CIRCOLO S. PIETRO Bollettino del - Circolo San Pietro
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Bollettino del CIRCOLO S. PIETRO Oremus pro Pontifice nostro Francisco, Dominus conservet Eum et vivificet Eum et beatum faciat Eum in terra et non tradat Eum in animam inimicorum Eius. Anno CXLIX dalla fondazione 2° semestre 2018 Dir. e Amm.: piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma - Reg. Trib. di Roma, n. 10711, del 11.1.1966 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma
Bollettino del Anno CXLIX dalla fondazione CIRCOLO S. PIETRO Oremus pro Pontifice nostro Francisco, Dominus conservet Eum et vivificet Eum et beatum faciat Eum in terra et non tradat Eum in animam inimicorum Eius. 2° semestre 2018 Dir. e Amm.: piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma - Reg. Trib. di Roma, n. 10711, del 11.1.1966 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma SOMMARIO LETTERA DEL PRESIDENTE 3 L’INFINITA CREATIVITÀ DELLA MISERICORDIA 5 - Relazione del Segretario Generale Cav. Piero Fusco 5 - Relazione dell’Economo Generale Cav. Riccardo Rosci 8 - Cristologia Musicale. Ascolto, preghiera, azione 10 S. PAOLO VI. SOCIO, PAPA, SANTO 18 - Un santo alle Ville Pontificie 20 - Il coraggio della modernità 26 SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI 29 - A tavola con i bisognosi 29 Bollettino del Circolo S. Pietro - Omelia del Santo Padre Francesco 31 fondato il 29 aprile 1869 Periodico semestrale FESTA DI MARIA SANTISSIMA, L’OMAGGIO SENZA TEMPO Direttore: Leopoldo Torlonia DELLA CITTÀ DI ROMA 35 - Il mondo intero attende il sì di Maria 36 Direttore Responsabile: - Preghiera all’Immacolata 37 Marco Chiani VERSO I 150 ANNI: UN LIBRO PER IL CIRCOLO 38 Comitato di Redazione: Stefano Catania ATTIVITÀ DEL CIRCOLO 39 Piero Fusco - Esposizione natalizia: Francesca Manna Susanna Miele un regalo per il popolo di Aleppo 39 Carlo Napoli - Commissione Carità del Papa - Raccolta 2018 41 Augusto Pellegrini Saverio Petrillo - A Farfa, il Circolo di domani 42 - Breve storia della Madonnina del 16 44 Direzione e amministrazione: - Vita del Circolo 46 Palazzo S. Calisto Piazza S. Calisto, 16 - 00153 Roma LIBRI CONSIGLIATI 50 tel. 0669887264 - fax 0669887168 ufficiostampa@cspietro.va BOLLETTINO IN INGLESE 51 Reg. Trib. di Roma n. 10711 dell’11 gennaio 1966 Poste Italiane S.p.A. BOLLETTINO IN SPAGNOLO 53 Sped. Abb. Post. d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma Tipografia Cardoni s.a.s. - Roma info@tipografiacardoni.it
LETTERA DEL PRESIDENTE LETTERA DEL PRESIDENTE C ari Soci e Amici del Circolo S. Pietro, la canonizzazione dell’amatissimo Paolo VI segna un momento di profonda gioia per il Circolo S. Pietro che, il 16 marzo del 1943, ebbe l’onore di ammettere tra i suoi Soci l’allora Mons. Giovanni Battista Montini. La scelta di proclamare santo Papa Paolo durante il Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, inoltre, favorisce ragionamenti che investono il nostro essere Soci. Da una parte la santità, dall’altra le nuove generazioni, la realizzazione più autentica della vita e l’urgenza di formare nuovi testimoni di speranza. N el 1958, rivolgendosi alle Suore di Maria Bambina, che gli prestarono assistenza personale per tutta la vita, il futuro Paolo VI spiegava che «la santità non consiste né nei voti, né nella regola», ma si fonda su una carità «che ci porta fuori, che ci porta lontano, che è ansia del bene in se stesso, che, in una parola, è amore di Dio: questa è santità verace ed autentica». Nella Gaudete et Exsultate, pochi mesi fa, Papa Francesco ha descritto la santità nel suo senso primo, così come era stata profilata nella Lumen Gentium dal Concilio Vaticano II. Facendo piazza pulita di «tante forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio che dominano nel mercato religioso attuale», il Santo Padre spiega come la santità sia frutto della grazia di Dio, indicando le caratteristiche che ne costituiscono un model- lo a partire dal Vangelo. Chiarisce in questo modo la vita nell’amore non separabile per Dio e per il prossimo, comandamento centrale della carità e del Vangelo dalle parole stesse di Gesù che «ha spiegato con tutta sempli- cità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23). Esse sono come la carta d’identità del cristia- no». La chiamata alla santità nel mondo contemporaneo è una possibilità reale e mai così auspicabile come ora. Impegnarsi in nuovi percorsi di carità rappresenta l’unica maniera per vivere pienamente, da uomini e da veri cristiani. In una realtà che si fa sempre più opaca, in cui l’intera costruzione sociale e i comportamenti che ne derivano sembrano fondati sulla negazione della compartecipazione al bisogno dell’altro, è appunto questo il progetto più urgente: non solo nel senso di gettarsi a capofitto 3
LETTERA DEL PRESIDENTE nell’azione tangibile, ma anche, al contrario, nel senso di ricordare ai cam- pioni del materialismo la forza della preghiera, l’esistenza di un non visi- bile, di un non tangibile appunto, che non è meno veridico per il fatto di essere accessibile soltanto per il tramite della fede. Come Soci del Circolo S. Pietro, siamo tenuti a presentarci attraverso la speciale «carta d’identità» a cui fa riferimento Papa Francesco, senza mai dimenticare di trasmettere la bellezza della carità alle nuove generazioni, contagiandole. Buon Natale. 4
ASSEMBLEA ORDINARIA L’INFINITA CREATIVITÀ DELLA MISERICORDIA Si è tenuta il 20 giugno, nella Sala dei Papi di Palazzo S. Calisto, l’Assemblea Ordinaria del Circolo S. Pietro. Come ogni anno, il Segretario e l’Economo hanno informato i soci sulle attività svolte e sui futuri progetti. L’Assemblea ha approvato all’unanimità il bilancio consuntivo ed il preventivo. Al termine, la Cappella Musicale del Circolo S. Pietro - diretta dal Maestro Roberto Colavalle - ha offerto ai soci il Concerto spirituale “Vita di Cristo - Ascolto, preghiera, azione”, un intenso momento di preghiera personale e comunitario che ha permesso di meditare sulla figura del Cristo, mediante alcuni brani corali tratti dal repertorio tradizionale, dal canto monodico a quello polifonico. RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE CAV. PIERO FUSCO C arissimo Presidente, Reverendissimo Monsignor Assistente, cari Soci, Volontari del Circolo S. Pietro e carissimi Amici, è per me sempre una grande emozione incontrarvi in occasione dell’Assemblea Ordinaria. Si tratta, certamente, di un momento di revi- sione di quanto fatto per il Circolo e quindi per i nostri assistiti, ma 5
