ENJOY THE DIFFERENCE 2010-2014
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2010-2011: L’IDEA e IL PROGETTO “L'idea iniziale del progetto era di creare dei gruppi di co abitazione tra studenti universitari e ragazzi disabili, entrambi con l'esigenza di trovare una casa “accessibile” sia dal punto di vista delle barriere architettoniche che dal punto di vista dei prezzi di affitto” (studente del gruppo di progetto) Enjoy the difference è un progetto nato dalla collaborazione di un gruppo di studenti e docenti dell’Università degli Studi di Torino. L’obiettivo iniziale era di rispondere a due esigenze: l’esigenza degli studenti fuori sede di trovare una casa ad un prezzo ragionevole l’esigenza di promuovere la vita indipendente delle persone con disabilità attraverso contesti per sperimentarsi e arricchimento della rete sociale Il progetto si proponeva di coinvolgere studenti dell’università di Torino e giovani con disabilità motoria o intellettiva in una convivenza “intrisa di socializzazione”. “Immaginavo uno o più gruppi di convivenza con un/a ragazzo/a disabile e due o tre ragazzi studenti con tutte le caratteristiche di un alloggio di studenti universitari, quindi comprendenti le uscite, le bevute, le cene in gruppo, i periodi di studio e i normali problemi di un alloggio condiviso.” (studente del gruppo di progetto) L’idea di convivere con un giovane con disabilità porta spesso con sé la suggestione che si tratterà di un’esperienza assimilabile al “volontariato”, di qualcosa di pesante che ha a che fare con l’assistenza. La sfida di Enjoy the difference è stata fin dall’inizio contrastare questo stereotipo e proporre una convivenza tra pari. “La priorità nel progettare è sempre stata quella di non creare una casa dove ci fossero dei vincoli troppo forti, sia da parte degli studenti che del disabile, e non fosse un appartamento di assistenza e volontariato. “ (studente del, gruppo di progetto) ETD nasce dalla voglia di rispondere al bisogno degli studenti di trovare un appartamento in affitto ad un prezzo modico e dal desiderio di giovani con disabilità di conoscere nuove persone, ampliare la propria rete sociale e condividere la quotidianità con loro coetanei. ETD vuole proporre un’immagine della disabilità che vada oltre l’idea di impossibilità e l’atmosfera di tristezza. La sfida è proporre la diversità come
occasione: per crescere, per vivere nuove esperienze, per mettersi alla prova nell’incontro e nella conoscenza dell’altro. ETD intende promuovere un cambiamento di prospettiva: studenti e ragazzi con disabilità insieme per andare oltre gli stereotipi e i luoghi comuni. Ragazzi disabili con voglia di divertirsi e vivere la propria vita, invece di sofferenza e limite, studenti con senso di responsabilità, idee sul futuro e capacità di inventarsi modi nuovi di partecipare, invece di ragazzi svogliati e passivi che si trascinano da un’aula all’altra. ETD perché il riconoscimento della differenza sia un punto di partenza, un luogo fertile dove trovare un’occasione di arricchimento per tutti, disabili inclusi. “Mi piaceva l'idea di unire popolazioni apparentemente diverse e lontane ma con un problema comune, la casa a Torino, e vedere se questa esigenza avvertita da entrambi potesse essere la base per riconoscersi come non così distanti.” (studente del gruppo di progetto) LA COPROGETTAZIONE (… “If you want to go fast, go alone. If you want to go far, go together”) M’immaginavo una presentazione teorica del progetto, una di quelle iniziative in cui gli studenti fanno da contorno, dove sono chiamati ad acconsentire più che a partecipare. Invece, con grande semplicità mi trovai seduta