EXPO 2015, ovvero al contadino non far sapere .info - Dialoghi.info

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ICEI ong - registrazione presso il Tribunale di Milano n°62 del 15.02.2010 - Anno IV - numero 13

                                                                                                                                              Periodico di informazione

                                                                                                                      EXPO 2015, ovvero
                                                                                                                                                                          .info

                                                                                                   al contadino non far sapere
                                                                                                                                          estate 2015
                                                                                                                                          numero 13
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EDITORIALE

Leggendo
i titoli

D
        al 1851 (Londra), e fino alla Seconda      Vienna (1873) che però è il solito confron-      Finalmente, dopo la Seconda guerra mon-          ra (Aichi 2005), Città migliore, vita miglio-
        guerra mondiale, le esposizioni uni-       to tra i più nuovi prodotti della solita indu-   diale e la bomba atomica, anche le espo-         re (Shangai 2010); a Saragozza, nel 2008,
        versali tirano dritto sul cammino del      stria delle solite potenze mondiali (Germa-      sizioni universali cominciano a dare meno        protagonista è per la prima volta l’acqua,
progresso, inteso semplicisticamente, intu-        nia, Francia, Inghilterra).                      enfasi all’autocelebrazione dell’umanità e a     abbinata al concetto di sviluppo sostenibi-
itivamente, ottimisticamente, come quello          L’esposizione di Parigi nel 1900 ha come         porsi qualche domanda, almeno in filigrana.      le. Tema liquido anche per l’esposizione nel
che compare sui sussidiari delle scuole ele-       tema nientemeno che Valutazione di un            Tra il 1958 e il 1970 abbiamo, per esem-         2012 a Yeosu, Corea del Sud, intitolata Co-
mentari.                                           secolo e lo svolgimento è inevitabilmente        pio, Valutazione del mondo per un mondo          sta e oceani che vivono. E oggi Milano: Nu-
E hanno ragione, per certi versi. Infatti, tro-    trionfalistico: mai l’umanità ha camminato       più umano (Bruxelles 1958), L’uomo e il suo      trire il pianeta, energia per la vita.
vato il modo di controllare il vapore e realiz-    così in fretta nei precedenti 200.000 anni.      mondo (Montréal 1967), Progresso e armo-
zato il meccanismo biella-manovella, tutto                                                          nia per l’umanità (Osaka 1970). Non proprio      Insomma la tendenza sembra evidente, e
cambia: si materializzano l’acciaio, i treni, i    Poi esplode il “secolo breve” cui la stessa      questioni da poco, insomma: evidentemen-         per fortuna. Pur nell’inevitabile cataloga-
telai meccanici, le biciclette che hanno più       industria fornisce le armi micidiali per quel    te è cambiata l’aria.                            zione di tutti i successi della razza umana,
resistenza di qualsiasi cavallo, e tutto quel-     gioco piuttosto cretino che è la guerra, an-     Intanto si viaggia verso la Luna e si sogna di   sembra che perfino le esposizioni universali
lo che ne segue. C’è da festeggiare l’indu-        cora più cretino se è mondiale. Ma, sull’ab-     andare molto più in là. Prese le misure dello    comincino a essere preoccupate. E il titolo
stria, e la sua rivoluzione, e l’uomo che tra-     brivio del secolo precedente, le Esposizioni     spazio, chissà che non sia la volta buona per    della “nostra” Expo sembra sottintendere
sforma il pianeta secondo le proprie (vere         Universali continuano a masticare gli stessi     darci una ridimensionata.                        qualcosa di più di una semplice enciclope-
o false) necessità.                                temi. Quella di Chicago, nel 1933, cerca di      Negli ultimi decenni del secolo, i temi delle    dia del cibo. Energia per la vita è un occhiel-
                                                   doppiare Parigi con il suo Il progresso di un    esposizioni universali oscillano fra tecnolo-    lo generico ma Nutrire il pianeta è quasi un
Così decolla l’Ottocento che chiude affian-        secolo, che presenta, come le precedenti,        gia, natura, telecomunicazioni ed energia.       grido d’allarme, seppur mascherato. Noi
cando alla Belle Epoque le prime automo-           temi avveniristici accanto a situazioni quasi    Tutto si riassume ad Hannover (2000) nel         siamo quasi sette miliardi e mezzo e la Ter-
bili a benzina, i primi transatlantici, il cine-   da circo: per esempio le moderne incubatri-      titolo Umanità, natura, tecnologia.              ra è esausta. Potrebbe esserci un secondo
matografo, la scoperta dei microbi.                ci contenenti veri neonati. Molto più spetta-                                                     occhiello, che gli organizzatori hanno evita-
Da segnalare l’eccezione di Cultura e edu-         colare l’atterraggio del gigantesco Graf Zep-    Nuovo millennio e nuovo aggiustamento            to di rendere esplicito per ovvie ragioni. Un
cazione, tema scelto dall’esposizione di           pelin sulla sponda del lago Michigan.            di tiro: i temi sono La saggezza della natu-     occhiello tipo: Sarà meglio sbrigarsi.

di   Gianni Morelli

2      DIALOGHI                                                                                                                                                                     DIALOGHI      3
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EDITORIALE

Al contadino
non far sapere

C’
          è un filo conduttore che collega       solo nei Paesi nei quali si è spinto l’acce-    Non è sostenibile, per esempio, il mercato     Sono tanti i nodi irrisolti e i problemi in via
          la sottrazione di terre all’Africa     leratore del moderno agribusiness, dove         delle primizie che viaggiano in aereo da un    di peggioramento, quando si pensa al tema
          all’appassionato dibattito sul ri-     spesso si produce non solo di più, ma an-       angolo del mondo all’altro per garantire ai    del cibo… Ma ci raccontano che basta il ri-
utilizzo degli avanzi alimentari in Europa.      che male: perché la produzione non serve        consumatori ricchi pere, ciliegie o mirtilli   ciclo degli sprechi per porvi rimedio. Una
In questi primi mesi di Expo2015 al land         per soddisfare il bisogno dei consumatori,      dodici mesi all’anno.                          versione di comodo per le multinazionali
grabbing non si è nemmeno accennato:             ma per incassare sovvenzioni, fare guerre                                                      del cibo e dell’agricoltura, quelle che occu-
e infatti l’argomento risulta assente dalla      commerciali, imporre mode alimentari.           Non è possibile che, quando un Paese dà        pano gli spazi più in vista a Expo. Imprese
«Carta di Milano», insieme alla specula-         Difficilmente in Africa, Asia meridionale o     in concessione terreni agricoli a soggetti     che si accaparrano licenze sulle sementi,
zione finanziaria sulle materie prime. Un        America centrale si produce più di quanto       esteri, la FAO non intervenga a certificare    sono grandi gestori dell’acqua, impongono
tema che scotta, del quale nessuno vuo-          si consuma. Anzi, lì spesso si produce mol-     che la sicurezza alimentare di quel Paese      modelli di consumo basati sulla carne rossa,
le parlare… Eppure molti espositori lo co-       to di meno, dato che una parte crescen-         sia comunque garantita, e che le conces-       la più dannosa per la salute e la più “costo-
noscono benissimo, visto che diversi Stati       te delle loro terre agricole viene utilizzata   sioni non la mettano a rischio. Non è sen-     sa” per l’ambiente, anche se italiana. Questi
presenti a Rho sono grandi accaparratori         per produrre alimenti e biocombustibili         sato che il consumatore, quando compra         gruppi oggi tengono in pugno l’agenda del
di terre africane.                               destinati al mondo ricco: che poi non rie-      prodotti provenienti da migliaia di chilo-     cibo e buona parte della politica accetta la
                                                 sce nemmeno a consumarli tutti.                 metri di distanza, non sia chiamato a pa-      loro narrazione. È questo il segreto (di Pulci-
In base a una lettura volutamente parziale                                                       gare il costo ambientale di quella merce.      nella) da non far sapere al contadino...
delle dichiarazioni di papa Francesco, mol-      Distogliendo l’attenzione dalle cause per
to si è invece dibattuto sul come distribu-      concentrarsi solo sugli effetti si arriva a
ire ai poveri l’invenduto dei supermercati.      soluzioni “umanitarie”, di buon senso, che
Non che non sia vergognoso il fatto che          però non risolveranno mai il problema a
circa il 30% degli alimenti pronti per il con-   monte. Non porteranno, cioè, a una poli-
sumo vada sprecato, ma il problema vero,         tica mondiale che stabilisca le priorità nel-
anche in questo caso, è un altro. Un terzo       la produzione di cibo, che imponga rego-
degli alimenti finisce in pattumiera, infatti,   le precise sul suo costo e sui suoi impatti.