ASSEMBLEA ORDINARIA anche di un esame di coscienza personale per chi negli anni ricopre il ruolo di Segretario. Non è un segreto che, nell’ultimo triennio, l’Assemblea Ordinaria abbia gradualmente modificato la sua forma: da evento strettamente legato ai risultati, momento di bilancio e verifiche, ha rivolto lo sguardo tanto ai meccanismi interni quanto a quelli esterni, anticipando il cambio di liturgia scelto dalla Presidenza e dal Consiglio direttivo ad un anno dai festeggiamenti del Centocinquantesimo. Se due anni fa il mio intervento si è incentrato sulle dinamiche di governance del Circolo e lo scorso anno sul volontariato alla luce della legge di riforma del Terzo settore, quest’anno mi limiterò ad introdurre pochi cenni prima di un momento di profonda riflessione personale e collegiale su quanto facciamo. L’esame di coscienza insomma non riguarda soltanto il Segretario, ma ogni Socio del Circolo, ognuno di noi. Il resoconto di quanto ottenuto dal lavoro delle Commissioni, potremmo quasi dire, perde la sua priorità rispetto a quanto ci impegniamo a fare con la preghiera, rispetto alla promessa che scegliamo di rinnovare qui, oggi, insieme. La relazione dall’Economo soddisferà a pieno la necessità di conoscere lo stato di salute del Circolo, che rimanda a quella serena solidità che ci permette di lavorare ancora sull’infinita creatività della misericordia. Dal momento che la concisione è lodata da tutti, ma in pochi la mettono in pratica, mi soffermerò davvero soltanto su due punti dai quali non posso prescindere perché connessi con il futuro e il motivo primo della nostra Azione. Il primo dei due punti riguarda la costituzione del “Gruppo giovani” fortemente voluta dal Presidente, straordinaria intuizione che, personalmente, mi riporta agli anni in cui frequentavo questa scuola di vita uguale a nessun’altra. Nel ringraziare i nostri giovani e giovanissimi per la presenza assidua agli incontri di formazione, al ritiro di Farfa ed alla partecipazione attiva ad alcune attività di carità, vorrei - con il permesso del Presidente - spronarli ancora di più alla frequentazione di questo amato Sodalizio. Ricordate che il Circolo è il luogo ideale per servire il Signore, dunque è il luogo per crescere, maturare, diventare adulti in grado di comprendere a pieno e soddisfare il bisogno del fratello che ha avuto meno possibilità. Grazie all’aiuto dei Soci con più esperienza e anni sulle spalle, entrerete sempre di più in questa grande famiglia della carità: avete già scoperto il valore del donarsi gratuitamente all’altro, fatene tesoro, conservatelo, accrescetelo nei vostri cuori. 6
ASSEMBLEA ORDINARIA Il secondo punto, in realtà, è intimamente legato al primo e vuole essere di incitamento a continuare in questo nostro bellissimo percorso per chi è già a bordo, così come ad esortare nuove persone a salire. Durante l’Udienza concessa alla Presidenza il 12 maggio, il Santo Padre ha fatto riferimento a precisi modelli da seguire, all’importanza di rispondere alla chiamata del Signore. Lasciate che vi ricordi le parole di Papa Francesco: «Avete davanti a voi l’esempio di tanti Santi della carità, già beatificati o canonizzati; ma lasciatevi stimolare anche “dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri di quel popolo che partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità” (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 8). Il vostro apostolato costituisce un’occasione e uno strumento per corrispondere alla chiamata alla santità che il Signore fa a ciascuno di noi. Attraverso le opere di carità, voi permettete alla grazia ricevuta nel Battesimo di fruttificare in un cammino di santità, che è il frutto dell’azione dello Spirito Santo nella nostra vita». Papa Francesco ha ribadito che il nostro servizio è qualcosa che va oltre l’aspetto umano, va verso ciò che è trascendente. Ma come continuiamo ad alimentare questo servizio, come diamo nutrimento a questo Circolo? La partecipazione assidua ai momenti di preghiera che il Circolo offre probabilmente è stata la mancanza più evidente di quest’ultimo anno sociale. Lavoriamo di più in questa direzione! Non è necessario che vi ricordi che la Preghiera, nel nostro motto, ha la stessa dignità dell’Azione e del Sacrificio. A ben vedere, viene prima dell’Azione e del Sacrificio. Il plauso mio e della Presidenza non può non andare ad alcune Commissioni che mensilmente si incontrano per pregare anche insieme agli assistiti: l’auspicio è di vederci sempre più numerosi ai momenti di preghiera comunitari. È anche per questo motivo che il Presidente ha chiesto al Maestro Roberto Colavalle di proporci, oggi, durante l’Assemblea Ordinaria, un breve momento di preghiera attraverso il canto. Nel ringraziarvi per la presenza, ma soprattutto per quanto fate con grande abnegazione, vi invito a nome del Presidente e del nostro Assistente Ecclesiastico a partecipare con devozione a questo momento di preghiera e meditazione sulla vita di Gesù per il nostro amato ed antico Circolo S. Pietro. Viva il Papa! 7
ASSEMBLEA ORDINARIA RELAZIONE DELL’ECONOMO GENERALE CAV. RICCARDO ROSCI S ignor Presidente, Reverendissimo Monsignor Assistente, Signore e Signori Soci, il nostro Circolo si avvicina all’appuntamento del Centocinquantesimo; potremmo dire “nuove sfide ci attendono”, ma in realtà il Circolo S. Pietro è stato fondato, 149 anni e qualche giorno fa, proprio per fronteggiare sempre nuove situazioni. Quelle che oggi chiamiamo “nuove povertà”, che peraltro tanto “nuove” non sono più, visto che stanno già evolvendo e interessano le nostre attività da più di un decennio, hanno preso il posto delle “nuove povertà” degli anni Ottanta e Novanta, quelle che noi “Giovani del Circolo S. Pietro” vedevamo passare a via Ferruccio, e queste a loro volta di quelle degli anni Settanta, e così via, fino ad arrivare agli anni del post-Dopoguerra, alle tremende conseguenze della Seconda guerra mondiale, al periodo tra le due guerre, ai fenomeni dell’inizio del XX secolo. Ogni epoca ha avuto le sue povertà; non a caso il Beato Pio IX ci avvertì attraverso i nostri Padri fondatori che non avremmo mai avuto penuria di un “esercito di poveri” che avremmo potuto tentare di sfamare con le vivande cucinate nelle pignatte dei suoi Zuavi; questa sua esortazione si arricchisce, quindi, di una sorta di corollario: il Circolo è da sempre 8
