FEBBRAIO 2020 - "Galileo Galilei" | Caravaggio

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FEBBRAIO 2020
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UNDERGROUND
         LICEO

05 L’INQUINAMENTO GLOBALE
08 A TU PER TU CON…
11 CUORE E VITA
      ATTUALITÀ

12 IL RICORDO DI UN MURO
14 “NAUFRAGHI SENZA VOLTO”
      RECENSIONI

16 LE OTTO MONTAGNE
       GLOPPETE

20   L’AMICIZIA PREVALE SU TUTTO, ANCHE
SULL’AMORE

22 LA RICERCA DELLA FELICITÀ
24 L’ORDINE DEGLI ANGELI CUSTODI

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L’INQUINAMENTO GLOBALE:
                    Incontro con il Team Ecologico
Negli ultimi giorni, la questione legata all’inquinamento globale è diventata
una tra le tematiche più discusse. Grazie alla disponibilità di due studenti:
Simone Liberti e Beatrice Crostella, abbiamo posto loro alcune domande
per    delucidare     alcune     tematiche
affrontate dal team nella scuola.

Bene ragazzi, siete pronti?

F: Quando, come e da chi è nata l’idea
del Team ecologico?
S: Dopo il primo sciopero organizzato
dall’attivista Greta Thumberg, nella
nostra classe si è creato una sorta di
sentimento,      abbiamo   visto    un
documentario e abbiamo deciso di
portare questo aspetto così importante
dentro la nostra scuola.

F: Per quale motivo avete deciso di dare vita al Team ecologico a scuola?
B: abbiamo dato vita al team perché ci siamo accorti che nella nostra scuola,
nonostante tutti gli strumenti tecnologici che possediamo, non c’è un progetto
relativo all’ecologia.

F: Quante persone sono coinvolte nel Team ecologico?
S: Attualmente il Team conta solo 80 partecipanti tra cui alcuni professori
che sostengono le nostre idee.

F: Quali sono state le prime iniziative intraprese dal Team?
B: sicuramente le magliette che possiede ogni partecipante del Team, poi le
borracce, abbiamo sostituito i bicchieri di plastica e messo a disposizione più
bidoni per gli alunni, infine abbiamo installato il distributore di acqua in
atrio.

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        F: Sappiamo che la maggior parte degli studenti non sa riciclare
        correttamente i rifiuti. Avete pensato di realizzare un “documento” che
        riassuma come suddividere i diversi rifiuti?
        S: purtroppo ne siamo al corrente, per questo ci siamo mobilitati quasi subito
        per preparare un documento. Inoltre, consigliamo anche l’App “Janket” che
        permette di scannerizzare il codice a barre di ciascun rifiuto e specificare in
        quale bidone gettarlo.

        F: Ci sarebbe la possibilità di installare altri distributori di acqua nei
        piani superiori? Alcuni ragazzi credono che il costo dell’acqua sia
        eccessivo. In un futuro potrebbe diminuire?
                                             S: se questo progetto sarà funzionale e
                                             serviranno altri distributori non
                                             vediamo il perché non installarli. Il
                                             prezzo dell’acqua si potrà abbassare
                                             solo se un maggior numero di studenti
                                             ne usufruisce. Per esempio si è già
                                             abbassato di cinque centesimi.

                                               F: Il mese scorso sono stati piantati
                                               nuovi       alberi     nel     giardino
                                               dell’istituto. Da cosa è nata questa
                                               idea e come è avvenuta la
                                               collaborazione con gli studenti
                                               dell’istituto Cantoni?
                                               B: l’idea della piantumazione è nata
                                               grazie alla Guardia Forestale che ha
                                               regalato 50 piantine agli enti pubblici.
                                               Ci sembrava giusto rendere più green
                                               anche l’esterno della nostra scuola.

        F: Avete in progetto ulteriori piantumazioni o attività legate a questo
        ambito?
        S,B: Un’ulteriore piantumazione crediamo proprio di no, ma la salvaguardia
        di queste nuove piante sì.

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F: Avete dei progetti o delle attività future da proporre all’istituto?
S: a breve arriveranno le borracce, si spera prima delle vacanze, poi abbiamo
creato dei turni di sorveglianza durante l’intervallo dove i ragazzi del Team
“controlleranno” e aiuteranno gli studenti nel gettare i rifiuti nel giusto
bidone.

F: suggerireste agli studenti di partecipare alle manifestazioni? Ritenete
corretto che la scuola conti la vostra partecipazione alle manifestazioni
come assenza? Perché?
S,B: secondo noi è giusto manifestare, soprattutto per un grande problema
come l’inquinamento ambientale. Nel Team ci sono diverse idee, però tutte
hanno come fondamento l’ecologia. Pensiamo che anche la scuola debba dare
il suo contributo dato che è una questione che riguarda tutti.

F: dareste altri consigli agli studenti del Galilei?
S,B: beh sicuramente rispettare l’ambiente non solo a scuola ma anche al di
fuori, evitare l’uso della plastica, usare i mezzi pubblici e soprattutto evitare
di tenere le luci accese e continuare a stampare quando possiamo benissimo
usare i tablet.

Con questa breve intervista rilasciata dai due studenti che fanno parte dello
staff del Team ecologico, vogliamo sottolineare quanto sia importante la
collaborazione di tutti noi. Infine il Team ecologico non è un progetto
iniziato da una sola classe, ma una battaglia che riguarda tutti noi.

                                                       Giulia Agostina Mora, 2G
                                                              Fioretta Neotti, 2G

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                                 A TU PER TU CON….
                                 GLORIA ALBONETTI

        Dopo tre anni di insegnamento alle scuole medie fa il suo primo ingresso al
        nostro Liceo come docente di chimica, una parentesi all’Istituto Cantoni per poi
        riapprodare al Galilei in una nuova veste, quella del Dirigente Scolastico. Gloria
        Albonetti si racconta per noi di UnderGround tra sogni, obiettivi e un pizzico di
        nostalgia.

        Ha avuto due figli da giovane, come ha saputo giostrarsi tra gli impegni
        lavorativi e quelli familiari?
        Con una gran fatica! Tornavo a casa dal lavoro e aveva ancora tutto da sistemare
        e i figli da accudire. Mi ha agevolato il fatto che entrambi abbiano deciso di
                                     iscriversi a questo Liceo mentre io ci insegnavo, così
                                     potevo tenerli d’occhio (ride ndr). Ora è molto più
                                     semplice, siamo solo io e mio marito in casa, il
                                     primo figlio vive a San Francisco, mentre il secondo
                                     è in partenza per Singapore.

                                     Come ha vissuto le superiori da studente?
                                     Io alle superiori sono andata al Sarpi, un ambiente
                                     molto selettivo e noi studenti ne eravamo coscienti.
                                     Arrivati lì il primo voto che ho preso in una versione
                                     di latino è stato 5.5, ma non mi sono certo
                                     scoraggiata. Sapevo che sarebbe stata così, ma
                                     sapevo che avevo anche la forza e le capacità e
        nonostante queste difficoltà iniziali sarei riuscita a giungere al mio obiettivo. Si,
        avevo molta fiducia nelle mie capacità!