di   Alfredo Somoza
Direttore di Dialoghi.info

4     DIALOGHI                                                                                                                                                                 DIALOGHI      5
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SOMMARIO

              Leggendo i titoli                                             NUOVE AGRICOLTURE,
              di Gianni Morelli                                             NUOVI CONSUMATORI
                                                                         20 La sfida del cibo
              Al contadino non far sapere                                22 Se il panino non è più globale
              di Alfredo Somoza                                          24 La provocazione riuscita

           TERRE SOTTRATTE                                                  REPORTAGE
         8 I padroni del cibo                                            26 Expo 2015 alla prova
        10 Terra e ancora terra                                          30 Discorso di Papa Francesco
        12 Il cibo degli dei
                                                                            MULTIMEDIA
           SPECIE MODIFICATE                                                Documenti multimediali
        14 Il boom degli OGM                                                PDF scaricabili
        16 Lobbisty transgenici                                          34 Carta di Milano
        18 Ofeleé fa el to mesté                                         35 Terra viva

Dialoghi.info è una pubblicazione ICEI      In redazione: Gianni Morelli,                 Copertina:
via Cufra 29 - 20159 Milano                 Federica Guarnieri, Margherita Giacosa,       da un’idea di Larissa Soffientini.
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Direttore responsabile: Alfredo Somoza      (caporedattore).                              Midphase Service Inc. 164
Coordinamento editoriale e realizzazione:   Progetto grafico: Lidia Montanari.            N. Spring Creek Pkwy Providence,
ICEIGEO - Milano                            Impaginazione: Larissa Soffientini.           UT 84332 US, con sede legale in via
                                            Logo da un’idea grafica di Claudia Tavella.   Armanna 1a 16031 Bogliasco (Genova).
                                            Realizzazione tecnica: T2K.                   Contatti: redazione@dialoghi.info
                                                                                          scrivere a ICEIGEO - via Cufra 29 -
                                                                                          20159 Milano - tel. 02-36582763
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TERRE SOTTRATTE

I padroni
del cibo

I
   n questi ultimi anni abbiamo imparato        materie prime se il momento non è quel-         stima, perché questi gruppi non amano              dell’odierno mondo globalizzato, nel quale
   che le materie prime alimentari, energe-     lo giusto per vendere, e sono in grado di       quotarsi in Borsa. La statunitense Cargill,        un numero sempre più ridotto di soggetti
   tiche e minerarie non servono solo per       determinare che cosa semineranno gli agri-      per esempio, fattura 108 miliardi di dollari       riesce a imporre a miliardi di persone i con-
mangiare, viaggiare, scaldarsi, produrre        coltori di mezzo mondo in base ai prezzi        con il trading di materie prime e non ha bi-       sumi, i prezzi, perfino i modelli di sviluppo.
oggetti, ma anche per fare soldi. Tanti sol-    promessi.                                       sogno di Wall Street.                              Soggetti che si schermano dietro società
di. Perché quelle risorse essenziali che la                                                                                                        offshore non quotate in borsa, con capac-
gente comune chiama grano e soia, nichel        Le trading houses incidono pesantemente         In borsa poi ci sono regole sulla trasparen-       ità di sviluppare business in decine di Paesi.
e petrolio, cacao e caffè, carne di manzo o     sulle quotazioni delle materie prime sui        za e sui movimenti delle aziende quotate
di maiale, per gli agenti di borsa hanno un     mercati e sul prezzo dei futures, cioè dei      che non si addicono esattamente al mo-             Anche la Tobin Tax oggi in discussione, che
altro nome. Le chiamano commodities e           titoli che scommettono sul prezzo che una       dus operandi delle trading houses. Com’è           dovrebbe tassare i profitti della speculazi-
le quotano sui mercati: non quelli di quar-     certa risorsa raggiungerà in un determina-      immaginabile, questo business attira il più        one finanziaria, sarebbe uno strumento in-
tiere, ma quelli finanziari, che hanno un       to momento. In poche parole non produ-          grande divoratore di materie prime emer-           sufficiente per intervenire su queste logiche.
orizzonte internazionale.                       cono nulla ma, speculando, decidono che         gente: la Cina, che sta già entrando nel club      Ci vorrebbe il coraggio di separare netta-
                                                cosa produrranno gli altri e stabiliscono il    attraverso la Noble con sede a Hong Kong.          mente la produzione di beni essenziali dal-
Oggi i prezzi e la disponibilità di queste      valore della loro produzione. L’agricoltura                                                        la speculazione, vietando strumenti finan-
materie prime sono controllati da 12 gi-        globale è oggi nelle mani di queste realtà      Se appena si solleva il velo di segretez-          ziari come i futures e restringendo il campo
ganti. Tra essi, cinque sono svizzeri e quat-   che controllano infatti tra il 70 e l’85% del   za che caratterizza questo settore dedito          d’azione delle trading houses.
tro statunitensi: insieme fatturano circa       mercato dei cereali, e che determinano an-      alla grande speculazione e a operazioni al         Ma di questi tempi, chi ha il potere di ridi-
mille miliardi di dollari USA all’anno. Sono    che i prezzi dei metalli: nelle loro mani ci    limite della legalità, si intravede la fragilità   mensionare gli speculatori?
le cosiddette trading houses, misteriose        sono il 60% del mercato dello zinco e il 40%
manovratrici dei prezzi della benzina e del     di quello del rame. E commercializzano più
pane, che dispongono di ingenti capitali        petrolio dell’Arabia Saudita.
per speculare, acquistare, stoccare e ven-
dere beni di questo tipo. E che decidono        In questo mondo di poteri fortissimi che
gli investimenti sulla base di approfondite     preferiscono non farsi notare è in atto un
ricerche di economia e geopolitica anziché      processo di ulteriore concentrazione, con
dopo aver studiato le stagioni agricole e i     l’annunciata fusione tra le svizzere Glen-
cambiamenti climatici. Possono permet-          core e Xtrata. Nascerebbe un colosso da 90
tersi di immagazzinare enormi quantità di       miliardi di dollari all’anno, ma è solo una

8     DIALOGHI                                                                                                                                                                   DIALOGHI       9
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TERRE SOTTRATTE