ad un tavolo con studenti, professori, rappresentanti del comune, operatori di associazioni, in un clima di dialogo e di scambio. E' questo che mi è piaciuto subito di Enjoy the difference: la possibilità di partecipare in prima persona. (studente gruppo di progetto) Una delle chiavi di Enjoy the difference è stata la coprogettazione. La docente che ha avuto l’idea, prendendo spunto da un’esperienza che ha visto realizzata in Spagna, la ha proposta alle organizzazioni studentesche (attraverso il Senato Studenti) ed alle istituzioni (al Comune di Torino). In questo modo, si è creato un gruppo di progetto composto da quattro studenti (uno di antropologia, uno di comunicazione, uno di beni culturali ed uno di medicina, quindi non di professioni sociali), di cui uno rappresentava il gruppo “Studenti Indipendenti”, la docente ideatrice, una dottoranda, una rappresentate del Comune (del servizio Passepartout per la disabilità motoria) ed una rappresentate dell’associazione La Virgola, che collabora con il Comune nei servizi per la disabilità. “I giovani sono sempre fonte di novità, freschezza e spesso di fronte alle differenze non appesantiscono le problematiche, ma le vivono con spontaneità e quindi in maniera più autentica” (un rappresentante del comune nel gruppo di progetto)
Questo variegato gruppo, riunito in un tavolo alla pari, ha lavorato insieme per progettare Enjoy the Difference: tutto era da stabilire. Bisognava decidere che requisiti dovevano avere gli studenti, i ragazzi con disabilità, dove cercare le case, se dedicarsi prima alla disabilità motoria o intellettiva, che vincoli mettere per la convivenza, se fare appartamenti misti o unisex, come e dove fare promozione. Ciascuno di questi elementi e molti altri ancora sono stati decisi passo dopo passo concordandoli con tutti gli attori: questo ha permesso un coinvolgimento diretto e attivo da parte soprattutto degli studenti, che si sono dimostrati in grado di offrire un contributo prezioso. ETD non è quindi stato costruito e poi proposto agli studenti, il gruppo di lavoro non è mai stato interessato a creare un “prodotto” da mettere sul mercato quanto piuttosto ad attivare un percorso di partecipazione. “Quando sono stata coinvolta, come prima cosa immaginavo che la mia presenza e il mio ruolo non fosse e non diventasse molto importante. Mi immaginavo un gruppo di lavoro già formato, e più formale, con una presenza più grande di ragazzi e di parti istituzionali” (studentessa del gruppo di progetto) Enjoy the difference è stato realizzato attraverso un laboratorio di co-progettazione, che ha costituito per tutti i componenti del gruppo di progetto una palestra per confrontarsi, mettersi in gioco, ascoltarsi ed allenarsi a costruire insieme. Mi ricordo che sul pieghevole c'era una frase: “mettiti in gioco”. Credo che questa sia la chiave di tutto; credo che studenti, ragazzi disabili, istituzioni e operatori debbano volere questo: mettersi in gioco. Le persone che io ho conosciuto e con le quali ho avuto la possibilità di condividere questa esperienza mi hanno trasmesso una bellissima energia, una grande forza e la voglia di puntare in alto. (studentessa gruppo di progetto) Coprogettare, oltre all’arricchimento culturale, porta anche dei vantaggi pratici, in quanto partner di diversa “natura” (organizzazioni studentesche, associazioni, istituzioni..) hanno accesso a diverse risorse, hanno tempi di lavoro diversi (quando gli studenti sono in periodo esami possono lavorare i ragazzi dell’associazione, quando il comune è sotto elezioni l’incontro si può fare in università..) che permettono al progetto di non bloccarsi per cause esterne.
