Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY

Pagina creata da Melissa Grillo
 
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Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY
#18
Mensile - Anno 2 - Aprile / Maggio 2014
                                                 PLAY IT LOUD, READ IT NOW

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                                                                                                  BLACK
                                                                                                  STONE
                                                                                                 CHERRY

                                          lacuna
                                          coil
                                          Black celebration                             I KILLED THE PROM QUEEN
                                                                                                        THE USED
                                                                                                   CHUCK RAGAN
                                                                                                      ARCHITECTS
                                                                                                          PRONG

                                          Memphis May Fire - Of Mice And Men - Minor Alps - The Pack A.D.
Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY
#18
Mensile - Anno 2 - Aprile / Maggio 2014
                                                 PLAY IT LOUD, READ IT NOW

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                                                                                        BLACK STONE
                                                                                            CHERRY

                                                                                       I KILLED THE PROM QUEEN
                                                                                                       THE USED

                                          destrage
                                                                                                  CHUCK RAGAN
                                                                                                     ARCHITECTS
                                                                                                         PRONG

                                          Ora si fa sul serio
                                          Memphis May Fire - Of Mice And Men - Minor Alps - The Pack A.D.
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#18
Mensile - Anno 2 - Aprile / Maggio 2014
                                                    PLAY IT LOUD, READ IT NOW

                                          LACUNA COIL                               Kentucky rocks
                                          DESTRAGE
                                                                              black
                                                                              stone
                                          I KILLED THE PROM QUEEN
                                          THE USED
                                          CHUCK RAGAN

                                                                             cherry
                                          ARCHITECTS
                                          PRONG

                                            Memphis May Fire - Of Mice And Men - Minor Alps - The Pack A.D.
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EDITO

LA BELLA ITALIA
                                                                                                        List View 2
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Per la prima volta in due anni di RockNow abbiamo due gruppi        fuori dai nostri confini. Tra l’altro, sempre parlando di stampa
italiani in copertina. La cosa, ovviamente, mi riempie di gioia     musicale, è divertente vedere che molti musicisti comprano
e non per motivi patriottici. Mi spiego meglio: i Lacuna Coil       riviste solo quando c’è una loro recensione o un’intervista, ma
e i Destrage non sono in copertina perché sono italiani. No,        al tempo stesso sono i primi a “stressare” per far pubblicare
affatto. Se sono lì, è solo perché sono bravi, hanno fatto          una news relativa a un video (magari pure brutto), a un cambio
degli ottimi dischi e hanno da sempre avuto un approccio            di formazione (mentre sarebbe stato più utile cambiare lavoro,
diverso e “internazionale” alla musica. Non è sicuramente un        anzi hobby) o segnalare una nuova cover (di cui nessuno
caso se i loro album escono per due etichette come Century          sentiva il bisogno). Poi, però, fai due copertine così e ti senti
Media e Metal blade. In un Paese in cui molte delle band            meglio, soddisfatto con te stesso e pensi che se tutto dovesse
aspirano tutt’al più ad autocompiacersi e a sparare merda sul       finire, almeno hai chiuso in bellezza.
vicino, l’attitudine di Cristina, Paolo, Andrea e i loro compagni
di avventura è esemplare. E lo sono pure i risultati. Se            Buona lettura.
consideriamo che, sempre in questo Paese, frega poco della
musica in generale e ancora meno delle riviste che ne parlano,      Daniel C. Marcoccia
allora quei due gruppi fanno bene a guardare soprattutto al di      @danc667

                                                                                                                           RockNow 3
Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY
sommario                  ROCKNOW #18 - APRILE-MAGGIO 2014 - www.rocknow.it

      06-21 PRIMO PIANO:
 06   Memphis May Fire
 08   Figure Of Six                                                                                       www.rocknow.it
 10   All in the name of… Rock                                                                    Registrazione al Tribunale di Milano n. 253 del 08/06/2012
 11   Dischi violenti:
      Marco Trentacoste                                                                                              Scrivi a:
                                                                                                              redazione@rocknow.it
 12   Minor Alps
 13   Grande Rivera                                                                                               DIRETTORE
 14   The Pack A.D.                                                                                            Daniel C. Marcoccia
                                                                                                                dan@rocknow.it
 15   Safe
 16   Of Mice And Menn                                                                                           ART DIRECTOR
 18   Hi-Teck                                                                                                    Stefania Gabellini
                                                                                                                 stefi@rocknow.it
 19   Games
 20   Crazy… net                                                                                   COORDINAMENTO REDAZIONALE
                                                                                                         ONLINE EDITOR
 21   Open store                                                                                       Michele “Mike” Zonelli
                                                                                                          mike@rocknow.it

                                                                                                         COMITATO DI REDAZIONE
      22-50 ARTICOLI:                                                                                      Marco De Crescenzo
      22-26 Lacuna Coil               28-33 Destrage                   34-37 Black Stone Cherry             Stefania Gabellini

                                                                                                    COMUNICAZIONE / PROMOZIONE
                                                                                                          Valentina Generali
                                                                                                           vale@rocknow.it

                                                                                                                 COLLABORATORI
                                                                                                                  Arianna Ascione
                                                                                                                   Giorgio Basso
                                                                                                                    Mattia Borella
                                                                                                                   Andrea Cantelli
                                                                                                                   Nico D’Aversa
                                                                                                                  Sharon Debussy
      38-39 I Killed The Prom Queen   40-42 The Used                   44-45 Chuck Ragan                         Giorgio Di Zenzo
                                                                                                                    Michele Fenu
                                                                                                                      Ilaria Ferri
                                                                                                                     Luca Nobili
                                                                                                                      Eros Pasi
                                                                                                                    Andrea Rock
                                                                                                                   Stefano Russo
                                                                                                                    Piero Ruffolo
                                                                                                                    Silvia Richichi
                                                                                                                  Extreme Playlist

                                                                                                                  fotografi
                                                                                                               Emanuela Giurano
      46-48 Architects                50-51 Prong                                                           Foto copertina Destrage:
                                                                                                               Emanuela Giurano

                                                                                                             SPIRITUAL GUIDANCE
                                                                                                                   Paul Gray

                                                                                                                   Editore:
                                                                                                           Gabellini - Marcoccia
                                                                                                      Via Vanvitelli, 49 - 20129 Milano

      52-57 RECENSIONI
 52   Disco del mese: Destrage
 53   Nu rock                                                                                         Tutti i diritti di riproduzione degli articoli
 54   Pop/Rock                                                                                                  pubblicati sono riservati.
                                                                                                    Manoscritti e foto, anche se non pubblicati,
 56   Metal                                                                                          non saranno restituiti. Il loro invio implica
 57   Punk                                                                                            il consenso alla pubblicazione da parte
                                                                                                    dell'autore. È vietata la riproduzione anche
                                                                                                             parziale di testi, documenti e
 58 59 The Line                                                                                          fotografie. La responsabilità dei testi
                                                                                                     e delle immagini pubblicate è imputabile
                                                                                                           ai soli autori. L'editore dichiara di
 60 Last shot: The Pretty Reckless                                                                         aver ottenuto l'autorizzazione alla
                                                                                                    pubblicazione dei dati riportati nella rivista.

