ECONERRE - Il risiko delle banche lungo la via Emilia

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ECONERRE - Il risiko delle banche lungo la
via Emilia

Entra nel vivo la nuova fase di aggregazioni e acquisizioni che cambierà la mappa delle banche
anche in Emilia-Romagna. Tra i protagonisti Bper Banca e Credem che hanno già avviato importanti
acquisizioni da Intesa Sanpaolo e dalla Fondazione Caricento. Altre possibili sorprese

di Stefano Catellani

Lungo la Via Emilia, da Rimini a Piacenza, sono circa 2.500 gli sportelli bancari attivi e 25 sono
gli istituti di credito. Operano praticamente tutte le banche, piccole grandi, tradizionali e
innovative. Il sistema bancario emiliano-romagnolo ha letteralmente cambiato assetto più e più volte,
sia con operazioni di sistema (macro) che attraverso alleanze oppure con le più classiche
operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni). Il 2020, oltre che per la pandemia Covid 19, passerà
agli annali per i grandi cambiamenti in atto anche nel sistema bancario.
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Banche, quali scenari in regione

Nell’ultimo report (giugno 2020) la Banca d’Italia segnala che in Emilia-Romagna è proseguito
il ridimensionamento della rete tradizionale degli sportelli bancari; gli intermediari operano
in modo sempre più diffuso attraverso il canale telematico. Nostre analisi mostrano che nell’ultimo
decennio la distanza geografica fra la banca che concede il prestito e l’impresa che lo riceve
è leggermente aumentata. Nel 2019 il credito al settore privato non finanziario ha continuato a
crescere a ritmi modesti, in presenza di una minore propensione delle imprese a contrarre debito e
di un’offerta concentrata sui prenditori meno rischiosi. La qualità dei prestiti ha continuato a
migliorare, con un tasso di deterioramento che si colloca su livelli bassi in prospettiva storica; vi ha
contribuito un significativo mutamento della composizione degli affidati verso imprese di maggiore
dimensione e con bilanci più solidi. Anche il tasso di copertura dei crediti deteriorati è rimasto
su livelli elevati, permettendo alle banche di affrontare la crisi in atto in condizioni rafforzate
rispetto al passato. Nel primo trimestre dell’anno in corso il tasso di deterioramento del credito è
rimasto stabile; in prospettiva il forte peggioramento delle condizioni economiche potrebbe
avere ripercussioni sulla capacità di rimborso di famiglie e imprese. Il Risiko Banche E-R 2020
si può dividere in due: le operazioni avviate e praticamente concluse e quelle che vedono le
prime grandi manovre per ora senza esito certo. A dare l’avvio al nuovo risiko è certamente
la maxioperazione operazione lanciata da Intesa Sanpaolo per acquisire Ubi Banca perché
coinvolge Bper Banca e Unipol che entrano in campo per acquisire 532 sportelli Ubi Banca e
alcune piccole compagnie assicurative vita, questo per consentire a Intesa SanPaolo di rispettare le
disposizioni dettate dall’Antitrust per consentire l’operazione (l’Opas) di acquisizione di Ubi Banca.
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Dopo l’accordo sottoscritto il 17 febbraio con Intesa Sanpaolo, volto e a disciplinare l’acquisizione da
parte di BPER Banca dal Gruppo Intesa di un ramo d’azienda, le parti, in virtù della ricognizione
della struttura distributiva di UBI Banca, hanno sottoscritto il 12 novembre un accordo integrativo
con l’obiettivo di completare la definizione delle filiali e di procedere all’individuazione delle risorse
umane da includere nel perimetro del Ramo oggetto di acquisizione. Il perimetro del Ramo risulta,
costituito da 486 Filiali dotate di autonomia contabile e radicamento dei rapporti giuridici con la
clientela e da 134 cosiddetti Punti Operativi funzionali al presidio commerciale della clientela delle
Filiali, privi di autonomia contabile. Le risorse umane riferibili al Ramo sono complessivamente
5.107.

