CASTAGNETI FRUTTO - Comunità Montana Sondrio
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CASTAGNETI L’ ALBERO Un grande albero FRUTTO da alzava le sue mani rugose fino al cielo. Si sforzava di toccarlo con dolore. Pregava il sole di farlo vivere ancora. Come un fuoco spento ora si è riacceso.
CASTAGNETI Coordinamento editoriale: Lucia Rovedatti Testi: da FRUTTO Italo Buzzetti Foto: Archivio ERSAF, E. Della Ferrera, G. Giumelli, V. Martegani, G. Mazzoni, S. Vaninetti Un patrimonio valtellinese da salvaguardare Progetto grafico: MOTTARELLA Studio Grafico www.mottarella.com Iniziativa prevista nell’ambito del progetto: “Progetto pilota per il recupero dei castagneti da frutto nel Comune di Castello dell’Acqua (SO)” Introduzione Committente: Comunità Montana 2 Presentazione Valtellina di Sondrio Area Agricoltura tel. 0342.210331 www.cmsondrio.it La castanicoltura in provincia di Sondrio Redazione progetto ed 4 Diffusione della coltura castanicola esecuzione lavori: in provincia di Sondrio ERSAF Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura ed alle Foreste 11 Aspetti storici Struttura “Biodiversità e Valorizzazione Demanio Forestale” 19 Caratteristiche dei castagneti nel Unità Operativa “Gestione comune di Castello dell’Acqua sostenibile delle foreste demaniali e delle Riserve Naturali” 26 Il Progetto Pilota di Castello dell’Acqua Morbegno (SO) tel. 02 67404.581 www.ersaf.lombardia.it Schede tecniche Realizzato nel mese di marzo 2005 L’utilizzo, in qualsiasi forma 31 Il recupero dei castagneti da frutto e modo, dei contenuti della Operazioni colturali presente pubblicazione è consen- tito dietro autorizzazione scritta della Comunità Montana V.na di Sondrio, con obbligo di citazione della fonte. Conclusione 43
L’attuazione del “Progetto pilota recupe- locale, soprattutto grazie al valore naturalisti- L’intervento pilota citato e la predisposizio- ro castagneti da frutto in Comune di Castel- co e ambientale che questi alberi ormai rap- ne di specifico materiale divulgativo e didat- lo dell’Acqua” (il primo realizzato nel nostro presentano per i territori di mezza costa. tico, fra cui questa pubblicazione, vuol essere mandamento) nasce dalla convinzione che i Consapevoli di questa nuova realtà e del do- un punto di partenza per dimostrare in prati- castagneti sono un patrimonio da salvaguar- vere di tutelare questi particolari ambiti terri- ca le tecniche innovative per il recupero e il ri- dare. toriali, abbiamo ritenuto che ciò fosse possi- sanamento dei castagneti, e un esempio da L’importanza dei castagneti da frutto presen- bile attraverso una crescente sensibilizzazione seguire per tutti coloro che possiedono casta- ti nella Comunità Montana Valtellina di nei confronti dei proprietari e garantendo loro gneti da frutto e vor- rebbero pre- Sondrio, supera ormai largamente il si- l’oppor- tunità di finanziamento ed servarli dai dan- ni causati Licio Compagnoni gnificato produttivo che hanno avu- assistenza tecnica. dall’incuria e dal- l’ab- Assessore all’Agricoltura to per molto tempo nella storia bandono. della nostra economia Costantino Tornadù Presidente della Comunità Montana BIBLIOGRAFIA Pubblicazioni consultate per la realizzazione dell’opuscolo: “Progetto Pilota per il recupero dei castagneti da frut- to nel Comune di Castello dell’Acqua” - anno 2003 ERSAF Manuale tecnico-descrittivo “Castagne e castagneti delle terre lariane” - anno 2003 Provincia di Como - Assessorato Agricoltura Tesi di laurea “La castanicoltura in provincia di Sondrio - Caratteristiche dei castagneti da frutto di Castello dell’Acqua ” - anno 1989 - Dott. Umberto Clementi Si ringraziano coloro che hanno contribuito alla realizza- zione di questa pubblicazione, in particolar modo per il materiale fornito: Umberto Clementi, Amministrazione Provinciale di Como, Elio Della Ferrera, Gianpiero Mazzo- ni, Vincenzo Martegani, Serafino Vaninetti.