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Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY
Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY
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                                                                                                                                                      RN
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                                                                             MAY FIRE                                          stato di panico
 A due anni da “Challenger”, i Memphis May Fire tornano con
 “Unconditional”, ennesima testimonianza dell’importanza della band
 nel panorama metalcore e non solo
 Di Piero Ruffolo                         dovrei essere io a dirlo, incredibile”,   band che il genere l’hanno creato,          scelta, se volevo andare avanti
                                          con queste parole Mullins descrive        nutrito e coccolato nonostante              dovevo parlare di quanto mi stava
 Pubblicato a fine marzo negli Stati      l’opera. “Sono molto orgoglioso dei       tutto e tutti. “I nostri fan più giovani    succedendo. Un anno fa sono
 Uniti, “Unconditional” ha debuttato      nuovi brani. La loro connotazione         ameranno questo disco”, continua            stato colpito dal mio primo attacco
 alla posizione #4 della classifica       non è casuale, abbiamo sviluppato         Mullins, “quelli meno giovani,              di panico, non dimenticherò mai
 Billboard 200 e alla posizione #1        l’intero lavoro con l’intento di          quelli che ci seguono fin dall’inizio,      quel momento. Quell’episodio ha
 della classifica Billboard Alternative   ricreare le sensazioni proprie di una     apprezzeranno il cammino                    cambiato la mia vita. Osservavo
 Album. Un risultato di tutto             colonna sonora e quanto ottenuto          percorso insieme e, speriamo,               le persone a me vicine compiere
 rispetto considerando il genere          rispecchia quanto desiderato”. Negli      saranno felici di constatare quanto         le più semplici azioni della vita
 protagonista, ma da quelle parti         ultimi anni, siamo stati testimoni        lontano siamo andati come artisti.          quotidiana senza riuscire a fare lo
 il mercato è tutta un’altra cosa...      di un incessante succedersi di            Ovviamente anche loro ameranno              stesso... Ho sempre sentito parlare
 Fatto sta che, numeri a parte, la        realtà pronte a cavalcare l’onda          ‘Unconditional’! L’intero album             di depressione, attacchi di panico,
 band capitanata da Matty Mullins         senza mai riuscire a emergere. A          riflette tutto quanto è successo            paura di uscire... ne ho sempre
 è riuscita a superare nuovamente         causa di molte di queste proposte         nelle nostre vite durante questi            sentito parlare ma non avevo mai
 se stessa e a pubblicare quello che      il metalcore è stato additato e           anni. Ho attraversato momenti               realmente compreso, fino a che
 può essere considerato l’album           tacciato, a volte senza reale             difficili e l’unico modo per superarli      non ho provato tutto questo. Ora
 più impegnato della personale            cognizione di causa ma solo perché        e stato liberare la mia mente               sono pronto a ricominciare e a
 carriera. “‘Unconditional’ è un disco    così doveva essere. Fa dunque             dai pensieri negativi e tradurre            condividere con voi la mia storia”.
 teatrale, maturo e, anche se non         piacere avere a fare con quelle           ogni cosa in musica. Non avevo              www.facebook.com/MemphisMayFire

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Lacuna coil Black celeBration - DESTRAGE BLACK STONE CHERRY
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 FIGURE OF SIX
 Oltre il tunnel
                                                                                                                                            RN
                                                                                                                                            RN
                                                                                                                                            video

 I Figure Of Six sono un altro indizio di una tendenza che non può che far
 piacere: l’Italia del metal si sta finalmente svegliando!
 Di Luca Nobili                        Tiefdruck Musik, che ci ha portato      di line-up, che hanno inevita-         stiamo facendo tutt'ora”. “Brand
                                       a perdere tempo e tante energie.        bilmente posto la band di fronte a     new life” racchiude un sound che
 “Brand new life”, terza opera per     Il rapporto era iniziato coi migliori   un’ulteriore sfida. “Senza scendere    coniuga potenza metal, melodia
 i Figure Of Six, è stato registrato   propositi ma si è esaurito in malo      nei particolari, oramai con la         ed elettronica senza sbavature o
 tre anni fa, ma solo ora viene        modo a causa di comportamenti           vecchia formazione eravamo a un        forzature. Anche i testi rivestono
 pubblicato dappertutto in versione    ‘poco trasparenti’ da parte del         punto morto. Non si andava avanti,     la giusta importanza, con uno
 digitale grazie alla Pirames          boss di allora. Purtroppo questo        ma al limite si poteva andare          filo conduttore: “la tematica di
 Inernational. Matteo Troiano,         è lo scenario attuale: fregature        indietro. Erk (il nuovo singer,        ‘Brand new life’ è quella della
 chitarrista e fondatore della band    a livelli medio bassi oppure            nda), in un paio di mesi è riuscito    rinascita, e guardando la copertina
 insieme a Peter Cadonici, ci          autoproduzione totale. Noi              a prendere in mano l'album che         si intuisce subito di cosa stiamo
 racconta che “in questo lasso di      abbiamo scelto la prima via con         avevamo registrato e interpretarlo     parlando. Una fenice gigante
 tempo sono successe tante cose.       l'aiuto di un'azienda proiettata        in maniera efficace, con le idee       a simboleggiare la voglia di
 Tanti live, soprattutto all'estero,   nel futuro della discografia come       che avevamo in mente e che il          ricominciare, ma soprattutto di
 un affiatamento maggiore fra i        Pirames International, coadiuvata       vecchio cantante non riusciva a        affrontare i problemi quotidiani, o
 componenti nuovi e vecchi della       dall'opera di intermediazione da        capire. Stiamo anche scrivendo         della vita in generale, a testa alta.
 band, una maturazione artistica       parte di Heartlines Music, etichetta    nuova musica, ci stiamo rimettendo     Con la speranza di trovare uno
 che ci sta portando a scrivere        indipendente del nostro cantante        in gioco per la quarta volta e tutto   spiraglio, quel classico lumicino
 musica sempre migliore e tante        Erk Scutti. E per ora tutto sta         sembra andare benone. È dura           in fondo al tunnel di cui tutti noi
 altre cose... Alcune purtroppo        andando alla grande!”. L’ultimo         cambiare modo di suonare, visione      abbiamo bisogno per andare
 anche negative, come il rapporto      periodo è stato anche caratte-          della musica a ogni album ma           avanti”.
 andato male con la label tedesca      rizzato da due importanti cambi         noi lo abbiamo sempre fatto e lo       www.figureofsixband.com

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DESIGN 800ART.IT
                                                                                            www.queenextravaganza.com

                                     www.thewonder.co.uk

                                 www.jhonnywinter.net

      LUN 19/05/2014 > ROMA - CROSSROADS LIVE CLUB
   MAR 20/05/2014 > UDINE - TEATRO GIOVANNI DA UDINE                GIO 22/05/2014 > PADOVA - GRAN TEATRO GEOX
             MER 21/05/2014 > MEZZAGOI (MB) - BLOOM

                                                                                                                   CONCERTO IN COLLABORAZIONE CON DNA CONCERTI
                                     www.thewonder.co.uk

             MAR 03/06/2014 > MILANO - ALCATRAZ                                 SAB 21/06/2014 > ROMA - ROCK IN ROMA

                                      www.imotorhead.com

                                                           www.jbonamassa.com

MAR 24/06/2014 > MILANO - IPPODROMO CITY SOUND                       GIO 26/06/2014 > FIRENZE - TEATRO COMUNALE

                                                                                           JOE SATRIANI

                                                                                                www.satriani.com

MAR 01/07/2014 > SEGRATE (MI) - CIRCOLO MAGNOLIA                      GIO 03/07/2014 > REZZATO (BS) - CASCINA SAN GIACOMO
                                                                        VEN 04/07/2014 > GRADO (GO) - DIGA NAZARIO SAURO

     INFO: 02.6884084 - BARLEYARTS.COM - FACEBOOK.COM/BARLEYARTSPROMOTION
Il Settim
LACUNA
 `     COIL

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 Settimo album per la heavy band italiana più
 amata all’estero, “Broken crown halo” è un altro
 tassello del percorso senza falle dei Lacuna Coil.
 E come sempre, è stato un piacere parlare con i
 due cantanti della formazione milanese, Andrea
 Ferro e Cristina Scabbia
 Di Daniel C. Marcoccia
 Foto Steve Prue

 “
       Broken crown halo”, il vostro ultimo disco, è stato registrato a           precedente. Siete d’accordo?
       Milano. Come mai questa scelta di lavorare a casa?                         C.S.: Sì, anche più cupo rispetto a “Dark adrenaline”.
       Cristina Scabbia (voce): È stata un po’ forzata perché l’intenzione        A.F.: La produzione ha fatto un po’ di più la differenza sul suono che non
 iniziale era di andare a registrare a Los Angeles, agli NRG Recording            sull’arrangiamento. Le strutture delle canzoni sono infatti quasi identiche
 Studios di proprietà del produttore del disco Jay Baumgardner. Avevamo           a quelle dei demo. Kyle Hoffmann, l’assistente di Jay, un ragazzo
 già registrato lì “Shallow life”, tra l’altro. Poi, a causa di alcuni problemi   giovanissimo che suona tutti gli strumenti, ci ha veramente spinti a osare
 familiari e delle necessità di alcuni di noi, siamo rimasti a Milano e alla      di più sia a livello di suoni sia a livello di performance vocale.
 fine è venuto fuori qualcosa di diverso proprio per questo motivo. Il
 fatto di registrare in uno studio tra virgolette “vintage” come le Officine      Da “Karmacode” in avanti mi sembra che il suono, bello pieno e
 Meccaniche ci ha dato la possibilità di sperimentare con delle attrez-           potente, sia diventato una caratteristica fondamentale dei dischi dei
 zature e dell’equipaggiamento storico.                                           Lacuna Coil. Sbaglio?
 Andrea Ferro (voce): Abbiamo usato anche dei vecchi ampli modificati,            A.F.: Abbiamo ormai un nostro stile, che riconosci nelle canzoni. Sai
 soprattutto per le melodie. È venuto fuori un suono un po’ diverso,              che sono i Lacuna Coil perché di certo non ci siamo messi a fare rap
 paradossalmente un suono nuovo con strumenti vintage.                            o reggae, però c’è un suono fresco ed è importante quando arrivi al
 “Broken crown halo” sembra un disco più heavy rispetto al                        settimo disco.

