Finlandia, dal 1 agosto restrizioni
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Finlandia, dal 1 agosto cambiano le restrizioni imposte a causa di COVID-19 Le vigenti restrizioni, introdotte per mitigare la diffusione del coronavirus, sono revocate come previsto dal 1 ° agosto 2020; il governo e le autorità sottolineano però di seguire attentamente la situazione e di esser pronti ad adottare nuove decisioni secondo necessità. In linea con il regolamento emanato dalle Agenzie amministrative regionali dello Stato, eventi pubblici e incontri pubblici con oltre 500 partecipanti possono ora svolgersi in spazi interni e chiusi, a condizione che rispettino le linee guida dell’Istituto finlandese per la Salute e il Benessere* e del Ministero dell’Istruzione e della Cultura sulla prevenzione delle infezioni da COVID-19.
Ai sensi della legge sulle malattie trasmissibili, i regolamenti possono essere emessi per un massimo di un mese alla volta. Se la situazione in Finlandia peggiorasse in modo significativo, le citate agenzie potranno modificare le loro decisioni sulle restrizioni anche in agosto. La raccomandazione del governo sul lavoro a distanza diffuso termina il 1 ° agosto ma con l’avvertenza che la questione potrebbe essere rivista se lo sviluppo dell’epidemia lo richiedesse. Sempre il governo e le autorità competenti stanno controllando attentamente lo sviluppo dell’epidemia e gli effetti della revoca delle restrizioni. Durante l’ultimo periodo di controllo (20-26 luglio), sono stati segnalati al registro delle malattie trasmissibili un totale di 51 nuovi casi. Il numero settimanale di casi è leggermente aumentato ed è ora allo stesso livello di fine giugno. Le restrizioni imposte a causa della pandemia COVID-19 sono state gradualmente eliminate e in modo controllato durante la primavera e l’estate. Il governo si prefigge di arginare l’epidemia minimizzando al contempo l’impatto negativo su persone, imprese, società e sull’esercizio dei diritti fondamentali. La compagnia aerea di bandiera Finnair, ha ricordato inoltre che dal 2 agosto riaprono i propri collegamenti da Helsinki per Milano e Roma, decisione che potrà facilitare il reciproco scambio turistico. *
https://thl.fi/en/web/infectious-diseases-and-vaccinations/wha t-s-new/coronavirus-covid-19-latest-updates/transmission-and- protection-coronavirus Giudici a orologeria e processo a Salvini: ci risiamo E così, anche Salvini andrà a processo. Sotto la mannaia di una giustizia ‘all’italiana’, malata non tanto di ‘autonomia’, o di protagonismo (quello lo lasciamo ai vari magistrati in cerca di pubblicità), quanto di politica, di falsa ideologia – l’ideologia ha a che fare con le idee, qui c’è solo da
prendere poltrone e assicurarsi un congruo vitalizio – di istruzioni dall’alto. Il processo di Salvini, in un momento in cui l’Italia è invasa da tutte le parti da barchini di ‘migranti’ – turisti – provenienti anche e soprattutto da nazioni in cui qualche volta si vive meglio che da noi, ma nazioni il cui ventre non è molle come il nostro, che stanziamo 100 milioni per le ONG in un momento in cui le famiglie e gli operatori economici non riescono ad andare avanti e a tenere aperti gli esercizi commerciali; nazioni in cui se sei condannato vai in galera, e che Dio ti aiuti; nazioni in cui noi Italiani andiamo anche a fare le vacanze, e magari qualcuno s’è anche comprato una casetta; nazioni che ci accolgono perché portiamo denaro: Algeria, Tunisia, per dirne un paio. Gente che potrebbe venire in Italia con un volo di linea, ma che preferisce il barchino ‘sganciato’ da una nave madre perché con l’aereo dovrebbe avere tutti requisiti per l’espatrio, e poi senza sovvenzioni. Col barchino, invece, in un paio d’ore di mare calmo, magari con un bell’olio abbronzante protezione 10, sono già bell’e arrivati. Trovano il pullman che li carica, li porta in albergo. Il ristorante che li rifocilla, lo Stato Italiano che li sovvenziona con una cifra quotidiana, le organizzazioni di accoglienza che li prenotano quando sono ancora al largo, e che ricevono fior di quattrini per gestirli… Insomma, se dovessimo andare in un’agenzia di viaggi, sceglieremmo senz’altro l’Italia. Con il barchino. È anche ammesso – consigliato – protestare per il cibo, per il wi-fi che non funziona bene, per il materasso che non è comodo: ma che gli raccontano, a questa gente, prima di imbarcarli? Alla fine della fiera, checchè ne dicano gli avversari politici, l’unico momento in cui sono diminuiti gli sbarchi, e di conseguenza gli esborsi dello Stato italiano, e di conseguenza anche i morti in mare, è stato quello in cui l’allora ministro Salvini ha operato con incisività e decisione, adottando l’unica soluzione possibile ed efficace: la chiusura dei porti.
