FEBBRAIO 2020 - "Galileo Galilei" | Caravaggio
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UNDERGROUND LICEO 05 L’INQUINAMENTO GLOBALE 08 A TU PER TU CON… 11 CUORE E VITA ATTUALITÀ 12 IL RICORDO DI UN MURO 14 “NAUFRAGHI SENZA VOLTO” RECENSIONI 16 LE OTTO MONTAGNE GLOPPETE 20 L’AMICIZIA PREVALE SU TUTTO, ANCHE SULL’AMORE 22 LA RICERCA DELLA FELICITÀ 24 L’ORDINE DEGLI ANGELI CUSTODI 3
LICEO L’INQUINAMENTO GLOBALE: Incontro con il Team Ecologico Negli ultimi giorni, la questione legata all’inquinamento globale è diventata una tra le tematiche più discusse. Grazie alla disponibilità di due studenti: Simone Liberti e Beatrice Crostella, abbiamo posto loro alcune domande per delucidare alcune tematiche affrontate dal team nella scuola. Bene ragazzi, siete pronti? F: Quando, come e da chi è nata l’idea del Team ecologico? S: Dopo il primo sciopero organizzato dall’attivista Greta Thumberg, nella nostra classe si è creato una sorta di sentimento, abbiamo visto un documentario e abbiamo deciso di portare questo aspetto così importante dentro la nostra scuola. F: Per quale motivo avete deciso di dare vita al Team ecologico a scuola? B: abbiamo dato vita al team perché ci siamo accorti che nella nostra scuola, nonostante tutti gli strumenti tecnologici che possediamo, non c’è un progetto relativo all’ecologia. F: Quante persone sono coinvolte nel Team ecologico? S: Attualmente il Team conta solo 80 partecipanti tra cui alcuni professori che sostengono le nostre idee. F: Quali sono state le prime iniziative intraprese dal Team? B: sicuramente le magliette che possiede ogni partecipante del Team, poi le borracce, abbiamo sostituito i bicchieri di plastica e messo a disposizione più bidoni per gli alunni, infine abbiamo installato il distributore di acqua in atrio. 5
LICEO F: Sappiamo che la maggior parte degli studenti non sa riciclare correttamente i rifiuti. Avete pensato di realizzare un “documento” che riassuma come suddividere i diversi rifiuti? S: purtroppo ne siamo al corrente, per questo ci siamo mobilitati quasi subito per preparare un documento. Inoltre, consigliamo anche l’App “Janket” che permette di scannerizzare il codice a barre di ciascun rifiuto e specificare in quale bidone gettarlo. F: Ci sarebbe la possibilità di installare altri distributori di acqua nei piani superiori? Alcuni ragazzi credono che il costo dell’acqua sia eccessivo. In un futuro potrebbe diminuire? S: se questo progetto sarà funzionale e serviranno altri distributori non vediamo il perché non installarli. Il prezzo dell’acqua si potrà abbassare solo se un maggior numero di studenti ne usufruisce. Per esempio si è già abbassato di cinque centesimi. F: Il mese scorso sono stati piantati nuovi alberi nel giardino dell’istituto. Da cosa è nata questa idea e come è avvenuta la collaborazione con gli studenti dell’istituto Cantoni? B: l’idea della piantumazione è nata grazie alla Guardia Forestale che ha regalato 50 piantine agli enti pubblici. Ci sembrava giusto rendere più green anche l’esterno della nostra scuola. F: Avete in progetto ulteriori piantumazioni o attività legate a questo ambito? S,B: Un’ulteriore piantumazione crediamo proprio di no, ma la salvaguardia di queste nuove piante sì. 6
LICEO F: Avete dei progetti o delle attività future da proporre all’istituto? S: a breve arriveranno le borracce, si spera prima delle vacanze, poi abbiamo creato dei turni di sorveglianza durante l’intervallo dove i ragazzi del Team “controlleranno” e aiuteranno gli studenti nel gettare i rifiuti nel giusto bidone. F: suggerireste agli studenti di partecipare alle manifestazioni? Ritenete corretto che la scuola conti la vostra partecipazione alle manifestazioni come assenza? Perché? S,B: secondo noi è giusto manifestare, soprattutto per un grande problema come l’inquinamento ambientale. Nel Team ci sono diverse idee, però tutte hanno come fondamento l’ecologia. Pensiamo che anche la scuola debba dare il suo contributo dato che è una questione che riguarda tutti. F: dareste altri consigli agli studenti del Galilei? S,B: beh sicuramente rispettare l’ambiente non solo a scuola ma anche al di fuori, evitare l’uso della plastica, usare i mezzi pubblici e soprattutto evitare di tenere le luci accese e continuare a stampare quando possiamo benissimo usare i tablet. Con questa breve intervista rilasciata dai due studenti che fanno parte dello staff del Team ecologico, vogliamo sottolineare quanto sia importante la collaborazione di tutti noi. Infine il Team ecologico non è un progetto iniziato da una sola classe, ma una battaglia che riguarda tutti noi. Giulia Agostina Mora, 2G Fioretta Neotti, 2G 7
LICEO A TU PER TU CON…. GLORIA ALBONETTI Dopo tre anni di insegnamento alle scuole medie fa il suo primo ingresso al nostro Liceo come docente di chimica, una parentesi all’Istituto Cantoni per poi riapprodare al Galilei in una nuova veste, quella del Dirigente Scolastico. Gloria Albonetti si racconta per noi di UnderGround tra sogni, obiettivi e un pizzico di nostalgia. Ha avuto due figli da giovane, come ha saputo giostrarsi tra gli impegni lavorativi e quelli familiari? Con una gran fatica! Tornavo a casa dal lavoro e aveva ancora tutto da sistemare e i figli da accudire. Mi ha agevolato il fatto che entrambi abbiano deciso di iscriversi a questo Liceo mentre io ci insegnavo, così potevo tenerli d’occhio (ride ndr). Ora è molto più semplice, siamo solo io e mio marito in casa, il primo figlio vive a San Francisco, mentre il secondo è in partenza per Singapore. Come ha vissuto le superiori da studente? Io alle superiori sono andata al Sarpi, un ambiente molto selettivo e noi studenti ne eravamo coscienti. Arrivati lì il primo voto che ho preso in una versione di latino è stato 5.5, ma non mi sono certo scoraggiata. Sapevo che sarebbe stata così, ma sapevo che avevo anche la forza e le capacità e nonostante queste difficoltà iniziali sarei riuscita a giungere al mio obiettivo. Si, avevo molta fiducia nelle mie capacità! Cosa l’ha spinta a voler diventare dirigente? Ho fatto per molti anni il collaboratore del Dirigente che mi ha preceduto, il professor Erbetta. Quindi, quando è andato in pensione, ho pensato che fosse il momento per provare esperienze diverse. Amo cambiare per rendere la mia vita meno monotona. Quali sono le differenze principali nel rapporto con gli studenti da professore e da dirigente? Il rapporto con gli studenti da insegnante è stato bellissimo, ricordo che indossavo il camice del laboratorio di chimica la mattina e lo toglievo solo alla 8