 22 RockNow
mo Sigillo

             RockNow 23
DESTRAGE
 `
   Un contratto con una storica
   etichetta e un nuovo disco
   semplicemente perfetto
   sono il biglietto da visita
   della band Milanese per
   conquistare un pubblico
   sempre maggiore. In Italia e
   soprattutto all’estero. Mica
   stiamo scherzando!
   Di Sharon Debussy & Daniel C. Marcoccia
   Foto Emanuela Giurano

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Scherzi a part
 28 RockNow
t   RockNow 29
BLACK
 `    STONE CHERRY
 Il gruppo del Kentucky torna con “Magic
 mountain”, un nuovo e infuocato album i cui brani
 racchiudono l’energia, la forza e la passione
 caratterizzanti la loro musica dal vivo. Quarto
 lavoro di un percorso senza sbavature e capace
 di conquistare un pubblico sempre maggiore
 Di Silvia Richichi

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     video

                                                      A
                                                     kind
 34 RockNow
C
                on “Magic mountain” siete arrivati al traguardo del quarto
                studio album. Qual è la cosa che ti entusiasma di più a
                riguardo?
          Ben Wells (chitarra): Sono davvero molto entusiasta di poter finalmente
          suonare i nuovi brani dal vivo e non vedo l’ora che anche i nostri fan
          possano ascoltare il disco. Siamo davvero fieri del risultato e sono sicuro
          che anche loro lo ameranno.

          Cosa pensi distingua questo nuovo album dai vostri precedenti
          lavori?
          B.W.: Penso che sia la prima volta che siamo stati capaci di fare un
          album che sia davvero “Black Stone Cherry” e con ciò intendo che questo
          disco è forse quello che si avvicina di più al nostro sound dal vivo, senza
          che sia un album registrato dal vivo. Si tratta di un lavoro molto energico,
          molto rock, divertente ed emozionante, per il quale non abbiamo scritto
          canzoni indirizzate a un qualche format in particolare, come le radio per
          esempio, abbiamo semplicemente scritto canzoni dirette ai nostri fan.

          Secondo te, dove nel disco si sente maggiormente la vicinanza con
          la vostra musica dal vivo?
          B.W.: In ogni suo aspetto: dalla batteria alle chitarre, alla linea di basso.
          Abbiamo davvero avuto la possibilità di essere noi stessi, di comporre
          assoli e parti strumentali davvero cool. A volte, quando vai in studio, ti
          siedi con il produttore e ti viene detto di non fare determinate cose perché
          a lui non piacciono. Questa volta non è stato così, abbiamo lavorato con
          un produttore che in realtà ha portato alla luce il meglio di noi, è stato
          davvero incredibile.

          Per ricreare un sound simile alle vostre performance dal vivo, avete
          registrato tutti gli strumenti insieme?
          B.W.: Sì, abbiamo registrato le canzoni tutti insieme, abbiamo poi tenuto
          le parti di batteria e siamo tornati a suonare nuovamente le parti di
          chitarra e basso. Il suono riflette la nostra musica dal vivo perché in primo
          luogo abbiamo registrato tutti insieme, non separatamente. Quest’album
          è molto spontaneo, è grandioso!

          Nel disco vi sono molti assoli e parti strumentali. Come lavorate
          quando volete creare un assolo da inserire all’interno di un brano?
          B.W.: Beh, le parti strumentali sono frutto del processo di scrittura. In
          genere, quando ci piace un riff, prendiamo dei campioni. Cerchiamo di
          non pensare troppo alle nostre canzoni perché vogliamo che risultino
          naturali e, quando si tratta di quelle parti dove ci sono gli assoli,
          cerchiamo soltanto di trovare un riff che ci piace e proviamo a inserire
          l’assolo e vedere se nel complesso il risultato funziona. Se hai un riff
          giusto e inserisci un assolo, il tutto deve avere un senso: l’assolo deve
          essere in armonia con il resto della canzone, se c’è qualcosa che stona,
          allora torniamo a lavorarci. Non vogliamo fermarci ad avere come
          risultato solo qualcosa di “abbastanza buono”, continuiamo a lavorare fino
          a quando abbiamo il riff perfetto per l'assolo.

          Come definiresti le canzoni che compongono il disco?
          B.W.: Direi che ci sono diversi tipi di canzoni, alcune parlano delle fasi
          della band, di noi quattro, di cosa abbiamo attraversato e del fatto che ne
          siamo usciti positivamente. Ci sono poi “party songs”, canzoni divertenti
          e altre più emozionali. Principalmente, abbiamo solo cercato di scrivere
          testi con cui le persone potessero relazionarsi e basati su esperienze
          personali che abbiamo vissuto in prima persona, sia come individui che

d of
          come band.

          Per “Magic mountain” avete lavorato con Joe Barresi. Come ha
          influito la sua personalità sul vostro lavoro e quali differenze avete
          trovato rispetto ai produttori con cui avete avuto a che fare in
          passato?
          B.W.: Joe è stato fantastico, ha davvero fatto uscire il meglio di noi,
          ci ha stimolati e messi alla prova. È stato il miglior produttore con cui
          abbiamo lavorato, è semplicemente incredibile. Penso che la differenza

  magic
          maggiore sia stata proprio la sua mentalità, voleva creare un album
          grandioso, dall'inizio alla fine. Alcuni produttori vogliono solo creare
          singoli di successo, canzoni radiofoniche e poi non si preoccupano molto
          del resto dell'album. Joe non è stato un produttore di questo tipo, voleva
          che creassimo canzoni fantastiche, che il disco avesse un sound figo, è
          una persona molto più organica e ciò è stato molto meglio. Ha portato
          alla luce un sacco di cose positive e il risultato sono solo le parti migliori,
          gli assoli per esempio. Diciamo che durante la registrazione è diventato
          come un quinto componente della band.

                                                                             RockNow 35
THE
 ` USED

                                   Il nemico a
“Imaginary enemy”, il loro
sesto album, lascia emergere
il forte interesse della band
per problematiche politiche e
sociali. Il bassista Jeph Howard
ci dà qualche delucidazione in
più a riguardo...
Di Silvia Richichi

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                                     Q
                                             uanto tempo avete lavorato alla realizzazione del vostro nuovo
                                             album “Imaginary enemy”, sia per quanto riguarda la scrittura
                                             che il processo di registrazione?
                                     Jeph Howard (basso): Abbiamo composto all'incirca 27 bozze di canzoni
                                     nell'arco di due mesi ma abbiamo poi deciso di scartare quanto avevamo
                                     fatto precedentemente e di ricominciare a lavorare da capo al disco
                                     quando siamo entrati in studio, riscrivendolo più o meno nel giro di un
                                     mese.

                                     Chi è il "nemico immaginario" del disco?
                                     J.H.: L'illusione, chiunque sia contro il vivere con integrità, le corporazioni
                                     dannose che hanno davvero il controllo sul mondo, le banche, i soldi,
                                     la guerra, l'avidità, le religioni. Non bisogna essere seguaci ma avere
                                     passione...

                                     I vostri album hanno sempre avuto una buona combinazione di
                                     canzoni potenti, alcune più lente e altre un po' più sperimentali”.
                                     Ascoltando il nuovo disco, sembra che, ad eccezione di qualche
                                     brano, avete dato maggior spazio a ritmi orecchiabili. Quali scelte

 40 RockNow
alle porte

musicali avete fatto per questo album e perché avete scelto “Cry”
come primo singolo?
J.H.: Siamo una rock band. Questo album inizia con le linee di chitarra di
Quinn e il cantato di Bert. Non abbiamo pensato troppo ai ritmi, io e Dan ci
siamo lasciati andare e fatti trasportare dalla corrente. Ogni nostro album
è caratterizzato da diverse emozioni e sensazioni. Per questo disco non
abbiamo usato una formula precisa, lo abbiamo messo insieme nel modo
che ci sembrava fosse il più naturale. Abbiamo scelto “Cry” perché è la
prima cosa che si fa quando si esce dal grembo materno.

“Imaginary enemy” è chiaramente focalizzato su questioni politiche
e sociali che stanno avendo un grande impatto sul mondo. Quando
stavate lavorando al disco, c'è stato qualche evento contemporaneo
in particolare che vi ha ispirato a scrivere?
J.H.: Tutto ciò che toglie il diritto di vivere con libertà.

Secondo te, qual è il nemico più grande che sia stato inventato nella
nostra società negli ultimi secoli e quale influenza pensi abbiano
avuto i media e Internet nella creazione di nemici immaginari?