Essendo, nel frattempo, andata buca ogni altra soluzione prospettata – millantata – e mai praticata, come un accordo internazionale con la Libia ed altri paesi di transito: evidentemente le forze in campo (leggi: criminalità organizzata) non hanno permesso alcun accordo. Diciamolo chiaramente: Salvini è pericoloso perché non è un fautore dell’Unione Europea Già, proprio quella organizzazione sovranazionale (già il vocabolo causa rigetto) che vuole comandare, vorrebbe comandare, comanda, comanderà, continua a comandare in Italia. Tenendoci per gli attributi, cioè tenendoci per un debito pubblico dovuto in massima parte a interessi sul debito, che potremmo in un attimo decidere di azzerare, come hanno fatto alcuni. Per esempio, la Germania non ha mai pagato i suoi debiti di guerra, eppure ha goduto degli interventi economici anche dell’Italia al momento della riunificazione delle due Germanie. Ora con il Recovery Fund, riceviamo in prestito il denaro che noi stessi abbiamo versato nelle casse della UE; per impiegare il quale dobbiamo redigere un piano di spesa da sottoporre alla Commissione europea per l’approvazione. E il MES si staglia all’orizzonte, pericoloso portatore di Troka. Intanto le attività che sono l’ossatura della nostra economia chiudono, sacrificate anche dalle norme anti-covid, procrastinate fino alla fine di ottobre: salvo rimando, molto probabile. Da Mani Pulite in poi – ma forse anche da
prima – assistiamo all’uso politico della Magistratura Mani Pulite ha distrutto il partito di maggioranza relativa, l’allora Democrazia Cristiana, e non solo. Sono passati per il tritacarne uomini politici ‘pericolosi’, come Craxi, che, anche se a qualcuno non piace, è stato un grande statista. Un pensiero a chi si è suicidato in carcere, e a chi ha visto la propria vita distrutta. Quello che è uscito indenne da tutte le indagini è stato il PCI. Per disposizioni dall’alto? Forse i nostri pronipoti potranno saperlo, e conoscerne anche i nomi di chi ha dato gli ordini. Come i processi a Berlusconi, il processo a Salvini è un processo politico, e questo è sotto gli occhi di tutti. Come è sotto gli occhi di tutti che anche le indagini su Fontana sono orientate politicamente: nessuno si è preoccupato di indagare sugli 11 milioni di euro dei cittadini che Zingaretti ha utilizzato per acquistare mascherine che poi non s’è ben capito se sono andati in fumo o no. 11 milioni, e non 500.000 euro come nel caso lombardo. Nessuno s’è preoccupato di farcelo sapere. È sotto gli occhi di tutti che Bocelli ha dovuto chiedere scusa, e rimangiarsi ciò che aveva liberamente espresso, perché quel messaggio non doveva passare, e il cantante avrebbe perso gli agganci che sono necessari per non essere inghiottito dall’oblìo. È sotto gli occhi di tutti che Renzi ha cambiato all’ultimo il proprio voto a favore di Salvini, probabilmente perché è riuscito ad ottenere qualcosa, in cambio di un voto che avrebbe spedito il ‘Capitano’ davanti al magistrato di Palermo. Forse l’insabbiamento della indagine CONSIP, che sta trascinando Lotti, mentre Renzi Sr. ne rimane fuori? È sotto gli occhi di tutti che il governo sta sfruttando l’emergenza Covid come uno spauracchio per evitare la messa in mora di una compagine che ormai si regge sugli stecchini. È sotto gli occhi di tutti che questo governo è pasticcione, impreparato, incompetente, fazioso, e che le sue delibere sono per lo più targate DPCM,
l’uomo solo al comando. È sotto gli occhi di tutti che il nostro ministro della Salute non è preparato per quel compito, e che il vero ministro è Sileri. È sotto gli occhi di tutti che la Lamorgese è una burocrate messa al posto di Salvini solo per obbedire a certe disposizioni, che certamente non contemplano misure che possano arrestare il flusso migratorio in entrata – in pratica, l’invasione – nel nostro territorio: anche lei risponde a precise istruzioni dall’alto. È sotto gli occhi di tutti – e anche sulle pagine dei quotidiani – la frase che Palamare ha pronunciato, riportata da una intercettazione telefonica, per cui “Salvini ha ragione, ma bisogna fermarlo”. Solo questo dovrebbe far cadere un governo come il nostro. Ma poi, ‘chi’ vorrebbe far cadere Salvini? Certamente il nostro governo, che risponde ai diktat europei, i quali sono frutto di un controllo superiore: infatti anche l’UE è uno strumento, come sono uno strumento i politici europei, longa manus di certi poteri. E andando a ritroso, percorrendo la scala gerarchica non dichiarata si arriva ad una ‘cupola’, i cui agenti non sono – o sono – facilmente identificabili: certamente non dall’uomo della strada, ma da chi è addentro alle segrete cose. Mentre un po’ di fumo negli occhi arriva da un Mattarella che commemora la strage di Bologna – i cui esecutori non sono mai stati individuati, nonostante gli otto ergastoli a Mambro e Fioravanti, palesemente non colpevoli almeno di quella strage – e quella di Ustica: i cui colpevoli sono evidenti ed individuati, ma non è possibile dirlo perché il colpevole è un paese che condivide con noi la presenza nella NATO. Il processo a Salvini è un processo politico, ed è anche un processo ad orologeria, nella migliore tradizione