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA Provincia di Sondrio: IN PROVINCIA diffusione della DI SONDRIO castanicoltura buzione delle altre colture. Nel versan- Bormio DIFFUSIONE DELLA te retico, a solivo, da sempre è stato CASTANICOLTURA favorito lo sviluppo delle colture agra- L’area di diffusione del castagno in Val- rie e dei centri abitati: frutteti, semi- tellina e Valchiavenna rientra essen- nativi e soprattutto vigneti occupano zialmente nell’orizzonte montano infe- quasi ininterrotti la parte bassa del- la pendice, assai di rado intercalati da Chiavenna riore e nell’orizzonte sub-montano: dal punto di vista fito-climatico possiamo boschetti termofili a Carpino nero, Or- in linea generale porre tale zona tra il niello e Roverella, o da piccoli casta- Castanetum ed il Fagetum caldo. gneti. Questi ultimi li ritroviamo più Tirano Procediamo ora ad una più precisa in- estesi ed abbondanti in alto, in una dividuazione delle aree di diffusione fascia comunque piuttosto disconti- Sondrio della coltura: nella bassa Valchiaven- nua posta tra i 500 e i 900-1000 m. Morbegno na, ossia dall’imbocco sino all’abitato di quota; questa, sempre più ridotta di Chiavenna, il castagneto da frutto e frammentata, dall’imbocco vallivo è favorito dal più mite clima lacustre giunge sino circa a Tirano e prosegue, e si diffonde lungo tutto il versante a ormai ricongiunta al fondovalle, sino Est, dal fondovalle fino a circa 900 m. alla conca di Sondalo. I castagneti Nell’alta valle, oltre Chiavenna, esso della pendice retica, favoriti dall’otti- predomina invece nel versante a 0vest ma esposizione, sono spesso rigogliosi arrestando la sua penetrazione poco e possono superare i 1000 m. di quota oltre l’abitato di San Giacomo Filippo. (per esempio nella zona di Teglio). Molto diffusa è la coltura in Val Bre- Il versante orobico, a vago, è caratte- gaglia su entrambi i versanti: in quel- rizzato dal bosco e dalla scarsa pre- lo esposto a Sud, beneficiando di una senza di centri abitati e colture, per maggiore insolazione, essa si spinge la maggior parte posti sui conoidi allo fin oltre i 1000 m. di quota; nella stes- sbocco delle valli laterali o sui terraz- sa zona sono stati rinvenuti esemplari zi glaciali più esposti. E’ in questo set- isolati e cespugliosi a circa 1400 m., in tore che i castagneti trovano la loro piena foresta di conifere, limite massi- massima diffusione; ora puri, ora al- mo di cui si abbia notizia in provincia. ternati o frammisti ad altra vegetazio- Nel basso e medio settore valtellinese, ne boschiva che vi penetra inesorabil- Nella bassa fino grosso modo a Tirano, la distribu- mente con l’abbandono, essi occupano Valchiavenna il zione dei castagneti risente della forte una fascia quasi continua dall’imboc- castagneto da asimmetria climatica tra i due opposti co vallivo fino a oltre Tirano: verso frutto è favorito dal mite clima lacustre versanti: direttamente, per le eviden- il basso le selve si spingono spesso a e si diffonde lungo ti esigenze ecologiche della pianta; in- lambire il fondovalle; verso l’alto rag- tutto il versante direttamente per le differenti modalità giungono gli 800 m. circa, a volte sor- a Est dell’insediamento umano e della distri- passando i 900 m. 4 5
