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ICEI ong - registrazione presso il Tribunale di Milano n°62 del 15.02.2010 - Anno IV - numero 13 Periodico di informazione EXPO 2015, ovvero .info al contadino non far sapere estate 2015 numero 13
EDITORIALE Leggendo i titoli D al 1851 (Londra), e fino alla Seconda Vienna (1873) che però è il solito confron- Finalmente, dopo la Seconda guerra mon- ra (Aichi 2005), Città migliore, vita miglio- guerra mondiale, le esposizioni uni- to tra i più nuovi prodotti della solita indu- diale e la bomba atomica, anche le espo- re (Shangai 2010); a Saragozza, nel 2008, versali tirano dritto sul cammino del stria delle solite potenze mondiali (Germa- sizioni universali cominciano a dare meno protagonista è per la prima volta l’acqua, progresso, inteso semplicisticamente, intu- nia, Francia, Inghilterra). enfasi all’autocelebrazione dell’umanità e a abbinata al concetto di sviluppo sostenibi- itivamente, ottimisticamente, come quello L’esposizione di Parigi nel 1900 ha come porsi qualche domanda, almeno in filigrana. le. Tema liquido anche per l’esposizione nel che compare sui sussidiari delle scuole ele- tema nientemeno che Valutazione di un Tra il 1958 e il 1970 abbiamo, per esem- 2012 a Yeosu, Corea del Sud, intitolata Co- mentari. secolo e lo svolgimento è inevitabilmente pio, Valutazione del mondo per un mondo sta e oceani che vivono. E oggi Milano: Nu- E hanno ragione, per certi versi. Infatti, tro- trionfalistico: mai l’umanità ha camminato più umano (Bruxelles 1958), L’uomo e il suo trire il pianeta, energia per la vita. vato il modo di controllare il vapore e realiz- così in fretta nei precedenti 200.000 anni. mondo (Montréal 1967), Progresso e armo- zato il meccanismo biella-manovella, tutto nia per l’umanità (Osaka 1970). Non proprio Insomma la tendenza sembra evidente, e cambia: si materializzano l’acciaio, i treni, i Poi esplode il “secolo breve” cui la stessa questioni da poco, insomma: evidentemen- per fortuna. Pur nell’inevitabile cataloga- telai meccanici, le biciclette che hanno più industria fornisce le armi micidiali per quel te è cambiata l’aria. zione di tutti i successi della razza umana, resistenza di qualsiasi cavallo, e tutto quel- gioco piuttosto cretino che è la guerra, an- Intanto si viaggia verso la Luna e si sogna di sembra che perfino le esposizioni universali lo che ne segue. C’è da festeggiare l’indu- cora più cretino se è mondiale. Ma, sull’ab- andare molto più in là. Prese le misure dello comincino a essere preoccupate. E il titolo stria, e la sua rivoluzione, e l’uomo che tra- brivio del secolo precedente, le Esposizioni spazio, chissà che non sia la volta buona per della “nostra” Expo sembra sottintendere sforma il pianeta secondo le proprie (vere Universali continuano a masticare gli stessi darci una ridimensionata. qualcosa di più di una semplice enciclope- o false) necessità. temi. Quella di Chicago, nel 1933, cerca di Negli ultimi decenni del secolo, i temi delle dia del cibo. Energia per la vita è un occhiel- doppiare Parigi con il suo Il progresso di un esposizioni universali oscillano fra tecnolo- lo generico ma Nutrire il pianeta è quasi un Così decolla l’Ottocento che chiude affian- secolo, che presenta, come le precedenti, gia, natura, telecomunicazioni ed energia. grido d’allarme, seppur mascherato. Noi cando alla Belle Epoque le prime automo- temi avveniristici accanto a situazioni quasi Tutto si riassume ad Hannover (2000) nel siamo quasi sette miliardi e mezzo e la Ter- bili a benzina, i primi transatlantici, il cine- da circo: per esempio le moderne incubatri- titolo Umanità, natura, tecnologia. ra è esausta. Potrebbe esserci un secondo matografo, la scoperta dei microbi. ci contenenti veri neonati. Molto più spetta- occhiello, che gli organizzatori hanno evita- Da segnalare l’eccezione di Cultura e edu- colare l’atterraggio del gigantesco Graf Zep- Nuovo millennio e nuovo aggiustamento to di rendere esplicito per ovvie ragioni. Un cazione, tema scelto dall’esposizione di pelin sulla sponda del lago Michigan. di tiro: i temi sono La saggezza della natu- occhiello tipo: Sarà meglio sbrigarsi. di Gianni Morelli 2 DIALOGHI DIALOGHI 3
EDITORIALE Al contadino non far sapere C’ è un filo conduttore che collega solo nei Paesi nei quali si è spinto l’acce- Non è sostenibile, per esempio, il mercato Sono tanti i nodi irrisolti e i problemi in via la sottrazione di terre all’Africa leratore del moderno agribusiness, dove delle primizie che viaggiano in aereo da un di peggioramento, quando si pensa al tema all’appassionato dibattito sul ri- spesso si produce non solo di più, ma an- angolo del mondo all’altro per garantire ai del cibo… Ma ci raccontano che basta il ri- utilizzo degli avanzi alimentari in Europa. che male: perché la produzione non serve consumatori ricchi pere, ciliegie o mirtilli ciclo degli sprechi per porvi rimedio. Una In questi primi mesi di Expo2015 al land per soddisfare il bisogno dei consumatori, dodici mesi all’anno. versione di comodo per le multinazionali grabbing non si è nemmeno accennato: ma per incassare sovvenzioni, fare guerre del cibo e dell’agricoltura, quelle che occu- e infatti l’argomento risulta assente dalla commerciali, imporre mode alimentari. Non è possibile che, quando un Paese dà pano gli spazi più in vista a Expo. Imprese «Carta di Milano», insieme alla specula- Difficilmente in Africa, Asia meridionale o in concessione terreni agricoli a soggetti che si accaparrano licenze sulle sementi, zione finanziaria sulle materie prime. Un America centrale si produce più di quanto esteri, la FAO non intervenga a certificare sono grandi gestori dell’acqua, impongono tema che scotta, del quale nessuno vuo- si consuma. Anzi, lì spesso si produce mol- che la sicurezza alimentare di quel Paese modelli di consumo basati sulla carne rossa, le parlare… Eppure molti espositori lo co- to di meno, dato che una parte crescen- sia comunque garantita, e che le conces- la più dannosa per la salute e la più “costo- noscono benissimo, visto che diversi Stati te delle loro terre agricole viene utilizzata sioni non la mettano a rischio. Non è sen- sa” per l’ambiente, anche se italiana. Questi presenti a Rho sono grandi accaparratori per produrre alimenti e biocombustibili sato che il consumatore, quando compra gruppi oggi tengono in pugno l’agenda del di terre africane. destinati al mondo ricco: che poi non rie- prodotti provenienti da migliaia di chilo- cibo e buona parte della politica accetta la sce nemmeno a consumarli tutti. metri di distanza, non sia chiamato a pa- loro narrazione. È questo il segreto (di Pulci- In base a una lettura volutamente parziale gare il costo ambientale di quella merce. nella) da non far sapere al contadino... delle dichiarazioni di papa Francesco, mol- Distogliendo l’attenzione dalle cause per to si è invece dibattuto sul come distribu- concentrarsi solo sugli effetti si arriva a ire ai poveri l’invenduto dei supermercati. soluzioni “umanitarie”, di buon senso, che Non che non sia vergognoso il fatto che però non risolveranno mai il problema a circa il 30% degli alimenti pronti per il con- monte. Non porteranno, cioè, a una poli- sumo vada sprecato, ma il problema vero, tica mondiale che stabilisca le priorità nel- anche in questo caso, è un altro. Un terzo la produzione di cibo, che imponga rego- degli alimenti finisce in pattumiera, infatti, le precise sul suo costo e sui suoi impatti. di Alfredo Somoza Direttore di Dialoghi.info 4 DIALOGHI DIALOGHI 5
