COMUNITÀ LA VOCE DELLA - Parrocchia Cristo Re

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COMUNITÀ LA VOCE DELLA - Parrocchia Cristo Re
LA VOCE DELLA
COMUNITÀ
PARROCCHIA
DI CRISTO RE
ALBA
COMUNITÀ LA VOCE DELLA - Parrocchia Cristo Re
Calendario delle Celebrazioni per la
    Settimana Santa e la Santa Pasqua
    Domenica delle Palme e della Passione          Venerdì Santo:
    del Signore (14 Aprile)                        ore 8.00: Celebrazione delle Lodi
                                                   (ore 10.00-12.00 e 15.00-17.00: possibilità
    ore 10.30: Commemorazione dell’ingresso        di celebrare il Sacramento della Riconci-
    di Gesù in Gerusalemme - Benedizione           liazione)
    dei rami d’ulivo (sulla Piazza della chiesa)   ore 17.00: Preghiera per i ragazzi
    e S. Messa                                     ore 21.00: Azione Liturgica della Passione
    (Le altre Ss. Messe festive avranno il con-    del Signore
    sueto orario: Sabato, ore 18.00; Domeni-       Sabato Santo:
    ca, ore 8.30 e 18.00)                          ore 8.00: Celebrazione delle Lodi
                                                   (ore 10.00-12.00 e 15.00-17.00: possibilità
    Triduo Pasquale (18-20 Aprile)                 di celebrare il Sacramento della Riconci-
    Giovedì Santo:                                 liazione)
    ore 10.00: S. Messa Crismale con la par-       ore 21.30: Veglia Pasquale nella Notte
    tecipazione dei Cresimandi (in Cattedrale)     Santa.
    (ore 15.00-17.00: possibilità di celebrare     È la celebrazione più importante dell’anno.
    il Sacramento della Riconciliazione)           Nessuno dovrebbe mancare!
    ore 17.00: S. Messa nella Cena del Signore     Domenica di Pasqua (21 Aprile)
    (per i ragazzi)                                ore 8.30 - 10.30 - 18.00: S. Messa
    ore 21.00: S. Messa nella Cena del Signore
    e Adorazione Eucaristica prolungata per        Lunedì “dell’Angelo” (22 Aprile)
    tutta la notte                                 ore 10.00: S. Messa

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La ragione
           della nostra gioia

C        arissimi amici,

          «Cristo nostra Pasqua, è stato
          immolato!», esclama con voce
commossa san Paolo nella sua Prima Let-
tera ai Corinti (5,7).
«Cristo nostra Pasqua». L’espressione è
                                               ogni epoca cercano, con vario metodo e
                                               diverso successo, di rinchiuderla nello spa-
                                               zio irrespirabile di una tomba.

                                               Una sollecitudine
                                               che sfiora la comicità
significante: san Paolo pensa alla Pasqua
come una persona; noi pensiamo alla            Le autorità di Gerusalemme si preoccupa-
Pasqua come una festa. Ed è giusto: la         rono di estromettere definitivamente Gesù
Pasqua è una festa, anzi è la madre di tutte   dal loro orizzonte esistenziale con una
le feste cristiane; e la sua gioia vibra in    cura maniacale. Non contenti di averlo
ogni altra autentica gioia, la sua luce        condotto ad una morte atroce, «andarono –
risplende in ogni speranza che non delude.     dice il Vangelo di Matteo – e assicurarono
Ma prima ancora di essere una festa, la        il sepolcro, sigillando la pietra e mettendo-
Pasqua è un avvenimento, che si è
compiuto e non finisce più.
Addirittura è una persona: la per-
sona del Figlio di Dio crocifisso e
ritornato alla vita, che di sé colma
interamente la storia ed è ormai,
nell’avventura umana, una pre-
senza intramontabile, che pervade
tutto e chiede di farsi in tutti prin-
cipio di una mentalità nuova e di
un’esistenza trasfigurata. «Cele-
briamo dunque la festa non con il
lievito vecchio, né con lievito di
malizia e di perversità, ma con
azzimi di sincerità e di verità» (1
Cor 5,8) perché il destino del
Signore risorto è anche il nostro
(cfr Giacomo Biffi).
Sì, anche la comunità ecclesiale è
chiamata a risorgere e a vincere le
potenze del mondo, le quali ad

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vi la guardia» (27,66). Per una sepoltura         vogliono o non sanno fare. Tutto, a condi-
    dignitosa non hanno lesinato i permessi:          zione che il suo insegnamento non susciti
    hanno consentito che fosse un sepolcro            contrasti e la sua azione non incida più sulla
    nuovo, di lusso, circondato da un giardino        coscienza individuale e collettiva.
    (cfr Gv 19,41). Tutti gli onori funebri furo-     Ci sono epoche e luoghi in cui alla Chiesa
    no concessi; purché quel defunto restasse         è fatto persino divieto di esistere; o, tolle-
    defunto e non tornasse ad inquietare con le       randone l’esistenza, la si opprime con per-
    sue parole di fuoco: «Assicurarono il sepol-      secuzioni aperte che arrivano anche ad
    cro», con una sollecitudine che sfiora la         imprigionare e a uccidere.
    comicità.                                         E ci sono epoche e luoghi dove, senza
    Ma, a ben guardare, così avviene anche alla       leggi esplicitamente persecutorie, si arriva
    Chiesa, che è il Corpo mistico di Cristo che      a soffocarla con la riduzione progressiva
    abita la storia e in essa cammina. Molti          della sua voce nella società e nei mezzi di
    ossequi, purché non disturbi e non interferi-     comunicazione quasi interamente appaltati
    sca con la sua pretesa di dire ciò che è giu-     agli imbonitori di frivolezze e ai maestri
    sto e ciò che è sbagliato; molta attenzione e     del niente. Il sinedrio e gli scribi di turno
    molta stima, se si limita a custodire il patri-   sono sempre irritati verso il Signore Gesù
    monio artistico dei suoi templi e si accon-       che non si rassegna a restare quieto e iner-
    tenta di organizzare dei bei concerti di          te nel silenzio freddo e opaco del suo bel
    musica sacra. Riconoscenza e riverenza se         sepolcro.
    si occupa dei poveri e dei diseredati coi
    gesti di solidarietà e di carità che altri non    Ma la pietra è ribaltata
                                                      Il Crocifisso, che nessuna tomba riesce più
                                                      a rinserrare, non è fatto per lasciare tran-
                                                      quilli coloro che pensano di aver risolto
                                                      col suo seppellimento i problemi della loro
                                                      licenza di sragionare.
                                                      Ecco che all’alba del giorno di Pasqua,
                                                      Maria di Magdala «si recò al sepolcro». È
                                                      buio non solo intorno a lei ma anche nel suo
                                                      cuore, velato dalla tristezza e dalla non-fede
                                                      nell’inaudito, nell’evento della risurrezione.
                                                      Ed ecco la novità sconcertante: «Vide che la
                                                      pietra era stata ribaltata dal sepolcro» (Gv
                                                      20,1). La pietra opprimente che pareva aver
                                                      racchiuso e sepolto e dichiarato illusorie
                                                      tutte le speranze umane, adesso è ribaltata
                                                      perché la morte è vinta e l’uomo può rico-
                                                      minciare a respirare nell’attesa fiduciosa di
                                                      un destino sicuro di vita.
                                                      Questa scena del Vangelo è emblematica, e
                                                      a ogni epoca si ripresenta nella realtà della
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Tutte le potenze sociali e politiche, tutte le dabile, in virtù della quale noi possiamo
ideologie, tutte le arroganze culturali che affrontare il nostro presente: il presente,
periodicamente tentano di seppellire Cristo anche un presente faticoso, può essere vis-
e il suo Vangelo nell’ombra delle cose suto ed accettato se conduce verso una
morte e dimenticate, e                                                meta e se di questa meta
di soffocare o strumen-                                               noi possiamo essere
                                 «Occorre tornare ad annunciare
talizzare la sua Chiesa,                                              sicuri, se questa meta è
finiscono rovesciate e a     con vigore e gioia l’evento della morte  così grande da giustifi-
far da supporto all’an-              e risurrezione di Cristo,        care la fatica del cammi-
gelo della verità. Solo                                               no» (Benedetto XVI,
che il mondo non impa-      cuore del Cristianesimo, fulcro portante Spe Salvi, 1).
ra mai e ci riprova sem-         della nostra fede, leva potente      «Cristo risorto dai morti
pre: ogni età conosce                                                 non muore più; la morte
gli attacchi alla libertà    delle nostre certezze, vento  impetuoso  non ha più potere su di
del popolo di Dio, le         che spazza ogni paura e indecisione,    lui» (Rm 6,9). Questo è
irrisioni alla fede, le                                               il fondamento di ogni
                                  ogni dubbio e calcolo umano»
sfide sciagurate alla                                                 nostra fiducia, la vera
regalità del Risorto.                     (Benedetto XVI)             ragione della nostra
Ma in ogni epoca e in                                                 esultanza e della gioia
ogni luogo Gesù prosegue, nonostante incontenibile della festa di Pasqua.
tutto, la sua missione di unico e necessario A tutti e a ciascuno, vivissimi auguri!
Salvatore degli uomini.
                                                                     Don Claudio e don Bruno
Lo specifico del cristianesimo
La grazia specifica da chiedere in questa
festa è quella di capire, con persuasione
più limpida e cuore ringiovanito, che la
fede è la scoperta e la lieta sorpresa che
Gesù Cristo è vivo: la scoperta e la lieta
sorpresa del mattino di Pasqua, che si rin-
nova ogni giorno sino alla fine del mondo.
È sulla fede nella vittoria di Gesù Cristo
sulla morte che si gioca lo specifico del
cristianesimo. Ha scritto l’apostolo Paolo:
«Se Gesù Cristo non è risorto, è vana la
nostra fede», e i cristiani sono «da com-
piangere più di tutti gli uomini» (1 Cor 15,
17.19).
Sì, questo è il senso della grande festa di
Pasqua e, insieme, il debito che i cristiani
hanno verso gli altri uomini, la speranza
che possono offrire: ormai la morte non è
più la parola definitiva. «Una speranza affi-