Terra
e ancora terra

P
       iù volte abbiamo denunciato il land      La regione è attualmente afflitta dalla peg-     quello dell’esproprio, della sottrazione di        etiopico. E quali misure siano state adotta-
       grabbing, cioè l’accaparramento di       giore siccità degli ultimi 60 anni, che sta      terre alle popolazioni locali.                     te a garanzia che il diritto all’alimentazio-
       terre, come una delle forme più odio-    lasciando milioni di uomini, donne e bam-        Il terreno concesso a FRI-EL Green Power           ne dei gruppi indigeni, internazionalmente
se di neocolonialismo. Paesi a rischio care-    bini senza cibo. Le tribù della Valle dell’O-    toglie agli indigeni due tipi di risorse cru-      sancito, non venga violato.
stia ai quali vengono sottratte vaste fette     mo, almeno per il momento, sono relati-          ciali. La prima è la possibilità di coltivare le   Occorre anche tenere in considerazione le
di terreni fertili per produrre biocombusti-    vamente al riparo da questo flagello. Ma         rive del fiume, che sono di estensione limi-       profonde trasformazioni che riguardano
bili o alimenti da esportare. Il tutto con la   il governo le considera “arretrate” ed è         tata, ma garantiscono la certezza del rac-         l’intera regione, tanto sul piano ambienta-
connivenza dei governi nazionali, che fan-      determinato a “modernizzarle”: insomma,          colto anche in anni di siccità. Tale forma di      le, con la costruzione delle dighe sul fiume
no spesso più gli interessi degli operatori     vuole trasformare queste persone da con-         produzione in realtà potrebbe continuare           Omo, quanto sul piano produttivo, con il
stranieri che non dei propri cittadini.         tadini, pastori e cacciatori autosufficienti,    anche in presenza di una fattoria commer-          trasferimento pressoché totale dei diritti
                                                quali sono oggi, in manovali da impiegare        ciale, non essendo l’impresa interessata           sulla terra dalla popolazione indigena agli
Ultimamente sono state raccolte prove al-       nelle coltivazioni estensive. In alternativa,    alla sponda del fiume se non per l’approv-         investitori, internazionali ed etiopici. Per
larmanti del fatto che alcune tra le terre      potrebbero essere anche semplicemente            vigionamento dell’acqua.                           ora tutto tace, come in generale quando si
agricole più produttive dell’Etiopia sono       sfrattati dalle loro terre.                                                                         parla di questo aspetto piuttosto recente
state sottratte alle tribù locali per essere                                                     La seconda risorsa consiste nei terreni al-        della globalizzazione che si vuole tingere
affittate ad aziende straniere.                 Il progetto agro-industriale varato dalle        luvionali, quelli regolarmente inondati dal        di verde. Il diritto della popolazione a deci-
                                                autorità nella regione include anche la co-      fiume Omo. Sarebbe interessante sapere             dere il proprio futuro, e le questioni stret-
A controllare ampi tratti di suolo fertile      struzione, a opera dell’italiana Salini Co-      quali forme di compensazione per la po-            tamente collegate della proprietà della
situati nell’area del fiume Omo, nel sud-       struttori, di una serie di dighe sul fiume       polazione locale (e di mitigazione del dan-        terra e della sicurezza alimentare passano
ovest dell’Etiopia, sono imprese malesi,        Omo. L’impianto è destinato a diventare          no) siano contenute nell’accordo di affitto        in secondo piano, come ai tempi degli im-
coreane e anche italiane, tra cui la Fri-El     uno dei più grandi dell’Africa. Alla realizza-   siglato tra FRI-EL Green Power e il governo        peri coloniali.
Green Power. Nonostante la sopravviven-         zione delle dighe seguirà infatti la costru-
za delle 90.000 persone che vi abitano di-      zione di centinaia di chilometri di canali di
penda dall’agricoltura, i terreni saranno       irrigazione, che devieranno il corso di ac-
sgomberati per fare spazio alle coltivazio-     que indispensabili a chi abita la zona.
ni estensive destinate all’esportazione. Il
governo sta pianificando di aumentare la        L’investimento di FRI-EL Green Power nel-
quantità di terra da destinare al progetto      la bassa Valle dell’Omo rientra in un feno-
ad almeno 245.000 ettari.                       meno in grande crescita a livello globale:

10    DIALOGHI                                                                                                                                                                    DIALOGHI     11
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TERRE SOTTRATTE

Il cibo
degli dei

F
       urono i Maya gli scopritori e i           bibita alla moda, grazie anche all’aggiun-       rio, Congo, Ghana, Camerun) che produco-           zione finanziaria e per il 35% all’industria di
       primi coltivatori del cacao che,          ta di zucchero, anice, cannella e vaniglia.      no il grosso delle fave destinate alla grande      trasformazione.
       secondo una leggenda azteca, il           Nel Seicento si trasforma in cioccolata in       industria agroalimentare.                          Ed è così che, mentre il costo della materia
dio Quetzalcóatl aveva concesso agli uo-         Italia, nel XIX secolo nasce l’industria cioc-                                                      prima aumenta per via della speculazione
mini per alleviare la loro fatica. Il primo      colatiera in Svizzera.                           I futures sono strumenti finanziari che fis-       orchestrata dalle Borse, gli agricoltori abban-
europeo a conoscere i semi fu Cristoforo                                                          sano la quotazione della materia prima in          donano la coltivazione del cacao perché non
Colombo, che li ricevette in regalo durante      Così il cacao, la materia prima imprescindi-     anticipo rispetto al momento della vendi-          permette loro di sopravvivere. Il campanello
il suo quarto viaggio. Hernán Cortés scoprì      bile per l’elaborazione del dolce più globa-     ta, prendendo in considerazione alcuni pa-         d’allarme sta però suonando in diverse mul-
invece che nella civiltà azteca − da lui an-     le che esista, è diventato una commodity di      rametri della produzione, ma sono soggetti         tinazionali, prime fra tutte Mars, Mondelez
nientata − quei semi erano considerati un        primo livello, coltivata non soltanto nell’A-    a sbalzi anomali dettati dalla speculazione.       e Nestlé, che insieme comprano il 60% della
bene di lusso, prerogativa dei ceti alti (no-    merica natìa, ma anche in Africa equatoria-      Il paradosso di questa situazione, caratte-        produzione mondiale. Sono questi i soggetti
bili, guerrieri e sacerdoti), e che rappresen-   le e in Indonesia. Una materia prima quo-        rizzata dal costante aumento del prezzo            che decideranno la sorte dello scontro tra le
tavano uno dei cardini della cucina locale.      tata in Borsa, sia a Londra sia a Chicago,       del cacao per via della crescita del mercato       Borse di Chicago e Londra scegliendo quale
                                                 che continua ad avere un valore elevato ed       consumatore cinese, è che la produzione            contratto utilizzare.
I semi di cacao erano così preziosi da esse-     è oggetto di speculazione in base alla for-      non aumenta.
re utilizzati anche come moneta. Si spiega       tuna dei raccolti o alla situazione politica                                                        Gli unici perdenti saranno gli agricoltori e i
così il primo nome del cacao: Amygdalae          dei Paesi produttori.                            Ormai la domanda supera del 20% l’offerta          braccianti, pagati all’incirca mezzo dollaro al
pecuniariae, ovvero “mandorla di denaro”.                                                         dei Paesi produttori e questo perché, in re-       giorno, che in Paesi devastati da malattie e
Nome poi trasformato da Linneo in Theo-          Ora il cacao è al centro di uno scontro pro-     altà, la coltivazione del cacao penalizza chi      guerre continueranno a raccogliere le fave
broma cacao: theobroma deriva dal greco          prio tra le due grandi Borse, che hanno          la pratica. Del prezzo finale solo il 5% va ai     del “cibo degli dei”. Quei semi che, dai tempi
e significa “cibo degli dei”. Da un termine      lanciato contemporaneamente contratti su         coltivatori, ai valori d’oggi circa 2 dollari a    di Cortés, sono diventati delizia per i consu-
azteco in lingua nahuatl deriva invece la        questa commodity come ultimo episodio di         quintale. Il resto va per il 60% all’intermedia-   matori e dannazione per gli agricoltori.
parola “cioccolato”.                             una guerra a colpi di futures e derivati per
                                                 accaparrarsi un mercato valutato in 150
I semi di cacao entrano trionfalmente nel-       miliardi di dollari USA. Ma i futures lancia-
la globalizzazione quando Cortés rientra in      ti da Londra e Chicago, che controllano il
Europa nel 1528. Allungato con acqua già         70% del mercato del cacao, saranno per la
in Messico, nel Vecchio Continente il cacao      prima volta denominati in euro, moneta di
si afferma come ingrediente base di una          riferimento dei Paesi africani (Costa d’Avo-

12    DIALOGHI                                                                                                                                                                      DIALOGHI     13
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SPECIE MODIFICATE