dalla giustizia-clava adoperata da una sinistra che, quando non riesce a battere gli avversari politici nelle urne, lo fa cercando vie traverse A settembre, se non saranno rimandate, ci sono le amministrative, e fa comodo scrivere sui giornali delle malefatte di Salvini, che ha ‘sequestrato’ i migranti della Open Arms, allo scopo di far perdere voti ad una destra che è già maggioranza nel paese. La Lamorgese lo ha fatto molto più a lungo, quando per 11 giorni ha impedito lo sbarco della Ocean Viking con 104 profughi a bordo, giusto per non compromettere la tornata elettorale in Umbria. Lo sbarco è stato autorizzato solo dopo il – rovinoso – risultato delle urne, nonostante il puerile escamotage. Con Salvini al governo, le ONG erano state attivissime nella protesta e nella denuncia di presunte violazioni da parte del ministro, con esposti alla magistratura, puntualmente accolti e tramutati prontamente in richieste – da parte dei magistrati – di procedimenti penali. Nel caso Lamorgese nulla di tutto ciò è stato fatto, né denunce da parte della Open Arms, né interventi della magistratura. Questo appalesa, se ce ne fosse ancora bisogno, la presenza di una camera di regia occulta lucida e precisa. In realtà, oltre agli onorevoli di varia estrazione partitica, anche la magistratura di Agrigento si era recata più volte a bordo delle navi al largo di Lampedusa. Nel caso Lamorgese – che non esiste, in pratica – nessun intervento. Sostanzialmente si è trattato della stessa situazione che era stata considerata passibile di procedimento penale, ma all’epoca il ministro era Salvini. Né le ONG, che secondo alcuni quotidiani sono foraggiate nientemeno che dal miliardario ebreo ungaro-americano George Soros, hanno mai inteso denunciare un governo di sinistra.
Ci auguriamo che la verità venga fuori. Ciò che l’ex ministro dell’Interno ha fatto, è stato bloccare sbarchi altrimenti incontenibili, come sta succedendo ora, nell’interesse dell’Italia e degli Italiani, riducendo anche i morti in mare. Oggi i libici sparano addosso ai migranti in fuga. Ma già, questo amore per la nostra patria e per il nostro popolo è condannato soprattutto dall’Europa, che ci vuole trasformare in ‘europei’. Già lo siamo, per acquisizione geografica. Parafrasando Metternich, possiamo dire che ‘L’Europa è una mera espressione geografica’, definizione che il conte attribuì all’Italia. Ma eravamo nel 1847. Oggi non è più così.
Cambio della guardia all’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo in Italia Alla scadenza del 31 luglio del suo mandato alla guida della sede italiana all’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, Avital Kotzer Adari ha dichiarato che “Tanto il lavoro e tante le soddisfazioni. Straordinario l’impegno del gruppo che mi ha affiancato, risultati positivi spesso anche oltre le migliori aspettative”. L’inizio, nel 2014, non era stato facile, avendo Avital iniziato il impegno in un momento complesso, nel panorama internazionale, per la destinazione Israele . Con l’Expo la svolta Israele fu il primo Paese ad acquistare lo spazio, insieme naturalmente all’Italia, per la partecipazione ad EXPO 2015. Attraverso EXPO si è iniziato a proporre un riposizionamento della destinazione, proponendo linee innovative, come il turismo all’aria aperta, coniugandolo con la ricerca dell’eccellenza dei prodotti della terra e la scoperta dell’originalità enogastronomica. Questa linea è cresciuta in modo inaspettato, passando attraverso l’amore della direttrice per l’area di Zichron Yacov, non lontano da Cesarea Marittima, dove Avital è nata: la cosiddetta area del vino, la cui offerta è ora sempre di più entrata nella consapevolezza degli italiani grazie anche alle numerose strategie di comunicazione legate ai contenuti
prodotti dalla stampa . L’attività con il settore professionale La direttrice Avital ha dato in questi 6 anni di direzione un impulso decisivo per l’attività con gli operatori del settore. Da una parte ha promosso azioni di grande respiro culturale legate alle linee più tradizionali come, per esempio, la partecipazione a convegni di contenuto archeologico in collaborazione con autorevoli istituzioni come la Curia di Bergamo o Milano, la Biblioteca Ambrosiana o la Soprintendenza Archeologica di Milano attraverso una efficace collaborazione con le opere di pellegrinaggio e gli operatori del turismo religioso. Dall’altra ha raggiunto grandi successi nel settore del turismo generalista attraverso la realizzazione di collaborazioni con i più importanti tour operators e con le principali reti di agenzie nazionali, con cui sono stati siglati accordi di commercializzazione e promozione che hanno visto l’organizzazione di eventi dedicati, sponsorizzazioni di convegni e presentazioni in tutto il territorio italiano. Oltre 2.500 gli agenti di viaggio incontrati mediamente ogni anno, 1.200 i sacerdoti contattati verso i quali viene svolta una costante attività di informazione, più di 100 gli uffici diocesani costantemente oggetto di comunicazione, oltre 30, tra tour operators, organizzatori di pellegrinaggi e reti di nuove agenzie che in questi ultimi anni hanno dedicato una programmazione specifica alla destinazione Israele, aggiungendo così la loro attività a quella dei marchi già precedentemente presenti sul mercato italiano, per un totale di oltre 100 aziende costantemente in contatto con l’Ente e con una programmazione dedicata alla destinazione.
