisogno noi.
                                                    Gesù stesso ce l’ha data, non in un mo-
                                                    mento qualsiasi, ma dalla croce: «Ecco tua
                                                    madre!» (Gv 19,27) ha detto al discepolo,
                                                    ad ogni discepolo. La Madonna non è un

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Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù

optional: va accolta nella vita. È la Regina                storia. Portaci per mano a riscoprire i le-
della pace, che vince il male e conduce                     gami che ci uniscono. Radunaci insieme
sulle vie del bene, che riporta l’unità tra i               sotto il tuo manto, nella tenerezza dell’a-
figli, che educa alla compassione.                          more vero, dove si ricostituisce la famiglia
    Prendici per mano, Maria. Aggrappati a                  umana: “Sotto la tua protezione cerchiamo
te supereremo i tornanti più angusti della                  rifugio, Santa Madre di Dio”.

             Stupore e angoscia nella Santa Famiglia di Nazareth
       Oggi celebriamo la festa della Santa Famiglia e la liturgia ci invita a riflettere sull’esperienza di Maria,
  Giuseppe e Gesù, uniti da un amore immenso e animati da grande fiducia in Dio. L’odierno brano evan-
  gelico (cfr Lc 2,41-52) racconta il viaggio della famiglia di Nazareth verso Gerusalemme, per la festa di
  Pasqua. Ma, nel viaggio di ritorno, i genitori si accorgono che il figlio dodicenne non è nella carovana.
  Dopo tre giorni di ricerca e di timore, lo trovano nel tempio, seduto tra i dottori, intento a discutere con
  essi. Alla vista del Figlio, Maria e Giuseppe «restarono stupiti» (v. 48) e la Madre gli manifestò la loro
  apprensione dicendo: «Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (ibid.).
       Lo stupore – loro «restarono stupiti» – e l’angoscia – «tuo padre e io, angosciati» – sono i due elementi
  sui quali vorrei richiamare la vostra attenzione: stupore e angoscia. Nella famiglia di Nazareth non è mai
  venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù: è la capaci-
  tà di stupirsi di fronte alla graduale manifestazione del Figlio di Dio. È lo stesso stupore che colpisce anche
  i dottori del tempio, ammirati «per la sua intelligenza e le sue risposte» (v. 47). Ma cos’è lo stupore, cos’è
  stupirsi? Stupirsi e meravigliarsi è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare
  la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri. E una persona che fa
  questo non sa cosa sia la meraviglia, cosa sia lo stupore.
       Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per
  sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’am-
  bito familiare. Quando ci sono dei problemi nelle famiglie, diamo per scontato che noi abbiamo ragione
  e chiudiamo la porta agli altri. Invece, bisogna pensare: “Ma che cos’ha di buono questa persona?”, e me-
  ravigliarsi per questo “buono”. E questo aiuta l’unità della famiglia. Se voi avete problemi nella famiglia,
  pensate alle cose buone che ha il famigliare con cui avete dei problemi, e meravigliatevi di questo. E questo
  aiuterà a guarire le ferite familiari.
       Il secondo elemento che vorrei cogliere dal Vangelo è l’angoscia che sperimentarono Maria e Giu-
  seppe quando non riuscivano a trovare Gesù. Questa angoscia manifesta la centralità di Gesù nella Santa
  Famiglia. La Vergine e il suo sposo avevano accolto quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in
  età, sapienza e grazia in mezzo a loro, ma soprattutto Egli cresceva dentro il loro cuore; e, a poco a poco,
  aumentavano il loro affetto e la loro comprensione nei suoi confronti. Ecco perché la famiglia di Nazareth
  è santa: perché era centrata su Gesù, a Lui erano rivolte tutte le attenzioni e le sollecitudini di Maria e di
  Giuseppe. Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù, dovrebbe essere
  anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù.
       Dovremmo provare angoscia quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare,
  senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia. E tante
  volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto, questo è molto brutto. Dovremmo
  sentire angoscia quando succedono queste cose. Maria e Giuseppe lo cercarono e lo trovarono nel tempio
  mentre insegnava: anche noi, è soprattutto nella casa di Dio che possiamo incontrare il divino Maestro e
  accogliere il suo messaggio di salvezza. Nella celebrazione eucaristica facciamo esperienza viva di Cristo;
  Egli ci parla, ci offre la sua Parola, ci illumina, illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Euca-
  ristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno. E oggi torniamo a casa con queste
  due parole: stupore e angoscia. Io so avere stupore, quando vedo le cose buone degli altri, e così risolvere
  i problemi familiari? Io sento angoscia quando mi sono allontanato da Gesù?
       Preghiamo per tutte le famiglie del mondo e affidiamole alla protezione della Santa Famiglia di Naza-
  reth… La famiglia è un tesoro: bisogna custodirla sempre, difenderla.