LICEO fine delle lezioni perché portavo i miei studenti il 90% delle volte in laboratorio. Questo mi manca molto, perché questo rapporto con i ragazzi e le ragazze ti mantiene giovane, mentre per forza di cose da dirigente sono più attenta al punto di vista amministrativo, ci si sente più soli quando si dirige. Cosa comporta il dirigere? Organizzare e gestire un sistema, un’istituzione che ha un suo indirizzo politico, una sua missione, una sua visione, io da dirigente ho il compito di gestire e organizzare quello che si è deciso di fare. Controllare anche che tutto proceda secondo gli obiettivi. Esclusi gli anni da studente è da 35 anni all’interno della scuola, nota dei cambiamenti tra i giovani di ieri e di oggi? A mio parere oggi ci sono delle fragilità più evidenti, se ai tempi si prendeva un 5 non se ne faceva una tragedia, ora molti di fronte ad insuccesso scolastico si demoralizzano e si scoraggiano. Si era più determinati, meno fragili, perché gli insuccessi ci sono e bisogna superarli. Si è meno resilienti, questa capacità di non scoraggiarsi di fronte ad un insuccesso e anzi essere capaci di riorganizzarsi mettendo in luce le criticità che hanno portato a ciò. A cosa è dovuta questa fragilità? Secondo me non è dovuta alle aspettative personali o a quelle dei genitori. Quando io ero piccola, molti milioni di anni fa, i miei genitori non è che tollerassero tanto “se vai bene, bene, se no vai a quel paese”, e volavano i coppini! Ora non è più così, i genitori sono anche molto amici dei figli, forse troppo. Qualche volta il rischio è quello di cambiare il ruolo di amico con quello del genitore per non perderne l’affetto. Questo ambiente ovattato non li tempra alla vita adeguatamente. Cosa le piace di più e cosa invece meno del suo lavoro attuale? A me piace molto progettare, innovare, far crescere, vedere che l’istituzione che dirigo fa passi avanti sensibili, mi piace cambiare. Mi piace molto meno l’aspetto amministrativo e burocratico. È un lavoro molto differente da quello dell’insegnante, ora probabilmente se entrassi in una classe dopo 14 anni 9
LICEO LICEO dall’ultima volta non sarei più capace di stare di fronte a 20 ragazze e ragazzi preparati sulle cose che ho studiato. Non so se riuscirei più ad avere quell’impatto che avevo prima Le manca dunque insegnare… Effettivamente si, ogni tanto mi viene il desiderio di tornare alle origini, sono d’accordo con il professor Aresi (uno dei suoi collaboratori ndr) per fare una lezione di chimica in una delle sue classi del linguistico, vedremo. Dopo la parentesi al Cantoni è tornata al Galilei, cosa l’ha spinta a questo ritorno? Volevo tornare nella scuola da dove ho cominciato, dove mi sono trovata bene e dove ho ritrovato un sacco di amici, infatti buona parte dei docenti che tutt’ora ci lavorano sono stati miei colleghi in passato. Qui hanno studiato entrambi i miei figli, ha studiato mia sorella quindi è proprio la scuola del mio destino. Cosa differenzia il Galilei rispetto alle altre scuole? Difficilmente si trova una scuola così bella e ben curata, inoltre è in un’unica sede, un vantaggio per l’amministrazione. Si respira un’aria culturale che non è presente in tutte le scuole per merito sia degli studenti che dei docenti. Quale obiettivo si pone in questa scuola da dirigente? Valorizzare l’aspetto progettuale in ambito scientifico. Abbiamo rifatto il laboratorio di fisica, quest’anno rifaremo tutta la biblioteca che renderemo digitale. Il mio valore aggiunto, ciò che credo di poter portare è una spinta innovativa dal punto di vista della strumentazione, della tecnologia nei laboratori scientifici. Ci racconta la situazione più insolita che le sia mai capitata a scuola? Sicuramente quando ho iniziato la carriera da Dirigente Scolastico all’Agraria di Treviglio e mi sono trovata un allevamento bovino da portare avanti, il fatto di essere un allevatore di bestiame mi era molto molto strano visto che non avevo mai fatto questo lavoro e non conoscevo il campo dell’agricoltura. Una frase ad effetto per concludere? Sicuramente quella che ho fatto scrivere nel laboratorio di fisica di Albert Einstein: “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa” Filippo Milanesi, 5H 10
LICEO CUORE E VITA: le classi quarte alle prese con il Defibrillatore Nell’atrio del nostro liceo, così come in palestra, è presente un apparecchio DAE, un Defibrillatore Automatico Esterno. Ma che cos’è esattamente e come e quando può essere utilizzato? Per rispondere a questi interrogativi, i volontari dell’associazione Cuore e vita onlus di Treviglio, giovedì 14 novembre presso l’aula magna del Liceo Galilei di Caravaggio, hanno tenuto un incontro riguardante le malattie cardiovascolari e l’utilizzo di questo dispositivo. I ragazzi delle classi quarte, cui la scuola ha rivolto il progetto, hanno avuto la possibilità di immergersi per due ore nel mondo della cardiologia, sotto la guida competente ed esperta del medico cardiologo dott. Angelo Casari alla scoperta e all’approfondimento di tematiche e problemi cardiocircolatori quali l’aterosclerosi, la trombosi, l’ischemia e l’infarto cardiaco. Tramite l’analisi delle differenze sintomatiche di questi fenomeni, i ragazzi hanno imparato a comprendere, distinguere e padroneggiare questi termini medici, unitamente alle regole basilari di alimentazione e regime fisico per evitare l’insorgere di patologie cardiovascolari. La seconda parte dell’incontro è stata invece incentrata maggiormente sulla rianimazione cardio-polmonare (RCP) effettuata con un apparecchio defibrillatore. Grazie all’intervento e alle dimostrazioni di volontari della Croce Rossa, alcuni alunni hanno sperimentato in prima persona l’utilizzo del defibrillatore su manichini appositi, acquisendo la pratica delle procedure di intervento nel caso di arresto cardiaco. L’incontro, oltre che molto interessante, è stato anche estremamente utile, in quanto ha permesso di familiarizzare con uno strumento e con procedure che possono rivelarsi fondamentali per salvare una vita. Il progetto prevede ulteriori incontri di approfondimento in modo che si possa raggiungere una formazione più completa. Gabriele Massa, 4C 11
