Maestro - Istituto Santa Famiglia
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Gesù Tariffa Associazioni senza fini di lucro: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004n. 46) art 1 comma 2 DBC Roma Maestro Gennaio Febbraio Marzo 1-2019 Dice san Paolo alla Famiglia Paolina: “Ravviva il dono di Dio che è in te” (2 Tm 1,6) 2019 – Anno vocazionale
Gesù Gennaio-Febbraio-Marzo 1/2019 Maestro Trimestrale anno 23 Istituti Paolini “Gesù Sacerdote” e “Santa Famiglia” DIRETTORE: Don Roberto Roveran DIREZIONE: Circonvallazione Appia, 162 - 00179 Roma Tel. 06.7842455 - email: ist.santafamiglia@tiscali.it AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI ROMA n° 76/96 del 20/02/1996 Grafica e stampa: Mancini Edizioni s.r.l. - Pubblicazioni e stampa Via Tasso, 96 - 00185 Roma - 06.45448302 - 06.93496056 - info@manciniedizioni.com In copertina: Partecipanti al Convegno annuale di formazione dell’Istituto Santa Famiglia 2018 EDITORIALE La vita spirituale autentica è una vita vissuta come dono. . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 MAGISTERO DELLA CHIESA Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù. . . . . . 7 Sommario ANNO VOCAZIONALE Lettera di indizione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 CONOSCERE SAN PAOLO “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te”. 13 SPIRITUALITÀ CRISTIANA Il cuore, centro nascosto della persona . . . . . . . . . . 16 CONSIGLI EVANGELICI I segreti della santità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Istituto “GESU’ SACERDOTE” Gesù si diresse a muso duro verso Gerusalemme. . . 24 Comunicazione del delegato NOTE DI LITURGIA La Quaresima, viaggio verso la Pasqua . . . . . . . . . . 29 LE STORIE INSEGNANO La potenza dell’Adorazione eucaristica . . . . . . . . . . 33 Istituto “SANTA FAMIGLIA” “I giorni più importanti dell’anno”. . . . . . . . . . . . . 35 Lettera del delegato SPIRITUALITÀ CONIUGALE Nel Matrimonio la sinfonia dell’amore divino. . . . . 41 PRINCIPI EDUCATIVI Senza spazio per il dolore non c’è educazione. . . . . 44 SPIRITUALITÀ DOMESTICA Misteri gaudiosi nella vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 ESPERIENZE E TESTIMONIANZE Dal Convegno ISF. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 Visita del Vescovo ai gruppi di Palermo . . . . . . . . . 51 Un particolare incontro tanto tempo fa . . . . . . . . . 51 Vitalità nei gruppi santa Famiglia . . . . . . . . . . . . . . 53 40 anni e più del gruppo di Canicattì . . . . . . . . . . . 54 Serata con i seminaristi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 A Livorno i nostri figli riflettono sul Natale . . . . . . 56 Festa della santa Famiglia a Canicattì . . . . . . . . . . . 58 IN MEMORIA Uniti nel suffragio e nell’intercessione . . . . . . . . . . 60 NOVITÀ Libri, audiovisivi e film. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 2 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Editoriale La vita spirituale autentica è una vita vissuta come dono Padre Rupnik nel volume Secondo lo Spirito. La teologia spirituale in cammino con la Chiesa di papa Francesco sostiene che l’amore di Dio si manifesta nella nostra umanità e che gli sposi attraverso il Matrimonio radicano il loro amore nell’unione di Cristo con la Chiesa. Il sacrificio di Cristo P er recuperare l’uomo a quel modo di essere degno della creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio, il Padre manda il suo Figlio che, per lo Spirito Santo e la sinergia della Vergine di Nazareth, si è fatto uomo. Dio non compie un’opera di salvezza dall’esterno, ma eleverà l’umanità facendo assumere al proprio Figlio la natura umana. Nel Figlio l’umanità vie- ne vissuta in modo comunionale, figliale, come dono di sé. Nell’incarnazione Gesù accoglien- do la morte porta a compimento la redenzione dell’umanità facendo della morte un evento di comunione con il Padre e con gli uomini. Con il suo sacrificio d’amore, con il dono della vita aprirà un senso inaudito alla morte. Ciò che fino ad allora era separazione tra l’uomo e Dio, Cristo lo converte nella suprema manifestazione di Dio come donatore di sé, togliendo così il veleno alla morte, in modo che essa non sia più il principio dell’odio e della separazione tra gli uomini, ma nel sacrificio di Cristo acquisti un senso di pas- saggio e di unità. In Cristo cioè anche la morte viene vissuta nel modo dell’esistenza di Dio, cioè l’uomo viene abitato dallo Spirito (cf Rm 8,9). relazionalmente. Mediante il corpo di Cristo siamo stati messi a morte (cf Rm 7,4) a tutto ciò che era la cultura Nati nella Pasqua e il modo di essere dell’individuo, anche alla leg- Nel battesimo noi veniamo innestati nel cor- ge della religione con la quale l’uomo si voleva po risorto di Cristo per poter vivere non più sog- auto-salvare e siamo risuscitati con Lui (cf Rm getti al peccato e alla morte, ma liberi, da figli. 6,5-6), siamo passati nel suo corpo risorto. In Se prima la coscienza dell’io sentiva dentro di questo modo possiamo leggere il sacramento del sé il male, il vuoto e la minaccia che venivano battesimo come la vera partecipazione dell’uma- dal peccato e dalla morte (cf Rm 7,17), adesso nità alla pasqua di Cristo dal di dentro della per- GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 3
La vita spirituale autentica è una vita vissuta come dono coscienza dell’io relazionale che esprime nella sua natura umana la vita come comunione, al- lora la vita spirituale è possibile solo da persone. Il senso della vita spirituale è vivere la nostra umanità come teofania, come manifestazione dell’amore di Dio. Come si constata allora la vita spirituale in un essere umano? La verifica in- fallibile dell’autentica vita spirituale è la manife- stazione nella mentalità, nel sentire, nel volere e nei gesti corporei concreti, dell’amore di Dio per l’uomo. Come in Cristo si è compiuto l’amore di Dio verso un’umanità che viveva un’esistenza segnata dalla morte, così in ogni cristiano la vita di Cristo che egli accoglie nel battesimo e che sona del Figlio. Noi, vivendo realmente la morte Cristo estende su di lui – cioè lo Spirito Santo ad un modo di esistere, ci svegliamo nel corpo – lo muove a compiere lo stesso atto costitutivo risorto del Signore ad una vita nuova, abilitata della sua redenzione, cioè la pasqua. Il cristiano all’esistenza secondo il Figlio. Dobbiamo cioè è stato costituito nella pasqua di Cristo e com- incontrare Dio Padre da morti e in questo in- pie la sua vita nello stesso mistero pasquale. La contro avviene la nostra risurrezione. misura dell’autenticità della vita spirituale è la Non solo. Ora noi abbiamo lo Spirito che ci vita vissuta come dono. In altre