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Anno Vocazionale

       Alle Superiore e ai Superiori
    di circoscrizione e a tutti i membri
           della Famiglia Paolina
                                                                       Roma, 20 agosto 2018

Oggetto: « Ravviva il dono di Dio».
         Indizione dell’Anno vocazionale di FP

C    arissime sorelle e carissimi fratelli,
     nell’anniversario della nascita della
Famiglia Paolina e nel clima dell’immi-
                                                       Un anno illuminato dalla visione del
                                                    Fondatore che, «vagando con la mente
                                                    nel futuro gli pareva che nel nuovo secolo
nente Sinodo su “I giovani, la fede, il             anime generose avrebbero sentito quanto
discernimento vocazionale”, desideriamo             egli sentiva…» (AD 17); un anno per far
annunciare la celebrazione di un Anno               risuonare l’appello a «sentirci profonda-
vocazionale di Famiglia Paolina che ini-            mente obbligati a fare qualcosa per il Si-
zierà ufficialmente il prossimo 25 genna-           gnore e gli uomini e le donne del nostro
io, festa della Conversione di San Paolo,           tempo» (cfr. AD 15) e perciò per «ravviva-
e si concluderà il 24 gennaio 2020.                 re il dono di Dio che abbiamo ricevuto».
   Un anno per riscoprire, con gioia, il
mistero della nostra vocazione paolina e               «Ravviva il dono di Dio» (2Tm 1,6)
per proporre ai giovani la santità come «il             è lo slogan paolino che segnerà
volto più bello della Chiesa».                               quest’anno particolare.
   Un anno per risentire che «il dono to-
tale di sé alla causa del Vangelo è qualco-            Il verbo ravvivare, evoca l’immagine
sa di stupendo che può dare un senso a              della brace sotto la cenere. Quando il fuo-
tutta una vita» (Papa Francesco).                   co è spento o sopito, dev’essere riattizzato
   Un anno per «uscire e incontrare i               e ricevere nuova vita. Siamo tutti e tutte
giovani là dove sono, riaccendendo i loro           invitate a ridare vita, slancio profetico al
cuori e camminando con loro» (cfr. IL               carisma per trasmetterlo vivo, attraente,
175).                                               alle giovani e ai giovani di oggi.
   Un anno intenso di preghiera, riflessio-            Ogni Congregazione e Istituto della Fa-
ne e di tante iniziative vocazionali, orga-         miglia Paolina, ogni comunità e ogni per-
nizzate possibilmente a livello di “Fami-           sona, sapranno escogitare le modalità più
glia” e perciò pensate e vissute “insieme”          opportune perché l’anno 2019, nel quale
dagli Istituti presenti nei diversi territori.      facciamo memoria del “Patto”, proposto a

 GESÙ MAESTRO       Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019                                           11
Alle Superiore e ai Superiori

noi dal Fondatore fin dal 1919, segni per la
nostra Famiglia una nuova apertura eccle-                    Don Valdir José De Castro, ssp
siale, un rinnovato ardore vocazionale, una                    Sr. Anna Maria Parenzan, fsp
più intensa comunione e collaborazione.                       Sr. M. Micaela Monetti, pddm
   In attesa di risentirci, vi salutiamo con            Sr. Aminta Sarmiento Puentes, sjbp
riconoscenza e affetto.                                               Sr. Marina Beretti, ap