        Cosa l’ha spinta a voler diventare dirigente?
         Ho fatto per molti anni il collaboratore del Dirigente che mi ha preceduto, il
        professor Erbetta. Quindi, quando è andato in pensione, ho pensato che fosse il
        momento per provare esperienze diverse. Amo cambiare per rendere la mia vita
        meno monotona.

        Quali sono le differenze principali nel rapporto con gli studenti da
        professore e da dirigente?
        Il rapporto con gli studenti da insegnante è stato bellissimo, ricordo che
        indossavo il camice del laboratorio di chimica la mattina e lo toglievo solo alla

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fine delle lezioni perché portavo i
miei studenti il 90% delle volte in
laboratorio. Questo mi manca
molto, perché questo rapporto con i
ragazzi e le ragazze ti mantiene
giovane, mentre per forza di cose da
dirigente sono più attenta al punto
di vista amministrativo, ci si sente
più soli quando si dirige.

Cosa comporta il dirigere?
Organizzare e gestire un sistema, un’istituzione che ha un suo indirizzo politico,
una sua missione, una sua visione, io da dirigente ho il compito di gestire e
organizzare quello che si è deciso di fare. Controllare anche che tutto proceda
secondo gli obiettivi.

Esclusi gli anni da studente è da 35 anni all’interno della scuola, nota dei
cambiamenti tra i giovani di ieri e di oggi?
A mio parere oggi ci sono delle fragilità più evidenti, se ai tempi si prendeva un 5
non se ne faceva una tragedia, ora molti di fronte ad insuccesso scolastico si
demoralizzano e si scoraggiano. Si era più determinati, meno fragili, perché gli
insuccessi ci sono e bisogna superarli. Si è meno resilienti, questa capacità di non
scoraggiarsi di fronte ad un insuccesso e anzi essere capaci di riorganizzarsi
mettendo in luce le criticità che hanno portato a ciò.

A cosa è dovuta questa fragilità?
Secondo me non è dovuta alle aspettative personali o a quelle dei genitori.
Quando io ero piccola, molti milioni di anni fa, i miei genitori non è che
tollerassero tanto “se vai bene, bene, se no vai a quel paese”, e volavano i
coppini! Ora non è più così, i genitori sono anche molto amici dei figli, forse
troppo. Qualche volta il rischio è quello di cambiare il ruolo di amico con quello
del genitore per non perderne l’affetto. Questo ambiente ovattato non li tempra
alla vita adeguatamente.

Cosa le piace di più e cosa invece meno del suo lavoro attuale?
A me piace molto progettare, innovare, far crescere, vedere che l’istituzione che
dirigo fa passi avanti sensibili, mi piace cambiare. Mi piace molto meno l’aspetto
amministrativo e burocratico. È un lavoro molto differente da quello
dell’insegnante, ora probabilmente se entrassi in una classe dopo 14 anni

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        dall’ultima volta non sarei più capace di stare di fronte a 20 ragazze e ragazzi
        preparati sulle cose che ho studiato. Non so se riuscirei più ad avere quell’impatto
        che avevo prima

        Le manca dunque insegnare…
        Effettivamente si, ogni tanto mi viene il desiderio di tornare alle origini, sono
        d’accordo con il professor Aresi (uno dei suoi collaboratori ndr) per fare una
        lezione di chimica in una delle sue classi del linguistico, vedremo.

        Dopo la parentesi al Cantoni è tornata al Galilei, cosa l’ha spinta a questo
        ritorno?
        Volevo tornare nella scuola da dove ho cominciato, dove mi sono trovata bene e
        dove ho ritrovato un sacco di amici, infatti buona parte dei docenti che tutt’ora ci
        lavorano sono stati miei colleghi in passato. Qui hanno studiato entrambi i miei
        figli, ha studiato mia sorella quindi è proprio la scuola del mio destino.

        Cosa differenzia il Galilei rispetto alle altre scuole?
        Difficilmente si trova una scuola così bella e ben curata, inoltre è in un’unica
        sede, un vantaggio per l’amministrazione. Si respira un’aria culturale che non è
        presente in tutte le scuole per merito sia degli studenti che dei docenti.

        Quale obiettivo si pone in questa scuola da dirigente?
        Valorizzare l’aspetto progettuale in ambito scientifico. Abbiamo rifatto il
        laboratorio di fisica, quest’anno rifaremo tutta la biblioteca che renderemo
        digitale. Il mio valore aggiunto, ciò che credo di poter portare è una spinta
        innovativa dal punto di vista della strumentazione, della tecnologia nei laboratori
        scientifici.

        Ci racconta la situazione più insolita che le sia mai capitata a scuola?
        Sicuramente quando ho iniziato la carriera da Dirigente Scolastico all’Agraria di
        Treviglio e mi sono trovata un allevamento bovino da portare avanti, il fatto di
        essere un allevatore di bestiame mi era molto molto strano visto che non avevo
        mai fatto questo lavoro e non conoscevo il campo dell’agricoltura.

        Una frase ad effetto per concludere?
        Sicuramente quella che ho fatto scrivere nel laboratorio di fisica di Albert
        Einstein: “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno
        sprovveduto che non lo sa e la inventa”

                                                                     Filippo Milanesi, 5H

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LICEO

                CUORE E VITA:
le classi quarte alle prese con il Defibrillatore
Nell’atrio del nostro liceo, così come in palestra, è
presente un apparecchio DAE, un Defibrillatore
Automatico Esterno. Ma che cos’è esattamente e
come e quando può essere utilizzato?

Per rispondere a questi interrogativi, i volontari dell’associazione Cuore e
vita onlus di Treviglio, giovedì 14 novembre presso l’aula magna del Liceo
Galilei di Caravaggio, hanno tenuto un incontro riguardante le malattie
cardiovascolari e l’utilizzo di questo dispositivo. I ragazzi delle classi quarte,
cui la scuola ha rivolto il progetto, hanno avuto la possibilità di immergersi
per due ore nel mondo della cardiologia, sotto la guida competente ed esperta
del medico cardiologo dott. Angelo Casari alla scoperta e
all’approfondimento di tematiche e problemi cardiocircolatori quali
l’aterosclerosi, la trombosi, l’ischemia e l’infarto cardiaco. Tramite l’analisi
delle differenze sintomatiche di questi fenomeni, i ragazzi hanno imparato a
comprendere, distinguere e padroneggiare questi termini medici, unitamente
alle regole basilari di alimentazione e regime fisico per evitare l’insorgere di
patologie cardiovascolari. La seconda parte dell’incontro è stata invece
incentrata maggiormente sulla rianimazione cardio-polmonare (RCP)
effettuata con un apparecchio defibrillatore. Grazie all’intervento e alle
dimostrazioni di volontari della Croce Rossa, alcuni alunni hanno
sperimentato in prima persona l’utilizzo del defibrillatore su manichini
appositi, acquisendo la pratica delle procedure di intervento nel caso di
arresto cardiaco. L’incontro, oltre che molto interessante, è stato anche
estremamente utile, in quanto ha permesso di familiarizzare con uno
                                           strumento e con procedure che
                                           possono rivelarsi fondamentali per
                                           salvare una vita. Il progetto prevede
                                           ulteriori incontri di approfondimento
                                           in modo che si possa raggiungere
                                           una formazione più completa.