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Maria mi disse
       Liberamente tratto dall’omonimo libro del Cardinale Angelo Comastri

    … A un certo punto avvertii il pericolo,       insulti, di calunnie, di accuse ingiuste e
    capii che dovevo andare da lui: dovevo star-   infamanti. Si era veramente scatenato l’im-
    gli vicino…, a qualunque costo. Lo trovai a    pero delle tenebre (cfr Lc 22,53).
    Gerusalemme: l’avevano arrestato!              Quella notte restai nella casa di Marco,
    Mi dissero che le guardie l’avevano preso      dove Gesù poche ore prima aveva mangiato
    nell’orto degli ulivi, dove stava pregando.    la cena pasquale insieme agli apostoli. Lì si
    Erano arrivate di notte… con le torce…         sentiva ancora il profumo del pane azzimo,
    Giuda le aveva guidate in quel luogo e         che Gesù aveva preso in mano dicendo:
    aveva indicato Gesù… con un bacio. Che         «Questo è il mio corpo…, dato per voi!»
    cosa terribile! Con un gesto d’amore…          (Lc 22,19). E poi, stringendo una coppa di
    aveva tradito l’amore! Giuda… era…, è un       vino, aveva aggiunto: «Questo calice è la
    mistero! Quando mi raccontarono il tradi-      nuova alleanza nel mio sangue, che viene
    mento… con un bacio, sentii il bisogno di      versato per voi» (Lc 22,20). Lì Gesù aveva
    lavarmi le labbra… perché il bacio aveva       lavato i piedi polverosi degli apostoli, lì
    perso ormai ogni significato: mi sembrava      aveva aperto il suo cuore consegnando un
    profanato per sempre.                          comandamento meraviglioso: «Amatevi gli
    Dopo l’arresto Gesù passò la notte nella       uni gli altri, come io ho amato voi. Da que-
    casa di Anna, suocero di Caifa. E poi nel      sto tutti sapranno che siete miei discepoli,
    palazzo di Caifa: notte di interrogatori, di   se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv
                                                   13,34-35).

                                                   Cosa hanno fatto a Gesù?
                                                   Mentre meditavo ciò che era accaduto in
                                                   quella stanza, sentii che qualcuno bussava
                                                   alla porta affannosamente. Corsero ad
                                                   aprire: era Simone, al quale Gesù aveva
                                                   dato il nome di «pietra»! Sembrava scon-
                                                   volto. Ci stringemmo attorno a lui e gli
                                                   chiedemmo con ansia: «Quali notizie ci
                                                   porti? Che cosa hanno fatto… a Gesù?».
                                                   Simone aveva gli occhi rossi e pieni di
                                                   lacrime. Disse: «Che cosa gli hanno
                                                   fatto?». Poi si fermò. «Che cosa gli ho
                                                   fatto! L’ho tradito! Mi sono vergognato di
                                                   lui, ho detto che non lo conoscevo, che
                                                   non l’avevo mai visto. E lui… mi ha chia-
                                                   mato “pietra”! Io sono come… Giuda!». E
                                                   cominciò a singhiozzare, mentre guardava
                                                   e aspettava da me un gesto, un segno…

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che gli desse speranza. Gli asciugai le        gente stanca dopo un lungo viaggio… Ha
lacrime (era… ed è… la mia missione!) e        fatto camminare i paralitici… Ha guarito i
gli chiesi: «E Gesù? Ti ha visto? Ti ha        sordi… Ha dato la vista ai ciechi… Un
sentito? Ti ha detto qualcosa?». Simone,       malfattore! Ha perdonato a piene mani…
prendendo fiato nel fiume travolgente dei      Ha seminato speranza… Ha ridato la vita
singhiozzi, mi disse: «Mi ha guardato…         al figlio di una povera vedova… Ha acca-
Mi ha guardato con amore… e nei suoi           rezzato i bambini… un malfattore! È que-
occhi ho visto l’amore di sempre…, la          sta la sorte della bontà… quando cammi-
bontà che mi aveva affascinato…, la            na in mezzo alla cattiveria: un malfatto-
misericordia che a me sembrava eccessi-        re…, Gesù mio figlio!
va. E ora… io ne ho bisogno! Ho bisogno
di misericordia!». Gli dissi: «Simone,         Vince l’amore!
Gesù ti ha già perdonato: Gesù è venuto
per questo!».                                  Pilato rientrò nel palazzo. Era turbato, per-
                                               ché capiva che Gesù non era un malfatto-
Perché?                                        re…, però non aveva la forza di opporsi
                                               alla folla.
Ma non c’era tempo da perdere. Venne           Fece un tentativo estremo. Ogni anno, per
Giovanni… e anche Tommaso… e anche             la Pasqua, c’era la consuetudine di liberare
Andrea… e ci dissero: «Hanno portato           un prigioniero: forse una geniale via di
Gesù da Pilato: ora deciderà il governato-     uscita. Fece portare un noto delinquente, di
re! Non è ancora detta l’ultima parola».       nome Barabba, e lo presentò alla folla
Corremmo nel pretorio, che era la sede         insieme a Gesù. Vidi la scena: era l’umilia-
del tribunale del governatore romano, e…       zione totale della bontà! Pilato, indicando
trovammo una grande folla. Vedemmo i           Gesù, disse: «Io non trovo in lui nessuna
sommi sacerdoti, i capi del popolo, i fari-    colpa. Vi è tra voi l’usanza che io liberi uno
sei, gli scribi… schierati come un plotone     per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi
di esecuzione. «Perché? – mi chiedevo –        il re dei giudei?» (Gv 18, 38-39).
Perché tanto odio? Perché tanta cattive-       Pensai: «Come possono mettere a confronto
ria?». Cominciavo a capire che in quella       Gesù… e un criminale?». Non feci in
piazza si era condensato l’odio di tutta la    tempo a formulare un pensiero, che un urlo
storia umana, il peccato di tutti i secoli…    mi travolse e mi sommerse come un’onda
e pesava sopra il mio figlio. Di lui l’ange-   che rischia di farti affogare. Gridavano tutti:
lo aveva detto: «Egli salverà il suo popolo    «Non costui, ma Barabba!» (Gv 18,40).
dai suoi peccati» (Mt 1,21). Era giunto il     Non era possibile…! Con Gesù mi sentii
momento.                                       condannata anch’io».
Pilato improvvisamente uscì dal palazzo, si    Pilato insisteva e diceva: «Che farò dunque
affacciò da una piccola loggia che guarda-     di Gesù?». Come…, che farai? Tu lo sai che
va verso la piazza e domandò: «Che accusa      è innocente, tu lo sai che nessuno ha mai
portate contro quest’uomo?» (Gv 18,29).        potuto accusarlo di un peccato. Che farai…
Tutti gridarono: «Se non fosse un malfatto-    di lui? Un urlo riempì la piazza: «Crocifig-
re, non te l’avremmo consegnato» (Gv           gilo!». «Crocifiggilo!», fece eco un’altra
18,30). Un malfattore! Non potevo credere,     parte della piazza. Era mio figlio!
non potevo accettare questa menzogna: un       Aveva fermato il vento violento del mare di
malfattore… Gesù! Dentro di me dicevo:         Galilea, aveva comandato al mare in burra-
ha fatto del bene a tutti… Ha sfamato la       sca e si era placato; aveva dato ordine a