      Il logo, opera di don Ulysses Navarro ssp, ben esprime il tema dell’Anno vocazionale
  della Famiglia Paolina: Ravviva il dono di Dio (2Tm 1,6).
      Il logo evoca una relazione dinamica tra gli elementi che lo compongono. Sebbene
  ogni simbolo sia distinto l’uno dall’altro, tutti sono resi in uno stile uniforme per si-
  gnificare che ognuno è profondamente connesso con gli altri. Esaminiamo gli elementi
  uno per uno.
      1. Il simbolo dominante è rappresentato dalle mani aperte. Vivaci sia nella forma
  che nei colori, raffigurano sia il donatore che il ricevente. La vocazione è un dono
  che riceviamo da Dio. Quando abbiamo riconosciuto la chiamata nella nostra vita,
  abbiamo aperto le nostre mani per riceverla. E mentre maturiamo nella nostra risposta
  personale, riapriamo le nostre mani per aiutare gli altri a scoprire e rispondere alla loro
  vocazione.
      2. Al centro del logo si trova il seme che ha iniziato a crescere: vulnerabile ma
  bello. Rappresenta la vocazione che richiede attenzione e guida. Il seme, da solo, con
  le sue sole forze, non può sopravvivere. Per questo le due mani aperte sono pronte a
  sostenerlo.
      3. Infine, l’acqua e la terra sono visibili nella parte inferiore del logo. Rappresentano
  gli elementi necessari affinché il seme (la vocazione) cresca. Un’autentica vocazione è
  profondamente radicata e nutrita dalla preghiera e dal buon esempio di altri. Non può
  esistere da sola e solo per se stessa, ma ha bisogno sia di fondamento che di ispirazione,
  e questi sono rappresentati dalla terra e dall’acqua.

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Conoscere san Paolo

        «Ti ricordo di ravvivare il dono
          di Dio che è in te» (2 Tm 1,6)
P   aolo, rivolgendosi a Timoteo scrive:
    “Ravviva il dono che è in te”, cioè il
fuoco, la passione per il Signore. Nella
prima Lettera al discepolo prediletto l’apo-
stolo aveva già fatto una raccomandazione
analoga: «Non trascurare il dono spiritua-
le che è in te e che ti è stato conferito»
(4,14). Paolo rivolge a Timoteo un avverti-
mento che è importante per tutti in quanto
tutti possiamo trascurare il dono di Dio
che è in noi.

Motivi per trascurare il dono
   Riascoltiamo l’esortazione di Paolo ri-
pensando alla nostra vocazione battesima-
le, alla nostra vocazione matrimoniale e
alla consacrazione nell’Istituto.
   Una delle ragioni dell’offuscarsi del
dono di Dio può essere la solitudine in cui
Timoteo è venuto a trovarsi, l’assenza di
chi può consigliarlo; Timoteo si dimenti-
ca di ricorrere alla forza del dono che lo              Paolo, mentre analizza delicatamente
ha costituito sacerdote e vescovo. Un’altra         le sofferenze e le fatiche del suo discepolo
ragione può essere il sentirsi inadeguato,          diletto, gli ricorda che da tale situazione di
non sufficientemente preparato per la mis-          offuscamento può e deve uscire perché il
sione complessa che gli è stata affidata e          dono è in te, dentro di te, dentro ciascuno
che si sta svolgendo in una situazione non          di noi. Anche se non lo sentiamo anche
ideale, tra difficoltà non previste. Dalla pri-     se abbiamo la percezione di aver smarrito
ma Lettera emerge che Timoteo si sentiva            il carisma della vocazione, di fatto non è
troppo giovane, oggetto di un rifiuto che lo        scomparso e può essere ravvivato come si
bloccava, lo rendeva insicuro.                      rianima il fuoco sotto la cenere.
   Una terza ragione può essere la negli-
genza nella sua vita spirituale: gli impegni
erano tanti e ne era derivata una trascura-
                                                    Ravvivare la passione per Cristo
tezza nella preghiera e nell’ascolto quoti-            Ravvivare, nella nostra lingua, vuol
diano della Parola di Dio.                          dire svegliare la vita, che può essere mi-

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«Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te»