parole: “Siate fa riconoscere come figli perché ci fa relazionare misericordiosi come il Padre vostro è misericordio- a Dio come Padre. Allora il passaggio è veramen- so” (Lc 6,36). Se la misericordia è il gesto con cui te compiuto. Siamo morti come individui e sia- Dio copre la distanza tra Lui e l’uomo morto, la mo risuscitati come persone secondo l’esistenza vita spirituale permette ai cristiani di continuare di Dio. E cominciamo a vivere in Cristo, dove a coprire lo spazio che divide l’uomo sofferente, impariamo un’esistenza l’uno nell’altro. Essendo peccatore, soffocato nell’individuo, dall’esisten- innestati in Cristo cominciamo ad imparare a za di comunione che è la Chiesa. La Chiesa non vivere nell’altro. è primariamente un’istituzione, ma l’epifania della nuova creazione, di questo modo nuovo di L’io comunionale esistenza ricondotto e offerto all’amore di Dio e La vita spirituale comincia nel vero senso del alla comunione con Lui. termine quando nell’esistenza umana appare la Dopo secoli nei quali la Chiesa si è struttu- comunione, quando riceviamo come dono la rata secondo un modulo para-imperiale e para- vita che è costituita come comunione, come re- statale, esiste allora anche un grande impegno lazione secondo Dio. La vita spirituale inizia re- della vita spirituale oggi nel liberare i cristiani da almente solo quando tutto ciò che è tipicamente un’impalcatura sterile, per far emergere la Chie- umano comincia ad essere liberato dalle morse di sa come esistenza nella comunione di un’umani- un io rapace auto affermativo, per essere vissuto tà protesa a coprire le distanze della solitudine e come relazione libera. La vita spirituale comin- della sofferenza dell’uomo isolato. cia quando si consegna tutta la natura umana ad La carità, la misericordia, l’accoglienza un io comunionale. Se “persona” significa l’unità dell’altro, un’esistenza libera da ogni egocen- di un principio che ama, che è relazionale, una trismo, etnocentrismo, idolatria della propria 4 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Editoriale cultura, della propria storia, la manifestazione abbiamo ricevuto, vita affondata in Cristo e vis- di una mentalità di appartenenza ad una co- suto con Cristo. Non si può trattare la preghiera, munità, luogo di espressione della vita come come del resto la stessa vita spirituale, a partire comunione sono tutti segni evidenti della vita dall’uomo come tale, ma solo a partire dal dono spirituale. Allo stesso modo il superamento delle ricevuto. relazioni legate solo alla natura, come il sangue, La vita ricevuta è vita che nello Spirito San- la famiglia ecc. a motivo del battesimo e la mani- to si muove e si realizza nella relazione con il festazione dell’appartenenza ad una comunione Padre. Siccome l’unica umanità che può vivere libera, sono segni irrinunciabili della salute spi- nella relazione con il Padre è quella del Figlio, la rituale dei cristiani. vita spirituale si compie nel Figlio e la preghiera Nella misura in cui riusciamo a manifestare non può essere altro che l’articolazione interna veramente la vita spirituale, dunque a superare di questa relazione. E poiché diventiamo figli nel questa mentalità dell’ordine naturale, tanto più battesimo, la preghiera è l’espressione della vita la nostra vita diviene una continua rivelazione filiale battesimale ed è la caratteristica fondan- dell’altro. Quanto più profondamente la nostra te di questa nuova esistenza che riceviamo nel coscienza vive il nostro fondarsi in Cristo, tanto lavacro battesimale. Dopo il battesimo l’uomo più il nostro agire e il nostro modo di essere lo non percepisce più se stesso come individuo e manifestano. perciò non considera più la preghiera come un impegno per mettersi in contatto con Dio, per La vita in Cristo innalzarsi alle sue altezze. Adesso la preghiera è Percepire se stessi uniti a Cristo, anzi come la dimensione fondante di questa nuova situa- parte di Lui è la preghiera, certamente una delle zione dell’uomo. E’ come il respiro della vita. dimensioni spirituali fondanti dopo il battesi- Nella vita secondo la natura si constata la mor- mo. Pregare vuol dire vivere la propria vita in te quando cessa il respiro. Lo stesso vale per la relazione al Padre, per mezzo di Cristo, nello vita secondo lo Spirito. Quando si interrompe Spirito Santo che continuamente plasma la no- questo stato dialogico, questa coscienza filiale, stra mentalità filiale, E’ uno stato dialogico, un questa percezione dell’io comunionale, questa superamento della solitudine e dell’isolamento. indispensabilità di comunicare, di parlarsi, di La preghiera è l’espressione della vita nuova che incontrarsi, di esporsi all’altro, di lasciarsi dare GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 5
La vita spirituale autentica è una vita vissuta come dono dall’altro, di essere plasmati dall’Altro, cioè dal Padre, è già la morte. Pertanto si accerta la morte spirituale quando cessa la preghiera, così come quando cessano la carità e l’accoglienza. Ogni esercizio della vita spirituale è espres- sione del nostro radicamento in Cristo, della nostra familiarità con lo Spirito Santo. C’è una stretta corrispondenza tra l’itinerario sacramen- tale e il cammino della vita spirituale, tanto che si potrebbe dire che la vita spirituale è la presa di coscienza sempre più piena della vita sa- cramentale. Vivere in Cristo vuol dire accedere alla pie- nezza della sua grazia che ha inaugurato un nuo- vo stato della creatura. Siccome veniamo gene- rati dalla Chiesa nel battesimo, è lì che si trova la sorgente di quella vita che fonda tutta l’esistenza umana in Cristo. La coppia nell’unione di Cristo con la Chiesa Nel sacramento del matrimonio il marito e la moglie vivono attingendo ad una realtà com- piuta da Cristo, dal suo sacerdozio, che ha uni- tà l’umanità al Padre. Come afferma san Paolo, “questo mistero è grande” (Ef 5,32), cioè il miste- ro dell’unità tra la Chiesa e Cristo, tra il corpo e il Capo, tra la Sposa e lo Sposo. Marito e moglie crescono da questa realtà, da questa unione. La realtà è Cristo e la Chiesa e loro due con il sa- cramento sono stabiliti in questa unione. Il loro confondere il matrimonio con la famiglia. Il ma- desiderio di unione è fondato in questo amore trimonio, proprio in quanto sacramento, è di or- sponsale realizzato da Cristo e dalla Sposa, il suo dine spirituale. E anche la famiglia generata dal corpo ecclesiale. La coppia trova il senso del pro- matrimonio è chiamata a rimanere e a svilup- prio amore in un’unione con Dio che diventa fe- parsi nell’ordine dello Spirito, cioè come Chiesa, conda nella comunione. Il matrimonio secondo perché la Chiesa è dell’ordine dello Spirito. la vita spirituale fa crescere l’unione sempre più Tutta la nostra vita spirituale è fondata su secondo lo Spirito Santo, cioè secondo l’unione questa appartenenza a Cristo, su questo nostro di Cristo e della Chiesa e dunque fa superare la innesto nel suo corpo. Anche ogni attività, dal- tendenza a fraintendere l’unione spirituale con la preghiera al lavoro e, in modo immediato, la quella secondo natura. Perciò la tentazione più carità sono come i rami che crescono da questo grande nel matrimonio sarà quella di tornare ad tronco sacramentale che fonda la nostra umanità una vita secondo la natura, secondo il sangue e a nell’umanità di Cristo morto e risorto. 