DIY-CITY E INTERNET OF THINGS - Un'ipotesi di ricerca intorno alla progettazione urbana interattiva
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ARCHITECTURE AGATHÓN – International Journal of Architecture, Art and Design | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 ISSN print: 2464-9309 – ISSN online: 2532-683X | doi.org/10.19229/2464-9309/1042021 ESSAYS & VIEWPOINT DIY-CITY E INTERNET OF THINGS Un’ipotesi di ricerca intorno alla progettazione urbana interattiva DIY-CITY AND INTERNET OF THINGS A research hypothesis around interactive urban design Marco Trisciuoglio ABSTRACT In una sua rinnovata lettura, anche critica, l’idea della cosiddetta ‘smart city’ può servi- re a prefigurare un cambio di paradigma nella progettazione urbana: da quella con- trapposizione apparentemente irrisolvibile tra processi top-down e bottom-up che hanno segnato i dibattiti sul progetto partecipato nell’ultimo quarto del XX secolo, ci si potrà muovere verso l’idea di una collaborazione tra cittadini, imprese e Istituzioni che sia allo stesso tempo top-down e bottom-up. Lo strumentario offerto dalle tecnologie digitali può infatti promettere un orizzonte di ‘co-making’, inteso come progetto urba- no interattivo, in grado certo di affinare la produzione dello spazio della città, ma anche di esprimere il suo valore sociale e simbolico e infine di ideare e progettare scenari ur- bani innovativi in modo più partecipativo. Per fare questo, l’ipotesi di ricerca illustrata prefigura una sorta di macchina di Turing della progettazione urbana, in grado di tra- sformare dati (volontariamente e involontariamente forniti dalla cittadinanza) in azioni tese a disegnare lo spazio della città. In a renewed and critical interpretation of the idea of the so-called ‘smart city’, it may serve to prefigure a paradigm shift in urban design: from the apparently irresolvable op- position between top-down and bottom-up processes that marked the debates on participatory design in the last quarter of the 20th century, it will be possible to move to- wards the idea of collaboration between citizens, businesses and institutions that is both top-down and bottom-up. The tools offered by digital technologies can in fact promise a horizon of ‘co-making’, understood as an interactive urban project, capable of refining the production of the city space, but also of expressing its social and sym- bolic value and finally of conceiving and designing innovative urban scenarios in a more participatory way. In order to do this, the research hypothesis illustrated prefigures a sort of Turing machine of urban design, capable of transforming data (voluntarily and in- voluntarily provided by citizens) into actions aimed at designing the space of the city. KEYWORDS internet of things, città intelligenti, partecipazione, progetto urbano, cittadinanza digitale internet of things, smart cities, participation, urban design, digital citizenship Marco Trisciuoglio is a Full Professor of Architectural and Urban Composition at the Department of Architecture and Design of the Polytechnic of Turin (Italy), where he co- ordinates the PhD in Architecture – History and Design. In 2018 he established, be- tween Polytechnic of Turin and Southeast University of Nanjing (China), the Joint Re- search Unit ‘Transitional Morphologies’ that he co-directs. With specific attention to the intertwining of topography, typology and tectonics, she deals with the dynamics of transformation of human settlements, studying their phenomena and causes and trac- ing useful elements and devices for urban design. E-mail: marco.trisciuoglio@polito.it 46
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 Quando, nel 2015, Antoine Picon pubblica re. Nel quadro di una riflessione a tutto campo fisico in tempo reale, acquisire informazioni su SmartCities – A Spatialised Intelligence, appare sul tema delle connessioni (fisiche, virtuali, digi- processi e relazioni complessi, gestire la ca- evidente come un nuovo paradigma urbano sia tali), si è ritenuto qui interessante riprendere quel- sualità di incidenti, affrontare il degrado ambien- stato ormai codificato: sono passati vent’anni dal l’idea e descriverla; infatti, rendere conto di quel- tale (inquinamento, calamità, tsunami, riscalda- libro/manifesto di Richard Rogers (1997) Cities l’ipotesi di ricerca (che a oggi rimane tale) serve mento globale), per monitorare le attività uma- for a Small Planet e, al fianco della città eco-so- soprattutto a proporre una riflessione sulla città ne (salute, movimenti, ecc.), per migliorare l’ef- stenibile e resiliente, ecco proporsi un ‘nuovo interconnessa da parte di chi si occupa princi- ficacia delle infrastrutture (energia, trasporti, ecc.) ideale urbano’, quello della città intelligente, luo- palmente di nuove frontiere della morfologia ur- e per affrontare i problemi di efficienza energeti- go della gestione dei flussi e del controllo degli bana, intesa nella sua dimensione antropologi- ca (attraverso la misurazione intelligente dell’e- eventi, dove gli stessi concetti di urbano e di ca, e del ruolo dei processi di interazione uo- nergia negli edifici, ad esempio, o il consumo ef- mappa, per non parlare dell’idea di comunità, mo-città nel determinare la forma urbana nel ficiente dei veicoli). Insomma, il mondo nel suo vengono sottoposti a un’evidente riconcettua- tempo (Trisciuoglio et alii, 2021). insieme va verso una piattaforma di rete inno- lizzazione. La spazializzazione dell’intelligenza di L’esperienza della nostra vita quotidiana è vativa e perfetta: ormai da una decina di anni, cui scrive Picon (2015) si pone come una pro- stata ormai radicalmente trasformata (‘aumen- la visione di Future Internet basata su nuovi pro- messa: è ancora tutta da verificare, ma pare de- tata’) dall’uso di dispositivi digitali personali se tocolli di comunicazione standard (come il fa- stinata ad aumentare, in prospettiva, anche la non addirittura indossabili: è un cambiamento moso 5G) considera la fusione di reti di com- qualità della vita dei cittadini. Proprio il tema del- che interessa anche il nostro modo di percepire puter, Internet of Things (IoT), Internet of People l’interconnessione tra gli abitanti di un insedia- lo spazio urbano. Potrebbe trattarsi di un cam- (IoP), Internet of Energy (IoE), Internet of Media mento urbano puù forse determinare nuove let- bio di paradigma nella storia della percezione, (IoM) e Internet of Services (IoS) come una piat- ture degli spazi della città e perciò nuovi modi simile all’invenzione della prospettiva nel XV se- taforma IT globale e comune di reti senza solu- di disegnarli. colo o all’introduzione delle tecnologie dei flussi zione di continuità con molteplici ‘oggetti intelli- Cinque anni dopo, il dibattito sulle città intel- (acqua, elettricità, trasporti) nel XIX secolo. In quei genti’ che viaggiano su quelle reti. ligenti ha dovuto confrontarsi con due temi cru- casi, l’introduzione di una nuova tecnica ha ciali e inattesi. Nel 2019 la cosiddetta ‘guerra di- ogni volta modificato la percezione e la rappre- Verso una nuova era contraddistinta da ap- gitale’ relativa alla corsa al protocollo 5G ha vi- sentazione dello spazio urbano da parte dei cit- procci ‘bottom-up’ | L’idea di adottare sistemi sto fronteggiarsi Stati Uniti e Cina così aspra- tadini e, di conseguenza, le modalità con cui lo partecipativi nella progettazione e pianificazio- mente da far vacillare la stessa fiducia nelle pro- spazio urbano può essere progettato, pianifica- ne urbana nasce dai concetti di ‘architettura messe di welfare e di progresso che quella