Il boom
degli OGM

L’
        agricoltura mondiale è sempre              A livello globale, gli Stati Uniti continuano     mantenere la storica posizione di sostan-       della produzione che gli OGM sembrano
        più OGM e anche in Europa il ven-          a essere il produttore leader delle colture       ziale chiusura al biotech, preoccupata dal      garantire. Tuttavia questo convincimen-
        to comincia a soffiare nella stessa        biotech, con 73 milioni di ettari. Alle loro      fatto che, se tenesse ferma la rotta, toglie-   to contrasta con i risultati di una recente
direzione. Secondo i dati recentemente             spalle il Brasile si sta affermando come il       rebbe ai propri agricoltori l’opportunità       indagine della FAO sulla sicurezza alimen-
pubblicati nel rapporto annuale dell’I-            nuovo protagonista globale del settore,           di fare più profitti. Una delle vie di uscita   tare: pur escludendo gli organismi gene-
SAAA, l’associazione che fa capo alla lob-         con 42 milioni di ettari coltivati. Seguono       a disposizione della Commissione Euro-          ticamente modificati, lo studio conclude
by del transgenico, nel 2014 la superficie         l’Argentina (con 23 milioni di ettari) e il Ca-   pea, forse la peggiore ma purtroppo già         che la produzione alimentare continuerà
mondiale coltivata a OGM è aumentata di 6          nada (11,5 milioni di ettari) e poi i giganti     in discussione, consiste nell’autorizzare la    a crescere nei prossimi trent’anni e supe-
milioni di ettari, raggiungendo i 181 milioni      asiatici India (11 milioni di ettari) e Cina (4   libera scelta dei singoli Paesi. Il “rompete    rerà la crescita demografica. Ciò nonostan-
di ettari coltivati da 18 milioni di agricoltori   milioni di ettari), specializzati in cotone ge-   le righe” avrebbe come conseguenza la           te, sempre secondo l’indagine della FAO,
in 28 Paesi, 19 dei quali in via di sviluppo.      neticamente modificato. Nel business è en-        fine della diversità europea: una diversità     non si riuscirà a soddisfare il fabbisogno
                                                   trata anche l’Africa, a causa delle terre che     costruita negli anni malgrado il peso del-      umano, perché le vere cause della fame
L’Europa è sempre stata una diga nei con-          diversi governi del Continente Nero hanno         le lobby, soprattutto grazie al successo dei    e della malnutrizione sono la povertà e la
fronti delle colture biotech, grazie all’appli-    ceduto a Paesi arabi e asiatici, bisognosi di     movimenti che si battono contro la cosid-       mancanza di accesso alle risorse alimen-
cazione del cosiddetto principio di precau-        alimenti o biocombustibili.                       detta agricoltura Frankenstein.                 tari: due questioni che i sostenitori degli
zione: finché non si dimostra l’innocuità di                                                                                                         alimenti transgenici non affrontano, due
un prodotto agricolo, non ne può essere            Tutto ciò ha fatto crescere il compar-            I Paesi emergenti e quelli più poveri, inve-    situazioni critiche che il modello dell’agro-
permessa la coltivazione né il consumo.            to dell’11% nei Paesi in via di sviluppo e        ce, ripongono molta fiducia nell’aumento        business OGM tende a peggiorare.
Nei fatti, però, la diga sta cedendo. Oggi da      del 5% in quelli industrializzati. Intanto la
un lato il foraggio destinato ai capi di be-       scienza continua a non chiarire se i prodot-
stiame europei è abbondantemente com-              ti transgenici possano avere conseguenze
posto da soia OGM; dall’altro, l’approva-          negative sulla salute umana né, tantome-
zione della varietà di mais OGM Mon810             no, spiega quali siano gli eventuali effetti
della Monsanto, avvenuta nel 2010, ha              che essi potrebbero sviluppare.
permesso a Spagna, Portogallo, Polonia,
Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia di           In questo contesto, l’affermazione defini-
raggiungere i 115.000 ettari coltivati a mais      tiva dell’agricoltura OGM dipende fonda-
geneticamente modificato, con un ritmo di          mentalmente dalla posizione che l’Europa
crescita del 25% all’anno.                         assumerà in futuro. Un’Europa che fatica a

14     DIALOGHI                                                                                                                                                                   DIALOGHI     15
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SPECIE MODIFICATE

Lobbisti
transgenici

I
    l lobbismo è un’azione esercitata da         in Europa una delle lobby più attive è però     matori europei a questi prodotti, ma molto        tina), l’agricoltura OGM ha eliminato la pic-
    gruppi economici o da corporazioni           un’altra: quella delle grandi imprese dell’a-   probabilmente perché il settore ha cam-           cola proprietà, ridotto al minimo l’impiego di
    su pubblici funzionari, su uomini poli-      grobusiness transgenico. Portano avanti         biato strategia e si prepara a una battaglia      manodopera, ammazzato la biodiversità, co-
tici e sulle istituzioni pubbliche per orien-    una battaglia perché anche il mercato agri-     di lunga durata.                                  stretto i coltivatori a una dipendenza mai esi-
tarne a proprio vantaggio le decisioni. È        colo europeo si apra agli OGM, affrontan-                                                         stita nei confronti dell’azienda produttrice.
un’attività regolamentata da leggi negli         do le resistenze della normativa comunita-      E qui tornano le lobby. I principali lobbisti     Un’agricoltura senza agricoltori, insomma.
Stati Uniti e a livello di Commissione Euro-     ria in materia di sicurezza alimentare: l’UE,   del transgenico sono oggi gli scienziati che      Ed è proprio questo il punto che la lobby
pea, ma non in Italia. Nel passato le lobby      applicando il principio di cautela, finora      in nome della ricerca affermano, forse a          pro-OGM non vuole che si discuta: perché
hanno influenzato la grande storia e la ge-      è riuscita ad arginare la produzione e la       ragione, che finora non sono stati rilevati       in questo caso le prove da contrapporre ai
ografia. Lo fece, per esempio, la lobby bri-     commercializzazione di prodotti transgeni-      problemi alla salute dovuti al consumo de-        benefici portati dalle coltivazioni biotech
tannica dell’oppio nell’800, quando la Cina      ci. Un divieto in realtà più volte aggirato e   gli OGM. Altro argomento “forte” è che, at-       sarebbero schiaccianti.
non volle autorizzare sul proprio territorio     che, tra l’altro, non riguarda l’alimentazio-   traverso la manipolazione genetica, si pos-
lo smercio della droga proveniente dalle         ne animale: con il risultato che buona par-     sono aumentare le proprietà vitaminiche           In Europa, unico continente al mondo, per
coltivazioni indiane. Il rifiuto fu superato     te del bestiame nostrano è alimentato con       di alcune specie per combattere la malnu-         ora queste lobby hanno trovato un ostacolo
con le due Guerre dell’Oppio: le truppe di       i 41 milioni di tonnellate di soia transgeni-   trizione in Africa. Si tratta di argomenti si-    insormontabile nei movimenti ambientali-
Sua Maestà piegarono il Celeste Impero e         ca ogni anno importata in Europa.               curamente interessanti, ma che eludono il         sti e contadini, ma soprattutto nell’opinio-
diedero il via all’espansione dell’alcaloide,                                                    problema centrale.                                ne pubblica. Sarà quindi proprio sui cittadi-
in Cina prima e poi nel resto del mondo.         Oggi la diga sta cedendo. Pur tra mille po-                                                       ni che esse si concentreranno nei prossimi
Hong Kong, un souvenir di guerra, divenne        lemiche, la variante OGM Mon810 di mais,        Il problema fondamentale, infatti, non è la       anni, con un paziente lavoro finalizzato a
la base dalla quale i gruppi commerciali in-     prodotta dal colosso statunitense Monsan-       qualità intrinseca del prodotto OGM, ben-         convincerli che un mondo con una decina
glesi controllarono a lungo l’economia del       to, è già legalmente coltivata in Europa. La    sì la natura del complesso industrial-agricolo    di specie alimentari coltivabili – registrate e
gigante asiatico.                                lotta degli ambientalisti e dei consumatori     che pratica le coltivazioni transgeniche. Là      commercializzate da quattro aziende – sia
                                                 anti-OGM contro le multinazionali ha però       dove si è diffusa (Stati Uniti, Brasile, Argen-   un mondo migliore e più sicuro.
Altre lobby – decisamente a noi più vicine       ottenuto un risultato notevole. Infatti la
– sono quelle del tabacco, del gioco d’az-       stessa Monsanto, numero uno del setto-
zardo, dell’alcol e delle armi. Tutti prodotti   re, ha ritirato la domanda con cui chiedeva
che hanno gravi conseguenze sulla salute         alle autorità comunitarie di poter commer-
umana e, nel caso delle armi, anche sul          cializzare altri tipi di sementi OGM nell’UE.
mantenimento della pace nel mondo. Oggi          Ufficialmente per le resistenze dei consu-

16    DIALOGHI                                                                                                                                                                    DIALOGHI     17
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SPECIE MODIFICATE

Ofelé
fa el to’ mesté!