BPER Banca cresce ancora
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Alessandro Vandelli amministratore delegato BPER

Il timbro “fatto” l’amministratore delegato di Bper Banca, Alessandro Vandelli l’ha stampato il 23
ottobre, perfettamente nei tempi annunciati e previsti, sull’aumento di capitale che si inserisce nel
piano industriale BEST WAY 20-221 (Business Equity Sustainability Trust) della banca modenese e
che porterà un gruppo che mantiene forte la matrice emiliano romagnola nel top delle banche
italiane.
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L’offerta in opzione ai soci prevista, il tassello principale dell’aumento di capitale, si è conclusa con
sottoscrizioni al 99,21% delle nuove azioni per un ammontare pari a 795.922.725,60 euro che
entrano in cassa. I pochi diritti inoptati saranno trattati come previsto dal piano, senza problemi.

Tanto è importante la operazione compiuta, che gli analisti di Fitch Ratings hanno confermato i
rating di Bper Banca con Outlook “Stabile” che conferma outlook “Stabile” l’aspettativa dell’Agenzia
di Rating che la capitalizzazione di Bper rimanga soddisfacente relativamente al proprio livello di
rating e in grado di assorbire l’atteso deterioramento dell’asset quality e della redditività dovuto
principalmente alla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria.

Grazie all’acquisizione di nuovi sportelli (in gran parte Ubi Banca e in parte Intesa Sanpaolo)
entro la seconda metà di febbraio 2021 per le filiali di UBI Banca, e il secondo trimestre 2021 per le
sedi di Intesa Sanpaolo: è così che Bper Banca, tra le società quotate in Borsa inserite nel listino
principale di Piazza Affari (FTSE MIB), riuscirà a incrementare in maniera importante la sua
dimensione. Con le nuove filiali, la banca crescerà in Lombardia (271 filiali), Marche (85), Calabria
(32), Puglia (30) e Campania (29). In Emilia-Romagna, Friuli, Sardegna, Sicilia, Veneto e Trentino
invece non cambierà nulla.

Il 9 novembre Bper ha dato via all’attività di 21 Centri Imprese e oltre 20 uffici satellite su tutto il
territorio nazionale, interamente dedicati alle aziende con un fatturato superiore a 10 milioni, che
vedranno coinvolte complessivamente oltre 300 risorse, distribuite tra i vari Centri e gli uffici
centrali di coordinamento.

Oltre il 70% delle masse afferenti al ramo (i nuovi sportelli che diventano Bper) sono relative a
clienti del nord Italia. Questo rafforzamento della capacità distributiva di Bper consentirà il pieno
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utilizzo delle fabbriche prodotto del gruppo. L’acquisizione favorirà in particolare un miglioramento
della qualità del credito, con un rapporto npe lordo stimato pari all’8,4%. L’istituto modenese
conferma la propria solidità patrimoniale, con un Cet1 ratio fully loaded consolidato pro-
forma (stimato) pari al 12,5% alla fine del 2020.
Dopo l’approvazione dei dati della semestrale, di Alessandro Vandelli, amministratore delegato e
direttore generale di Bper Banca, commenta: “Nella prima parte dell’anno, siamo stati impegnati su
più fronti per contrastare al meglio gli effetti dell’emergenza sanitaria. Abbiamo promosso numerose
iniziative nei territori presidiati, volte a tutelare la salute di dipendenti e clienti, ad attuare misure di
sostegno per famiglie, piccoli operatori economici e imprese e a garantire la continuità operativa dei
processi aziendali. Passata la fase acuta della crisi – aggiunge – la situazione attualmente vede tutte
le nostre filiali e i servizi centrali pienamente operativi. La rapidità con la quale ci siamo organizzati
per sostenere famiglie e imprese in questa crisi ci ha permesso di accogliere, ad oggi, oltre 100mila
domande di moratoria e erogare fondi per finanziamenti garantiti dallo Stato per oltre 1 miliardo di
euro, promuovendo, al contempo, numerose iniziative benefiche e raccolte fondi al servizio dei
territori e delle comunità servite. Siamo convinti che lo sforzo collettivo che il sistema Paese sta
esprimendo possa favorire la ripartenza, pur nella consapevolezza che il contesto rimane
particolarmente fragile”.