SOMMARIO Leggendo i titoli NUOVE AGRICOLTURE, di Gianni Morelli NUOVI CONSUMATORI 20 La sfida del cibo Al contadino non far sapere 22 Se il panino non è più globale di Alfredo Somoza 24 La provocazione riuscita TERRE SOTTRATTE REPORTAGE 8 I padroni del cibo 26 Expo 2015 alla prova 10 Terra e ancora terra 30 Discorso di Papa Francesco 12 Il cibo degli dei MULTIMEDIA SPECIE MODIFICATE Documenti multimediali 14 Il boom degli OGM PDF scaricabili 16 Lobbisty transgenici 34 Carta di Milano 18 Ofeleé fa el to mesté 35 Terra viva Dialoghi.info è una pubblicazione ICEI In redazione: Gianni Morelli, Copertina: via Cufra 29 - 20159 Milano Federica Guarnieri, Margherita Giacosa, da un’idea di Larissa Soffientini. C.F. 03993400153 - www.icei.info Chiara Schiavano, Roberto Mottadelli Internet Provider: Direttore responsabile: Alfredo Somoza (caporedattore). Midphase Service Inc. 164 Coordinamento editoriale e realizzazione: Progetto grafico: Lidia Montanari. N. Spring Creek Pkwy Providence, ICEIGEO - Milano Impaginazione: Larissa Soffientini. UT 84332 US, con sede legale in via Logo da un’idea grafica di Claudia Tavella. Armanna 1a 16031 Bogliasco (Genova). Realizzazione tecnica: T2K. Contatti: redazione@dialoghi.info scrivere a ICEIGEO - via Cufra 29 - 20159 Milano - tel. 02-36582763
TERRE SOTTRATTE I padroni del cibo I n questi ultimi anni abbiamo imparato materie prime se il momento non è quel- stima, perché questi gruppi non amano dell’odierno mondo globalizzato, nel quale che le materie prime alimentari, energe- lo giusto per vendere, e sono in grado di quotarsi in Borsa. La statunitense Cargill, un numero sempre più ridotto di soggetti tiche e minerarie non servono solo per determinare che cosa semineranno gli agri- per esempio, fattura 108 miliardi di dollari riesce a imporre a miliardi di persone i con- mangiare, viaggiare, scaldarsi, produrre coltori di mezzo mondo in base ai prezzi con il trading di materie prime e non ha bi- sumi, i prezzi, perfino i modelli di sviluppo. oggetti, ma anche per fare soldi. Tanti sol- promessi. sogno di Wall Street. Soggetti che si schermano dietro società di. Perché quelle risorse essenziali che la offshore non quotate in borsa, con capac- gente comune chiama grano e soia, nichel Le trading houses incidono pesantemente In borsa poi ci sono regole sulla trasparen- ità di sviluppare business in decine di Paesi. e petrolio, cacao e caffè, carne di manzo o sulle quotazioni delle materie prime sui za e sui movimenti delle aziende quotate di maiale, per gli agenti di borsa hanno un mercati e sul prezzo dei futures, cioè dei che non si addicono esattamente al mo- Anche la Tobin Tax oggi in discussione, che altro nome. Le chiamano commodities e titoli che scommettono sul prezzo che una dus operandi delle trading houses. Com’è dovrebbe tassare i profitti della speculazi- le quotano sui mercati: non quelli di quar- certa risorsa raggiungerà in un determina- immaginabile, questo business attira il più one finanziaria, sarebbe uno strumento in- tiere, ma quelli finanziari, che hanno un to momento. In poche parole non produ- grande divoratore di materie prime emer- sufficiente per intervenire su queste logiche. orizzonte internazionale. cono nulla ma, speculando, decidono che gente: la Cina, che sta già entrando nel club Ci vorrebbe il coraggio di separare netta- cosa produrranno gli altri e stabiliscono il attraverso la Noble con sede a Hong Kong. mente la produzione di beni essenziali dal- Oggi i prezzi e la disponibilità di queste valore della loro produzione. L’agricoltura la speculazione, vietando strumenti finan- materie prime sono controllati da 12 gi- globale è oggi nelle mani di queste realtà Se appena si solleva il velo di segretez- ziari come i futures e restringendo il campo ganti. Tra essi, cinque sono svizzeri e quat- che controllano infatti tra il 70 e l’85% del za che caratterizza questo settore dedito d’azione delle trading houses. tro statunitensi: insieme fatturano circa mercato dei cereali, e che determinano an- alla grande speculazione e a operazioni al Ma di questi tempi, chi ha il potere di ridi- mille miliardi di dollari USA all’anno. Sono che i prezzi dei metalli: nelle loro mani ci limite della legalità, si intravede la fragilità mensionare gli speculatori? le cosiddette trading houses, misteriose sono il 60% del mercato dello zinco e il 40% manovratrici dei prezzi della benzina e del di quello del rame. E commercializzano più pane, che dispongono di ingenti capitali petrolio dell’Arabia Saudita. per speculare, acquistare, stoccare e ven- dere beni di questo tipo. E che decidono In questo mondo di poteri fortissimi che gli investimenti sulla base di approfondite preferiscono non farsi notare è in atto un ricerche di economia e geopolitica anziché processo di ulteriore concentrazione, con dopo aver studiato le stagioni agricole e i l’annunciata fusione tra le svizzere Glen- cambiamenti climatici. Possono permet- core e Xtrata. Nascerebbe un colosso da 90 tersi di immagazzinare enormi quantità di miliardi di dollari all’anno, ma è solo una 8 DIALOGHI DIALOGHI 9
TERRE SOTTRATTE Terra e ancora terra P iù volte abbiamo denunciato il land La regione è attualmente afflitta dalla peg- quello dell’esproprio, della sottrazione di etiopico. E quali misure siano state adotta- grabbing, cioè l’accaparramento di giore siccità degli ultimi 60 anni, che sta terre alle popolazioni locali. te a garanzia che il diritto all’alimentazio- terre, come una delle forme più odio- lasciando milioni di uomini, donne e bam- Il terreno concesso a FRI-EL Green Power ne dei gruppi indigeni, internazionalmente se di neocolonialismo. Paesi a rischio care- bini senza cibo. Le tribù della Valle dell’O- toglie agli indigeni due tipi di risorse cru- sancito, non venga violato. stia ai quali vengono sottratte vaste fette mo, almeno per il momento, sono relati- ciali. La prima è la possibilità di coltivare le Occorre anche tenere in considerazione le di terreni fertili per produrre biocombusti- vamente al riparo da questo flagello. Ma rive del fiume, che sono di estensione limi- profonde trasformazioni che riguardano bili o alimenti da esportare. Il tutto con la il governo le considera “arretrate” ed è tata, ma garantiscono la certezza del rac- l’intera regione, tanto sul piano ambienta- connivenza dei governi nazionali, che fan- determinato a “modernizzarle”: insomma, colto anche in anni di siccità. Tale forma di le, con la costruzione delle dighe sul fiume no spesso più gli interessi degli operatori vuole trasformare queste persone da con- produzione in realtà potrebbe