                                                                               RockNow 41
ARCHITECTS
 `
 Pochi gruppi sanno rivoluzionare il proprio stile, disco
 dopo disco, centrando sempre l’obiettivo. La band di
 Brighton è sicuramente tra queste, sempre alla ricerca di
 quella perfezione, a detta loro, ancora lontana.. Abbiamo
 incontrato il chitarrista Tom Searle
 Di Eros Pasi - Foto Ion Weiner

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 una questione di alchimia
 L
      a prima volta che arrivaste a suonare dal vivo in Italia, era di
      spalla ai Bring Me The Horizon. Da allora la vostra crescita è
      stata semplicemente mostruosa. Ci pensate mai a tutto ciò?
 Tom Searle (chitarra): Ricordo benissimo quel tour, ricevemmo
 minacce di morte e migliaia di insulti in Rete per via di un video che
 vedeva il nostro cantante picchiare Oli (Sykes, cantante dei Bring Me
 The Horizon, in una situazione creata ovviamente a tavolino tra le
 band e non certo reale - nda)! Sai, sinceramente non siamo persone
 che amano fermarsi a riflettere su ciò che è stato, o meglio, abbiamo
 ancora troppe cose da fare e vivere. Di sicuro c’è una cosa, ossia che
 siamo una band molto unita e che ha saputo andare oltre in momenti
 dove molti altri avrebbero perso la testa. Questa è la nostra forza.

 Di sicuro il matrimonio con Century Media non ha dato i frutti
 sperati…
 T.S.: È stata una situazione capitata in un momento assai delicato.
 Iniziavamo a essere conosciuti e stimati, suonavamo moltissimo in giro
 per il mondo e le grosse etichette cominciavano a informarsi su di noi.
 C’era grande euforia e il deal con Century Media ci ha permesso di
 confrontarci con un livello di music business che fino a quel momento
 non sapevamo manco cosa fosse. Dal canto nostro non possiamo dire
 nulla di negativo nei confronti della nostra ex etichetta, si sono sempre

 46 RockNow
comportati in maniera molto professionale spingendoci il più possibile.
Probabilmente, i problemi li avranno avuti loro non arrivando ai dati di
vendita che avevano pronosticato…

Di sicuro non siete caduti in basso firmando poi per Epitaph?
T.S.: Assolutamente! Siamo da sempre grandi estimatori di questa
etichetta che ha saputo cambiare il volto del proprio roster con il
passare degli anni e dei vari trend. In poche hanno avuto il coraggio
di mettersi in gioco e sono proprio quelle che attualmente dominano il
mercato.

In fatto di cambiamenti credo nessuno sia più abile di voi?
T.S.: Come ti dicevo prima, non amiamo fermarci. Siamo in tour ma
i nostri laptop sono già carichi di nuovi riff in vista di futuri progetti.
Ci confrontiamo quotidianamente su ogni aspetto legato alla nostra
musica, vogliamo crescere, abbiamo fame artistica. Ora non vedeteci
come dei nerd, abbiamo tutti delle vite normali ma una volta assieme si
crea quell’alchimia che nemmeno io so descrivere. È fantastico.

Mi incuriosisce sapere che rapporto avete con la religione. Il vostro
merch, così come alcuni testi, mostrano una certa riluttanza verso
questo tema o sbaglio?

                                                               RockNow 47
DISCO DEL MESE
 Foto Emanuela Giurano

                                                                                    recen

     DESTRAGE                                                                       metalcore, thrash, progressive,
                                                                                    rock’n’roll. Dualità e contami-
                                                                                    nazione. Al di là delle singole track,

     “Are you kidding me? No.”                                                      nella più ampia visione dell’album
                                                                                    emerge la volontà di proseguire
                                                                                    nel percorso di approfondimento
     (Metal Blade)       ★★★★                                                       e perfezionamento di tutte le
                                                                                    influenze e delle capacità tecniche
                                                                                    di ciascuno dei membri della band,
     Se vi piacciono le etichette, avrete    l’anno in cui decidono di giocarsi     che raggiungono vette davvero
     sicuramente qualche problema a          il tutto per tutto e mettono a fuoco   impressionanti. Ricerca stilistica.
     inquadrare questo album. Parole         le rispettive capacità tecniche e      Nel contempo, l’unione dei cinque
     d’ordine: dualità, contaminazione,      compositive per sfornare la prova      talenti ci regala un sound compatto,
     ricerca stilistica, evoluzione. Breve   definitiva. Lavoro, prove, idee,       riconoscibile, sospinto da una serie
     excursus. Nati ufficialmente nel        aggiustamenti, demo… in molti          di riff incazzati e partiture schizzate,
     2007 con l’attuale line-up e partiti    se li contendono ma è la Metal         ancora più evidenti che nei                cifra stilistica dell’album, oppure
     nel 2009 con “Human being”,             Blade, label da sempre attenta ai      precedenti lavori. Evoluzione. La          “Purania”, un brano che dà libero
     archiviato l’ottimo “The king is        talenti del metal internazionale,      verità è che “Are you kidding me?          sfogo alla voglia di sperimentazione
     fat’n'old” nel 2010, la band arriva     a mettere sul piatto la puntata        No.” è un disco di caratura davvero        del gruppo, con digressioni che
     a questa terza prova in studio con      vincente. E i Destrage, merita-        elevata, che non ha nulla da               sconfinano nel jazz/swing. E che
     la responsabilità di dare adeguato      tamente, conquistano il posto che      invidiare ai cugini americani e molto      dire di “My green neighbour”,
     seguito a track memorabili come         ora come non mai hanno tutto           da insegnare alla gran parte delle         prima single track dell’album? Un
     “Neverending Mary”, “Tip of the         il diritto di avere. Sotto l’egida     band pseudo metal in circolazione.         treno in corsa, un viaggio schizzato
     day” e “Jade’s place”, che non          dell’etichetta di Brian Slagel,        Non solo per la profondità e la            dall’inizio alla fine. La title-track?
     solo gli fruttano la partecipazione a   a marzo 2014 vede quindi la            complessità di scrittura, ma anche         Un’esplosione di chitarre infuocate
     palchi prestigiosi come l’Heineken      luce “Are you kidding me? No.”.        per la compattezza e la fruibilità del     che danno tregua solo per il tempo
     Jammin’ Festival accanto a band         Diciamolo subito, non è un disco       sound che riesce a coinvolgere per         necessario ad assestare il colpo
     come Red Hot Chili Peppers, ma          per deboli di cuore. L’inesauribile    tutti i 45 minuti. Basta approcciare       finale. I Destrage andranno lontano
     contribuiscono anche a creare un        capacità compositiva della band        la traccia “Destroy create transform       e noi li guarderemo, già nostalgici,
     crescente seguito nella già densa       ci regala a questo giro una serie      sublimate” per rendersi conto della        andare via, dove meritano di stare.
     attività live della band. Il 2013 è     di contaminazioni disparate tra        complessità, della tecnica e della         Sharon Debussy

        52 RockNow
nsioni
 BLOODY MARY
 “Anno zero”
 (Valery Records/Frontiers/Audioglobe)
 ★★★
                 I Bloody Mary sono
                 un altro esempio di
                 rock/metal band
                 italiana che deve
                 guardare al
 mercato estero per sfondare.
 Attivi fin dal 2000, questo “Anno
 zero” è il loro terzo full-length,
 che succede all’ottimo “Party
 music for graveyards”, datato
 2010 e dal buon riscontro oltre
                                            PRONG
                                            “Ruining lives”
                                            (SPV/Audioglobe)
                                            ★★★★
                                                           Autori di almeno tre
                                                           album che definire
                                                           seminali è un
                                                           eufemismo (ogni
                                                           metal-head degno
                                            di questo nome dovrebbe
                                            possedere come minimo
                                            sindacale “Beg to differ” e
                                            “Cleansing"), i Prong del 2014
                                            non sono più (ahimé) al centro
                                            della scena come vent’anni fa,
                                                                                   THE USED
                                                                                   “Imaginary enemy”
                                                                                   (Hopeless Records)
                                                                                   ★★★
                                                                                                  I The Used arrivano
                                                                                                  al sesto album in
                                                                                                  studio con
                                                                                                  “Imaginary enemy”,
                                                                                                  un lavoro che parte
                                                                                   a piena potenza con
                                                                                   “Revolution”, brano dove chitarre
                                                                                   incalzanti e ritmi serrati si
                                                                                   sposano con voce aggressiva,
                                                                                   che in alcuni tratti si lascia
                                                                                   andare all’urlato. Il disco, che ha
                                                                                                                          ★★★
                                                                                                                                        nu rock
                                                                                                                          dall’inizio alla fine, anche se in
                                                                                                                          fin dei conti sono solo pochi i
                                                                                                                          brani che davvero risaltano.