Alessandro Vandelli a.d. Bper, utile netto di 200,6 milioni nei primi nove mesi del 2020
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Passando poi a commentare i risultati del primo semestre, si deve rilevare che “nonostante il
rallentamento dell’economia causato dall’emergenza sanitaria, il Gruppo Bper ha evidenziato un
buon livello di redditività, anche grazie alla confermata capacità di generare ricavi e contenere i
costi della gestione, migliorando al contempo, in modo rilevante, la qualità del credito e la già solida
posizione patrimoniale“. L’utile netto del periodo, infatti, risulta pari 104,7 milioni di euro grazie
alla resilienza dei ricavi e nonostante la contabilizzazione di rettifiche addizionali su crediti per 90,5
milioni a seguito del peggioramento delle previsioni macroeconomiche. La già solida posizione
patrimoniale del Gruppo migliora ulteriormente con un CET1 ratio a regime al 12,57% in aumento di
50 bps da marzo 2020. La liquidità rimane elevata con un buffer disponibile prossimo a 14 miliardi di
euro. Da sottolineare l’ulteriore miglioramento della qualità del credito favorita anche dalla recente
cessione del portafoglio di sofferenze per un valore lordo contabile di 1,2 miliardi di euro su cui è
stata richiesta la garanzia statale GACS, portando il valore complessivo delle cessioni massive di
sofferenze a circa 5 miliardi negli ultimi due anni e centrando in anticipo gli obiettivi strategici del
Gruppo. Da segnalare una forte contrazione dello stock dei crediti deteriorati lordi e netti
rispettivamente del 18,2% e del 12,2% da fine 2019 che ha determinato, al contempo, la significativa
diminuzione del NPE ratio lordo e netto rispettivamente al 9,1% e al 5,0%, livelli che non si
registravano dal 2009. I risultati del semestre confermano la valenza delle operazioni straordinarie
completate nel corso del 2019 sia sotto il profilo del contributo all’attività commerciale sia alla
redditività. In un contesto di elevata incertezza come quello attuale, si riconferma inoltre
pienamente il valore strategico ed industriale del progetto di acquisizione di un ramo d’azienda dal
Gruppo Intesa Sanpaolo per rafforzare la rete distributiva in aree importanti del Paese dove oggi il
Gruppo ha una presenza limitata come la Lombardia, incrementare significativamente la base
clienti, migliorare l’efficienza operativa e sfruttare il pieno potenziale delle nostre fabbriche
prodotto. Perché questo progetto si trasformi in una storia di successo, confidiamo sul contributo di
tutti, in particolare delle colleghe e dei colleghi che entreranno a fare parte del nostro Gruppo, verso
i quali ribadiamo il massimo impegno per un positivo inserimento e una piena e completa
valorizzazione”.

A valle dell’aumento di capitale Bper dovrebbe pagare a Intesa Sanpaolo circa 735 milioni di euro
per le 532 filiali (di cui 501 ex Ubi Banca).
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Bper Banca. Quale la prossima mossa?

La BCE ha richiesto a Bper “di predisporre e trasmettere all’autorità di vigilanza entro il 30
settembre 2021 un piano industriale aggiornato che tenga conto del perimetro del gruppo risultante
dall’acquisizione dei 532 sportelli di Intesa Sanpaolo”.

Gli scenari? Più che al Montepaschi di Siena, secondo gli analisti, dai piani alti di Bper a Modena
guardano alla valtellinese Banco Popolare di Sondrio.

In questo contesto non bisogna dimenticare che UnipolSai, principale azionista di Bper
(controlla circa il 20%), sotto la guida dell’amministratore delegato Carlo Cimbri, nel contesto
dell’operazione lanciata da Intesa SanPaolo rileverà i rami d’azienda delle compagnie
assicurative Bancassurance Popolari, Lombarda Vita e Aviva Vita partecipate da Ubi Banca.