ATTUALITÀ IL RICORDO DI UN MURO Il 9 novembre 1989, esattamente 30 anni fa, cadeva il Muro di Berlino. Ma cos’era il Muro di Berlino? Tra il 1961 e il 1989 Berlino Ovest è stata circondata da una barriera che ricordiamo come il muro di Berlino. I sovietici l’avevano costruita per isolare la zona ovest di Berlino, sotto il controllo degli americani, da Berlino Est, sotto il controllo sovietico. In questo modo si tentò di impedire ai cittadini della repubblica democratica tedesca (la Germania est) di accedere alla repubblica federale tedesca (la Germania ovest). Per costruire questo muro, fu compiuta un’impresa incredibile; venne costruito interamente di notte. Infatti il mattino del 13 agosto 1961 fu traumatico per tutti gli abitanti di Berlino che si trovarono dal nulla questo muro alto 3,6 metri a dividere in due la città. I lavori iniziarono la notte e in poche ore furono eretti circa 60 km di lunghezza. In realtà all’inizio era solo un lungo filo spinato, presidiato da guardie armate e cani, ma nel 1965 divenne concreto. Migliaia di persone attratte dalle prospettive di una vita più libera in Germania Ovest, tentarono di oltrepassare il muro nei modi più incredibili, in alcuni casi persino morendo nel tentativo. Sono state circa 600 le persone che riuscirono a scappare dalla Germania Est nei primi mesi, quando le fortificazioni erano ancora blande. In seguito, per superare il muro vennero creati alcuni dei metodi più ingegnosi, dai tunnel (il più famoso è il tunnel 57, 12
ATTUALITÀ chiamato così da quando nel 1964 passarono per un tunnel scavato precedentemente esattamente 57 persone), ai palloni aerostatici, ad aerei ultraleggeri o passando dalle fogne e dagli scarichi. Un fatto curioso da sapere su un evento di così grande portata storica è che la caduta del Muro di Berlino è stata in realtà il risultato di un malinteso. L’apertura delle frontiere tra Ungheria ed Austria aveva già creato un grande flusso migratorio da Berlino Est a Berlino Ovest. Le tensioni all’interno della popolazione si fecero sempre più forti, fino al fatidico 9 novembre 1989. Quel giorno, un portavoce del governo di Berlino Est annunciò che sarebbero stati disposti dei cambiamenti nella politica dei viaggi all’estero: questa frase fu interpretata dalla popolazione come la dichiarazione del crollo imminente del Muro. Migliaia di cittadini, tanto di Berlino Est quanto di Berlino Ovest, si recarono davanti al Berliner Mauer in un’attesa trepidante. Dopo diverse ore di grande confusione, qualcuno (la cui identità resta tutt’oggi ignota) diede l’ordine di aprire le frontiere. Fu così che a causa di un malinteso, gli abitanti delle due Berlino poterono riabbracciarsi dopo ben 28 anni. Andando oggi a Berlino, si possono vedere le restanti parti di muro ancora in piedi, e chissà, magari prendere anche un souvenir. Curiosità: I protagonisti del “bacio fraterno socialista” sono Erich Honecker e Leonìd Brèžnev, i quali furono fotografati durante questo gesto (un vero e proprio rituale), nel 1979 durante i festeggiamenti del 30esimo anniversario della Repubblica democratica tedesca della Germania Est. Sonia Susmel, 5H 13
ATTUALITÀ “NAUFRAGHI SENZA VOLTO” Primo comandamento del medico legale: il diritto all’identità Il 19 novembre 2019 il nostro liceo ha avuto l’onore di avere come ospite in una conferenza la dott.ssa Cristina Cattaneo, professoressa ordinaria di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Milano e direttrice del LABANOF (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense - si occupa del recupero e dello studio di resti umani e dell’identificazione del vivente). È attualmente coinvolta nell’identificazione dei migranti morti in mare, in particolare dei naufragi di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e del 18 aprile 2015. Il LABANOF (nel quale lavorano numerose persone tra cui medici legali, biologi, antropologi, odontoiatri, naturalisti e archeologi) si occupa di restituire una storia, un’identità e persino la dignità a resti umani, qualunque sia la forma in cui si trovano e a qualunque epoca appartengano. «Studiamo tutta l’umanità che non c’è più ma che attraverso il nostro lavoro si fa sentire» Ma perché è così importante l’identificazione? Identificare un corpo è sicuramente una forma di rispetto per il morto; ma è molto più utile per i vivi che restano dietro questa perdita. La RISC (Ricerca Scomparsi), si occupa di raccogliere le informazioni appartenenti ai morti senza identità (PM, post mortem) e alle persone scomparse (AM, ante mortem) e di incrociarle al fine di trovare possibili congruenze tra le due categorie. Tutto ciò per far sì che chi perde un proprio caro non rimanga nel limbo di chi non sa, e che possa così trovarlo, onorarlo e iniziare ad elaborare il lutto. Il non vedere il corpo morto del proprio caro scomparso può tradursi in malattia, la letteratura anglosassone definisce questo fenomeno ambiguous loss (“perdita ambigua”). Questo è paragonabile a una vera e propria patologia mentale che porta a gravi danni anche fisici. 14
ATTUALITÀ Purtroppo, a volte, avvengono anche quelle catastrofi chiamate disastri di massa (come lo erano le fosse comuni o il disastro di Linate). Non tutti però sono a conoscenza di quelli che sono nella nostra quotidianità, ovvero i morti nel mare. Questi sono gli immigrati che fuggono dalle coste africane su barconi per giungere in Italia, aspirando ad una vita migliore, il cui viaggio finisce in tragedia. Raccapricciante è il fatto che nessuno si sia scomodato per recarsi sul luogo ad identificare questi corpi, che vennero così definiti morti di serie B (a causa della lingua, della religione o della razza). Solo un piccolo laboratorio, il LABANOF, si è mosso per affrontare questa sfida, ovvero l’identificazione di questi morti senza avere informazioni facilmente reperibili. Tutte queste informazioni e le storie dell’identificazione di queste vittime del mare sono scritte nel libro della dott.ssa Cattaneo: “NAUFRAGHI SENZA VOLTO. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo” di cui riportiamo la trama e invitiamo alla lettura. “Il corpo di un ragazzo con in tasca un sacchetto di terra del suo paese, l’Eritrea; quello di un altro, proveniente dal Ghana, con addosso una tessera della biblioteca; i resti di un bambino che veste ancora un giubbotto la cui cucitura interna cela la pagella scolastica scritta in arabo e in francese. Sono i corpi delle vittime del Mediterraneo, morti nel tentativo di arrivare nel nostro paese su barconi fatiscenti, che raccontano di come si può “morire di speranza”. A molte di queste vittime è stata negata anche l’identità. L’emergenza umanitaria di migranti che attraversano il Mediterraneo ha restituito alle spiagge europee decine di migliaia di cadaveri, oltre la metà dei quali non sono mai stati identificati. Questo libro racconta, dal punto di vista personale di un medico legale, il tentativo di dare un nome a queste vittime dimenticate da tutti, e come questi corpi, più eloquenti dei vivi, testimonino la violenza e la disperazione del nostro tempo. (Tratto da “Naufraghi senza volto. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo” di Cristina Cattaneo) Sonia Susmel, 5H 15
