CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio

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CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
CASTAGNETI
      L’ ALBERO

   Un grande albero
                              FRUTTO
                             da
  alzava le sue mani
 rugose fino al cielo.

    Si sforzava di
 toccarlo con dolore.

  Pregava il sole di
 farlo vivere ancora.

Come un fuoco spento
  ora si è riacceso.
CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
CASTAGNETI
Coordinamento editoriale:
          Lucia Rovedatti

                            Testi:

                                            da FRUTTO
                    Italo Buzzetti

                         Foto:
               Archivio ERSAF,
 E. Della Ferrera, G. Giumelli,
   V. Martegani, G. Mazzoni,
                   S. Vaninetti
                                               Un patrimonio
                                                    valtellinese da
                                                    salvaguardare
       Progetto grafico:
MOTTARELLA Studio Grafico
     www.mottarella.com

         Iniziativa prevista
 nell’ambito del progetto:
       “Progetto pilota per il
  recupero dei castagneti da
       frutto nel Comune di
   Castello dell’Acqua (SO)”
                                                    Introduzione
                Committente:
           Comunità Montana
                                                2    Presentazione
           Valtellina di Sondrio
               Area Agricoltura
             tel. 0342.210331
            www.cmsondrio.it
                                                    La castanicoltura in provincia di Sondrio

    Redazione progetto ed
                                                4    Diffusione della coltura castanicola
           esecuzione lavori:                        in provincia di Sondrio
                          ERSAF
   Ente Regionale per i Servizi
all’Agricoltura ed alle Foreste
                                                11   Aspetti storici
      Struttura “Biodiversità e
      Valorizzazione Demanio
                     Forestale”
                                                19   Caratteristiche dei castagneti nel
   Unità Operativa “Gestione                         comune di Castello dell’Acqua
       sostenibile delle foreste
                    demaniali e
        delle Riserve Naturali”
                                                26   Il Progetto Pilota di Castello dell’Acqua
               Morbegno (SO)
            tel. 02 67404.581
      www.ersaf.lombardia.it

                                                    Schede tecniche
            Realizzato nel mese
                 di marzo 2005

       L’utilizzo, in qualsiasi forma
                                                31   Il recupero dei castagneti da frutto
       e modo, dei contenuti della
                                                     Operazioni colturali
presente pubblicazione è consen-
  tito dietro autorizzazione scritta
 della Comunità Montana V.na di
 Sondrio, con obbligo di citazione
                         della fonte.
                                                    Conclusione

                                                43
CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
L’attuazione del “Progetto pilota recupe-        locale, soprattutto grazie al valore naturalisti-   L’intervento pilota citato e la predisposizio-
ro castagneti da frutto in Comune di Castel-     co e ambientale che questi alberi ormai rap-        ne di specifico materiale divulgativo e didat-
lo dell’Acqua” (il primo realizzato nel nostro   presentano per i territori di mezza costa.          tico, fra cui questa pubblicazione, vuol essere
mandamento) nasce dalla convinzione che i        Consapevoli di questa nuova realtà e del do-        un punto di partenza per dimostrare in prati-
castagneti sono un patrimonio da salvaguar-      vere di tutelare questi particolari ambiti terri-   ca le tecniche innovative per il recupero e il ri-
dare.                                            toriali, abbiamo ritenuto che ciò fosse possi-      sanamento dei castagneti, e un esempio da
L’importanza dei castagneti da frutto presen-    bile attraverso una crescente sensibilizzazione     seguire per tutti coloro che possiedono casta-
ti nella Comunità Montana Valtellina di          nei confronti dei proprietari e garantendo loro     gneti da frutto e vor-              rebbero pre-
Sondrio, supera ormai largamente il si-          l’oppor-             tunità di finanziamento ed      servarli dai dan-                    ni causati      Licio Compagnoni
gnificato produttivo che hanno avu-                                       assistenza tecnica.         dall’incuria e dal-                       l’ab-      Assessore all’Agricoltura
to per molto tempo nella storia                                                                      bandono.
della nostra economia                                                                                                                                     Costantino Tornadù
                                                                                                                                                          Presidente della Comunità Montana

                                                                                                                                                                 BIBLIOGRAFIA
                                                                                                                                                                 Pubblicazioni consultate per la realizzazione
                                                                                                                                                                 dell’opuscolo:
                                                                                                                                                                 “Progetto Pilota per il recupero dei castagneti da frut-
                                                                                                                                                                 to nel Comune di Castello dell’Acqua” - anno 2003
                                                                                                                                                                  ERSAF
                                                                                                                                                                 Manuale tecnico-descrittivo “Castagne e castagneti
                                                                                                                                                                 delle terre lariane” - anno 2003
                                                                                                                                                                 Provincia di Como - Assessorato Agricoltura
                                                                                                                                                                 Tesi di laurea “La castanicoltura in provincia di Sondrio
                                                                                                                                                                 - Caratteristiche dei castagneti da frutto di Castello
                                                                                                                                                                 dell’Acqua ” - anno 1989 - Dott. Umberto Clementi

                                                                                                                                                                 Si ringraziano coloro che hanno contribuito alla realizza-
                                                                                                                                                                 zione di questa pubblicazione, in particolar modo per il
                                                                                                                                                                 materiale fornito: Umberto Clementi, Amministrazione
                                                                                                                                                                 Provinciale di Como, Elio Della Ferrera, Gianpiero Mazzo-
                                                                                                                                                                 ni, Vincenzo Martegani, Serafino Vaninetti.
CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                     LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

      LA
               CASTANICOLTURA                                                                                     Provincia di Sondrio:
                              IN PROVINCIA                                                                        diffusione della
                         DI SONDRIO                                                                               castanicoltura
                                                                     buzione delle altre colture. Nel versan-                                                     Bormio
                             DIFFUSIONE DELLA                        te retico, a solivo, da sempre è stato
                             CASTANICOLTURA                          favorito lo sviluppo delle colture agra-
                         L’area di diffusione del castagno in Val-   rie e dei centri abitati: frutteti, semi-
                         tellina e Valchiavenna rientra essen-       nativi e soprattutto vigneti occupano
                         zialmente nell’orizzonte montano infe-      quasi ininterrotti la parte bassa del-
                                                                     la pendice, assai di rado intercalati da     Chiavenna
                         riore e nell’orizzonte sub-montano: dal
                         punto di vista fito-climatico possiamo       boschetti termofili a Carpino nero, Or-
                         in linea generale porre tale zona tra il    niello e Roverella, o da piccoli casta-
                         Castanetum ed il Fagetum caldo.             gneti. Questi ultimi li ritroviamo più
                                                                                                                                                         Tirano
                         Procediamo ora ad una più precisa in-       estesi ed abbondanti in alto, in una
                         dividuazione delle aree di diffusione       fascia comunque piuttosto disconti-                                 Sondrio
                         della coltura: nella bassa Valchiaven-      nua posta tra i 500 e i 900-1000 m.
                                                                                                                              Morbegno
                         na, ossia dall’imbocco sino all’abitato     di quota; questa, sempre più ridotta
                         di Chiavenna, il castagneto da frutto       e frammentata, dall’imbocco vallivo
                         è favorito dal più mite clima lacustre      giunge sino circa a Tirano e prosegue,
                         e si diffonde lungo tutto il versante a     ormai ricongiunta al fondovalle, sino
                         Est, dal fondovalle fino a circa 900 m.      alla conca di Sondalo. I castagneti
                         Nell’alta valle, oltre Chiavenna, esso      della pendice retica, favoriti dall’otti-
                         predomina invece nel versante a 0vest       ma esposizione, sono spesso rigogliosi
                         arrestando la sua penetrazione poco         e possono superare i 1000 m. di quota
                         oltre l’abitato di San Giacomo Filippo.     (per esempio nella zona di Teglio).
                         Molto diffusa è la coltura in Val Bre-      Il versante orobico, a vago, è caratte-
                         gaglia su entrambi i versanti: in quel-     rizzato dal bosco e dalla scarsa pre-
                         lo esposto a Sud, beneficiando di una        senza di centri abitati e colture, per
                         maggiore insolazione, essa si spinge        la maggior parte posti sui conoidi allo
                         fin oltre i 1000 m. di quota; nella stes-    sbocco delle valli laterali o sui terraz-
                         sa zona sono stati rinvenuti esemplari      zi glaciali più esposti. E’ in questo set-
                         isolati e cespugliosi a circa 1400 m., in   tore che i castagneti trovano la loro
                         piena foresta di conifere, limite massi-    massima diffusione; ora puri, ora al-
                         mo di cui si abbia notizia in provincia.    ternati o frammisti ad altra vegetazio-
                         Nel basso e medio settore valtellinese,     ne boschiva che vi penetra inesorabil-
         Nella bassa     fino grosso modo a Tirano, la distribu-      mente con l’abbandono, essi occupano
    Valchiavenna il
                         zione dei castagneti risente della forte    una fascia quasi continua dall’imboc-
      castagneto da
                         asimmetria climatica tra i due opposti      co vallivo fino a oltre Tirano: verso
frutto è favorito dal
mite clima lacustre      versanti: direttamente, per le eviden-      il basso le selve si spingono spesso a
 e si diffonde lungo     ti esigenze ecologiche della pianta; in-    lambire il fondovalle; verso l’alto rag-
    tutto il versante    direttamente per le differenti modalità     giungono gli 800 m. circa, a volte sor-
                 a Est   dell’insediamento umano e della distri-     passando i 900 m.