ASSEMBLEA ORDINARIA chiamato a riconoscere il luogo, la situazione, il momento in cui un fratello ha bisogno, ed è chiamato a intervenire lì, subito, a suo favore. La sfida, quindi, che dal 29 aprile del 1869 ci siamo posti, è quella di farci trovare sempre pronti dinanzi a queste chiamate, a volte improvvise, a volte annunciate. Il Circolo, quest’anno come nei 148 precedenti, ha risposto; grazie anche al solito, immancabile e necessario ausilio della Provvidenza, siamo riusciti anche quest’anno a realizzare tutto quello che ci eravamo proposti l’anno scorso redigendo il preventivo di spesa. E, si sa, il nostro preventivo non è una semplice esposizione di cifre, ma una “promessa” di opere e di frutti che portiamo principalmente nella città di Roma, ma anche nel mondo: oltre a quanto realizziamo attraverso il nostro “Ministero degli Esteri”, la Commissione per gli Aiuti Internazionali, pensate anche a quanti, di ritorno nei loro Paesi di origine (o magari giunti al loro Paese di destinazione) dopo essere stati qui a Roma, parleranno di quegli strani signori che sorridendo porgevano loro il vassoio con il pranzo in una strada di Testaccio, o condividevano una sigaretta e una parola con loro prima di andare a dormire nel cuore di Trastevere, o porgevano loro una parola di conforto, un aiuto spirituale o materiale in un centro di ascolto, ancora ricorderanno le bellissime e sorridenti signore che li accoglievano quando rientravano sfiniti dopo una giornata passata ad assistere i loro piccoli al “Bambin Gesù”. Ora, è indubbio che vi siano state preoccupazioni, dal punto di vista strettamente economico e finanziario, e io sono qui per rendervene partecipi, per ricordarvi che il nostro Circolo ha sempre bisogno di risorse e che quelle a nostra disposizione sono tutt’altro che infinite. Quello che presentiamo oggi è un bilancio in perdita, e da un certo punto di vista guai se non lo fosse, dato che l’unico utile ammesso tra queste mura è quello dei nostri fratelli meno fortunati. Ma vi farei un gran torto se non vi rendessi partecipi anche della immensa soddisfazione con cui chi vi parla redige questo bilancio, perché le tante cose belle che abbiamo fatto durante lo scorso anno, e quelli precedenti, devono essere un nostro punto di orgoglio. Non dimentichiamo che noi siamo il Circolo S. Pietro! Siamo tra le associazioni più antiche, per tradizione, più belle, per quello che facciamo, e più nobili, per come lo facciamo, della città di Roma. Siamo l’associazione di volontariato numero 1 nello speciale registro del Governatorato della Città del Vaticano. Soprattutto, Signore e Signori Soci, per ripetere le straordinarie parole del Santo Padre di poche settimane fa, noi siamo parte di quella Chiesa «che non è mai ferma, ma cammina per andare incontro ai fratelli e alle sorelle che hanno fame e sete di ascolto, di condivisione, di prossimità, di solidarietà». 9
ASSEMBLEA ORDINARIA CRISTOLOGIA MUSICALE. ASCOLTO, PREGHIERA, AZIONE A conclusione dell’Assemblea Ordinaria, la Cappella Musicale del Circolo S. Pietro ha offerto ai soci il percorso musicale “Vita di Cristo - Ascolto, preghiera, azione”. I brani scelti sono stati pre- sentati, prima di essere eseguiti, al fine di facilitare lo stretto rapporto tra i cantori, “parte del popolo a servizio del popolo”, e un’assemblea che compartecipi alla liturgia, attraverso l’ascolto della Parola cantata, e che traduca in azione orante il messaggio salvifico della Parola stessa. Dall’annunciazione alla resurrezione, focalizzare e meditare quei momenti di vita terrena di Gesù che, sia liturgicamente sia musicalmente, vengono sottolineati in maniera importante in Avvento, nel Natale, in Quaresima e nella Pasqua. Moltissimi grandi compositori, nel corso dei secoli, si sono cimentati a scrivere musica sui Testi Sacri per servire al meglio la liturgia. I brani musicali che abbiamo eseguito, e eseguiremo in un percorso itinerante in altre istituzioni religiose e non solo, rappresentano una piccolissima parte del repertorio sacro conosciuto, ma tentano comunque di essere di ausilio, in modo sobrio e semplice, all’ascoltatore per soffermarsi in un’ora che potremmo definire di “ascolto spirituale”, meditando la figura di Gesù Cristo. Roberto Colavalle 10
ASSEMBLEA ORDINARIA Programma musicale Verrà ben presto - J.S.Bach Puer natus est - Canto Gregoriano Fermarono i cieli - S. Alfonso Maria de’ Liguori Dormi non piangere - Lorenzo Perosi Pater noster - Igor Strawinsky Stabat Mater - Zoltán Kodály Jesu Rex admirabilis - G. Pierluigi da Palestrina Jesu bleibet meine freude - J. S. Bach O bone Jesu - G. Pierluigi da Palestrina Locus iste - Anton Bruckner L’attesa 1. Verrà ben presto, è tempo ormai l’atteso Salvatore; in fragil carne lo vedrai disceso per amore. Iddio darà il Suo Figlio a noi, perché ci insegni ad esser suoi vivendo il Vangelo. 2. Il precursore già gridò: ”Spianategli il sentiero! La scure all’albero puntò, perché vuol frutto vero. Sull’aia il grano vaglierà, la pula al vento sperderà ma viene per salvare”. 3. Invochi ognuno nel cuor: “ Gesù Signore, vieni”. Da Te speriamo luce e ardor Tu solo ci sostieni. Di grazie colma i tuoi fedel, sii nostra guida fino al ciel: e là di Te vivremo. 11
ASSEMBLEA ORDINARIA La nascita Puer natus est nobis, et filius datus est nobis: cuius imperium super humerum eius et vocabitur nomen eius, magni consilii Angelus. Cantate Domino canticum novum: quia mirabilia fecit Un bambino è nato per noi, un figlio ci è stato dato: sulle Sue spalle è la Sua sovranità, e sarà chiamato Rivelatore del mistero di Dio. Cantate al Signore un canto nuovo: perché ha compiuto meraviglie. Fermarono i cieli la loro armonia cantando Maria la nanna a Gesù Con voce Divina la Vergine bella Più vaga che stella cantava così: Dormi dormi fa la ninna nanna Gesù Dormi dormi fa la ninna nanna Gesù. 12