Tante le acquisizioni nella storia più che centenaria di Bper ma la logica rimane sempre la stessa e
Vandelli la conferma: “Il percorso di Bper negli anni dimostra che siamo una banca connaturata ai
territori, che ha saputo mantenere i valori migliori della sua matrice di banca popolare. Siamo
cresciuti nel tempo, con gradualità, senza maxi-operazioni, ma comunque con una quindicina di
aggregazioni. E ovunque, dal Piemonte, alla Sardegna, all’Abruzzo fino alla Campania, abbiamo
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mantenuto e accentuato le relazioni con imprese e famiglie del territorio. L’Ops di Intesa su Ubi ha
oggettivamente innescato l’avvio di un processo di nuove aggregazioni su cui credo che tutti stiano
facendo le dovute riflessioni. Noi di Bper – conclude l’a.d. – nei prossimi mesi dovremmo essere
impegnati nell’operazione sui 532 sportelli di Ubi che, dimensionalmente, è come acquistare una
banca. Ma poi riteniamo di poter giocare un ruolo attivo nel consolidamento anche grazie al
supporto che abbiamo da azionisti importanti come il gruppo Unipol e le Fondazioni, a partire da
quella di Sardegna”.

Credem torna nell’M&A dopo dieci anni

Raffaella Cavicchi (Fondazione Cassa di Risparmio Cento) e Lucio Igino Zanon di Valgiurata
(Credem)

E’ fatta. Il Credito Emiliano di Reggio Emilia, banca quotata in Borsa che vede la famiglia
Maramotti (Max Mara) come azionista di riferimento, ha rotto gli indugi e, siglando un accordo di
fusione per incorporazione di Cassa di Risparmio di Cento in Credem, entra nel gran ballo
dell’M&A bancario, ma “per il momento non guarda ad altre operazioni di M&A. Oggi non e’ tanto
proficuo ragionare di cose future, che sono anche incerte, perche’ siamo concentrati su quello che
abbiamo deciso di fare e cominciato a fare. Parleremo di altre ipotesi se e quando ci saranno sul
tavolo e per ora non abbiamo sul tavolo null’altro”. Parole nette quelle del presidente di Credem,
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Lucio Igino Zanon di Valgiurata a conclusione dei negoziati avviati ad aprile scorso, Credito
Emiliano e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, insieme alla sua controllata Holding Cr
Cento, hanno sottoscritto un accordo quadro per realizzare la fusione per incorporazione di Cassa di
Risparmio di Cento in Credem. La via della crescita passa dunque dal radicamento in Emilia. Una
storia che si ripete per Credem. Zanon di Valgiurata ha precisato che: “che in questi frangenti c’è
anche una pressione dei regulator (Bankitalia e BCE ndr.) per il consolidamento del settore del
sistema bancario, quindi tutti parlano con tutti, ma nel nostro caso l’operazione che abbiamo davanti
e’ solo quella con Caricento. Se in futuro ci saranno altri snodi e opportunita’ li considereremo”.

Più chiaro di così. Quali quindi le ragioni delle nozze con Caricento? “nelle nostre linee strategiche,
chiare e declinate, abbiamo una tipologia di operazione che è molto interessante per noi, ovvero
l’integrazione di realtà più piccole in territori dove non siamo presenti o siamo presenti in modo non
ottimale. Questo e’ proprio il caso di Caricento, una realtà solida e con forte radicamento in un
territorio dove siamo sottorappresentati”.

Non è ancora deciso se a valle della fusione gli sportelli Cr Cento diventeranno subito Credem, ma
di certo scatteranno importanti sinergie. Una completa integrazione tra Credito Emiliano e
Cassa di Risparmio di Cento dovrebbe arrivare nell’estate 2021, a valle di tutte le
autorizzazioni e le deliberazioni assembleari necessarie.
Gli eredi di Achille Maramotti, fondatore di Max Mara e grande banchiere