                                                                                                                          MEMPHIS MAY FIRE
                                                                                                                          “Unconditional”
                                                                                                                          (Rise Records/Warner)
                                                                                                                                                 Silvia Richichi

                                                                                                                                         Quarto album per i
                                                                                                                                         Memphis May Fire,
                                                                                                                                         “Unconditional”
                                                                                                                                         testimonia
                                                                                                                                         l’ennesimo passo
 confine. Specialmente in                   ma il trio capitanato da Tommy         i suoi momenti di maggior vigore       avanti nella carriera di una delle
 Germania, terra in cui chi suona           Victor è ancora in grado di            in brani come “A song to stifle        band simbolo del movimento
 goth rock al confine con il metal          scrivere e registrare un bel disco,    imperial progression (a work in        metalcore. Una prova matura,
 trova terreno più fertile che              e queste undici nuove tracce           progress)”, “Immaginary enemy”         completa e fedele a tutto quanto
 altrove. Non posso che                     sono qui per dimostrarlo anche ai      o “Cry”, non prosegue però sulle       fatto in passato. Spesso in bilico
 confermare quanto già molta                più scettici e smemorati. “Ruining     stesse corde e lo si può capire a      tra metalcore e post-hardcore, il
 stampa specializzata scrisse di            lives” è un album piacevole e          partire da “Make believe”, dove        disco ben incarna il genere di
 “Party music…”, i Bloody Mary              praticamente inattaccabile, un         vengono prese direzioni                riferimento e basterà un rapido
 continuano a essere un gran bel            set di canzoni che sanno unire         decisamente più melodiche, se          ascolto di “No ordinary love”,
 gruppo con un ottimo senso                 metal, sperimentazione (oggi la        non persino “poppeggianti”, con        “Sleepless nights” e “The rose”
 della melodia e un songwriting             si chiama “math”…), hardcore           ritmi che in un modo o nell’altro      per conquistarvi. Breackdown,
 raffinato e stiloso che oggigiorno         newyorkese e melodie sempre            finiscono per imprimersi nella         melodia, metal, cori... non manca
 non è caratteristica così                  accessibili ma mai banali.             testa (come nel caso di                nulla. A fronte del talento
 comune. Praticamente tutti i               Insomma, la formula vincente su        “Evolution”, “Force without            espresso, avrebbero forse potuto
 pezzi del disco si memorizzano             cui i Prong hanno costruito una        violence” o “Overdose”). Non si        spingere più sull’accelleratore e
 all’istante e non è senza                  carriera ventennale! E che ha          sono fatti mancare neppure             sperimentare nuove soluzioni,
 ammirazione (sia chiaro!) che ho           portato nomi quali Nine Inch           anthem da sing-a-long                  ma una volta giunti alla fine non
 trovato “Anno zero” come uno               Nails, White Zombie e Pantera a        assicurato: ascoltando                 resta che approvare le scelte
 dei dischi italiani più “furbi” degli      citare Tommy Victor e soci come        “Generation throwaway” o               fatte da Mullins e compagni e
 ultimi mesi.                               influenza fondamentale del loro        “El-oh-vee-ee” viene infatti voglia    riascoltare con piacere quanto
                           Luca Nobili      sound. Scusate se è poco…              di intonarne i cori. Un album che      offerto.
                                                                     Luca Nobili   si fa ascoltare con piacere                                   Piero Ruffolo

 FIGURE OF SIX
 “Brand new life”

                                                                                                                                                             Foto Jon Weiner
 (Heartlines Music/Pirames International)
 ★★★★
                  “Brand new life” è
                  il terzo album dei
                  Figure Of Six, ma
                  non è “nuovo” nel
                  senso stretto del
 termine. Una prima versione del
 lavoro era infatti uscita in alcuni
 paesi europei già nel 2012, ma
 solo ora i ragazzi sono riusciti a
 siglare un deal per un lancio
 globale sulle varie plattaforme
 digitali. Che dire, sarebbe stato
 un peccato se “Brand new life”
 non fosse risorto in rimaste-
                                              ARCHITECTS
 rizzata veste, visto e considerato           “Lost forever // Lost togheter”
 che i Figure Of Six sono una                 (Epitaph/Self)   ★★★★
 delle più interessanti band
 italiane di metal moderno!                   Che gli Architects siano una band fuori dalla norma e capace di sorprendere disco dopo
 Capaci di coniugare orecchia-                disco è cosa ormai risaputa. “Lost forever // Lost togheter” è il tipico album che emana
 bilità, radici hardcore punk,                entusiasmo, che suona quasi come una rivincita verso chi dava il combo di Brighton
 chitarrone metal e quel po’ di               prossimo alla fine. Di sassolini da togliersi dalle scarpe, Sam Carter e soci ne avevano
 elettronica che non guasta, ai               parecchi, da un matrimonio discografico andato a rotoli a una schiera di vecchi fan che
 nostri eroi manca davvero poco               li additava ormai come commerciali, imput che hanno sicuramente influito positivamente
 per poter guadagnare pubblico e              nella stesura di questa nuova produzione. Stiamo parlando di una sorta di ritorno agli
 visibilità. La title-track e “My             albori, condita da una maturità ormai raggiunta, un mix tra “Ruin”, “Hollow crown” e il lato
 perfect day” sono due ottimi                 più prog e malinconico di “Daybreaker”. Sempre molto interessanti i temi trattati nei testi, che evidenziano
 singoli, cercateli su YouTube e              la volontà dei nostri di non fermarsi alle apparenze, approfondendo discorsi a tema sociale già toccati nei
 avrete la prova che questa è                 precedenti lavori. Un applauso infine a Epitaph che, dopo essere stata per anni un punto di riferimento per
 una band da tenere d’occhio. E               la scena punk-rock mondiale, può vantare oggi un roster interessantissimo anche in chiave alternative metal,
 che RockNow ci ha preso anche                con nomi di punta come Parkway Drive, Bring Me The Horizon e, appunto, Architects.
 questa volta!                                Eros Pasi
                            Luca Nobil

                                                                                                                                                  RockNow 53
ROCK/POP
 BAND OF SKULLS
 “Himalayan”
 (Electric Blues/Self)
 ★★★★
                 Ne hanno fatta di
                  strada I Band Of
                  Skulls dai tempi
                  dell’uscita del loro
                  debut album nel 2009.
 “Himalayan” è un disco arioso,
 potente e incredibilmente descrittivo.
 Un lavoro curato nei minimi particolari
 che riporta in auge in pompa magna
 quelle distorsioni “al Vox” che in
 questo 2014 stanno dando serio filo
                                              GAMBARDELLAS
                                              “Ashes”
                                              (Big Wave Records)
                                              ★★★★
                                                                A un anno dal debutto
                                                                con il riuscito album
                                                                “Sloppy sounds”, i
                                                                Gambardellas fanno il
                                                                                     recen
                                                                loro ritorno con un EP
                                              composto da quattro brani
                                              decisamente riusciti. Queste canzoni
                                              hanno un taglio più scarno, senza
                                              troppi fronzoli, e proprio per questo
                                              risultano particolarmente accattivanti.
                                                                                          MANAGEMENT
                                                                                          DEL DOLORE
                                                                                          POST-OPERATORIO
                                                                                          “McMao”
                                                                                          (Color Sound Indie/MArteLabel/Universal)
                                                                                          ★★★★
                                                                                                           Terza prova per la
                                                                                                            scoppiettante band
                                                                                                            di Lanciano, che
                                                                                                            conferma alla grande
                                                                                                            quanto di buono
                                                                                          mostrato finora. Almeno a mio
                                                                                          avviso. Pare infatti che alcuni critici,
                                                                                          senza addentrarsi troppo nel
                                                                                                                                     Tanta franchezza, oggi, può essere
                                                                                                                                     sconveniente. Ma è il rock,
                                                                                                                                     bellezza.