tec- to e controllato (Kitchin and Dodge, 2011; Mc- senza pedigree’ (Rudofsky, 1964), di ‘non plan’ nologia pareva evocare. Nel 2020 la lotta alla Cullough, 2013; de Waal, 2014). come ‘esperimento di libertà’ (Banham et alii, pandemia mondiale di Covid-19 si è combat- Noi viviamo ormai nell’era della cosiddetta 1969) e di un certo ‘modo di costruire senza tuta anche attraverso possibili tracciamenti di- ‘dataficazione’; al giorno d’oggi molte informa- tempo’ (Alexander, 1979) che rappresenta an- gitali della propagazione del virus, ma in taluni zioni fluttuano intorno a noi, come mai era av- che, probabilmente, il primo tentativo di legare contesti – soprattutto in Europa e in Italia – il ri- venuto prima: quella gigantesca massa di dati l’idea di partecipazione alle tecnologie informa- corso ad applicazioni digitali come Immuni ha che chiamiamo convenzionalmente ‘big data’, tiche. Durante gli anni Sessanta e Settanta del- trovato, da un lato, resistenze sociali e cultura- è costituita da set di masse di informazioni, an- lo scorso secolo un approccio critico nei con- li, dall’altro, condizioni di scarsa diffusione di che dinamiche, variamente dettagliate, correla- fronti del potere di decisori, progettisti e archi- competenze digitali o scarsa infrastrutturazione te tra loro e soprattutto producibili a basso co- tetti, che erano soliti mantenere un ruolo di pri- dei territori. sto, che possono essere collegati e utilizzati in mo piano nell’impostazione di processi top- Questa realtà dei fatti (insieme a molte altre diversi modi (Batty, 2013; Kitchin, 2014). Seb- down, ha portato all’idea che la partecipazio- criticità riscontrate dalle culture avanzate intelli- bene il Web abbia ridisegnato il modo in cui gli ne avrebbe potuto trasformare questi processi genti nel maneggiare gli strumenti digitali) mo- esseri umani comunicano, i big data hanno se- attraverso pratiche bottom-up. A distanza di stra un curioso distacco dalla maniera avanza- gnato una trasformazione nel modo in cui la so- vent’anni, considerando anche i modi reali at- tissima con la quale le discipline della morfolo- cietà elabora le informazioni, caratterizzata com’è traverso i quali le comunità sono state coinvol- gia urbana, dell’urban design e anche della pia- dalla capacità di trasformare in dati aspetti del te in azioni di partecipazione rispetto a proget- nificazione ragionano in termini di pratiche di mondo mai quantificati prima. Il rapporto tra soft- tazione e pianificazione, si è messa in luce l’e- mapping guidate da attività remote-sensing, di ware, spazi e società ha trovato in questa rivo- sistenza di una cosiddetta ‘pseudo-partecipa- possibili esiti di procedure di machine learning luzione una nuova e complessa cornice: le città zione’ (Sanoff, 2000). La partecipazione infatti in termini di produzione di nuovi urban codes, sono infatti i luoghi chiave nella produzione di è stata anche utilizzata come mezzo retorico, per non parlare delle nuovissime frontiere offer- big data, che possono essere utilizzati per re- una pratica utile solo a mostrare l’attenzione dei te dall’esplorazione delle realtà urbane e della immaginare e regolare la vita urbana. Cittadini, decisori verso gli utenti finali, invitandoli a inte- loro trasformazione poste dall’intelligenza artifi- governi e grandi imprese sono i tre gruppi di ragire in processi decisionali i cui risultati erano ciale (attraverso possibili applicazioni in ambito stakeholders coinvolti (in modi diversi e con atteg- comunque il frutto di modelli fortemente top- di neural networks e di brain computing). giamenti diversi) nel trattamento e nell’uso dei down. Parlare di ‘incubo della partecipazione’ Proprio negli anni delle grandi speranze ri- big data: sicurezza e privacy, governance ur- (Miessen, 2010) è stato un passo forse provoca- poste nell’idea di smart city (e della pubblica- bana e generazione di dati, valutazione e ge- torio, ma che sicuramente ben rappresenta ad zione del libro di Antoine Picon), ci era sembra- stione del rischio, sviluppo tecnologico e merca- oggi l’ultima fase della storia dell’idea stessa di to possibile intravedere una nuova stagione di to mondiale sono i fattori cruciali che le città de- partecipazione per come si è evoluta negli ulti- partecipazione digitale e avevamo provato a pre- vono tenere presenti oggi. mi sessant’anni. figurare un modello di progetto urbano digitale, Dal 2015, lo European Research Cluster on Oggi quantità crescenti di informazioni ven- sorretto dall’uso dei cosiddetti big data e dallo the Internet of Things IERC1 ha definito l’IoT co- gono incorporate nell’ambiente che ci circon- sviluppo, sempre più ampio, di tecnologie Inter- me «A dynamic global network infrastructure with da, trasformando il paesaggio urbano in un de- net of Things. Quel modello era stato proposto self-configuring capabilities based on standard posito di dati, da raccogliere, elaborare e comu- nel 2015 da un ERC challenge team composto and interoperable communication protocols whe- nicare. Il mondo che ci circonda è spesso de- da me e dai giovani studiosi Davide Tommaso re physical and virtual ‘things’ have identities, scritto come un ambiente informatico pervasi- Ferrando e Yu Wenwei, per essere poi presen- physical attributes, and virtual personalities and vo o onnipresente: «[…] it is a world where we tato in alcune occasioni pubbliche tra l’Asia e use intelligent interfaces, and are seamlessly in- not only think of cities but cities think of us, l’Europa, a partire dal workshop Digital Cities 9 tegrated into the information network». L’inter- where the environment reflexively monitors our dal titolo Hackable Cities – From Subversive net ‘delle cose’ sta da qualche anno generan- behaviour» (Crang and Graham, 2007, p. 789). City Making to Systemic Change tenuto, con i do molte aspettative, poiché sta aprendo nuo- La nuova esperienza delle città è effettivamen- più importanti studiosi dello stesso tema, nel ve opportunità per soddisfare requisiti azienda- te nuova, in quanto è spesso l’esperienza di vi- giugno 2015 presso l’Università di Limerick, Ei- li, creare nuovi servizi basati sui dati del mondo vere in un luogo «[…] that uses networked digi- 47
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 tal technologies to remember, correlate, and an- man mano che le seguenti dimensioni si intrec- giochi di ruolo digitali che consentono di racco- ticipate» (Shepard, 2011, p. IV cover): si tratta ceranno tra loro: 1) la forma fisica degli inse- gliere dati) sono solo alcuni degli strumenti da di azioni che erano già ben note a Benjamin e diamenti umani – prendendo in considerazione utilizzare nella definizione di nuovi protocolli par- ad altri studiosi, all’alba della coscienza mo- sia gli spazi urbani sia le architetture (in una pa- tecipativi di progettazione urbana. derna della città, ma che oggi sono legati all’u- rola le morfologie urbane); 2) lo sviluppo delle Ma come possono i cittadini passare da sem- tilizzo di dispositivi digitali, sensori e reti. tecnologie – non solo quelle fornite dalle grandi plici consumatori di dati, a contributori integrati In una futura società intelligente potrebbero aziende globali, ma anche quelle sottoposte a e autonomi nei processi partecipativi urbani e essere offerti ai cittadini, invece che prodotti processi di hacking/tuning/retooling dal basso; soprattutto nelle attività di progettazione dello spa- guidati dalla tecnologia o dal marketing, nuovi 3) il comportamento dei cittadini, in un ambien- zio urbano? Al giorno d’oggi, la risposta a que- tipi di servizi pensati direttamente