“A regime immaginiamo che l’operazione sia generatrice di un utile netto aggiuntivo per il gruppo
nell’intorno di 15 milioni di euro” ha chiarito Zanon di Valgiurata. “Per Cassa di Risparmio di Cento
quella di oggi è una scelta di campo molto importante, storica, e una tappa fondamentale nel
processo di diversificazione del territorio. Quindi considero questa una tappa, non un punto d’arrivo,
e un’opportunita’ di continuare a essere un interlocutore importante sul territorio. Cr Cento entra
nel gruppo Credem e sara’ più forte di prima e potra’ crescere, anche grazie alle sinergie che si
creeranno”, ha aggiunto Raffaella Cavicchi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di
Cento (primo piano nella foto sotto)
Raffaella Cavicchi, presidente Fondazione Caricento

L’accordo prevede una fusione per incorporazione della Cassa di Risparmio di Cento in
Credito Emiliano, successivamente al conseguimento dell’approvazione dei rispettivi Cda e
assemblee, cosi’ come delle Autorita’ di Vigilanza e dell’Autorita’ Garante della Concorrenza e del
Mercato. L’operazione avverrà con un concambio azionario di 0,7 azioni di Credito Emiliano
per ogni azione della Cassa di Risparmio di Cento. A seguito dell’aumento di capitale che dovrà
essere eseguito da Credem a supporto dell’operazione, i soci attuali della Cassa arriveranno a
detenere circa il 2,85% del Gruppo Credem. Le azioni di nuova emissione saranno quotate sul Mta di
Borsa Italiana e avranno le stesse caratteristiche delle azioni Credem ordinarie in circolazione.
Fermo il rispetto delle previsioni contenute nel Protocollo ACRI/MEF, la Fondazione e la holding,
alla fusione, si impegneranno a non cedere, in tutto o in parte, la propria partecipazione in Credem,
rinveniente dall’operazione, per un periodo di 12 mesi.

Positivi anche i riscontri arrivati dal cda della Cassa di Risparmio di Cento: “il Consiglio di
Amministrazione della Caricento, venuto a conoscenza dell’avvio delle trattative riservate, riunitosi
in seduta straordinaria, aveva espresso soddisfazione e si era dichiarato lusingato dell’interesse
dimostrato da un primario gruppo bancario che gode di altissima considerazione nel panorama
italiano ed europeo. Ora la firma che sancisce il buon esito degli accordi e l’aggregazione con una
delle banche più solide e redditizie d’Europa rafforzerà il legame con il territorio con molteplici e
positive ricadute sulla clientela e valorizzerà le professionalità presenti all’interno della Cassa. La
firma dell’accordo quadro rappresenta anche un riconoscimento del valore dell’istituto di credito
centese che, a detta della stampa specializzata, risulta essere realtà apprezzata sul mercato. A
comprova il fatto che al 30 settembre 2020 Caricento è in linea con gli obiettivi del piano industriale
triennale 2020-2022 ed ha realizzato un più che positivo utile di periodo confermando la validità
delle scelte strategiche adottate.
Una filiale della Cassa di Risparmio di Cento

L’operazione parte all’insegna dei risultati fortemente positivi del terzo trimestre 2020 ottenuti dalla
Cassa di Risparmio di Cento. Durante i primi nove mesi del 2020, particolarmente difficili per le
conseguenze sull’economia dalla diffusione del Covid-19, l’utile dell’operatività corrente al lordo
delle imposte si è infatti attestato a 3,9 milioni, grazie alla tenuta dei ricavi, sostenuti dal margine di
interesse e dalla gestione finanziaria, ed al contenimento dei costi operativi. Il rapporto di copertura
di tutti i crediti anomali è passato dal già ragguardevole 61,7% di fine 2019 al 63,5% del 30
settembre 2020. La Cassa si conferma pertanto solida e ben preparata all’integrazione con Credem.

“La fusione per incorporazione di Cassa di Risparmio di Cento in Credem è un’operazione
particolarmente rilevante per il territorio e per noi. Perchè noi veniamo da 10 anni di crescita
esclusivamente per linee interne, è la prima volta in 10 anni che ci accostiamo a un’operazione del
genere” ha concluso il presidente del Credem, Lucio Igino Zanon di Valgiurata.
Lucio Igino Zanon di Valgiurata, presidente Credem

La fusione della Cassa di Risparmio di Cento in Credito Emiliano genererà importanti sinergie
derivanti dall’operazione. Il Gruppo Credem potrà accelerare il proprio sviluppo grazie alle
significative quote di mercato della Cassa nella provincia di Ferrara, e alla sua presenza nelle
province di Bologna, Modena e Ravenna.