L
      a senatrice a vita e scienziata Elena         Il deficit produttivo dei Paesi europei, con      il mercato mondiale delle sementi e della        Il mondo OGM al quale saremmo invitati
      Cattaneo ha scritto spesso sulle prin-        poche eccezioni, e la conseguente dipen-          chimica associata all’agricoltura sono solo      a partecipare in nome della scienza, in-
      cipali testate quanto «perdiamo sen-          denza dai cereali prodotti altrove hanno          tre o quattro. Non si limitano a imporre         fatti, è un mondo fatto di grandi soggetti
za gli OGM». Un chiodo fisso, quello della          radici antiche e sono sempre stati risolti        standard e varietà, ma sono di fatto i pro-      multinazionali che vendono pochissime
nota ricercatrice, il cui ragionamento con-         rivolgendosi al mercato mondiale, control-        prietari del prodotto agricolo, protetto da      specie: anzi, solo un paio per ogni tipo di
tiene alcune verità, ma crolla quando si ar-        lato da cinque grandi produttori (Canada,         copyright, espropriando così il coltivatore      produzione. Un’agricoltura senza varietà
riva alle conclusioni.                              USA, Argentina, Brasile, Australia). Presso-      della paternità sul suo prodotto. Dimenti-       né biodiversità, un’agricoltura ad altissimo
                                                    ché nulla cambierebbe, dal punto di vista         cano che l’agricoltura, nata come attività       rischio in caso di nuove malattie, un’agri-
La verità riguarda il fatto che l’Italia (e l’Eu-   quantitativo, se anche in Europa si con-          economica durante la rivoluzione neolitica,      coltura che fa a meno dell’agricoltore e che
ropa in generale) importa milioni di tonnel-        vertisse agli OGM la superficie cerealicola       si basa proprio sulla premessa della sovra-      dunque espelle i contadini verso le città.
late di mangimi OGM dalle Americhe per              esistente. Oltre a ciò, va considerato che i      nità dell’agricoltore su ciò che egli stesso     Un’agricoltura che non risolve, come si vor-
l’alimentazione animale. La senatrice Cat-          produttori non OGM immettono sul mer-             coltiva e produce. Invece nel mondo dell’a-      rebbe far credere, il problema della fame,
taneo commenta che con i divieti si toglie          cato cereali di valore superiore, per non         gricoltura OGM il prodotto finale è coperto      perché oggi questo dramma non dipende
ai nostri agricoltori la possibilità di essere      parlare di chi coltiva con metodi biologici.      dai diritti di chi ha brevettato la semente.     certo dal tipo di produzione, bensì dall’ac-
concorrenziali sul mercato e si impedisce                                                                                                              cesso al cibo, negato o reso assai difficile a
alla scienza di “brevettare” specie OGM             Il secondo punto totalmente sottovaluta-          Contro questa rivoluzione copernicana lot-       interi popoli.
nostrane.                                           to nell’analisi della senatrice è il ruolo del-   tano i movimenti contadini dell’America
                                                    le multinazionali delle sementi: «sono già        Latina che hanno coniato lo slogan «per          In sintesi, il dibattito sugli OGM compren-
La senatrice Cattaneo, però, probabilmen-           onnipresenti sul mercato non OGM, cosa            un’agricoltura con agricoltori». L’opposi-       de sicuramente alcuni argomenti scien-
te non ha mai messo piede in campagna               cambierebbe se lo fossero anche su quel-          zione all’agricoltura OGM, contrariamente        tifici, ma ha anche fondamentali risvolti
e non sa che le aziende agricole italiane           lo OGM?». Un ragionamento che non fa              a quanto pensa la senatrice Cattaneo, non        economici e politici. Forse questi ultimi
hanno in media 7,9 ettari di terreno col-           una piega secondo la logica appunto del-          si basa su perplessità scientifiche circa le     sono estranei alla cultura scientifica della
tivabile a disposizione. E che su una di-           le multinazionali, ma al quale bisogna op-        positività o negatività sull’uomo o sull’am-     senatrice Cattaneo, della quale ricordiamo
mensione così ridotta la coltura estensiva          porsi con forza, perché la molteplicità di        biente degli organismi geneticamente mo-         e ammiriamo l’impegno come ricercatrice
di cereali (OGM o non OGM) non è parti-             soggetti attivi e la possibilità di produrre      dificati (per quanto ci sono fior di ricerche,   sulle cellule staminali. Ecco, forse sarebbe
colarmente redditizia, dunque l’Italia sarà         sementi da parte dell’agricoltore (che le         su questi aspetti, secondo le quali non sa-      meglio se ognuno parlasse delle cose che
sempre dipendente dalle commodities                 multinazionali vorrebbero vietare) costi-         rebbe vero che non abbiano effetti negati-       conosce, seguendo un fortunato proverbio
agricole esportate dai Paesi americani,             tuiscono anche una garanzia per la biodi-         vi), ma nasce da un’opposizione al modello       lombardo: Ofelé fa el to’ mesté!, ossia «pa-
OGM o non OGM.                                      versità agricola. I soggetti che controllano      agricolo OGM.                                    sticciere fai il tuo mestiere!».

18     DIALOGHI                                                                                                                                                                      DIALOGHI     19
NUOVE AGRICOLTURE NUOVI CONSUMATORI