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO Castagneti L’area più caratteristica della coltura è anni, risultava di 6,7 q.li/ha/anno, con gran parte di quei castagneti oggi in- Per quanto riguarda la castanicoltura Veduta di Sacco, all’imbocco della però tra i 400 e i 700 m. circa. Anche punte di 10 q.li/ha nei Comuni di Ro- vasi da una ricca varietà d’arbusti ed valtellinese e valchiavennate le cause i castagneti Valmasino, la in questo versante, proseguendo oltre golo, Pedesina, Sacco, Castione Ande- alberelli fosse, fino ad una quarantina possono essere essenzialmente ricon- terrazzati distribuzione dei scendevano tra le Tirano, i castagneti si fanno più rare- venno e Bianzone. d’anni fa, ancora regolarmente coltiva- dotte alle seguenti: castagneti risente forre lungo i dossi fatti e si avvicinano al fondovalle che La produttività in Valchiavenna (circa ta e mantenuta a prato o a pascolo. a) mutamento del rapporto (o vinco- della differente solatii fino al greto esposizione tra nel contempo va ergendosi più rapida- 7,4 q.li/ha) era maggiore che in Val- Oggi nei castagneti coltivati ci si limi- lo) terra-popolazione; del torrente Bitto i due opposti mente; qualche chilometro oltre Son- tellina certamente per la più favorevo- ta alla raccolta del frutto e raramen- b) frazionamento e frammentazione versanti dalo si arrestano. le situazione climatica. Nei castagne- te della lettiera, a qualche ripulitura della proprietà; ti a prato, posti nella fascia più bassa del sottobosco tramite sfalcio o pa- c) avvento del cancro corticale. Situazione attuale e nei luoghi meno acclivi, con terreno scolamento e, nelle situazioni migliori a) Fino al periodo post-bellico l’impor- L’esame dello stato attuale della col- profondo, si stimava una produzione (piante di marrone prossime agli abita- tanza della coltura è rimasta quasi im- tura castanicola in provincia eviden- di 19,8 q.li/ha/anno in fieno normale; ti) a qualche concimazione con letame; mutata nel corso dei secoli; a parti- zia un generale ed ormai spinto abban- in quelli a pascolo essa ammontava a molto rara è ormai divenuta la pratica re dagli anni ‘50 il graduale aprirsi di dono. 8,9 q.li/ha/anno. dell’innesto, che ha assunto un carat- nuovi sbocchi occupazionali e l’avven- Nel 1964 secondo un’analisi appro- La foglia per lettiera, raccolta assai tere quasi amatoriale. to di nuove fonti di utilità intra ed ex- fondita dei vari aspetti dell’agricoltu- regolarmente, era stimata in 19,5 q.li/ L’abbandono dei castagneti è un aspet- tra-provinciali, quali la frutticoltura ra provinciale, i 3229 ha. di castagne- ha/anno. to particolare del ben più vasto feno- intensiva di fondovalle, l’industria, il to erano quasi tutti ancora coltivati, La fase più drastica di abbandono ha meno di dissesto socio-economico terziario ed il turismo, ha distolto la mantenuti a prato e/o a pascolo; la dunque preso il via a partire dalla se- che ha investito la montagna italia- popolazione contadina - soprattutto produzione media in castagne fresche, conda metà degli anni ‘60; del resto na a partire dagli anni ‘50, coinvolgen- nella componente giovanile - da quel calcolata in base ad un periodo di 7-8 molti in provincia rammentano come do un po’ tutte le colture più povere. vincolo diretto con la terra che solo, 6 7
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO time si può notare il seccume di ampi Ormai molto rara settori della chioma. La diffusione del si è fatta la pratica cancro ha dunque coinciso proprio con dell’essiccazione: in genere ci il periodo di massimo abbandono, co- si limita alla stituendone certo una causa aggra- disposizione dei vante; oggi la malattia, dopo la fase frutti su terrazzi di ipervirulenza, si è stabilizzata nel- assolati la fase ipovirulenta, ovvero il patoge- no attacca le piante ma non le condu- ce alla morte. Cenni sull’attuale utilizzazione di castagne e marroni Le quantità di frutto oggi raccolte sono difficilmente stimabili a causa della grande frammentarietà e varia- bilità delle utilizzazioni. Il prodotto in parte è destinato al con- sumo diretto da parte dei componen- ti l’azienda; in parte è usato come ali- mento per il bestiame (suini, conigli); in altra parte ancora è destinato alla vendita; infine