Rinnovamento ed innovazione delle linee “Israele è un Paese magnifico: il mio sogno è stato fin dall’inizio quello di aprire lo scrigno contenente i tesori della mia terra” aggiunge Avital. Turismo famigliare Fino a 6 anni fa questa tipologia di turismo sembrava, per gli italiani, lontana dall’offerta Israele. Soprattutto a seguito di importanti riconoscimenti, come, per esempio, Tel Aviv eletta da parte di Condè Nast la città con le migliori spiagge cittadine di tutta l’area del Vicino Oriente, la direttrice si è impegnata per far crescere il turismo per la famiglia, linea nella quale ha creduto moltissimo anche come mamma di due bimbe. Turismo all’aria aperta Parlare di turismo all’aria aperta coniugandolo con la destinazione Israele oggi non stupisce più: il lavoro di questi anni ha fatto in modo che i meravigliosi parchi di Israele (ben 54) e le relative attività possibili in essi, dall’osservazione degli uccelli all’indagine archeologica, dall’Israel Trail al Gospel Trail, entrassero nelle aspettative degli italiani appassionati di turismo all’aria aperta. Non dimentichiamo poi la straordinaria promozione dei “Cammini” che legano Israele ad antiche tradizioni di movimenti religiosi. Deserto
“Far conoscere il deserto scolpito di Israele è stata fin dall’inizio uno dei miei obiettivi” spiega Avital. Oggi il deserto del Negev rientra nell’elenco delle destinazioni degli appassionati di marcia, di sport estremi, di bicicletta montana, ma anche degli amanti dello yoga o del relax grazie ad un investimento nella comunicazione e all’apertura del nuovo aeroporto di Ramon e ai voli, uno anche diretto, che consentono di raggiungere con solo tre ore di volo quest’area del Paese che vanta 350 giorni di sole all’anno. Il turismo spirituale ha poi trovato nel deserto un luogo privilegiato per offrire un’esperienza unica e non ripetibile in altri luoghi, tra storia e natura, tra chiese bizantine e animali citati nella Bibbia. Moda, cibo e design L’attività di comunicazione è riuscita a far crescere queste linee, aprendo le porte soprattutto alla vivacità delle due città che racchiudono l’anima del Paese: Gerusalemme e Tel Aviv. Proprio in queste due città sono stati organizzate attività come servizi fotografici di moda o viaggi stampa per far conoscere l’aspetto più piacevole della destinazione, tra cibo, design, arte e architettura. Anche la collaborazione ad importanti eventi come I 100 anni del Bauhaus organizzato in collaborazione con l’Ente Germanico per il Turismo hanno certamente contribuito a far entrare Israele in un ambito turistico fino a questo momento sconosciuto. Due città Due città, un solo respiro. Gerusalemme e Tel Aviv si armonizzano e si completano nella loro apparente diversità. 6 anni di attività, supportata anche da una massiccia campagna
ADV, soprattutto televisiva, hanno portato alla creazione unica di una linea nella quale il Ministero del Turismo di Israele ha creduto moltissimo e che oggi si inserisce perfettamente nell’immaginario dell’italiano desideroso di disconnettersi dalla realtà per trascorrere uno spensierato fine settimana lungo. Israele sempre giovane Senza dubbio una sfida vinta quella di presentare Israele come una destinazione perfetta per i giovani che, grazie all’ingresso delle compagnie aeree economiche nel mercato, attraverso la cosiddetta politica degli Cieli Aperti, oggi si recano a Tel Aviv per trascorrere un fine settimana lungo tra divertimento e relax e un pizzico di cultura: impensato tutto questo fino a 6 anni fa, tipologia di vacanza possibile oggi grazie alle nuove rotazioni che hanno preso vita in questi anni, da Venezia, Bologna, Napoli e Catania, oltre che da Roma e Milano. Lo sport e la Grande partenza “Qui possiamo davvero … dare i numeri. 5 maratone, con in primo piano quella di Gerusalemme a correre la quale abbiamo portato atleti e personaggi noti, da Gianni Morandi a Giorgio Calcaterra” illustra Avital. E ancora: “Israele oggi è conosciuta come meta ideale per il turismo sportivo e la richiesta in questo settore è in costante crescita”. Senza dubbio un impulso eccezionale è stato dato dalla Grande Partenza del Giro d’Italia nel 2018 che ha visto protagonista Israele e ben 20 milioni di telespettatori incollati a scoprirne la varietà e lo splendore dell’offerta turistica aumentando del 135% la ricerca fatta dagli utenti