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CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                                       LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

          Castagneti   L’area più caratteristica della coltura è   anni, risultava di 6,7 q.li/ha/anno, con   gran parte di quei castagneti oggi in-      Per quanto riguarda la castanicoltura       Veduta di Sacco,
  all’imbocco della    però tra i 400 e i 700 m. circa. Anche      punte di 10 q.li/ha nei Comuni di Ro-      vasi da una ricca varietà d’arbusti ed      valtellinese e valchiavennate le cause      i castagneti
      Valmasino, la    in questo versante, proseguendo oltre       golo, Pedesina, Sacco, Castione Ande-      alberelli fosse, fino ad una quarantina      possono essere essenzialmente ricon-        terrazzati
  distribuzione dei                                                                                                                                                                                   scendevano tra le
                       Tirano, i castagneti si fanno più rare-     venno e Bianzone.                          d’anni fa, ancora regolarmente coltiva-     dotte alle seguenti:
 castagneti risente                                                                                                                                                                                   forre lungo i dossi
                       fatti e si avvicinano al fondovalle che     La produttività in Valchiavenna (circa     ta e mantenuta a prato o a pascolo.         a) mutamento del rapporto (o vinco-
    della differente                                                                                                                                                                                  solatii fino al greto
    esposizione tra
                       nel contempo va ergendosi più rapida-       7,4 q.li/ha) era maggiore che in Val-      Oggi nei castagneti coltivati ci si limi-   lo) terra-popolazione;                      del torrente Bitto
       i due opposti   mente; qualche chilometro oltre Son-        tellina certamente per la più favorevo-    ta alla raccolta del frutto e raramen-      b) frazionamento e frammentazione
            versanti   dalo si arrestano.                          le situazione climatica. Nei castagne-     te della lettiera, a qualche ripulitura     della proprietà;
                                                                   ti a prato, posti nella fascia più bassa   del sottobosco tramite sfalcio o pa-        c) avvento del cancro corticale.
                       Situazione attuale                          e nei luoghi meno acclivi, con terreno     scolamento e, nelle situazioni migliori     a) Fino al periodo post-bellico l’impor-
                       L’esame dello stato attuale della col-      profondo, si stimava una produzione        (piante di marrone prossime agli abita-     tanza della coltura è rimasta quasi im-
                       tura castanicola in provincia eviden-       di 19,8 q.li/ha/anno in fieno normale;      ti) a qualche concimazione con letame;      mutata nel corso dei secoli; a parti-
                       zia un generale ed ormai spinto abban-      in quelli a pascolo essa ammontava a       molto rara è ormai divenuta la pratica      re dagli anni ‘50 il graduale aprirsi di
                       dono.                                       8,9 q.li/ha/anno.                          dell’innesto, che ha assunto un carat-      nuovi sbocchi occupazionali e l’avven-
                       Nel 1964 secondo un’analisi appro-          La foglia per lettiera, raccolta assai     tere quasi amatoriale.                      to di nuove fonti di utilità intra ed ex-
                       fondita dei vari aspetti dell’agricoltu-    regolarmente, era stimata in 19,5 q.li/    L’abbandono dei castagneti è un aspet-      tra-provinciali, quali la frutticoltura
                       ra provinciale, i 3229 ha. di castagne-     ha/anno.                                   to particolare del ben più vasto feno-      intensiva di fondovalle, l’industria, il
                       to erano quasi tutti ancora coltivati,      La fase più drastica di abbandono ha       meno di dissesto socio-economico            terziario ed il turismo, ha distolto la
                       mantenuti a prato e/o a pascolo; la         dunque preso il via a partire dalla se-    che ha investito la montagna italia-        popolazione contadina - soprattutto
                       produzione media in castagne fresche,       conda metà degli anni ‘60; del resto       na a partire dagli anni ‘50, coinvolgen-    nella componente giovanile - da quel
                       calcolata in base ad un periodo di 7-8      molti in provincia rammentano come         do un po’ tutte le colture più povere.      vincolo diretto con la terra che solo,

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CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                                                                   time si può notare il seccume di ampi        Ormai molto rara
                                                                   settori della chioma. La diffusione del      si è fatta la pratica
                                                                   cancro ha dunque coinciso proprio con        dell’essiccazione:
                                                                                                                in genere ci
                                                                   il periodo di massimo abbandono, co-
                                                                                                                si limita alla
                                                                   stituendone certo una causa aggra-
                                                                                                                disposizione dei
                                                                   vante; oggi la malattia, dopo la fase        frutti su terrazzi
                                                                   di ipervirulenza, si è stabilizzata nel-     assolati
                                                                   la fase ipovirulenta, ovvero il patoge-
                                                                   no attacca le piante ma non le condu-
                                                                   ce alla morte.

                                                                   Cenni sull’attuale
                                                                   utilizzazione di castagne
                                                                   e marroni
                                                                   Le quantità di frutto oggi raccolte
                                                                   sono difficilmente stimabili a causa
                                                                   della grande frammentarietà e varia-
                                                                   bilità delle utilizzazioni.
                                                                   Il prodotto in parte è destinato al con-
                                                                   sumo diretto da parte dei componen-
                                                                   ti l’azienda; in parte è usato come ali-
                                                                   mento per il bestiame (suini, conigli);
                                                                   in altra parte ancora è destinato alla
                                                                   vendita; infine notevole è il quantita-
                                                                   tivo raccolto, spesso abusivamente, da
                                                                   terzi.
Vigneti e boschetti   nel passato, ne garantiva il sostenta-       I produttori destinano i frutti migliori
   di castagno nel    mento. L’agricoltura più povera e senza      alla vendita; la parte restante è dagli
   versante retico    grossi sbocchi di mercato è così dive-       stessi consumata per lo più allo sta-
                      nuta gradualmente un onere non cor-          to fresco, mentre ormai molto rara si
   La frutticoltura   risposto da un beneficio adeguato, so-        è fatta la pratica dell’essiccazione: in
      intensiva di                                                 genere ci si limita alla disposizione dei
                      prattutto se confrontato con quello
        fondovalle
                      fornito da altre attività: è il caso an-     frutti su terrazzi assolati, senza più ri-
                      che dei castagneti.                          correre ai tradizionali seccatoi.
                      b) Lo stato di polverizzazione fondia-       In alcune zone tuttavia (es. Villa di
                      ria che, con molte altre colture, carat-     Chiavenna, Piuro) questi vengono an-
                      terizza i castagneti provinciali.            cora utilizzati. Il mercato, che riguar-
                      c) Pur mancando una datazione pre-           da essenzialmente i marroni e le casta-
                      cisa, l’avvento del cancro corticale in      gne di pezzatura più grossa consta di
                      provincia può farsi risalire agli anni ‘50   un complesso di compravendite al mi-
                      (si sa infatti che la prima segnalazione     nuto, in cui gli acquirenti - general-
                      in Lombardia è del 1950); esso ha poi        mente fruttivendoli o meno frequen-
                      avuto un fortissimo sviluppo durante         temente grossisti - si recano presso i
                      gli anni ‘6O e ‘70, interessando quasi       singoli produttori pattuendo un cer-
                      tutti i soggetti più giovani e gran par-     to prezzo. Quest’ultimo è quindi piut-
                      te delle piante mature: su queste ul-        tosto variabile: a Castello dell’Acqua i

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CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                           LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                        marroni di buona pezzatura (in nume-                                                                                               La coltivazione
                        ro di ca. 55-70 per Kg) nel 2004 hanno                                                                                             della vite ha
                        spuntato 4-4,15 euro/Kg, mentre per                                                                                                contribuito
                                                                                                                                                           all’abbandono della
                        le castagne il prezzo è stato di 3-3,40
                                                                                                                                                           castanicoltura
                        euro/Kg. Sono prezzi che sembrerebbe-
                        ro alti, se riferiti a grossi quantitati-
                        vi, ma non sorprendono certo in una
                        situazione come quella valtellinese, in
                        cui l’offerta è quanto mai frammenta-
                        ta, incostante e scarsamente coordi-
                        nata: residuo di un sistema colturale
                        in cui la castagna era destinata prin-
                        cipalmente al diretto sostentamento
                        della famiglia contadina; cosa che se
                        nel passato trovava ragioni decisive,
                        oggi non è certo più proponibile.