                                                                                                 7
COMUNITÀ LA VOCE DELLA - Parrocchia Cristo Re
innocente di Gesù: sentii anch’io le ferite!
                                                      Voi non potete immaginare lo strazio di un
                                                      crocifisso: io l’ho visto con i miei occhi e
                                                      avrei voluto morire con lui, sulla croce. In
                                                      mezzo ai dolori lancinanti che gli attraversa-
                                                      vano tutto il corpo, Gesù gridò: «Dio mio,
                                                      Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt
                                                      27,46). Non poteva essere un grido di dispe-
                                                      razione: la Speranza… può disperarsi? E
                                                      allora? Era un grido di misericordia, era un
                                                      invito a credere! Ricordai, infatti, che quelle
                                                      parole erano l’inizio del Salmo 22: il Salmo
                                                      che si stava compiendo davanti ai nostri
                                                      occhi. Lentamente lo ripetei, guardando
    Lazzaro, già morto da tre giorni, di uscire
                                                      Gesù… Ripetevo il Salmo e lo vedevo avve-
    dalla tomba… e Lazzaro era uscito. Perché
                                                      rarsi lì, davanti a me: in Gesù, nella sua
    non fulminava quelle canaglie con un solo
                                                      carne crocifissa!
    sguardo?
                                                      Gesù, improvvisamente, mi guardò con i
    Il mio sguardo si incontrò con lo sguardo di
                                                      suoi occhi che lasciavano trasparire una
    Gesù: vidi che era pieno di dolore e di
                                                      presenza divina e mi disse: «Donna, ecco
    amore. Capii che la forza di Dio è l’amore.
                                                      tuo figlio!» (Gv 19,26).
    E con l’amore Dio affronta tutta la cattiveria
                                                      Capii bene il senso delle parole: la croce
    della storia umana… e la vince.
                                                      non è la vittoria dell’odio umano, ma è la
    Ricordai le parole di Isaia e le vidi prendere
                                                      vittoria dell’amore divino! E io ero chiama-
    corpo davanti ai miei occhi: «Disprezzato e
                                                      ta a credere nella vittoria dell’amore e a
    reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben
                                                      lasciarla passare nella mia anima di
    conosce il patire, come uno davanti al quale
                                                      madre… per raccontarla a ogni figlio…, a
    ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne
                                                      tutta l’umanità. «Donna, ecco tuo figlio!»
    avevamo alcuna stima. Eppure egli si è cari-
                                                      (Gv 19,26). «Figlio, ecco tua madre!» (Gv
    cato delle nostre sofferenze, si è addossato i
                                                      19,27). Figli, figli miei…, l’avete capito?
    nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato,
    percosso da Dio e umiliato.
    Egli è stato trafitto per i nostri
    delitti, schiacciato per le nostre
    iniquità. Il castigo che ci dà sal-    Via Crucis
    vezza si è abbattuto su di lui;
    per le sue piaghe noi siamo            cittadina
    stati guariti» (Is 53,3-5).
                                           Presieduta dal Vescovo
    L’avete capito?                        mons. Marco Brunetti
                                           Venerdì 5 aprile,
    Giunsi al Calvario! Arrivai alla       ore 21.00
    croce seguendo mio figlio e            Dal Divin Maestro
    portando il patibolo nella mia         a Cristo Re
    anima lacerata dal dolore. Vidi
    i chiodi conficcarsi nella carne

8
COMUNITÀ LA VOCE DELLA - Parrocchia Cristo Re
Quand’è Pasqua? Lo decide la Luna!
V
        ediamo chi sa rispondere a questa domanda: chi è il
        misterioso personaggio che ogni anno decide se la
        Pasqua debba essere «alta» (all’inizio della primavera)
o «bassa» (a primavera avanzata)? Risposta: il misterioso
personaggio non esiste. La data della Pasqua è, più
semplicemente, legata a una questione di calen-
dario. O meglio, di lune. Infatti, mentre il Natale
è una festa fissata al 25 dicembre e può cadere
in qualsiasi giorno della settimana, la Pasqua è
legata sempre alla domenica dopo la prima
luna piena di primavera. La questione è com-
plicata, perché ha un significato storico e sim-
bolico. Per i cristiani il giorno di Pasqua ricor-
da il giorno della Risurrezione di Cristo che, ci
assicurano i Vangeli, avvenne «il primo giorno
dopo il sabato», cioè la domenica. Ma i fatti che
portarono alla morte di Gesù avvennero, sempre
secondo gli evangelisti, durante la Pasqua ebraica che
ricorda la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, quando il
popolo di Dio riconquistò la sua libertà e cominciò una storia
nuova. Questo antico evento viene celebrato proprio nel perio-
do in cui la vita rinasce dopo la “prigionia” dell’inverno: la pri-
mavera.
E siccome per il calendario ebraico i mesi seguono il ciclo della
luna e l’anno inizia con la primavera, la Pasqua si festeggia il        Celebrazione della Pasqua
quindicesimo giorno del primo mese, che si chiama “Nisan”.              dal 2020 al 2030
Dopo la morte e Risurrezione di Cristo per le prime comunità
cristiane non fu facile stabilire una data precisa per festeggiare la   2020   12 aprile
Pasqua. Alcuni, più legati alla tradizione ebraica, volevano che
                                                                        2021   4 aprile
si mantenesse proprio la data della Pasqua ebraica. Ma altri, più
vicini alla cultura greca, che non usava il calendario lunare           2022   17 aprile
ebraico, volevano che la Pasqua cristiana fosse celebrata sem-          2023   9 aprile
pre di domenica, che è il primo giorno della settimana. «Cristo è       2024   31 marzo
risorto proprio durante la Pasqua ebraica», dicevano gli uni. «La       2025   20 aprile
nostra Pasqua però ricorda un nuovo inizio ed i Vangeli lo dico-
no chiaro: il primo giorno dopo il sabato!», dicevano gli altri.
                                                                        2026   5 aprile
Alla fine, dopo un sacco di dispute e scontri, durante il Concilio      2027   28 marzo
di Nicea dell’anno 325 si decise di festeggiare la Pasqua nella         2028   16 aprile
domenica dopo la prima luna piena di primavera. Ancora oggi             2029   1 aprile
seguiamo questa antica indicazione: la data della Pasqua la
                                                                        2030   21 aprile
decide la Luna!