RECENSIONI LE OTTO MONTAGNE Autore: Paolo Cognetti; pubblicato per la prima volta nel 2016, vincitore del premio Strega nel 2017 È tra le montagne del piccolo paesino di Grana, alle pendici del Monte Rosa che Palo Cognetti ambienta il suo romanzo, un’avvincente storia che narra l’evoluzione di un amicizia tra due bambini, le avventure di due ragazzi, i rapporti tra due uomini. Pietro vive a Milano, e impara a conoscere ed amare la montagna grazie alla passione che i suoi genitori nutrono per l’ambiente alpino, e che gli trasmettono durante i periodi di vacanza trascorsi a Grana; Bruno invece in montagna ci vive da sempre, ne conosce le gioie, le difficoltà, i segreti. Durante le lunghe estati trascorse a Grana, Pietro, oltre a coltivare l’amicizia con Bruno, impara a conoscere quel lato di suo padre che gli era per anni rimasto nascosto tra l’asfalto e il caos delle strade di Milano; un padre che affronta con entusiasmo le ascese ai rifugi, le traversate dei ghiacciai, le salite alle vette, ansioso di condividere con il figlio parte di sé, parte della passione per la montagna che porta dentro. La madre di Pietro della montagna ama invece il bosco, ed è sempre molto attenta ai bisogni del figlio e di Bruno, preoccupandosi della sua non facile situazione famigliare e della sua istruzione. A qualche anno di distanza però tutto cambia con la morte del padre di Pietro, con cui egli aveva rotto i rapporti allontanandosi anche per un periodo da Grana e dalla montagna in cui era cresciuto: ormai uomo Pietro torna nel paesino delle sue estati da ragazzo, e scopre con sorpresa che il padre che in passato aveva tanto criticato e contestato si era invece mostrato estremamente attento e paterno nei confronti dell’amico Bruno, ora divenuto 16
RECENSIONI muratore. Bruno e Pietro tornano a frequentarsi e un’estate lavorano insieme alla costruzione di una casetta su un terreno lasciato in eredità a Pietro dal padre, come ultimo gesto di addio e di scusa nei suoi confronti. La piccola baita che costruiscono diventerà il loro rifugio dalle difficoltà che la vita gli riserva negli anni che seguono: per Pietro l’incapacità di trovare un lavoro stabile, per Bruno il fallimento del matrimonio e dell’azienda agricola in cui aveva riposto tutte le sue energie e speranze. Il romanzo è ricco di descrizioni molto curate, sia riguardanti l’ambiente naturale in cui la vicenda è immersa sia rivolte ad indagare l’animo dei due personaggi principali. Il vero protagonista del racconto rimane però la Montagna, che nella sua diversità di paesaggi, climi, ambienti accompagna nel loro percorso di crescita Pietro e Bruno, talvolta facendosi amare, talvolta odiare, tanto che sarà proprio quella montagna che l’aveva visto crescere sui suoi versanti e nei suoi boschi che nel finale tragico si prende la vita di Bruno, che per amore dei suoi monti aveva scelto di non tornare più alla civiltà, trascorrendo l’ultimo rigido e nevoso inverno della sua vita alla piccola baita. Appare come un essere del tutto superiore ai due amici, che nella sua inaccessibilità tuttavia dona qualcosa di sé a ciascuno dei due ragazzi, divenendo parte imprescindibile della loro vita. Romanzo consigliato a tutti coloro che amano passeggiare per i sentieri nei boschi, trascorrere un pomeriggio presso un rifugio, osservare le catene montuose all’orizzonte, anche solo per un attimo dal finestrino dell’auto mentre ci si reca a scuola o al lavoro: a tutti coloro che amano e rispettano la Montagna. Gabriele Massa, 4C 17
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GLOPPETE Un soldato romano e una fiducia tradita, uno studente ansioso e un vecchio mago, una ragazza davanti ad uno specchio e una davanti alla macchina da scrivere. Quante storie si possono narrare? Gloppete è la sezione del giornalino dedicata alla scrittura creativa. Gli studenti che hanno partecipato al corso pomeridiano offerto dal Liceo nei mese di ottobre e novembre, hanno qui la possibilità di mettere in mostra il loro talento e ciò che hanno imparato. Il tema dei racconti è lasciato alla fantasia dell’autore: nessun limite di spazio o argomento imposto, niente di tutto questo, solo la voglia di scrivere qualcosa che rimanga impresso nella mente di voi lettori. Se nelle prime pagine troverete una serie di brevi racconti, nella seconda parte potrete appassionarvi ad un racconto a puntate seguendo, numero per numero, l’avventura di una squadra con un compito tutt’altro che ordinario. Leggere non è starsene seduti sul divano a girare svogliatamente delle pagine di carta, ma è vivere la vita del soldato romano, dello studente, delle due ragazze e persino del mago. Non perdete questa possibilità. 19