     La presenza di
        esemplari di
notevoli dimensioni
           è un’altra
      testimonianza
     di un ambiente
 favorevole alla sua
          diffusione

                                                                     ASPETTI STORICI                          nulla ci autorizza ad estendere detta
                                                                                                              ipotesi al territorio valtellinese; notia-
                                                                    La diffusione e lo stato attuale della
                                                                    coltura castanicola in provincia sono     mo invece che quivi l’ambiente appare
                                                                    strettamente legati alle vicende del      piuttosto favorevole alla sua diffusio-
                                                                    passato, che quindi meritano un ap-       ne, come dimostrano l’abbondanza di
                                                                    profondimento.                            rinnovazione, il suo buon affermarsi e
                                                                                                              la presenza di esemplari di notevoli di-
                                                                                                              mensioni. Per quanto riguarda la Lom-
                                                                    Origini e sviluppo della                  bardia la diffusione originaria del ca-
                                                                    coltura                                   stagno è provata da vari reperti: foglie
                                                                    Non è stato possibile sapere con cer-     fossili dello stesso genere botanico fu-
                                                                    tezza se il castagno esistesse già come   rono rinvenute in depositi interglacia-
                                                                    entità arborea originaria nei boschi      li presso Sellere-Pianico (BG) e legni
                                                                    valtellinesi o se vi fu introdotto dal-   palafitticoli presso Cazzago (VA); nu-
                                                                    l’uomo in epoca remota; certamente        merosi sono inoltre i ritrovamenti di
                                                                    però, se esso già era presente, se ne     polline fossile nei principali depositi
                                                                    deve all’uomo la massiccia diffusione.    lacustri delle Alpi meridionali.
                                                                    Nel vicino Canton Ticino il castagno      E’ allora probabile che il castagno fos-
                                                                    è da considerare specie introdotta ma     se presente originariamente in val-

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CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                           LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                                            le, non certo in forma di boschi puri,      e media Valtellina. Sebbene il vigne-
                                            bensì sporadico e consociato alle altre     to si diffuse in gran parte nei terre-
                                            specie del bosco di latifoglie; è altresì   ni più assolati, rocciosi, inospitali ed
                                            verosimile che la coltura castanile sia     ancora incolti, tuttavia data la vastità
                                            stata introdotta e diffusa ad opera de-     del fenomeno, non è da escludere che
                                            gli antichi Romani e che tale processo      ad esso corrispose anche una sensibile
                                            sia poi continuato durante la domina-       contrazione di altre colture, tra cui la
                                            zione longobarda.                           castanicola; possiamo anche ipotizza-
                                            Il documento valtellinese più antico        re una certa espansione del ceduo ca-
                                            in cui si citino le castagne risale co-     stanile a svantaggio della selva, cau-
                                            munque al 1265. In un manoscritto del       sa la crescente richiesta di paleria per
                                            1381, riguardante la locazione di una       le viti. A riprova della prima ipotesi si
                                            selva, si faceva già la distinzione fra     osserva che mentre nel versante orobi-
                                            marroni e castagne: non possiamo as-        co, interessato in minima parte dai vi-
                                            serire con certezza che si trattasse dei    gneti, i castagneti si spingono sino al
                                            cosiddetti “marroni veri”, ma certo il      fondovalle, sull’opposta pendice retica
                                            solo fatto che venissero distinti dalle     essi occupano una fascia più alta, so-
                                            castagne comprova l’appartenenza ad         pra i vigneti, a partire da 200-300 m.
                                            una varietà di pregio.                      dal fondovalle: questo non può attri-
                                            L’importanza della coltura era già al-      buirsi alle sole differenze climatiche.
                                            lora grandissima e la castagna, con il      Nel corso del secolo XIX la coltura subì
                                            miglio e il panìco, costituiva la par-      un certo regresso.
                                            te essenziale della magra dieta conta-      Già nel 1833 il REBUSCHINI osservava
                                            dina.                                       nella sua “Descrizione statistica del-
                                            Anche dopo l’introduzione del frumen-       la provincia di Valtellina” che “men-
                                            to, della segala, del granoturco e assai    tre sembrerebbe una tal coltivazio-
                                            più tardi della patata, detta importan-
                                                                                                                                                                 Pagina a fianco:
                                            za non accennò a diminuire, anzi nu-                                                                                 espansione del
                                            merosi furono i tentativi di estendere                                                                               ceduo castanile a
                                            la coltura anche in aree completamen-                                                                                svantaggio della
                                            te inadatte: molto significativo a pro-                                                                               selva, anche per la
                                            posito è un documento del 1557 in cui                                                                                crescente richiesta
                                            la Comunità di Bormio assegnava al                                                                                   di paleria per le viti
                                            proprio canonico un terreno sul mon-
                                            te Reit (quindi a non meno di 1300 m                                                                                 Sopra: oltre alla
                                                                                                                                                                 castagna dal
                                            di quota) col patto che esso vi impian-
                                                                                                                                                                 castagneto si
                                            tasse una selva di noci e castagni.
                                                                                                                                                                 otteneva la legna
                                            Nei luoghi più acclivi la coltura veniva                                                                             per riscaldamento
                                            introdotta previo terrazzamento della
                                            pendice con muretti a secco, sì da con-                                                                              A lato: si evidenzia
                                            sentire una migliore accessibilità e li-                                                                             il carattere più
                                            mitare il rotolamento dei frutti.                                                                                    agricolo che
                                            A partire dal secolo XVII si ebbe la                                                                                 forestale nel
                                            grande espansione della coltura vitico-                                                                              passato della selva
                                            la, che interessò soprattutto le basse                                                                               castanile
                                            pendici del versante retico nella bassa

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CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                            LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                                                                    Ancora nel 1876 la produzione media        prato falciabile alle quote più basse e
                                                                    era di ben 11 q.li/ha/anno e nel 1907      nei terreni migliori, oppure il pasco-
                                                                    la superficie a castagneto da frutto in     lo o addirittura il seminativo (segale,
                                                                    provincia veniva stimata in 5200 ha.       grano saraceno, patata).
                                                                    Successivamente, pur con alti e bassi,     Si evidenzia, insomma, il carattere più
                                                                    la coltura continuò a regredire piutto-    agricolo che forestale della coltura nel
                                                                    sto rapidamente.                           passato; carattere che oggi si avverte
                                                                                                               assai di meno a causa dell’abbandono
                                                                    Le modalità colturali                      e della conseguente invasione da par-
                                                                    Possiamo considerare i sistemi di colti-   te del bosco.
                                                                    vazione del castagno poco mutati nel       Oltre alla castagna, di cui si dirà in se-
                                                                    corso dei secoli. Essi risultano legati    guito, dal castagneto si ottenevano si-
                                                                    ad una economia autarchica di sussi-       stematicamente:
                                                                    stenza, in cui il castagneto ricopriva     a) le foglie, con lo scopo principa-
                                                                    una parte essenziale del fabbisogno:       le di lettiera per gli animali, nonchè
                                                                    innanzitutto con la produzione di ca-      per la letamazione e secondariamen-
                                                                    stagne, ma anche con quella di legna-      te per pagliericci e per uso medicinale
                                                                    me, di fieno, di lettiera per gli animali   (estratto contro la tosse).
              Sopra:    ne dovrebbesi conservare... scorgesi
                                                                    e a volte di estratti tannici concianti.   b) la legna e il legname, provenienti
       caratteristico   dessa invece assai trascurata, a segno
                                                                    La selva castanile appariva così stret-    dalle potature o dall’abbattimento di
trasporto di tronchi    che l’annua sostituzione delle piante
     di castagno per                                                tamente integrata con le altre colture     piante deperienti.
                        è quasi generalmente omessa, per cui
  legname da opera                                                  agrarie, e non solo dal punto di vista     La legna veniva utilizzata generalmen-
                        non viene supplito in alcun modo alle
                                                                    economico: quasi tutte le selve erano      te per riscaldamento o per estrazione
                        piante che, o per la scure o pel tempo,
    Sopra a destra:                                                 infatti costituite dal piano arboreo di-   di tannini; dai tronchi migliori si otte-
                        vengono di continuo a mancare”.
     raccolta delle                                                 setaneo di castagni cui sottostava il      neva, invece, legname da opera usato
       foglie per la
                        Lo stesso autore segnalava la cattiva
      lettiera degli    abitudine, invalsa in alcuni settori del-
            animali     la valle, di abbattere le selve castani-
                        li per ottenerne carbone da destinare
                        alle numerose ferriere sorte presso il
                        lago di Como, oltre che per la costru-
                        zione di numerosi ponti sul fiume Adda
                        (è dell’epoca la sistemazione e l’argi-
                        natura del fiume); egli termina men-
                        zionando l’ottima qualità dei marroni
                        e delle castagne, l’abbondante produ-
                        zione e l’esistenza di un attivo merca-
                        to dei frutti con il confinante comasco
                        e con la Svizzera.
                        Nonostante il sensibile regresso, cui                                                                                               A sinistra: pascolo
                        corrispose tra l’altro una generale con-                                                                                            ovino nella selva
                        trazione delle superfici boscate, il Ca-
                        tasto austriaco censiva ancora nel 1857                                                                                             Scelta della
                                                                                                                                                            pezzatura delle
                        una superficie di ben 5167 ha. a casta-
                                                                                                                                                            castagne e
                        gneto da frutto, corrispondente a circa
                                                                                                                                                            allontanamento
                        il 18% del territorio provinciale posto                                                                                             di quelle non
                        fra i 500 e i 1000 m di quota.                                                                                                      commerciabili