ASSEMBLEA ORDINARIA La luce più bella negli occhi brillava Sul viso sembrava Divino splendor La madre felice di un bimbo Divino Gridava il suo amore cantando così: Dormi dormi fa la ninna nanna Gesù Dormi dormi fa la ninna nanna Gesù. Dormi, non piangere, Gesù diletto, dormi, non piangere, mio Redentor; dormi, non piangere, mio Redentor. Quegli occhi amabili, bel pargoletto, t’affretta a chiudere nel fosco orror. Sai perché pungono la paglia e il fieno? E’ perché vegliano tue luci ancor. T’affretta a chiuderle che il sonno almeno sarà rimedio d’ogni dolor. Dormi, non piangere, Gesù diletto, dormi, non piangere, mio Redentor; dormi, non piangere, mio Redentor 13
ASSEMBLEA ORDINARIA Oratio Dominica Pater noster, qui es in cælis, sanctificétur Nomen Tuum advéniat Regnum Tuum: fiat volúntas Tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie, et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. et ne nos indúcas in tentatiónem; sed líbera nos a malo. Amen. Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen 14
ASSEMBLEA ORDINARIA La croce Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius. Cuius ánimam geméntem, contristátam et doléntem pertransívit gládius. O quam tristis et afflícta fuit illa benedícta Mater Unigéniti! Quando corpus moriétur, fac, ut ánimae donétur paradísi glória. Amen. La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce mentre pendeva il Figlio. E il suo animo gemente, contristato e dolente era trafitto da una spada. Oh, quanto triste e afflitta fu la benedetta Madre dell’Unigenito! E quando il mio corpo morirà fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso. Amen. 15
ASSEMBLEA ORDINARIA Il risorto è tra noi Iesu, Rex admirabilis Et triumphator nobilis Dulcedo ineffabilis Totus desiderabilis. Mane nobiscum Domine Et nos illustra lumine Pulsa mentis caligine Mundum reple dulcedine. Gesù, Re ammirabile, nobile trionfatore, ineffabile dolcezza, tutto da amare. Resta con noi Signore e illuminaci, libera le menti dall’oscurità e riempi il mondo di dolcezza. 16
ASSEMBLEA ORDINARIA Jesus bleibet meine Freude Meines Herzens Trost und Saft, Jesus wehret allem Leide, er ist meines Lebens Kraft, meiner Augen Lust und Sonne, meiner Seele Schatz und Wonne, darum lass ich Jesum nicht aus dem Herzen und Gesicht. Gesù rimane la mia gioia, linfa e consolazione del mio cuore, Gesù pone termine a ogni sofferenza, è la forza della mia vita, sole e brama dei miei occhi, delizia e tesoro della mia anima, perciò non lascio Gesù lontano dal cuore e dallo sguardo. O bone Jesu, miserere nobis quia tu creasti nos tu redemisti nos sanguine tuo pretiosissimo. O buon Gesù abbi pietà di noi perché tu ci hai creato, tu ci hai redento con il tuo sangue preziosissimo. Locus iste a Deo factus est, inaestimabile sacramentum, irreprehensibilis est. Codesto luogo è stato creato da Dio, è perfetto, sacramento inestimabile. 17
S. PAOLO VI PAOLO VI. SOCIO, PAPA, SANTO Il 16 marzo 1968 si è festeggiato il XXV anniversario dell’appartenenza di Mons. Giovanni Battista Montini al sodalizio; ed il Santo Padre ricevendo l’omaggio delle preghiere e della fedeltà dei soci, insieme ad un simbolico dono, faceva rispondere che «al Vicario di Cristo sono tornati pure molto accetti i propositi di continuare a vivere, con costanza e generosità d’animo, il triplice motto-programma del Circolo (Preghiera - Azione - Sacrificio) e, altresì un’assicurazione di ferventi preghiere». Manifestando la sua riconoscenza, il Papa invocava «parimente, dal Cristo Risorto eletti e copiosi favori celesti, affinché codesta pia e ormai secolare istituzione possa continuare a svolgere sempre più ampiamente e proficuamente le sue attività»1. A quarant’anni dalla morte, Papa Paolo VI, socio del Circolo S. Pietro dal 16 marzo 1943, è stato procla- mato santo dal suo quarto succes- sore, Papa Francesco. La formula che ha sancito la definitiva cano- nizzazione ha risuonato, domenica 14 ottobre in Piazza S. Pietro, nel corso di un Sinodo dei vescovi, l’istituzione alla quale proprio il Pontefice del Concilio Vaticano II diede vita, per associare l’episco- pato mondiale alla discussione dei temi riguardanti la Chiesa e il suo governo. Dopo la recita delle litanie, la declamazione ufficiale di Sua Santità Francesco: «Ad onore della Santissima Trinità per l’esaltazione della fede cattolica e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi 1 G. L. Masetti Zannini (a cura di), Il Circolo San Pietro - Cenni storici, Roma, 1969, pag. 155-157. 18
S. PAOLO VI Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli nell’Episcopato, dichiariamo Santi i Beati». Insieme a Papa Paolo VI sono stati canonizzati anche Oscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizi. Sono santi, ha detto Sua Santità nell’omelia, perché hanno fatto «la scelta coraggiosa di rischiare» per seguire Gesù e «hanno avuto il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via». Perché hanno applicato quanto Gesù dice nel Vangelo proclamato domenica 14 ottobre: «lasciare quello che appesantisce il cuore» e soprattutto le ricchezze terrene. DALL’OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO […] Il santo Papa Paolo VI scrisse: «È nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto» (Esort. ap. Gaudete in Domino, I). Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome. Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità. [...] Santa Messa e Canonizzazione dei Beati Paolo VI, Oscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, Nunzio Sulprizio. Piazza S. Pietro. Domenica, 14 ottobre 2018 19
S. PAOLO VI UN SANTO ALLE VILLE PONTIFICIE H o incontrato per la prima volta il Cardinale Montini a Castel Gandolfo, durante i primi anni del mio servizio nelle Ville Pontificie, dove era di casa, essendo grande amico del mio illustre predecessore Emilio Bonomelli, anch’egli bresciano. L’occasione fu il ritorno del Cardinale dal viaggio in Africa che si svolse dal 19 luglio al 10 agosto 1962 per visitare la missione milanese di Karila nel Sud Rhodesia e che lo portò anche in Sud Africa, Nigeria e Ghana, a testimonianza della sua viva attenzione al mondo missionario, un viaggio che già anticipava in qualche modo l’idea dei futuri viaggi apostolici. Appena atterrato all’aeroporto di Ciampino, egli giunse direttamente a Castel Gandolfo per incontrare Papa S. Giovanni XXIII che si trovava lì dal 15 luglio. Il Cardinale Montini era legato al Cardinale Roncalli da rapporti di profonda stima ed amicizia che proseguirono anche dopo l’elezione al pontificato. Fece impressione vedere il Cardinale recarsi in udienza in clergyman, fatto assolutamente nuovo in quegli anni. Appariva abbronzato ed in splendida forma, nonostante le fatiche del viaggio, evidentemente soddisfatto per la riuscita della sua missione. Il Papa S. Giovanni XXIII quell’anno anticipò il rientro in Vaticano al 1° settembre, dato che le sue condizioni di salute stavano rapidamente declinando. La sua morte, avvenuta il 3 giugno 1963, colpì profondamente 20