                                                                                                    9
COMUNITÀ LA VOCE DELLA - Parrocchia Cristo Re
Un rinnovato sguardo
                                 al “segno” della Croce

 N                  el periodo della Quaresima e, in
                    particolar modo il Venerdì
                    Santo, i nostri occhi si levano
                    al Crocifisso – immagine con-
     sueta per i cristiani – con un’attenzione
     nuova e un più acuto desiderio di capire. Il
     nostro cuore trema di commozione davanti
                                                        suo braccio orizzontale aperto sul mondo,
                                                        compendia e dà voce al dolore e alla speran-
                                                        za dei tanti “crocifissi” della storia.
                                                        Eppure, da un po’ di tempo a questa parte,
                                                        anche tra i credenti la croce ha perso il suo
                                                        significato di segno.
                                                        Ci sono croci e crocette ovunque! D’oro,
     allo spettacolo del Figlio di Dio così crudel-     d’argento, tempestate di perline o pietre pre-
     mente straziato.                                   ziose. Minuscole croci su caviglie abbronza-
     La croce era uno dei tanti – e tra i più crudeli   te; croci pettorali da svariati etti in bilico
     – supplizi inventati dalla cat-
     tiveria degli uomini; ma gli
     occhi della fede percepisco-
     no, oltre questo dato di super-
     ficie, che essa è anche la
     sublime invenzione di un
     amore divino. Non è solo
     segno di umiliazione, ma
     anche di gloria. Non è solo il
     simbolo del martirio, ma
     anche della liberazione. La
     croce conficcata per terra è
     segno dell’abisso, dell’abbas-
     samento, ma la croce che
     pure si erge verticalmente
     verso i cieli, cioè verso il
     nostro destino ultimo, è anche
     segno di eternità: si affaccia
     sull’orizzonte della vita e
     della gioia.
     La croce è un segno. O,
     meglio, è “il” segno distintivo
     del cristianesimo!
     La croce riassume tutta la vicenda storica di      sulle scollature improbabili di signore con le
     Gesù: è il segno della sua estrema vicinanza       labbra a canotto e la pelle tesa come quella
     a noi. Una vicinanza vissuta fino al confine       d’un tamburo. Croci che neanche il Vescovo
     massimo della morte e della vergogna. Ma           meno attento al look si metterebbe al collo,
     soprattutto segno del suo amore totale ed          un po’ per evitare che gli sguardi si concen-
     incondizionato. La croce riassume pure la          trino solo lì, un po’ perché tutti ad una certa
     vicenda di ogni credente: «Chi non prende su       età soffriamo di cervicale e certi pesi possono
     di sé la sua croce e mi segue – dice Gesù –        far precipitare la situazione. Croci e crocette
     non è degno di me». Inoltre, la croce, con il      appese al polso, al piercing ombelicale, all’o-

10
recchio, sui sandali e, perfino, sulla bianche-   croce rischia di trasformarsi in segno che non
ria intima. Cattivo gusto? Pessimo!               significa più nulla. Quando la stessa croce
La croce è un segno. Anzi è “il” segno! È il      campeggia sul petto del consacrato e della
segno dei cristiani e rappresenta il supplizio    modella; quando la stessa crocina d’oro pen-
di Cristo. La sua morte. Anche la risurrezio-     zola al collo sia di chi vuol ricordarsi del pro-
ne: quando è vuota, è una croce che Cristo ha     prio battesimo o della prima comunione, sia
lasciato per risorgere. Da 2000 anni è il         di chi se l’è messa solamente perché così fan
segno per antonomasia: del dolore e della         tutti; quando lo stesso segno assume signifi-
speranza, del mistero della morte e della pro-    cati così diversi e contraddittori, quel segno
messa della vita.                                 perde di forza.
Oggi però guardandola è difficile pensare a       La croce è un segno. Se lo si priva del suo
Cristo. Ridotta ad un ornamento tra i tanti, la   significato, muore!

              Celebrazione del Sacramento
          della Riconciliazione in preparazione
                    alla Santa Pasqua
  «Confessarsi davanti a un sacerdote è un modo per mettere la mia vita nelle mani e nel
  cuore di un altro, che in quel momento agisce in nome e per conto di Gesù. È un modo per
  essere concreti e autentici: stare di fronte alla realtà guardando un’altra persona e non se
  stessi riflessi in uno specchio».
  «Cari amici, celebrare il sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un
  abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Io vi dico: ogni
  volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa!» (Papa Francesco)

  Mercoledì 13 Marzo, ore 17.00-18.00: ragazzi della V elementare
  Domenica 17 Marzo, ore 16.00-17.00: bambini della III elementare (Festa del Perdono)
  Mercoledì 20 Marzo, ore 17.00-18.00: ragazzi della IV elementare
  Sabato 30 Marzo, ore 21.00 - 23.00:
  giovani e adulti (nell’ambito dell’iniziativa vicariale “24 ore per il Signore”)
  Venerdì 12 Aprile, ore 15.00:
  ragazzi di I, II e III media
  Venerdì 12 Aprile, ore 20.45:
  giovanissimi e giovani (in Seminario - nell’ambito della
  Veglia diocesana “delle Palme”)
  Martedì 16 Aprile, ore 21.00:
  giovani e adulti (al Divin Maestro - nell’ambito della
  Celebrazione penitenziale interparrocchiale)
  Giovedì 18 Aprile, ore 15.00-17.00:
  giovani e adulti
  Venerdì 19 Aprile, ore 10.00 - 12.00 e 15.00 - 17.00:
  giovani e adulti
  Sabato 20 Aprile, ore 10.00 - 12.00 e 15.00 - 17.00:
  giovani e adulti

                                                                                                  11
Festival organistico internazionale
                      Una seconda edizione tutt’altro che seconda!
                 e seconde edizioni, si sa, sono blico la versatilità e le notevoli potenzialità

 L
                 sempre un rischio: non potendo del nuovo strumento che, grazie alla rico-
                 puntare sul richiamo dato dalla struzione magistralmente operata lo scorso
                 novità, devono anzi confrontarsi anno dalla ditta Piero Sandri Orgelbauer,
                 con l’ingombrante bagaglio delle consentono agli esecutori di proporre reper-
                 “prime” di successo, di cui sono tori di grande complessità garantendone
                 chiamate a rinnovare il felice un’ottimale resa acustica.
     esito senza tuttavia risultare ripetitive.            L’onore e l’onere del concerto di apertura il
     Il Festival Organisti-                                                   10/2/2019 è spettato
     co       Internazionale                                                  anche quest’anno al
     della Parrocchia di           «La bellezza è l’unica cosa contro cui     Direttore Artistico del
     Cristo Re questa sfida              la forza del tempo è vana.           Festival ed organista
     l’ha raccolta, e l’ha          Ciò che è bello è una gioia per tutte     titolare di Cristo Re,
     vinta senza difficoltà.           le  stagioni, ed è un possesso         Gabriele Studer, che ha
     Il notevole successo                    per tutta l’eternità»            proposto un programma
     riscosso dall’edizione                     (Oscar Wilde)                 in cui brani di epoca
     inaugurale del 2018,                                                     barocca si sono alternati
     che aveva visto esi-                                                     a brani del repertorio
     birsi alla tastiera del prestigioso organo romantico, a trascrizioni di opere per gran-
     della chiesa parrocchiale artisti del calibro de orchestra sinfonica, fino all’improvvisa-
     di Jean-Paul Imbert e Juan Para-
     dell-Solé, è stato replicato lo scor-
     so Febbraio, come testimoniato dal
     folto pubblico presente ad ognuna
     delle tre serate della seconda edi-
     zione.
     Il Festival di quest’anno si è svolto
     all’insegna della varietà; i tre ap-
     puntamenti musicali hanno, infatti,
     offerto al pubblico programmi
     molto differenti, spaziando tra
     brani di diverse epoche e registri
     stilistici e aprendosi anche a “con-
     taminazioni” con generi musicali
     meno convenzionali.
     Programmi così variegati – intro-
     dotti ogni sera dalla voce disinvol-
     ta di Samantha Aramini – hanno               Gabriele Studer
     consentito di far apprezzare al pub-

12
sciutissima e popolare melodia del
                                                         canto liturgico “noi canteremo
                                                         gloria a Te”.
                                                         La seconda serata del 17/2/2019 ha
                                                         invece ospitato l’organista romano
                                                         Marco Lo Muscio, che ha offerto
                                                         al pubblico un concerto meno con-
                                                         venzionale, all’insegna della fusio-
                                                         ne e della “contaminazione” tra
                                                         generi musicali (classico e jazz)
                                                         fino all’esecuzione di composizio-
                                                         ni proprie.
                                                         Il concerto di chiusura del
                                                         24/2/2019 è stato tenuto dall’orga-
                                                         nista comasco Alessandro Bianchi,
                                                         la cui decennale esperienza come
 Marco Lo Muscio                                         concertista internazionale nelle
                                                         principali Chiese e Cattedrali di
                                                         tutta Europa e negli Stati Uniti si è
zione nella quale l’interprete ha messo in      condensata in una serata in cui la potenza
campo tutta la versatilità delle sue capacità   dell’organo è stata sfruttata appieno nei
tecniche ed inventive, dando luce ad un         brani proposti, con un repertorio incentrato
Tema e Variazioni improvvisato sulla cono-      sulla musica novecentesca.