nacciata o molto debilitata, cioè riprende-      pretare. La passione per il Signore: que-
re animo, coraggio. Tuttavia, un’occhiata        sta è decisiva. Questo sì che può essere
allo stesso termine nella lingua originale       vissuto con toni diversi; un conto è a 20
del testo, ci apre ad alcune luci. La parola     anni, un conto a 50, un altro a 80, ma la
originale indica il dare vita a un fuoco. Si     passione per il Signore, il fuoco che arde
tratta di ravvivare un fuoco, una passione,      nel cuore, quello sì che è decisivo. Questo
un amore che ci ha riempiti di gioia, di         è il dono dello Spirito, è il dono che abita
pienezza e di felicità.                          in noi, dice Paolo: “Il dono che abita ogni
    Forse il passare del tempo, le strade di-    battezzato”.
verse che abbiamo percorso, le opzioni che
abbiamo fatto hanno un po’ alla volta miti-      Contrastare la timidezza con la forza
gato l’intensità e l’ardore di questo fuoco,
                                                 dello Spirito
che ha perso il calore del primo amore. Il
fuoco, in questo caso, è un simbolo che             Qual è il rimedio per queste fragilità
vuole rivelare l’azione dello Spirito Santo e    vissute da Timoteo? Paolo fa appello alla
la forza dell’amore.                             sua fede autentica di un tempo. E’ come
    Lo Spirito ci è stato dato senza misura      se la fede di Timoteo ora soggiacesse nel
e il suo amore è una sorgente inesauribile,      profondo del cuore e si mostrasse timida,
un fuoco che dobbiamo ravvivare e alimen-        cioè debole innanzi alle circostanze della
tare per poter irradiare il suo calore, la sua   vita. E’ ora di tirarla fuori, di accendere
forza di vita. Come ci prendiamo cura di         questa fede.
questa grande ricchezza che Dio ha messo            Per riattizzare il fuoco interiore l’apo-
nelle nostre mani, questo spreco di grazia?      stolo invita Timoteo a uscire dallo stato di
Ravvivare il fuoco, rinnovare il dono di Dio:    paura in cui vive. Dio non ci ha dato uno
che cosa ci viene chiesto? Come cerchia-         spirito di timidezza. Avvolti dalla timidez-
mo di essere altri Gesù, consumati da que-       za erano gli apostoli nella barca durante la
sto fuoco che deve irradiare vita e calore in    tempesta. Gesù ha raccomandato più volte
un inverno di ingiustizia, idolatria, cecità     ai suoi di non avere paura. La paura è la
spirituale...?                                   sensazione di essere lasciati a se stessi;
    Le nostre vite non si reggono semplice-      è il contrario della confidenza in Dio che
mente su cose da fare, su ruoli da reinter-      conosce e guida gli eventi.
                                                    Paolo dice che Dio non ci ha dato uno
                                                 spirito di timidezza, ma di forza, di carità
                                                 e prudenza cioè ci ha dato lo Spirito Santo
                                                 che genera in noi uno spirito di fortezza
                                                 innanzitutto.
                                                    Può avvenire che noi ci lasciamo vince-
                                                 re dalle nostre debolezze e diamo talmente
                                                 forza ad esse che queste si manifestano
                                                 più forti di noi; allora non abbiamo più
                                                 voglia di lottare e arriviamo a credere che
                                                 non sia più possibile ricominciare: è quan-
                                                 do si dice...ormai...

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Conoscere san Paolo

   Dove nasce questo “ormai”, che senso
ha? Paolo sottolinea che il cristiano deve
crescere nella forza, ma una forza interiore
che trasuda in una sapienza, in una pa-
rola, in una capacità di sostenere l’altro,
di aver fatto tesoro dei propri errori, della
propria vita, delle proprie acquisizioni per
poter trasmettere una sapienza, un’arte di
vivere.
   Cos’è essenziale nella nostra vita? Cosa
ci fa vivere? Che cosa è al di là di mille
desideri? Credo che queste siano domande
importanti che ci raggiungono anche nei
momenti più faticosi, più dolorosi, come
qualcosa che ci può dare serenità anche
quando le situazioni sono oggettivamente
pesanti, faticose, difficili e a volte quasi
ingestibili e ci fanno dire: “perché sono
qui?”.

Non vergognarsi del Vangelo
   Poi Paolo esorta Timoteo a non vergo-
gnarsi della testimonianza da rendere al
Signore. Non vergognarsi è una espressio-
ne cara a Paolo ed è una dichiarazione di
forte intensità.                                    teo ha quasi l’impressione di essere fuo-
   Non vergognarsi vuol dire gloriarsi di           ri del mondo, di dire parole che non sono
qualcosa che potrebbe suscitare timore,             prese sul serio; forse prova vergogna per
disagio, discredito, disprezzo da parte             l’esiguità del messaggio evangelico, per la
degli altri. Il non vergognarsi riguarda il         sua debolezza nei confronti della potenza,
contenuto del Vangelo, riguarda la croce            dell’arroganza del mondo, delle forze poli-
di Cristo che per alcuni può diventare pie-         tiche e militari. Oggi si potrebbe dire che
tra di inciampo. Timoteo è esortato a non           possiamo provare vergogna perché l’influs-
vergognarsi di credere e di proclamare che          so del Vangelo ci sembra esiguo in certi
Dio, in Gesù Cristo, è totalmente e gratui-         ambienti.
tamente dalla nostra parte.                             Anche quando noi ci sentiamo esitanti
   Un motivo della vergogna provata da Ti-          e confusi significa che è giunto il momento
moteo può essere la sensazione che Dio lo           di invocare lo Spirito, di riappropriarci di
abbandoni: vive le prove come segno del-            un dono che abbiamo ricevuto, fino a sta-
la lontananza di Dio. Un altro motivo può           bilire un rapporto più profondo con Cristo
essere il percepire l’estraneità del vangelo        e la sua Parola.
alle coordinate della vita quotidiana. Timo-                              Don Nunzio CAMPO ssp