                        14                                                                                                                             15
CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                                        LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                       ad esempio per travature dei tetti, in-    molto diffusa, era piuttosto delicata e     ne di castagne e marroni variavano da
                       fissi, oppure per mobili e per vasi vi-     pericolosa. Ad essa nel versante retico     luogo a luogo; le differenze principali
                       nari; la paleria proveniva solitamente     spesso si ovviava tramite un’intensa        si riscontrano confrontando i due op-
                       dai cedui;                                 bacchiatura. Frequentemente si prov-        posti versanti valtellinesi, cui del re-
                       c) il fieno per il bestiame: a tal propo-   vedeva alla concimazione con letame         sto si accompagnano diverse abitudi-
                       sito pressochè tutti i castagneti era-     e con ceneri: essa serviva ad un mi-        ni e condizioni di vita. Nel versante
                       no mantenuti a prato falciabile o a pa-    gliore sviluppo dei castagni e del co-      orobico, ove la coltura castanicola era
                       scolo;                                     tico erboso.                                nettamente prevalente sulle altre e la
                       d) i ricci, a volte impiegati a scopo      I frutti venivano distinti in castagne      dipendenza da essa era vitale, tutte le
                       conciante tramite estrazione del tan-      e marroni: questi ultimi, più pregiati,     operazioni erano effettuate con parti-
                       nino.                                      erano generalmente destinati al con-        colare cura; la raccolta iniziava in ot-
                       Le cure colturali consistevano nelle ri-   sumo fresco e, se possibile, allo scam-     tobre o già sul finire di settembre per
     Sotto e pagina    puliture, nelle spollonature, nell’inne-   bio: pur prevalendo una economia di         alcuni tipi di selvatico (es. le cosid-
    a fianco in alto:
                       sto con varietà di castagna o di mar-      autoconsumo, era infatti presente un        dette “catot”, castagne molto piccole
grossi cesti agitati
                       rone, nell’abbattimento e sostituzione     attivo mercato dei marroni, soprat-         e piatte); continuava poi fino ai pri-
      ritmicamente
        per togliere
                       di piante deperienti (tale sostituzione,   tutto nelle zone più prossime alle          mi di novembre a causa della matura-
     dalla castagna    sempre graduale, dava luogo ad un so-      principali vie di comunicazione, quale      zione scalare delle varie qualità. I ricci
l’episperma (detto     prassuolo disetaneo) e nelle potature:     ad esempio tutta la Valchiavenna.           caduti e contenenti ancora le castagne
   localmente gea)     quest’ultima operazione, peraltro non      La coltura del marrone era diffusa so-      venivano adunati e battuti per estrar-
                                                                  prattutto in Valchiavenna (Val Brega-       ne il frutto; raramente si ricorreva alla
                                                                  glia) e nel settore orobico valtelline-     pratica della bacchiatura, preferendo
                                                                  se, mentre più sporadica era presente       attendere la caduta naturale. Le ca-
                                                                  nel versante retico. Pur spingendosi, a     stagne cadute nel terreno del vicino
                                                                  volte, oltre 300 m di quota, essa in-       erano considerate tradizionalmente di
                                                                  teressava la fascia più bassa dei ca-       proprietà di quest’ultimo e ciò a volte
                                                                  stagneti. La data della sua introduzio-     provocava delle liti.
                                                                  ne in provincia è certo assai remota,       Una volta raccolti, i frutti erano in
                                                                  presumibilmente medioevale o addi-          gran parte destinati all’essiccamen-
                                                                  rittura anteriore. Le piante di marrone     to, mentre una parte minore (i marro-
                                                                  erano generalmente sparse nei casta-        ni per esempio) era destinata al con-
                                                                  gneti, tra soggetti selvatici o innesta-    sumo fresco.
                                                                  ti con altre varietà di castagna; op-       L’essiccamento era effettuato in appo-       altezza di 150-200 cm. Lo strato anda-      In alcune
                                                                  pure si trovavano isolate nei prati, o      siti locali interni all’abitazione oppure,   va spesso rimestato e dopo un mese o        località (Faedo,
                                                                  ancora, con i noci, nei cortili adia-       nei luoghi a maggiore produzione, co-        più di affumicamento continuo (gior-        Albosaggia,
                                                                  centi alle abitazioni; in tutti i casi ad   stituiti da appositi edifici detti “grat,     no e notte) l’operazione era termina-       Piateda, Castello
                                                                  esse si dedicava una cura particola-        graa, grée, grad” a seconda dei paesi.       ta. Nel condurre a buon termine tale        dell’Acqua) la
                                                                                                                                                                                                       battitura veniva
                                                                  re, giustificata dal pregio e dal fatto      Al centro del locale vi era un bracere       processo era necessaria una certa pe-
                                                                                                                                                                                                       effettuata nella Pila
                                                                  che ogni nucleo familiare ne possede-       entro cui si faceva un fuoco il più pos-     rizia cosicchè, mentre inizialmente
                                                                  va uno o pochi soggetti. La perpetua-       sibile lento, regolare e continuo: a tal     ogni famiglia contadina possedeva un
                                                                  zione si effettuava tramite innesto su      fine si utilizzavano ceppi non troppo         suo seccatoio, col passare dei secoli
                                                                  piede selvatico (generalmente a zufo-       secchi, spesso mescolandoli a bucce          in molte località orobiche si crearono
                                                                  lo) di marze prelevate da piante adul-      secche di castagna in modo da provo-         dei veri e propri specialisti del mestie-
                                                                  te. L’impollinazione e la fecondazione      care un forte fumo; le castagne veni-        re ai quali i vari proprietari affidava-
                                                                  erano assicurate dalla vicinanza dei        vano depositate in strato di 20/40 cm.       no le castagne da seccare, dietro com-
                                                                  soggetti selvatici.                         o anche più su di un graticcio di legno      penso in natura o in danaro. Terminato
                                                                  Le modalità di raccolta e conservazio-      posto al di sopra del focolare, ad una       l’essicamento occorreva procedere pri-

                       16                                                                                                                                                                         17
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                                 LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                                                                                                                                                    le castagne potevano così conservar-
                                                                                                                                                    si per vari mesi, cosa assai più diffici-
                                                                                                                                                    le nell’opposto versante, ove le condi-
                                                                                                                                                    zioni di elevata umidità favorivano lo
                                                                                                                                                    sviluppo di muffe e insetti. La conser-
                                                                                                                                                    vazione veniva effettuata anche me-
                                                                                                                                                    diante essiccamento, ma la pratica era
                                                                                                                                                    meno diffusa che nel settore orobico.
                                                                                                                                                    Per conservare le castagne fresche era
                                                                                                                                                    diffusa anche la cosiddetta “novena”,
                                                                                                                                                    ossia l’immersione in acqua per nove
                                                                                                                                                    dì e nove notti, con l’accorgimento di
                                                                                                                                                    cambiare l’acqua tutti i giorni o di la-
                                                                                                                                                    sciarla corrente.

                                                                                                                                                     CARATTERISTICHE
                                                                                                                                                     DEI CASTAGNETI NEL
                                                                                                                                                     COMUNE DI CASTELLO
                                                                                                                                                     DELL’ACQUA
                                                                                                                                                    Ambiente fisico
                                                                                                                                                    Il comune di Castello dell’Acqua è si-
                                                                                                                                                    tuato nella media Valtellina, circa 10
                                                                                                                                                    Km ad est del capoluogo Sondrio ed è
                                                                                                                                                    posto interamente sulla sinistra idro-
                                                                                                                                                    grafica del fiume Adda. Il suo territo-
                                                                                                                                                    rio occupa per la maggior parte le pen-
                                                                                                                                                    dici della catena orobica, mentre con
                                                                                                                                                    una porzione assai più ridotta interes-
               ma possibile alla battitura per elimi-    tro un grosso ceppo opportunamente            sione assai minore, come del resto mi-       sa il fondovalle.
               nare le bucce e l’episperma; a tal fine    scavato e pestandole poi con un gros-         nore fu l’incidenza della castagna dal       Esso rappresenta la porzione basale
               si estraevano le castagne dal secca-      so martello chiodato; oppure, dopo            punto di vista alimentare. Qui i tem-        e di un contrafforte che, diramandosi
               toio e si infilavano in appositi e robu-   averle raccolte in un mucchio, si pe-         pi di lavoro al castagneto doveva-           dal Pizzo di Coca (3052 m.), separa le
               sti sacchetti di canapa, lunghi 50-80     stavano direttamente sul terreno con          no essere necessariamente accelera-          valli Armisa (o d’Arigna) e Malgina.
               cm., riempiendoli fino a metà. Questi      apposito strumento. In ogni caso, ter-        ti: per questo motivo, forse, era molto      Oltre che dai corsi d’acqua che ne se-
               venivano battuti ritmicamente contro      minata anche questa operazione, (cui          più diffusa la pratica della bacchiatu-      gnano il confine, il territorio comunale
               un ceppo e, se l’essiccazione era sta-    tutti erano tenuti a partecipare) il          ra, effettuata a mezzo di lunghe perti-      è solcato da una serie di torrentelli mi-
               ta buona, dopo una ventina di colpi       proprietario della grat provvedeva alla       che. Ricci e castagne caduti, ovunque        nori che scorrono verso l’Adda con di-
               si otteneva la separazione dalle buc-     ripartizione delle castagne secche fra        andassero a finire, erano considera-          rezione nettamente Sud-Nord scavan-
               ce e soprattutto dall’episperma (detto    i clienti in ragione della quantità fre-      ti proprietà del padrone della pianta,       do numerose vallecole (le principali
               localmente “gea”). In alcune località     sca da essi recatagli.                        che poteva quindi recarsi a raccoglierli     sono la Valpiccola e la Valgrande).
               (Faedo, Albosaggia, Piateda, Castello     Nel versante retico la concorrenza con        sul terreno altrui. I ricci venivano rag-    La superficie comunale è nel comples-
               dell’Acqua) la battitura veniva effet-    altri tipi di coltura, quali vite, cereali,   gruppati nelle “riscére”, ossia in muc-      so di 1391 ha.
               tuata invece ponendo le castagne en-      patata, diede al castagneto un’esten-         chi posti all’aperto o in locali asciutti;   La matrice geologica è costituita es-