                                                                                             13
Alla luce del rinnovato consenso
     raccolto da questa seconda edizio-
     ne del Festival, c’è sicuramente
     da augurarsi che, grazie al suppor-
     to materiale degli sponsor, alla
     generosità degli spettatori, ed al
     sostegno ed incoraggiamento che
     la Parrocchia di Cristo Re non ha
     mai fatto mancare, l’appuntamen-
     to con il Festival Organistico
     Internazionale si rinnovi il prossi-
     mo anno, confermandosi come un
     elemento di spicco nella vivace
     offerta culturale della città di          Alessandro Bianchi
     Alba.

     Valeria Studer
                            «La bellezza ci porta ad andare verso orizzonti alti:
                                     è la via che apre al trascendente,
                            oltre a salvarci da due grandi mostri: la bruttezza,
                             sul piano estetico, e la bruttura, sul piano etico»
                                         (Card. Gianfranco Ravasi)

                                                             «L’arte, nella storia, è stata seconda
                                                          solo alla vita nel testimoniare il Signore.
                                                            Infatti è stata, ed è, una via maestra
                                                               che permette di accedere alla fede
                                                                    più di tante parole e idee,
                                                          perché con la fede condivide il medesimo
                                                                 sentiero, quello della bellezza.
                                                                 È una bellezza, quella dell’arte,
                                                           che fa bene alla vita e crea comunione:
                                                             perché unisce Dio, l’uomo e il creato
                                                            in un’unica sinfonia; perché congiunge
                                                              il passato, il presente e l’avvenire;
                                                                 perché attira nello stesso luogo
                                                               e coinvolge nel medesimo sguardo
                                                                 genti diverse e popoli distanti»
      Samantha Aramini                                                   (Papa Francesco)

14
Discepoli-missionari oggi

L
          ’Associazione Progetto Solida-          Un calendario intenso
          rietà è sorta nel gennaio 1988
          come gruppo missionario parroc-         Nel mese di ottobre abbiamo ospitato don
          chiale all’interno della Comunità       Renato Rosso, missionario fra i nomadi del
          di Cristo Re. In tutti questi anni le   Bangladesh che sosteneva che la condizio-
          relazioni con i missionari dioce-       ne dei profughi attendati nelle enormi peri-
sani albesi e la Congregazione delle Suore        ferie urbane delle città asiatiche, come
Luigine non sono mai venute meno e la             quelle africane e latino-americane, è in uno
loro presenza tra noi durante la breve per-       stato di emergenza al punto da ritenere che
manenza in Alba, il racconto di vita vissu-       la richiesta di asilo verso gli Stati ricchi
ta nelle proprie missioni sparse in diversi       sarebbe aumentata nel corso degli anni.
continenti, le loro speranze, i progetti e        Dal 2018, guidati e sollecitati dalla lettura
anche le delusioni che a volte ne deriva-         approfondita dell’Evangelii Gaudium, l’As-
no, è stata per noi motivo di un percorso         sociazione ha programmato una serie di
formativo legato alla conoscenza delle            incontri sul tema dell’accoglienza con per-
diverse culture dei popoli, delle cause di        sone competenti e giovani che hanno fatto
impoverimento, delle loro miserie, del-           esperienza di volontariato.
l’impotenza di far valere i pro-
pri diritti di fronte alle ingiusti-
zie e al degrado delle loro vite.
Il gruppo, attraverso l’autotassa-
zione mensile e l’adesione da
parte di tante famiglie al proget-
to Adozione Internazionale a
distanza ha sempre sostenuto
economicamente i progetti di
promozione umana realizzati
dai missionari in favore delle
fasce più deboli. Riflettendo
sull’enorme divario tra i due
mondi, è stato doveroso per noi
superare il concetto di “carità” in “restitu-     Organizzata dalla nostra Associazione,
zione” verso gli impoveriti della terra for-      Domenica 19 dicembre scorso si è tenuta in
temente derubati delle loro ricche risorse        Parrocchia un’assemblea comunitaria sul
naturali.                                         tema dell’accoglienza dal titolo “Essere
Oggi la presenza di molti immigrati sul           discepoli-missionari oggi”. Sono interve-
nostro territorio, profughi di guerra o           nuti alcuni giovani che durante l’estate ave-
poveri per mancanza di ogni fondamenta-           vano vissuto parte delle loro vacanze nelle
le diritto, necessita della nostra solidarietà    periferie estreme e degradate di alcune città
umana ancor prima che materiale.                  italiane.

                                                                                              15
• Cristina, giovane
     universitaria della
     nostra Parrocchia,
     ha condiviso per
     sei mesi a Saluzzo
     la vita di molti
     immigrati senzatet-
     to, raccoglitori di
     frutta, per portare
     loro la propria sen-
     sibilità di conforto
     umano con l’offer-
     ta di grande com-
     prensione, sorrisi e
     apertura di cuore,
     coperte per coprirsi
     dal freddo notturno, bevande e pasti caldi         favore dei senza casta, dei tribali, favoren-
     per rifocillarsi.                                  do la scolarizzazione, la socializzazione ed
     • Francesca, giovane parrocchiana anche            una migliore qualità di vita. In Alba aveva
     lei, ha trascorso parte delle sue vacanze          creato una rete di relazioni fra famiglie in
     estive con ragazzi a rischio della periferia       difficoltà e giovani disadattati. Sono tanti
     di Catania in Sicilia, lavorando su progetti       coloro che, presenti alla messa in suffragio,
     relazionali legati a giochi di squadra e rice-     serbano di lei un grato ricordo per aver
     vendone dei risultati sorprendenti nono-           ricevuto aiuto psicologico e comprensione
     stante la grande diffidenza e titubanza ini-       umana.
     ziale da parte dei ragazzi stessi.                 Il 4 marzo scorso c’è stata grande parteci-
     • Una coppia di Canale con figlia accoglie         pazione da parte della Comunità parroc-
     già da qualche anno alcuni immigrati senza         chiale all’incontro del gruppo con il profes-
     dimora in attesa del rinnovo del permesso          sore Tista Galvagno per un’approfondita
     di soggiorno che, con le nuove normative,          riflessione sul Documento sulla Fratellanza
     tarda sempre più ad arrivare. L’ospitalità         Umana firmato congiuntamente da Papa
     alla pari favorisce rapporti familiari, di reci-   Francesco e l’Imam di Al-Azhar. Docu-
     proco rispetto e di integrazione.                  mento unico e fondamentale su cui ci pre-
     Il 22 gennaio scorso c’è stato da parte            figgiamo di ritornare prossimamente con
     dell’Associazione un momento di grande             lavori di gruppo.
     partecipazione alla S. Messa celebrata in          Non pensiamo di aver raggiunto alcuna
     Cristo Re da don Gino Chiesa, don Clau-            meta poiché il cammino verso la giustizia e
     dio, don Piero Racca e don Bruno in suffra-        la pace fra i popoli è lungo e faticoso. Ma la
     gio di suor Damiana della Congregazione            certezza che nel mondo non si è soli, che
     delle Suore Luigine, deceduta in India per         molte Associazioni lottano per gli stessi
     una malattia fulminante. Suor Damiana era          ideali, ci stimola a non arrenderci, a lasciar-
     molto conosciuta a La Spezia e ad Alba             ci condurre dallo Spirito, fiduciosi di poter
     dove ha lavorato in entrambe le Diocesi per        dare più speranza alle nuove generazioni.
     la Pastorale Giovanile. Trasferitasi in India
     aveva elaborato dei progetti innovativi in                   Associazione Progetto Solidarietà