relativamente a Israele come meta turistica. “Un risultato per ottenere il quale abbiamo utilizzato tutti i mezzi a nostra disposizione: organizzazione di viaggi stampa dedicati, serate di gala, uno speciale cartaceo realizzato con il circuito di Gazzetta dedicato alla scoperta dei luoghi del Giro, un angolo allestito durante la fiera BIT 2018” conclude Avital. L’attività di promozione per il settore dello sport ha visto l’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo prendere parte, in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, al giro di Sicilia nel 2019, in occasione dell’apertura della connessione voli Catania – Tel Aviv. Alcuni progetti speciali hanno contribuito in modo eccezionale a collocare Israele in un contesto comunicativo assolutamente nuovo: il progetto #israeledagirare, realizzato in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia diretto da Bartolomeo Corsini sotto la direzione artistica di Maurizio Nichetti; 5 progetti collegati a 5 gruppi dell’ultimo anno accademico degli studenti del centro che, volati in Israele, hanno realizzato altrettanti video con la freschezza e gli occhi di giovani futuri registi. “Ho curato personalmente i contenuti e ho lottato per realizzare questo progetto per il quale l’Ente è stato poi anche premiato dal GIST, Gruppo Italiano Stampa Turistica, con il premio ICA, Information Campaign Awards 2017 per il miglior progetto di comunicazione realizzato da un Ente del Turismo nell’anno di riferimento” aggiunge Avital. Il progetto Mondadori, svolto in collaborazione con i principali negozi del circuito, coinvolgendo il pubblico attraverso la distribuzione di materiale informativo e gadget, conclusosi con una mostra fotografica al negozio di Piazza del Duomo, realizzato come attività di rafforzamento della
campagna Two Sunny Cities One Break. Anche l’attività di promozione realizzata in collaborazione con Coin ha avuto la medesima finalità, raggiungendo così complessivamente e direttamente per le due attività oltre 3.000.000 di persone. Il concorso “Negev Adventure Corri con noi” costruito in partnership con il settimanale Donna Moderna, finalizzato alla promozione della linea ‘deserto’, che ha visto raccontare il Negev in ben 32 numeri della rivista e ha raggiunto attraverso le pagine internet e dei sociali ben 16 milioni di utenti. “Il mio cuore rimane qui in Italia, che è diventata la mia seconda casa. Insostituibile è l’amore verso la mia terra, ma l’Italia ha rappresentato un eccezionale momento di crescita professionale e personale. Sono orgogliosa dei risultati che sono riuscita ad ottenere, degli oltre 190.000 italiani che hanno visitato Israele nel 2019 e della crescita ottenuta di oltre il 27%. Con grande soddisfazione sono riuscita a far conoscere in modo sempre più ampio il volto di Israele. Questo ritengo essere stato il successo più importante del mio lavoro: aver dato la possibilità agli italiani di conoscere interamente Israele, anche negli ambiti fino a poco tempo fa ignorati, avendo aperto le porte con grande passione a nuove linee che nei prossimi anni potranno essere sempre più sviluppati. Ora sono pronta per nuove sfide. Ringrazio tutto il mio gruppo di lavoro, senza il quale tutte queste attività e questi sogni non sarebbero stati realizzati. Aspetto ora tutti gli amici in Israele” ha concluso Avital.
Marsala, degrado ambientale: dopo anni arriva la demolizione del rudere in largo Gaspare Capizzo In corso la demolizione del casolare pericolante di largo Gaspare Capizzo, nell’area portuale di Marsala. Seppur vicinissimo all’isola ecologica del “Salato”, da decenni quel rudere in area demaniale è stato trasformato in una discarica a cielo aperto. Più volte ripulito dal Comune – pur non avendone la
responsabilità – , il casolare diroccato veniva puntualmente ricolmo dai rifiuti, rendendo la zona indecorosa e maleodorante. “Cancelliamo un degrado ambientale che si prolunga da anni e che ora sarà solo un brutto ricordo per la nostra città, afferma il sindaco Alberto Di Girolamo. Se i responsabili avessero provveduto negli anni a mettere in sicurezza il sito, oggi non ci troveremmo in una situazione così indecorosa. In più, la notevole presenza di rifiuti di ogni genere e di amianto, sta prolungando i lavori”. Da diversi giorni, infatti, operatori e mezzi dell’Energetikambiente prelevano e trasportano in discarica i
rifiuti, presenti fino a stamani in grande quantità anche nello strato sottostante i precedenti crolli di tufi perimetrali. Da informazioni assunte tramite l’Ufficio Circondariale Marittimo e il Demanio Pubblico, nonché dagli accertamenti da parte degli Uffici comunali, non è stato ancora possibile risalire ai responsabili di questo degrado. Tuttavia, la bonifica e la messa in sicurezza di quell’area era urgente e il sindaco Di Girolamo è intervenuto con propria ordinanza, alla luce anche della relazione dell’Ufficio Pubblica incolumità da cui si evince che il fabbricato era privo di staticità tale da garantire stabilità e sicurezza dei muri perimetrali.