GLOPPETE L’AMICIZIA PREVALE SU TUTTO, ANCHE SULL’AMORE “La fiducia è tutto”. Questa è la frase che ormai mi ronza in testa da un bel po’ di tempo, sono le fatidiche parole che pronunciai alla mia, ormai ex, migliore amica dopo che accadde il misfatto. Nessuna scusa, nessun messaggio, nessuna chiamata da quel 30 novembre di un anno fa. Ci trovavamo nell’atrio della scuola e come ogni mattina la stavo aspettando appoggiata al calorifero accanto alla mia classe, quando ad un tratto la vedo passare proprio davanti a me senza rivolgermi uno sguardo andando quasi ad urtare un ragazzo capitato sulla traiettoria del suo passo svelto. Nella mia testa stavano già nascendo mille pensieri e altrettante preoccupazioni: non l’avevo mai vista così assorta, così decisi di seguirla. Rimasi impietrita quando la vidi parlare con il mio ragazzo, Tyler. Beh, certo un po ’di via vai di gente c’era, quindi era un ottimo nascondiglio. Prima che un ragazzo mi passasse davanti, Blaire e Tyler stavano parlando, dopo che ebbi nuovamente la piena visuale i due si stavano baciando, o meglio dire, si stavano mangiando la faccia a vicenda. Io ero lì. Ferma. A guardare quell’orribile azione. Era come se il mondo si fosse fermato, tranne che per noi tre. Loro due continuavano i propri piaceri e io, come una scema, per qualche secondo, non feci nulla. Mi limitavo a guardare. Andai a passo svelto e infuriato verso di loro e li staccai. «Tyler, ma che cazzo...» dissi sconcertata per ciò che avevo visto «Kate, io...» il traditore cercò di dire qualcosa, ma lo interruppi rivolgendomi a quella che credevo fosse la mia migliore amica. «Blaire, tu non puoi... voi non potete...» stavo impazzendo, mi sembrava tutto così surreale. «Kate, possiamo spiegarti» disse lei. «No, non ho bisogno di spiegazioni. Ormai è tutto fin troppo chiaro!» urlai come se ci fossimo solo noi tre, senza badare alla gente che ci passava intorno. «Kate, calmati. Non vedi che abbiamo gli occhi di tutti addosso?» mi domandò Tyler a voce bassa guardandosi attorno visibilmente preoccupato. «Calmarmi? Io? Dovrei essere calma dopo ciò che ho appena visto? E della gente non me ne frega niente!» Blaire cercò di prendermi il polso pur di farmi tranquillizzare, ma ottenne solo un secco “ciaf” sulla sua guancia destra. Abbassai la mano e me ne andai, sapevo cosa sarei stata in grado di fare ma fortunatamente mi fermai in tempo. Sorrido amaramente ricordando tutta la vicenda, “Che stronza” borbottai tra me e me appena prima di sentir suonare il campanello della porta. «Kate, vai tu?» urla mia madre dalla cucina. Così, svogliatamente, porto le gambe giù dal divano e mi alzo. Sempre con una voglia di vivere pari a zero mi preparo già la frase in mente “Si grazie, due scatole di biscotti vanno più che bene” e spalanco la porta di fronte a me. Ma non 20
GLOPPETE trovo una piccola scout, bensì Blaire. Rimango talmente interdetta da non sapere quale delle mie strane espressioni dipingermi sul volto. «Ciao Kate». Era un anno che non sentivo queste parole pronunciate da lei, una volta accompagnate da un sorriso, ora con labbra tremanti. «Blaire... che vuoi?» dico dopo essermi ripresa quasi completamente. «Senti, volevo darti quelle spiegazioni che non ti ho dato un anno fa... se posso» ormai ha gli occhi talmente lucidi che tra non molto inizieranno a scenderle dei lacrimoni per le guance. Per alcuni secondi la fisso senza risponderle, cercando di capire se fosse triste, dispiaciuta o almeno pentita. Le faccio cenno col capo di entrare, così sale i due gradini antecedenti alla porta d’ingresso, e varca quest’ultima mentre mi passa affianco sussurrandomi un “grazie”. Chiudo la porta e mi dirigo verso il divano, sul quale Blaire è ormai seduta ricalcando l’abitudine dei vecchi tempi «Quindi?» le dico incoraggiandola ad iniziare. «Kate, tra me e Tyler non c’è stato niente di serio. Quel bacio è stato tutto un errore. Pochi minuti prima mi aveva chiesto se potessimo vederci, lui era giù per la vostra litigata e aveva bisogno di conforto. Ci siamo fatti prendere dall’attimo ed è successo. Ma giuro su me stessa che è finita lì” la sua voce inizia di nuovo a tremare. «Blaire, tu non puoi immaginare quanto dolore mi avete fatto provare. La mia migliore amica e il mio ragazzo che si baciano... Io tutt’ora fatico a crederti» ma purtroppo la mia freddezza viene interrotta da una leggera rottura della voce. «Kate lo so, ok? Giuro che non c’è stato un solo giorno in cui non mi sono pentita di quello che ho fatto. Tu sei la persona più importante che io abbia mai avuto e perderti è stato uno dei dolori più forti che io abbia mai provato”. Ed eccole lì, quelle tanto temute lacrime. Non riesco più a resistere, la tiro a me e l’abbraccio forte, per colmare il vuoto di tutto l’affetto che è mancato quest’anno. Il mio cuore inizia a scaldarsi quando sento che lei ricambia stringendomi ancora più forte. «Kate, mi dispiace così tanto» dice tra singhiozzi vari. «Shht Blaire. E ’tutto ok» le dico accarezzandole i capelli. Ci stacchiamo, le prendo le mani tra le mie e guardandola in quei suoi occhi neri come la pece le dico: «Alla fine la fiducia è tutto, no?». Per la seconda e ultima volta. Rebecca Cannone, 2C 21
GLOPPETE LA RICERCA DELLA VERITÀ Sono intrappolato nello scafo di una nave e ho esaurito tutto il mio mana per forgiare un incantesimo di navigazione subacquea. Il mio nome è Percival Newforge, sono un potente mago del Regno di Liones; sono al quarto giorno di viaggio per raggiungere un dente di Miðgarðsormr, un terribile serpente marino che si aggira in questi mari. Due mesi fa entrò nella mia capanna uno sconosciuto imponente e dagli occhi tristi. L’uomo si presentò con il nome di Gowther aggiungendo di essere un cavaliere, ma io, notando le sue profonde cicatrici, preferii leggere i suoi ricordi e lo vidi con uomo che sembrava di un grado superiore al suo e che, con fare diabolico, lo condannava ingiustamente a morte. Il nostro obiettivo è la pozione della verità, una pozione in grado di smascherare chi il vero non dirà; una volta ottenuta sarà semplice per Gowther farla bere al consigliere Kralow. Il consigliere aveva infatti fatto ricadere la colpa sul vecchio guerriero per l’assassinio di re Wallwave. È una delle pozioni più difficili da distillare in quanto ha bisogno di due degli ingredienti più rari al mondo. Il primo è la pelliccia di Ogre, una creatura simile ai troll, lavorata per un intero mese; di questa avevo già fortunatamente un campione in casa. Il secondo ingrediente (ben più complicato da reperire) è appunto il dente di Miðgarðsormr, che si può ottenere solo stanando il serpente che si trova nella fossa delle Marianne, dove esso è stato segregato dal clan delle Dee, e in seguito sottoponendo il dente a molte azioni di decontaminazione dal potente veleno del mostro. Eccomi dunque che cerco un metodo per uscire dalla barca di questi dannati pirati, non avevo calcolato che i prigionieri venissero messi in stiva quando avevo pensato di farmi acciuffare per raggiungere il punto di interesse. Sento che il mio mana non si è ancora ripristinato quindi una magia di fuoco è impraticabile, ma ricordo che i pirati possiedono una scorta di pesce (che contiene un elemento base) che potrebbe ricaricare il mio mana, devo solo trovare un metodo per raggiungere quella parte della stiva. Cerco strumenti a mia disposizione e non ne trovo, dovrò ricorrere solo a me stesso. Decido di aspettare un giorno per far ricaricare un minimo il mio mana per eseguire un incantesimo di compressione. Non c’è nessuno vicino è giunto il momento di agire! Inizio l’incantesimo e quando lo finisco mi ritrovo minuscolo, oltrepasso le sbarre che mi dividono dal mio obiettivo talmente piccolo da non potermi vedere. 22