dall’utente; si te in cui i cittadini sono visti non solo come utenti sta domanda potrebbe risiedere nella capacità potrebbero realizzare delle ‘comunità intelligen- ma come partner in nuovi forum accessibili dai dei cittadini di ridisegnare (riorganizzare) sponta- ti’, in grado magari di co-progettare il proprio loro dispositivi personali auto-aggiornanti. neamente le tecnologie digitali di cui sono dota- ambiente, con un coinvolgimento diretto nella mo- ti; con la massiccia introduzione delle ICT in quel- dellazione dello spazio urbano. Tralasciando le Cittadini, Hackers o Makers? | Le Smart Cities lo che si definisce il ‘dominio urbano’, l’idea di critiche e l’esistenza di pratiche ‘pseudo-parte- sono città che fanno riferimento alle tecnologie una città basata sull’etica degli hacker è ormai cipative’, la partecipazione basata sulle tecno- digitali non solo per gestire le proprie risorse in diventata realtà (Garrett, 2013). Questo feno- logie digitali può ancora essere un modo per modo più efficiente ma anche per prendere meno apre una possibile terza via al tradizionale rafforzare la democrazia e affinare i processi di coscienza, in modo preciso e neutrale, dei bi- conflitto tra l’ideale modernista di un controllo democratizzazione. Il quadro partecipativo oggi sogni, dei punti di vista, dei gradi e dei modelli politico centralizzato e pervasivo e l’ideale post- è piuttosto complesso, in quanto si può parlare di coinvolgimento dei propri cittadini anche co- moderno di un’organizzazione decentralizzata di: a) partecipazione pubblica (partecipazione me risorsa aggiuntiva per la pianificazione di della società. Vi è ora la possibilità, per cittadini della società civile o delle persone come ap- ogni aspetto di quella città (Townsend, 2013; ‘intelligenti’, di trasformarsi in hackers civici, as- proccio per legittimare le decisioni politiche e di Lim and Liu, 2019). Questo è possibile attraver- sumendo il ruolo di ricettori di dati e di loro rige- pianificazione); b) partecipazione della comunità so l’implementazione, all’interno del tessuto ur- neratori, di lavorare addirittura con gli scienziati (come approccio che favorisce prevalentemen- bano, di reti di sensori che consentono un con- dei dati al fine di modificare gli strumenti digitali te la raccolta di informazioni e il processo deci- trollo di servizi chiave come il trasporto pubbli- forniti da aziende e istituzioni, ottenendo quindi sionale congiunto); c) partecipazione degli stake- co, la gestione dei rifiuti, l’inquinamento atmo- una maggiore paternità nei processi di ‘costru- holder (come approccio per integrare nel pro- sferico e così via. Allo stesso tempo, un nume- zione della città’. cesso decisionale, componendoli tra loro, il set- ro crescente di cittadini (ormai il 50%) possie- Le azioni hacking-based offrono un’alterna- tore politico, quello privato e la società civile, de uno smartphone e questo potente strumen- tiva partecipativa interessante rispetto alle dina- con l’idea anche di stabilire connessioni non to di comunicazione consente loro non solo di miche di attuazione della Smart City secondo convenzionali). condividere contenuti online (rendendo così, vo- processi top-down. Esiste, insomma, una pos- Peraltro, la complessità delle sfide che de- lontariamente o involontariamente, un feedback sibile nuova logica per l’organizzazione della so- vono essere affrontate negli insediamenti urbani pubblico sulle proprie esperienze urbane), ma cietà urbana attraverso reti, piattaforme e ap- odierni richiede non solo l’attuale approccio di anche di interagire con i servizi intelligenti di- plicazioni digitali, che potrebbe spostare la pia- governance multilivello (che distribuisce com- sponibili nel luogo in cui vivono. Nel quadro de- nificazione urbana da un modello centralizzato petenze e poteri decisionali tra i diversi livelli, in- gli sviluppi futuri, un sistema così complesso sarà verso processi più inclusivi di ‘fare città’ – e tegrando tutti gli stakeholder come partner), ma definito da un processo simultaneamente top- che potrebbe anche portare alla formazione di anche la creazione di nuovi sistemi complessi in down/bottom-up di negoziazione tra due inter- nuove tipologie di spazio pubblico. Tale oppor- grado di elaborare grandi quantità di dati. È an- pretazioni antitetiche di ciò che può essere una tunità solleva un gran numero di domande. Che che importante dare ai cittadini l’opportunità di Smart City: una Big Data-based City contro una cosa significa realmente ‘hacking’ in termini di acquisire un nuovo tipo di ruolo nella conforma- Hacker-ethic-based City; l’incontro tra le due progettazione urbana? Quali tipi di processi di zione del loro ambiente urbano (fondato sulla lo- concezioni, se adeguatamente gestito, potreb- hacking urbano dovrebbero essere incoraggia- ro esperienza della città, ma anche della sua be consentire di realizzare e promuovere nuo- ti e quali no? Chi controlla e decide quali infor- immagine e dei suoi spazi). Oggi le infrastruttu- ve forme interattive di progettazione urbana. mazioni dovrebbero o non dovrebbero essere re, le apparecchiature di rete, le comunicazioni, Una Big Data-based City è una città che vi- accessibili per le azioni di hacking? Le basi del- l’analisi dei dati, le apparecchiature elettroniche, ve di ecosistemi di servizi, assemblati per de- l’etica hacker (Levy, 1984; Himanen, 2001; Co- le applicazioni software, sono tutti strumenti ICT terminare modelli di funzionamento che sono leman 2015) sono positive e fruttuose: le loro prodotti da un piccolo numero di aziende glo- basati sull’informazione urbana; già oggi, attra- parole chiave sono condivisione, comunità, col- bali con un legittimo interesse alla diffusione dei verso la raccolta dei dati forniti dagli strumenti laborazione, accesso totale e aperto; tuttavia, loro prodotti in ambito urbano (Vermesan and ICT, è possibile controllare il modo in cui le parlare di una ‘città hackerata’ può suonare si- Friess, 2014). persone utilizzano le loro città in termini di mo- nistro, come se si intendessero facilitare eventi Tuttavia, i problemi delle città devono esse- bilità, di impatto ambientale, di consumo di ri- provocatori nello spazio urbano o anche per- re affrontati attraverso un approccio integrato sorse (acqua, energia). Ne consegue che la seguire la mancanza di sicurezza nella custo- in grado di combinare le conoscenze di molti progettazione delle infrastrutture urbane nelle dia dei dati dei cittadini. specialisti: tecnologi, esploratori della società Big Data-based Cities può essere strettamente Consideriamo inoltre che le tecnologie digi- urbana e persone con forti competenze nei cam- legata al modo in cui i dati raccolti vengono tali stanno mettendo a disposizione nuove op- pi del design, dei media e dell’arte (Manovich, gestiti e interpretati, ma l’applicazione degli stru- portunità per i cittadini che vogliono organiz- 2001; Mitchell, 2005). L’obiettivo da raggiun- menti ICT alla gestione urbana può anche es- zarsi in movimenti politici o comunità, al fine di gere è la ri-creazione di relazioni tra designer sere orientata a trasformare radicalmente il ruo- migliorare gli spazi delle loro città, ma la mag- professionisti, accademici, politici e cittadini, in lo del cittadino da passivo ad attivo. Una volta gior parte di queste tecnologie sono prodotte modo che il passaggio dall’idea di ‘city mana- forniti i giusti dispositivi, le giuste infrastrutture da poche aziende globali per il mercato, piut- ger’ all’idea di ‘city maker’ diventi possibile; per digitali e le opportune conoscenze, i cittadini