              18                                                                                                                                                                           19
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                               LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

               senzialmente dagli “Scisti di Edolo”,       più o meno intensa lisciviazione; data      riormente il paesaggio.
               che rappresentano anche l’ossatura          la matrice morenica questi terreni go-      In tutte queste zone poco acclive si
               principale di tutto il sistema orobi-       dono in genere di una discreta fertilità    sono sviluppati i centri abitati come
               co. Su questa matrice di rocce scisto-      e di una profondità anche notevole nei      pure, trovandovi buone condizioni di
               se si sovrappongono ampi depositi mo-       luoghi meno acclivi. Dove emerge l’os-      fertilità, le colture prative ed i semi-
               renici post-würmiani che nel territorio     satura scistosa, invece i terreni sono      nativi. Al loro margine, dove il suolo
               in esame raggiungono una particola-         ridotti a un debolissimo strato di alte-    è ancora piuttosto profondo, si nota-
               re estensione, tanto da costituire essi     razione dotato di scarsa fertilità sia fi-   no castagni particolarmente svilup-
               stessi la matrice di quasi tutti i terre-   sica che chimica.                           pati; altrettanto vigorose appaiono
               ni. Il ridotto tratto di fondovalle è in-   Il territorio comunale ha i caratteri       le piante isolate nei prati o prossime
               vece costituito dal conoide del torren-     morfologici tipici di tutta la pendice      alle abitazioni. L’insediamento umano
               te Malgina e dal materiale alluvionale      orobica; la pendenza è piuttosto ac-        è frammentato in molti piccoli centri
               del fiume Adda.                              centuata (dal 60 al 100% e oltre) ma        abitati facenti capo a Castello dell’Ac-
               Il tipo pedologico dominante (si tra-       spesso interrotta da terrazzi morfolo-      qua: oltre a quest’ultimo, ricordiamo
               lasciano i terreni di fondovalle) è dato    gici piuttosto ampi e da numerosi ri-       Luviera, Cortivo, Cavallaro (nel fon-
               dalle terre brune, caratterizzate da una    piani minori che movimentano ulte-          dovalle), Annunziata, Raina, Gabrielli,
                                                                                                                                                  etc. Nel complesso gli abitanti censi-       Castagneto in
                                                                                                                                                  ti sono circa 700 (dati del 2001) di cui     progressivo
                                                                                                                                                  molti risiedono nel comune solo du-          abbandono
                                                                                                                                                  rante i fine settimana (pendolarismo)
                                                                                                                                                  o in estate; in tale periodo il territorio
                                                                                                                                                  è interessato inoltre da un certo flus-
                                                                                                                                                  so di turisti, sia occasionali che resi-
                                                                                                                                                  denti.
                                                                                                                                                  Si può osservare come le precipitazio-
                                                                                                                                                  ni, pur mantenendosi elevate duran-
                                                                                                                                                  te tutto il periodo estivo, tendano a
                                                                                                                                                  massimizzarsi in autunno e nella tarda
                                                                                                                                                  primavera: si tratta di una situazione
                                                                                                                                                  di passaggio tra regime pluviometrico
                                                                                                                                                  nord-mediterraneo e regime continen-
                                                                                                                                                  tale, l’impronta del quale si manifesta
                                                                                                                                                  col netto minimo invernale; questo
                                                                                                                                                  aspetto di transizione, comune del re-
                                                                                                                                                  sto a tutta la catena orobica ed a mol-
                                                                                                                                                  te altre zone delle Prealpi, viene ap-
                                                                                                                                                  punto chiamato “regime prealpino”.
                                                                                                                                                  Una siffatta piovosità sembra abba-
                                                                                                                                                  stanza adatta alla coltura castanicola:
                                                                                                                                                  le elevate precipitazioni estive infat-
                                                                                                                                                  ti evitano ai castagni di soffrire per le
                                                                                                                                                  carenze idriche cui essi sono piuttosto
                                                                                                                                                  sensibili in tale periodo; può avvenire
                                                                                                                                                  tuttavia che, in annate particolari, la
                                                                                                                                                  piovosità influisca negativamente sul-
                                                                                                                                                  la fruttificazione: questo allorchè du-

              20                                                                                                                                                                          21
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                                  LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

            Le parti della castagna

         TORCIA                        PERICARPO

                                           ILO

       EPISPERMA                          SEME

                  rante l’antesi (giugno) si abbiano piog-      I castagneti e la                         sti al pioppo tremolo; frequente an-       nuto con tagli spesso troppo intensi
                  ge persistenti tali da compromettere la                                                 che il larice e, nella parte più bassa,    dando luogo ad aspetti degradati, o
                                                                vegetazione
                  fecondazione. Inoltre se l’umidità at-                                                  l’abete bianco. Nella fascia sottostan-    infine ne ha ottenuto prati falciabili.
                  mosferica risulta troppo elevata, nel-        La superficie boschiva secondo i dati      te e praticamente fino al fondovalle le     L’aspetto dominante è dunque quello a
                  la tarda estate, favorisce lo sviluppo di     catastali è poco più di 800 ha.           associazioni più comuni sono l’acero-      castagneto, nel quale, per il progressi-
                  pericolosi defogliatori fungini.              Il bosco misto (per il catasto il bosco   frassineto ed il querco-tilieto: la pri-   vo abbandono, si sono insediate altre
                  Per quanto riguarda le temperature            misto è un soprassuolo risultante dalla   ma è caratteristica degli avvallamenti     specie tipiche delle due associazioni
                  mancano dati relativi al territorio in        commistione di ceduo e fustaia) occu-     e delle aree meno esposte, ove è alta      quali il frassino, l’ontano nero, l’ace-
                  esame; inoltre le stazioni termometri-        pa circa il 58% della superficie comu-     l’umidità atmosferica ma soprattutto       ro di monte (peraltro non molto fre-
                  che sono in numero carente per tutta          nale totale, comprendendo associa-        quella edafica; tuttavia dove il suolo      quente), il tiglio, la rovere, il ciliegio,
                  la fascia orobica interessata dalla ca-       zioni del Picetum, del Fagetum e del      è saturo essa viene sostituita dalla ti-   la betulla, il pioppo tremolo e spesso
                  stanicoltura.                                 Castanetum.                               pica vegetazione ripicola ad Alnus glu-    anche l’abete rosso.
                  In relazione alla temperatura la diffu-       L’alto fusto, circa 50 ha, è costituito   tinosa, Alnus incana, Populus tremula      Molto comuni in questa fascia sono
                  sione del castagno nel territorio comu-       essenzialmente dalla pecceta monta-       e Populus alba. Il querco tilieto è in-    anche gli aspetti degradati a noccio-
                  nale appare un po’ forzata verso l’al-        na, fortemente alterata dai massicci      vece proprio di suoli meno umidi e ca-     lo, betulla o pioppo tremolo e sambuco
                  to; del resto alle quote più elevate la       interventi del passato e dal pascola-     ratterizzato da specie igro-mesofile. Il    nero, derivanti da improvvise aperture
                  rinnovazione è quasi assente, le piante       mento, fenomeni oggi entrambi assai       passaggio tra le due associazioni è co-    del piano dominante (conseguenti per
                  sono meno vigorose mentre una flora            ridotti.                                  munque molto sfumato. Su entrambe è        esempio all’abbattimento di un casta-
                  climaticamente più adatta (abete ros-         In questi soprassuoli fa spicco l’ab-     evidente la prolungata azione dell’uo-     gno) e dal concomitante impoverimen-
                  so, betulla, larice, etc.) si insedia assai   bondanza della betulla, che a volte       mo che o le ha modificate sin da epo-       to del terreno per erosione e aspor-
                  rapidamente nelle selve abbandonate.          forma addirittura boschetti puri o mi-    che remote in castagneti, o è interve-     tazione dello strame; queste stesse