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S. PAOLO VI tutti, anche i non credenti, rivelando i consensi senza precedenti che la sua figura aveva suscitato in tutto il mondo. Celebrando il 7 giugno, nel Duomo di Milano, la Santa Messa in suffragio del Papa defunto, il Cardinale Montini iniziò l’Omelia citando il prologo del Vangelo di Giovanni: «Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni». Giunto a Roma per partecipare alle Sessioni in preparazione del Conclave, il Card. Montini, per sfuggire alla pressione mediatica che sentiva forte su di lui, preferì soggiornare nelle Ville Pontificie, al piano nobile di Palazzo Barberini, ospite del direttore Bonomelli. La mattina del 19 giugno partì per il Conclave. Ero tra i pochi che ebbero la fortuna di salutarlo. Il portiere delle Ville Pontificie, nella sua ingenua spontaneità, gli disse: «Eminenza, tanti auguri», subito fulminato dallo sguardo severo del direttore perché non si usa fare questo genere di auguri in tali circostanze. Il Conclave, al quale parteciparono 80 Cardinali, durò due giorni ed il Card. Montini riuscì eletto Papa al quinto scrutinio, nella mattina del 21 giugno. Nelle Ville Pontificie seguivamo con apprensione le varie fumate e grande fu la nostra gioia quando apprendemmo dalla televisione che il “nostro” Cardinale era stato eletto Papa. Il 5 agosto il Papa S. Paolo VI giunse nella residenza papale di Castel Gandolfo per il suo primo soggiorno e subito iniziò un ritiro spirituale in preparazione alla sua alta missione, scrivendo alcune profonde riflessioni sul nuovo ruolo. Anticipò il rientro in Vaticano all’11 settembre, avendo fissato per il 29 dello stesso mese la ripresa del Concilio. Il suo soggiorno a Castello si ripeté negli anni successivi, sempre da metà luglio a metà settembre, stabilendo così con gli abitanti di Castel Gandolfo ed i dipendenti delle Ville Pontificie un rapporto di affettuosa cordialità e di paterna sollecitudine. Nell’Angelus del 13 agosto 1972 così descrisse i suoi soggiorni nella cittadina laziale: «Anche noi godiamo un po’ di questo dono che il Signore ci regala. Respiriamo quest’aria buona, ammiriamo la bellezza di questo quadro naturale, gustiamo l’incanto della sua luce e del suo silenzio e anche cerchiamo qualche ristoro alle nostre povere forze che sono sempre scarse e ora anche un po’ stanche». L’udienza di commiato, che dedicava ogni anno ai dipendenti delle Ville Pontificie, costituiva un momento privilegiato ed indimenticabile, dimostrando la premura del Santo Padre di esprimere gratitudine ai collaboratori. Per rendere l’incontro animato e cordiale, il Papa ebbe l’idea di riservare ai dipendenti una speciale lotteria. Venivano preparati una serie di oggetti, scelti tra i doni offerti al Santo Padre nelle varie udienze da tutte le parti del mondo, poi sorteggiati in modo che ogni dipendente ricevesse un ricordo. Il Papa personalmente provvedeva alla estrazione dei primi numeri. Era un momento di serena allegria, 22
S. PAOLO VI ma anche di alto valore simbolico, perché in grado di dimostrare, attraverso i regali provenienti da ogni parte del mondo, l’universalità della Chiesa. Nelle passeggiate quotidiane negli splendidi giardini delle Ville, una meta consueta era il giardino della Madonnina. Incastonato tra i ruderi del palazzo imperiale di Domiziano, questo giardino è dominato da una statua della Madonna, opera dello scultore bresciano Angelo Righetti (1900-1972), collocata, per volontà di Papa Pio XI, in una edicola composta con marmi trovati negli scavi della Villa. L’edicola mariana si specchia in uno stagno antistante, creando effetti di rara suggestione. Sei alti cipressi svettano severi ai lati della fontana, ornata da quattro gruppi di ninfee. Paolo VI amava ogni volta portare alcune briciole di pane da offrire in pasto ai pesci dello stagno che accorrevano numerosi a questo appuntamento quotidiano, forse attratti dal bianco della veste del Papa. Vorrei raccontare a questo proposito alcuni episodi che danno misura della delicatezza, della umiltà e del sottile umorismo del Papa. Una volta Paolo VI, nel camminare sul prato che circonda lo stagno, inciampò in un irrigatore e cadde a terra. Il Cardinale Villot, Segretario di Stato, ed il Secondo Segretario Monsignor Bruno Bossi (Mons. Macchi era in quei giorni in vacanza) rimasero impietriti. Ma il Papa, dolcemente, disse loro: «Almeno aiutatemi ad alzarmi». I due, nel sollevarlo, rimasero ancora più spaventati perché il Santo Padre perdeva sangue dal naso, ma Paolo VI riuscì a sdrammatizzare la situazione dicendo: «Fortunati voi perché avete potuto contemplare il dolce Cristo in terra», secondo l’espressione di Santa Caterina da Siena. Le Ville Pontificie hanno, tra i vari compiti istituzionali, quello di rifornire la dispensa papale dei prodotti dell’orto e della fattoria ivi esistenti. Durante l’estate il frutto principe di Castel Gandolfo, che vi dedica anche una sagra, sono le pesche, le famose “perziche giallone” dal sapore e profumo delicato ed intenso. Un giorno mi telefona la Superiora dell’appartamento papale pregandomi di mandare pesche più piccole di quelle, bellissime, che inviavamo solitamente. 23