COSTRUENDO ETD: I REQUISITI e LE RICHIESTE Concordare ogni passo ha significato mediare tra culture di riferimento diverse: gli studenti, gli operatori, le istituzioni, portavano punti di vista differenti sulla disabilità ed avevano rappresentazioni differenti del progetto. I requisiti richiesti sul primo volantino dell’iniziativa erano volutamente lasciati vaghi e riguardavano più che altro il piano motivazionale “noi ci mettiamo: un appartamento in centro a Torino, al canone agevolato di 100 euro al mese 1 internet e spese incluse due o tre coinquilini, uno dei quali con disabilità tu ci metti: il normale buon senso che la coabitazione richiede l’impegno a restare in quell’appartamento almeno per un anno accademico la voglia di rimettere in gioco stereotipi e pregiudizi sul mondo delle disabilità e aprire la porta a divertimento e voglia di stare insieme” Inoltre, all’inizio si richiedeva ai partecipanti un tempo minimo di permanenza, almeno un anno accademico, da inizio ottobre a fine luglio e di trascorrere in casa almeno una sera alla settimana 2, da concordare gli altri coinquilini. Queste richieste poi in fase di realizzazione sono state lasciate blande e non se ne sono fatte delle clausole stringenti. E’ sembrato prioritario che i coinquilini entrassero nello spirito del progetto autenticamente, piuttosto che firmando un “patto” che sembrava appesantire la natura tra pari della convivenza. Credo che in generale siano necessarie una buona dose di pazienza, di diplomazia, di disponibilità e di spirito di adattamento, come in tutte le convivenze. In questo ambito però la disponibilità verso gli altri e la voglia di mettersi in gioco assumono un ruolo decisivo per il raggiungimento degli obiettivi che il progetto si pone e per non rischiare di ridurre il tutto ad un rapporto freddo e sterile . (coinquilina ETD) 1 Attualmente sono 190 euro al mese per gli appartamenti in Torino e 100 per Savigliano 2 Alla fine la “regola” della sera alla settimana a casa non è stata tenuta, in quanto si è sempre preferito privilegiare le dinamiche spontanee dell’appartamento e non mettere regole fisse predefinite.
Sono stati inoltre posti dei vincoli di età (30 anni per gli studenti e 35 per i ragazzi con Per migliorare la comunicazione con gli studenti il gruppo di progetto ha preparato delle FAQ… POSSO STAR VIA QUALCHE GIORNO? LE VACANZE? Non sei un prigioniero: puoi organizzare viaggi e week end al mare. Ti chiediamo solo un po' di preavviso, per poter gestire casa con i tuoi coinquilini. Lo stesso discorso vale per i periodi di vacanza, in cui l'università è chiusa e magari hai piacere a ritornare in famiglia (natale, pasqua ecc...) COSA DEVO SAPER FARE? E SE NON SONO CAPACE? Niente... Il progetto vuole essere un esempio di coabitazione tra persone diverse, con esigenze diverse ma che traggono pari vantaggi dalla situazione. Per fare questo non sono richieste particolari abilità o competenze, ma "solo" la voglia di mettersi in discussione e il rispetto delle regole stabilite nel momento del contratto. SE NON SERVONO TITOLI PARTICOLARI, PERCHE' C'E' UN MOMENTO DI FORMAZIONE? Il momento di formazione non è volto a fornire competenze professionalizzanti, ma l'occasione per fornire una serie di consigli pratici: capire le esigenze e le possibilità di una persona portatrice di handicap non è immediato ed evidente come sembra. La formazione ha lo scopo di conoscere meglio l'altro e evitare spiacevoli malintesi. Ad esempio, se il vostro coinquilino è in carrozzina non è carino occupargli tutti i piani bassi del frigo sistemando la vostra spesa... SE LE COSE NON FUNZIONANO? Non sei solo! Enjoy the difference programma una periodica supervisione (in sostanza ci autoinvitiamo per un té e due biscotti) e durante quegli incontri sarà possibile evidenziare ogn i problema e chiacchierare delle dinamiche della casa. Ovviamente per questioni urgenti o se sentite di aver bisogno di colloqui privati, avete i nostri contatti: non fatevi scrupoli ad utilizzarli. disabilità) e la necessità di aver sostenuto un minimo dei crediti dovuti. GLI STEP idea formazione del gruppo di progetto definizione dei vincoli, dei principi e della struttura del progetto preparazione materiale informativo