                  22                                                                                                                                                                          23
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                               LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

               specie fanno massiccia comparsa nei
               coltivi abbandonati sviluppandosi as-
               sai rapidamente in boschetti pionieri.
               Merita infine menzionare l’associazione
               forestale più exerica del territorio co-
               munale: il querco-betuleto. La sua dif-
               fusione è assai modesta ed interessa
               solo la sommità di dossi rocciosi (per
               esempio quello che separa la Valpicco-
               la dalla Valgrande) e parte del versan-
               te destro della valle Armisa, anch’es-
               so roccioso per l’emergere dell’ossatura
               cristallina e discretamente esposto.
               In queste condizioni la presenza del
               castagno è più ridotta mentre preval-
               gono la betulla, la rovere, la roverella,
               il pioppo tremulo, cui si aggiungono
               il larice, il peccio e meno frequente il
               pino silvestre: nel sottobosco domina
               il ginepro, col brugo e le graminoidi.
               Dei quasi 180 ettari di castagneto,
               tutti di proprietà privata, quelli an-
               cora regolarmente sottoposti a ripuli-
               ture, concimazioni, scacchiature, ecc.
               sono ormai una piccola parte, la su-
               perficie restante è ripartita tra sopras-
               suoli semi-abbandonati e altri oramai
               tendenti al bosco misto. La superficie
               a castagneto è polverizzata in più di       ottima per farina. La produzione è ab-     forma e dimensioni, ma molto più chia-      La “Tardiva”, la “Pezzadina” ed altre.
               2000 particelle catastali.                  bondante.                                  re, di colore rossastro; ilo molto am-      • Marrone: la pianta ha chioma am-
                                                           • Savòn: pianta a chioma slanciata,        pio, torcia sottile e lunga. Qualità buo-   pia, con foglie piuttosto lanceola-
               Varietà coltivate                           con foglie lanceolate di medie dimen-      na.                                         te, biancastre di sotto. Il frutto è di
               Si riporta di seguito una breve descri-     sioni (ca. 20 cm), biancastra di sot-      • Selvatiche: anche tra i soggetti non      media grandezza, ma c’è una eviden-
               zione delle varietà coltivate nel comu-     to, a denti molto pronunciati e mu-        innestati si riscontrano alcune varie-      te variabilità tra le piante, tanto che
               ne di Castello dell’Acqua.                  croni brevi; picciolo lungo ca. 3 cm.      tà, coltivate e frammiste alle altre nei    si distinguono un cosiddetto “marro-
               • Fugascèra: pianta a chioma piutto-        Castagne di medie dimensioni, piutto-      castagneti. Ricordiamo il “Catot”, a fo-    ne maschio”, a frutto più grosso, da un
               sto slanciata, con foglie piccole, ver-     sto alte e spesse, molto scure, con ilo    glie ovali, larghe, verdi anche di sotto,   “marrone femmina” a produzione più
               di anche sotto, ovato-acute, a denti        di media estensione. Molto frequente-      a denti assai profondi e mucroni lun-       abbondante ma di pezzatura inferio-
               poco profondi e mucroni lunghi; pic-        mente si hanno 2 castagne per riccio       ghetti; picciolo corto; castagne picco-     re. Il colore è marrone piuttosto scuro
               ciolo lungo circa 2 cm. I ricci restano     o addirittura una. La qualità è medio-     le e piuttosto precoci (fine settembre),     con striature molto evidenti; la stella
               in parte secchi sull’albero fino all’au-     cre, frequentemente attaccate da Car-      con ilo ampio e torcia breve. La “pe-       è assai evidente, come pure la pelosi-
               tunno successivo. Le castagne sono di       pocapsa spp.                               losa”, con foglie piccole, lanceolate,a     tà. I caratteri sono abbastanza simili a
               dimensioni medio-grosse, scure e ap-        • Rossera: chioma con foglie piccole,      denti poco profondi e mucrone bre-          quelli del marrone fiorentino o casen-
               piattite nel senso dello spessore. La       a volte biancastre di sotto, con mu-       ve, pagina inferiore verdastra, piccio-     tinese. La pezzatura di campioni com-
               cicatrice ilare è molto espansa, la pe-     croni piuttosto lunghi e picciolo di ca.   lo breve; castagne di medie dimensio-       merciali è di circa 60-75 frutti per Kg.
               losità quasi assente. E’ una castagna       2 cm. Castagne analoghe al Sàvon per       ni, molto pelose.

              24                                                                                                                                                                        25
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                    LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                “PROGETTO PILOTA
                PER IL RECUPERO
                CASTAGNETI DA
                FRUTTO” IN COMUNE
                DI CASTELLO
                DELL’ACQUA
               Nell’ambito delle azioni previste dal-
               la convenzione tra ERSAF e Comunità
               Montana Valtellina di Sondrio, l’ Ente
               mandamentale ha incaricato ERSAF
               di progettare e realizzare il “Proget-
               to pilota per il recupero di castagneti
               da frutto“ nel territorio del comune di
               Castello dell’Acqua.
               Va ricordato che negli ultimi anni vi è
               stata una ripresa di interesse nei con-
               fronti del castagno sia per gli stimoli
               tecnico-scientifici diffusi da tecnici e
               ricercatori appassionati, sia per gli in-
               centivi di carattere economico erogati
               nell’ambito di alcune normative comu-
               nitarie e regionali di sostegno al set-

                                                           tore forestale.                             che dei risultati ottenuti con questo
                                                           Le indagini condotte dall’Azienda Re-       lavoro e , possibilmente, con interven-
                                                           gionale Foreste (ora ERSAF) in colla-       ti futuri.
                                                           borazione con Istituti Universitari nei
                                                           primi anni ‘90 sullo stato fitosanitario     Azioni preliminari
                                                           e nell’acquisizione dettagliata di infor-   Di concerto tra i tecnici ERSAF e quelli
                                                           mazioni legate al castagno di natura        della C. M. sono stati presi in conside-
                                                           economica, sociale, paesaggistica, col-     razione quegli aspetti generali per la
                                                           turale ecc. sono un contributo fonda-       realizzazione di interventi dimostrati-
                                                           mentale per individuare ed analizzare       vi del recupero di alcune selve casta-
                                                           le problematiche di gestione selvicol-      nili da frutto e principalmente le fun-
                                                           turale, di prevenzione e cura fitosani-      zioni paesaggistico-ricreative, quelle
                                                           taria, di applicazione di tecniche di ri-   biologiche di conservazione del ger-
                                                           sanamento.                                  moplasma, quelle sociali di manteni-
                                                           L’intervento, il primo a livello manda-     mento di tradizioni rurali e quelle pro-
                                                           mentale, seppur limitato per finanzia-       tettive seppur in maniera indiretta.
                                                           mento, è considerato un punto di par-       Pertanto le aree scelte per i lavori
                                                           tenza per dimostrare ai castanicoltori      sono essenzialmente dislocate in tre
                                                           privati e agli Enti territoriali tecniche   località del territorio comunale:
                                                           innovative per il recupero e il risana-     1. località “Cà Romana”, dove vi è
                                                           mento dei castagneti per poi prosegui-      una notevole presenza di “marroni”;
                                                           re con attività divulgative e didatti-      2. località “ Cà dell’Albert “, zona

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LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                   LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO

                                            dove è presente una Pila e un Mulino        Recupero dei castagneti da
                                            ristrutturati per la lavorazione delle
                                                                                        frutto
                                            castagne, tappe del sentiero etnogra-
                                                                                        I lavori hanno riguardato esclusiva-
                                            fico collegato con il sentiero Valtelli-
                                                                                        mente la potatura dei castagni da
                                            na;
                                                                                        frutto, operazione completamente ab-
                                            3. località “Luviera”, dove la presen-
                                                                                        bandonata per la sua difficoltà, men-
                                            za dei castagneti si fonde con le atti-
                                                                                        tre le ripuliture del sottobosco seppur
                                            vità agricole ancora presenti;
                                                                                        in modo blando continuano ad essere
                                            Successivamente è stata fatta una ri-
                                                                                        praticate.
                                            cerca catastale per individuare i pro-
                                                                                        Le potature hanno interessato l’elimi-
                                            prietari privati interessati a recupera-
                                                                                        nazione delle branche secche, quelle
                                            re il proprio castagneto da frutto. Per
                                                                                        colpite da cancro corticale e il conte-
                                            la realizzazione dei lavori e per richie-
                                                                                        nimento delle chiome troppo sviluppa-
                                            dere le relative denunce di taglio o
                                                                                        te o non equilibrate, ottenendo insie-
                                            nulla-osta, sono state fatte sottoscri-
                                                                                        me al risanamento, l’abbassamento e il
                                            vere ai proprietari delle dichiarazione
                                                                                        ringiovanimento della chioma, anche
                                            d’impegno con le quali, oltre a fissare
                                                                                        un incremento di illuminazione latera-
                                            alcuni criteri basilari per la gestione
                                                                                        le e superiore.
                                            futura del castagneto, si è autorizza-
                                                                                        Il grado di difficoltà dell’intervento,
                                            to il personale di ERSAF ad accedere al
                                                                                        effettuato con le moderne tecniche
                                            fondo, ad eseguire i lavori e ad esple-
                                                                                        del tree-climbing, non è stato ugua-
                                            tare le necessarie procedure ammini-
                                                                                        le per tutti i castagni interessati, ma
                                            strative. Complessivamente sono sta-
                                                                                        correlato alle loro dimensioni e con-
                                            ti coinvolti n. 20 proprietari di selve
                                                                                        formazione, nonché al tipo di potatura
                                            castanili.
                                                                                        richiesta. Per tale motivo è stata adot-
                                                                                        tata la suddivisione del grado di diffi-
                                                                                        coltà nella potatura in tre categorie:
                                                                                        pianta di grande dimensione, media di-
                                                                                        mensione e piccola dimensione. La se-
                                                                                        lezione dimensionale dei castagni av-
                                                                                        viene con metodo speditivo secondo il
                                                                                        criterio illustrato nella tabella sotto-
                                                                                        stante.
                                                                                        In sintesi l’operazione di potatura è
                                                                                        stata condotta da tre operai (due ope-