La sfida
del cibo

L’
         apertura di Expo 2015 ha avuto l’ef-        prietari del lavoro altrui sono Monsanto, Du-        bene comune. Oggi si lavora sull’agricoltura        lezionare varietà più produttive. In questo
         fetto di moltiplicare le riflessioni e le   pont, Pioneer e non più i coltivatori. Contro        di precisione, in cui tutti i processi e i dosag-   caso per ottenere maggiore resa e qualità la
         polemiche sulle caratteristiche che         questo stravolgimento lottano i movimenti            gi sono ottimizzati per evitare gli sprechi, e      ricerca genetica non si basa sull’inserimento
l’agricoltura dovrebbe assumere nel prossi-          contadini che rivendicano il diritto a produr-       si sviluppano interessanti tecniche come il         di un gene in laboratorio, violentando il DNA
mo futuro per riuscire a sfamare i 9 miliardi        re in proprio e a scambiarsi le sementi.             miglioramento vegetale e la reintroduzione          della pianta, ma su criteri di selezione natu-
di abitanti del pianeta previsti per il 2050.        L’opposizione più seria all’agricoltura gene-        delle piante perenni.                               rale, gli stessi che per millenni hanno guida-
Secondo la FAO, la produzione mondiale di            ticamente modificata non si basa sui dub-            Il miglioramento vegetale, o intercropping,         to i contadini di tutto il mondo.
alimenti dovrebbe crescere almeno del 60%,           bi scientifici circa le eventuali conseguenze        consiste nel coltivare specie diverse una ac-       Insomma, se scienza e agricoltura collabora-
riducendo però il consumo di acqua, di ener-         sulla salute dell’uomo o sull’ambiente, ma           canto all’altra, per lottare contro i parassiti     no, libere dalle pressioni delle multinaziona-
gia e di suolo. Un’impresa quasi impossibile,        parte proprio da una riflessione sull’idea di        in maniera naturale. La coltivazione alterna-       li, allora la fame può essere debellata.
ci viene spiegato spesso da una certa scien-         agricoltura. Il mondo OGM è costituito da            ta di carote e cipolle, per esempio, evita la
za, a meno di non ricorrere in modo massic-          grandi soggetti multinazionali e una delle           proliferazione delle larve della mosca della        Resta l’altro tema, ancora più complesso, che
cio all’agricoltura OGM. Discorsi sterili e vuo-     conseguenze della sua applicazione è stata           carota senza bisogno di nessun tipo di pesti-       riguarda l’accesso al cibo, cioè la possibilità
ti di significato, perché per decantare le virtù     la caduta in povertà di molti contadini, che         cida. Questo nuovo approccio all’agricoltura        di acquistarlo, e la questione della terra. Che
degli organismi geneticamente modificati si          hanno abbandonato le campagne per in-                può portare a un abbattimento fino all’80%          ieri veniva sottratta ai coltivatori dai latifon-
tirano sempre in ballo le banane arricchite o        grossare le fila dei disperati di città. Il model-   della chimica usata nei campi, consentendo          disti, oggi dalle grandi multinazionali del land
il golden rice alla vitamina A, che potrebbero       lo OGM, soprattutto, non prevede varietà né          di fare ricorso ai trattamenti antiparassita-       grabbing e dei biocombustibili, a discapito
debellare diverse malattie nei Paesi poveri,         biodiversità, dunque espone l’agricoltura ad         ri non più a scadenze regolari, ma solo in          della produzione di alimenti. Una moratoria
mentre il mercato delle sementi OGM of-              altissimi rischi in caso di comparsa di nuovi        modo mirato e in caso di necessità.                 sui contratti di concessione di terreni agricoli,
fre solo commodities tradizionali destinate          parassiti o patologie che colpiscano le poche                                                            almeno nelle zone a rischio sicurezza alimen-
ai grandi produttori. Cioè soia, mais, grano,        specie coltivate. E non risolve il problema          L’altra faccia di questo nuovo approccio è la       tare, sarebbe un primo passo necessario.
pomodori e patate: tutti rigorosamente di            della fame, che non dipende dalle caratteri-         reintroduzione delle specie perenni al posto        Questi sono i temi sui quali si è chiamati a
un solo tipo, trattabili solo con antiparassita-     stiche di ciò che si coltiva bensì dalla proprie-    di quelle annuali. Il vantaggio è avere piante      discutere durante Expo 2015, che si spera sia
ri venduti dalla stessa ditta che ne detiene i       tà della terra e dall’accesso al cibo.               con radici più lunghe, dunque meno biso-            una manifestazione “OGM free” soprattutto
diritti e incassa le royalties.                                                                           gnose d’acqua e di fertilizzanti, in grado an-      a livello intellettuale. Perché la sfida della si-
                                                     Quali sono allora le alternative per far fronte      che di rendere più stabile il suolo.                curezza alimentare non può essere affidata
Fin dalla notte dei tempi, l’agricoltore è sem-      alla sfida della sicurezza alimentare globale?       Attualmente il neo delle piante perenni è           a un ramo dell’industria: è un’impresa che
pre stato il proprietario del suo prodotto. Nel      Sicuramente bisogna cercarle nella tecnolo-          che hanno una resa inferiore rispetto a quel-       coinvolge anzitutto chi la terra la lavora e chi
mondo dell’agricoltura OGM, invece, i pro-           gia, intesa però come risorsa al servizio del        le annuali, ma la scienza è al lavoro per se-       dalla terra trae il proprio sostentamento.

20     DIALOGHI                                                                                                                                                                                DIALOGHI      21
NUOVE AGRICOLTURE NUOVI CONSUMATORI

Se il panino
non è più globale

I
   n tempi di crisi economica globale, men-     zionali, si è basata, più che sulla qualità      Così com’era liberatorio per i giovani di Mo-      vendere come universale, non poteva che
   tre molti Stati cominciano ad arroccarsi     del prodotto, sul messaggio che questo           sca, Pechino o Milano mangiare un ham-             essere effimero, legato a un determinato
   e a ricreare barriere protezionistiche, e    trasmetteva: mangia globale, diventa glo-        burger sotto gli archi dorati del fast food,       momento politico e a una moda.
molti migranti tornano nei Paesi di origine,    bale. Un concetto vincente soprattutto nel       oggi lo diventa il ritorno ai tacos messicani,     Le catene di fast food questo lo sanno
anche per il panino globale pare sia suona-     decennio dorato della globalizzazione, gli       alla pizza o al kebab. Alimenti poveri che         e oggi, in nome della regionalizzazione
to l’allarme. La catena di fast food McDo-      anni �90, quando tutto il mondo era con-         raccontano però storie nelle quali la gente        dell’offerta, fanno marcia indietro, propo-
nald’s, società-simbolo della globalizzazio-    vinto che l’apertura dell’economia mondia-       può continuare a identificarsi.                    nendo ingredienti che renderanno il loro
ne alimentare, ha imboccato la strada della     le fosse la risposta alla povertà, all’oppres-                                                      cibo molto meno globale e molto più lo-
regionalizzazione dei suoi menu.                sione, al provincialismo.                        Cibo che è cultura e non solo nutrimento.          cale. Un cibo con cultura appunto, la fine
                                                                                                 Cultura perché il cibo è frutto di millenni        della fiaba che raccontava che l’hamburger
In Italia e in Francia si erano già percepite   Scarpe firmate, vestiti firmati, cibi firmati,   di sperimentazioni, di incroci, di trasforma-      era sinonimo di libertà, il ritorno alla valo-
le avvisaglie di quella che ormai è diven-      uguali e riconoscibili in qualsiasi Paese del    zioni, di storie familiari e collettive. Un cibo   rizzazione del territorio e dei suoi prodotti.
tata una politica aziendale: i panini con lo    pianeta, che contenevano anche un mes-           senza cultura, o anzi, appartenente a una          Nel clima di negatività nel quale oggi siamo
speck dell’Alto Adige o gli hamburger con       saggio di grande fede nell’avvenire. Poi,        cultura ben precisa che però si è voluta           immersi, sicuramente una notizia positiva.
il Camembert erano già stati introdotti nel     piano piano, si è cominciato a capire che
menu da un paio d’anni per arricchire l’of-     cosa c’era dietro la promessa delle multi-
ferta, insieme alle verdure e alle insalate     nazionali. Siamo già nel nuovo secolo e si
per rendere il pasto più sano. La spiegazio-    comincia a parlare di delocalizzazione, pre-
ne ufficiale di questi cambiamenti fa riferi-   cariato, sfruttamento minorile, distruzione
mento alla volontà di rispondere all’atteg-     ambientale.
giamento negativo di una fetta crescente
di mercato, che rimprovera la multinazio-       Oggi, a distanza di quattro anni dall’inizio
nale di omogeneizzare i gusti e imporre i       di una crisi economica che sta mettendo
suoi hamburger in stile americano a spe-        in discussione la natura stessa del capita-
se delle tradizioni gastronomiche locali e      lismo, i marchi globali, i consumi globali,
della salute dei clienti. Ma questa versione    non sono più un must da esibire, ma stan-
non dice tutto.                                 no scivolando velocemente, nell’imma-
La costruzione del brand McDonald’s,            ginario collettivo, verso la categoria della
come quella di tanti altri marchi multina-      paccottiglia.