6 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Magistero della Chiesa Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù Pubblichiamo la bella omelia di Papa Francesco nella Messa del 1° gennaio 2019, Solennità della divina Maternità di Maria e Giornata mondiale della pace. Ci ha sollecitati a vedere nella maternità di Maria quella tenerezza di cui tutti noi abbiamo tanto bisogno oggi. «T utti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (Lc 2,18). Stupirci: a questo siamo chia- sulle ginocchia di sua madre, che è anche nostra madre, e da lì riversa sull’umanità una tenerezza nuova. E noi capiamo me- mati oggi, a conclusione dell’Ottava di glio l’amore divino, che è paterno e ma- Natale, con lo sguardo ancora posato sul terno, come quello di una madre che non Bambino nato per noi, povero di tutto e smette di credere nei figli e mai li abban- ricco di amore. Stupore: è l’atteggiamento dona. Il Dio-con-noi ci ama indipendente- da avere all’inizio dell’anno, perché la vita mente dai nostri sbagli, dai nostri peccati, è un dono che ci dà la possibilità di rico- da come facciamo andare il mondo. Dio minciare sempre, anche dalla condizione crede nell’umanità, dove si staglia, prima più bassa. e ineguagliabile, la sua Madre. Ma oggi è anche il giorno in cui stupirsi All’inizio dell’anno, chiediamo a lei la davanti alla Madre di grazia dello stupore Dio: Dio è un piccolo davanti al Dio delle bimbo in braccio a sorprese. Rinnovia- una donna, che nu- mo lo stupore delle tre il suo Creatore. origini, quando nac- La statua che abbia- que in noi la fede. mo davanti mostra la La Madre di Dio ci Madre e il Bambino aiuta: la Madre che così uniti da sem- ha generato il Si- brare una cosa sola. gnore, genera noi al È il mistero di oggi, Signore. È madre e che desta uno stu- rigenera nei figli lo pore infinito: Dio si stupore della fede, è legato all’umani- perché la fede è un tà, per sempre. Dio incontro, non è una e l’uomo sempre insieme, ecco la buona religione. La vita, senza stupore, diventa notizia d’inizio anno: Dio non è un signo- grigia, abitudinaria; così la fede. E an- re distante che abita solitario i cieli, ma che la Chiesa ha bisogno di rinnovare lo l’Amore incarnato, nato come noi da una stupore di essere dimora del Dio vivente, madre per essere fratello di ciascuno, per Sposa del Signore, Madre che genera figli. essere vicino: il Dio della vicinanza. Sta Altrimenti, rischia di assomigliare a un bel GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 7
Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù museo del passato. La “Chiesa museo”. La orientamenti di ciascuno. La Madonna ci Madonna, invece, porta nella Chiesa l’at- radica nella Chiesa, dove l’unità conta più mosfera di casa, di una casa abitata dal della diversità, e ci esorta a prenderci cura Dio della novità. Accogliamo con stupore il gli uni degli altri. Lo sguardo di Maria ri- mistero della Madre di Dio, come gli abi- corda che per la fede è essenziale la tene- tanti di Efeso al tempo del Concilio. Come rezza, che argina la tiepidezza. Tenerezza: loro la acclamiamo “Santa Madre di Dio”. la Chiesa della tenerezza. Tenerezza, pa- Da lei lasciamoci guardare, lasciamoci ab- rola che oggi tanti vogliono cancellare dal bracciare, lasciamoci prendere per mano. dizionario. Quando nella fede c’è posto per la Madre di Dio, non si perde mai il centro: Lasciamoci guardare il Signore, perché Maria non indica mai sé stessa, ma Gesù; e i fratelli, perché Maria Questo soprattutto nel momento del bi- è madre. sogno, quando ci troviamo impigliati nei Sguardo della Madre, sguardo delle ma- nodi più intricati della vita, giustamente dri. Un mondo che guarda al futuro sen- guardiamo alla Madon- za sguardo materno è na, alla Madre. Ma è miope. Aumenterà pure bello anzitutto lasciarci i profitti, ma non saprà guardare dalla Madon- più vedere negli uomini na. Quando ci guarda, dei figli. Ci saranno gua- lei non vede dei pec- dagni, ma non saranno catori, ma dei figli. Si per tutti. Abiteremo la dice che gli occhi sono stessa casa, ma non lo specchio dell’anima; da fratelli. La famiglia gli occhi della piena di umana si fonda sulle grazia rispecchiano la madri. Un mondo nel bellezza di Dio, rifletto- quale la tenerezza ma- no su di noi il paradiso. terna è relegata a mero Gesù ha detto che l’oc- sentimento potrà essere chio è «la lampada del ricco di cose, ma non corpo» (Mt 6,22): gli ricco di domani. Ma- occhi della Madonna dre di Dio, insegnaci il sanno illuminare ogni tuo sguardo sulla vita e oscurità, riaccendono ovunque la speran- volgi il tuo sguardo su di noi, sulle nostre za. Il suo sguardo rivolto a noi dice: “Cari miserie. Rivolgi a noi gli occhi tuoi mise- figli, coraggio; ci sono io, la vostra madre!” ricordiosi. Questo sguardo materno, che infonde fiducia, aiuta a crescere nella fede. La fede è un legame con Dio che coinvolge Lasciamoci abbracciare tutta intera la persona, e che per essere Dopo lo sguardo, entra qui in gioco il custodito ha bisogno della Madre di Dio. cuore, nel quale, dice il Vangelo odierno, Il suo sguardo materno ci aiuta a vederci «Maria custodiva tutte queste cose, me- figli amati nel popolo credente di Dio e ad ditandole» (Lc 2,19). La Madonna, cioè, amarci tra noi, al di là dei limiti e degli aveva tutto a cuore, abbracciava tutto, 8 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Magistero della Chiesa eventi favorevoli e contrari. E tutto medita- va, cioè portava a Dio. Ecco il suo segreto. Allo stesso modo ha a cuore la vita di cia- scuno di noi: desidera abbracciare tutte le nostre situazioni e presentarle a Dio. Nella vita frammentata di oggi, dove rischiamo di perdere il filo, è essenziale l’abbraccio della Madre. C’è tanta disper- sione e solitudine in giro: il mondo è tutto connesso, ma sembra sempre più disunito. Abbiamo bisogno di affidarci alla Madre. Nella Scrittura ella abbraccia tante situa- zioni concrete ed è presente dove c’è biso- gno: si reca dalla cugina