L’Asd Grottaferrata calcio a 5 (serie C2) “sposa” la Nike. Il presidente Masi: “Un accordo storico” Grottaferrata (Rm) – L’Asd Grottaferrata calcio a 5 sta facendo davvero le cose in grande. Non solo a livello tecnico, visti i nomi dei primi acquisti ufficializzati dal club castellano, ma anche a livello strutturale e organizzativo. In questo ambito rientra l’annuncio dato ieri dal sodalizio del presidente Manuel Masi nella sede societaria di via del Boschetto 51: “Abbiamo stipulato un accordo biennale di collaborazione con la Nike, un fatto storico – dice il massimo dirigente con evidente orgoglio – Oltre alla fornitura di abbigliamento sportivo per la squadra, avremo la possibilità di gestire il merchandising sul territorio sia online che nella nostra sede e questo è motivo di grande orgoglio”. Felice per l’importante accordo anche il direttore generale Alessio Passerini: “Devo ringraziare Walter Antonini che ha fatto da tramite tra la nostra società e la Nike e ha permesso la positiva conclusione della trattativa. Un ulteriore motivo di crescita per l’Asd Grottaferrata calcio a 5 che si lega ad un marchio prestigioso come quello della multinazionale americana”. Presente per un saluto anche il sindaco di Grottaferrata Luciano Andreotti: “Ho voluto presenziare a questo evento per fare i complimenti al club del presidente Masi che sta crescendo in maniera notevole. Sono una società giovane e con tanto entusiasmo, hanno molta voglia di fare e cercano di rappresentare al meglio il nome della città, quindi dal sottoscritto troveranno sempre porte aperte. Non ho mai seguito il calcio a 5, ma accetterò con molto piacere il loro invito per la prima partita di campionato”. A livello
istituzionale è spiccata anche l’entusiastica presenza della presidentessa del Consiglio comunale, l’avvocato Francesca Maria Passini: “Come rappresentante del Comune di Grottaferrata sono felice di vedere crescere rapidamente questa nuova realtà sportiva. Nel nostro paese un club di calcio a 5 è praticamente un inedito e anche nel territorio non ci sono tanti altri esempi. Inoltre l’Asd Grottaferrata calcio a 5 si sta muovendo con passi importanti ed ambiziosi, come dimostrano l’acquisto di una sede e anche quello di un pullman societario per affrontare le trasferte. Auguro a questa nuova realtà di portare il nome della nostra città sempre più in alto”.
Chiara Colosimo (FdI) a “Ci vediamo a via Veneto”: tante le battaglie portate avanti per le classi più deboli fino alla legge sull’autismo Chiara Colosimo Consigliere Regionale del Lazio per Fratelli d’Italia ospite di Chiara Rai per la puntata di sabato 1 agosto di “Ci vediamo a via Veneto” che sarà trasmessa a partire dalle ore 18. Un’intervista che si svolgerà all’esterno dello storico locale dell’Harry’s Bar, direttamente sulla strada della “Dolce Vita”.
Frascati Scherma, Aspromonte sveste i panni da atleta: “Voglio dedicarmi totalmente alla vita da maestro” Frascati (Rm) – L’ultima diretta Facebook sulla pagina ufficiale del Frascati Scherma è stata a dir poco scoppiettante. Il protagonista assoluto è stato Valerio Aspromonte che ha spiegato la decisione di appendere il fioretto al chiodo e di dedicarsi esclusivamente alla vita da maestro. “Supportato dal mio gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, avevo già elaborato l’idea di completare il quadriennio olimpico e poi smettere. D’altronde da un anno e
mezzo ho iniziato ad allenare un’atleta fortissima come Camilla Mancini e questo impegno si è aggiunto a quello sempre più intenso coi bimbi del “Pio XII” (il “polo” romano del Frascati Scherma, ndr). Per fare questo, devo impiegare tanto tempo per studiare cose nuove e guardare video di altri atleti per conoscerne le caratteristiche. Nella mia vita schermistica sono sempre stato abituato a dare il mio 110% e in questo momento ho preferito scegliere di darlo nell’insegnamento e non nell’attività agonistica. Credo sia stato il momento giusto per farlo: ho raggiunto livelli ottimi da atleta ed è anche giusto non buttare una carriera come la mia “alle ortiche”. E’ meglio lasciare un bel ricordo piuttosto che trascinarsi per qualche anno nel finale di carriera. Negli anni mi sono un po’ logorato fisicamente, ma anche mentalmente e quindi questa era la scelta giusta da prendere”. Trovare un “nuovo Aspromonte” sembra essere un’impresa complicata: “Non vedo ragazzi che mi somigliano, tante volte il mio carattere è stato ingombrante e da giovane ero molto meno serio degli atleti attuali. Ci sono due fiorettisti che mi piacciono tantissimo e sono Guillaume Bianchi (anche lui atleta del Frascati Scherma, ndr) e Tommaso Marini: esprimono una bella scherma e un certo tipo di carattere in pedana, frutto di una buona e sana strafottenza”. Il percorso di Valerio Aspromonte nel mondo della scherma inizia nel lontano 1995: “Un giorno vinsi una garetta