                                                             Gabriele Massa, 4C

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ATTUALITÀ

     IL RICORDO DI UN
           MURO
     Il 9 novembre 1989,
     esattamente 30 anni fa,
     cadeva il Muro di Berlino.
     Ma cos’era il Muro di
     Berlino? Tra il 1961 e il
     1989 Berlino Ovest è stata
     circondata da una barriera
     che ricordiamo come il
     muro di Berlino. I sovietici l’avevano costruita per isolare la zona ovest di
     Berlino, sotto il controllo degli americani, da Berlino Est, sotto il controllo
     sovietico. In questo modo si tentò di impedire ai cittadini della repubblica
     democratica tedesca (la Germania est) di accedere alla repubblica federale
     tedesca (la Germania ovest).
     Per costruire questo muro, fu compiuta un’impresa incredibile; venne
     costruito interamente di notte. Infatti il mattino del 13 agosto 1961 fu
     traumatico per tutti gli abitanti di Berlino che si trovarono dal nulla questo
     muro alto 3,6 metri a dividere in due la città. I lavori iniziarono la notte e in
     poche ore furono eretti circa 60 km di lunghezza. In realtà all’inizio era solo
     un lungo filo spinato, presidiato da guardie armate e cani, ma nel 1965
     divenne concreto. Migliaia di persone attratte dalle prospettive di una vita più
     libera in Germania Ovest, tentarono di oltrepassare il muro nei modi più
     incredibili, in alcuni casi persino morendo nel tentativo. Sono state circa 600
                                                          le persone che riuscirono
                                                          a scappare dalla Germania
                                                          Est nei primi mesi,
                                                          quando le fortificazioni
                                                          erano ancora blande.

                                                          In seguito, per superare il
                                                          muro vennero creati
                                                          alcuni dei metodi più
                                                          ingegnosi, dai tunnel (il
                                                          più famoso è il tunnel 57,

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ATTUALITÀ

chiamato così da quando nel 1964 passarono per un tunnel scavato
precedentemente esattamente 57 persone), ai palloni aerostatici, ad aerei
ultraleggeri o passando dalle fogne e dagli scarichi.
Un fatto curioso da sapere su un evento di così grande portata storica è che la
caduta del Muro di Berlino è stata in realtà il risultato di un malinteso.
L’apertura delle frontiere tra Ungheria ed Austria aveva già creato un grande
flusso migratorio da Berlino Est a Berlino Ovest. Le tensioni all’interno della
popolazione si fecero sempre più forti, fino al fatidico 9 novembre 1989.
Quel giorno, un portavoce del governo di Berlino Est annunciò che sarebbero
stati disposti dei cambiamenti nella politica dei viaggi all’estero: questa frase
fu interpretata dalla popolazione come la dichiarazione del crollo imminente
del Muro. Migliaia di cittadini, tanto di Berlino Est quanto di Berlino Ovest,
si recarono davanti al Berliner Mauer in un’attesa trepidante. Dopo diverse
ore di grande confusione, qualcuno (la cui identità resta tutt’oggi ignota)
diede l’ordine di aprire le frontiere. Fu così che a causa di un malinteso, gli
abitanti delle due Berlino poterono riabbracciarsi dopo ben 28 anni.
Andando oggi a Berlino, si possono vedere le restanti parti di muro ancora in
piedi, e chissà, magari prendere anche un souvenir.
                                   Curiosità:

                                                     I     protagonisti    del “bacio
                                                     fraterno socialista” sono Erich
                                                     Honecker e Leonìd Brèžnev, i
                                                     quali furono fotografati durante
                                                     questo gesto (un vero e proprio
                                                     rituale), nel 1979 durante i
                                                     festeggiamenti       del 30esimo
                                                     anniversario della Repubblica
                                                     democratica         tedesca della
                                                     Germania Est.

                                                               Sonia Susmel, 5H

                                       13
ATTUALITÀ

       “NAUFRAGHI SENZA
            VOLTO”
       Primo comandamento del
        medico legale: il diritto
              all’identità
     Il 19 novembre 2019 il nostro liceo
     ha avuto l’onore di avere come
     ospite in una conferenza la dott.ssa
     Cristina Cattaneo, professoressa
     ordinaria di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Milano e
     direttrice del LABANOF (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense -
     si occupa del recupero e dello studio di resti umani e dell’identificazione del
     vivente).

     È attualmente coinvolta nell’identificazione dei migranti morti in mare, in
     particolare dei naufragi di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e del 18 aprile 2015.
     Il LABANOF (nel quale lavorano numerose persone tra cui medici legali,
     biologi, antropologi, odontoiatri, naturalisti e archeologi) si occupa di restituire
     una storia, un’identità e persino la dignità a resti umani, qualunque sia la forma in
     cui si trovano e a qualunque epoca appartengano.

     «Studiamo tutta l’umanità che non c’è più ma che attraverso il nostro lavoro si fa
     sentire»

     Ma perché è così importante l’identificazione?
     Identificare un corpo è sicuramente una forma di rispetto per il morto; ma è molto
     più utile per i vivi che restano dietro questa perdita. La RISC (Ricerca
     Scomparsi), si occupa di raccogliere le informazioni appartenenti ai morti senza
     identità (PM, post mortem) e alle persone scomparse (AM, ante mortem) e di
     incrociarle al fine di trovare possibili congruenze tra le due categorie. Tutto ciò
     per far sì che chi perde un proprio caro non rimanga nel limbo di chi non sa, e che
     possa così trovarlo, onorarlo e iniziare ad elaborare il lutto. Il non vedere il corpo
     morto del proprio caro scomparso può tradursi in malattia, la letteratura
     anglosassone definisce questo fenomeno ambiguous loss (“perdita ambigua”).
     Questo è paragonabile a una vera e propria patologia mentale che porta a gravi
     danni anche fisici.

                                              14
ATTUALITÀ

Purtroppo, a volte, avvengono anche quelle catastrofi chiamate disastri di massa
(come lo erano le fosse comuni o il disastro di Linate). Non tutti però sono a
conoscenza di quelli che sono nella nostra quotidianità, ovvero i morti nel mare.

Questi sono gli immigrati che fuggono dalle coste africane su barconi per
giungere in Italia, aspirando ad una vita migliore, il cui viaggio finisce in
tragedia. Raccapricciante è il fatto che nessuno si sia scomodato per recarsi sul
luogo ad identificare questi corpi, che vennero così definiti morti di serie B (a
causa della lingua, della religione o della razza). Solo un piccolo laboratorio, il
LABANOF, si è mosso per affrontare questa sfida, ovvero l’identificazione di
questi morti senza avere informazioni facilmente reperibili.

Tutte queste informazioni e le storie dell’identificazione di queste vittime del
mare sono scritte nel libro della dott.ssa Cattaneo: “NAUFRAGHI SENZA
VOLTO. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo” di cui riportiamo la trama
e invitiamo alla lettura.