Elisabetta, viene in soccorso agli sposi di Cana, incoraggia i discepoli nel Cenacolo… Maria è rime- dio alla solitudine e alla disgregazione. È la Madre della consolazione, che con-sola: sta con chi è solo. Ella sa che per consolare non bastano le parole, occorre la presenza; e lì è presente come madre. Permettiamo- le di abbracciare la nostra vita. Nella Salve Regina la chiamiamo “vita nostra”: sem- bra esagerato, perché è Cristo la vita, ma Maria è così unita a Lui e così vicina a noi quanti figli oggi, andando per conto pro- che non c’è niente di meglio che mettere prio, perdono la direzione, si credono forti la vita nelle sue mani e riconoscerla “vita, e si smarriscono, liberi e diventano schia- dolcezza e speranza nostra”. vi. Quanti, dimentichi dell’affetto materno, vivono arrabbiati con sé stessi e indifferen- Lasciamoci prendere per mano ti a tutto! Quanti, purtroppo, reagiscono a tutto e a tutti con veleno e cattiveria! La Le madri prendono per mano i figli e vita è così. Mostrarsi cattivi talvolta pare li introducono con amore nella vita. Ma persino sintomo di fortezza. Ma è solo de- bolezza. Abbiamo bisogno di imparare dal- le madri che l’eroismo sta nel donarsi, la fortezza nell’aver pietà, la sapienza nella mitezza. Dio non ha fatto a meno della Madre: a maggior ragione ne abbiamo bisogno noi. Gesù stesso ce l’ha data, non in un mo- mento qualsiasi, ma dalla croce: «Ecco tua madre!» (Gv 19,27) ha detto al discepolo, ad ogni discepolo. La Madonna non è un GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 9
Lasciamoci abbracciare dalla Madre di Gesù optional: va accolta nella vita. È la Regina storia. Portaci per mano a riscoprire i le- della pace, che vince il male e conduce gami che ci uniscono. Radunaci insieme sulle vie del bene, che riporta l’unità tra i sotto il tuo manto, nella tenerezza dell’a- figli, che educa alla compassione. more vero, dove si ricostituisce la famiglia Prendici per mano, Maria. Aggrappati a umana: “Sotto la tua protezione cerchiamo te supereremo i tornanti più angusti della rifugio, Santa Madre di Dio”. Stupore e angoscia nella Santa Famiglia di Nazareth Oggi celebriamo la festa della Santa Famiglia e la liturgia ci invita a riflettere sull’esperienza di Maria, Giuseppe e Gesù, uniti da un amore immenso e animati da grande fiducia in Dio. L’odierno brano evan- gelico (cfr Lc 2,41-52) racconta il viaggio della famiglia di Nazareth verso Gerusalemme, per la festa di Pasqua. Ma, nel viaggio di ritorno, i genitori si accorgono che il figlio dodicenne non è nella carovana. Dopo tre giorni di ricerca e di timore, lo trovano nel tempio, seduto tra i dottori, intento a discutere con essi. Alla vista del Figlio, Maria e Giuseppe «restarono stupiti» (v. 48) e la Madre gli manifestò la loro apprensione dicendo: «Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (ibid.). Lo stupore – loro «restarono stupiti» – e l’angoscia – «tuo padre e io, angosciati» – sono i due elementi sui quali vorrei richiamare la vostra attenzione: stupore e angoscia. Nella famiglia di Nazareth non è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù: è la capaci- tà di stupirsi di fronte alla graduale manifestazione del Figlio di Dio. È lo stesso stupore che colpisce anche i dottori del tempio, ammirati «per la sua intelligenza e le sue risposte» (v. 47). Ma cos’è lo stupore, cos’è stupirsi? Stupirsi e meravigliarsi è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri. E una persona che fa questo non sa cosa sia la meraviglia, cosa sia lo stupore. Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’am- bito familiare. Quando ci sono dei problemi nelle famiglie, diamo per scontato che noi abbiamo ragione e chiudiamo la porta agli altri. Invece, bisogna pensare: “Ma che cos’ha di buono questa persona?”, e me- ravigliarsi per questo “buono”. E questo aiuta l’unità della famiglia. Se voi avete problemi nella famiglia, pensate alle cose buone che ha il famigliare con cui avete dei problemi, e meravigliatevi di questo. E questo aiuterà a guarire le ferite familiari. Il secondo elemento che vorrei cogliere dal Vangelo è l’angoscia che sperimentarono Maria e Giu- seppe quando non riuscivano a trovare Gesù. Questa angoscia manifesta la centralità di Gesù nella Santa Famiglia. La Vergine e il suo sposo avevano accolto quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in età, sapienza e grazia in mezzo a loro, ma soprattutto Egli cresceva dentro il loro cuore; e, a poco a poco, aumentavano il loro affetto e la loro comprensione nei suoi confronti. Ecco perché la famiglia di Nazareth è santa: perché era centrata su Gesù, a Lui erano rivolte tutte le attenzioni e le sollecitudini di Maria e di Giuseppe. Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù, dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù. Dovremmo provare angoscia quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia. E tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto, questo è molto brutto. Dovremmo sentire angoscia quando succedono queste cose. Maria e Giuseppe lo cercarono e lo trovarono nel tempio mentre insegnava: anche noi, è soprattutto nella casa di Dio che possiamo incontrare il divino Maestro e accogliere il suo messaggio di salvezza. Nella celebrazione eucaristica facciamo esperienza viva di Cristo; Egli ci parla, ci offre la sua Parola, ci illumina, illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Euca- ristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno. E oggi torniamo a casa con queste due parole: stupore e angoscia. Io so avere stupore, quando vedo le cose buone degli altri, e così risolvere i problemi familiari? Io sento angoscia quando mi sono allontanato da Gesù? Preghiamo per tutte le famiglie del mondo e affidiamole alla protezione della Santa Famiglia di Naza- reth… La famiglia è un tesoro: bisogna custodirla sempre, difenderla. 