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Spiritualità cristiana

 Il cuore, centro nascosto della persona
 Pubblichiamo un interessante articolo di Boris Vyseslavcev dal volume curato dal Centro Aletti,
 L’intelligenza spirituale del sentimento, editrice Lipa 2018. Con il termine cuore egli intende
 non soltanto la facoltà di sentire, ma qualcosa di molto più significativo: la fonte dell’amore e
 della libertà creativa.

Il  concetto di “cuore” occupa un posto
    centrale nella mistica, nella religione,
nella poesia di tutti i popoli. Ulisse pen-
                                                   l’organo della volontà: prende le decisioni.
                                                   Da ciò deriva la carità: con il cuore o dal
                                                   cuore gli uomini amano Dio e il prossimo.
sava e prendeva decisioni “nel cuore ben           Si dice che “abbiamo qualcuno nel cuore”
disposto”. Nell’Iliade l’uomo stolto viene         o che “siamo (con qualcuno) un cuore
detto “uomo ignorante”. In latino corda-           solo”. Infine nel cuore si trova la funzione
tus homo non significa “uomo cordiale”,            della conoscenza così vera e così miste-
ma prudente. I mistici indù collocavano lo         riosa come è la coscienza: essa, secondo
spirito dell’uomo, il suo vero Sé nel cuore,       le parole dell’Apostolo Paolo, è una legge
non nella testa. Anche nella Bibbia il cuo-        scritta nei cuori.
re s’incontra in ogni passo. Ed è evidente
che esso significa l’organo di tutti i sensi       Organo della vita
percettivi, in particolare il “sentire“ reli-         Al cuore si attribuiscono anche i senti-
gioso. La difficoltà però sta nel fatto che        menti più svariati che compaiono nell’a-
al cuore si attribuiscono non solo il senti-       nima: esso si rattrista, si spaventa, è pre-
mento, ma anche le diverse attività della          occupato, si rallegra, gioisce, si pente, si
conoscenza. Così, prima di tutto, il cuore         tormenta, piange, si nutre di consolazio-
pensa. “Parlare nel cuore” in linguaggio           ne, s’indebolisce, rabbrividisce. E’ come
biblico significa pensare. Inoltre il cuore è      se nel cuore ci fosse tutto il sapere, tutto

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Il cuore, centro nascosto della persona

ciò che si insegna nella psicologia. Infat-
ti nella Bibbia la conoscenza del cuore e
la conoscenza dell’anima si scambiano a
vicenda e allo stesso modo anche la cono-
scenza del cuore e dello spirito.
    Ma la nostra difficoltà aumenta quando
ci rendiamo conto che il cuore compren-
de non soltanto i fenomeni della vita psi-
chica, ma anche di quella fisica. Tutte le
azioni vitali provengono da esso e in esso
ritornano, rifluiscono nel cuore: ogni raf-
forzamento fisico con il cibo e le bevande
rinforza anche il cuore; ogni peso appesan-
tisce anche il cuore. Ogni attacco contro           la Bibbia parla del “centro del mare”, del
la vita è un attacco contro il cuore. Perciò        “centro della terra” come di qualcosa che
è detto: “Con ogni cura vigila sul cuore,           si nasconde nella sua profondità misterio-
perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23).           sa. Ad un grado ancora più elevato si può
                                                    parlare del cuore di Dio stesso. Leon Bloy
Centro inaccessibile di tutto                       chiama il cuore della divinità “un abisso”
                                                    e molti mistici parlano di questo abisso
    La Bibbia attribuisce al cuore tutte le         del fondo come dell’ultima profondità ir-
funzioni della conoscenza: il pensiero, la          razionale del centro divino. Ma lo stesso
decisione della volontà, i sentimenti, gli          si può dire del cuore dell’uomo, come del
atti d’amore, gli atti della coscienza; inol-       centro nascosto della personalità. Esso è
tre il cuore appare come il centro della vita       anzitutto inaccessibile alla vista degli altri,
in genere: fisica, dello spirito, dell’anima.       non possiamo capire il cuore degli uomini
Esso è prima di tutto un centro, centro in          dall’esterno. Il cuore del prossimo non è
tutti i sensi. Infatti si parla del “cuore del-     per noi trasparente.
la terra” e “del cuore-midollo dell’albero”.
Da tutto ciò consegue una domanda fon-
damentale: nell’ambito della psicologia,
                                                    Inaccessibile a noi stessi
il cuore può essere considerato come il                Ma i confini della profondità del cuore
principio e il centro della coscienza? Non          umano sono invisibili in gran parte anche
è propriamente così, poiché qui siamo di            a noi stessi. Noi non conosciamo e talvol-
fronte a qualcosa di più profondo, di reli-         ta non vogliamo neppure capire noi stessi,
gioso, che rimane inaccessibile alla psico-         abbiamo paura a penetrare nel profondo
logia scientifica ed empirica. La nozione           del nostro cuore. Una profondissima sa-
ha fondamenti profondi perché si tratta del         pienza è contenuta nell’oracolo che ama-
simbolo religioso del cuore, non di concetti        va ripetere Socrate “Conosci te stesso!”.
come anima, coscienza, ragione e spirito.           In esso vi è la saggezza ellenica e quella
Perciò il cuore è sì un centro, ma un cen-          più antica dell’India. Gli uomini non cono-
tro nascosto, una profondità celata, non            scono se stessi e questo non solo riguar-
raggiungibile con la vista. In questo senso         do al loro carattere, alle loro passioni, ai