continuare Omo, quanto sul piano produttivo, con il stranieri che non dei propri cittadini. tadini, pastori e cacciatori autosufficienti, anche in presenza di una fattoria commer- trasferimento pressoché totale dei diritti quali sono oggi, in manovali da impiegare ciale, non essendo l’impresa interessata sulla terra dalla popolazione indigena agli Ultimamente sono state raccolte prove al- nelle coltivazioni estensive. In alternativa, alla sponda del fiume se non per l’approv- investitori, internazionali ed etiopici. Per larmanti del fatto che alcune tra le terre potrebbero essere anche semplicemente vigionamento dell’acqua. ora tutto tace, come in generale quando si agricole più produttive dell’Etiopia sono sfrattati dalle loro terre. parla di questo aspetto piuttosto recente state sottratte alle tribù locali per essere La seconda risorsa consiste nei terreni al- della globalizzazione che si vuole tingere affittate ad aziende straniere. Il progetto agro-industriale varato dalle luvionali, quelli regolarmente inondati dal di verde. Il diritto della popolazione a deci- autorità nella regione include anche la co- fiume Omo. Sarebbe interessante sapere dere il proprio futuro, e le questioni stret- A controllare ampi tratti di suolo fertile struzione, a opera dell’italiana Salini Co- quali forme di compensazione per la po- tamente collegate della proprietà della situati nell’area del fiume Omo, nel sud- struttori, di una serie di dighe sul fiume polazione locale (e di mitigazione del dan- terra e della sicurezza alimentare passano ovest dell’Etiopia, sono imprese malesi, Omo. L’impianto è destinato a diventare no) siano contenute nell’accordo di affitto in secondo piano, come ai tempi degli im- coreane e anche italiane, tra cui la Fri-El uno dei più grandi dell’Africa. Alla realizza- siglato tra FRI-EL Green Power e il governo peri coloniali. Green Power. Nonostante la sopravviven- zione delle dighe seguirà infatti la costru- za delle 90.000 persone che vi abitano di- zione di centinaia di chilometri di canali di penda dall’agricoltura, i terreni saranno irrigazione, che devieranno il corso di ac- sgomberati per fare spazio alle coltivazio- que indispensabili a chi abita la zona. ni estensive destinate all’esportazione. Il governo sta pianificando di aumentare la L’investimento di FRI-EL Green Power nel- quantità di terra da destinare al progetto la bassa Valle dell’Omo rientra in un feno- ad almeno 245.000 ettari. meno in grande crescita a livello globale: 10 DIALOGHI DIALOGHI 11
TERRE SOTTRATTE Il cibo degli dei F urono i Maya gli scopritori e i bibita alla moda, grazie anche all’aggiun- rio, Congo, Ghana, Camerun) che produco- zione finanziaria e per il 35% all’industria di primi coltivatori del cacao che, ta di zucchero, anice, cannella e vaniglia. no il grosso delle fave destinate alla grande trasformazione. secondo una leggenda azteca, il Nel Seicento si trasforma in cioccolata in industria agroalimentare. Ed è così che, mentre il costo della materia dio Quetzalcóatl aveva concesso agli uo- Italia, nel XIX secolo nasce l’industria cioc- prima aumenta per via della speculazione mini per alleviare la loro fatica. Il primo colatiera in Svizzera. I futures sono strumenti finanziari che fis- orchestrata dalle Borse, gli agricoltori abban- europeo a conoscere i semi fu Cristoforo sano la quotazione della materia prima in donano la coltivazione del cacao perché non Colombo, che li ricevette in regalo durante Così il cacao, la materia prima imprescindi- anticipo rispetto al momento della vendi- permette loro di sopravvivere. Il campanello il suo quarto viaggio. Hernán Cortés scoprì bile per l’elaborazione del dolce più globa- ta, prendendo in considerazione alcuni pa- d’allarme sta però suonando in diverse mul- invece che nella civiltà azteca − da lui an- le che esista, è diventato una commodity di rametri della produzione, ma sono soggetti tinazionali, prime fra tutte Mars, Mondelez nientata − quei semi erano considerati un primo livello, coltivata non soltanto nell’A- a sbalzi anomali dettati dalla speculazione. e Nestlé, che insieme comprano il 60% della bene di lusso, prerogativa dei ceti alti (no- merica natìa, ma anche in Africa equatoria- Il paradosso di questa situazione, caratte- produzione mondiale. Sono questi i soggetti bili, guerrieri e sacerdoti), e che rappresen- le e in Indonesia. Una materia prima quo- rizzata dal costante aumento del prezzo che decideranno la sorte dello scontro tra le tavano uno dei cardini della cucina locale. tata in Borsa, sia a Londra sia a Chicago, del cacao per via della crescita del mercato Borse di Chicago e Londra scegliendo quale che continua ad avere un valore elevato ed consumatore cinese, è che la produzione contratto utilizzare. I semi di cacao erano così preziosi da esse- è oggetto di speculazione in base alla for- non aumenta. re utilizzati anche come moneta. Si spiega tuna dei raccolti o alla situazione politica Gli unici perdenti saranno gli agricoltori e i così il primo nome del cacao: Amygdalae dei Paesi produttori. Ormai la domanda supera del 20% l’offerta braccianti, pagati all’incirca mezzo dollaro al pecuniariae, ovvero “mandorla di denaro”. dei Paesi produttori e questo perché, in re- giorno, che in Paesi devastati da malattie e Nome poi trasformato da Linneo in Theo- Ora il cacao è al centro di uno scontro pro- altà, la coltivazione del cacao penalizza chi guerre continueranno a raccogliere le fave broma cacao: theobroma deriva dal greco prio tra le due grandi Borse, che hanno la pratica. Del prezzo finale solo il 5% va ai del “cibo degli dei”. Quei semi che, dai tempi e significa “cibo degli dei”. Da un termine lanciato contemporaneamente contratti su coltivatori, ai valori d’oggi circa 2 dollari a di Cortés, sono diventati delizia per i consu- azteco in lingua nahuatl deriva invece la questa commodity come ultimo episodio di quintale. Il resto va per il 60% all’intermedia- matori e dannazione per gli agricoltori. parola “cioccolato”. una guerra a colpi di futures e derivati per accaparrarsi un mercato valutato in 150 I semi di cacao entrano trionfalmente nel- miliardi di dollari USA. Ma i futures lancia- la globalizzazione quando Cortés rientra in ti da Londra e Chicago, che controllano il Europa nel 1528. Allungato con acqua già 70% del mercato del cacao, saranno per la in Messico, nel Vecchio Continente il cacao prima volta denominati in euro, moneta di si afferma come ingrediente base di una riferimento dei Paesi africani (Costa d’Avo- 12 DIALOGHI DIALOGHI 13