10 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Anno Vocazionale Alle Superiore e ai Superiori di circoscrizione e a tutti i membri della Famiglia Paolina Roma, 20 agosto 2018 Oggetto: « Ravviva il dono di Dio». Indizione dell’Anno vocazionale di FP C arissime sorelle e carissimi fratelli, nell’anniversario della nascita della Famiglia Paolina e nel clima dell’immi- Un anno illuminato dalla visione del Fondatore che, «vagando con la mente nel futuro gli pareva che nel nuovo secolo nente Sinodo su “I giovani, la fede, il anime generose avrebbero sentito quanto discernimento vocazionale”, desideriamo egli sentiva…» (AD 17); un anno per far annunciare la celebrazione di un Anno risuonare l’appello a «sentirci profonda- vocazionale di Famiglia Paolina che ini- mente obbligati a fare qualcosa per il Si- zierà ufficialmente il prossimo 25 genna- gnore e gli uomini e le donne del nostro io, festa della Conversione di San Paolo, tempo» (cfr. AD 15) e perciò per «ravviva- e si concluderà il 24 gennaio 2020. re il dono di Dio che abbiamo ricevuto». Un anno per riscoprire, con gioia, il mistero della nostra vocazione paolina e «Ravviva il dono di Dio» (2Tm 1,6) per proporre ai giovani la santità come «il è lo slogan paolino che segnerà volto più bello della Chiesa». quest’anno particolare. Un anno per risentire che «il dono to- tale di sé alla causa del Vangelo è qualco- Il verbo ravvivare, evoca l’immagine sa di stupendo che può dare un senso a della brace sotto la cenere. Quando il fuo- tutta una vita» (Papa Francesco). co è spento o sopito, dev’essere riattizzato Un anno per «uscire e incontrare i e ricevere nuova vita. Siamo tutti e tutte giovani là dove sono, riaccendendo i loro invitate a ridare vita, slancio profetico al cuori e camminando con loro» (cfr. IL carisma per trasmetterlo vivo, attraente, 175). alle giovani e ai giovani di oggi. Un anno intenso di preghiera, riflessio- Ogni Congregazione e Istituto della Fa- ne e di tante iniziative vocazionali, orga- miglia Paolina, ogni comunità e ogni per- nizzate possibilmente a livello di “Fami- sona, sapranno escogitare le modalità più glia” e perciò pensate e vissute “insieme” opportune perché l’anno 2019, nel quale dagli Istituti presenti nei diversi territori. facciamo memoria del “Patto”, proposto a GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 11
Alle Superiore e ai Superiori noi dal Fondatore fin dal 1919, segni per la nostra Famiglia una nuova apertura eccle- Don Valdir José De Castro, ssp siale, un rinnovato ardore vocazionale, una Sr. Anna Maria Parenzan, fsp più intensa comunione e collaborazione. Sr. M. Micaela Monetti, pddm In attesa di risentirci, vi salutiamo con Sr. Aminta Sarmiento Puentes, sjbp riconoscenza e affetto. Sr. Marina Beretti, ap Il logo, opera di don Ulysses Navarro ssp, ben esprime il tema dell’Anno vocazionale della Famiglia Paolina: Ravviva il dono di Dio (2Tm 1,6). Il logo evoca una relazione dinamica tra gli elementi che lo compongono. Sebbene ogni simbolo sia distinto l’uno dall’altro, tutti sono resi in uno stile uniforme per si- gnificare che ognuno è profondamente connesso con gli altri. Esaminiamo gli elementi uno per uno. 1. Il simbolo dominante è rappresentato dalle mani aperte. Vivaci sia nella forma che nei colori, raffigurano sia il donatore che il ricevente. La vocazione è un dono che riceviamo da Dio. Quando abbiamo riconosciuto la chiamata nella nostra vita, abbiamo aperto le nostre mani per riceverla. E mentre maturiamo nella nostra risposta personale, riapriamo le nostre mani per aiutare gli altri a scoprire e rispondere alla loro vocazione. 2. Al centro del logo si trova il seme che ha iniziato a crescere: vulnerabile ma bello. Rappresenta la vocazione che richiede attenzione e guida. Il seme, da solo, con le sue sole forze, non può sopravvivere. Per questo le due mani aperte sono pronte a sostenerlo. 3. Infine, l’acqua e la terra sono visibili nella parte inferiore del logo. Rappresentano gli elementi necessari affinché il seme (la vocazione) cresca. Un’autentica vocazione è profondamente radicata e nutrita dalla preghiera e dal buon esempio di altri. Non può esistere da sola e solo per se stessa, ma ha bisogno sia di fondamento che di ispirazione, e questi sono rappresentati dalla terra e dall’acqua. 12 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Conoscere san Paolo «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te» (2 Tm 1,6) P aolo, rivolgendosi a Timoteo scrive: “Ravviva il dono che è in te”, cioè il fuoco, la passione per il Signore. Nella prima Lettera al discepolo prediletto l’apo- stolo aveva già fatto una raccomandazione analoga: «Non trascurare il dono spiritua- le che è in te e che ti è stato conferito» (4,14). Paolo rivolge a Timoteo un avverti- mento che è importante per tutti in quanto tutti possiamo trascurare il dono di Dio che è in noi. Motivi per trascurare il dono Riascoltiamo l’esortazione di Paolo ri- pensando alla nostra vocazione battesima- le, alla nostra vocazione matrimoniale e alla consacrazione nell’Istituto. Una delle ragioni dell’offuscarsi del dono di Dio può essere la solitudine in cui Timoteo è venuto a trovarsi, l’assenza di chi può consigliarlo; Timoteo si dimenti- ca di ricorrere alla forza del dono che lo Paolo, mentre analizza delicatamente ha costituito sacerdote e vescovo. Un’altra le sofferenze e le fatiche del suo discepolo ragione può essere il sentirsi inadeguato, diletto, gli ricorda che da tale situazione di non sufficientemente preparato per la mis- offuscamento può e deve uscire perché il sione complessa che gli è stata affidata e dono è in te, dentro di te, dentro ciascuno che si sta svolgendo in una situazione non di noi. Anche se non lo sentiamo anche ideale, tra difficoltà non previste. Dalla pri- se abbiamo la percezione di aver smarrito ma Lettera emerge che Timoteo si sentiva il carisma della vocazione, di fatto non è troppo giovane, oggetto di un rifiuto che lo scomparso e può essere ravvivato come si bloccava, lo rendeva insicuro. rianima il fuoco sotto la cenere. Una terza ragione può essere la negli- genza nella sua vita spirituale: gli impegni erano tanti e ne era derivata una trascura- Ravvivare la passione per Cristo tezza nella preghiera e nell’ascolto quoti- Ravvivare, nella nostra lingua, vuol diano della Parola di Dio. dire svegliare la vita, che può essere mi- GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 13
«Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te» nacciata o molto debilitata, cioè riprende- pretare. La passione per il Signore: que- re animo, coraggio. Tuttavia, un’occhiata sta è decisiva. Questo sì che può essere allo stesso termine nella lingua originale vissuto con toni diversi; un conto è a 20 del testo, ci apre ad alcune luci. La parola anni, un conto a 50, un altro a 80, ma la originale indica il dare vita a un fuoco. Si passione per il Signore, il fuoco che arde tratta di ravvivare un fuoco, una passione, nel cuore, quello sì che è decisivo. Questo un amore che ci ha riempiti di gioia, di è il dono dello Spirito, è il dono che abita pienezza e di felicità. in noi, dice Paolo: “Il dono che abita ogni Forse il passare del tempo, le strade di- battezzato”. verse che abbiamo percorso, le opzioni che abbiamo fatto hanno un po’ alla volta miti- Contrastare la timidezza con la forza gato l’intensità e l’ardore di questo fuoco, dello Spirito che ha perso il calore del primo amore. Il fuoco, in questo caso, è un