GLOPPETE Arrivato al barile avverto l’odore pungente del pesce sotto sale, apro il coperchio e prendo ad ingurgitare chili e chili di sardine. Adesso sono pronto per scappare! Eseguo un incantesimo di incorporeità e mi ritrovo in acqua, annullo tutti i precedenti incantesimi e mi dirigo verso la Fossa che ovviamente è vicina. Normalmente un essere umano non riuscirebbe a arrivare in fondo alla fossa delle Marianne, ma grazie all’incantesimo di navigazione subacquea riesco a scendere in profondità. Più scendevo e più l’ambiente perdeva luminosità. Sono passati due giorni e finalmente sono arrivato al fondo, sento dei movimenti nelle alghe, non vedo niente ma lo sento: c’è. Nel buio più totale inizio a recitare il mio incantesimo definitivo, quello più mortale, ma sento un dolore lancinante al braccio e vedo uno scintillio di scaglie allontanarsi; “Protetio” urlo. Avevo sprecato troppo mana per formulare il primo incantesimo: ricorro a degli incantesimi più veloci, ma meno potenti. Questa tecnica sembra funzionare e dopo vari incantesimi riesco a confondere l’animale e così provo a colpirlo con un incantesimo di perforazione con l’intento di cavargli il dente. Mi rimpicciolisco nuovamente per fare in modo di far perdere le mie tracce al mostro e prelevo il dente tra le alghe. Appena stretta la mano sul dente vedo gli occhi scintillanti di Miðgarðsormr avvicinarsi a gran velocità. Come era quel dannato incantesimo? la vecchiaia me lo aveva fatto dimenticare, la bocca si aprì mostrando le sue affilate fauci, vedo la morte sotto forma di denti avvelenati, si stavano stringendo su di me quando... mi ritrovo sdraiato sul pavimento del mio laboratorio di depurazione, dal quale esco dopo due settimane. Finalmente il dente è utilizzabile; posso preparare il miscuglio e infine distillarlo nel mio alambicco alimentato dal soffio di draghetto. La pozione della verità è pronta! Gowther, non temere, giustizia sarà fatta! Luca Piombino, 2L 23
GLOPPETE L’ORDINE DEGLI ANGELI CUSTODI Kim stava pulendo la spada, faceva scorrere il panno intriso di acqua santa sulla lama che rifletteva la luce del lampadario e di qualche temerario raggio lunare che si faceva strada dalla finestra socchiusa; sedeva su uno dei letti a castello ai lati della stanza, lui dormiva in quello a sinistra dell’entrata, sotto di lui dormiva Ethan, che a volte gli tirava dei calci nella schiena dopo una delle loro solite litigate puntualmente pacificate da Noah, il più giovane della squadra, che poi tornava a dormire facendosi scappare qualche risatina sommessa nel letto singolo, sotto la finestra di fronte alla porta. L’altro letto a castello era riservato alle ragazze del gruppo: Tara e Susan, la prima dormiva nel giaciglio in alto, mentre la seconda si era offerta di prendere il posto che la compagna avrebbe scartato; Kim dubitava di essere il capo della squadra quando doveva sedare gli atti ribelli e le insubordinazioni di Tara che aveva ottenuto il permesso di non indossare l’uniforme eccetto in casi particolari. Al ragazzo scappò un sorriso, ma tornò subito ai suoi pensieri; il colonnello Cromer aveva richiesto un colloquio con lui il prima possibile, che avesse fatto qualcosa contro il regolamento? Eppure era sempre attentissimo su quel fronte… “Sarà solo l’agitazione dell’ultimo periodo.” pensò, “dopotutto con questa storia della Soluzione sono in subbuglio anche i piani alti dell’Organizzazione.” Kim scese dal letto, spalancò la finestra e si fece investire il volto dall’aria fresca di quella serata; dall’alto del quartier generale, le case delle poche persone sopravvissute che speravano di rivedere il mondo che ricordavano, rendevano la città meno buia con le loro luci accese in attesa del coprifuoco; nessuno poteva permettersi di stare sveglio durante la notte, quando i demoni erano più potenti e persuasivi. Lo sguardo smeraldo di Kim si addolcì pensando al giorno del suo giuramento: erano tutti e tre in piedi davanti al generale e cinque suoi burocrati; alle spalle delle reclute sedevano tutti i componenti dell’ordine in assoluto silenzio, il primo a parlare sarebbe stato lui, fece un passo avanti, si mise sull’attenti e disse: -Giuro davanti a lei, e al cospetto di Dio, che la mia lama non vivrà per nuocere, ma per difendere; il mio impegno come Michele sarà costante e la mia anima non vacillerà nella certezza che ciò che farò sarà per una giusta causa: la Soluzione. I miei occhi sono pronti ad essere oscurati dalle nubi dorate che mi ricorderanno che sono un peccatore per un bene superiore. Non esiterò nell’uccidere un corpo per salvare un’anima caduta nelle grinfie dei demoni; appena la mia Vista noterà la nube nera del peccato negli occhi di un uomo, sguainerò la spada e sarò pronto ad agire nel nome dell’Altissimo. Difenderò la mia squadra e considererò ogni membro mio fratello, nessuno verrà abbandonato o considerato inferiore e faremo tutti parte della famiglia dell’Ordine.- detto ciò, tornò al proprio posto tirando un silenzioso sospiro di sollievo; si fece avanti una ragazza che si trovava alla sua sinistra, stava giocherellando con una ciocca dei suoi capelli rossi, ma questo non le impedì di parlare: - Giuro davanti a lei, e al 24