S. PAOLO VI «Vede», mi disse, «il Santo Padre vorrebbe tanto gustarle, ma, pensando di non riuscire a mangiarne una intera, preferisce astenersi». Un’altra volta, durante la passeggiata nei giardini, il Papa vede un bellissimo grappolo d’uva, vorrebbe assaggiarlo, ma poi dice al Segretario: «Chissà che dirà il direttore». Nella sua continua ansia pastorale, il Papa volle che fosse costruita, a Castel Gandolfo, sulle rive del lago, una piccola chiesa dedicata alla Madonna. Ogni anno, per la festa dell’Assunta, il Papa celebrava la Santa Messa nella Chiesa parrocchiale pontificia, sita sulla piazza di Castel Gandolfo, riservata agli abitanti della cittadina. Nel 1977 l’appuntamento venne spostato nella Chiesa della Madonna del Lago che il Santo Padre volle consacrare personalmente. Al termine dell’Omelia, messi da parte i fogli, il Santo Padre proseguì a braccio con queste parole: «Chissà se avrò io ancora, vecchio ormai come sono, il bene di celebrare con voi questa festa. Vedo approssimarsi le soglie dell’al di là e perciò prendo occasione da questo incontro felicissimo per salutarvi tutti, per benedire voi, le vostre famiglie, i vostri lavori, le vostre fatiche, le vostre sofferenze, le vostre speranze, le vostre preghiere. La Madonna dia a queste mie preghiere l’efficacia e la realtà che desidera abbiano. Siate benedetti nel nome di Maria e così sia». Un brivido corse nella schiena dei presenti ed anche ora, a distanza di oltre quarant’anni, questo ricordo mi emoziona fortemente. L’anno seguente, il 14 luglio, il Papa si trasferì a Castel Gandolfo nutrendo, come ogni anno, la speranza che la salubrità dell’aria potesse rimetterlo in forze, come accadeva di consueto. Il soggiorno proseguiva apparentemente tranquillo anche se il Papa era stanco e sofferente. Il 1° agosto nel pomeriggio volle recarsi a Frattocchie per rendere omaggio alla tomba del Card. Pizzardo nell’anniversario della morte ed il 3 agosto ricevette in una lunga udienza privata il nuovo Presidente della Repubblica, Onorevole Sandro Pertini, eletto 1’8 luglio, riuscendo a nascondere il suo male e ad apparire in buone condizioni, anche se aveva 38 di febbre. All’uscita dall’Udienza, il Presidente appariva visibilmente commosso. Mi ha raccontato il Cardinale Dino Monduzzi, all’epoca Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che Pertini, giunto nella sala d’angolo, si appoggiò ad una consolle sovrastata da un bassorilievo bronzeo, opera di Manfrini raffigurante la Madonna, e scoppiò in un pianto dirotto che durò alcuni minuti. Domenica 6 agosto il Santo Padre non poté affacciarsi nel cortile del Palazzo per la recita dell’Angelus; nel pomeriggio alcuni concitati movimenti di familiari all’interno del Palazzo fecero capire che qualcosa non andava e ben presto si seppe che le condizioni di salute del Papa erano peggiorate. 24
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S. PAOLO VI Alle 21.40 il Santo Padre moriva. La venerata salma rimase esposta alla pietà delle migliaia e migliaia di fedeli, giunti da ogni dove, nella sala degli Svizzeri del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, fino al pomeriggio di mercoledì 9 agosto quando venne trasportata in Vaticano in forma strettamente privata. Nell’occasione mi ero permesso di far presente che il corteo funebre sarebbe dovuto uscire dal portone principale del Palazzo, come già avvenuto per Pio XII, ma la mia era una voce troppo modesta per essere ascoltata e così il corteo uscì dall’ingresso secondario di Villa del Moro. Saverio Petrillo IL CORAGGIO DELLA MODERNITÀ L ’aureola di santità che la Chiesa riconosce ai suoi figli rischia talvolta di sottrarli dalla vita e rinchiuderli entro i confini di un’immaginetta sacra, stereotipata e astratta. N on così per S. Paolo VI. Il clamore mediatico per la recente canonizzazione, celebrata da Papa Francesco in Udienza al Circolo S. Pietro del 24 giugno 1965 S. 26
S. PAOLO VI Piazza S. Pietro lo scorso 14 ottobre, ha invece consentito di gettare nuova luce sulla sua figura storica e spirituale. E questo grazie ai tanti testimoni e agli studiosi che gli hanno dedicato pagine di calda umanità e non di fredda agiografia d’occasione. Numerose ricerche hanno ricostruito e illuminato la vita di un uomo chiamato a una prodigiosa carriera ecclesiastica ma immer- so sempre più dentro il mistero dell’uomo e dentro il mistero di Dio. Innamorato di Dio: questo anzitutto è stato Giovanni Battista Montini. Un intellettuale capace di elaborare una finissima riflessione, partecipe della controversa storia del N ovecento al punto da divenirne un indiscusso protagonista. Ma anzitutto un credente umile e forte, desideroso di vivere la fede come una quotidiana scoperta del progetto divino sulla propria esistenza. Un inedito e paolino “inno all’amore” quello cantato dalla vita di questo giovane figlio della borghesia bresciana, prete umile, vescovo operoso, pontefice gigante in un tempo oscuro e tormentato. Vorrei appena soffermarmi su una nota di questo “inno”. Papa Francesco, nelle parole dopo la preghiera dell’Angelus di domenica 5 agosto, lo ha definito come il «grande Papa della modernità». La vita di Montini può essere interamente riletta alla luce di questo fecondo, sofferto e meditato dialogo con la modernità. 65 S. Giovanni Battista, onomastico di Paolo VI 27
S. PAOLO VI Verso di essa, con prudenza, senza mai allontanarsi dalla dottrina ma senza nemmeno ricadere nelle secche del modernismo, egli seppe educare i giovani universitari della FUCI, mentre il regime fascista inaspriva la sua morsa sulla formazione della gioventù. Li educò a prediligere il primato dell’ordine interiore alle geometriche scenografie del regime, l’inquietudine del conoscere alle sicurezze a buon mercato e alle verità preconfezionate, a non indugiare nel provincialismo e nell’asfissia culturale dell’epoca ma a ricavare ossigeno dalla nuova teologia e dalla filosofia europea, a intuire orizzonti nuovi. E con una modernità impetuosa, negli stili di vita, nel pensiero, nel lavoro egli li incontrò da Arcivescovo di Milano. Sempre, però, ne cercò di comprendere gli impliciti drammi, le immense virtuosità, i rischi distruttivi. E così sarà lungo tutto il pontificato, quando la modernità introdotta nella Chiesa dal vento dolce dello Spirito conciliare si confonderà e scontrerà con quella, spesso avversa e travolgente, del mondo contemporaneo, del Sessantotto, della contestazione. Disse nel 1969: «è nella mentalità dell’uomo moderno, di tutti noi, la persuasione che “tutto cambia”. L’osservazione della vita contemporanea ci dà l’impressione che ogni cosa è in via di trasformazione, è in movimento; tutto muta, tutto si evolve, tutto decade e tutto