22    DIALOGHI                                                                                                                                                                    DIALOGHI     23
NUOVE AGRICOLTURE NUOVI CONSUMATORI

La provocazione
riuscita

T
     rent’anni fa, quando si comprava il          spiegano come l’unione tra i piccoli agri-        co, e non solo di quello già sensibilizzato      attento soprattutto al prezzo e alla qualità,
     caffè nicaraguense o il miele cileno         coltori faccia la forza e come la scommessa       che frequenta la bottega.                        ma spesso cerca anche garanzie in materia
     nelle “botteghe del Terzo Mondo” si          sul biologico, alla lunga, paghi in termini       Oggi queste critiche sono state superate,        ambientale o di diritti. È un consumatore
faceva una scelta politica, solidaristica e ra-   di salute, tanto per i contadini quanto per       e proprio la grande distribuzione ha fatto       che, anche se non acquista il prodotto del
ramente di convenienza. Oggi le cose non          i consumatori. Sono prodotti in grado di          la differenza in termini di fatturato. Tutta-    commercio equo e solidale, lo apprezza e
stanno più proprio così.                          “formare” chi li acquista, insomma, anche         via stiamo sempre parlando di una nicchia        riconosce in esso un valore qualitativo: va-
                                                  se di solito vengono apprezzati soprattutto       che, se anche crescesse per i prossimi 30        lore che è dato da elementi oggettivi, per
Negli ultimi decenni tantissima acqua è           dai consumatori già formati. Ed è questo          anni agli ottimi ritmi attuali, nicchia rimar-   esempio la scelta del biologico, ma anche
passata sotto i ponti del commercio inter-        uno dei limiti storici dei produttori e dei ri-   rebbe. Quanto è stato rilevante, allora,         da valutazioni sulle politiche ambientali o
nazionale: sono cambiati i gusti dei consu-       venditori dell’equo e solidale: la difficoltà     l’impatto dei principi del commercio equo        lavorative. Per molti aspetti il commercio
matori e i Paesi di provenienza delle merci       a spiegare ai consumatori generici la diffe-      e solidale sul commercio senza aggettivi?        equo e solidale anticipa il concetto di qua-
globali, eppure la nicchia rappresentata          renza tra il loro caffè e quello degli altri.     La risposta potrebbe essere “poco”, ma           lità del futuro. Non più soltanto di tipo or-
dal commercio equo e solidale è sempre                                                              anche “molto”. Nel senso che oggi c’è in-        ganolettico o sanitario, ma anche ricco di
presente. Anzi, è continuamente cresciuta         Qualche anno fa, quando nei supermercati          dubbiamente una maggiore attenzione sui          indicatori per misurare la sostenibilità am-
anche in questi anni di crisi economica. Si       di alcune catene della grande distribuzio-        temi ambientali e sociali. Per esempio, al di    bientale e sociale del prodotto.
tratta di un comparto che ha assunto come         ne furono allestiti i primi scaffali dedicati     là della normativa di legge, molte aziende
valori centrali la sostenibilità ambientale e     a questi prodotti, le botteghe che fino ad        hanno adottato l’etichetta trasparente, che      La “provocazione” è servita, dunque, non
sociale e che mette sul mercato prodotti di       allora erano gli unici punti vendita prote-       entra nel merito anche della qualità o delle     a cambiare il commercio mondiale, ma a
fascia qualitativa alta, il cui valore mondia-    starono dicendo che questa mossa avreb-           condizioni dei lavoratori.                       seminare il dubbio e a fornire a una massa
le nel 2004 era di 850 milioni di euro e che      be banalizzato l’equo e solidale: nei super-                                                       sempre più grande di consumatori gli ele-
dieci anni dopo è salito a 5,5 miliardi. Una      mercati, infatti, nessuno avrebbe spiegato        Alcuni grandi marchi, come l’italiana Lavaz-     menti necessari per esigere prodotti (non
storia di successo ancora piccola, rispetto       la storia nascosta dietro l’etichetta, come       za o i francesi di Carrefour, hanno creato       necessariamente “equi e solidali”) che fac-
al commercio globale, ma che beneficia            invece fanno i volontari delle botteghe.          linee di prodotti con caratteristiche, spesso    ciano bene alla natura e a noi. Se è vera
in modo sensibile 1.200.000 contadini e                                                             certificate, di commercio equo e solidale.       l’affermazione secondo la quale il consu-
200.000 lavoratori generici.                      La critica era in parte motivata, ma non          Insomma, c’è stato un moderato travaso di        matore vota attraverso la scelta di ciò che
                                                  prendeva in considerazione il fatto che           buone pratiche verso l’industria tradizio-       compra, il “partito” della sostenibilità è si-
I prodotti equi e solidali “parlano” al con-      il prodotto equo e solidale esposto sullo         nale, ma soprattutto c’è stato un forte la-      curamente una piccola forza in crescita, e
sumatore, raccontando storie di lotta e di        scaffale della Coop o di Esselunga arriva         voro di sensibilizzazione del consumatore.       alimenta un’egemonia culturale che va ben
superamento delle difficoltà. Storie che          davanti agli occhi del consumatore generi-        Tendenzialmente il consumatore odierno sta       oltre i suoi numeri di fatturato.

24    DIALOGHI                                                                                                                                                                     DIALOGHI     25
REPORTAGE