16
I lunedi` viola
A    nche il cammino quaresimale di que-
     st’anno ci ha regalato - com’è ormai
tradizione - due incontri con don Pilly (don
                                                    quaranta volte i testi ispirati dell’Antico
                                                    Testamento affermano “amerai lo stranie-
                                                    ro”, due volte soltanto “amerai il tuo prossi-
Pierluigi Voghera), grande biblista e grande        mo”, come a dire che il primo “prossimo” è
amico della nostra comunità; vertevano sul          proprio il “lontano”, il forestiero, lo stranie-
tema: “Ero straniero e mi avete accolto.            ro. Una cosa che ci ha stupito e sorpreso
Pagine bibliche – storie di oggi”.                  molto, forse a motivo della nostra conoscen-
Da molto tempo ormai due forze opposte si           za superficiale dei testi biblici, è che il
fronteggiano nell’affrontare questa realtà          popolo d’Israele abbia a fondamento della
complessa: da un lato coloro che si rendono         sua stessa origine, nei racconti fondativi, la
paladini dell’accoglienza                                                 figura dello “straniero”:
in nome di una fratellanza                                                «Mio padre era un Ara-
universale, dall’altro colo-                                              meo errante… scese in
ro che vedono nell’altro,                                                 Egitto e vi rimase da fore-
nel diverso, nell’immigrato                                               stiero…» e che - proba-
un pericolo, un nemico…                                                   bilmente proprio per que-
un essere - comunque -                                                    sto fontale convincimento
scomodo ed ingombrante.                                                   - nell’antico Israele esi-
Don Pilly ha dato inizio                                                  stesse una legislazione
agli incontri ricordandoci                                                che sottolineava il dovere
una verità disarmante: il                                                 di ospitalità per il fore-
primo “esodo” della sto-                                                  stiero; dovere sfociato
ria è stato quello di Dio                                                 nei tre grandi “Codici”:
stesso, quando ha deciso                                                  dell’Alleanza, Deuterono-
di uscire dall’isolamento                                                 mico e di Santità. In que-
splendido della sua tra-                                                  sta cultura codificata
scendenza e di abbandonare la sua “solitu-          nella legislazione d’Israele – a differenza di
dine” per venire ad abitare tra di noi;             tutti o quasi tutti gli altri popoli dell’antichità
primo straniero ed immigrato della storia,          e non solo – lo straniero non era visto come
dalla creazione all’incarnazione del Figlio.        un nemico da cui difendersi, ma come una
Ecco perché Dio si identifica con l’immigra-        persona da difendere e di cui prendersi
to: perché egli stesso lo è stato, lo è e lo        cura in quanto non in grado di farlo da
sarà fino alla fine dei tempi, fino a quando        sola; e da questo principio scaturivano dai
ogni uomo sarà fratello, ogni donna sorel-          Codici suggerimenti concreti e minuziosi
la; in ogni “straniero” si staglia e si rivela il   mirati alla tutela dei diritti del forestiero
suo volto. Il Misericordioso senza casa             (non dimenticando i suoi doveri) che sono
cerca casa e chiede ad ogni essere umano            di un’attualità sorprendente.
di farsi sua dimora; l’uomo è la “terra pro-        Un altro aspetto che ci ha colpito da quan-
messa di Dio”, ma… «venne tra i suoi, e i           to don Pilly ci ha detto è la “globalizzazio-
suoi non l’hanno accolto» (cfr Gv 1,11).            ne della stranierità”: tutti siamo stranieri,
Addentrandoci nella Bibbia, con l’aiuto di          perché abitiamo una terra che non è
don Pilly, abbiamo scoperto che per ben             nostra, ma che ci ospita e che insieme a

                                                                                                      17
tutte le altre cose ricevute gratuitamente fa      se… e quando il Patriarca aprì la sua
     della nostra vita “un tessuto di debiti” (E.       tenda ed il suo cuore ai tre misteriosi “fore-
     Ronchi), da onorare con la restituzione,           stieri” presso le “querce di Mamre”, da
     vivendo da “hospes” (nel doppio significa-         loro stessi, messaggeri di Dio, gli giunse la
     to italiano di chi ospita e di chi è ospitato)     notizia della prossima maternità dell’an-
     e cancellando il vocabolo “hostes”, per-           ziana moglie Sara e del compimento della
     ché così e soltanto così si può passare            promessa antica del Dio delle promesse.
     dallo stato di animalità a quello di uma-          Se dall’Antico passiamo al Nuovo Testa-
     nità. Alla misericordia di Dio dobbiamo            mento dobbiamo constatare che anche
     ispirarci nel soccorrere il bisognoso (il          Gesù è stato “straniero”; anzi lo straniero
     povero, l’orfano, la vedova, lo straniero)         per eccellenza: «Non c’era posto per loro
     non per beneficenza, ma per giustizia e            nell’albergo» (Lc 2,7), «venne tra i suoi,
                                                        ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv.1,11),
                                                        morto in croce sul Calvario, fuori dalle
                                                        mura della Città…
                                                        Nell’era della globalità, il sogno di Dio
                                                        continua ad essere quello di un mondo
                                                        dove si realizzi e viga la fraternità. Le reli-
                                                        gioni, specialmente quelle monoteistiche,
                                                        hanno come vocazione la realizzazione di
                                                        questo sogno… che, purtroppo, rimane
                                                        spesso un’utopia, come quando - ai nostri
                                                        giorni - si lavora senza sosta per ottenere
                                                        l’apertura dei porti per le merci ad esem-
                                                        pio cinesi ma la si preclude a donne, uomi-
                                                        ni e bambini, consegnandoli spesso, con il
                                                        nostro rifiuto sconsiderato, alla disperazio-
                                                        ne e alla morte certa.
                                                        Per dare concretezza al ministero dell’ac-
                                                        coglienza che tutti coinvolge e deve coin-
                                                        volgere, don Pilly ci ha suggerito cinque
                                                        “passi” da compiere: l’ascolto, la sospen-
                                                        sione del giudizio e la rinuncia al pregiudi-
     restituzione, ricordandoci - come doveva           zio, la simpatia, l’empatia, il dialogo.
     ricordarsi Israele - che anche noi abbiamo         La Bibbia continua ad essere una grande
     “conosciuto il respiro dello straniero”.           scuola di xenofilia contro ogni forma anti-
     La storia di Israele è una storia di migra-        ca o nuova di xenofobia e di razzismo…
     zioni, di accoglienza e di ospitalità; alme-       ci auguriamo di aver imparato la “lezione”
     no nelle intenzioni dei testi biblici, talvolta,   e di cominciare ad accoglierci con mag-
     purtroppo, disconosciute e disattese nella         giore disponibilità tra di noi, a partire dai
     realtà.                                            nostri gruppi, dai nostri cortili e condomini.
     Un esempio mirabile di migrante, ospite            Dalle nostre famiglie. A piccoli passi…
     ed ospitante fu Abramo che, secondo l’in-          ricordandoci sempre che “alla sera della
     terpretazione midrashica, pare abitasse in         vita saremo giudicati sull’amore”: ero stra-
     una tenda con quattro aperture, quattro            niero e mi avete accolto! Pagine bibliche,
     “porte”, perché l’ospite potesse essere            storie di oggi!
     accolto da qualunque direzione provenis-                                             Nina Grosso