nella mia scuola di Grottaferrata, la “Virgo Fidelis”. La presenza di Sasà Di Naro (poi diventato suo maestro, ndr) fu decisiva per la mia scelta. Le gare che più ricordo con maggior piacere sono la vittoria nel mondiale Giovani in Corea del Sud che rappresentò il mio primo importante successo e poi successivamente il trionfo in una gara di Coppa del Mondo Assoluti a Venezia, una delle due tappe della competizione che ho vinto in carriera. L’oro olimpico a squadre di Londra 2012? E’ stata un’emozione fortissima, ma ciò che ricordo con maggior piacere è stato tutto il percorso per arrivare a quel titolo”. Nel ripercorrere alcuni passi della sua prestigiosa carriera, Aspromonte ha anche parlato del giapponese Yuki Ota: “E’ stata
la mia bestia nera, non sono riuscito mai a batterlo, ma forse anche perché ne ho avuto sempre un grandissimo rispetto. Ora è presidente federale giapponese e tutto quello che sta facendo ora da dirigente lo rende ai miei occhi ancor più speciale”. Per Valerio Aspromonte c’è stato anche il “tributo” in diretta Facebook del presidente Paolo Molinari: “Non abbiamo mai parlato della sua possibilità di fermarsi come atleta, ma credo che il passaggio di Valerio alla carriera magistrale sia stato naturale e che fosse nell’aria. Sta facendo bene in questo nuovo percorso e ci mette tanta passione. Il lavoro che hanno portato avanti al “Pio XII” lui con Sasà Di Naro e recentemente con Guido De Bartolomeo è stato veramente notevole. Da atleta ci ha regalato grandi emozioni che rimarranno per sempre nella storia del nostro club. Abbiamo vissuto pure un momento molto difficile in cui c’è stata l’ipotesi che andasse via, ma lui è uno dei simboli più importanti del Frascati Scherma e siamo felici di aver speso tante energie per trattenerlo”.
Scuola, Azzolina ipotizza lezioni a distanza per le superiori “A settembre dobbiamo tornare tutti a scuola in presenza. La didattica digitale è stata pensata per le scuole superiori e si può prevedere anche per un giorno a settimana, ma è un esempio e comunque sarebbe solo per ragazzi dai 14 anni in su”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina a Uno Mattina, in merito alla possibilità di lezioni a distanza. “In un Paese civile i concorsi andrebbero fatti ogni due anni, come succede in Europa. Il nostro obiettivo è svolgere questi concorsi e programmare il fabbisogno. Il concorso straordinario è per 32mila posti e verrà fatto a breve, entro
la prima settimana di ottobre o giù di lì. E’ importante perché darà stabilità ai nostri docenti e ai nostri studenti”. “Ci vorranno tanti supplenti in più e quindi tanti investimenti. Nel decreto rilancio un miliardo di euro andrà ai supplenti: sia al personale docente sia al personale Ata. Si tratta di una prima tranche, con lo scostamento che abbiamo votato avremo ulteriori fondi. Avremo all’incirca più 50mila insegnanti e personale Ata, potremmo chiamarlo ‘personale Covid’ ma spero che a lungo andare possa servirci per ridurre l’affollamento delle classi e le classi pollaio”, ha detto ancora Azzolina a Uno Mattina. Latina, immigrati positivi al Covid-19: monta la protesta Viste le notizie di cronaca che si susseguono preoccupanti in
queste ore circa il numero di contagi tra i migranti tunisini giunti a Latina martedì sera e circa il tentativo di fuga che ci sarebbe stato all’arrivo a Cori degli altri 43 non positivi al Covid, la Lega di Latina e la Lega Giovani provinciale e comunale hanno organizzato per domani 31 luglio 2020 alle 19 un sit-in davanti la Prefettura in Piazza della Libertà. Così il coordinatore Comunale di Latina, Armando Valiani e i coordinatori dei giovani a livello provinciale, Marco Maestri e comunale, Alessandro Palmiggiani. «Vogliamo ribadire – spiegano – la nostra contrarietà alla politica degli sbarchi che questo governo sta incoraggiando, ma sopratutto vogliamo difendere il diritto alla salute dei nostri concittadini. Dopo i sacrifici del lockdown importare casi da migranti che non fuggono dalle persecuzioni è quanto di più folle ci sia. Auspichiamo dunque che i trasferimenti si fermino e che chi arriva nel nostro paese attraverso il traffico di esseri umani sia immediatamente rimpatriato. In ogni caso non possiamo accettare che chi arriva tenti subito la fuga facendo perdere le sue tracce. Servono maggiori controlli e una sorveglianza assidua di queste persone»
Albano Laziale: “Criticità sul programma integrato Santa Palomba” Dopo le note ufficiali dall’Amministrazione Comunale, alle quali ancora non è stata data risposta, il Sindaco Nicola Marini, insieme a diverse Associazioni e semplici cittadini, il Sindaco Nicola Marini ha firmato le osservazioni che evidenziano le innumerevoli criticità legate alla realizzazione del Programma Integrato “Santa Palomba”, da inviare alla Città di Roma per il tavolo di confronto organizzato su tale questione.