simbolo che Qual è il rimedio per queste fragilità vuole rivelare l’azione dello Spirito Santo e vissute da Timoteo? Paolo fa appello alla la forza dell’amore. sua fede autentica di un tempo. E’ come Lo Spirito ci è stato dato senza misura se la fede di Timoteo ora soggiacesse nel e il suo amore è una sorgente inesauribile, profondo del cuore e si mostrasse timida, un fuoco che dobbiamo ravvivare e alimen- cioè debole innanzi alle circostanze della tare per poter irradiare il suo calore, la sua vita. E’ ora di tirarla fuori, di accendere forza di vita. Come ci prendiamo cura di questa fede. questa grande ricchezza che Dio ha messo Per riattizzare il fuoco interiore l’apo- nelle nostre mani, questo spreco di grazia? stolo invita Timoteo a uscire dallo stato di Ravvivare il fuoco, rinnovare il dono di Dio: paura in cui vive. Dio non ci ha dato uno che cosa ci viene chiesto? Come cerchia- spirito di timidezza. Avvolti dalla timidez- mo di essere altri Gesù, consumati da que- za erano gli apostoli nella barca durante la sto fuoco che deve irradiare vita e calore in tempesta. Gesù ha raccomandato più volte un inverno di ingiustizia, idolatria, cecità ai suoi di non avere paura. La paura è la spirituale...? sensazione di essere lasciati a se stessi; Le nostre vite non si reggono semplice- è il contrario della confidenza in Dio che mente su cose da fare, su ruoli da reinter- conosce e guida gli eventi. Paolo dice che Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e prudenza cioè ci ha dato lo Spirito Santo che genera in noi uno spirito di fortezza innanzitutto. Può avvenire che noi ci lasciamo vince- re dalle nostre debolezze e diamo talmente forza ad esse che queste si manifestano più forti di noi; allora non abbiamo più voglia di lottare e arriviamo a credere che non sia più possibile ricominciare: è quan- do si dice...ormai... 14 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Conoscere san Paolo Dove nasce questo “ormai”, che senso ha? Paolo sottolinea che il cristiano deve crescere nella forza, ma una forza interiore che trasuda in una sapienza, in una pa- rola, in una capacità di sostenere l’altro, di aver fatto tesoro dei propri errori, della propria vita, delle proprie acquisizioni per poter trasmettere una sapienza, un’arte di vivere. Cos’è essenziale nella nostra vita? Cosa ci fa vivere? Che cosa è al di là di mille desideri? Credo che queste siano domande importanti che ci raggiungono anche nei momenti più faticosi, più dolorosi, come qualcosa che ci può dare serenità anche quando le situazioni sono oggettivamente pesanti, faticose, difficili e a volte quasi ingestibili e ci fanno dire: “perché sono qui?”. Non vergognarsi del Vangelo Poi Paolo esorta Timoteo a non vergo- gnarsi della testimonianza da rendere al Signore. Non vergognarsi è una espressio- ne cara a Paolo ed è una dichiarazione di forte intensità. teo ha quasi l’impressione di essere fuo- Non vergognarsi vuol dire gloriarsi di ri del mondo, di dire parole che non sono qualcosa che potrebbe suscitare timore, prese sul serio; forse prova vergogna per disagio, discredito, disprezzo da parte l’esiguità del messaggio evangelico, per la degli altri. Il non vergognarsi riguarda il sua debolezza nei confronti della potenza, contenuto del Vangelo, riguarda la croce dell’arroganza del mondo, delle forze poli- di Cristo che per alcuni può diventare pie- tiche e militari. Oggi si potrebbe dire che tra di inciampo. Timoteo è esortato a non possiamo provare vergogna perché l’influs- vergognarsi di credere e di proclamare che so del Vangelo ci sembra esiguo in certi Dio, in Gesù Cristo, è totalmente e gratui- ambienti. tamente dalla nostra parte. Anche quando noi ci sentiamo esitanti Un motivo della vergogna provata da Ti- e confusi significa che è giunto il momento moteo può essere la sensazione che Dio lo di invocare lo Spirito, di riappropriarci di abbandoni: vive le prove come segno del- un dono che abbiamo ricevuto, fino a sta- la lontananza di Dio. Un altro motivo può bilire un rapporto più profondo con Cristo essere il percepire l’estraneità del vangelo e la sua Parola. alle coordinate della vita quotidiana. Timo- Don Nunzio CAMPO ssp GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 15
Spiritualità cristiana Il cuore, centro nascosto della persona Pubblichiamo un interessante articolo di Boris Vyseslavcev dal volume curato dal Centro Aletti, L’intelligenza spirituale del sentimento, editrice Lipa 2018. Con il termine cuore egli intende non soltanto la facoltà di sentire, ma qualcosa di molto più significativo: la fonte dell’amore e della libertà creativa. Il concetto di “cuore” occupa un posto centrale nella mistica, nella religione, nella poesia di tutti i popoli. Ulisse pen- l’organo della volontà: prende le decisioni. Da ciò deriva la carità: con il cuore o dal cuore gli uomini amano Dio e il prossimo. sava e prendeva decisioni “nel cuore ben Si dice che “abbiamo qualcuno nel cuore” disposto”. Nell’Iliade l’uomo stolto viene o che “siamo (con qualcuno) un cuore detto “uomo ignorante”. In latino corda- solo”. Infine nel cuore si trova la funzione tus homo non significa “uomo cordiale”, della conoscenza così vera e così miste- ma prudente. I mistici indù collocavano lo riosa come è la coscienza: essa, secondo spirito dell’uomo, il suo vero Sé nel cuore, le parole dell’Apostolo Paolo, è una legge non nella testa. Anche nella Bibbia il cuo- scritta nei cuori. re s’incontra in ogni passo. Ed è evidente che esso significa l’organo di tutti i sensi Organo della vita percettivi, in particolare il “sentire“ reli- Al cuore si attribuiscono anche i senti- gioso. La difficoltà però sta nel fatto che menti più svariati che compaiono nell’a- al cuore si attribuiscono non solo il senti- nima: esso si rattrista, si spaventa, è pre- mento, ma anche le diverse attività della occupato, si rallegra, gioisce, si pente, si conoscenza. Così, prima di tutto, il cuore tormenta, piange, si nutre di consolazio- pensa. “Parlare nel cuore” in linguaggio ne, s’indebolisce, rabbrividisce. E’ come biblico significa pensare. Inoltre il cuore è se nel cuore ci fosse tutto il sapere, tutto 16 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Il cuore, centro nascosto della persona ciò che si insegna nella psicologia. Infat- ti nella Bibbia la conoscenza del cuore e la conoscenza dell’anima si scambiano a vicenda e allo stesso modo anche la cono- scenza del cuore e dello spirito. Ma la nostra difficoltà aumenta quando ci rendiamo conto che il cuore compren- de non soltanto i fenomeni della vita psi- chica, ma anche di quella fisica. Tutte le azioni vitali provengono da esso e in esso ritornano, rifluiscono