“Il corpo di un ragazzo con in tasca un sacchetto di terra del suo paese, l’Eritrea;
quello di un altro, proveniente dal Ghana, con addosso una tessera della
biblioteca; i resti di un bambino che veste ancora un giubbotto la cui cucitura
interna cela la pagella scolastica scritta in arabo e in francese. Sono i corpi delle
vittime del Mediterraneo, morti nel tentativo di arrivare nel nostro paese su
barconi fatiscenti, che raccontano di come si può “morire di speranza”. A molte
di queste vittime è stata negata anche l’identità. L’emergenza umanitaria di
migranti che attraversano il Mediterraneo ha restituito alle spiagge europee
decine di migliaia di cadaveri, oltre la metà
dei quali non sono mai stati identificati.
Questo libro racconta, dal punto di vista
personale di un medico legale, il tentativo di
dare un nome a queste vittime dimenticate da
tutti, e come questi corpi, più eloquenti dei
vivi, testimonino la violenza e la disperazione
del nostro tempo.
(Tratto da “Naufraghi senza volto. Dare un nome alle
vittime del Mediterraneo” di Cristina Cattaneo)

                               Sonia Susmel, 5H

                                            15
RECENSIONI

       LE OTTO MONTAGNE
                          Autore:

      Paolo Cognetti; pubblicato per la prima volta
      nel 2016, vincitore del premio Strega nel 2017

      È tra le montagne del piccolo paesino di
      Grana, alle pendici del Monte Rosa che Palo
      Cognetti ambienta il suo romanzo,
      un’avvincente storia che narra l’evoluzione di un amicizia tra due bambini, le
      avventure di due ragazzi, i rapporti tra due uomini. Pietro vive a Milano, e
      impara a conoscere ed amare la montagna grazie alla passione che i suoi
      genitori nutrono per l’ambiente alpino, e che gli trasmettono durante i periodi
      di vacanza trascorsi a Grana; Bruno invece in montagna ci vive da sempre, ne
      conosce le gioie, le difficoltà, i segreti. Durante le lunghe estati trascorse a
      Grana, Pietro, oltre a coltivare l’amicizia con Bruno, impara a conoscere quel
      lato di suo padre che gli era per anni rimasto nascosto tra l’asfalto e il caos
      delle strade di Milano; un padre che affronta con entusiasmo le ascese ai
      rifugi, le traversate dei ghiacciai, le salite alle vette, ansioso di condividere
      con il figlio parte di sé, parte della passione per la montagna che porta dentro.
      La madre di Pietro della montagna ama invece il bosco, ed è sempre molto
      attenta ai bisogni del figlio e di Bruno, preoccupandosi della sua non facile
      situazione famigliare e della sua istruzione. A qualche anno di distanza però
      tutto cambia con la morte del padre di Pietro, con cui egli aveva rotto i
      rapporti allontanandosi anche per un periodo da Grana e dalla montagna in
      cui era cresciuto: ormai uomo Pietro torna nel paesino delle sue estati da
                                                                  ragazzo, e scopre con
                                                                  sorpresa che il padre
                                                                  che in passato aveva
                                                                  tanto    criticato    e
                                                                  contestato si       era
                                                                  invece         mostrato
                                                                  estremamente attento
                                                                  e      paterno      nei
                                                                  confronti dell’amico
                                                                  Bruno, ora divenuto

                                             16
RECENSIONI

muratore.
Bruno e Pietro
tornano        a
frequentarsi e
un’estate
lavorano
insieme     alla
costruzione di
una casetta su
un terreno lasciato in eredità a Pietro dal padre, come ultimo gesto di addio e
di scusa nei suoi confronti. La piccola baita che costruiscono diventerà il loro
rifugio dalle difficoltà che la vita gli riserva negli anni che seguono: per
Pietro l’incapacità di trovare un lavoro stabile, per Bruno il fallimento del
matrimonio e dell’azienda agricola in cui aveva riposto tutte le sue energie e
speranze. Il romanzo è ricco di descrizioni molto curate, sia riguardanti
l’ambiente naturale in cui la vicenda è immersa sia rivolte ad indagare
l’animo dei due personaggi principali. Il vero protagonista del racconto
rimane però la Montagna, che nella sua diversità di paesaggi, climi, ambienti
accompagna nel loro percorso di crescita Pietro e Bruno, talvolta facendosi
amare, talvolta odiare, tanto che sarà proprio quella montagna che l’aveva
visto crescere sui suoi versanti e nei suoi boschi che nel finale tragico si
prende la vita di Bruno, che per amore dei suoi monti aveva scelto di non
tornare più alla civiltà, trascorrendo l’ultimo rigido e nevoso inverno della
sua vita alla piccola baita. Appare come un essere del tutto superiore ai due
amici, che nella sua inaccessibilità tuttavia dona qualcosa di sé a ciascuno dei
due ragazzi, divenendo parte imprescindibile della loro vita. Romanzo
consigliato a tutti coloro che amano passeggiare per i sentieri nei boschi,
trascorrere un pomeriggio presso un rifugio, osservare le catene montuose
all’orizzonte, anche solo per un attimo dal finestrino dell’auto mentre ci si
reca a scuola o al lavoro: a tutti coloro che amano e rispettano la Montagna.

                                                           Gabriele Massa, 4C

                                      17
18
GLOPPETE

Un soldato romano e una fiducia
tradita, uno studente ansioso e un
vecchio mago, una ragazza davanti ad
uno specchio e una davanti alla
macchina da scrivere. Quante storie si
possono narrare?

Gloppete è la sezione del giornalino
dedicata alla scrittura creativa. Gli
studenti che hanno partecipato al corso
pomeridiano offerto dal Liceo nei mese di ottobre e novembre, hanno qui la
possibilità di mettere in mostra il loro talento e ciò che hanno imparato. Il
tema dei racconti è lasciato alla fantasia dell’autore: nessun limite di spazio o
argomento imposto, niente di tutto questo, solo la voglia di scrivere qualcosa
                             che rimanga impresso nella mente di voi lettori.

                             Se nelle prime pagine troverete una serie di brevi
                             racconti,    nella    seconda     parte    potrete
                             appassionarvi ad un racconto a puntate seguendo,
                             numero per numero, l’avventura di una squadra
                             con un compito tutt’altro che ordinario.
                           Leggere non è starsene seduti sul divano a girare
                           svogliatamente delle pagine di carta, ma è vivere
                           la vita del soldato romano, dello studente, delle
due ragazze e persino del mago. Non perdete questa possibilità.