 GESÙ MAESTRO       Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019                                              17
Spiritualità cristiana

                                                 cuore. Perché religione è il contemporaneo
                                                 riconoscimento della divinità di Dio e della
                                                 divinità dell’uomo stesso. Religione signi-
                                                 fica ritrovare Dio in se stessi e se stessi in
                                                 Dio.

                                                 Senza cuore si è persi
                                                     Bisogna riconoscere che il cuore è l’or-
                                                 gano principale dell’esperienza religiosa.
                                                 L’alto valore religioso si trova in questa
                                                 semplice parola “cuore”, in questo sim-
                                                 bolo che si incontra continuamente nella
loro difetti, ma anche in un senso molto         semplice lingua di ogni giorno. L’uomo
più profondo: essi non conoscono la loro         “senza cuore” è l’uomo senza amore, sen-
vera identità, il loro vero Sé, ciò che i cri-   za religione, perché in fin dei conti l’a-
stiani chiamano anima immortale, cuore,          teismo è lo stato senza cuore. Non è vero
cuore dell’anima. Socrate e i saggi indiani      che esiste qualche “cordialità” senza la
sapevano che l’uomo viene alienato nel-          religione, nella forma di un qualche uma-
la propria identità dalla vanità della vita      nesimo, della solidarietà, della coscienza
quotidiana, dalle preoccupazioni per il suo      di classe, ecc. A causa di una tale uma-
corpo, dalle preoccupazioni per i diverti-       nità furono commessi grandissimi crimini,
menti, per gli affari, per il guadagno. Il       giustificati dalla declamazione dell’amore
Cristo dice: “Che vantaggio ha l’uomo se         per l’umanità e dalla retorica dello spirito
guadagna tutto il mondo e perde la pro-          di Rousseau o di Robespierre. Essi furono
pria anima?” (Mt 16,28). Qui egli parla          senza cuore e per questo hanno perduto la
proprio di quel misterioso confine, di quel      relazione mistica con il prossimo e con Dio
centro della personalità nel quale risiede       e di conseguenza hanno perduto anche il
tutto il suo valore e tutta la sua eternità.     loro vero Sé, lo hanno dimenticato.
Trovare questa eternità significa trovare il
nostro vero Sé, penetrare con lo sguardo
nel profondo del nostro cuore. Pochi rie-
                                                 Profondo come Dio
scono a farlo, ma coloro che vi riescono            Solo nel profondo del cuore è possibi-
lo esperiscono come un sentimento di pro-        le un contatto reale con Dio, un’autentica
fondissima estasi, come una nuova nascita        esperienza religiosa senza la quale non vi è
spirituale o come la guarigione dalla cecità     né religione, né vera etica. Il Vangelo ci as-
nativa. L’uomo che vuole veramente pene-         sicura continuamente che il cuore è l’orga-
trare con lo sguardo nelle profondità del        no atto a ricevere la parola di Dio e il dono
suo essere deve necessariamente divenire         dello Spirito Santo; in esso è infuso l’amo-
un uomo religioso, deve fare l’esperienza        re di Dio. E questo contatto con la divinità
del sentimento religioso, sentimento di re-      è possibile perché nel cuore umano vi è la
verenza, di mistica palpitazione nel rispet-     stessa profondità che è nel cuore di Dio.
to di sé, in relazione allo sfondo del suo       Qui si trova tutto il senso dell’espressio-