SPECIE MODIFICATE Il boom degli OGM L’ agricoltura mondiale è sempre A livello globale, gli Stati Uniti continuano mantenere la storica posizione di sostan- della produzione che gli OGM sembrano più OGM e anche in Europa il ven- a essere il produttore leader delle colture ziale chiusura al biotech, preoccupata dal garantire. Tuttavia questo convincimen- to comincia a soffiare nella stessa biotech, con 73 milioni di ettari. Alle loro fatto che, se tenesse ferma la rotta, toglie- to contrasta con i risultati di una recente direzione. Secondo i dati recentemente spalle il Brasile si sta affermando come il rebbe ai propri agricoltori l’opportunità indagine della FAO sulla sicurezza alimen- pubblicati nel rapporto annuale dell’I- nuovo protagonista globale del settore, di fare più profitti. Una delle vie di uscita tare: pur escludendo gli organismi gene- SAAA, l’associazione che fa capo alla lob- con 42 milioni di ettari coltivati. Seguono a disposizione della Commissione Euro- ticamente modificati, lo studio conclude by del transgenico, nel 2014 la superficie l’Argentina (con 23 milioni di ettari) e il Ca- pea, forse la peggiore ma purtroppo già che la produzione alimentare continuerà mondiale coltivata a OGM è aumentata di 6 nada (11,5 milioni di ettari) e poi i giganti in discussione, consiste nell’autorizzare la a crescere nei prossimi trent’anni e supe- milioni di ettari, raggiungendo i 181 milioni asiatici India (11 milioni di ettari) e Cina (4 libera scelta dei singoli Paesi. Il “rompete rerà la crescita demografica. Ciò nonostan- di ettari coltivati da 18 milioni di agricoltori milioni di ettari), specializzati in cotone ge- le righe” avrebbe come conseguenza la te, sempre secondo l’indagine della FAO, in 28 Paesi, 19 dei quali in via di sviluppo. neticamente modificato. Nel business è en- fine della diversità europea: una diversità non si riuscirà a soddisfare il fabbisogno trata anche l’Africa, a causa delle terre che costruita negli anni malgrado il peso del- umano, perché le vere cause della fame L’Europa è sempre stata una diga nei con- diversi governi del Continente Nero hanno le lobby, soprattutto grazie al successo dei e della malnutrizione sono la povertà e la fronti delle colture biotech, grazie all’appli- ceduto a Paesi arabi e asiatici, bisognosi di movimenti che si battono contro la cosid- mancanza di accesso alle risorse alimen- cazione del cosiddetto principio di precau- alimenti o biocombustibili. detta agricoltura Frankenstein. tari: due questioni che i sostenitori degli zione: finché non si dimostra l’innocuità di alimenti transgenici non affrontano, due un prodotto agricolo, non ne può essere Tutto ciò ha fatto crescere il compar- I Paesi emergenti e quelli più poveri, inve- situazioni critiche che il modello dell’agro- permessa la coltivazione né il consumo. to dell’11% nei Paesi in via di sviluppo e ce, ripongono molta fiducia nell’aumento business OGM tende a peggiorare. Nei fatti, però, la diga sta cedendo. Oggi da del 5% in quelli industrializzati. Intanto la un lato il foraggio destinato ai capi di be- scienza continua a non chiarire se i prodot- stiame europei è abbondantemente com- ti transgenici possano avere conseguenze posto da soia OGM; dall’altro, l’approva- negative sulla salute umana né, tantome- zione della varietà di mais OGM Mon810 no, spiega quali siano gli eventuali effetti della Monsanto, avvenuta nel 2010, ha che essi potrebbero sviluppare. permesso a Spagna, Portogallo, Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia di In questo contesto, l’affermazione defini- raggiungere i 115.000 ettari coltivati a mais tiva dell’agricoltura OGM dipende fonda- geneticamente modificato, con un ritmo di mentalmente dalla posizione che l’Europa crescita del 25% all’anno. assumerà in futuro. Un’Europa che fatica a 14 DIALOGHI DIALOGHI 15
SPECIE MODIFICATE Lobbisti transgenici I l lobbismo è un’azione esercitata da in Europa una delle lobby più attive è però matori europei a questi prodotti, ma molto tina), l’agricoltura OGM ha eliminato la pic- gruppi economici o da corporazioni un’altra: quella delle grandi imprese dell’a- probabilmente perché il settore ha cam- cola proprietà, ridotto al minimo l’impiego di su pubblici funzionari, su uomini poli- grobusiness transgenico. Portano avanti biato strategia e si prepara a una battaglia manodopera, ammazzato la biodiversità, co- tici e sulle istituzioni pubbliche per orien- una battaglia perché anche il mercato agri- di lunga durata. stretto i coltivatori a una dipendenza mai esi- tarne a proprio vantaggio le decisioni. È colo europeo si apra agli OGM, affrontan- stita nei confronti dell’azienda produttrice. un’attività regolamentata da leggi negli do le resistenze della normativa comunita- E qui tornano le lobby. I principali lobbisti Un’agricoltura senza agricoltori, insomma. Stati Uniti e a livello di Commissione Euro- ria in materia di sicurezza alimentare: l’UE, del transgenico sono oggi gli scienziati che Ed è proprio questo il punto che la lobby pea, ma non in Italia. Nel passato le lobby applicando il principio di cautela, finora in nome della ricerca affermano, forse a pro-OGM non vuole che si discuta: perché hanno influenzato la grande storia e la ge- è riuscita ad arginare la produzione e la ragione, che finora non sono stati rilevati in questo caso le prove da contrapporre ai ografia. Lo fece, per esempio, la lobby bri- commercializzazione di prodotti transgeni- problemi alla salute dovuti al consumo de- benefici portati dalle coltivazioni biotech tannica dell’oppio nell’800, quando la Cina ci. Un divieto in realtà più volte aggirato e gli OGM. Altro argomento “forte” è che, at- sarebbero schiaccianti. non volle autorizzare sul proprio territorio che, tra l’altro, non riguarda l’alimentazio- traverso la manipolazione genetica, si pos- lo smercio della droga proveniente dalle ne animale: con il risultato che buona par- sono aumentare le proprietà vitaminiche In Europa, unico continente al mondo, per coltivazioni indiane. Il rifiuto fu superato te del bestiame nostrano è alimentato con di alcune specie per combattere la malnu- ora queste lobby hanno trovato un ostacolo con le due Guerre dell’Oppio: le truppe di i 41 milioni di tonnellate di soia transgeni- trizione in Africa. Si tratta di argomenti si- insormontabile nei movimenti ambientali- Sua Maestà piegarono il Celeste Impero e ca ogni anno importata in Europa. curamente interessanti, ma che eludono il sti e contadini, ma soprattutto nell’opinio- diedero il via all’espansione dell’alcaloide, problema centrale. ne pubblica. Sarà quindi proprio sui cittadi- in Cina prima e poi nel resto del mondo. Oggi la diga sta cedendo. Pur tra mille po- ni che esse si concentreranno nei prossimi Hong Kong, un souvenir di guerra, divenne lemiche, la variante OGM Mon810 di mais, Il problema fondamentale, infatti, non è la anni, con un paziente lavoro finalizzato a la base dalla quale i gruppi commerciali in- prodotta dal colosso statunitense Monsan- qualità intrinseca del prodotto OGM, ben- convincerli che un mondo con una decina glesi controllarono a lungo l’economia del to, è già legalmente coltivata in Europa. La sì la natura del complesso industrial-agricolo di specie alimentari coltivabili – registrate e gigante asiatico. lotta degli ambientalisti e dei consumatori che pratica le coltivazioni transgeniche. Là commercializzate da quattro aziende – sia anti-OGM contro le multinazionali ha però dove si è diffusa (Stati Uniti, Brasile, Argen- un mondo migliore e più sicuro. Altre lobby – decisamente a noi più vicine ottenuto un risultato notevole. Infatti la – sono quelle del tabacco, del gioco d’az- stessa Monsanto, numero uno del setto- zardo, dell’alcol e delle armi. Tutti prodotti re, ha ritirato la domanda con cui chiedeva che hanno gravi conseguenze sulla salute alle autorità comunitarie di poter commer- umana e, nel caso delle armi, anche sul cializzare altri tipi di sementi OGM nell’UE. mantenimento della pace nel mondo. Oggi Ufficialmente per le resistenze dei consu- 16 DIALOGHI DIALOGHI 17