                                       19
GLOPPETE

      L’AMICIZIA PREVALE SU TUTTO, ANCHE SULL’AMORE
     “La fiducia è tutto”. Questa è la frase che ormai mi ronza in testa da un bel po’ di
     tempo, sono le fatidiche parole che pronunciai alla mia, ormai ex, migliore amica
     dopo che accadde il misfatto. Nessuna scusa, nessun messaggio, nessuna
     chiamata da quel 30 novembre di un anno fa.
     Ci trovavamo nell’atrio della scuola e come ogni mattina la stavo aspettando
     appoggiata al calorifero accanto alla mia classe, quando ad un tratto la vedo
     passare proprio davanti a me senza rivolgermi uno sguardo andando quasi ad
     urtare un ragazzo capitato sulla traiettoria del suo passo svelto. Nella mia testa
     stavano già nascendo mille pensieri e altrettante preoccupazioni: non l’avevo mai
     vista così assorta, così decisi di seguirla. Rimasi impietrita quando la vidi parlare
     con il mio ragazzo, Tyler. Beh, certo un po ’di via vai di gente c’era, quindi era
     un ottimo nascondiglio. Prima che un ragazzo mi passasse davanti, Blaire e Tyler
     stavano parlando, dopo che ebbi nuovamente la piena visuale i due si stavano
     baciando, o meglio dire, si stavano mangiando la faccia a vicenda.
     Io ero lì. Ferma. A guardare quell’orribile azione. Era come se il mondo si fosse
     fermato, tranne che per noi tre. Loro due continuavano i propri piaceri e io, come
     una scema, per qualche secondo, non feci nulla. Mi limitavo a guardare.
     Andai a passo svelto e infuriato verso di loro e li staccai.
     «Tyler, ma che cazzo...» dissi sconcertata per ciò che avevo visto
     «Kate, io...» il traditore cercò di dire qualcosa, ma lo interruppi rivolgendomi a
     quella che credevo fosse la mia migliore amica.
     «Blaire, tu non puoi... voi non potete...» stavo impazzendo, mi sembrava tutto
     così surreale.
     «Kate, possiamo spiegarti» disse lei.
     «No, non ho bisogno di spiegazioni. Ormai è tutto fin troppo chiaro!» urlai come
     se ci fossimo solo noi tre, senza badare alla gente che ci passava intorno.
     «Kate, calmati. Non vedi che abbiamo gli occhi di tutti addosso?» mi domandò
     Tyler a voce bassa guardandosi attorno visibilmente preoccupato.
     «Calmarmi? Io? Dovrei essere calma dopo ciò che ho appena visto? E della gente
     non me ne frega niente!» Blaire cercò di prendermi il polso pur di farmi
     tranquillizzare, ma ottenne solo un secco “ciaf” sulla sua guancia destra.
     Abbassai la mano e me ne andai, sapevo cosa sarei stata in grado di fare ma
     fortunatamente mi fermai in tempo.
     Sorrido amaramente ricordando tutta la vicenda, “Che stronza” borbottai tra me e
     me appena prima di sentir suonare il campanello della porta.
     «Kate, vai tu?» urla mia madre dalla cucina.
     Così, svogliatamente, porto le gambe giù dal divano e mi alzo. Sempre con una
     voglia di vivere pari a zero mi preparo già la frase in mente “Si grazie, due
     scatole di biscotti vanno più che bene” e spalanco la porta di fronte a me. Ma non

                                             20
GLOPPETE

trovo una piccola scout, bensì Blaire. Rimango talmente interdetta da non sapere
quale delle mie strane espressioni dipingermi sul volto.
«Ciao Kate». Era un anno che non sentivo queste parole pronunciate da lei, una
volta accompagnate da un sorriso, ora con labbra tremanti.
«Blaire... che vuoi?» dico dopo essermi ripresa quasi completamente.
«Senti, volevo darti quelle spiegazioni che non ti ho dato un anno fa... se posso»
ormai ha gli occhi talmente lucidi che tra non molto inizieranno a scenderle dei
lacrimoni per le guance.
Per alcuni secondi la fisso senza risponderle, cercando di capire se fosse triste,
dispiaciuta o almeno pentita. Le faccio cenno col capo di entrare, così sale i due
gradini antecedenti alla porta d’ingresso, e varca quest’ultima mentre mi passa
affianco sussurrandomi un “grazie”.
Chiudo la porta e mi dirigo verso il divano, sul quale Blaire è ormai seduta
ricalcando l’abitudine dei vecchi tempi
«Quindi?» le dico incoraggiandola ad iniziare.
«Kate, tra me e Tyler non c’è stato niente di serio. Quel bacio è stato tutto un
errore. Pochi minuti prima mi aveva chiesto se potessimo vederci, lui era giù per
la vostra litigata e aveva bisogno di conforto. Ci siamo fatti prendere dall’attimo
ed è successo. Ma giuro su me stessa che è finita lì” la sua voce inizia di nuovo a
tremare. «Blaire, tu non puoi immaginare quanto dolore mi avete fatto provare.
La mia migliore amica e il mio ragazzo che si baciano... Io tutt’ora fatico a
crederti» ma purtroppo la mia freddezza viene interrotta da una leggera rottura
della voce.
«Kate lo so, ok? Giuro che non c’è stato un solo giorno in cui non mi sono pentita
di quello che ho fatto. Tu sei la persona più importante che io abbia mai avuto e
perderti è stato uno dei dolori più forti che io abbia mai provato”. Ed eccole lì,
quelle tanto temute lacrime.
Non riesco più a resistere, la tiro a me e l’abbraccio forte, per colmare il vuoto di
tutto l’affetto che è mancato quest’anno. Il mio cuore inizia a scaldarsi quando
sento che lei ricambia stringendomi ancora più forte.
«Kate, mi dispiace così tanto» dice tra singhiozzi vari.
«Shht Blaire. E ’tutto ok» le dico accarezzandole i capelli.
Ci stacchiamo, le prendo le mani tra le mie e guardandola in quei suoi occhi neri
come la pece le dico: «Alla fine la fiducia è tutto, no?». Per la seconda e ultima
volta.

                                                             Rebecca Cannone, 2C

                                        21
GLOPPETE

                          LA RICERCA DELLA VERITÀ

     Sono intrappolato nello scafo di una nave e ho esaurito tutto il mio mana per
     forgiare un incantesimo di navigazione subacquea.
     Il mio nome è Percival Newforge, sono un potente mago del Regno di Liones;
     sono al quarto giorno di viaggio per raggiungere un dente di Miðgarðsormr, un
     terribile serpente marino che si aggira in questi mari.

     Due mesi fa entrò nella mia capanna uno sconosciuto imponente e dagli occhi
     tristi.
     L’uomo si presentò con il nome di Gowther aggiungendo di essere un cavaliere,
     ma io, notando le sue profonde cicatrici, preferii leggere i suoi ricordi e lo vidi
     con uomo che sembrava di un grado superiore al suo e che, con fare diabolico, lo
     condannava ingiustamente a morte.
     Il nostro obiettivo è la pozione della verità, una pozione in grado di smascherare
     chi il vero non dirà; una volta ottenuta sarà semplice per Gowther farla bere al
     consigliere Kralow. Il consigliere aveva infatti fatto ricadere la colpa sul vecchio
     guerriero per l’assassinio di re Wallwave.
     È una delle pozioni più difficili da distillare in quanto ha bisogno di due degli
     ingredienti più rari al mondo. Il primo è la pelliccia di Ogre, una creatura simile
     ai troll, lavorata per un intero mese; di questa avevo già fortunatamente un
     campione in casa. Il secondo ingrediente (ben più complicato da reperire) è
     appunto il dente di Miðgarðsormr, che si può ottenere solo stanando il serpente
     che si trova nella fossa delle Marianne, dove esso è stato segregato dal clan delle
     Dee, e in seguito sottoponendo il dente a molte azioni di decontaminazione dal
     potente veleno del mostro.