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Il cuore, centro nascosto della persona

                                               ne “a sua immagine e somiglianza” (Gen
                                               1,26), qui l’uomo sente la sua divinizza-
                                               zione, qui un abisso evoca un altro abisso;
                                               e fino a quando l’uomo non si incontra con
                                               questa profondità del suo essere non rie-
                                               sce a comprendere neanche cosa significa
                                               la profondità di Dio. E’ necessario essere
                                               profondi in se stessi per poter percepire il
                                               profondo del mistero. Ecco perché la reli-
                                               gione usa il simbolo del cuore. In esso si
                                               esprime il centro celato della personalità.
                                               Il cuore è qualcosa di più incomprensibile,
                                               di più impenetrabile, misterioso, nascosto,
                                               dell’anima, della coscienza, dello spirito.
                                               Esso è così misterioso come Dio stesso;
                                               ed è inaccessibile a Dio stesso. Perciò il
                                               profeta Geremia dice: “Più fallace di ogni
                                               altra cosa è il cuore… Chi lo può conosce-
                                               re?. Io, il Signore, scruto la mente e saggio
                                               i cuori” (17,9-10).

                      Esercizi spirituali isf a Capaccio, ottobre 2018

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Consigli evangelici

                        I segreti della santità
 Y. Semen nel volume La spiritualità coniugale secondo Giovanni Paolo II edito dalla san
 Paolo sottolinea l’importanza dei consigli evangelici nella vita dei laici sposati come vie di santità.

L    a vita religiosa è stata spesso consi-
     derata una via privilegiata di santità,
nella misura in cui permette di esercitare
                                                      nio come in una risposta ad un’autentica
                                                      vocazione cristiana, non sono anch’essi
                                                      chiamati a praticare quei consigli evange-
con una particolare radicalità i consigli             lici in maniera particolare, forse non meno
evangelici di povertà, castità e obbe-                esigente rispetto ai religiosi?
dienza. Da parte sua, il Catechismo della
Chiesa Cattolica, promulgato nel 1992 da              La povertà
Giovanni Paolo II, ha cura di precisare che
“i consigli evangelici sono, nella loro mol-             Mentre i religiosi si impegnano con il
teplicità, proposti ad ogni discepolo di Cri-         voto di povertà a non possedere nulla di
sto” (n. 915). E ancora: “I precetti mirano           proprio, gli sposi non sono chiamati a pra-
a rimuovere ciò che è incompatibile con la            ticare questa povertà radicale. Hanno in-
carità. I consigli si prefiggono di rimuovere         fatti il dovere di costituirsi un patrimonio,
ciò che, pur senza contrastare con la ca-             risultato del loro lavoro ed eventualmente
rità, può rappresentare                                                    conservare e valorizza-
un ostacolo per il suo                                                     re un patrimonio rice-
sviluppo. Essi esprimo-                                                    vuto dai loro genitori
no la pienezza vivente                                                     per poi trasmetterlo ai
della carità, sempre in-                                                   propri figli. Tutto ciò è
soddisfatta di non dare                                                    motivato dal dovere di
di più. Testimoniano il                                                    assicurare alla propria
suo slancio e sollecita-                                                   famiglia una relativa e
no la nostra prontezza                                                     ragionevole sicurezza,
spirituale. Indicano vie                                                   così come le comuni-
più dirette, mezzi più                                                     tà religiose hanno il
spediti e vanno prati-                                                     diritto ed il dovere di
cati in conformità alla                                                    possedere, collettiva-
vocazione di ciascuno                                                      mente, quei beni che
(n. 1973s).                                                                garantiscono un mini-
    Una certa tradizione                                                   mo di sicurezza ma-
spirituale ha portato a                                                    teriale ai loro membri
ritenere che la vita re-                                                   o che possono servire
ligiosa favorisca la pratica di questi con-           alla missione apostolica.
sigli e di conseguenza essa sola consenta                Ma anche gli sposi possono vivere come
di accedere alla santità. Ma gli sposi, nella         se non possedessero nulla, considerando-
misura in cui si impegnano nel Matrimo-               si dei semplici amministratori temporanei