SPECIE MODIFICATE Ofelé fa el to’ mesté! L a senatrice a vita e scienziata Elena Il deficit produttivo dei Paesi europei, con il mercato mondiale delle sementi e della Il mondo OGM al quale saremmo invitati Cattaneo ha scritto spesso sulle prin- poche eccezioni, e la conseguente dipen- chimica associata all’agricoltura sono solo a partecipare in nome della scienza, in- cipali testate quanto «perdiamo sen- denza dai cereali prodotti altrove hanno tre o quattro. Non si limitano a imporre fatti, è un mondo fatto di grandi soggetti za gli OGM». Un chiodo fisso, quello della radici antiche e sono sempre stati risolti standard e varietà, ma sono di fatto i pro- multinazionali che vendono pochissime nota ricercatrice, il cui ragionamento con- rivolgendosi al mercato mondiale, control- prietari del prodotto agricolo, protetto da specie: anzi, solo un paio per ogni tipo di tiene alcune verità, ma crolla quando si ar- lato da cinque grandi produttori (Canada, copyright, espropriando così il coltivatore produzione. Un’agricoltura senza varietà riva alle conclusioni. USA, Argentina, Brasile, Australia). Presso- della paternità sul suo prodotto. Dimenti- né biodiversità, un’agricoltura ad altissimo ché nulla cambierebbe, dal punto di vista cano che l’agricoltura, nata come attività rischio in caso di nuove malattie, un’agri- La verità riguarda il fatto che l’Italia (e l’Eu- quantitativo, se anche in Europa si con- economica durante la rivoluzione neolitica, coltura che fa a meno dell’agricoltore e che ropa in generale) importa milioni di tonnel- vertisse agli OGM la superficie cerealicola si basa proprio sulla premessa della sovra- dunque espelle i contadini verso le città. late di mangimi OGM dalle Americhe per esistente. Oltre a ciò, va considerato che i nità dell’agricoltore su ciò che egli stesso Un’agricoltura che non risolve, come si vor- l’alimentazione animale. La senatrice Cat- produttori non OGM immettono sul mer- coltiva e produce. Invece nel mondo dell’a- rebbe far credere, il problema della fame, taneo commenta che con i divieti si toglie cato cereali di valore superiore, per non gricoltura OGM il prodotto finale è coperto perché oggi questo dramma non dipende ai nostri agricoltori la possibilità di essere parlare di chi coltiva con metodi biologici. dai diritti di chi ha brevettato la semente. certo dal tipo di produzione, bensì dall’ac- concorrenziali sul mercato e si impedisce cesso al cibo, negato o reso assai difficile a alla scienza di “brevettare” specie OGM Il secondo punto totalmente sottovaluta- Contro questa rivoluzione copernicana lot- interi popoli. nostrane. to nell’analisi della senatrice è il ruolo del- tano i movimenti contadini dell’America le multinazionali delle sementi: «sono già Latina che hanno coniato lo slogan «per In sintesi, il dibattito sugli OGM compren- La senatrice Cattaneo, però, probabilmen- onnipresenti sul mercato non OGM, cosa un’agricoltura con agricoltori». L’opposi- de sicuramente alcuni argomenti scien- te non ha mai messo piede in campagna cambierebbe se lo fossero anche su quel- zione all’agricoltura OGM, contrariamente tifici, ma ha anche fondamentali risvolti e non sa che le aziende agricole italiane lo OGM?». Un ragionamento che non fa a quanto pensa la senatrice Cattaneo, non economici e politici. Forse questi ultimi hanno in media 7,9 ettari di terreno col- una piega secondo la logica appunto del- si basa su perplessità scientifiche circa le sono estranei alla cultura scientifica della tivabile a disposizione. E che su una di- le multinazionali, ma al quale bisogna op- positività o negatività sull’uomo o sull’am- senatrice Cattaneo, della quale ricordiamo mensione così ridotta la coltura estensiva porsi con forza, perché la molteplicità di biente degli organismi geneticamente mo- e ammiriamo l’impegno come ricercatrice di cereali (OGM o non OGM) non è parti- soggetti attivi e la possibilità di produrre dificati (per quanto ci sono fior di ricerche, sulle cellule staminali. Ecco, forse sarebbe colarmente redditizia, dunque l’Italia sarà sementi da parte dell’agricoltore (che le su questi aspetti, secondo le quali non sa- meglio se ognuno parlasse delle cose che sempre dipendente dalle commodities multinazionali vorrebbero vietare) costi- rebbe vero che non abbiano effetti negati- conosce, seguendo un fortunato proverbio agricole esportate dai Paesi americani, tuiscono anche una garanzia per la biodi- vi), ma nasce da un’opposizione al modello lombardo: Ofelé fa el to’ mesté!, ossia «pa- OGM o non OGM. versità agricola. I soggetti che controllano agricolo OGM. sticciere fai il tuo mestiere!». 18 DIALOGHI DIALOGHI 19
NUOVE AGRICOLTURE NUOVI CONSUMATORI La sfida del cibo L’ apertura di Expo 2015 ha avuto l’ef- prietari del lavoro altrui sono Monsanto, Du- bene comune. Oggi si lavora sull’agricoltura lezionare varietà più produttive. In questo fetto di moltiplicare le riflessioni e le pont, Pioneer e non più i coltivatori. Contro di precisione, in cui tutti i processi e i dosag- caso per ottenere maggiore resa e qualità la polemiche sulle caratteristiche che questo stravolgimento lottano i movimenti gi sono ottimizzati per evitare gli sprechi, e ricerca genetica non si basa sull’inserimento l’agricoltura dovrebbe assumere nel prossi- contadini che rivendicano il diritto a produr- si sviluppano interessanti tecniche come il di un gene in laboratorio, violentando il DNA mo futuro per riuscire a sfamare i 9 miliardi re in proprio e a scambiarsi le sementi. miglioramento vegetale e la reintroduzione della pianta, ma su criteri di selezione natu- di abitanti del pianeta previsti per il 2050. L’opposizione più seria all’agricoltura gene- delle piante perenni. rale, gli stessi che per millenni hanno guida- Secondo la FAO, la produzione mondiale di ticamente modificata non si basa sui dub- Il miglioramento vegetale, o intercropping, to i contadini di tutto il mondo. alimenti dovrebbe crescere almeno del 60%, bi scientifici circa le eventuali conseguenze consiste nel coltivare specie diverse una ac- Insomma, se scienza e agricoltura collabora- riducendo però il consumo di acqua, di ener- sulla salute dell’uomo o sull’ambiente, ma canto all’altra, per lottare contro i parassiti no, libere dalle pressioni delle multinaziona- gia e di suolo. Un’impresa quasi impossibile, parte proprio da una riflessione sull’idea di in maniera naturale. La coltivazione alterna- li, allora la fame può essere debellata. ci viene spiegato spesso da una certa scien- agricoltura. Il mondo OGM è costituito da ta di carote e