nel cuore: ogni raf- forzamento fisico con il cibo e le bevande rinforza anche il cuore; ogni peso appesan- tisce anche il cuore. Ogni attacco contro la Bibbia parla del “centro del mare”, del la vita è un attacco contro il cuore. Perciò “centro della terra” come di qualcosa che è detto: “Con ogni cura vigila sul cuore, si nasconde nella sua profondità misterio- perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23). sa. Ad un grado ancora più elevato si può parlare del cuore di Dio stesso. Leon Bloy Centro inaccessibile di tutto chiama il cuore della divinità “un abisso” e molti mistici parlano di questo abisso La Bibbia attribuisce al cuore tutte le del fondo come dell’ultima profondità ir- funzioni della conoscenza: il pensiero, la razionale del centro divino. Ma lo stesso decisione della volontà, i sentimenti, gli si può dire del cuore dell’uomo, come del atti d’amore, gli atti della coscienza; inol- centro nascosto della personalità. Esso è tre il cuore appare come il centro della vita anzitutto inaccessibile alla vista degli altri, in genere: fisica, dello spirito, dell’anima. non possiamo capire il cuore degli uomini Esso è prima di tutto un centro, centro in dall’esterno. Il cuore del prossimo non è tutti i sensi. Infatti si parla del “cuore del- per noi trasparente. la terra” e “del cuore-midollo dell’albero”. Da tutto ciò consegue una domanda fon- damentale: nell’ambito della psicologia, Inaccessibile a noi stessi il cuore può essere considerato come il Ma i confini della profondità del cuore principio e il centro della coscienza? Non umano sono invisibili in gran parte anche è propriamente così, poiché qui siamo di a noi stessi. Noi non conosciamo e talvol- fronte a qualcosa di più profondo, di reli- ta non vogliamo neppure capire noi stessi, gioso, che rimane inaccessibile alla psico- abbiamo paura a penetrare nel profondo logia scientifica ed empirica. La nozione del nostro cuore. Una profondissima sa- ha fondamenti profondi perché si tratta del pienza è contenuta nell’oracolo che ama- simbolo religioso del cuore, non di concetti va ripetere Socrate “Conosci te stesso!”. come anima, coscienza, ragione e spirito. In esso vi è la saggezza ellenica e quella Perciò il cuore è sì un centro, ma un cen- più antica dell’India. Gli uomini non cono- tro nascosto, una profondità celata, non scono se stessi e questo non solo riguar- raggiungibile con la vista. In questo senso do al loro carattere, alle loro passioni, ai GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 17
Spiritualità cristiana cuore. Perché religione è il contemporaneo riconoscimento della divinità di Dio e della divinità dell’uomo stesso. Religione signi- fica ritrovare Dio in se stessi e se stessi in Dio. Senza cuore si è persi Bisogna riconoscere che il cuore è l’or- gano principale dell’esperienza religiosa. L’alto valore religioso si trova in questa semplice parola “cuore”, in questo sim- bolo che si incontra continuamente nella loro difetti, ma anche in un senso molto semplice lingua di ogni giorno. L’uomo più profondo: essi non conoscono la loro “senza cuore” è l’uomo senza amore, sen- vera identità, il loro vero Sé, ciò che i cri- za religione, perché in fin dei conti l’a- stiani chiamano anima immortale, cuore, teismo è lo stato senza cuore. Non è vero cuore dell’anima. Socrate e i saggi indiani che esiste qualche “cordialità” senza la sapevano che l’uomo viene alienato nel- religione, nella forma di un qualche uma- la propria identità dalla vanità della vita nesimo, della solidarietà, della coscienza quotidiana, dalle preoccupazioni per il suo di classe, ecc. A causa di una tale uma- corpo, dalle preoccupazioni per i diverti- nità furono commessi grandissimi crimini, menti, per gli affari, per il guadagno. Il giustificati dalla declamazione dell’amore Cristo dice: “Che vantaggio ha l’uomo se per l’umanità e dalla retorica dello spirito guadagna tutto il mondo e perde la pro- di Rousseau o di Robespierre. Essi furono pria anima?” (Mt 16,28). Qui egli parla senza cuore e per questo hanno perduto la proprio di quel misterioso confine, di quel relazione mistica con il prossimo e con Dio centro della personalità nel quale risiede e di conseguenza hanno perduto anche il tutto il suo valore e tutta la sua eternità. loro vero Sé, lo hanno dimenticato. Trovare questa eternità significa trovare il nostro vero Sé, penetrare con lo sguardo nel profondo del nostro cuore. Pochi rie- Profondo come Dio scono a farlo, ma coloro che vi riescono Solo nel profondo del cuore è possibi- lo esperiscono come un sentimento di pro- le un contatto reale con Dio, un’autentica fondissima estasi, come una nuova nascita esperienza religiosa senza la quale non vi è spirituale o come la guarigione dalla cecità né religione, né vera etica. Il Vangelo ci as- nativa. L’uomo che vuole veramente pene- sicura continuamente che il cuore è l’orga- trare con lo sguardo nelle profondità del no atto a ricevere la parola di Dio e il dono suo essere deve necessariamente divenire dello Spirito Santo; in esso è infuso l’amo- un uomo religioso, deve fare l’esperienza re di Dio. E questo contatto con la divinità del sentimento religioso, sentimento di re- è possibile perché nel cuore umano vi è la verenza, di mistica palpitazione nel rispet- stessa profondità che è nel cuore di Dio. to di sé, in relazione allo sfondo del suo Qui si trova tutto il senso dell’espressio- 18 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
Il cuore, centro nascosto della persona ne “a sua immagine e somiglianza” (Gen 1,26), qui l’uomo sente la sua divinizza- zione, qui un abisso evoca un altro abisso; e fino a quando l’uomo non si incontra con questa profondità del suo essere non rie- sce a comprendere neanche cosa significa la profondità di Dio. E’ necessario essere profondi in se stessi per poter percepire il profondo del mistero. Ecco perché la reli- gione usa il simbolo del cuore. In esso si esprime il centro celato della personalità. Il cuore è qualcosa di più incomprensibile, di più impenetrabile, misterioso, nascosto, dell’anima, della coscienza, dello spirito. Esso è così misterioso come Dio stesso; ed è inaccessibile a Dio stesso. Perciò il profeta Geremia dice: “Più fallace di ogni altra cosa è il cuore… Chi lo può conosce- re?. Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori” (17,9-10). Esercizi spirituali isf a Capaccio, ottobre 2018 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 19