tosto che per scopi sociali; quindi il rischio che raggiungere tale obiettivo è però necessario possono diventare molto più che dei semplici le tecnologie, nel loro intrinseco funzionamen- che sia le Istituzioni pubbliche, sia le aziende consumatori di dati: possono diventare veri at- to, possano essere tenute in una sfera estra- private, sia i cittadini diventino insieme non so- tori, che si muovono nell’ambiente urbano e lo nea ai cittadini stessi, in un processo di esclu- lo stakeholders ma co-creatori (‘makers’) delle trasformano l’ambiente urbano. In questo sen- sione invece che di inclusione, è reale. Allo stes- piattaforme digitali in cui possono interagire. so, paradigmi di interazione (riguardanti metodi so tempo, designer, specialisti ICT, antropologi A quel punto occorrerà concentrarsi sulla pre- di progettazione e gestione), raccolte di flussi urbani e filosofi, insieme a economisti, sociolo- figurazione, modellazione e verifica delle com- di dati semantici, pratiche innovative dell’IoT o gi e persino artisti, nonché esperti di interazio- plesse realtà che caratterizzeranno le nostre città di ‘games with a purpose’ (i cosiddetti GWAP, ne uomo-computer, si uniscono in team multi- 48
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 disciplinari che lavorano su tutti gli aspetti dei si riferiscono a dimensioni degli spazi e ad altri gettazione degli spazi urbani (permettendo ai de- big data e della smart city studiando ed esplo- dati misurabili, e quelli sociali, i ‘desideri’ e i com- cisori di lavorare insieme ai cittadini); l’input ve- rando gli usi sociali della tecnologia. Molti di que- portamenti dei cittadini, trattati in maniera ana- ro e proprio di questa macchina DIY-City po- sti gruppi di ricerca (Neirotti et alii, 2014; Kono- logica, utilizzando procedure del web semanti- trebbe essere rappresentato da cartografie ot- mi and Roussos, 2016; Del Signore and Riether, co). Entrambe le famiglie di parametri saranno tenute dai big data raccolti, mentre il suo out- 2018) nel mondo lavorano con l’obiettivo di fon- utilizzate come materiale innovativo per la pro- put potrebbe essere rappresentato da mappe do di rendere le esperienze urbane quotidiane dei cittadini più ricche, più profonde e più stret- tamente connesse con altre persone e altri og- getti del paesaggio urbano. In definitiva, l’obiettivo importante da coglie- re oggi è la possibile instaurazione di nuove for- me di relazione tra designer professionisti, ac- cademici, politici e cittadini, affinché diventi pos- sibile il passaggio dall’idea di ‘city manager’ all’idea di ‘city maker’. Per raggiungere tale obiet- tivo è necessario che istituzioni pubbliche, azien- de private e cittadini diventino insieme co-crea- tori (‘co-makers’) sulla base di piattaforme/reti digitali dove possano interagire, dismettendo il ruolo di semplici ‘stakeholders’. La proposta di una DIY-City come ‘macchina di Turing’ urbana | Occorre prefigurare uno stru- mento, una sorta di ‘macchina di Turing’, o di ‘scatola nera’ logica, che possa fungere da mo- tore delle visioni, alimentata da attività di raccol- ta e di trattamento dei dati. In questo momento si tratta di un semplice modello concettuale: que- ste pagine non possono descriverne il progetto ma provare a spiegarne la concezione. Sono cioè preliminari alla realizzazione di un prototi- po/congettura il cui funzionamento possa esse- re un domani verificato soprattutto attraverso pratiche di falsificazione. Pur rimanendo all’inter- no della logica della Big Data City, questa ‘mac- china urbana’ fornirà innanzitutto un profilo del quadro delle funzioni urbane esistenti, descri- vendo come funziona la città (per quanto riguar- da ad esempio la mobilità, l’energia, l’inquina- mento, la salute, la sicurezza, ecc.). A questo pun- to la ‘macchina urbana’ potrà chiarire la direzio- ne in cui lo stesso quadro delle funzioni è desti- nato a cambiare, una volta che risponderà a fat- tori esterni, positivi o negativi che siano, con- sentendo a progettisti e data scientists insieme di studiare i comportamenti dei cittadini e di de- sumerne i desideri. L’idea è che questo genere di macchina pos- sa assumere come input i dati raccolti dalla città reale e produrre, come output, proposte proget- tuali innovative per la città stessa. Il processo intermedio (throughput) sarà guidato dall’analisi dei dati raccolti e dal monitoraggio dei compor- tamenti dei cittadini coinvolti, ad esempio, in al- cuni processi di trasformazione. Tali comporta- menti dovrebbero essere presi in considerazio- ne dal momento dell’avvio di un dato processo di trasformazione (la proposta di nuovi spazi ur- bani in un quartiere periferico, ad esempio) fino alla produzione dei suoi output provvisori che saranno nuovamente testati dai comportamenti stessi dei cittadini, invertendo così la direzione del processo di throughput. I parametri che (organizzati su griglie com- plesse) verranno utilizzati nell’attività di throu- ghput saranno di due tipi diversi: quelli fisici, che Fig. 1 | A smart Block in Turin (credit: C. Dorman-Alon- so, 2020). 49
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 stemi di e-governance, ad esempio) fortemente supportata dai media digitali. Uno dei motivi di questo stato di cose è che le nuove generazioni di prodotti tecnologici hanno mirato ai bisogni dei cittadini come bisogni consumistici e non come ‘bisogni civici’. Poiché gli strumenti ICT vengono introdotti in ambito urbano da parte di imprese che sono orientate alla massimizzazione del profitto, il loro obiettivo è la creazione di una Smart City ‘merci- ficata’ che coinvolga i cittadini esclusivamente sotto forma di clienti. A questo punto la nozione che i cittadini possano utilizzare gli stessi stru- menti in modi nuovi e più consapevoli, o addirit- tura modificarli radicalmente (diventando così ‘co-makers’ delle loro città) è contrario agli obiet- tivi originari delle stesse aziende. I social network e i motori di ricerca più diffusi, ad esempio, sono ‘market-led’ e non ‘welfare-led’: si muovono co- me un’intelligenza collettiva, certo, e danno più informazioni in meno tempo, ma allo stesso tempo hanno ridotto di molto la ‘serendipity’ nel- la vita urbana. Da un punto di vista anche socio-antropolo- gico, il modello di ‘macchina urbana’ descritto mira a spezzare la catena del marketing della Smart City, al fine di generare collettivamente nuovi tipi di strumenti intelligenti (più mirati di quelli esistenti) e nuove forme di partecipazione dei cittadini, riscoprendo le competenze tradi- zionali e consapevoli degli specialisti coinvolti nelle trasformazioni urbane (a partire dai desi- gners). Ma questo processo è lungo e difficile da perseguire: l’idea che le città possano diventare sempre più intelligenti, rendendo la vita dei citta- dini più facile in una società tecnologicamente guidata e basata sull’open source, non è altro Fig. 2 | Plan of a self-sufficient Block in Turin (credit: C. Dorman-Alonso, 2020). che una semplificazione. È evidente che quello che è successo negli anni Novanta alla comunicazione, con la rivolu- virtuali (o aumentate) di nuove configurazioni spa- In ogni modo, i giocatori non sono semplici uten- zione rappresentata dalla diffusione del World ziali. Queste ultime mostrerebbero visioni di fu- ti finali ma partecipanti attivi. Inoltre, i giochi so- Wide Web, non può essere trasferito immediata- ture disposizioni degli spazi urbani, capaci di no ontologicamente paragonabili a ciò che gli mente alla città e al progetto dei suoi spazi. essere modificate dinamicamente e di essere architetti riconoscono