cipolle, per esempio, evita la za, a meno di non ricorrere in modo massic- grandi soggetti multinazionali e una delle proliferazione delle larve della mosca della Resta l’altro tema, ancora più complesso, che cio all’agricoltura OGM. Discorsi sterili e vuo- conseguenze della sua applicazione è stata carota senza bisogno di nessun tipo di pesti- riguarda l’accesso al cibo, cioè la possibilità ti di significato, perché per decantare le virtù la caduta in povertà di molti contadini, che cida. Questo nuovo approccio all’agricoltura di acquistarlo, e la questione della terra. Che degli organismi geneticamente modificati si hanno abbandonato le campagne per in- può portare a un abbattimento fino all’80% ieri veniva sottratta ai coltivatori dai latifon- tirano sempre in ballo le banane arricchite o grossare le fila dei disperati di città. Il model- della chimica usata nei campi, consentendo disti, oggi dalle grandi multinazionali del land il golden rice alla vitamina A, che potrebbero lo OGM, soprattutto, non prevede varietà né di fare ricorso ai trattamenti antiparassita- grabbing e dei biocombustibili, a discapito debellare diverse malattie nei Paesi poveri, biodiversità, dunque espone l’agricoltura ad ri non più a scadenze regolari, ma solo in della produzione di alimenti. Una moratoria mentre il mercato delle sementi OGM of- altissimi rischi in caso di comparsa di nuovi modo mirato e in caso di necessità. sui contratti di concessione di terreni agricoli, fre solo commodities tradizionali destinate parassiti o patologie che colpiscano le poche almeno nelle zone a rischio sicurezza alimen- ai grandi produttori. Cioè soia, mais, grano, specie coltivate. E non risolve il problema L’altra faccia di questo nuovo approccio è la tare, sarebbe un primo passo necessario. pomodori e patate: tutti rigorosamente di della fame, che non dipende dalle caratteri- reintroduzione delle specie perenni al posto Questi sono i temi sui quali si è chiamati a un solo tipo, trattabili solo con antiparassita- stiche di ciò che si coltiva bensì dalla proprie- di quelle annuali. Il vantaggio è avere piante discutere durante Expo 2015, che si spera sia ri venduti dalla stessa ditta che ne detiene i tà della terra e dall’accesso al cibo. con radici più lunghe, dunque meno biso- una manifestazione “OGM free” soprattutto diritti e incassa le royalties. gnose d’acqua e di fertilizzanti, in grado an- a livello intellettuale. Perché la sfida della si- Quali sono allora le alternative per far fronte che di rendere più stabile il suolo. curezza alimentare non può essere affidata Fin dalla notte dei tempi, l’agricoltore è sem- alla sfida della sicurezza alimentare globale? Attualmente il neo delle piante perenni è a un ramo dell’industria: è un’impresa che pre stato il proprietario del suo prodotto. Nel Sicuramente bisogna cercarle nella tecnolo- che hanno una resa inferiore rispetto a quel- coinvolge anzitutto chi la terra la lavora e chi mondo dell’agricoltura OGM, invece, i pro- gia, intesa però come risorsa al servizio del le annuali, ma la scienza è al lavoro per se- dalla terra trae il proprio sostentamento. 20 DIALOGHI DIALOGHI 21
NUOVE AGRICOLTURE NUOVI CONSUMATORI Se il panino non è più globale I n tempi di crisi economica globale, men- zionali, si è basata, più che sulla qualità Così com’era liberatorio per i giovani di Mo- vendere come universale, non poteva che tre molti Stati cominciano ad arroccarsi del prodotto, sul messaggio che questo sca, Pechino o Milano mangiare un ham- essere effimero, legato a un determinato e a ricreare barriere protezionistiche, e trasmetteva: mangia globale, diventa glo- burger sotto gli archi dorati del fast food, momento politico e a una moda. molti migranti tornano nei Paesi di origine, bale. Un concetto vincente soprattutto nel oggi lo diventa il ritorno ai tacos messicani, Le catene di fast food questo lo sanno anche per il panino globale pare sia suona- decennio dorato della globalizzazione, gli alla pizza o al kebab. Alimenti poveri che e oggi, in nome della regionalizzazione to l’allarme. La catena di fast food McDo- anni �90, quando tutto il mondo era con- raccontano però storie nelle quali la gente dell’offerta, fanno marcia indietro, propo- nald’s, società-simbolo della globalizzazio- vinto che l’apertura dell’economia mondia- può continuare a identificarsi. nendo ingredienti che renderanno il loro ne alimentare, ha imboccato la strada della le fosse la risposta alla povertà, all’oppres- cibo molto meno globale e molto più lo- regionalizzazione dei suoi menu. sione, al provincialismo. Cibo che è cultura e non solo nutrimento. cale. Un cibo con cultura appunto, la fine Cultura perché il cibo è frutto di millenni della fiaba che raccontava che l’hamburger In Italia e in Francia si erano già percepite Scarpe firmate, vestiti firmati, cibi firmati, di sperimentazioni, di incroci, di trasforma- era sinonimo di libertà, il ritorno alla valo- le avvisaglie di quella che ormai è diven- uguali e riconoscibili in qualsiasi Paese del zioni, di storie familiari e collettive. Un cibo rizzazione del territorio e dei suoi prodotti. tata una politica aziendale: i panini con lo pianeta, che contenevano anche un mes- senza cultura, o anzi, appartenente a una Nel clima di negatività nel quale oggi siamo speck dell’Alto Adige o gli hamburger con saggio di grande fede nell’avvenire. Poi, cultura ben precisa che però si è voluta immersi, sicuramente una notizia positiva. il Camembert erano già stati introdotti nel piano piano, si è cominciato a capire che menu da un paio d’anni per arricchire l’of- cosa c’era dietro la promessa delle multi- ferta, insieme alle verdure e alle insalate nazionali. Siamo già nel nuovo secolo e si per rendere il pasto più sano. La spiegazio- comincia a parlare di delocalizzazione, pre- ne ufficiale di questi cambiamenti fa riferi- cariato, sfruttamento minorile, distruzione mento alla volontà di rispondere all’atteg- ambientale. giamento negativo di una fetta crescente di mercato, che rimprovera la multinazio- Oggi, a distanza di quattro anni dall’inizio nale di omogeneizzare i gusti e imporre i di una crisi economica che sta mettendo suoi hamburger in stile americano a spe- in discussione la natura stessa del capita- se delle tradizioni gastronomiche locali e lismo, i marchi globali, i consumi globali, della salute dei clienti. Ma questa versione non sono più un must da esibire, ma stan- non dice tutto. no scivolando velocemente, nell’imma- La costruzione del brand McDonald’s, ginario collettivo, verso la categoria della come quella di tanti altri marchi multina- paccottiglia. 22 DIALOGHI DIALOGHI 23