distribuzione materiale informativo e campagna informativa raccolta adesioni studenti interessati riunione informativa con gli interessati selezione dei coinquilini attraverso colloqui individuali reperimento appartamento formalizzazione appartamento inizio convivenza monitoraggio e supervisione periodica LE CRITICITA’ DEL PRIMO ANNO… Trovare un appartamento accessibile e che incontrasse le esigenze degli studenti La preoccupazione più grande, che si è rivelata anche la cosa più difficile da risolvere, era trovare le case, gli alloggi. Trovare alloggi accessibili che non fossero collocati nella periferia lontanissima dal centro che non ti permette di muoverti e vivere liberamente le diverse possibilità offerte dalla città e di raggiungere l'Università con un minimo di comodità. (studente del gruppo di progetto) Conciliare i tempi del progetto con i tempi dell’anno accademico (gli studenti cercano casa in determinati periodi) Restare “fedeli” ai principi del progetto: convivenza alla pari e non volontariato, mettersi in gioco, creare un contesto “leggero”. Le difficoltà sono state tante. Per prima cosa la corsa contro il tempo. L'obiettivo era quello di partire a ottobre con le prime esperienze pilota di convivenza, ma trovare gli alloggi accessibili e a prezzi ragionevoli non è stato facile. Tuttavia ci siamo riusciti. Anche la fase di promozione del progetto e di volantinaggio non è stata semplice. Ci siamo presentati in ogni aula di lezione per presentare Enjoy the Difference, ma non Sempre è stato facile spiegare a studenti e professori l'importanza del progetto. (studente del gruppo di progetto)
La sostenibilità economica del progetto a lungo termine IL PRIMO APPARTAMENTO Il primo appartamento di ETD è partito a ottobre 2011. La casa si trova in una zona centrale di Torino, servita da mezzi pubblici anche accessibili ed è composta da due camere (una doppia e una singola), una cucina con salottino e il bagno. Gli abitanti sono una studentessa di scienze infermieristiche, uno studente di tecniche audiometriche ed una ragazza neolaureata con disabilità motoria. Vivendolo in prima persona mi rendo conto davvero di quanto questo progetto sia d'aiuto nel migliorare la qualità di vita, non solo di una persona disabile, ma di tutti i coinquilini che crescono e migliorano insieme, confrontandosi ed imparando gli uni dagli altri in modo più attivo e partecipato rispetto ad una normale convivenza tra "normodotati". Per questo motivo ritengo importante ampliare questa esperienza ed esportarla, mi auguro che sia questo il futuro di EtD.(coinquilina) Il clima nell’appartamento è molto familiare e i ragazzi si trovano a loro agio. La mia unica preoccupazione era quella di non trovarmi a mio agio con gli altri inquilini, siccome non abbiamo avuto occasione di conoscerci in modo un po' più approfondito prima di iniziare questa esperienza. Fortunatamente mi sono ritrovata con due persone molto solari e non è stato difficile prendere confidenza. (coinquilina) I ragazzi sono entrati in pieno nello spirito del progetto e ne hanno compreso allo stesso tempo il valore per la loro crescita e la componente di “leggerezza”. Oltre alle normali difficoltà nel trovare l'equilibrio tra persone diverse con abitudini diverse, sicuramente non è stato facile per me ambientarmi con persone che non conoscevo, un po' per il mio carattere ed un po' per la mia presenza meno assidua nella casa rispetto agli altri, a causa dei numerosi impegni e della necessità di tornare dalla mia famiglia nel fine settimana. Grazie all'accoglienza e alla disponibilità degli altri coinquilini, però, i miei problemi iniziali sono stati ampiamente superati. ( coinquilina) 2012/2013…VERSO LA SECONDA EDIZIONE Tanto Enjoy the Difference si propone di avere una struttura che appare “leggera” (poche regole, convivenze allegre, niente cose “pallose”…) tanto questo si può realizzare se dietro c’è una consistente mole di progettazione, riflessione e cura di ogni singolo passaggio.