nella sequenza program- D’altra parte, se consideriamo la dimensione fisi- usate come strumenti di progettazione. Mentre ma, design e utilizzo: regole da seguire, materiali ca delle città, le loro forme e i loro luoghi, le tale attività di previsione è normalmente riser- da utilizzare, obiettivi da raggiungere. competenze tradizionali coinvolte nella progetta- vata a manager, pianificatori e progettisti (in una In tal modo, i cittadini saranno invitati ad as- zione urbana sono così raffinate e così profonde, parola, ai decisori), la ‘macchina urbana’ ha co- sumere un ‘atteggiamento hacker’ nei confron- che non è possibile trasformare direttamente i me obiettivo quello di incentivare il ruolo attivo ti degli strumenti forniti: in sostanza, sarà loro cittadini in specialisti in grado di svolgere lo stes- dei cittadini nel processo decisionale, trasfor- chiesto non solo di testare la ‘macchina urba- so ruolo di esperti (progettisti e pianificatori). Si mandoli appunto in ‘city co-makers’; per fare na’, a partire da una valutazione dei suoi esiti, tratterebbe, evidentemente, di una ulteriore ciò, la macchina DIY-City dovrà integrare stru- ma anche di modificarla e implementarla come semplificazione. Ciò che tuttavia è realmente ac- menti ICT, pratiche di progettazione e anche si fa con un gioco condiviso, agendo quindi co- caduto e vale la pena elaborare concettualmente esperienze dei cittadini. me ‘giocatori intelligenti’ in grado di operare sul- è che le tecnologie digitali hanno potenziato la Riguardo a questo ultimo aspetto, anche al- le regole stesse. capacità di agire dei cittadini in diversi campi, cuni giochi possono essere utilizzati per coin- consentendo alle persone di ottimizzare alcuni volgere le persone nei processi di progettazio- Un approccio critico | Guardando alla storia processi, rendendoli più facili. ne attraverso la simulazione e il feedback, tra- dell’idea, e considerando lo sviluppo del concet- Nel modello della ‘macchina urbana’ DIY- sferendo i risultati nella progettazione vera e pro- to nell’ultimo decennio, la Smart City (intesa so- City c’è quindi l’idea che le nuove tecnologie pria; alcuni giochi consentono alle persone di prattutto come ‘città digitale’) è in fondo oggi possano migliorare la qualità urbana e che i cit- agire su una vasta gamma di problemi urbani una sorta di merce: IBM, Cisco Systems, Sie- tadini possano essere maggiormente coinvolti specifici, attraverso il gioco di ruolo, la creazio- mens AG, Huawei e poche altre grandi aziende nei processi di comprensione e guida delle tra- ne di fiducia, la creazione di collaborazioni e lo stanno via via promuovendo l’introduzione di sformazioni urbane. Si tratta insomma di una sfruttamento della creatività della folla; altri gio- tecnologie intelligenti sempre più sofisticate ne- congettura che, in quanto tale, deve essere sot- chi possono essere utilizzati per stimolare in- gli ambienti urbani di tutto il mondo, vendendo i toposta a un adeguato processo di falsificazio- contri ludici e interazioni tra persone e luoghi, loro prodotti tecnologici e gestendo l’innovazio- ne, che possa tenere conto anche delle più re- promuovendo serendipity e divertimento; altri ne in quel campo. Dal punto di vista dei social centi considerazioni che la comunità scientifica ancora ancora possono essere utilizzati per at- media, è interessante notare come l’idea di ha elaborato sul futuro delle città (Batty, 2018) e tivare il ‘senso del luogo’, un sentimento di ap- ‘città digitale’ (generata in modo top-down) cor- in termini di urban intelligence (Mattern, 2021). partenenza e di attenzione per la città attraver- risponda alla costruzione di una retorica cre- Nella primavera del 2020 le televisioni di tutto il so esperienze di gioco emotivamente salienti. scente (sul nuovo ruolo dei cittadini e i nuovi si- mondo hanno trasmesso nelle case di abitanti 50
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 del pianeta, improvvisamente reclusi nelle pro- prie abitazioni a fare i conti con le proprie dota- zioni tecnologiche, quel che restava delle città che si erano pretese smart fino a poche setti- mane prima. Davanti all’emergenza pandemica, i desolati e deserti paesaggi urbani delle capitali d’Europa e del mondo hanno mostrato di che cosa sono veramente fatte le città (di strade, di piazze e di edifici) e di che cosa difettassero in quelle anomale visioni (della presenza impre- scindibile dei loro abitanti). Forse proprio in que- sta necessaria riconnessione tra i vecchi con- cetti di urbs e civitas va ritrovato anche il senso della visione di quella ‘macchina urbana’ per la progettazione interattiva delle città che qui ab- biamo provato a proporre in termini concettuali. When Antoine Picon published SmartCities – A Spatialised Intelligence in 2015, it was clear that a new urban paradigm had been codified. Twenty years have now passed since Richard Rogers’ book/manifesto (1997) Cities for a Small Planet, and alongside the eco-sustainable and resilient city, a ‘new urban ideal’ is being proposed: that of the smart city, a place for flow management and event control, where the very concepts of urban and map, not to mention the idea of com- munity, are undergoing an obvious reconceptu- alisation. The spatialisation of intelligence of which Picon (2015) writes seems to be a promise: it is still to be verified, but it seems destined to in- crease, in perspective, the quality of life of citi- zens. It is precisely the issue of the interconnec- tion between the inhabitants of an urban settle- ment that seems to be able to determine new readings of the city’s spaces and perhaps new Fig. 3 | Plan of a senior co-farming Village in Nanjing (credit: C. Dorman-Alonso, 2020). ways of designing them. Five years later, the debate on smart cities has been confronted with two crucial and un- toine Picon’s book), it seemed possible to us to ceive urban space. It could be a paradigm shift in expected issues. In 2019, the so-called ‘digital glimpse a new season of digital participation and the history of perception, similar to the invention war’ over the 5G protocol race has seen the Unit- we had tried to prefigure a model of digital urban of perspective in the 15th century or the intro- ed States and China face off so fiercely that the design, supported by the use of so-called big da- duction of flow technologies (water, electricity, very confidence in the promises of welfare and ta and the increasingly broad development of In- transport) in the 19th century. In those cases, progress that the technology seemed to evoke ternet of Things technologies. That model had the introduction of a new technique has each has been shaken. In 2020, the fight against the been proposed in 2015 by an ERC challenge time changed citizens’ perception and represen- Covid-19 global pandemic was also fought team composed of me with young scholars Da- tation of urban space and, consequently, the through possible digital tracing of the virus’ vide Tommaso Ferrando and Yu Wenwei, to be ways in which urban space can be designed, propagation, but in some contexts – especially then presented in some public occasions be- planned and controlled (Kitchin and Dodge, 2011; in Europe, including Italy – the use of digital ap- tween Asia and Europe, starting from the Digital McCullough, 2013; de Waal, 2014). plications such as Immuni has met with social Cities 9 workshop entitled Hackable Cities – We now live in the era of so-called ‘datafica- and cultural resistance, on the one hand, and From Subversive City Making to Systemic Change tion’. Nowadays, a lot of