GLOPPETE cospetto di Dio, che tutte le pozioni che creerò non saranno per nuocere, ma per guarire; il mio impegno come Raffaele sarà costante e la mia anima non vacillerà nella certezza che ciò che farò sarà per una giusta causa: la Soluzione. Le mie iridi sono pronte a cambiare colore con le stagioni e...- Kim era talmente preso dalla dolcezza della sua voce, che non fece più caso alle parole; quindi toccò all’altro ragazzo che indossava una maschera fatta di carta che sembrava un origami a forma di cervo; del suo discorso si ricordava solo le prime parole ovattate: - Giuro davanti a lei, e al cospetto di Dio, che tutto ciò che la mia memoria mi permetterà di riportare da dove si annidano i demoni, sarà soltanto la verità; il mio impegno come Gabriele sarà costante e la mia anima non vacillerà nella certezza che ciò che farò sarà per una giusta causa: la Soluzione...- mentre il generale consegnava la spada nel fodero e un’ampolla con dell’acqua santa a Kim, un camice alla ragazza e una nuova maschera in ceramica bianca riccamente decorata al giovane del quale mai avrebbe conosciuto il volto, dagli spalti partì un applauso scrosciante; erano diventati parte dell’Ordine! Il silenzio venne rotto da un cigolio alle sue spalle seguito da una voce familiare: - Hai intenzione di venire in mensa o ti ci devo portare io a forza?- Tara aveva i capelli neri raccolti in una lunga coda alta, il top bianco e i pantaloni attillati verdi con una fantasia militare evidenziavano il suo fisico statuario e la sua pelle olivastra; i suoi occhi grigi fissavano il ragazzo come nubi pronte a fulminarlo. Dietro di lei una voce maschile: -Ti vuoi sbrigare? Qui abbiamo tutti fame!- Kim non riusciva a vedere Ethan, ma qualcosa gli diceva che era appoggiato al muro con la tuta dell’Ordine, lo sguardo celeste fisso verso una delle finestre del corridoio e i capelli castani a spazzola ancora un po’ umidi; come a dargli ragione si sentì il brontolio della pancia di Noah; che entrò e con fare infantile, tenendosi la pancia e saltellando da un piede all’altro disse: - Per favore capo! Sto morendo di fame!- Kim fissò per un attimo gli occhi che sembravano una di quelle cortecce che il Raffaele usava per i suoi impacchi, -Va bene, andiamo…ma dov’è Susan?- Tara sbuffò – È rimasta in infermeria; ha detto che doveva finire di compilare una cartella e ci avrebbe raggiunti.- Il gruppo si avviò, quando sentirono qualcuno che correva alle loro spalle; si voltarono e videro una ragazza dai capelli rossi con il fiatone che cercava di raggiungerli – Finalmente ti sei scollata da quella cartella!- la salutò Tara con fare di sfida – Diventerai gobba a furia di lavorare così tanto!- Kim sapeva che dietro alle parole dure della ragazza c’era un vero interesse per la salute dell’amica. Arrivati in mensa, vennero accolti dal solito baccano di risate, urli e posate; ognuno prese il proprio vassoio, lo caricò di cibo, e si sedettero al loro tavolo, era inevitabile che si parlasse del colloquio richiesto dal colonnello: -Vedrai che sarà solo un altro tentativo di mettermi la divisa.- disse Tara mentre faceva girare il dito sull’orlo del bicchiere e poggiava il mento sul dorso dell’altra mano –Ma non capiscono che è una battaglia persa?!- Kim cominciò a preoccuparsi; se fosse stato per quello Tara sarebbe 25
GLOPPETE stata più istintiva e irrequieta del solito, cosa che avrebbe rovinato l’equilibrio della squadra; -Penso che con una come te chiunque rinuncerebbe…- disse Ethan dopo aver ingurgitato uno dei suoi due hamburger. Noah scoppiò in una risata che gli fece andare di traverso la bibita all’arancia, Susan, che era seduta di fianco a lui, cominciò a battergli la mano sulla schiena; -Dicevi Noah?- Chiese Kim squadrandolo; il ragazzo abbassò la testa e il suo viso pallido divenne di un rosso acceso, sapeva che al capitano non piaceva che si scherzasse su cose importanti. –S-stavo pensando…- intervenne Susan, -Che se non ci avessero rinunciato, avrebbero continuato a richiamare te e Tara; non vedo perché smettere di pressarvi…- –E allora perché?- - Kim, ascolta: magari è solo una missione molto particolare, o un test o una promozione o un cambio di regolamento…- propose lei, e i suoi occhi nocciola brillarono di speranza; Kim le sorrise per rassicurarla e anche per ritrovare la calma:- Per oggi è abbastanza, tra un po’ suonerà il coprifuoco; e io ho il primo turno di vedetta.- essendo un Michele come Tara e Ethan, Kim doveva fare anche dei turni di vedetta dopo il coprifuoco, - Io ho il secondo turno.- disse Ethan; -Vedi di non essere troppo brusco questa volta…- “Svegliarlo con una campanella non è stata una buona idea…” pensò Kim; Tara si limitò ad alzare tre dita. Kim si trovava nella sua vecchia casa; un semplicissimo appartamento nel circondario del quartier generale, aveva 9 anni e stava raggomitolato sul divano blu con la testa poggiata sulle gambe della mamma che canticchiava una melodia come faceva sempre per tranquillizzarlo; il bambino si mise a sedere di scatto –Mamma, me lo racconti ancora?!- lei gli rivolse un sorriso e gli arruffò i capelli divertita –Ma te l’ho appena raccontato!– Kim la guardò, Sara non riusciva a dire di no a quel visino – E va bene.– il piccolo iniziò a battere le mani elettrizzato, si mise a gambe incrociate e piantò il suo sguardo addosso alla madre –Quando io avevo la tua età…- Sara gli raccontò com’era il mondo prima che la Setta della Chiave stringesse il patto con uno dei più potenti demoni ancora oggi sconosciuto, finì di parlare e guardò il piccolo che, nonostante avesse già sentito questa storia tantissime volte, aveva lo stesso sguardo sognante di quando l’aveva sentita per la prima volta –Ti prometto che farò tornare tutto come prima!– lo sguardo della madre si fece serio e un ghigno le attraversò il volto –Cosa hai osato dire lurido mortale?!- Kim incrociò le braccia davanti al viso per difendersi mentre veniva scaraventato verso i banconi della cucina; quando riaprì gli occhi l’appartamento era cosparso di fiamme violacee, al centro della stanza la mamma aveva due corna da ariete ai lati della testa tra i capelli biondi, i canini uscivano dalle labbra sottili e i suoi occhi verdi, erano attraversati da una specie di vapore del colore delle fiamme; dietro di lei la sagoma luminosa di due occhi sottili brillavano tra le fiamme. Una voce fece tremare la stanza:-Pensi sia così facile battere dei demoni?! Vediamo se ne sei in grado!– la madre di Kim gli corse incontro e lo graffiò; il bimbo rimase lì, gli faceva male il petto, ma era pietrificato dal terrore e 26