La Cassa di Risparmio di Cento potrà beneficiare dell’ampia e competitiva gamma di servizi
specialistici proposti dal Gruppo, a supporto della crescita del territorio, migliorando ulteriormente
la soddisfazione della propria clientela. Infine, la fusione delle due realtà, consentirà ad entrambi
gli azionisti di ottenere maggiori ritorni dal proprio investimento grazie alle sinergie che si verranno
a creare, sia in termini di maggiori ricavi, connessi alla più ampia offerta di servizi per la clientela,
sia di minori costi, favoriti dall’adozione di un’unica piattaforma informatica di proprietà di Credito
Emiliano.

S&P Global Ratings ha confermato tutti i rating di Credem ed il relativo outlook, che è rimasto
‘stabile’, anche alla luce della sottoscrizione dell’accordo con Fondazione Caricento. Secondo
l’agenzia di rating, la potenziale acquisizione di Cassa di Risparmio di Cento permetterebbe al
gruppo di mantenere sostanzialmente invariata la propria affidabilità creditizia. Inoltre, S&P ha
confermato anche l’outlook, riconoscendo “la forte diversificazione dei ricavi e un’eccellente qualità
dell’attivo che l’agenzia ritiene essere superiore rispetto a tutte le altre banche commerciali
italiane”. Queste caratteristiche, permetterebbero a Credem di assorbire potenziali impatti derivanti
da condizioni economiche avverse.
Il risiko bancario: guarda il video

I rumors: M&A a 360°

Tante le grandi e piccole manovre, evidenti o solo “sotto traccia”. Rimangono alla finestra banche
“storicamente” indipendenti come la Cassa di Risparmio di Ravenna, il gruppo romagnolo guidato
da Antonio Patuelli che è anche presidente dell’ABI.

Rimangono le BCC che fanno storia per conto loro e che studiano i necessari processi di
aggregazione per rimanere sul mercato. Ma, stando ai programmi, saranno processi, ancora una
volta, di aggregazione tra BCC.

Con un occhio anche a Banca di Bologna che opera attraverso una rete di 30 filiali, 10 delle quali
nel capoluogo, e con 247 tra dipendenti e collaboratori. I soci sono 12.500 hanno scelto come
orizzonte il Gruppo Cassa Centrale (una delle due aggregazioni nazionali di BCC, l’altra è il
Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea).
Presidente e direttore di SanFelice 1893

Rimangono da “sposare” altre piccole banche attive in regione come la San Felice 1893 Banca
Popolare. Che procede verso un possibile riassetto azionario. Un’aggregazione potrebbe essere
l’ipotesi più probabile. Secondo indiscrezioni, i vertici della piccola Popolare di San Felice
sul Panaro, istituto di credito con 125 anni di storia, potrebbe arrivare a un nuovo assetto in tempi
non lunghi. Il gruppo Banca Popolare San Felice 1893 può contare attualmente su 5300 soci: la
maggioranza della clientela è presente a Modena, in particolare nella parte nord della provincia,
Bologna, Reggio Emilia e Parma.
Corrado Sforza Fogliani, presidente Banca di Piacenza

Il piacentino Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari e della Banca di Piacenza
(attiva dal 1936) lavora a nuovi scenari ma annunci ufficiali non ne sono ancora arrivati. Mentre
sono arrivati i “conti” del 2019: il bilancio chiude con un utile lordo di 20,5 milioni di euro (16,8 nel
2018, in crescita del 22,15%). L’utile netto, gravato da un notevole aumento delle imposte, si attesta
comunque a 14,3 milioni (14 nel 2018). Ci sarebbe la cedola per gli azionisti (1 euro per azione) ma
per il momnento non sarà distribuita come indica la BCE.
Giampiero Maioli N°1 di CA Credit Agricole in Italia