information floats around with the scarce diffusion of digital skills or poor held, with leading scholars of the same topic, in us, as never before: that gigantic mass of data territorial infrastructure, on the other. June 2015 at the University of Limerick, Eire. that we conventionally call ‘big data’, consists of This factual reality (together with many other As part of a wide-ranging reflection on the sets of masses of information, including dynam- criticalities encountered by advanced intelligent theme of connections (physical, virtual, digital), it ic, variously detailed, interrelated and above all cultures in handling digital tools) shows a curi- was considered interesting here to take up that producible at low cost, which can be linked and ous detachment from the highly advanced way idea and describe it. In fact, to give an account of used in different ways (Batty, 2013; Kitchin, 2014). in which the disciplines of urban morphology, that research hypothesis (which remains so to Although the Web has reshaped the way hu- urban design and even planning reason in terms this day) serves above all to propose a reflection mans communicate, big data has marked a of mapping practices guided by remote-sensing on the interconnected city by those who deal pri- transformation in the way society processes in- activities, of possible outcomes of machine learn- marily with the new frontiers of urban morpholo- formation, characterised as it is by the ability to ing procedures in terms of the production of new gy, understood in its anthropological dimension, transform previously unquantified aspects of the urban codes, not to mention the brand new fron- and the role of human-city interaction processes world into data. The relationship between soft- tiers offered by the exploration of urban realities in determining urban form over time (Trisciuoglio ware, space and society has found a new and and their transformation offered by artificial intel- et alii, 2021). complex framework in this revolution: cities are ligence (through possible applications in the field The experience of our daily lives has now key places in the production of big data, which of neural networks and brain computing). been radically transformed (‘augmented’) by the can be used to re-imagine and regulate urban Precisely in the years of the great hopes placed use of personal and even wearable digital de- life. Citizens, governments and corporations are in the smart city idea (and the publication of An- vices. This change also affects the way we per- the three groups of stakeholders involved (in dif- 51
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 Fig. 4 | Axonometry of a self-sufficient Block in Turin (credit: C. Dorman-Alonso, 2020). ferent ways and with different attitudes) in the Internet of Things (IoT), Internet of People (IoP), tory of the very idea of participation as it has processing and use of big data: security and pri- Internet of Energy (IoE), Internet of Media (IoM) evolved over the last sixty years. vacy, urban governance and data generation, and Internet of Services (IoS), into a common Today, increasing amounts of information are risk assessment and management, technologi- global IT platform of seamless networks and being incorporated into the environment around cal development and the global market are the ‘smart objects’ travelling on those networks. us, transforming the urban landscape into a crucial factors that cities have to face today. repository of data, to be collected, processed Since 2015, the European Research Cluster Towards a new era of ‘bottom-up’ approach- and communicated. The world around us is often on the Internet of Things IERC1 has defined IoT es | The idea of adopting participatory systems described as a pervasive or ubiquitous comput- as «A dynamic global network infrastructure in urban design and planning stems from the ing environment: «[…] it is a world where we not with self-configuring capabilities based on stan- concepts of ‘non-pedigreed architecture’ (Rud- only think of cities but cities think of us, where the dard and interoperable communication proto- ofsky, 1964), of ‘non-plan’ as an ‘experiment in environment reflexively monitors our behaviour» cols where physical and virtual ‘things’ have freedom’ (Banham et alii, 1969) and of a certain (Crang and Graham, 2007, p. 789). The new ex- identities, physical attributes, and virtual per- ‘timeless way of building’ (Alexander, 1979), perience of cities is indeed new, as it is often the sonalities and use intelligent interfaces, and are which is also probably the first attempt to link the experience of living in a place «[…] that uses net- seamlessly integrated into the information net- idea of participation to information technology. worked digital technologies to remember, corre- work». The Internet of Things has been generat- During the 1960s and 1970s, a critical approach late, and anticipate» (Shepard, 2011, p. IV cover): ing a lot of expectations for a few years now, as it to the power of decision-makers, planners and these are actions that were already well known to is opening up new opportunities to meet busi- architects, who used to maintain a leading role in Benjamin and other scholars at the dawn of mod- ness requirements, create new services based the setting up of top-down processes, led to the ern city consciousness, but which are nowadays on real-time data from the physical world, gain idea that participation could transform these linked to the use of digital devices, sensors and insight into complex processes and relation- processes through bottom-up practices. Twen- networks. ships, manage the randomness of incidents, deal ty years later, considering the actual ways in In a future smart society, new types of user- with environmental degradation (pollution, dis- which communities have been involved in par- driven services could be offered to citizens in- asters, tsunamis, global warming), monitor hu- ticipatory actions with respect to design and stead of technology- or marketing-driven prod- man activities (health, movements, etc.), improve planning, the existence of a so-called ‘pseudo- ucts; ‘smart communities’ could be created, per- the inefficiency of infrastructures (energy, trans- participation’ has come to light (Sanoff, 2000). haps able to co-design their own environment, port, etc.) and address energy efficiency prob- Participation, in fact, was also used as a rhetori- with direct involvement in shaping urban space. lems (through smart metering of energy in build- cal device, a practice useful only to show the at- Leaving aside criticism and the existence of ‘pseu- ings, for example, or efficient consumption of tention of decision-makers towards end-users, do-participation’ practices, participation based on vehicles). In short, the world as a whole is mov- inviting them to interact in decision-making pro- digital technologies can still be a way to strength- ing towards an innovative and perfect network cesses whose results were in any case the result en democracy and refine processes of democrati- platform: for a decade now, the vision of Future of strongly top-down models. To speak of a sation. The participatory framework today is Internet based on new standard communication ‘nightmare of participation’ (Miessen, 2010) is rather complex as one can speak of: a) public protocols (such as the famous 5G) has been perhaps a provocative step, but one that cer- participation (participation of civil society or indi- considering the fusion of computer networks, tainly represents to date the last phase in the his- viduals as an approach to legitimise political and 52