I primi due anni di Enjoy the difference, le elaborazioni che in questi due anni sono state fatte, le difficoltà incontrate, le riflessioni hanno portato ad arricchire la successiva edizione di alcuni elementi. Anche e soprattutto le esperienze degli inquilini dei primi anni, ci hanno portato a intensificare la parte del progetto relativa alle relazioni, sempre tenendo ferma la struttura leggera delle convivenze. Sono stati molti di loro a chiedere che l’esperienza fosse più intensa sul piano dell’elaborazione, della supervisione, della formazione. Enjoy the difference infatti non si propone tanto come un’offerta residenziale (con due appartamenti si fronte poco e male alle esigenze di una città come Torino), quanto un percorso di formazione e costruzione di capitale sociale. Contemporaneamente, alcune persone del gruppo di progetto sono cambiate: alcuni studenti si sono un po’ defilati (per cercare anche di laurearsi oltre a fare ETD..), altre si sono laureate ma sono rimaste tra i pilastri del progetto, un’associazione (la Virgola) è uscita di scena e un’altra (Senza Muri) è entrata a far parte della partnership. Oltre al Comune di Torino, altri soggetti si sono fatti avanti per lavorare con noi. Tutto questo percorso ha portato ETD ad elaborare meglio la parte relativa alle relazioni ed al capitale sociale. COSTRUIRE CAPITALE SOCIALE ATTRAVERSO ENJOY THE DIFFERENCE Per capitale sociale intendiamo l’insieme di quel clima relazionale di fiducia di appartenenza di senso civico che permette il buon funzionamento delle istitutuzioni e di progetti di tipo economicO. Dunque il capitale sociale è fatto di relazioni. Quelle che costituiscono il capitale sociale sono relazioni fiduciarie e favoriscono la capacità di riconoscersi, di intendersi reciprocamente, di scambiarsi informazioni aiutarsi a vicenda e cooperare in vista di fini comuni. ETD lavora sul capitale sociale:
• Mettersi “nei panni” CAPACITÀ DI RICONOSC dell’altro ERSI • Ascolto reciproco • Cooperare per tanti AIUTARSI A microbiettivi comuni, VICENDA E quotidiani COOPERARE IN VISTA DI • Cercare risoluzione FINI COMUNI pacifica del conflitto su scala quotidiana “CONTAGIARSI ” • Allargare la rete sociale di RECIPROCAMEciascuno NTE LA RETE SOCIALE • Moltiplicare le relazioni Per lavorare più intensamente in questo senso, è stato valutato di introdurre una psicologa professionista per le supervisioni. Lucia Bertodatto, che fa parte di Enjoy the Difference dal 2012, è entrata a pieno titolo nel gruppo di progetto e oltre a condurre le supervisioni quindicinali con gli appartamenti prende parte a tutti gli step dell’organizzazione e della progettazione. Oltre che sul “capitale sociale”, ETD, attraversando la crisi e attraversata dalla crisi, ha iniziato a lavorare più intensamente anche sulla fiducia. Superare l’aspettativa negativa nei confronti della diversità Percepire connessione tra comportament o individuale e clima sociale Consolidare il senso di appartenenza ad una comunità
Chi promuove ETD infatti è convinto che Il concetto di coesione sociale sia la chiave di volta per vivere in una società complessa come la nostra, garantendo crescita economica, sociale e sicurezza civile. L’insicurezza sociale non generi solo povertà, ma agisce anche come un principio di demoralizzazione, di dissociazione sociale, di impoverimento largamente inteso. La dissociazione sociale porti a sfiducia, mini la possibilità delle persone di cogliere l’altro come parte della propria comunità, spinga a percepire l’altra persona come qualcuno con cui mi devo contendere lo spazio, un diritto, un beneficio. Al contrario, noi crediamo che Il capitale sociale (relazioni e fiducia) possa essere coltivato. Il terreno è fertile: come hanno sostenuto diversi economisti, da Amartya Sen a Luigino Bruni, la visione dell’uomo come massimizzatore dei suoi interessi personali non è soltanto generatrice di disuguaglianza, ma è poco verosimile. Le persone in realtà agiscono spesso e spontaneamente come soggetti sociali, hanno valori ed obiettivi più ampi e di vasta portata che includono la comprensione per gli altri, un impegno verso norme etiche, il senso della giustizia, la gratuità. In particolare è importante continuare a progettare con gli studenti, perché i ragazzi hanno la capacità di sognare una trasformazione del reale profonda, immaginandone così i percorsi di realizzazione. Questo procedimento è più difficile per gli adulti, che tendono ad essere disincantati, disillusi, delusi. Inoltre i giovani sono maggiormente portati alla dimensione della gratuità, del dono, mentre gli adulti spesso vi leggono una disconferma della loro posizione sociale. E’ come se nella vita adulta, quando non si coltiva consapevolmente la dimensione del dono, il piacere di regalare ceda spazio alla necessità di avere per sé. La sfida di ETD è coniugare questa visione con un progetto di convivenza leggera, “naturale”, slegata dagli stereotipi legati alla “solidarietà” ed al volontariato.