                                                                                                                  Selezione dimensionale dei castagni
                                                                                         Punteggio attribuito          1              2           3                           Punteggio totale
                                                                                         Dimensione fusto          < 60 cm       60 - 100 cm   > 100 cm    Castagno piccolo        5-8
                                                                                         Altezza                    < 15 m         15 - 20 m    > 20 m     Castagno medio          9 -11
                                                                                         Diametro chioma            < 10 m         10 - 15 m    > 15 m     Castagno grande        12 - 15
                                                                                         Complessità chioma       semplificata      media      complessa
                                                                                         Disseccamenti               scarsi          medi       diffusi

              28                                                                                                                                                         29
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO                                                                                                                                                   SCHEDE TECNICHE

                                                                                                                   SCHEDE
                                                                                                                                  TECNICHE
                                                                                             IL RECUPERO DEI                               mentali per attuare il recupero delle
                                                                                                                                           selve castanili fruttifere sono la ripu-
                                                                                             CASTAGNETI DA                                 litura del castagneto, l’eventuale ta-
                                                                                             FRUTTO                                        glio dei castagni irrecuperabili, la ri-
                                                                                            Tra ripuliture, potature e                     pulitura e la potatura dei castagni,
                                                                                                                                           l’eventuale impianto di nuovi casta-
                                                                                            nuovi impianti                                 gni, la concimazione e la ricostituzio-
                                                                                            Un castagneto da frutto, la selva, an-
                                                                                                                                           ne del prato.
                                                                                            che se incolto e invaso da altre specie
                                                                                            arboree e arbustive, è facilmente rico-
                                                                                            noscibile perché conserva l’originario                          Intervento di ripulitura
                                                ratori sulla chioma ed uno a terra per      caratteristico impianto rado struttura-
               Località “Cà Romana”             dirigere il lavoro e per la sicurezza)      to sui grandi alberi innestati. Alcuni
 VOCE                                  NUMERO   attraverso più fasi: pulizia preliminare    vetusti soggetti fruttiferi sono magari
                                                della pianta, salita e messa in sicurez-    stati abbattuti, ma tra i vigorosi pol-
 Potatura castagni grandi                9
                                                za, potatura vera e propria con attrezzi    loni riscoppiati dalle ceppaie è quasi
 Potatura castagni medi                  3      manuali e motosega, parziale disinfe-       sempre ben visibile ciò che rimane dei
                                                zione delle ferite, discesa dalla pianta,   fusti originari. Le vecchie selve casta-
 Potatura castagni piccoli               0
                                                depezzamento, raccolta ed allestimen-       nili sono spesso aggregati di notevole
 TOTALE                                  12     to andante della ramaglia di risulta sul    valore ecologico e culturale perché co-
                                                letto di caduta. Prima delle potature       stituite da piante di varietà locali, ben
                                                in alcune selve castanili si è proceduto    adattate alle condizioni stazionali, che
             Località “Cà dell’Albert”                                                      testimoniano il lungo e paziente lavo-
                                                a un vero e proprio taglio delle specie
 VOCE                                  NUMERO   arboree invasive e a una drastica ripu-     ro di selezione e di coltivazione rea-
                                                litura del sottobosco.                      lizzato dai nostri avi nel corso dei se-              Il castagneto da frutto prima dell’intervento di ripulitura.
 Potatura castagni grandi                37
                                                Nell’eseguire le operazioni di potatura,    coli. Per questo, quando le condizioni
 Potatura castagni medi                  9      particolare attenzione è stata riserva-     ambientali e logistiche lo consigliano,
 Potatura castagni piccoli               0      ta al mantenimento della duplice fun-                                 il loro ripristino
                                                zione che tali castagneti rivestono:                                 è un’operazione
 TOTALE                                  46     produttiva e paesaggistica.                                    importante e prezio-
                                                Nelle tabelle a lato sono                                    sa: da un lato permette
                  Località “Luviera”            riportati il numero dei                                     infatti di riattivare un fi-
                                                castagni sui quali si è                                   lone produttivo, con rica-
 VOCE                                  NUMERO
                                                intervenuti, suddi-                                     dute di tipo economico, dal-
 Potatura castagni grandi                38     visi per località e                                  l’altro consente di recuperare
                                                per classe dia-                                   scenari, conoscenze e attività ti-
 Potatura castagni medi                  19
                                                metrale.                                        pici della media montagna, con ri-
 Potatura castagni piccoli               3                                                   cadute di tipo ambientale ed ecologi-                 Il castagneto da frutto dopo l’intervento di ripulitura.
                                                                                            co, paesaggistico e turistico, culturale                    Tutta la vegetazione invadente va asportata.
 TOTALE                                  60
                                                                                            e tradizionale. Le operazioni fonda-

                   30                                                                                                                                                                     31
SCHEDE TECNICHE                                                                                                                                                                                         SCHEDE TECNICHE

                                                                                                      do di produrre vigorosi e sani polloni,     ne delle potature. Vanno pertanto re-
                                                                                                      oppure estirpati se la ceppaia è mala-      cisi con tagli netti, a filo del fusto o
                                                                                                      ta e deperiente. Gli impianti di remo-      con il rilascio di monconi lunghi non
                                                                                                      ta formazione sono spesso molto fitti        più di 5 cm, evitando in maniera asso-
                                                                                                      (150-180 piante/ettaro): è perciò ne-       luta strappi o rotture.
                                                                                                      cessario valutando caso per caso, ope-      Asportazione dei succhioni
                                                                                                      rare un leggero diradamento a scapi-        Lungo il fusto e le branche principa-
                                                                                                      to dei castagni meno vigorosi o peggio      li, analogamente a quanto accade con
                                                                                                      conformati. I materiali vegetali di ri-     i polloni, dalle gemme avventizie si
                                                                                                      sulta vanno distrutti o comunque al-        possono sviluppare getti epicormi-
                                                                                                      lontanati dalla selva.                      ci più o meno vigorosi, detti succhio-
                                                                                                                                                  ni, che sottraggono preziose sostanze
                                                                                                      Ripulitura dei castagni da                  nutritive ai rami produttivi e rendo-
                                                                                                      frutto                                      no difficoltosi l’accesso alla pianta e
                                                                                                      Una volta eliminata la vegetazione          l’effettuazione delle potature. Il loro
                                                                                                      spontanea e rimossi i soggetti frutti-      sviluppo è spesso più intenso in cor-
                                                                                                      feri irrecuperabili o soprannumerari, si    rispondenza del punto d’innesto, dove
                                                                                                      può cominciare a valutare l’aspetto dei     talvolta l’anello cicatriziale è ingrossa-
                                                                                                      castagni su cui si interverrà. L’investi-   to. I succhioni collocati sopra il punto
                                                                                                      mento medio ad ettaro di un casta-          d’innesto possono essere rilasciati nel
                                                                                                      gneto realizzato con varietà locali di      caso se ne ipotizzi uno sfruttamento
                                                                                                      castagno da frutto, comunque dipen-         per la riforma della chioma. La loro eli-
                                                                                                      dente dalle condizioni stazionali e dal-    minazione avviene con le stesse mo-
                                                                                                      le varietà messe a dimora, si aggira in     dalità descritte nella spollonatura. Si
                                                                                                      media sulle 80-120 piante (pari ad una      deve assolutamente evitare il taglio
                                                         mente. Si lasceranno i selvaggioni più                                                   delle escrescenze o accrescimenti ano-
              Ripulitura del castagneto                                                               distanza tra gli alberi di 9-11 m). Qua-
                                                                                                                                                  mali, posti di solito nella parte basale
              La vegetazione arborea insediatasi         sani e vigorosi da innestare, solo per       si sempre gli impianti realizzati in pas-
                                                         colmare eventuali vuoti, già presenti        sato non hanno però un sesto regolare,      del tronco o sotto il punto di innesto.
              spontaneamente rappresenta un for-
              te elemento di disturbo per le pian-       o che si formeranno con l’abbattimen-        ma le piante sono state disposte asse-
              te da frutto, soprattutto in riferimen-    to di piante da frutto molto malate e        condando la morfologia del terreno. Se                      Spollonatura, asportazione
              to alla disponibilità di luce, di acqua    sofferenti, che non offrono possibili-       la densità è abbastanza regolare non                       succhioni o getti epicormici.
              e di nutrienti nel suolo. Le chiome di     tà di recupero. L’operazione si comple-      vale la pena di inserire nuovi sogget-
              questi “colonizzatori” entrano veloce-     ta con la ripulitura e l’allontanamento      ti per raggiungere il valore ottimale.
              mente in competizione con quelle del       del materiale vegetale di scarto, che        Quindi si può intervenire direttamente
              castagno, ostacolandone la crescita        sempre costituisce una potenziale fon-       sui castagni presenti.
              e la fruttificazione, che come sappia-      te di diffusione delle fitopatie.             Spollonatura
              mo avviene sui germogli dell’anno. A                                                    Uno degli aspetti più evidenti in una
              seconda delle zone, le specie che più      Taglio dei castagni da                       selva fruttifera in abbandono è la den-
              frequentemente si sviluppano sono:         frutto irrecuperabili                        sa fascia di getti, più o meno giovani
              robinia, frassino maggiore, acero mon-     I soggetti fruttiferi più malati, mal-       e sviluppati, che a foggia di “corona”
              tano, betulla, pioppo tremulo, ciliegio,   formati e stentati, pertanto irrecupe-       circonda il colletto degli alberi adul-
              carpino nero, orniello e rovere. L’in-     rabili ai fini produttivi e privi di par-     ti: sono i cosiddetti polloni, germo-        Il taglio dei polloni (spollonatura), a sinistra, deve essere effettuato con
              tervento consiste nel tagliare al piede    ticolari valori estetici, agronomici e       gli radicali che nel loro sviluppo sot-      attrezzi da taglio, senza strappi, così come l’asportazione dei succhioni
                                                         culturali (legati all’età, alla struttura,   traggono preziose sostanze nutritive         o getti epicormici lungo il fusto, a destra.
              tutte le piante indesiderate e anche i
              giovani soggetti di castagno da seme,      alla tradizione e alla varietà), vanno       ai rami produttivi e rendono difficolto-      In blu i tagli e gli interventi corretti, in rosso quelli errati.
              i selvaggioni, sviluppatisi spontanea-     tagliati, se la ceppaia è ancora in gra-     si l’accesso alla pianta e l’effettuazio-