GLOPPETE non riusciva a credere che lei gli stesse facendo del male; la donna stava per attaccarlo di nuovo, quando una finestra esplose e cinque figure circondarono il piccolo; una ragazza del gruppo gli si avvicinò e iniziò a medicargli la ferita mentre uno di loro urlò qualcosa, ma era troppo tardi, il bimbo svenne. Kim si mise a sedere sul letto; aveva il fiatone ed era in un mare di sudore, era da tanto che non sognava il giorno in cui aveva manifestato la Vista; Tara entrò in camera, il ragazzo prese la spada con il fodero e corse nel cortile interno dell’edificio per prendere un po’ d’aria fresca e per schiarirsi le idee; sentendolo uscire così velocemente, Susan decise di raggiungerlo: indossava la felpa blu con le ali dorate ai lati della zip, i pantaloni blu della divisa con varie tasche dove i Raffaeli mettevano i loro impacchi, le bende e le ampolle con acqua santa sempre a portata di mano e gli stivali bianchi come la cintura; i capelli erano raccolti in una treccia che iniziava dalla parte destra della testa per poggiarsi sulla spalla sinistra, si alzò una brezza che rinfrescò l’aria e obbligò la ragazza a chiudersi nelle spalle, vedendola, Kim poggiò la spada alla panchina e bevve un sorso dalla borraccia; Susan gli si affiancò, -Ciao, Susan!- Kim la salutò con un sorriso smagliante, -Ciao.- la ragazza non riuscì a sorridere, aveva dormito poco per la discussione alla mensa di ieri; –Qualcosa non va?- chiese il ragazzo che ora la guardava inclinando la testa preoccupato, sapendo già la risposta. Lei alzò lo sguardo e i suoi occhi si riempirono di mille riflessi color miele che Kim adorava: -Ho paura…- ammise la ragazza –Ho paura che Cromer possa decidere di dividere la nostra squadra per il fatto della divisa, ho paura che il nostro gruppo non rimanga più unito come adesso…- Kim l’abbracciò, poggiò la fronte sulla sua spalla così che le sue parole fossero sentite solo da Susan: -Non permetterò mai una cosa del genere, stanne certa. Se dovesse farlo…– la serietà e la determinazione nella voce del Michele lasciarono la ragazza un po’ interdetta. I due si divisero, –E poi…la riuscita del colloquio è importante per il mio sogno…- Susan lo squadrò; la canotta blu, i pantaloni bianchi e la cintura con il fodero dorata sottolineavano ogni singolo muscolo del suo corpo e spostò lo sguardo; non pensava che un ragazzo come lui, sempre con i piedi per terra, a volte si facesse cullare tra le braccia dei sogni; -D-davvero?– chiese più imbarazzata per i suoi pregiudizi che per averlo fissato –Sì!– disse lui sedendosi sulla panca e invitandola ad accomodarsi – E…qual è il tuo sogno?– chiese Susan –Penso che chiunque in un mondo come questo lo condivida ma che pochi lo chiamino sogno; io voglio scoprire come sarebbe il mondo senza questa storia dei demoni.– la ragazza lo guardò stupita; non ci aveva mai pensato -Hai ragione…penso di non essermene resa conto, ma…- il ragazzo la guardò, sperava davvero che Susan lo capisse, un sorriso dolce si fece strada sul volto della ragazza – Sì, è così, quando sono entrata nell’Ordine, sentivo che c’era qualcosa che mi spingeva a farlo…e ora ho capito, anche io voglio sapere come sarà il mondo una volta trovata la Soluzione!- Kim la guardò e fu come se tutto fosse risucchiato da 27
GLOPPETE quei meravigliosi occhi verdi; il ragazzo alzò il mignolo –Allora facciamo che questo diventerà il nostro sogno e che lo realizzeremo insieme, promesso? – Susan annuì convinta e unì il suo mignolo a quello del ragazzo e fecero oscillare le mani - Promesso! –. Le otto non tardarono ad arrivare, e quando la campana della caserma annunciò l’ora della levata, Kim vide avvicinarsi Tara, Ethan e Noah; -Eccoci qua, capo!- disse sorridente il terzo facendo il saluto militare, -Sì ehm…buona fortuna- disse Ethan con le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta blu; Tara lo guardò, ma questa volta il grigio dei suoi occhi sembrava cosparso dai fasci di luce solare che annunciano la fine della tempesta, Kim guardò i compagni; era la prova che, per quanto potessero essere in disaccordo, non sarebbero mai stati divisi; mise il pugno al centro del cerchio e subito lo raggiunsero gli altri; Ethan con il suo solito ghigno, Susan con un leggero rossore sul volto, Tara determinata come sempre e Noah con il suo solito fare infantile; quindi si avviarono tutti verso l’ufficio del colonnello. Camminavano per il corridoio, il silenzio fu rotto da Tara: -Se dovesse farti storie esagerate per la divisa…potrei anche decidere di metterla…- -Non ce ne sarà bisogno.- disse Kim e la discussione non andò oltre. -Che sta succedendo qui?!– chiese Ethan sorpreso da quante persone erano in attesa causando un bisbiglio generale; si avvicinò un Gabriele con la maschera bianca a forma di volpe con i lineamenti dipinti di rosso: - Come mai la tua amica indossa abiti borghesi?- chiese il ragazzo all’orecchio di Kim –È un allergia al tessuto molto particolare…- -E riesce a trovare qualcuno che produca degli indumenti anallergici?– chiese lui in modo impertinente Kim stava per girarsi e rispondergli quando la porta si aprì e venne invitato ad entrare. Il colonnello, un uomo sulla cinquantina, robusto, con i capelli grigi rasati; aveva i gomiti sul tavolo di legno e il mento poggiato sulle mani giunte mentre guardava pensieroso un faldone aperto, aveva un’aria stravolta e rassegnata. Guardò il giovane e disse: -Kim Raven…– lo squadrò da testa a piedi; Kim si mise sull’attenti –Sì, signore!- -Avrai notato che l’Ordine intero è in subbuglio; purtroppo la Soluzione non è tanto semplice come sembra…- alzò lo sguardo e i suoi occhi neri furono attraversati da una nube dorata –Certo che Lilith e quella sua marmaglia di demoni ci sanno fare con i raggiri…- continuò l’uomo come se stesse ragionando a voce alta, - Mi scusi colonnello, che intende dire?- lo sguardo dell’uomo si fece torvo -Vedi Kim, il mio compito è cercare dei volontari per…- una risata femminile che fece accapponare la pelle a Kim avvolse la stanza e le pareti esplosero in un’ondata di calore. Sofia Recanati, 2M 28
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UNDERGROUND Redattori: Sonia Susmel (5H), Filippo Milanesi (5H), Gabriele Massa (4C), Daniele D’Oronzo (3E), Viola Dozzi (2F), Anna Lisa Galeotti (2F), Vittoria Ronchi (2F), Giulia Agostina Mora (2G), Fioretta Neotti (2G) Scrittori: Rebecca Cannone (2C), Luca piombino (2L), Sofia Recanati (2M) Un ringraziamento all’aiuto di: Mattia Perico Prof referente: Prof. Evandro Zinzi Grafica interna a cura di: Sonia Susmel Grafica copertine a cura di: Filippo Milanesi Edizione Online sul sito della scuola: liceogalilei.edu.it 30
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