Cecilia Marchisio- Università di Torino 2013: NASCE ETD SAVIGLIANO! Nel 2013 il progetto ha visto un ampliamento ulteriore allargamento del progetto. Nel ottobre 2013 è stato avviato in Savigliano il primo appartamento Enjoy the difference. L’appartamento è collocato all’interno di un condominio ATC di alloggi popolari, in un quartiere periferico della città, è abitato da quattro studenti di professioni sociali della vicina sede Universitaria di Savigliano (polo dell’Università di Torino). Gli inquilini saranno supportati da una rete di volontari (associazione Senza Muri) e di famiglie (Officina per la vita indipendente), oltre che dal consueto programma di supervisione-formazione dedicato ai ragazzi coinvolti in Enjoy the Difference. Gli obiettivi dell’ampliamento a Savigliano sono: -promuovere la vita indipendente di giovani con disabilità intellettiva, attraverso la creazione di percorsi concreti nella comunità locale. -migliorare la rete di vicinato, evidenziando e valorizzando il capitale sociale che deriva dalle reti informali. -prevenire situazioni di marginalità e disagio, che spesso intervengono nei quartieri a rischio. -promuovere la salute mentale di comunità, sperimentando l’attuazione di buone prassi nella comunità locale (modello Microaree realizzato dall’ASS1 di Trieste- WHO collaborating centre for mental health) La visione proposta dal progetto è che modelli di presa in carico delle persone fragili vadano ripensati in un’ottica funzionale ai macroprocessi in corso (crisi economica,
migrazioni, invecchiamento della popolazione). Una presa in carico individuale delle persone in difficoltà ha un corto respiro se si ragiona nell’ottica di società sempre più complesse in cui tutti i cittadini hanno a che fare quotidianamente con la differenze. In accordo con questa visione, recenti documenti internazionali, come la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità indicano la necessità di promuovere percorsi di inclusione nella comunità per le persone con disabilità, che non siano basati sulla creazione di servizi speciali ma che promuovano l’incontro della persona che si trova in difficoltà con la sua comunità di appartenenza. La comunità diventa quindi una caring community, non solo una comunità che “cura” ma che “si occupa”, “si interessa”. Per ottenere questo risultato è necessario lavorare su due fronti: sia le persone con disabilità e le loro famiglie, sia la comunità. LA PARTNERSHIP DI ETD ETD ha interesse ad avere una partnership più ampia possibile: un progetto di diffusione culturale ha necessità di essere, appunto, diffuso. Una partnership ampia consente di essere in più contesti, essere visti, citati, speriamo anche copiati. Esiste una partership iniziale, che continua a costituire il gruppo di progetto. Per ogni soggetto (associazione, università) la scelta di chi partecipa al gruppo di progettazione non avviene per rappresentanza o elezione ma per adesione/cooptazione. Per partecipare ad un percorso come questo infatti non importa il grado gerarchico o il livello di rappresentanza: è importante che chi partecipa risponda a caratteristiche, personali e professionali, utili per stare con efficacia in un percorso di progettazione partecipata. Il profilo dei partecipanti, inoltre, non può prescindere dal considerare anche gli aspetti relazionali, la capacità di mettersi in gioco e di assumere il punto di vista dell’altro, indispensabili per la riuscita del percorso. Si sono poi aggiunti nel tempo altri partner, che hanno contribuito in diversi modi alla realizzazione di ETD a Torino e a Savigliano: l’Istituto Diocesano Sostentamento Clero, Buona Vista Social Club, Agenzia Territoriale