     Eccomi dunque che cerco un metodo per uscire dalla barca di questi dannati
     pirati, non avevo calcolato che i prigionieri venissero messi in stiva quando
     avevo pensato di farmi acciuffare per raggiungere il punto di interesse. Sento che
     il mio mana non si è ancora ripristinato quindi una magia di fuoco è
     impraticabile, ma ricordo che i pirati possiedono una scorta di pesce (che
     contiene un elemento base) che potrebbe ricaricare il mio mana, devo solo trovare
     un metodo per raggiungere quella parte della stiva.
     Cerco strumenti a mia disposizione e non ne trovo, dovrò ricorrere solo a me
     stesso. Decido di aspettare un giorno per far ricaricare un minimo il mio mana per
     eseguire un incantesimo di compressione.

     Non c’è nessuno vicino è giunto il momento di agire!
     Inizio l’incantesimo e quando lo finisco mi ritrovo minuscolo, oltrepasso le
     sbarre che mi dividono dal mio obiettivo talmente piccolo da non potermi vedere.

                                             22
GLOPPETE

Arrivato al barile avverto l’odore pungente del pesce sotto sale, apro il coperchio
e prendo ad ingurgitare chili e chili di sardine. Adesso sono pronto per scappare!
Eseguo un incantesimo di incorporeità e mi ritrovo in acqua, annullo tutti i
precedenti incantesimi e mi dirigo verso la Fossa che ovviamente è vicina.
Normalmente un essere umano non riuscirebbe a arrivare in fondo alla fossa delle
Marianne, ma grazie all’incantesimo di navigazione subacquea riesco a scendere
in profondità. Più scendevo e più l’ambiente perdeva luminosità.
Sono passati due giorni e finalmente sono arrivato al fondo, sento dei movimenti
nelle alghe, non vedo niente ma lo sento: c’è.
Nel buio più totale inizio a recitare il mio incantesimo definitivo, quello più
mortale, ma sento un dolore lancinante al braccio e vedo uno scintillio di scaglie
allontanarsi; “Protetio” urlo. Avevo sprecato troppo mana per formulare il primo
incantesimo: ricorro a degli incantesimi più veloci, ma meno potenti. Questa
tecnica sembra funzionare e dopo vari incantesimi riesco a confondere l’animale
e così provo a colpirlo con un incantesimo di perforazione con l’intento di
cavargli il dente.
Mi rimpicciolisco nuovamente per fare in modo di far perdere le mie tracce al
mostro e prelevo il dente tra le alghe.
Appena stretta la mano sul dente vedo gli occhi scintillanti di Miðgarðsormr
avvicinarsi a gran velocità. Come era quel dannato incantesimo? la vecchiaia me
lo aveva fatto dimenticare, la bocca si aprì mostrando le sue affilate fauci, vedo la
morte sotto forma di denti avvelenati, si stavano stringendo su di me quando... mi
ritrovo sdraiato sul pavimento del mio laboratorio di depurazione, dal quale esco
dopo due settimane. Finalmente il dente è utilizzabile; posso preparare il
miscuglio e infine distillarlo nel mio alambicco alimentato dal soffio di draghetto.
La pozione della verità è pronta! Gowther, non temere, giustizia sarà fatta!

                                                                Luca Piombino, 2L

                                        23
GLOPPETE

                      L’ORDINE DEGLI ANGELI CUSTODI
        Kim stava pulendo la spada, faceva scorrere il panno intriso di acqua santa sulla
     lama che rifletteva la luce del lampadario e di qualche temerario raggio lunare che si
     faceva strada dalla finestra socchiusa; sedeva su uno dei letti a castello ai lati della
     stanza, lui dormiva in quello a sinistra dell’entrata, sotto di lui dormiva Ethan, che a
     volte gli tirava dei calci nella schiena dopo una delle loro solite litigate puntualmente
     pacificate da Noah, il più giovane della squadra, che poi tornava a dormire facendosi
     scappare qualche risatina sommessa nel letto singolo, sotto la finestra di fronte alla
     porta. L’altro letto a castello era riservato alle ragazze del gruppo: Tara e Susan, la
     prima dormiva nel giaciglio in alto, mentre la seconda si era offerta di prendere il
     posto che la compagna avrebbe scartato; Kim dubitava di essere il capo della squadra
     quando doveva sedare gli atti ribelli e le insubordinazioni di Tara che aveva ottenuto
     il permesso di non indossare l’uniforme eccetto in casi particolari. Al ragazzo scappò
     un sorriso, ma tornò subito ai suoi pensieri; il colonnello Cromer aveva richiesto un
     colloquio con lui il prima possibile, che avesse fatto qualcosa contro il regolamento?
     Eppure era sempre attentissimo su quel fronte… “Sarà solo l’agitazione dell’ultimo
     periodo.” pensò, “dopotutto con questa storia della Soluzione sono in subbuglio anche
     i piani alti dell’Organizzazione.” Kim scese dal letto, spalancò la finestra e si fece
     investire il volto dall’aria fresca di quella serata; dall’alto del quartier generale, le case
     delle poche persone sopravvissute che speravano di rivedere il mondo che
     ricordavano, rendevano la città meno buia con le loro luci accese in attesa del
     coprifuoco; nessuno poteva permettersi di stare sveglio durante la notte, quando i
     demoni erano più potenti e persuasivi.
       Lo sguardo smeraldo di Kim si addolcì pensando al giorno del suo giuramento:
     erano tutti e tre in piedi davanti al generale e cinque suoi burocrati; alle spalle delle
     reclute sedevano tutti i componenti dell’ordine in assoluto silenzio, il primo a parlare
     sarebbe stato lui, fece un passo avanti, si mise sull’attenti e disse: -Giuro davanti a lei,
     e al cospetto di Dio, che la mia lama non vivrà per nuocere, ma per difendere; il mio
     impegno come Michele sarà costante e la mia anima non vacillerà nella certezza che
     ciò che farò sarà per una giusta causa: la Soluzione. I miei occhi sono pronti ad essere
     oscurati dalle nubi dorate che mi ricorderanno che sono un peccatore per un bene
     superiore. Non esiterò nell’uccidere un corpo per salvare un’anima caduta nelle
     grinfie dei demoni; appena la mia Vista noterà la nube nera del peccato negli occhi di
     un uomo, sguainerò la spada e sarò pronto ad agire nel nome dell’Altissimo.
     Difenderò la mia squadra e considererò ogni membro mio fratello, nessuno verrà
     abbandonato o considerato inferiore e faremo tutti parte della famiglia dell’Ordine.-
     detto ciò, tornò al proprio posto tirando un silenzioso sospiro di sollievo; si fece
     avanti una ragazza che si trovava alla sua sinistra, stava giocherellando con una ciocca
     dei suoi capelli rossi, ma questo non le impedì di parlare: - Giuro davanti a lei, e al