                                                                                                                                     FONOKIT
                                                                                                                                     “Fango e bugie”
                                                                                                                                                          Nico D’Aversa

                                                                                                                                     (La Rivolta Records/Self)
                                                                                                                                     ★★★
                                                                                                                                                     Secondo album per
                                                                                                                                                      la band salentina, a
                                                                                                                                                      quattro anni
                                                                                                                                                      dall’ottimo “Amore o
                                                                                                                                                      purgatorio”. Il
                                                                                                                                     frontman Marco Ancona, dopo la
                                                                                                                                     lunga e proficua simbiosi con il
 da torcere ai “multieffects” di tante        La title-track si apre con un organo,       merito, non abbiano ancora digerito        grande Amerigo Verardi, si
 band ben più blasonate. I Band Of            prima di lasciare spazio a un bel           la provocatoria performance sul            concentra sul suo progetto
 Skulls affidano l’apertura ad “Asleep        riffone di chitarra e a un ritornello da    palco del Primo Maggio dello               principale portando alla luce un
 at the wheel”, un hard blues che             canticchiare dopo mezzo ascolto.            scorso anno. Come al solito                concept dedicato alla menzogna in
 sembra non avere data di scadenza,           “One in a million” è un gran pezzo          preferiamo che sia la musica a             tutte le sue sfaccettature: dal
 avrebbe potuto essere tranquil-              rock, diretto ed efficace. Glenda e         parlare. Il rock funk dei MaDe             sistema politico che occulta le
 lamente registrato nel 1971 nello            Grethel Frassi (rispettivamente             DoPo è davvero adrenalinico e              verità per addolcire le masse, alle
 studio adiacente a quello degli Zepp.        chitarrista e tastierista) sono diventate   ispirato, i testi di Luca Romagnoli        bugie nei rapporti interpersonali
 Si prosegue con la title-track del           due elementi fondamentali della band        mostrano sempre un’elevata                 con la spirale degli sbagli che ne
 disco, “Himalayan”, naturale                 guidata da Mauro Gambardella                qualità di scrittura e affrontano con      conseguono, fino alle autoillusioni
 proseguimento stilistico della               (batteria e voce), anche per via del        lucidità e genio temi importanti           che sanno tanto di solitudine.
 precedente, avvalendosi addirittura di       loro prezioso contributo ai cori. Stesso    senza perdersi in sofismi come             “Fango e bugie” suona meno
 “certi” stop and go. Credo di avervi         discorso per “Devils”, un rock ballabile    spesso succede nella “scena indie”         sperimentale e molto più sporco e
 incuriosito abbastanza, il resto del         grazie al suo groove funky e alle sue       contemporanea. In primo piano le           ruvido rispetto al disco precedente,
 disco godetevelo voi, garantisco io          atmosfere seventies. In chiusura, una       infuocate “La scuola cimiteriale”,         avvicinandosi maggiormente alla
 (non dimenticate queste due parole:          riuscita cover di “I got mine” dei Black    “Coccodè”, “Oggi chi sono”, “La            dimensione live. Tra i pezzi più
 “blues on”). Segnalo la splendida            Keys. Se questo EP anticipa il              pasticca blu”, “Il cinematografo”.         interessanti, oltre alla title-track,
 quinta traccia “Nightmares”, un vero e       prossimo album dei Gambardellas,            Ma anche i pezzi più ovattati, molti       troviamo “Camden Town ormai ci
 proprio viaggio stilistico e mentale.        non possiamo che esserne felici.            di più rispetto ad “Auff!!”, danno         illude”, “Sotto la luna” ed “È una
                             Mattia Borella                        Daniel C. Marcoccia    prova di reale talento e maturità.         sfida”, con lo stupefacente featuring
                                                                                                                                     di Caparezza.

    BLACK STONE CHERRY
                                                                                                                                                               Nico D’Aversa

    “Magic mountain”                                                                                                                 ROSÀRIO
    (Roadrunner Records/Warner)         ★★★★                                                                                         “Vyscera”
                                                                                                                                     (In The Bottle Records/Audioglobe)
   Che i Black Stone Cherry fossero degli ottimi musicisti lo si sapeva già e il loro quarto album
   in studio, “Magic mountain” lo ha ancora una volta confermato. Un disco di qualità che da cima                                    ★★★★
   a fondo riesce a racchiudere ed esprimere la grinta e la passione che caratterizzano la loro
   musica dal vivo. Prodotto da Joe Barresi, il disco lascia largo spazio a parti strumentali e graffianti assoli, come                              Si presentano
   in “Peace pipe” o “Blow my mind”. Un riuscitissimo mix di brani pesanti (per esempio “Holding on... to letting go”,                               davvero bene i
   “Fiesta del fuego” o “Never surrender”), canzoni orecchiabili e accattivanti (in primis il singolo “Me and Mary Jane”                             padovani Rosàrio,
   e “Hollywood in Kentucky”) e persino ballate scalda cuore come “Sometimes”. Questi ragazzi del Kentucky, il rock                                  nulla da dire.
   puro lo hanno nel sangue e “Magic mountain” ne è una prova vincente.                                                                              Copertina di gran
   Silvia Richichi                                                                                                                   impatto, cd racchiuso in una
                                                                                                                                     originale confezione in metallo,
                                                                                                                                     sette belle canzoni… come EP di
                                                                                                                                     debutto per una band insieme da
                                                                                                                                     un anno è impossibile eccepire
                                                                                                                                     alcunché.“Vyscera” è… sì, è un
                                                                                                                                     disco viscerale esattamente come
                                                                                                                                     lo psichedelico titolo lascia
                                                                                                                                     intendere. È rock sporco di
                                                                                                                                     polvere come quello di Kyuss e
                                                                                                                                     Fu Manchu, è irruento e
                                                                                                                                     incontrollato come solo una
                                                                                                                                     registrazione in presa diretta può
                                                                                                                                     essere, è ruvido grezzo e
                                                                                                                                     maleducato come lo era il
                                                                                                                                     rock&roll nei favolosi seventies. E
                                                                                                                                     le chitarre urlano disperate, una
                                                                                                                                     delizia per le orecchie di chi ama
                                                                                                                                     lo stoner suonato con palle e
                                                                                                                                     cuore. Ecco, ci sono, “Vyscera” è
                                                                                                                                     un vero disco di altri tempi. Com’è
                                                                                                                                     giusto che sia, che ognuno scelga
                                                                                                                                     se questa è assoluta eccellenza o
                                                                                                                                     stantia noia retrò: il mio voto è
                                                                                                                                     per la prima.
                                                                                                                                                               Luca Nobili

 54 RockNow
nsioni
 THE ELEMENTS
 “Mister Orange”
 (Autoproduzione)
 ★★★
                   Tanta energia in
                    questo primo lavoro
                    dei bravi The
                    Elements. La loro
                    musica si segnala
 infatti per le grosse chitarre che vanno
 a caratterizzare le canzoni del disco.
 La title-track, l’ottima “Americana”,
 “The king”, “Pathetic” o ancora la
 nervosa “Wasting time” non
                                                peccato averle scoperte soltanto
                                                adesso. L'avvertimento lanciato nel
                                                titolo è decisamente eloquente: uomo
                                                avvisato... si dice. Alla domanda
                                                “avete mai pensato ad altri
                                                componenti della band”, la cantante/
                                                chitarrista Becky Black e la batterista
                                                Maya Miller hanno le idee ben chiare:
                                                “Nope” è stata la risposta. A ragione,
                                                sono solo in due, ma bastano e
                                                avanzano. Un bel “power duo” dalle
                                                atmosfere garage anni '90 (sapete
                                                quanto io sia nostalgica a riguardo,
                                                ndr.), con qualche leggera influenza
                                                noise. Girls rock!
                                                                         Arianna Ascione
                                                                                                 ROCK/POP