per la Casa di Cuneo ci hanno for nito appartamenti a prezzi ragionevoli e aiutato a sistemare le case. Le mamme (e i papà!) dell “officina per la vita indipendente” ci hanno aiutati e supportati ragalandoci molte ore di lavoro per l’avvio dell’appartamento di Savigliano, Obiettivo Fraternità ha reso possibile con una “borsa per la vita indipendente” il percorso ETD di una coinquilina con disabilità motoria. Attualmente il gruppo che progetta e realizza ETD è composto da: Cecilia Marchisio (Ricercatore, Università di Torino), Valentina Alessandria (ex- studentessa ora lavoratrice- Associazione Senza Muri), Federica Valsania (ex-studentessa ora lavoratrice- Associazione Senza Muri), Oriana Elia (servizio passepartout del Comune di Torino), Lucia Bertodatto (psicologa), Natascia Curto (Associazione Senza Muri). E CHI VA DA’ I SOLDI??? COME SI SOSTIENE ETD È una domanda legittima e che molti ci fanno. Il bilancio di ETD è attualmente gestito dall’associazione Senza Muri ed è disponibile interamente su richiesta.
ETD ha fatto domanda per alcuni finanziamenti a Fondazioni, ad momento attuale queste domande sono in attesa di risposta. La principale spesa di ETD sono gli affitti e le bollette degli appartamenti, essendo per la maggior parte ETD costruito con lavoro volontario. Gli affitti si sostengono con il contributo degli inquilini, attraverso un sistema di “vasi comunicanti” così costruito: -gli inquilini che vivono nella stessa città pagano tutti lo stesso contributo, che include l’abitare nell’appartamento (tutto compreso) e la partecipazione al progetto. Questo contributo non è un affitto, quindi non dipende dal costo reale della casa dove abitano. -il totale dei contributi dei 12 inquilini (due a Torino ed uno a Savigliano) copre le spese per i tre appartamenti. L’avvio degli appartamenti, arredamento, allacciamenti ed altri costi, sono attualmente coperti con finanziamenti infruttiferi (prestiti!) da parte di alcuni soci dell’associazione Senza Muri. La supervisione della psicologa attualmente si svolge a fronte di un impegno da parte dell’associazione Senza Muri ad un rimborso spese (grazie Lucia!). Le spese di segreteria, selezioni e coordinamento sono attualmente coperte dall’associaizone Senza Muri. ETD NEL FUTURO ETD nasce dalla fiducia e dall’impegno delle persone che la reali zzano. In tre anni di lavoro abbiamo sperimentato che questa fiducia può essere contagiosa. Tante persone, molte di più di quelle che avremmo potuto aspettarci, hanno offerto al progetto il loro aiuto, come potevano. Nessuno ci ha lasciato in eredità quei 200.000 euro che ci farebbero comodo, ma tanti hanno donato il loro tempo, i loro sabati e le loro domeniche (qualcuno anche le sue notti...), hanno comprato una piccola cosa per rendere più bella una casa, hanno telefonato a loro spese a destra e a manca, hanno donato a ETD biglietti del treno, benzina, biscotti, torte. E poi ore di lavoro, tante, tantissime. Nessuno di questi contributi è stato “troppo poco”, tutti sono stati, senza retorica, preziosi. Allo stesso modo, speriamo di costruire il modo in cui ETD si sosterrà nel futuro: manca poco perché il progetto si sostenga da solo. Quel poco può essere frutto di tanti piccoli doni, persone che donano anche pochi euro ciascuno con regolarità per permettere a ETD di andare avanti e allo stesso tempo per essere parte di questo progetto.
PER CONTATTI: senzamuri@gmail.com http://enjoydifference.altervista.org/ https://www.facebook.com/pages/Enjoy-the- difference/203704846336340?ref=hl PER DONARE A ETD: IT80N0501801000000000157715 Intestato a Senza Muri Causale: dono a ETD
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