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cospetto di Dio, che tutte le pozioni che creerò non saranno per nuocere, ma per
guarire; il mio impegno come Raffaele sarà costante e la mia anima non vacillerà
nella certezza che ciò che farò sarà per una giusta causa: la Soluzione. Le mie iridi
sono pronte a cambiare colore con le stagioni e...- Kim era talmente preso dalla
dolcezza della sua voce, che non fece più caso alle parole; quindi toccò all’altro
ragazzo che indossava una maschera fatta di carta che sembrava un origami a forma di
cervo; del suo discorso si ricordava solo le prime parole ovattate: - Giuro davanti a lei,
e al cospetto di Dio, che tutto ciò che la mia memoria mi permetterà di riportare da
dove si annidano i demoni, sarà soltanto la verità; il mio impegno come Gabriele sarà
costante e la mia anima non vacillerà nella certezza che ciò che farò sarà per una
giusta causa: la Soluzione...- mentre il generale consegnava la spada nel fodero e
un’ampolla con dell’acqua santa a Kim, un camice alla ragazza e una nuova maschera
in ceramica bianca riccamente decorata al giovane del quale mai avrebbe conosciuto il
volto, dagli spalti partì un applauso scrosciante; erano diventati parte dell’Ordine!
   Il silenzio venne rotto da un cigolio alle sue spalle seguito da una voce familiare: -
Hai intenzione di venire in mensa o ti ci devo portare io a forza?- Tara aveva i capelli
neri raccolti in una lunga coda alta, il top bianco e i pantaloni attillati verdi con una
fantasia militare evidenziavano il suo fisico statuario e la sua pelle olivastra; i suoi
occhi grigi fissavano il ragazzo come nubi pronte a fulminarlo. Dietro di lei una voce
maschile: -Ti vuoi sbrigare? Qui abbiamo tutti fame!- Kim non riusciva a vedere
Ethan, ma qualcosa gli diceva che era appoggiato al muro con la tuta dell’Ordine, lo
sguardo celeste fisso verso una delle finestre del corridoio e i capelli castani a
spazzola ancora un po’ umidi; come a dargli ragione si sentì il brontolio della pancia
di Noah; che entrò e con fare infantile, tenendosi la pancia e saltellando da un piede
all’altro disse: - Per favore capo! Sto morendo di fame!- Kim fissò per un attimo gli
occhi che sembravano una di quelle cortecce che il Raffaele usava per i suoi
impacchi, -Va bene, andiamo…ma dov’è Susan?- Tara sbuffò – È rimasta in
infermeria; ha detto che doveva finire di compilare una cartella e ci avrebbe
raggiunti.- Il gruppo si avviò, quando sentirono qualcuno che correva alle loro spalle;
si voltarono e videro una ragazza dai capelli rossi con il fiatone che cercava di
raggiungerli – Finalmente ti sei scollata da quella cartella!- la salutò Tara con fare di
sfida – Diventerai gobba a furia di lavorare così tanto!- Kim sapeva che dietro alle
parole dure della ragazza c’era un vero interesse per la salute dell’amica.
  Arrivati in mensa, vennero accolti dal solito baccano di risate, urli e posate; ognuno
prese il proprio vassoio, lo caricò di cibo, e si sedettero al loro tavolo, era inevitabile
che si parlasse del colloquio richiesto dal colonnello: -Vedrai che sarà solo un altro
tentativo di mettermi la divisa.- disse Tara mentre faceva girare il dito sull’orlo del
bicchiere e poggiava il mento sul dorso dell’altra mano –Ma non capiscono che è una
battaglia persa?!- Kim cominciò a preoccuparsi; se fosse stato per quello Tara sarebbe

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     stata più istintiva e irrequieta del solito, cosa che avrebbe rovinato l’equilibrio della
     squadra; -Penso che con una come te chiunque rinuncerebbe…- disse Ethan dopo aver
     ingurgitato uno dei suoi due hamburger. Noah scoppiò in una risata che gli fece
     andare di traverso la bibita all’arancia, Susan, che era seduta di fianco a lui, cominciò
     a battergli la mano sulla schiena; -Dicevi Noah?- Chiese Kim squadrandolo; il
     ragazzo abbassò la testa e il suo viso pallido divenne di un rosso acceso, sapeva che al
     capitano non piaceva che si scherzasse su cose importanti. –S-stavo pensando…-
     intervenne Susan, -Che se non ci avessero rinunciato, avrebbero continuato a
     richiamare te e Tara; non vedo perché smettere di pressarvi…- –E allora perché?- -
     Kim, ascolta: magari è solo una missione molto particolare, o un test o una
     promozione o un cambio di regolamento…- propose lei, e i suoi occhi nocciola
     brillarono di speranza; Kim le sorrise per rassicurarla e anche per ritrovare la calma:-
     Per oggi è abbastanza, tra un po’ suonerà il coprifuoco; e io ho il primo turno di
     vedetta.- essendo un Michele come Tara e Ethan, Kim doveva fare anche dei turni di
     vedetta dopo il coprifuoco, - Io ho il secondo turno.- disse Ethan; -Vedi di non essere
     troppo brusco questa volta…- “Svegliarlo con una campanella non è stata una buona
     idea…” pensò Kim; Tara si limitò ad alzare tre dita.
        Kim si trovava nella sua vecchia casa; un semplicissimo appartamento nel
     circondario del quartier generale, aveva 9 anni e stava raggomitolato sul divano blu
     con la testa poggiata sulle gambe della mamma che canticchiava una melodia come
     faceva sempre per tranquillizzarlo; il bambino si mise a sedere di scatto –Mamma, me
     lo racconti ancora?!- lei gli rivolse un sorriso e gli arruffò i capelli divertita –Ma te
     l’ho appena raccontato!– Kim la guardò, Sara non riusciva a dire di no a quel visino –
     E va bene.– il piccolo iniziò a battere le mani elettrizzato, si mise a gambe incrociate e
     piantò il suo sguardo addosso alla madre –Quando io avevo la tua età…- Sara gli
     raccontò com’era il mondo prima che la Setta della Chiave stringesse il patto con uno
     dei più potenti demoni ancora oggi sconosciuto, finì di parlare e guardò il piccolo che,
     nonostante avesse già sentito questa storia tantissime volte, aveva lo stesso sguardo
     sognante di quando l’aveva sentita per la prima volta –Ti prometto che farò tornare
     tutto come prima!– lo sguardo della madre si fece serio e un ghigno le attraversò il
     volto –Cosa hai osato dire lurido mortale?!- Kim incrociò le braccia davanti al viso
     per difendersi mentre veniva scaraventato verso i banconi della cucina; quando riaprì
     gli occhi l’appartamento era cosparso di fiamme violacee, al centro della stanza la
     mamma aveva due corna da ariete ai lati della testa tra i capelli biondi, i canini
     uscivano dalle labbra sottili e i suoi occhi verdi, erano attraversati da una specie di
     vapore del colore delle fiamme; dietro di lei la sagoma luminosa di due occhi sottili
     brillavano tra le fiamme. Una voce fece tremare la stanza:-Pensi sia così facile battere
     dei demoni?! Vediamo se ne sei in grado!– la madre di Kim gli corse incontro e lo
     graffiò; il bimbo rimase lì, gli faceva male il petto, ma era pietrificato dal terrore e