 nascondono affatto la passione della
 band per il power rock americano e             WE ARE
 sorprendono per i loro arrangiamenti
 efficaci. Discorso che vale anche per
                                                CATCHERS
                                                “We are catchers”
 l’attenzione particolare ai ritornelli,
                                                (Domino/Self)
 sempre potenti e per questo efficaci.
 Prodigiosa “Something in summer”,              ★★★
 che arriva nelle orecchie a tutta
 velocità, mentre in chiusura troviamo                            È un pop venato di
 una bonus track cantata in italiano                               una nostalgia che non
 (“Reazione”). Quest’ultima non è                                  scade nella tristezza,
 affatto male ma, di sicuro, l’inglese si                          nella malinconia, nel
 presta molto meglio a questo genere                               revival furbetto, quello
 musicale. Una buona prima prova che            di We Are Catchers (nome collettivo e
 lascia ben sperare per il futuro.              plurale che nasconde individuo
                       Daniel C. Marcoccia      maschile singolare, Peter Jackson,
                                                aiutato dall’ex Coral Bill Ryder-Jones).
 THE FOTTUTISSIMI                               La tessitura musicale dell’album è
                                                infatti ricca, variegata, ben
 “Mercoledì#Babilonia”                          confezionata, senza sbavature,
 (Divinazione/Terzo Millennio)
                                                equilibrata: pur essendo innegabili i
 ★★★                                            richiami a certe sonorità anni 60 (il
                                                primo pensiero, ovviamente, va ai
                  Il rock’n’roll giovane,       Beach Boys), Jackson regala ai propri
                   divertente, diretto e        ascoltatori 10 pezzi freschi e leggeri
                   senza mai troppi             dotati di personalità propria (e di
                   fronzoli. Questi sono i      coretti irresistibili). Elegante l’incipit di
                   Fottutissimi, con un         “Water’s edge”, coinvolgente “Tap tap
 album dal titolo incomprensibile ma            tap”, sognanti “Over the hill” e
 simpatico ed energico come la                  “Thousand steps”.
 musica che contiene. A tratti si è spinti                                        Ilaria Ferri
 a schiacciare il tastino “traccia
 seguente”, forse per via di alcuni testi       WE ARE
 e certi passaggi scontati o che sanno
 di “già sentito”, ma per quanto
                                                SCIENTISTS
                                                “Tv en Français”
 riguarda la produzione (Jason
                                                (100% Records)
 Carmer) e la voglia di divertimento
 che trasuda da ogni traccia, si ha la          ★★
 sensazione di non riuscire a staccare                           Quinto album in studio
 mai il piedino dall’acceleratore del                            per il terzetto
 ritmo. “You will survive” insieme a                             californiano, “Tv en
 “Onde” rappresentano due piccoli                                Français” vede anche
 capolavori di questo album indie che                            la partecipazione di
 vuole “sapere” di internazionale con il        Tim Wheeler (non sarò l’unica a
 coraggio di tenere a testa alta la             ricordare gli Ash, no?) e Rose Elinor
 lingua italiana e “l’italianità” dell’espe-    Dougall (Pipettes, Mark Ronson). La
 rienza che ha forgiato i testi.                ricetta è semplice: indie-rock molto
                               Mattia Borella   “pulito”, atmosfere catchy, echi dal
 THE PACK A.D.                                  passato, il tutto mescolato senza però
                                                ottenere un amalgama di particolare
 “Do not engage”                                intensità. Da ascoltare, comunque,
 (Nettwerk/Self)
                                                “Dumb luck”, percorsa da venature
 ★★★★                                           elettriche e sottili rimandi post-punk
                                                (presenti anche in “Overreacting”) e
                Le Pack A.D. sono una           “Sprinkles”, ritmicamente riuscita;
                realtà canadese                 “Make it easy”, invece, porta alla
                davvero molto                   mente gli Smashing Pumpkins e gli
                interessante. Sono in           U2. Non mancano buone intuizioni (e
                giro da diversi anni e          buone intenzioni), ma nel complesso
 “Do not engage” è già il loro quinto           il disco convince a metà.
 album in studio, ma è un gran                                                  Ilaria Ferri

                                                                                                    RockNow 55
METAL
 BLACK LABEL
 SOCIETY
 “Catacombs of the black
 Vatican”
 (Mascot Records)
 ★★★
                Adoro Zakk Wylde.
                Letteralmente.
                Credo che il suo
                modo di interpretare
                la chitarra sia
 l’essenza stessa dell’heavy metal
 e che come conseguenza diretta
 non si può amare il metal senza
                                                                                   recen
 vibrare ascoltando i riff e i solo di
 Zakk. La saga della sua creatura
 Black Label Society si arricchisce
 con “Catacombs of the black
 Vatican” (thumbs up per il titolo!)

                                                                                                                                                                       Foto Steve Prue
 del decimo capitolo di una storia
 quindicennale. E non è che debba
 sforzarmi più di tanto per
 introdurvelo, visto che il genere
 dell’album è quel metal un po’
 southern e un poco stoner che
                                            LACUNA COIL
 Zakk suona con i BLS da anni.              “Broken crown halo”
 Senza bisogno di rivoluzioni per           (Century Media/Universal)    ★★★★
 rimanere originale e attuale.
 Paragonato al passato, ammetto             Settimo album per i Lacuna Coil e ancora una volta un disco che conferma attitudine, personalità e stile (inconfondi-
 che “Catacombs…” risulta un                bile) della più internazionale delle band di casa nostra. Magistralmente prodotto da Jay Baumgardner, “Broken crown
 poco inferiore al precedente (ed           halo” è un lavoro più crudo nei suoni, che si apre prepotentemente con “Nothing stands in our way”, seguita dalla
 enorme!) “Order of the black”,             stupenda “Zombies”, dove le due voci di Andrea Ferro e Cristina Scabbia si inseguono e sovrastano in una micidiale
 ma fa sempre la sua “porca                 (per le vostre orecchie) cavalcata epica. “Hostage to the light” è una gemma di puro metal melodico mentre “Die and
 figura”, come si suol dire! Ed è           rise” alza parecchio il tiro in fatto di potenza, prima di aprirsi in un ritornello che entra in testa fin dal primo ascolto.
 impreziosito da una emozionante            Altri brani da segnalare di un disco che non perde mai colpi sono sicuramente le più pacate “Cybersleep” e “One cold
 “Angel of mercy”, forse la canzone         day”, nonché “In the end I feel alive” che farebbe la sua porca figura in qualsiasi film d’azione americano. E poi c’è “I
 più bella nella storia della band.         forgive (but I won't forget your name”), perfetta nel suo mix efficace tra potenza, melodia e ritornello che arriva dritto
                           Luca Nobili      in faccia. Mi basterebbe citare quest’ultima canzone per spiegare perché mi piacciono i Lacuna Coil. I quali, intanto,
                                            hanno fatto ancora una volta centro.
                                            Daniel C. Marcoccia
 DOWN
 “Down IV - Part II”
 (Roadrunner Records/Warner)
 ★★★★                                     ICED EARTH                                  PINO SCOTTO                                   WARKNIFE
                                          “Plagues of Babylon”                        “Vuoti di memoria”                            “Amorphous”
                  Nato come               (Century Media)                             (ValerY Records/Frontiers/Audioglobe)         (Memorial Records/Andromeda)
                  side-project/
                  supergruppo a inizio
                                          ★★★★                                        ★★★                                           ★★★
                  degli anni ’90, la                      Gli americani Iced                             Sono passati due                            Positivo passo in
                  storia dei Down è più                   Earth continuano a                             anni da “Codici                             avanti per i
 unica che rara: da passatempo di                         non sbagliare un                               kappaò” ed è arrivata                       salentini Warknife
 cinque musicisti uniti dall’amore per                    colpo! Successore                              l’ora di un nuovo                           che, dopo un
 New Orleans e dalla passione per                         dell’ottimo                                    album per l’inossi-                         debutto
 lo stoner rock a vero e propria          “Dystopia”, uscito 3 anni orsono            dabile Pino Scotto: uno dei pochi veri        discografico death metal
 band. Di successo per giunta.            (che vedeva il debutto dietro il            rocker che l’Italia è riuscita a              oriented, hanno optato per
 “Down IV - Part II” è la quinta fatica   microfono dell’ex-Into Eternity             partorire. Questa nona fatica                 qualcosa di più appagante sotto
 in studio per il quintetto della         Stu Block), “Plagues of Babylon”            discografica è all’insegna del                il profilo stilistico: la sperimen-
 Louisiana, un EP che è seguito           è il tipico disco classic metal che         divertimento, con dieci classici della        tazione. “Amorphous” è un disco
 logico di “Down IV – Part I” uscito      ti aspetti… con la non indifferente         musica italiana ed internazionale e           grezzo, ben congeniato e
 un anno e mezzo orsono. Sei              discriminante del superbo                   due inediti. La prima metà delle              strutturato in maniera tale da
 tracce di ottimo livello che riportano   songwriting ad opera del                    tracce è dedicata al cantato in lingua        non permettere una collocazione
 l’orologio musicale dei Down             chitarrista Jon Shaffer, vera               madre, tra cui (oltre all’inedito “La         ben definita in chiave stilistica.
 indietro fino al primo disco “NOLA”.     mente e leader indiscutibile della          resa dei conti”) spiccano le ottime           Al suo interno trovano spazio
 Il rock psichedelico torna a farla da    band. Gli Iced Earth sono la                interpretazioni de “Il chitarrista” di        post-hardcore, melodic death
 padrone, proiettando l’ascoltatore       miglior classic-metal band a                Ivan Graziani e “Svalutation” di              metal, qualcosa di sludge e
 in un trip sonoro dove la voce di        stelle e strisce e, per i cultori di        Celentano. Nella seconda parte è              richiami rock. Un insieme di
 Phil Anselmo e la chitarra di            questo suono, “Plagues of                   invece l’inglese a farla da padrone, e        elementi che ha dato frutti
 Pepper Keenan indicano la via...         Babylon” è praticamente un                  a mio parere i pezzi che meglio si            sorprendenti, merito di una band
 della perdizione! Un disco partorito     ascolto mandatorio. Chi segue il            sono adattati alle corde vocali sono          tecnicamente dotata e di buone
 da musicisti che sanno coniugare         metal nelle più disparate forme             quelli bluesy: “Heartbreak hotel” e           idee che hanno permesso loro di
 talento e energia come fosse la          dovrebbe dare comunque una                  “Still got the blues”, decisamente ben        tentare strade tutt’altro che
 cosa più facile del mondo. Merce         chance a un disco ben suonato,              riuscite! Il tutto, come spesso nei           usuali. Consigliato a chi non si
 rara di questi tempi, proprio come i     prodotto e concepito come                   lavori di Pino Scotto, accompagnato           accontenta del classico disco
 side-projects ben riusciti.              questo!                                     da collaborazioni eccellenti.                 stereotipato.
 Luca Nobili                                                        Luca Nobili                                       Luca Nobili                           Giorgio Basso