Expo 2015 alla prova,
Ovvero un diario di viaggio del secondo giorno di apertura

I
    l primo colpo d’occhio sulla grande espo-     importanti settori agroalimentari, puntano          stire l’ingresso di tutte le merci al sito espo-    cietà civile (non necessariamente legata al
    sizione mondiale dedicata al tema del         sul ristorante (Argentina) o sul supermer-          sitivo. Ad alimentare una punta di curiosità        tema agricoltura) è stata dedicata Cascina
    cibo non è scontato: da un lato si capisce    cato di prodotti tipici con prezzi folli (Cile).    è Techno Gym, ditta che produce attrezzi da         Triulza. Paradossalmente, è l’unica struttura
solo fino a un certo punto quale sia l’argo-      Notevole, invece, lo sforzo del Brasile, unico      palestra, e che è presente con una decina di        “vera”, nel senso che si tratta di una casci-
mento dell’Expo, dall’altro si rimane positi-     Stato che ha saputo coniugare l’aspetto ludi-       spazi lungo la Fiera. Acqua pubblica in giro        na storica recuperata. Qui si concentrerà la
vamente colpiti dall’architettura dei padi-       co (il percorso “sulla rete”) con i contenuti,      non si trova, anche se corre voce che ci siano      parte più importante del dibattito sui con-
glioni. Expo 2015 ricorda molto da vicino la      fornendo al visitatore diversi elementi di co-      dei rubinetti da qualche parte, per la gioia        tenuti di Expo. Peccato che non sarà molto
BIT, la grande fiera annuale di promozione        noscenza sull’agricoltura nazionale.                della Nestlé che ha il monopolio dell’acqua         frequentata dai visitatori, che ne ignorano
e vendita turistica nella quale ogni Paese                                                            in bottiglia.                                       l’esistenza e i contenuti e che, avendo speso
esalta le sue qualità, vere o presunte, per       Stati Uniti, Germania, Francia, Svizzera                                                                una cifra notevole per acquistare il biglietto
attirare i visitatori. Si capisce subito che la   hanno scelto un tema-forza sul quale co-            Non si può dire molto sui cluster tematici          d’ingresso, di sicuro sceglieranno di godersi
maggior parte degli Stati partecipanti a Expo     struire un’operazione di immagine. Tanti            dove sono stati concentrati i Paesi più po-         gli aspetti spettacolari di Expo, anziché dedi-
non è qui per prendere posizione sul tema         altri Paesi (come Malesia, Corea e Kazaki-          veri che non potevano pagarsi uno spazio            care 2 o 3 ore a un dibattito.
dell’alimentazione, bensì per fare promozio-      stan) puntano sulla promozione generale             autonomo. Misteriosamente, all’apertura di
ne generalista. È questo vale ancor di più per    sempre con tanta gastronomia. Lo spazio             Expo nessuno di essi era aperto: forse per-         Sui contenuti al momento esistono due do-
i Paesi del Golfo, che di cibo non ne produco-    non occupato dei padiglioni nazionali è             ché la priorità è stata data a chi invece ha        cumenti. Il primo è la tanto promossa «Car-
no quasi per nulla. Che senso ha, quindi, che     presidiato saldamente da alcune multina-            pagato salatamente.                                 ta di Milano», contributo collettivo coor-
realtà come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti o   zionali del cibo: le galassie Nestlé, Coca-                                                             dinato dalla Fondazione Barilla sul tema di
il Kuwait abbiano spazi tra i più scenografici,   Cola, McDonald’s insieme alle più piccole           Una delle assenze più clamorose per un’e-           Expo. Una dichiarazione con la giusta dose
quando all’alimentazione dell’umanità pos-        sorelle italiane come Illy e Eataly.                sposizione intitolata Nutrire il pianeta è quel-    di vaghezza che si usa in queste occasioni
sono offrire datteri e poco più? Semplice-                                                            la di chi la terra la coltiva. Non è stata previ-   per mettere d’accordo tutti. Una carta che
mente, vogliono promuovere un’immagine            I prezzi non sono affatto da fiera popolare,        sta nessuna facilitazione perché potessero          non entra nel merito dei problemi attuali sul
di ricchezza e stabilità in un momento critico    tutto è raddoppiato. Ma soprattutto non c’è         partecipare esponenti del mondo agricolo di         cibo, come la veloce riconversione di suolo
per il mondo arabo.                               nessuna logica condivisa: per esempio, un           base, dell’agricoltura familiare e nemmeno          agricolo a coltivazioni non alimentari o il di-
                                                  caffè può costare indifferentemente 1, 1,50         delle esperienze associative come i GAS, se         lagare del land grabbing, e che si concentra
E i Paesi che davvero sono grandi produttori      o 2 euro, dipende da dove lo si ordina. A sen-      non come relatori ai dibattiti. Sarebbe stato       su aspetti opinabili, come quella della lotta
di cibo come si presentano? Alcuni in modo        tire gli espositori, i prezzi alti sono dovuti ai   interessante un padiglione collettivo perché        allo spreco (giusta), proponendo di trasferire
incomprensibile, come l’Argentina o il Cile:      costi degli allestimenti e anche al dazio pa-       anche questo mondo si potesse presentare            ai poveri le eccedenze non sprecate (pessi-
più che raccontare le caratteristiche dei loro    gato alla società unica scelta da Expo per ge-      al grande pubblico di Expo. Invece alla so-         mo). Una coloratura pietistica e preoccu-

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pante sul cibo che mette la buona volontà al        rimarrà impresso nella mente qualche con-         che hanno investito fortemente sull’even-        dei pesanti impatti ambientali e sulla salu-
posto della giustizia e del diritto al cibo.        cetto letto qua o là, ma non è prevedibile un     to. Paiono normali investimenti in mar-          te dei consumatori. La sfida del cibo passa
Il secondo documento per ora presentato è il        impatto maggiore.                                 keting, come in tutte le manifestazioni di       anche dall’apertura mentale indispensa-
«Manifesto Terra Viva – Il nostro Suolo, i no-      Si spera che almeno le scuole si spingano         rilievo mondiale a prescindere dall’argo-        bile per valutare tutti gli elementi – e non
stri Beni Comuni, il nostro Futuro», firmato        fino allo spazio Slow Food e alla Collina della   mento, finalizzati solo a ribadire la forza di   solo quelli che ci fanno piacere – quando
dalla Fondazione Navdanya di Vandana Shi-           Biodiversità (2 km a piedi dalla fermata MM)      un marchio. Non va caricata però di dietro-      si parla di cibo globale. Il tema della quan-
va e da diverse personalità internazionali del      dove si fa formazione sui temi della terra, ma    logie la presenza in Expo del fast food più      tità, rifiutato da una certa mentalità forse
mondo politico e accademico. Qui si parla           probabilmente il grosso della visita si esau-     famoso del mondo. Non convincerà nessu-          un po’ snob, riguarda miliardi di persone.
invece chiaramente di diritto, beni comuni,         rirà tra effetti speciali e caccia al souvenir.   no della bontà del suo prodotto ma anche         Le città non possono autoalimentarsi con il
disuguaglianze, riforma agraria e soprattut-                                                          a Expo ribadirà il suo primato: offrire un       prodotto degli orti urbani.
to si propongono linee di lavoro che vanno          È difficile immaginare che cosa succederà         pasto caldo alla portata di tutte le tasche.
a rimodellare lo stesso concetto di democra-        dello spazio espositivo alla fine della mani-     Tra McDonald’s, che offre un pranzo a 7          La grande sfida non è riuscire a eliminare la
zia declinandolo in partecipazione, diversità,      festazione. A differenza dell’Expo di Lisbo-      euro, ed Eataly dove si spendono 25 euro         grande produzione mondiale tornando tut-
comunità, decentramento, diritti della terra.       na, che lasciò alla città un bellissimo quar-     per mangiare spesso in piedi, con il piatto      ti a coltivarci il nostro cibo: piuttosto, con-
Uno sforzo teorico che farà da linea guida ai       tiere sul fiume, questa grande fiera è stata      di plastica, una parte consistente dei visita-   siste nel trovare un modo per riconvertire
momenti di approfondimento proposti alla            allestita in mezzo al nulla. Ma è ancora più      tori non avrà dubbi: soprattutto dopo aver       questa produzione a criteri di sostenibilità.
Cascina Triulza, ma che rimarranno piuttosto        difficile decifrare lo strano labirinto men-      pagato 39 euro il biglietto d’ingresso. Non      Le risposte alla povertà e alle carestie sono
marginali nella grande fiera di Rho.                tale di chi continua a ribadire che il cuore      si tratterà dunque di votare virtualmente        troppo complesse per immaginare di risol-
                                                    di Expo sono i contenuti, quando basta un         per un modello di alimentazione sceglien-        verle solo a colpi di DOP e chilometro zero:
È difficile capire quale idea sul tema della        giro veloce per capire che è vero l’esatto        do un ristorante o l’altro, ma semplicemen-      manca un’ampia, fondamentale parte di
nutrizione del pianeta si possa formare un          contrario. Non c’è nulla di male nell’orga-       te di garantirsi il “diritto al cibo” a misura   ragionamento relativa proprio alla grande
visitatore al termine della visita. Se giovane,     nizzare grandi eventi, al netto ovviamente        delle proprie possibilità.                       produzione agricola, base della sicurezza ali-
ci sono buone probabilità che abbia mangia-         di cementificazioni e ruberie varie... ma,                                                         mentare mondiale. Ecco, Expo sarebbe una
to da McDonald’s, l’unico operatore che of-         per favore, evitiamo la retorica del «qui si      Un dibattito sempre rimandato, quando si         bella occasione se si discutesse seriamente,
fre pasti completi a prezzi bassi. Sicuramen-       scrive il futuro dell’alimentazione globale».     parla di cibo e di qualità, è proprio quel-      e trovando il modo di coinvolgere i visitatori,
te avrà camminato sulla rete brasiliana, visto      Voliamo più basso.                                lo sul prezzo. Le scelte elitarie di chi pensa   su questi temi. Temo però che, come ricor-
le ballerine kazake, tentato di recuperare un                                                         che si possano mangiare solo cibi di nic-        do, rimarrà solo qualche sbiadito selfie delle
cappello di paglia dai vietnamiti e qualche         Non si percepisce, infine, un disegno poli-       chia, carissimi, si scontrano con la “demo-      scolaresche con la mascotte Foody, ma que-
fetta di mela essiccata dagli svizzeri. Forse gli   tico preciso da parte delle multinazionali        craticità” dei grandi marchi globali, al netto   sto lo sapremo a novembre.

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