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non riusciva a credere che lei gli stesse facendo del male; la donna stava per attaccarlo
di nuovo, quando una finestra esplose e cinque figure circondarono il piccolo; una
ragazza del gruppo gli si avvicinò e iniziò a medicargli la ferita mentre uno di loro
urlò qualcosa, ma era troppo tardi, il bimbo svenne.
   Kim si mise a sedere sul letto; aveva il fiatone ed era in un mare di sudore, era da
tanto che non sognava il giorno in cui aveva manifestato la Vista; Tara entrò in
camera, il ragazzo prese la spada con il fodero e corse nel cortile interno dell’edificio
per prendere un po’ d’aria fresca e per schiarirsi le idee; sentendolo uscire così
velocemente, Susan decise di raggiungerlo: indossava la felpa blu con le ali dorate ai
lati della zip, i pantaloni blu della divisa con varie tasche dove i Raffaeli mettevano i
loro impacchi, le bende e le ampolle con acqua santa sempre a portata di mano e gli
stivali bianchi come la cintura; i capelli erano raccolti in una treccia che iniziava dalla
parte destra della testa per poggiarsi sulla spalla sinistra, si alzò una brezza che
rinfrescò l’aria e obbligò la ragazza a chiudersi nelle spalle, vedendola, Kim poggiò la
spada alla panchina e bevve un sorso dalla borraccia; Susan gli si affiancò, -Ciao,
Susan!- Kim la salutò con un sorriso smagliante, -Ciao.- la ragazza non riuscì a
sorridere, aveva dormito poco per la discussione alla mensa di ieri; –Qualcosa non
va?- chiese il ragazzo che ora la guardava inclinando la testa preoccupato, sapendo
già la risposta. Lei alzò lo sguardo e i suoi occhi si riempirono di mille riflessi color
miele che Kim adorava: -Ho paura…- ammise la ragazza –Ho paura che Cromer
possa decidere di dividere la nostra squadra per il fatto della divisa, ho paura che il
nostro gruppo non rimanga più unito come adesso…- Kim l’abbracciò, poggiò la
fronte sulla sua spalla così che le sue parole fossero sentite solo da Susan: -Non
permetterò mai una cosa del genere, stanne certa. Se dovesse farlo…– la serietà e la
determinazione nella voce del Michele lasciarono la ragazza un po’ interdetta. I due si
divisero, –E poi…la riuscita del colloquio è importante per il mio sogno…- Susan lo
squadrò; la canotta blu, i pantaloni bianchi e la cintura con il fodero dorata
sottolineavano ogni singolo muscolo del suo corpo e spostò lo sguardo; non pensava
che un ragazzo come lui, sempre con i piedi per terra, a volte si facesse cullare tra le
braccia dei sogni; -D-davvero?– chiese più imbarazzata per i suoi pregiudizi che per
averlo fissato –Sì!– disse lui sedendosi sulla panca e invitandola ad accomodarsi –
E…qual è il tuo sogno?– chiese Susan –Penso che chiunque in un mondo come questo
lo condivida ma che pochi lo chiamino sogno; io voglio scoprire come sarebbe il
mondo senza questa storia dei demoni.– la ragazza lo guardò stupita; non ci aveva mai
pensato -Hai ragione…penso di non essermene resa conto, ma…- il ragazzo la
guardò, sperava davvero che Susan lo capisse, un sorriso dolce si fece strada sul volto
della ragazza – Sì, è così, quando sono entrata nell’Ordine, sentivo che c’era qualcosa
che mi spingeva a farlo…e ora ho capito, anche io voglio sapere come sarà il mondo
una volta trovata la Soluzione!- Kim la guardò e fu come se tutto fosse risucchiato da

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     quei meravigliosi occhi verdi; il ragazzo alzò il mignolo –Allora facciamo che questo
     diventerà il nostro sogno e che lo realizzeremo insieme, promesso? – Susan annuì
     convinta e unì il suo mignolo a quello del ragazzo e fecero oscillare le mani -
     Promesso! –.
        Le otto non tardarono ad arrivare, e quando la campana della caserma annunciò
     l’ora della levata, Kim vide avvicinarsi Tara, Ethan e Noah; -Eccoci qua, capo!- disse
     sorridente il terzo facendo il saluto militare, -Sì ehm…buona fortuna- disse Ethan con
     le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta blu; Tara lo guardò, ma questa volta il
     grigio dei suoi occhi sembrava cosparso dai fasci di luce solare che annunciano la fine
     della tempesta, Kim guardò i compagni; era la prova che, per quanto potessero essere
     in disaccordo, non sarebbero mai stati divisi; mise il pugno al centro del cerchio e
     subito lo raggiunsero gli altri; Ethan con il suo solito ghigno, Susan con un leggero
     rossore sul volto, Tara determinata come sempre e Noah con il suo solito fare
     infantile; quindi si avviarono tutti verso l’ufficio del colonnello.

        Camminavano per il corridoio, il silenzio fu rotto da Tara: -Se dovesse farti storie
     esagerate per la divisa…potrei anche decidere di metterla…- -Non ce ne sarà
     bisogno.- disse Kim e la discussione non andò oltre. -Che sta succedendo qui?!–
     chiese Ethan sorpreso da quante persone erano in attesa causando un bisbiglio
     generale; si avvicinò un Gabriele con la maschera bianca a forma di volpe con i
     lineamenti dipinti di rosso: - Come mai la tua amica indossa abiti borghesi?- chiese il
     ragazzo all’orecchio di Kim –È un allergia al tessuto molto particolare…- -E riesce a
     trovare qualcuno che produca degli indumenti anallergici?– chiese lui in modo
     impertinente Kim stava per girarsi e rispondergli quando la porta si aprì e venne
     invitato ad entrare.
        Il colonnello, un uomo sulla cinquantina, robusto, con i capelli grigi rasati; aveva i
     gomiti sul tavolo di legno e il mento poggiato sulle mani giunte mentre guardava
     pensieroso un faldone aperto, aveva un’aria stravolta e rassegnata. Guardò il giovane
     e disse: -Kim Raven…– lo squadrò da testa a piedi; Kim si mise sull’attenti –Sì,
     signore!- -Avrai notato che l’Ordine intero è in subbuglio; purtroppo la Soluzione non
     è tanto semplice come sembra…- alzò lo sguardo e i suoi occhi neri furono
     attraversati da una nube dorata –Certo che Lilith e quella sua marmaglia di demoni ci
     sanno fare con i raggiri…- continuò l’uomo come se stesse ragionando a voce alta, -
     Mi scusi colonnello, che intende dire?- lo sguardo dell’uomo si fece torvo -Vedi Kim,
     il mio compito è cercare dei volontari per…- una risata femminile che fece
     accapponare la pelle a Kim avvolse la stanza e le pareti esplosero in un’ondata di
     calore.
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UNDERGROUND

Redattori:
Sonia Susmel (5H), Filippo Milanesi (5H), Gabriele Massa (4C), Daniele D’Oronzo
(3E), Viola Dozzi (2F), Anna Lisa Galeotti (2F), Vittoria Ronchi (2F), Giulia
Agostina Mora (2G), Fioretta Neotti (2G)

Scrittori:
Rebecca Cannone (2C), Luca piombino (2L), Sofia Recanati (2M)

Un ringraziamento all’aiuto di:
Mattia Perico

Prof referente:
Prof. Evandro Zinzi

Grafica interna a cura di: Sonia Susmel

Grafica copertine a cura di: Filippo Milanesi

Edizione Online sul sito della scuola: liceogalilei.edu.it

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