 56 RockNow
nsioni
 COMEBACK KID
 “Die knowing”
 (Victory Records)
 ★★★
                  Che botta di vita
                  ragazzi. Da tempo i
                  fan della band
                  canadese
                  aspettavano questo
 disco. I Comeback Kid ci avevano
 infatti lasciati nel 2010 con un
 album difficile da eguagliare
 (“Symptoms + cures”). A mio
 avviso, si sono dati da fare
 parecchio e hanno sfornato un
                                            STIFF LITTLE
                                            FINGERS
                                            “No going back”
                                            (Pledge Music)
                                            ★★★★
                                                           Dopo 11 anni dalla
                                                           loro ultima fatica in
                                                           studio, gli Stiff Little
                                                           Fingers tornano con
                                                           il decimo album. La
                                            line-up della band di Belfast vede
                                            oggi Jake Burns (voce e
                                            chitarra), leader indiscusso del
                                            gruppo nonché unico membro
                                                                                       del punk resta intatto (come nella
                                                                                       tradizionale “Guilty as sin”), ma
                                                                                       viene anche aggiornato grazie
                                                                                       a una produzione di livello. “No
                                                                                       going back” è l'ideale punto
                                                                                       d'inizio per le nuove generazioni.

                                                                                       KEVIN SECONDS
                                                                                       “Off Stockton”
                                                                                       (Rise)
                                                                                       ★★★
                                                                                                             Andrea Rock

                                                                                                       Diciamocelo, le
                                                                                                       parole “acoustic
                                                                                                       solo album” sono
                                                                                                                                   TEENAGE
                                                                                                                                   BUBBLEGUMS/
                                                                                                                                   MALADROIT
                                                                                                                                                 PUNK/HC
                                                                                                                                   dategli una possibilità. Magari
                                                                                                                                   prima di aver finito la bottiglia.
                                                                                                                                                       Stefano Russo

                                                                                                                                   “Valentine’s day split”
                                                                                                                                    (Monster Zero)
                                                                                                                                    ★★★★
                                                                                                                                                   Split su 7” uscito il
                                                                                                                                                   giorno di San
                                                                                                                                                   Valentino tra due
                                                                                                                                                   delle migliori pop/
 signor disco, come al solito pieno         permanente, Ali McMordie                                   ormai cosa di tutti i                       punk band
 di velocità, ritmi taglienti e testi       (basso) che militò nella band per                          giorni sul pianeta          emergenti del panorama
 cattivissimi! Il primo singolo             circa 15 anni tra il '77 e il '91, per     punk/rock. Questa volta è il turno          Europeo: i nostrani Teenage
 estratto dall’album è “Should know         poi tornare in pianta stabile dal          del frontman dei 7 Seconds, che             Bubblegums (da Forlì) e i
 better”, del quale è stato girato un       2006, Ian McCallum (chitarra dal           si aggiunge così alla lunga lista           Maladroit da Parigi. Come nella
 video malatissimo in un officina tra       1993 a oggi) e Steve Grantley              di punk rocker che, a un certo              migliore tradizione punk/rock, le
 moto, birre e tv spaccate! Tra i           (batteria dal 1996 a oggi). Cosa           punto della loro carriera,                  band si dividono un lato a testa
 pezzi migliori, ci sono sicuramente        aspettarsi da una band con una             imbracciano la chitarra acustica e          del 7”, con due pezzi per
 “Beyond” e “Lower the line”. Anche         così lunga esperienza? Un disco            mostrano le proprie doti di                 entrambe, proponendo quattro
 in questo nuovo lavoro, infine, non        fresco, attuale, potente e                 songwriting. “Off Stockton” ci              eccellenti tracce in pieno stile
 mancano le collaborazioni: con             godibile. Le chitarre si sposano           mostra il lato country/folk di              “Ramones-core”. Naturalmente,
 Poli dei Devil In Me (“Losing              benissimo con la voce di Jake e            Kevin, che pesca a piene mani               per rimanere in tema con il senso
 sleep”) e con il vecchio cantante          il disco ha un ottimo tiro fin dai         da tutto ciò che potrebbe uscire            dello split, tutte le canzoni sono
 della band Scott Wade (“Full               primi brani. Vanno segnalate le            dal giradischi di una distilleria di        d’amore. Un vero must per tutti i
 swing”). Se siete amanti                   bellissime “My dark places” e “I           whisky del Tennessee e lo                   fan del genere, sia per la qualità
 dell’hardcore anni ’90, non fatevelo       just care about me”, “Don't mind           differenzia dalla gran parte dei            dei pezzi che per la bellezza del
 sfuggire!                                  me” che ricorda le atmosfere               suoi colleghi di cui sopra, più             prodotto. Insomma, un disco che
                          Michele Fenu      degli ultimi Dr.Feelgood nelle             legati al classic rock americano.           nella vostra collezione non può
                                            strofe e “Throwing it all away”.           Se in casa avete una bottiglia di           assolutamente mancare.
 THE MENZINGERS                             Il sound che li ha resi un'icona           scotch invecchiato a sufficienza,                     Andrea “Canthc” Cantelli
 “Rented world”
 (Epitaph/Self)
 ★★★
                  Caparezza, in un suo
                                             CHUCK RAGAN
                  vecchio singolo,
                                             “Till midnight”
                  diceva che “il             (Side One Dummy/Rude Records)       ★★★★
                  secondo album è
                  sempre il più difficile
 nella carriera di un artista”. Più che
 il secondo, io direi che il disco più
 difficile è quello post-esplosione. È il
 caso dei Menzingers, che con
 questo “Rented world” pubblicano il
 loro secondo lavoro per Epitaph e
 danno un seguito al fortunatissimo e
 pluriacclamato “On the impossibile
 past”. Il quartetto di Scranton,
 Pennsylvanya, è stato nel frattempo
 proiettato nella stratosfera del
 piccolo universo punk/rock,
 diventando rapidamente uno dei
 punti di riferimento tra i nuovi nomi
 della scena. Il ché, come spesso
 accade, si traduce in una piccola
 ma pericolosissima parola:
 pressione. Il risultato è un disco che
 convince solo a metà, con una               Seguo Chuck Ragan da tempo e ho ben presente la sua produzione quando mi appresto
 manciata di brani all’altezza delle         ad ascoltare quest’ultimo “Till midnight”. Il singolo che apre il disco è già un brano da
 aspettative e altri, invece, in un          antologia: senza distaccarsi troppo da ciò a cui ci aveva abituato, Chuck torna a emozionare
 limbo non meglio definito tra               grazie alla sua voce roca, particolarmente d’effetto su una base musicale dalla struttura
 tentativi di evoluzione timidamente         semplice e diretta. L’approccio al discorso “full band” che vede Jon Gaunt al violino, Joe
 accennati e (forse) strizzatine             Ginsberg al basso, Todd Beene alla steel guitar e David Hidalgo Jr. dei Social Distortion alla
 d’occhio non troppo convinte al rock        batteria, non snatura il songwriting del frontman degli Hot Water Music. Difficile segnalare un                       brano
 più mainstream. Non malaccio,               piuttosto che un altro, in quanto il disco scorre bene dall’inizio alla fine. A metà album, c’è anche il gradito ritorno di
 dopotutto, ma nell’anno in cui              “Bedroll lullaby”, che i conoscitori di Chuck ben conoscono, dai sui trascorsi con la compagine del “Revival tour”. A
 Against Me! e Lawrence Arms                 precederlo di circa un anno, era stato il suo amico/collega Dave Hause, passato anche lui dal “semi acustico” a un
 pubblicano due dischi pressoché             disco con una backing band, ma con “Till midnight” siamo a un altro livello. Si ringrazia come sempre il Boss, da tre
 perfetti, questo purtroppo non basta        anni a questa parte, vero e proprio punto di riferimento per questi songwriter dal passato punk.
 per confermarsi al top.                     Andrea Rock
                          Stefano Russo

                                                                                                                                                             RockNow 57
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