Tra i big player con “esercito potente” e interessi di sviluppo in Italia spicca CA (Cariparma)
Giampiero Maioli, banchiere reggiano che guida le attività del gruppo francese Crédit Agricole
(CA) in Italia è prudente sui nuovi step di crescita. Dopo molti rumor e il closing sul salvataggio
della Cassa di Risparmio di Rimini e della Cassa di Risparmio di Cesena (nel 2017) Crédit
Agricole viene indicato come uno dei possibili “cavalieri” capaci di portare a nozze, dopo mille
indecisioni e tentennamenti, il Banco BPM. Niente di deciso però al momento sull’asse Parma-
Milano.

Crédit Agricole, in Italia, archivia intanto i primi nove mesi dell’anno
con un utile netto di 551 milioni di euro e un risultato di competenza del Gruppo CA di 423 milioni di
euro. “L’andamento – precisa il gruppo
in una nota – è influenzato da accantonamenti prudenziali
a fronte della crisi Covid-19″.
Le ultime

Le mosse nelle retrovie interessano principalmente MPS Monte Paschi Siena. Potrebbe aprirsi un
accordo a tre, con Banco Bpm e Bper. Ma l’orizzonte si sposterebbe, in questo caso, alla seconda
metà del 2021 con una operazione dalla complessa architettura societaria. Per chi si esercita sulla
“fantafinanza” è più realistico un altro scenario.

Anche i tempi di uno sviluppo almeno formale del dossier a due UniCredit-Mps non sarebbero
immediati, i più ottimisti guardano a fine anno. Inoltre sarebbe anomalo se un cda, come è quello di
UniCredit oggi, si prendesse la responsabilità di varare una doppia mossa di peso come la creazione
di una subholding e un’aggregazione con Mps alla vigilia dalla sua scadenza, in piena pandemia. In
questo disegno, il Monte finirà integrato in UniCredit Italia, mentre per UniCredit Europa si
aprirebbero le porte per un’altra operazione, ad esempio con Commerz o SocGen.

Con un report dedicato alla febbre di M&A in Europa, Goldman Sachs ha individuato ed esaminato,
utilizzando parametri ben precisi di un suo modello standardizzato, “tutte le combinazioni
possibili tra 29 banche dell’Eurozona”. Lo studio ha permesso agli analisti di esaminare 406
potenziali combinazioni, da cui è emerso che alcuni istituti più di altri hanno una maggiore
probabilità di diventare target di operazioni di consolidamento. Banco BPM, ormai da settimane e
mesi al centro delle indiscrezioni su possibili operazioni di M&A in Italia, è stata inserito così nel
club delle spose perfette anche da Goldman Sachs. Analizzando le potenzialità di Unicredit gli
analisti di Goldman Sachs vedono la banca milanese “più preda che predatore”. Anche se
l’acquisizione di Banco BPM avrebbe molto senso per Unicredit perchè consentirebbe di
incrementare la presenza in una regione importante come la Lombardia, ma anche perchè si
sposerebbe con la riorganizzazione societaria prevista dal piano industriale. L’idea delle nozze con
Banco BPM non dispiace a diversi azionisti di Unicredit che sono presenti nell’azionariato della
prima e premono per un rilancio delle attività italiane della seconda.

In molti casi, quelli appena ricordati e altri di minore rilevanza sul sistema, siamo ancora nella fase
di studio e per avere certezze servirà tempo, salvo nuovi Blitz Attak, gli attacchi a sorpresa, ma
questa è un’altra storia e possono scriverla tutte le banche protagoniste del risiko 2020-2021.
Il presidente dellAbi e della Cassa di Risparmio di Ravenna, Antonio Patuelli

                             Direttore responsabile: Claudio Pasini. Segreteria di redazione c/o Unioncamere
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 “Econerre-economia Emilia-Romagna” (Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6285 del 27 aprile 1994 – Iscrizione ROC – Registro Operatori
 Comunicazione n. 26898)
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