«Questo Programma Integrato prevede un intervento urbanistico molto pesante, perlopiù residenziale, con la costruzione di circa 1.000 appartamenti che ospiteranno 3/4mila persone in un terreno completamente libero subito a ridosso dei nostri confini comunali – commenta il primo cittadino – Vista la dislocazione, le migliaia di nuovi abitanti non potranno che ricercare i servizi nei Comuni limitrofi tranne che a Roma, distante più di 20 km. Senza considerare le ripercussioni ambientali e di viabilità». Omicidio Serena Mollicone e morte Santino Tuzi, un giallo ancora tutto da chiarire:
l’approfondimento con l’Avv. Leonardo Lastei Fissata per l’11 gennaio 2021 la prima udienza del processo per la morte di Serena Mollicone, la 18 enne di Arce scomparsa il 1 giugno del 2001 e trovata morta, dopo due giorni, in un boschetto a Monte San Giovanni. A giudizio l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e il figlio Marco accusati di concorso in omicidio. Stessa imputazione per il maresciallo Vincenzo Quatrale che deve rispondere anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi e per all’appuntato Francesco Suprano accusato anche di favoreggiamento.
Officina Stampa del 30/07/2020 – l’Avvocato Leonardo Lastei penalista e patrocinante in Cassazione spiega quelli che potranno essere i risvolti giudiziari delle vicende Mollicone e Tuzi Una vicenda, quella della morte di Serena, che inizialmente ha visto indagato un carrozziere, Carmine Belli, con cui si sospettava la giovane avesse un appuntamento. Ma fu poi prosciolto. La svolta arriva nell’aprile del 2008 quando il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi, ascoltato come persona informata sui fatti, riferisce che il giorno della scomparsa di Serena aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola. Viene quindi predisposto un confronto tra il Brigadiere Tuzi e il Maresciallo Mottola ma tre giorni prima dell’incontro in Procura il Brigadiere viene trovato morto. Serena Mollicone, dunque, la mattina del primo giugno 2001 dalle 11.30 alle 14.30, si trova nella caserma dei Carabinieri di Arce per, stando alle parole di Guglielmo Mollicone, denunciare lo spaccio di droga che avveniva in paese.
Officina Stampa del 30/07/2020 – Il video servizio che ripercorre la vicenda che vede imputate 5 persone, tra le quali l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, per concorso in omicidio Gli inquirenti ricostruiscono il fatto: Serena Mollicone sarebbe stata colpita mortalmente dal figlio di Mottola, Marco, probabilmente facendo sbattere la testa di Serena contro una porta all’interno della caserma o meglio all’interno dell’appartamento in dotazione al comandante della Stazione e alla sua famiglia e poi sarebbe stata portata nel bosco dell’anitrella, un luogo che ormai conserva solo dolore, cordoglio e ricordo. Un luogo che ha cambiato il suo nome da Fonte Cupa a Fonte Serena.
Officina Stampa del 30/7/2020 – L’intervista esclusiva di Chiara Rai a Guglielmo Mollicone che parla del carcere di Arce vicino alla stazione dei carabinieri Una morte quella di Santino Tuzi tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero Diverse le “stranezze” in un giallo dalle tinte forti tutto da chiarire. Basti pensare che dietro il sedile dell’auto di Tuzi è stato rinvenuto il fodero della sua pistola di ordinanza mentre nel verbale riportato nell’istanza di archiviazione si fa presente che il fodero della pistola si trovava nell’armadietto del Brigadiere.
Officina Stampa del 30/7/2020 – Il video servizio sulla morte del Brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi O ancora ci si chiede come mai non sarebbe stata effettuata un’analisi dell’arma di ordinanza relativamente al proiettile rinvenuto nell’autovettura? Come si fa a dichiarare che quell’ogiva appartenga alla pistola rinvenuta sul sedile dell’auto di Tuzi? Per altro il brigadiere dopo essersi sparato al petto avrebbe avuto la calma e la lucidità di adagiare l’arma sul sedile. Inoltre sulla pistola non vengono rinvenute le impronte di Tuzi, se non una impronta parziale e latente della mano sinistra, quando Tuzi era invece destrorso.
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