18
Christus vivit
Lunedì 25 Marzo, il Papa ha suggellato a Porziuncola, racconta di San Francesco.
Loreto il Sinodo dei vescovi svoltosi a Allora, mentre il Santo usciva serafico dalla
Roma lo scorso ottobre, firmando sull’alta- presenza del Papa, dopo avergli spiegato il
re della Santa Casa l’Esortazione apostoli- sogno, si era sentito apostrofare da Onorio
ca Christus vivit                                                          come «semplicio-
che consegna, in         A Loreto, nel Santuario della Santa               ne» perché non
forma di Lettera, il     Casa, papa Francesco ha firmato                   aveva preteso per
suo messaggio a          l’Esortazione apostolica post-sinodale            sé alcun docu-
tutti i giovani del                                                        mento      scritto.
                         “Christus vivit” che è stata pubblicata
mondo. Lo ha fatto                                                         Allora Francesco
dopo aver celebra-       il 2 Aprile, giorno della morte di                aveva ribattuto:
to, lui da solo, una     Giovanni Paolo II                                 «Per me è suffi-
Messa apparente-                                                           ciente la vostra
mente “piccola”, senza omelia, alla presen- parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui ren-
za di quattro giovani, una coppia di fidan- derla manifesta. Di tale Indulgenza non
zati e pochissime altre persone. Chi, come voglio altro istrumento, ma solo che la Ver-
me, ha potuto guardare la diretta televisiva gine Maria sia la carta, Cristo il notaio e
si è accorto di come il Papa cercasse, nel- gli angeli testimoni». Papa Francesco,
l’umiltà di quella sua preghiera, la presenza come San Francesco, sa benissimo quanto
di quella Giovane che con il suo sì di due- un ennesimo documento rischi di essere
mila anni fa aveva cambiato il mondo.          “carta straccia” a meno che quella carta non
Firmare sull’altare della Santa Casa un sia “la stessa Maria”. Con questo gesto,
documento che in genere viene firmato in cioè, il Pontefice vuole dire che ogni cam-
Vaticano è un altro di quei gesti inusuali cui mino vocazionale è, in primo luogo, un dia-
questo Pontefice ci ha abituato. Mi ha fatto logo tra l’uomo e Dio, come avvenne il
tornare in mente quanto il Diploma di Teo- giorno dell’Annunciazione per Maria. Per-
baldo, a proposito dell’indulgenza della ché non dimentichiamo che “il Sinodo sui
                                                              giovani” è stato, in verità, un
                                                              sinodo sul discernimento
                                                              vocazionale. Lo ha ricordato
                                                              papa Bergoglio subito dopo
                                                              la Messa quando ha parlato
                                                              ai giovani dei tre momenti
                                                              strutturali di ogni vocazione:
                                                              l’ascolto, il discernimento, la
                                                              decisione. Al di là di tutto
                                                              infatti, ogni cammino voca-
                                                              zionale può iniziare corretta-
                                                              mente, durare e giungere a
                                                              buon fine, solo se Maria “ne
                                                              è la carta” cioè se ne fa

                                                                                             19
garante. Non per togliere importanza ai            di tanti passi, piccoli come casette capaci di
     “notai della terra” quanto per non dimenti-        contenere «famiglie santuari d’amore».
     care che Maria è colei che, nel Figlio, ha         Papa Francesco non ha preferito Loreto per
     portato l’umanità nell’eternità e fatto incar-     questi suoi gesti magisteriali sommessi e
     nare nel tempo la divinità. Esattamente            tonanti solo per essere in continuità con
     quanto deve compiere a proprio modo ogni           Giovanni Paolo II e papa Benedetto che
     vita cristiana vocazionalmente vissuta.            scelsero quel luogo come sede di loro
     Loreto è nelle Marche e nelle Marche non           memorabili incontri con la gioventù, ma
     c’è nessuna grande città: è una regione a          soprattutto perché quel 25 marzo di duemi-
     misura d’uomo come la Santa Casa, fatta            la anni fa Maria era giovane, era fidanzata,
     di tre pareti – la quarta è l’altare – costruita   e concepì nel grembo il proprio Figlio, pro-
     con le povere pietre che arrivarono da             prio lì in quella casa, da semplice promessa
     Nazareth. E così, con poveri semplici mat-         sposa, prima di andare a vivere insieme con
     toni, deve essere costruito ogni itinerario        lo sposo sotto il tetto coniugale (Mt 1,18).
     vocazionale che ha sempre l’obiettivo di           A lei il Papa ha chiesto di evitare ai fidan-
     mostrare come «Cristo, nostra speranza,            zati e a tutti i giovani di «cadere nella cultu-
     vive». Cose semplici e concrete come quel-         ra dello scarto che viene proposto dalle
     le che il Papa ha suggerito, parlando a brac-      molteplici colonizzazioni ideologiche che
     cio, ai cappuccini che reggono la Basilica,        attaccano» chi voglia vivere l’intera vita
     quando ha raccomandato loro di tenere la           sulle note dell’Amore. Le parole della Let-
     chiesa aperta fino a «tarda serata, e anche a      tera verranno presto. Ma abbiamo già
     inizio della notte, quando i giovani vengo-        cominciato a udirle.
     no». Non quindi una progettualità sullo                                          Mauro Leonardi,
     stile delle grandi metropoli, ma quella fatta                            Avvenire, 26 Marzo 2019

       Don Claudio e don Bruno esprimono viva gratitudine e riconoscenza
       a tutti coloro che, con il servizio puntuale e disinteressato,
       con la collaborazione gioiosa e fattiva, con la solidarietà generosa,
       con l ’offerta delle fatiche e delle sofferenze di ogni giorno,
       con la preghiera di intercessione…
       contribuiscono alla crescita della comunità parrocchiale.
       Il Signore che legge nei cuori ed ama chi dona con gioia,
       ricompensi tutti e ciascuno!

20
Il mese di                           re e testimoniare con coraggio e con gioia
                                                            Cristo crocifisso e risorto, speranza del-

                          Maggio
                                                            l’umanità.
                                                            Per dare maggiore concretezza al nostro
                                                            affidamento a Maria e all’imitazione fatti-
                       con Maria                            va della Vergine Madre, durante il prossi-
                                                            mo mese di Maggio, in chiesa e presso le
                                                            vie della parrocchia pregheremo con il S.
                  Il mese di Maggio, per la                 Rosario secondo il calendario seguente.
                  comunità cristiana, è il                  L’invito a partecipare è rivolto a tutti!
                  mese mariano per eccel-
                  lenza. Come tale, esso è
diventato nel corso dei secoli una delle                      «Il Rosario è la preghiera che accompagna sempre
devozioni più care al popolo credente.                        la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei
Coincidendo almeno in parte con il tempo                      santi … è la preghiera del mio cuore… è una sinte-
pasquale, è assai propizio per illustrare la
figura di Maria quale madre che accom-                        si della Divina misericordia: nei misteri del Rosa-
pagna la comunità dei discepoli raccolti                      rio, con Maria, contempliamo la vita di Gesù che
in unanime preghiera, in attesa dello Spi-                    irradia la misericordia del Padre stesso. Rallegria-
rito Santo (cfr At 1,12-14). Questo mese,
                                                              moci del Suo amore e del perdono, accogliamolo
pertanto, può essere occasione per ritor-
nare alla fede della Chiesa delle origini e,                  negli stranieri e nei bisognosi, viviamo ogni gior-
in unione con Maria, comprendere che                          no del Suo Vangelo» (Papa Francesco)
anche oggi la nostra missione è annuncia-

  Dove                              Quando         Ore        Referenti
  In parrocchia                     da Lunedì      21.00      Maria Teresa Gallarato,
                                    a Venerdì                 Maria Giovanna Viberti, Menuccia Ferrero
  Via Crispi, n° 15                 Lunedì         21.00      Livio Mina, Mery Morano
  Via N. Sauro, n° 10               Lunedì         21.00      Jimmy Dotta
  Via Vivaro, n° 54                 Martedì        20.30      Adriano e Anna Pietoso
  Via Cocito, n° 1                  Martedì        21.00      Adriana Cussotto
  Via D. Chiesa, n° 12              Martedì        21.00      Marisa Tortoroglio, Nicoletta Viglino,
                                                              Celeste Terzolo
  Via G. Miroglio, Terrazze         Mercoledì      20.30      Patrizia Valentini
  Via A. Moro, n° 7                 Mercoledì      21.00      Adelina Anolli, Nina Culasso
  Corso Piave, n° 49/3              Mercoledì      21.00      Mariuccia Botto
  Via Oberdan, n° 7                 Venerdì        21.00      Patrizia Massa, Patrizia Battaglia

Se ci fossero persone disponibili ad organizzare la preghiera del Rosario nelle zone non ancora presenti nell’elenco,
sono pregate di comunicarlo in parrocchia. Grazie!