si rinnova. Siamo presi e compresi di questo senso d’instabilità delle cose» (Udienza Generale, 28 maggio 1969). Il punto fermo in questa instabilità fu, ed è, l’amore per l’uomo, l’impegno a cercare risposte ai suoi interrogativi, a lasciarsi inquietare dalle sue incertezze, a dare ascolto alle sue ansie e alle sue gioie. Nacque e fu ispirata da questa intuizione ed intenzione la grande riforma della Chiesa di cui Montini fu stratega. Una Chiesa che poteva presentarsi al mondo moderno – come egli disse all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – non con le vesti di un potere del passato o con gli orpelli di una corte rinascimentale ma con il volto pulito, autentico e credibile di «esperta in umanità». Nel magistero egli non ha trascurato alcuna dimensione della modernità, dall’arte all’ecumenismo, dai diritti dell’uomo alla pace. Lui, che tanta pubblicistica voleva accigliato e ombroso, turbato da presunti dubbi amletici, preoccupato da un irrisolto confronto con la modernità e il progresso. E che invece allarga le sue braccia alla missione, all’interlocuzione con tutti, alla sintonia con i lontani, all’educazione delle coscienze, a un orizzonte spirituale aperto ai grandi temi della liturgia, del ministero, della politica, della cultura. È in questa fiducia nell’uomo e nell’intelligenza umana che S. Paolo VI, riletto nella verità della sua parola e nel fascino della sua biografia, spande ancora oggi il profumo di Vangelo e invita l’uomo moderno a innamorarsi di Dio. Tiziano Torresi 28
SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI A TAVOLA CON I BISOGNOSI «B uongiorno! Adesso tutti insieme faremo il pranzo. Ringraziamo coloro che hanno portato il pranzo, coloro che ci serviranno il pranzo. Ringraziamo tutti e preghiamo Dio perché ci benedica tutti. Una benedizione di Dio per tutti, tutti noi che stiamo qui. Che Dio benedica ognuno di noi, benedica i nostri cuori, benedica le nostre intenzioni, e ci aiuti ad andare avanti. Amen. E buon pranzo!». Queste le parole di Papa Francesco, nella mattinata di domenica 18 novembre, in un’aula Paolo VI gremita di poveri nella giornata a loro dedicata dalla Chiesa. Celebrata per la seconda volta, domenica 18 novembre, la Giornata mondiale dei Poveri è nata alla fine del Giubileo della Misericordia con l’obiettivo di favorire «una crescente attenzione alle necessità degli ultimi, degli emarginati, degli affamati». Come lo scorso anno, il Circolo S. Pietro ha prestato servizio all’interno dell’aula Paolo VI e ripetuto con successo l’iniziativa nelle Cucine economiche di via della Lungaretta e di via Mastrogiorgio. Ugualmente hanno fatto le parrocchie, le università, le realtà assistenziali e le associazioni di volontariato che hanno aderito all’i- niziativa, quali Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Legionari di Cristo, 29
SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI Collegio Leoniano, Convitto Lateranense, Università Europea di Roma, Regina Apostolorum, Istituto Villa Flaminia e le ACLI di Roma. Alla Santa Messa, presieduta dal Santo Padre nella Basilica di S. Pietro, hanno partecipato circa 4.000 bisognosi accompagnati dal personale delle associazioni di volontariato provenienti non soltanto da Roma e dal Lazio. N ella serata di sabato, il Circolo S. Pietro ha partecipato alla Veglia di preghiera per il mondo del volontariato nella Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. La veglia è stata animata da parrocchie, associa- zioni e movimenti ecclesiali della Diocesi di Roma. 30
SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Basilica Vaticana, XXXIII domenica del Tempo Ordinario, 18 novembre 2018 G uardiamo a tre azioni che Gesù compie nel Vangelo. La prima. In pieno giorno, lascia: lascia la folla nel momento del successo, quand’era acclamato per aver moltiplicato i pani. E men- tre i discepoli volevano godersi la gloria, subito li costringe ad andarsene e congeda la folla (cfr Mt 14,22-23). Cercato dalla gente, se ne va da solo; quando tutto era “in discesa”, sale sul monte a pregare. Poi, nel cuore della notte, scende dal monte e raggiunge i suoi camminando sulle acque agitate dal vento. In tutto Gesù va controcorrente: prima lascia il succes- so, poi la tranquillità. Ci insegna il coraggio di lasciare: lasciare il successo che gonfia il cuore e la tranquillità che addormenta l’anima. Per andare dove? Verso Dio, pregando, e verso chi ha bisogno, amando. Sono i veri tesori della vita: Dio e il prossimo. Salire verso Dio e scendere verso i fratelli, ecco la rotta indicata da Gesù. Egli ci distoglie dal pascerci indisturbati nelle comode pianure della vita, dal vivacchiare oziosamente tra le piccole soddisfazioni quotidiane. I discepoli di Gesù non sono fatti per la prevedibile tranquillità di una vita normale. Come il Signore Gesù vivono il loro cammino, leggeri, pronti a lasciare le glorie del momento, attenti a non attaccarsi ai beni che passano. Il cristiano sa che la sua patria è altrove, sa di essere già ora – come ricorda l’Apostolo Paolo nella seconda Lettura – “concittadino dei santi e familiare di Dio” (cfr Ef 2,19). È un viandante agile dell’esistenza. Noi non viviamo per accumulare, la nostra gloria sta nel lasciare quel che passa per trattenere ciò che resta. Chiediamo a Dio di assomigliare alla Chiesa descritta nella prima Lettura: sempre in movimento, esperta nel lasciare e fedele nel servire (cfr At 28,11-14). Destaci, Signore, dalla calma oziosa, dalla quieta bonaccia dei nostri porti sicuri. Slegaci dagli ormeggi dell’autoreferenzialità che zavorra la vita, liberaci dalla ricerca dei nostri successi. Insegnaci Signore a saper lasciare per impostare la rotta della vita sulla tua: verso Dio e verso il prossimo. La seconda azione: in piena notte Gesù rincuora. Va dai suoi, immersi nel buio, camminando «sul mare» (v. 25). In realtà si trattava di un lago, ma il mare, con la profondità delle sue oscurità sotterranee, evocava a quel tempo le forze del male. Gesù, in altre parole, va incontro ai suoi calpestando i nemici maligni dell’uomo. Ecco il significato di questo segno: non una manifestazione celebrativa di potenza, ma la rivelazione per noi della 31
SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI rassicurante certezza che Gesù, solo Lui, Gesù, vince i nostri grandi nemici: il diavolo, il peccato, la morte, la paura, la mondanità. Anche a noi oggi dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (v. 27). La barca della nostra vita è spesso sballottata dalle onde e scossa dai venti, e quando le acque sono calme presto tornano ad agitarsi. Allora ce la prendiamo con le tempeste del momento, che sembrano i nostri unici problemi. Ma il problema non è la tempesta del momento, è in che modo navigare nella vita. Il segreto del navigare bene è invitare Gesù a bordo. Il timone della vita va dato a Lui, perché sia Lui a gestire la rotta. Solo Lui infatti dà vita nella morte e speranza nel dolore; solo Lui guarisce il cuore col perdono e libera dalla paura con la fiducia. Invitiamo oggi Gesù nella barca della vita. Come i discepoli sperimenteremo che con Lui a bordo i venti si calmano (cfr v. 32) e non si fa mai naufragio. Con Lui a bordo non si fa mai naufragio! Ed è solo con Gesù che diventiamo capaci anche noi di rincuorare. C’è grande bisogno di gente che sappia consolare, ma non con parole vuote, bensì con parole di vita, con gesti di vita. Nel nome di Gesù si dona vera consolazione. Non gli incoraggiamenti formali e scontati, ma la presenza di Gesù ristora. Rincuoraci, Signore: consolati da te, saremo veri consolatori per gli altri. 32
SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI E terza azione di Gesù: nel mezzo della tempesta, tende la mano (cfr v. 31). Afferra Pietro che, impaurito, dubitava e, affondando, gridava: «Signore, salvami!» (v. 30). Possiamo metterci nei panni di Pietro: siamo gente di poca fede e siamo qui a mendicare la salvezza. Siamo poveri di vita vera e ci serve la mano tesa del Signore, che ci tiri fuori dal male. Questo è l’inizio della fede: svuotarsi dell’orgogliosa convinzione di crederci a posto, capaci, autonomi, e riconoscerci bisognosi di salvezza. La fede cresce in questo clima, un clima a cui ci si adatta stando insieme a quanti non si pongono sul piedistallo, ma hanno bisogno e chiedono aiuto. Per questo vivere la fede a contatto coi bisognosi è importante per tutti noi. Non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato, è un’esigenza teologica. È riconoscersi mendicanti di salvezza, fratelli e sorelle di tutti, ma specialmente dei poveri, prediletti dal Signore. Così attingiamo lo spirito del Vangelo: «lo spirito di povertà e d’amore – dice il Concilio – è infatti la gloria e il segno della Chiesa di Cristo» (Cost. Gaudium et spes, 88). Gesù ha ascoltato il grido di Pietro. Chiediamo la grazia di ascoltare il grido di chi vive in acque burrascose. Il grido dei poveri: è il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la 33
SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli. È il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. È il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti. L’ingiustizia è la radice perversa della povertà. Il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte, ma ogni giorno meno ascoltato. Ogni giorno è più forte quel grido, ma ogni giorno è meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi. Davanti alla dignità umana calpestata spesso si rimane a braccia conserte oppure si aprono le braccia, impotenti di fronte all’oscura forza del male. Ma il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui. Presso Dio il grido dei poveri trova ascolto. Domando: e in noi? Abbiamo occhi per vedere, orecchie per sentire, mani tese per aiutare, oppure ripetiamo quel “torna domani”? «Cristo stesso, nella persona dei poveri reclama come a voce alta la carità dei suoi discepoli» (ibid.). Ci chiede di riconoscerlo in chi ha fame e sete, è forestiero e spogliato di dignità, malato e carcerato (cfr Mt 25,35-36). Il Signore tende la mano: è un gesto gratuito, non dovuto. È così che si fa. Non siamo chiamati a fare del bene solo a chi ci vuole bene. Ricambiare è normale, ma Gesù chiede di andare oltre (cfr Mt 5,46): di dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente (cfr Lc 6,32-36). Guardiamo alle nostre giornate: tra le molte cose, facciamo qualcosa di gratuito, qualcosa per chi non ha da contraccambiare? Quella sarà la nostra mano tesa, la nostra vera ricchezza in cielo. Tendi la mano a noi, Signore, afferraci. Aiutaci ad amare come ami tu. Insegnaci a lasciare ciò che passa, a rincuorare chi abbiamo accanto, a donare gratuitamente a chi è nel bisogno. Amen. 34
SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA FESTA DI MARIA SANTISSIMA, L’OMAGGIO SENZA TEMPO DELLA CITTÀ DI ROMA N ella Solennità dell’Imma- colata Concezione della Beata Vergine Maria, la mattina dell’8 dicembre, una nu- trita delegazione di soci ha reso omaggio a Maria Santissima depo- nendo il tradizionale omaggio flo- reale ai piedi della Colonna del- l’Immacolata in Piazza Mignanelli. Prima, l’Assistente Ecclesiastico, Mons. Franco Camaldo ha celebra- to la Santa Messa nella Cappella dell’Istituto S.Giuseppe De Mero- de. Il monumento dell’Immacolata, detto di Piazza di Spagna, fu inau- gurato e benedetto da Papa Pio IX l’8 dicembre 1857, ma l’usanza dell’omaggio floreale nasce con Pa- pa Pio XII, socio del nostro Circo- lo. Esattamente 65 anni fa, Papa Pio XII inaugurò il primo Anno Maria- no per celebrare il centenario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione; dopo aver celebrato in Santa Maria Maggiore, arrivò davanti al monumento dell’Immacolata e lesse la preghiera, portando personal- mente fiori di fronte la statua posta in cima alla colonna. Nel 1958, Papa Giovanni XXIII si recò in Piazza Mignanelli per de- porre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, facendo poi visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è vivissi- ma e particolarmente partecipata. La tradizionale visita del Circolo S. Pietro si iscrive nel più vasto programma di omaggi che la cittadinanza romana porta alla statua della Vergine in occasione della ricorrenza. Come è tradi- zione, anche quest’anno, i primi sono stati i Vigili del fuoco che, alle 7 e 30 circa, in cima alla colonna di 12 metri hanno deposto una ghirlanda di fiori sul braccio della Vergine in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurarono il monumento. 35
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