NUOVE AGRICOLTURE NUOVI CONSUMATORI La provocazione riuscita T rent’anni fa, quando si comprava il spiegano come l’unione tra i piccoli agri- co, e non solo di quello già sensibilizzato attento soprattutto al prezzo e alla qualità, caffè nicaraguense o il miele cileno coltori faccia la forza e come la scommessa che frequenta la bottega. ma spesso cerca anche garanzie in materia nelle “botteghe del Terzo Mondo” si sul biologico, alla lunga, paghi in termini Oggi queste critiche sono state superate, ambientale o di diritti. È un consumatore faceva una scelta politica, solidaristica e ra- di salute, tanto per i contadini quanto per e proprio la grande distribuzione ha fatto che, anche se non acquista il prodotto del ramente di convenienza. Oggi le cose non i consumatori. Sono prodotti in grado di la differenza in termini di fatturato. Tutta- commercio equo e solidale, lo apprezza e stanno più proprio così. “formare” chi li acquista, insomma, anche via stiamo sempre parlando di una nicchia riconosce in esso un valore qualitativo: va- se di solito vengono apprezzati soprattutto che, se anche crescesse per i prossimi 30 lore che è dato da elementi oggettivi, per Negli ultimi decenni tantissima acqua è dai consumatori già formati. Ed è questo anni agli ottimi ritmi attuali, nicchia rimar- esempio la scelta del biologico, ma anche passata sotto i ponti del commercio inter- uno dei limiti storici dei produttori e dei ri- rebbe. Quanto è stato rilevante, allora, da valutazioni sulle politiche ambientali o nazionale: sono cambiati i gusti dei consu- venditori dell’equo e solidale: la difficoltà l’impatto dei principi del commercio equo lavorative. Per molti aspetti il commercio matori e i Paesi di provenienza delle merci a spiegare ai consumatori generici la diffe- e solidale sul commercio senza aggettivi? equo e solidale anticipa il concetto di qua- globali, eppure la nicchia rappresentata renza tra il loro caffè e quello degli altri. La risposta potrebbe essere “poco”, ma lità del futuro. Non più soltanto di tipo or- dal commercio equo e solidale è sempre anche “molto”. Nel senso che oggi c’è in- ganolettico o sanitario, ma anche ricco di presente. Anzi, è continuamente cresciuta Qualche anno fa, quando nei supermercati dubbiamente una maggiore attenzione sui indicatori per misurare la sostenibilità am- anche in questi anni di crisi economica. Si di alcune catene della grande distribuzio- temi ambientali e sociali. Per esempio, al di bientale e sociale del prodotto. tratta di un comparto che ha assunto come ne furono allestiti i primi scaffali dedicati là della normativa di legge, molte aziende valori centrali la sostenibilità ambientale e a questi prodotti, le botteghe che fino ad hanno adottato l’etichetta trasparente, che La “provocazione” è servita, dunque, non sociale e che mette sul mercato prodotti di allora erano gli unici punti vendita prote- entra nel merito anche della qualità o delle a cambiare il commercio mondiale, ma a fascia qualitativa alta, il cui valore mondia- starono dicendo che questa mossa avreb- condizioni dei lavoratori. seminare il dubbio e a fornire a una massa le nel 2004 era di 850 milioni di euro e che be banalizzato l’equo e solidale: nei super- sempre più grande di consumatori gli ele- dieci anni dopo è salito a 5,5 miliardi. Una mercati, infatti, nessuno avrebbe spiegato Alcuni grandi marchi, come l’italiana Lavaz- menti necessari per esigere prodotti (non storia di successo ancora piccola, rispetto la storia nascosta dietro l’etichetta, come za o i francesi di Carrefour, hanno creato necessariamente “equi e solidali”) che fac- al commercio globale, ma che beneficia invece fanno i volontari delle botteghe. linee di prodotti con caratteristiche, spesso ciano bene alla natura e a noi. Se è vera in modo sensibile 1.200.000 contadini e certificate, di commercio equo e solidale. l’affermazione secondo la quale il consu- 200.000 lavoratori generici. La critica era in parte motivata, ma non Insomma, c’è stato un moderato travaso di matore vota attraverso la scelta di ciò che prendeva in considerazione il fatto che buone pratiche verso l’industria tradizio- compra, il “partito” della sostenibilità è si- I prodotti equi e solidali “parlano” al con- il prodotto equo e solidale esposto sullo nale, ma soprattutto c’è stato un forte la- curamente una piccola forza in crescita, e sumatore, raccontando storie di lotta e di scaffale della Coop o di Esselunga arriva voro di sensibilizzazione del consumatore. alimenta un’egemonia culturale che va ben superamento delle difficoltà. Storie che davanti agli occhi del consumatore generi- Tendenzialmente il consumatore odierno sta oltre i suoi numeri di fatturato. 24 DIALOGHI DIALOGHI 25
REPORTAGE Expo 2015 alla prova, Ovvero un diario di viaggio del secondo giorno di apertura I l primo colpo d’occhio sulla grande espo- importanti settori agroalimentari, puntano stire l’ingresso di tutte le merci al sito espo- cietà civile (non necessariamente legata al sizione mondiale dedicata al tema del sul ristorante (Argentina) o sul supermer- sitivo. Ad alimentare una punta di curiosità tema agricoltura) è stata dedicata Cascina cibo non è scontato: da un lato si capisce cato di prodotti tipici con prezzi folli (Cile). è Techno Gym, ditta che produce attrezzi da Triulza. Paradossalmente, è l’unica struttura solo fino a un certo punto quale sia l’argo- Notevole, invece, lo sforzo del Brasile, unico palestra, e che è presente con una decina di “vera”, nel senso che si tratta di una casci- mento dell’Expo, dall’altro si rimane positi- Stato che ha saputo coniugare l’aspetto ludi- spazi lungo la Fiera. Acqua pubblica in giro na storica recuperata. Qui si concentrerà la vamente colpiti dall’architettura dei padi- co (il percorso “sulla rete”) con i contenuti, non si trova, anche se corre voce che ci siano parte più importante del dibattito sui con- glioni. Expo 2015 ricorda molto da vicino la fornendo al visitatore diversi elementi di co- dei rubinetti da qualche parte, per la gioia tenuti di Expo. Peccato che non sarà molto BIT, la grande fiera annuale di promozione noscenza sull’agricoltura nazionale. della Nestlé che ha il monopolio dell’acqua frequentata dai visitatori, che ne ignorano e vendita turistica nella quale ogni Paese in bottiglia. l’esistenza e i contenuti e che, avendo speso esalta le sue qualità, vere o presunte, per Stati Uniti, Germania, Francia, Svizzera una cifra notevole per acquistare il biglietto attirare i visitatori. Si capisce subito che la hanno scelto un tema-forza sul quale co- Non si può dire molto sui cluster tematici d’ingresso, di sicuro sceglieranno di godersi maggior parte degli Stati partecipanti a Expo struire un’operazione di immagine. Tanti dove sono stati concentrati i Paesi più po- gli aspetti spettacolari di Expo, anziché dedi- non è qui per prendere posizione sul tema altri Paesi (come Malesia, Corea e Kazaki- veri che non potevano pagarsi uno spazio care 2 o 3 ore a un dibattito. dell’alimentazione, bensì per fare promozio- stan) puntano sulla promozione generale autonomo. Misteriosamente, all’apertura di ne generalista. È questo vale ancor di più per sempre con tanta gastronomia. Lo spazio Expo nessuno di essi era aperto: forse per- Sui contenuti al momento esistono due do- i Paesi del Golfo, che di cibo non ne produco- non occupato dei padiglioni nazionali è ché la priorità è stata data a chi invece ha cumenti. Il primo è la tanto promossa «Car- no quasi