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I segreti della santità

dei loro beni. Per essi, l’esercizio della           ragione del fatto che le attuali politiche fa-
povertà evangelica è commisurato ai do-              miliari divengono sempre più evanescenti.
veri che hanno nei confronti dei figli: assi-            Conformarsi al consiglio evangelico di
curare loro un’esistenza decorosa, fornire           povertà può comportare che si accolgano
un’educazione conveniente, anche finan-              generosamente dei figli, non certo in ma-
ziando i loro studi, infine aiutarli a siste-        niera irresponsabile, ma senza dare ecces-
marsi, soprattutto quando a loro volta essi          sivo peso alla penalizzazione finanziaria
fondano una nuova famiglia. Naturalmente             legata a tale scelta. Nell’attuale clima di
dopo aver assolto tutti i doveri verso i figli,      consumismo sfrenato può diventare una
ritrovano la libertà di una scelta radicale          scelta particolarmente difficile, che im-
nello spirito di povertà. Pensiamo a quei            pone delle rinunce, delle priorità e delle
genitori che già in anticipo lasciano le loro        esclusioni (un alloggio più arioso invece
proprietà ai figli, conservando per sé quan-         che le vacanze esotiche; la cucina dome-
to è strettamente necessario per non es-             stica piuttosto che periodiche serate al
sere di peso. Anche se non può diventare             ristorante; una monovolume familiare al
un principio e ancor meno un obbligo, un             posto della berlina o del coupè sportivo,
simile comportamento è una magnifica te-             ecc.).
stimonianza di povertà cristiana.
    La specificità nel praticare la povertà
                                                     La castità
evangelica da parte degli sposi si situa an-
che su un piano loro proprio: quello dell’a-            E’ perfettamente chiaro che tutti i cri-
pertura alla vita. E’ chiaro infatti che se i fi-    stiani – sposati e non – sono chiamati ad
gli sono una ricchezza, rappresentano pure           osservare la castità, ciascuno secondo il
un innegabile peso finanziario, anche in             proprio stato di vita. Lo stato matrimoniale

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Consigli evangelici

non orienta le persone sposate verso l’os-       vita che può confinare con l’eroismo per
servanza della continenza perfetta, come         cui hanno bisogno del soccorso della gra-
fanno i religiosi, ma anche gli sposi, se        zia conferita dal sacramento del Matrimo-
vogliono davvero vivere nel mutuo rispetto       nio che consente loro di realizzare integral-
dei loro corpi, sono tenuti alla pratica della   mente il dono di sè.
continenza periodica.                                La castità coniugale non dev’essere
    Di cosa si tratta? Semplicemente di          intesa esclusivamente sul piano dell’asti-
astenersi dalle relazioni sessuali nel pe-       nenza, sia pure quella periodica. Il rispetto
riodo in cui la donna è feconda o anche          del corpo comporta anche il rispetto dei
suscettibile di esserlo, nella misura in cui     diritti al corpo e quindi l’essere disponibili
gli sposi ritengano, in tutta coscienza e        all’unione dei corpi quando essa è possibi-
libertà, che nella loro situazione non sia       le, poiché è in questo modo che gli sposi
auspicabile, per essi e per la loro famiglia,    consolidano e verificano il loro amore.
concepire un’altra vita. La continenza pe-           La castità nuziale comporta infine che
riodica è una vera esigenza alla quale si        nel mutuo dono dei corpi gli sposi non si
può essere tentati di sottrarsi ricorrendo       lascino dominare dalla concupiscenza, ma
alla contraccezione che il Catechismo defi-      lo realizzino in conformità alla vocazione
nisce “intrinsecamente cattiva” (n. 2370).       sponsale del corpo.
    Sovente è più facile rinunciare del tut-
to all’esercizio della propria sessualità che    L’obbedienza
astenersi regolarmente ogni mese per ri-            A prima vista può sembrare una que-
spettare i cicli della fertilità femminile,      stione fuori luogo: i coniugi non hanno un
quando una nuova nascita non è deside-           superiore a cui obbedire. Allora a quale
rabile; oppure per periodi lunghi, a sca-        obbedienza sono tenuti? Semplicemente
denza incerta, come in caso di malattia,         a quella verso il rispettivo coniuge, ma in
di gravidanze difficili, di situazioni profes-   funzione dei carismi propri dell’uomo e
sionali che costringono ad assenze prolun-       della donna.
gate. Tutte circostanze nelle quali gli sposi       La sottomissione reciproca, che Giovan-
si troveranno ad affrontare un’esigenza di       ni Paolo II indica come un’esigenza dell’a-

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