             32                                                                                                                                                                                       33
SCHEDE TECNICHE                                                                                                                                                                                                              SCHEDE TECNICHE

                         Potatura dei castagni da                              tura si sfrutta la naturale attitudine
                                                                                                                                                                   Fasi di taglio di un grosso ramo
                                                                               del castagno a rigenerare rapidamente
                         frutto
                                                                               le parti di chioma asportate, selezio-
                         II castagno da frutto, come tutte le
                                                                               nando e direzionando nuovi e più pro-
                         essenze fruttifere, necessita di perio-
                                                                               duttivi rami in posto di quelli vecchi
                         diche potature. Dopo anni di mancati
                                                                               e stentati. L’intensità delle potature
                         interventi colturali, le chiome dei ca-
                                                                               e l’opportunità di effettuare un inter-
                         stagni fruttiferi sono irregolari, arruf-
                                                                               vento di drastica riduzione della chio-
                         fate, con parti dense e altre assai rade
                                                                               ma, con tagli che interessino le bran-
                         e con rami o intere branche morte a
                                                                               che principali o addirittura il fusto,
                         causa di malattie o per la mancanza di
                                                                               vanno valutate in base alle condizioni
                         un’adeguata illuminazione. Talvolta la
                                                                               vegetative e sanitarie della pianta da
                         chioma è in buono stato ma talmente
                                                                               un tecnico esperto in materia.
                         estesa da interferire con quella di al-
                         tre piante. Scopo della potatura è per-               Alcune regole sulla potatura                  Incisione del ramo                                     Taglio del ramo                         Rimozione del
                                                                               Le operazioni di potatura, per esse-          dal basso verso                                        appena sopra la                         moncone
                         ciò quello di riequilibrare lo sviluppo                                                             l’alto, per evitare                                    prima incisione.                        rispettando il
                         della chioma e di dare la giusta den-                 re efficaci e nel contempo rispettose
                                                                                                                             scosciature.                                                                                   “collare”.
                         sità alle branche al fine di migliorare                dell’albero su cui vengono compiute,
                         l’illuminazione di tutti i rami e accre-              perciò delle sue caratteristiche ve-          Il tratteggio blu indica la linea del taglio finale.

                         scere così il vigore vegetativo e la pro-             getative e sanitarie, necessitano di
                         duttività dell’albero. Solo con l’emis-               una serie di conoscenze e accorgimen-
                                                                                                                          tre il fermo delle operazioni nelle fasi                  condo taglio si recide il ramo stando
                         sione di nuovi getti è infatti possibile              ti tecnici. La buona riuscita della po-
                                                                                                                          di freddo più intenso,durante le qua-                     poco sopra il primo taglio; con l’ultimo
                         ottenere rami fruttiferi. Con la pota-                tatura è anche legata alle capacità di
                                                                                                                          li i rami si spezzano con maggiore fa-                    si rimuove il moncone facendo atten-
                                                                               chi la realizza. Sono assolutamente da
                                                                                                                          cilità.                                                   zione a non ledere il “collare’. II colla-
                                                                               evitare interventi a rischio, senza ac-
             Gerarchia delle ramificazioni                                                                                Criteri per l’esecuzione dei tagli. I                     re, formato dai tessuti sovrapposti del
                                                                               corgimenti protettivi e attrezzature
                                                                                                                          tagli devono essere eseguiti con at-                      tronco e del ramo, permette di isola-
                                                                               adeguate. Si consiglia pertanto di affi-
                                                                                                                          trezzi molto affilati e puliti, per otte-                  re la parte di ramo rimasta evitando la
                                                                               dare a personale specializzato l’effet-
                                                                                                                          nere recisioni nette e regolari e limita-                 propagazione di eventuali infezioni al
                                                                               tuazione di interventi significativi, li-
                                                                                                                          re al minimo il rischio di infezioni. Nel                 tronco. Un ramo va sempre eliminato
                                                                               mitando quelli “in proprio” ai tagli da
                                                                                                                          caso interessino rami a sviluppo verti-                   completamente, effettuando il taglio
                                                                               terra, con svettatoio o segaccio tele-
                                                                                                                          cale vanno inoltre effettuati obliqua-                    in prossimità del punto di inserzio-
                                                                               scopico. La moderna tecnica del tree-
                                                                                                                          mente, per facilitare lo sgrondo delle                    ne, oltre il collare,o della biforcazio-
                                                                               climbing consente di operare con as-
                                                                                                                          acque. Per quanto possibile vanno evi-                    ne, senza il rilascio di monconi. Questi
                                                                               soluta sicurezza e precisione anche su
                                                                                                                          tati interventi sulle branche maggiori                    possono essere mantenuti, con funzio-
                                                                               alberi difficili,di grandi dimensioni o
                                                                                                                          (rami di I e II ordine), sia per preser-                  ni di gradino solo per facilitare la risa-
                                                                               posti in aree prive di accesso carra-
                                                                                                                          vare la struttura principale dell’albero                  lita di alberi difficilmente accessibili.
                                                                               bile.
                                                                                                                          che per limitare il rischio di infezioni                  L’accorciamento dei rami va effettua-
                                                                               Periodo. Sulle piante adulte di ca-
                                                                                                                          (ampie superfici di taglio) e l’eccessivo                  to sempre poco sopra un nodo, laddo-
                                                                               stagno la potatura si effettua duran-
                                                                                                                          e disordinato ricaccio di nuovi getti.                    ve insiste una gemma laterale, oppure
                                                                               te la fase di riposo vegetativo, dopo
                                                                                                                          Nel caso non si possa fare altrimenti si                  poco sopra un ramo, mediante il cosid-
                                                                               la caduta e prima dell’emissione del-
                                                                                                                          cercherà comunque di garantire un as-                     detto “taglio di ritorno”. In quest’ulti-
                                                                               le foglie. Ciò dipende dall’andamento
                                                                                                                          setto equilibrato alla chioma. Dovendo                    mo caso il ramo rilasciato, detto ger-
                                                                               stagionale e dalla collocazione del ca-
                                                                                                                          asportare grosse branche si effettue-                     galmente “tiralinfa”, funge da cima di
 I rami di I ordine sono inseriti su fusto, quelli di II ordine su quelli di   stagneto (localizzazione, esposizione
                                                                                                                          ranno tre tagli: con il primo si incide                   sostituzione: deve perciò essere vigo-
 I ordine, quelli di III ordine su quelli di II ordine e così di seguito.      e quota): le piante si spogliano di nor-
                                                                                                                          il lato inferiore del ramo, fino ad 1/3                    roso e dominante. È infine importante
 Il disegno attraverso i colori, individua solo quattro ordini gerarchici,     ma tra ottobre e novembre e vegetano
 ben più numerosi nella realtà.                                                                                           del suo diametro, per evitare strappi                     mantenere un adeguato rapporto dia-
                                                                               tra aprile e maggio. Si consiglia inol-
                                                                                                                          alla corteccia (scosciature); con il se-                  metrico tra i rami: il ramo di sostitu-

                       34                                                                                                                                                                                                   35
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