Consigli evangelici I segreti della santità Y. Semen nel volume La spiritualità coniugale secondo Giovanni Paolo II edito dalla san Paolo sottolinea l’importanza dei consigli evangelici nella vita dei laici sposati come vie di santità. L a vita religiosa è stata spesso consi- derata una via privilegiata di santità, nella misura in cui permette di esercitare nio come in una risposta ad un’autentica vocazione cristiana, non sono anch’essi chiamati a praticare quei consigli evange- con una particolare radicalità i consigli lici in maniera particolare, forse non meno evangelici di povertà, castità e obbe- esigente rispetto ai religiosi? dienza. Da parte sua, il Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato nel 1992 da La povertà Giovanni Paolo II, ha cura di precisare che “i consigli evangelici sono, nella loro mol- Mentre i religiosi si impegnano con il teplicità, proposti ad ogni discepolo di Cri- voto di povertà a non possedere nulla di sto” (n. 915). E ancora: “I precetti mirano proprio, gli sposi non sono chiamati a pra- a rimuovere ciò che è incompatibile con la ticare questa povertà radicale. Hanno in- carità. I consigli si prefiggono di rimuovere fatti il dovere di costituirsi un patrimonio, ciò che, pur senza contrastare con la ca- risultato del loro lavoro ed eventualmente rità, può rappresentare conservare e valorizza- un ostacolo per il suo re un patrimonio rice- sviluppo. Essi esprimo- vuto dai loro genitori no la pienezza vivente per poi trasmetterlo ai della carità, sempre in- propri figli. Tutto ciò è soddisfatta di non dare motivato dal dovere di di più. Testimoniano il assicurare alla propria suo slancio e sollecita- famiglia una relativa e no la nostra prontezza ragionevole sicurezza, spirituale. Indicano vie così come le comuni- più dirette, mezzi più tà religiose hanno il spediti e vanno prati- diritto ed il dovere di cati in conformità alla possedere, collettiva- vocazione di ciascuno mente, quei beni che (n. 1973s). garantiscono un mini- Una certa tradizione mo di sicurezza ma- spirituale ha portato a teriale ai loro membri ritenere che la vita re- o che possono servire ligiosa favorisca la pratica di questi con- alla missione apostolica. sigli e di conseguenza essa sola consenta Ma anche gli sposi possono vivere come di accedere alla santità. Ma gli sposi, nella se non possedessero nulla, considerando- misura in cui si impegnano nel Matrimo- si dei semplici amministratori temporanei 20 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
I segreti della santità dei loro beni. Per essi, l’esercizio della ragione del fatto che le attuali politiche fa- povertà evangelica è commisurato ai do- miliari divengono sempre più evanescenti. veri che hanno nei confronti dei figli: assi- Conformarsi al consiglio evangelico di curare loro un’esistenza decorosa, fornire povertà può comportare che si accolgano un’educazione conveniente, anche finan- generosamente dei figli, non certo in ma- ziando i loro studi, infine aiutarli a siste- niera irresponsabile, ma senza dare ecces- marsi, soprattutto quando a loro volta essi sivo peso alla penalizzazione finanziaria fondano una nuova famiglia. Naturalmente legata a tale scelta. Nell’attuale clima di dopo aver assolto tutti i doveri verso i figli, consumismo sfrenato può diventare una ritrovano la libertà di una scelta radicale scelta particolarmente difficile, che im- nello spirito di povertà. Pensiamo a quei pone delle rinunce, delle priorità e delle genitori che già in anticipo lasciano le loro esclusioni (un alloggio più arioso invece proprietà ai figli, conservando per sé quan- che le vacanze esotiche; la cucina dome- to è strettamente necessario per non es- stica piuttosto che periodiche serate al sere di peso. Anche se non può diventare ristorante; una monovolume familiare al un principio e ancor meno un obbligo, un posto della berlina o del coupè sportivo, simile comportamento è una magnifica te- ecc.). stimonianza di povertà cristiana. La specificità nel praticare la povertà La castità evangelica da parte degli sposi si situa an- che su un piano loro proprio: quello dell’a- E’ perfettamente chiaro che tutti i cri- pertura alla vita. E’ chiaro infatti che se i fi- stiani – sposati e non – sono chiamati ad gli sono una ricchezza, rappresentano pure osservare la castità, ciascuno secondo il un innegabile peso finanziario, anche in proprio stato di vita. Lo stato matrimoniale GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019 21
Consigli evangelici non orienta le persone sposate verso l’os- vita che può confinare con l’eroismo per servanza della continenza perfetta, come cui hanno bisogno del soccorso della gra- fanno i religiosi, ma anche gli sposi, se zia conferita dal sacramento del Matrimo- vogliono davvero vivere nel mutuo rispetto nio che consente loro di realizzare integral- dei loro corpi, sono tenuti alla pratica della mente il dono di sè. continenza periodica. La castità coniugale non dev’essere Di cosa si tratta? Semplicemente di intesa esclusivamente sul piano dell’asti- astenersi dalle relazioni sessuali nel pe- nenza, sia pure quella periodica. Il rispetto riodo in cui la donna è feconda o anche del corpo comporta anche il rispetto dei suscettibile di esserlo, nella misura in cui diritti al corpo e quindi l’essere disponibili gli sposi ritengano, in tutta coscienza e all’unione dei corpi quando essa è possibi- libertà, che nella loro situazione non sia le, poiché è in questo modo che gli sposi auspicabile, per essi e per la loro famiglia, consolidano e verificano il loro amore. concepire un’altra vita. La continenza pe- La castità nuziale comporta infine che riodica è una vera esigenza alla quale si nel mutuo dono dei corpi gli sposi non si può essere tentati di sottrarsi ricorrendo lascino dominare dalla concupiscenza, ma alla contraccezione che il Catechismo defi- lo realizzino in conformità alla vocazione nisce “intrinsecamente cattiva” (n. 2370). sponsale del corpo. Sovente è più facile rinunciare del tut- to all’esercizio della propria sessualità che L’obbedienza astenersi regolarmente ogni mese per ri- A prima vista può sembrare una que- spettare i cicli della fertilità femminile, stione fuori luogo: i coniugi non hanno un quando una nuova nascita non è deside- superiore a cui obbedire. Allora a quale rabile; oppure per periodi lunghi, a sca- obbedienza sono tenuti? Semplicemente denza incerta, come in caso di malattia, a quella verso il rispettivo coniuge, ma in di gravidanze difficili, di situazioni profes- funzione dei carismi propri dell’uomo e sionali che costringono ad assenze prolun- della donna. gate. Tutte circostanze nelle quali gli sposi La sottomissione reciproca, che Giovan- si troveranno ad affrontare un’esigenza di ni Paolo II indica come un’esigenza dell’a- 22 GESÙ MAESTRO Gennaio-Febbraio-Marzo 1-2019
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