                                                                                                                     21
A scuola dall’asino
                        Per riflettere e per
                sorridere, guardando al mite equino

     Il Re pacifico                                                        strumento di battaglia:
     a dorso d’asino                                                       persino il grande re ebreo
                                                                           Davide preferiva cavalca-
     Si può prenderla come si                                              re una mula, in segno di
     vuole, ma solo due crea-                                              mitezza. Curioso: la pri-
     ture sono state in grado di                                           ma rappresentazione co-
     seguire Gesù dalla nascita                                            nosciuta di Gesù in croce
     alla morte: sua Mamma                                                 è un disegno del II secolo,
     e… un asino. Infatti, se è                                            tracciato dai nemici dei
     la leggenda a farci siste-                                            cristiani su un muro del
     mare un somarello nella                                               Palatino a Roma; raffigu-
     grotta del presepio (e tut-                                           ra un crocifisso con la
     tavia la presenza della                                               testa d’asino. Voleva esse-
     cavalcatura resta altamen-                                            re un’offesa ingiuriosa,
     te probabile, almeno per                                              ma – forse – non lo fu poi
     il viaggio da Nazareth a                                              così tanto!
     Betlemme e per la fuga in
     Egitto), la parte recitata dall’asino nei giorni   Ma, tu, non ti stanchi mai di Dio?
     della Passione è sicura. I Vangeli sono addi-
     rittura pignoli a segnalare come Gesù, poco        Un giorno, un monaco trappista belga fu
     fuori Gerusalemme, inviò due discepoli a           interrogato da un suo interlocutore: «Ma, tu,
     prendere quasi di nascosto «un puledro,            non ti stanchi mai di Dio?». I suoi occhi miti
     figlio d’asina», sul quale «nessuno è mai          e forti sorrisero, e rispose: «Vedi, noi siamo
     salito»: sulla sua groppa Cristo entrerà nella     come nel corteo che accompagna Gesù
     Città Santa, inaugurando con un breve              verso Gerusalemme, nel giorno delle Palme.
     trionfo la settimana tragica della morte.          C’è chi applaude, chi stende i mantelli, chi è
     Come mai gli evangelisti insistono tanto           in testa al corteo, chi in coda, chi è vicino a
     sulla scena del mite equino? Certo un peso         Gesù e chi fa fatica a tenere il passo. E poi
     deve averlo avuto la citazione del Profeta         c’è anche un altro personaggio, l’asino. Che
     Zaccaria, che nell’Antico Testamento aveva         fatica più di tutti, che sente il peso del corpo
     detto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il       di Gesù e della salita, eppure è proprio lui il
     tuo re viene, seduto sopra un puledro d’asi-       più vicino a Cristo. Così è per noi – disse il
     na»; un modo dunque per dire agli ebrei che        monaco: quando senti fatica e stanchezza,
     il Messia atteso era proprio quello. Ma ci         quando senti il peso di Dio, in quel momen-
     sono anche altre interpretazioni. L’asino, per     to sei come l’asino del corteo. Il più vicino a
     esempio, era l’animale dei re pacifici, in         Cristo. L’importante è continuare perché,
     contrapposizione al focoso e veloce cavallo        appena dopo, c’è Gerusalemme!».

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L’asino e i suoi padroni                           l’asino. Arrivati al terzo paese, la gente
                                                   commentava: «Povero uomo! Dopo aver
C’era una volta una coppia, con un figlio di       lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie
12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di      salga sull’asino e povero figlio, chissà cosa
lavorare e di conoscere il mondo. Così parti-      gli spetta con una madre così!».
rono tutti e tre con il loro asino. Arrivati nel   Allora decisero di sedersi tutti e tre sull’asi-
primo paese, la gente commentava: «Guar-           no per cominciare nuovamente il cammino.
date quel ragazzo quanto è maleducato… lui         Arrivati al quarto paese, ascoltavano incu-
sull’asino e i poveri genitori, già anziani, lo    riositi cosa diceva stavolta la gente: «Sono
tirano». Allora la moglie disse a suo marito:      delle bestie, più bestie dell’asino che li
«Non permettiamo che la gente parli male di        porta. Gli spaccheranno la schiena!».
nostro figlio». Il marito lo fece scendere e       Alla fine, decisero di scendere tutti e cam-
salì sull’asino. Arrivati al secondo paese, la     minare insieme all’asino, ma, passando per
gente mormorava: «Guardate che svergo-             il quinto paese, non potevano credere a ciò
gnato quel tipo… lascia che il ragazzo e la        che le voci dicevano ridendo: «Guarda
povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi        quei tre idioti! Camminano, anche se
sta comodamente in groppa». Allora, prese-         hanno un asino che potrebbe portarli!».
ro la decisione di far salire la moglie, mentre    Decisero, allora, a turno, di portare l’asino
padre e figlio tenevano le redini per tirare       in braccio…

                                                                                                      23
C’è sporcizia nella Chiesa,
     ma il fango non sporchi tutti!
                      Liberamente tratto da uno scritto di Marina Corradi

     Q        uasi ogni giorno arrivano notizie di
              casi di abusi pedofili addebitati a
              sacerdoti. Storie risalenti a cin-
     quant’anni fa e difficili da verificare. O
                                                      ma la nostra Chiesa, i nostri preti, possibile
                                                      che se ne parli solo per associarla alla colpa,
                                                      di tutte, più terribile? Smarrimento, e il dub-
                                                      bio che questa onda mediatica, nel denun-
     nuove denunce, da vagliare con rigore, per       ciare episodi anche autentici, taccia di un’al-
     fare piena luce, come vuole il Papa, sul più     tra parte, molto più grande, della realtà. Che
     intollerabile dei crimini. Per rendere giusti-   insegua con i riflettori colpevoli veri o pre-
     zia alle vittime e, eventualmente, agli inno-    sunti, e ignori la silenziosa immensa molti-
     centi. Ma sembra che una gran ruota media-       tudine di sacerdoti fedeli.
     tica si sia messa in moto, quella ruota che      No, non è riducibile a quelle accuse, al pure
     giudica e condanna già nel pronunciare un        tragico fallimento di alcuni, la testimonianza
     nome; e all’infinito replica quei nomi, e        resa dai preti ai credenti. Che leggono i gior-
     quelle già decretate condanne. Allora tra        nali, li chiudono sgomenti, ma vanno invece
     quanti si sentono appartenenti alla Chiesa       con la memoria a un oratorio, a un’infanzia;
     percepisci un’ombra di scoramento amaro:         alla faccia di un uomo. Al ricordo di uno che
                                                      ti accoglieva, e voleva bene, quando magari
                                                      attorno c’era solo la strada; che era certo che
                                                      anche nei peggiori ci fosse del buono; che
                                                      era padre più padre del vero, perché, a diffe-
                                                      renza di non pochi padri d’oggi, era convin-
                                                      to che ognuno di noi ha un compito, e un
                                                      destino buono.
                                                      Ci sono milioni di uomini e donne al
                                                      mondo, che nella loro infanzia e adolescen-
                                                      za hanno questo ricordo. Magari centrale,
                                                      magari solo in un angolo – voce poco ascol-
                                                      tata in distratte lezioni di catechismo. Tutta-
                                                      via, da adulti, anche tanti dei più lontani
                                                      rimandano i loro figli al catechismo: come
                                                      nell’eco di una parola ascoltata frettolosa-
                                                      mente, non ben compresa, e però, intuiscono
                                                      ora, importante. Come nel ricordo della fac-
                                                      cia di un uomo, che comunque perdonava –
                                                      e che andresti a cercare, con una strana
                                                      urgenza nel cuore, il giorno in cui sapessi
                                                      che il tempo ormai è breve.
                                                      Fanno più rumore, certo, quegli alberi spez-

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