per nulla. Che senso ha, quindi, che presidiato saldamente da alcune multina- pagato salatamente. ta di Milano», contributo collettivo coor- realtà come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti o zionali del cibo: le galassie Nestlé, Coca- dinato dalla Fondazione Barilla sul tema di il Kuwait abbiano spazi tra i più scenografici, Cola, McDonald’s insieme alle più piccole Una delle assenze più clamorose per un’e- Expo. Una dichiarazione con la giusta dose quando all’alimentazione dell’umanità pos- sorelle italiane come Illy e Eataly. sposizione intitolata Nutrire il pianeta è quel- di vaghezza che si usa in queste occasioni sono offrire datteri e poco più? Semplice- la di chi la terra la coltiva. Non è stata previ- per mettere d’accordo tutti. Una carta che mente, vogliono promuovere un’immagine I prezzi non sono affatto da fiera popolare, sta nessuna facilitazione perché potessero non entra nel merito dei problemi attuali sul di ricchezza e stabilità in un momento critico tutto è raddoppiato. Ma soprattutto non c’è partecipare esponenti del mondo agricolo di cibo, come la veloce riconversione di suolo per il mondo arabo. nessuna logica condivisa: per esempio, un base, dell’agricoltura familiare e nemmeno agricolo a coltivazioni non alimentari o il di- caffè può costare indifferentemente 1, 1,50 delle esperienze associative come i GAS, se lagare del land grabbing, e che si concentra E i Paesi che davvero sono grandi produttori o 2 euro, dipende da dove lo si ordina. A sen- non come relatori ai dibattiti. Sarebbe stato su aspetti opinabili, come quella della lotta di cibo come si presentano? Alcuni in modo tire gli espositori, i prezzi alti sono dovuti ai interessante un padiglione collettivo perché allo spreco (giusta), proponendo di trasferire incomprensibile, come l’Argentina o il Cile: costi degli allestimenti e anche al dazio pa- anche questo mondo si potesse presentare ai poveri le eccedenze non sprecate (pessi- più che raccontare le caratteristiche dei loro gato alla società unica scelta da Expo per ge- al grande pubblico di Expo. Invece alla so- mo). Una coloratura pietistica e preoccu- 26 DIALOGHI DIALOGHI 27
REPORTAGE pante sul cibo che mette la buona volontà al rimarrà impresso nella mente qualche con- che hanno investito fortemente sull’even- dei pesanti impatti ambientali e sulla salu- posto della giustizia e del diritto al cibo. cetto letto qua o là, ma non è prevedibile un to. Paiono normali investimenti in mar- te dei consumatori. La sfida del cibo passa Il secondo documento per ora presentato è il impatto maggiore. keting, come in tutte le manifestazioni di anche dall’apertura mentale indispensa- «Manifesto Terra Viva – Il nostro Suolo, i no- Si spera che almeno le scuole si spingano rilievo mondiale a prescindere dall’argo- bile per valutare tutti gli elementi – e non stri Beni Comuni, il nostro Futuro», firmato fino allo spazio Slow Food e alla Collina della mento, finalizzati solo a ribadire la forza di solo quelli che ci fanno piacere – quando dalla Fondazione Navdanya di Vandana Shi- Biodiversità (2 km a piedi dalla fermata MM) un marchio. Non va caricata però di dietro- si parla di cibo globale. Il tema della quan- va e da diverse personalità internazionali del dove si fa formazione sui temi della terra, ma logie la presenza in Expo del fast food più tità, rifiutato da una certa mentalità forse mondo politico e accademico. Qui si parla probabilmente il grosso della visita si esau- famoso del mondo. Non convincerà nessu- un po’ snob, riguarda miliardi di persone. invece chiaramente di diritto, beni comuni, rirà tra effetti speciali e caccia al souvenir. no della bontà del suo prodotto ma anche Le città non possono autoalimentarsi con il disuguaglianze, riforma agraria e soprattut- a Expo ribadirà il suo primato: offrire un prodotto degli orti urbani. to si propongono linee di lavoro che vanno È difficile immaginare che cosa succederà pasto caldo alla portata di tutte le tasche. a rimodellare lo stesso concetto di democra- dello spazio espositivo alla fine della mani- Tra McDonald’s, che offre un pranzo a 7 La grande sfida non è riuscire a eliminare la zia declinandolo in partecipazione, diversità, festazione. A differenza dell’Expo di Lisbo- euro, ed Eataly dove si spendono 25 euro grande produzione mondiale tornando tut- comunità, decentramento, diritti della terra. na, che lasciò alla città un bellissimo quar- per mangiare spesso in piedi, con il piatto ti a coltivarci il nostro cibo: piuttosto, con- Uno sforzo teorico che farà da linea guida ai tiere sul fiume, questa grande fiera è stata di plastica, una parte consistente dei visita- siste nel trovare un modo per riconvertire momenti di approfondimento proposti alla allestita in mezzo al nulla. Ma è ancora più tori non avrà dubbi: soprattutto dopo aver questa produzione a criteri di sostenibilità. Cascina Triulza, ma che rimarranno piuttosto difficile decifrare lo strano labirinto men- pagato 39 euro il biglietto d’ingresso. Non Le risposte alla povertà e alle carestie sono marginali nella grande fiera di Rho. tale di chi continua a ribadire che il cuore si tratterà dunque di votare virtualmente troppo complesse per immaginare di risol- di Expo sono i contenuti, quando basta un per un modello di alimentazione sceglien- verle solo a colpi di DOP e chilometro zero: È difficile capire quale idea sul tema della giro veloce per capire che è vero l’esatto do un ristorante o l’altro, ma semplicemen- manca un’ampia, fondamentale parte di nutrizione del pianeta si possa formare un contrario. Non c’è nulla di male nell’orga- te di garantirsi il “diritto al cibo” a misura ragionamento relativa proprio alla grande visitatore al termine della visita. Se giovane, nizzare grandi eventi, al netto ovviamente delle proprie possibilità. produzione agricola, base della sicurezza ali- ci sono buone probabilità che abbia mangia- di cementificazioni e ruberie varie... ma, mentare mondiale. Ecco, Expo sarebbe una to da McDonald’s, l’unico operatore che of- per favore, evitiamo la retorica del «qui si Un dibattito sempre rimandato, quando si bella occasione se si discutesse seriamente, fre pasti completi a prezzi bassi. Sicuramen- scrive il futuro dell’alimentazione globale». parla di cibo e di qualità, è proprio quel- e trovando il modo di coinvolgere i visitatori, te avrà camminato sulla rete brasiliana, visto Voliamo più basso. lo sul prezzo. Le scelte elitarie di chi pensa su questi temi. Temo però che, come ricor- le ballerine kazake, tentato di recuperare un che si possano mangiare solo cibi di nic- do, rimarrà solo qualche sbiadito selfie delle cappello di paglia dai vietnamiti e qualche Non si percepisce, infine, un disegno poli- chia, carissimi, si scontrano con la “demo- scolaresche con la mascotte Foody, ma que- fetta di mela essiccata dagli svizzeri. Forse gli tico preciso da parte delle multinazionali craticità” dei grandi marchi globali, al netto sto lo sapremo a novembre. 28 DIALOGHI DIALOGHI 29
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