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 Fig. 5 | Axonometry of a senior co-farming Village in Nanjing (credit: C. Dorman-Alonso, 2020). planning decisions); b) community participation the idea of ‘city manager’ to the idea of ‘city mak- of citizens (now 50%) own smartphones. This (as an approach that mainly favours information er’ becomes possible. To achieve this, however, powerful communication tool allows them not gathering and joint decision-making); c) stake- it is necessary for both public institutions, private only to share content online (thus providing, vol- holder participation (as an approach to integrate companies and citizens to become not only stake- untarily or involuntarily, public feedback on their the political, private and civil society sectors into holders but also co-creators (‘makers’) of the urban experiences), but also to interact with smart the decision-making process, also with the idea digital platforms where they can interact. services available where they live. In the frame- of establishing unconventional connections). At that point it will be necessary to focus on work of future developments, such a complex Moreover, the complexity of the challenges the prefiguration, modelling and verification of system will be defined by a simultaneous top- faced in today’s urban settlements requires not the complex realities that will characterise our down/bottom-up process of negotiation be- only the current multi-level governance approach cities as the following dimensions intertwine: 1) tween two antithetical interpretations of what a (which distributes competences and decision- the physical form of human settlements – taking Smart City can be: a Big Data-based City versus making powers among different levels, integrat- into account both urban spaces and architec- a Hacker-ethic-based City. The encounter be- ing all stakeholders as partners) but also the cre- tures (in a single concept, urban morphologies); tween the two conceptions, if properly managed, ation of new complex systems, capable of pro- 2) the development of technologies – not only could allow the realisation and promotion of new cessing large amounts of data. It is also impor- those provided by large global companies but interactive forms of urban design. tant to give citizens the opportunity to acquire a also those subjected to bottom-up hacking/tun- A Big Data-based City is a city that thrives on new kind of role in shaping their urban environ- ing/retooling processes; 3) the behaviour of citi- ecosystems of services, assembled to determine ment (based on their experience of the city, but zens, in an environment where citizens are seen operating models that are based on urban infor- also of the image of its spaces). not only as users but as partners in new forums mation. Already today, through the collection of Today, in fact, infrastructures, network equip- accessible from their personal self-updating data provided by ICT tools, it is possible to con- ment, communications, data analysis, electron- devices. trol the way people use their cities in terms of ic equipment, and software applications are all mobility, environmental impact, resource con- ICT tools produced by a small number of global Citizens, Hackers or Makers? | Smart Cities are sumption (water, energy). It follows that the de- companies with a legitimate interest in the diffu- cities that refer to digital technologies not only to sign of urban infrastructures in Big Data-based sion of their products in the urban environment manage their resources more efficiently but also Cities can be closely linked to the way in which (Vermesan and Friess, 2014). However, the prob- to become aware, in a precise and neutral way the data collected is managed and interpreted. lems of cities must be addressed through an in- of the needs, views, degrees and engagement But the application of ICT tools to urban man- tegrated approach that combines the knowl- patterns of their citizens also as an additional re- agement can also be oriented towards radically edge of many specialists: technologists, explor- source for planning every aspect of that city transforming the role of the citizen from passive ers of urban society and people with strong skills (Townsend, 2013; Lim and Liu, 2019). This is to active. Once provided with the right devices, in the fields of design, media and art (Manovich, possible through the implementation, within the the right digital infrastructures and the appro- 2001; Mitchell, 2005). The important goal to be urban fabric, of sensor networks that allow for priate knowledge, citizens can become much achieved today is the re-creation of relationships the monitoring of key services such as public more than mere consumers of data: they can between professional designers, academics, transport, waste management, air pollution and become real actors that move into and trans- politicians and citizens, so that the transition from so on. At the same time, an increasing number form the urban environment. In this sense, inter- 53
Trisciuoglio M. | AGATHÓN | n. 10 | 2021 | pp. 46-55 action paradigms (concerning design and man- ploring the social uses of technology. Many of resented by virtual (or augmented) maps of new agement methods), semantic data flow collec- these research groups (Neirotti et alii, 2014; Kono- spatial configurations. The latter would show vi- tions, innovative IoT practices or ‘games with a mi and Roussos, 2016; Del Signore and Riether, sions of future urban space arrangements, ca- purpose’ (so-called GWAP, digital role-playing 2018) around the world now work with the un- pable of being dynamically modified and used as games that allow for data collection) are just derlying goal of making citizens’ everyday urban design tools. While such foresight activity is nor- some of the tools to be used in the definition of experiences richer, deeper and more closely mally reserved for managers, planners and de- new participatory urban design protocols. connected with other people and other objects in signers (in a word, decision-makers), the ‘urban But how can citizens go from being mere the urban landscape. machine’ aims to foster the active role of citizens consumers of data to being integrated and au- Ultimately, the important objective to be grasp- in the decision-making process, turning them in- tonomous contributors to urban participatory ed today is the possible establishment of new to ‘city co-makers’. To do this, the DIY-City ma- processes, and especially to urban space de- forms of relationships between professional de- chine will have to integrate ICT tools, design prac- sign activities? Nowadays, the answer to this signers, academics, policymakers and citizens, tices and also citizens’ experiences. question may lie in the ability of citizens to spon- so that the transition from the idea of ‘city man- Regarding the latter, also some games can taneously redesign (reorganise) the digital tech- ager’ to the idea of ‘city maker’ becomes possi- be used to engage people in design processes nologies with which they are equipped. With the ble. In order to achieve this goal, public institu- through simulation and feedback, transferring massive introduction of ICT into what is called tions, private companies and citizens must be- the results into actual design. Some games al- the ‘urban domain’, the idea of a city based on come co-creators (‘co-makers’) on the basis of low people to act on a wide range of specific ur- the ethos of hackers has become a reality (Gar- digital platforms/networks where they can inter- ban problems through role-playing, trust-build- rett, 2013). This phenomenon opens up a possi- act, abandoning the role of mere ‘stakeholders’. ing, collaboration and harnessing the creativity ble third way to the traditional conflict between of the crowd. Other games can be used to stim- the modernist ideal of centralised and pervasive The proposal for a DIY-City as an urban ‘Tur- ulate playful encounters and interactions be- political control and the postmodern ideal of de- ing machine’ | It is necessary to prefigure a tool, tween people and places, enhancing instances centralised organisation of society. There is now a sort of ‘Turing machine’ or logical ‘black box’, of serendipity and fun. Still other games can be the possibility for ‘smart’ citizens to become civic which could act as an engine of visions, fed by used to promote a ‘sense of place’, a feeling of hackers, taking on the role of data receivers and data collection and processing activities. At this belonging and caring for the city through emo- data regenerators, even working with data sci- stage, it is only a conceptual model: these pages tionally salient game experiences. In any case, entists to modify the digital tools provided by cannot describe the project, but try to explain its players are not simply end-users, but active par- companies and institutions, thus gaining greater conception. In other words, they are preliminary ticipants. Moreover, the games are ontologically authorship in ‘city-building’ processes. to the creation of a prototype/congestion whose comparable to what architects recognise in the Hacking-based actions offer an interesting functioning can be verified tomorrow, above all sequence of programme, design and use: rules participatory alternative to the dynamics of im- by means of falsification practices. While re- to be followed, materials to be used, goals to be plementing the Smart City according to top- maining within the logic of the Big Data City, this achieved. down processes. There is, in short, a possible ‘urban machine’ will, first of all, provide an out- In this way, citizens will be invited to assume new logic for the organisation of urban society line of the framework of existing urban functions, a ‘hacker attitude’ towards the tools provided: in through networks, platforms and digital applica- describing how the city functions (in terms of, for essence, they will be asked not only to test the tions, which could shift urban planning from a example, mobility, energy, pollution, health, safe- ‘urban machine’, starting from an evaluation of centralised model towards more inclusive pro- ty, etc.). The ‘urban machine’ will then be able to its outcomes but also to modify and implement it cesses of ‘city-making’ – and which could also clarify the direction in which the function frame- as one does a shared game, thus acting as ‘in- lead to the formation of new types of public work itself is likely to change, once it responds to telligent players’ able to operate on the rules space. This opportunity raises a number of ques- external factors, whether positive or negative. themselves. tions. What does ‘hacking’ really mean in terms This will allow planners and data scientists to- of urban design? Which types of urban hacking gether to study the behaviour of citizens and in- A critical approach | Considering the history of processes should be encouraged and which fer their desires. the idea, and the development of the concept not? Who controls and decides what informa- The idea is that this kind of machine can take over the last decade the Smart City (especially tion should or should not be accessible for hack- data collected from the real city as input and as a ‘digital city’) is basically a kind commodity ing actions? The foundations of the hacker ethic produce innovative design proposals for the city today. IBM, Cisco Systems, Siemens AG, Huawei (Levy, 1984; Himanen, 2001; Coleman 2015) are itself as output. The intermediate process (through- and a few other big companies are gradually positive and fruitful: their keywords are sharing, put) will be guided by the analysis of the data promoting the introduction of increasingly so- community, collaboration, total and open ac- collected and the monitoring of the behaviour phisticated smart technologies in urban environ- cess. However, talking about a ‘hacked city’ may of citizens involved in, for example, certain trans- ments all over the world, selling their technologi- sound sinister, as if they intend to facilitate formation processes. These behaviours should cal products and managing innovation in that provocative events in urban space, or even be taken into account from the moment a giv- field. From a social media perspective, it is inter- pursue the lack of security in the custody of en transformation process is initiated (the pro- esting to note how the idea of the ‘digital city’ citizens’ data. posal of new urban spaces in a peripheral neigh- (generated in a top-down way) corresponds to However, we also consider that digital tech- bourhood, for example) until the production of the construction of a growing rhetoric (about the nologies are providing new opportunities for citi- its provisional outputs, which will be tested new role of citizens and new systems of e-gov- zens who want to organise themselves into polit- again by the citizens’ own behaviours, thus re- ernance, for example) strongly supported by ical movements or communities in order to im- versing the direction of the throughput process. digital media. One of the reasons for this state of prove the spaces of their cities, but most of these The parameters (organised on complex grids) affairs is that new generations of technological technologies are produced by a few global com- that will be used in the throughput activity will be products have targeted citizens’ needs as con- panies for the market, rather than for social pur- of two different types: the physical ones, refer- sumer needs and not as ‘civic needs’. poses. So the risk that technologies, in their in- ring to space dimensions and other measurable As ICT tools are introduced into the urban trinsic functioning, may be kept in a sphere alien data, and the social ones, the citizens’ ‘wishes’ environment by profit-maximising companies, to the citizens themselves, in a process of exclu- and behaviours, treated analogically, using se- their goal is the creation of a ‘commodified’ Smart sion instead of inclusion, is real. At the same time, mantic web procedures). Both families of pa- City that involves citizens solely in the form of designers, ICT specialists, urban anthropologists rameters will be used as innovative material for customers. At this point, the notion that citizens and philosophers, along with economists, soci- the design of urban spaces (allowing decision- can use the same tools in new and more con- ologists and even artists, as well as experts in hu- makers to work together with citizens). The ac- scious ways, or even radically change them (thus man-computer interaction, are coming together tual input of this DIY-City machine could be rep- becoming ‘co-makers’ of their cities) is contrary in multidisciplinary teams working on all aspects resented by cartographies obtained from the to the original goals of the companies them- of big data and the smart city, studying and ex- collected big data, while its output could be rep- selves. The most popular social networks and 54
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