notevole è il quantita- tivo raccolto, spesso abusivamente, da terzi. Vigneti e boschetti nel passato, ne garantiva il sostenta- I produttori destinano i frutti migliori di castagno nel mento. L’agricoltura più povera e senza alla vendita; la parte restante è dagli versante retico grossi sbocchi di mercato è così dive- stessi consumata per lo più allo sta- nuta gradualmente un onere non cor- to fresco, mentre ormai molto rara si La frutticoltura risposto da un beneficio adeguato, so- è fatta la pratica dell’essiccazione: in intensiva di genere ci si limita alla disposizione dei prattutto se confrontato con quello fondovalle fornito da altre attività: è il caso an- frutti su terrazzi assolati, senza più ri- che dei castagneti. correre ai tradizionali seccatoi. b) Lo stato di polverizzazione fondia- In alcune zone tuttavia (es. Villa di ria che, con molte altre colture, carat- Chiavenna, Piuro) questi vengono an- terizza i castagneti provinciali. cora utilizzati. Il mercato, che riguar- c) Pur mancando una datazione pre- da essenzialmente i marroni e le casta- cisa, l’avvento del cancro corticale in gne di pezzatura più grossa consta di provincia può farsi risalire agli anni ‘50 un complesso di compravendite al mi- (si sa infatti che la prima segnalazione nuto, in cui gli acquirenti - general- in Lombardia è del 1950); esso ha poi mente fruttivendoli o meno frequen- avuto un fortissimo sviluppo durante temente grossisti - si recano presso i gli anni ‘6O e ‘70, interessando quasi singoli produttori pattuendo un cer- tutti i soggetti più giovani e gran par- to prezzo. Quest’ultimo è quindi piut- te delle piante mature: su queste ul- tosto variabile: a Castello dell’Acqua i 8 9
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO marroni di buona pezzatura (in nume- La coltivazione ro di ca. 55-70 per Kg) nel 2004 hanno della vite ha spuntato 4-4,15 euro/Kg, mentre per contribuito all’abbandono della le castagne il prezzo è stato di 3-3,40 castanicoltura euro/Kg. Sono prezzi che sembrerebbe- ro alti, se riferiti a grossi quantitati- vi, ma non sorprendono certo in una situazione come quella valtellinese, in cui l’offerta è quanto mai frammenta- ta, incostante e scarsamente coordi- nata: residuo di un sistema colturale in cui la castagna era destinata prin- cipalmente al diretto sostentamento della famiglia contadina; cosa che se nel passato trovava ragioni decisive, oggi non è certo più proponibile. La presenza di esemplari di notevoli dimensioni è un’altra testimonianza di un ambiente favorevole alla sua diffusione ASPETTI STORICI nulla ci autorizza ad estendere detta ipotesi al territorio valtellinese; notia- La diffusione e lo stato attuale della coltura castanicola in provincia sono mo invece che quivi l’ambiente appare strettamente legati alle vicende del piuttosto favorevole alla sua diffusio- passato, che quindi meritano un ap- ne, come dimostrano l’abbondanza di profondimento. rinnovazione, il suo buon affermarsi e la presenza di esemplari di notevoli di- mensioni. Per quanto riguarda la Lom- Origini e sviluppo della bardia la diffusione originaria del ca- coltura stagno è provata da vari reperti: foglie Non è stato possibile sapere con cer- fossili dello stesso genere botanico fu- tezza se il castagno esistesse già come rono rinvenute in depositi interglacia- entità arborea originaria nei boschi li presso Sellere-Pianico (BG) e legni valtellinesi o se vi fu introdotto dal- palafitticoli presso Cazzago (VA); nu- l’uomo in epoca remota; certamente merosi sono inoltre i ritrovamenti di però, se esso già era presente, se ne polline fossile nei principali depositi deve all’uomo la massiccia diffusione. lacustri delle Alpi meridionali. Nel vicino Canton Ticino il castagno E’ allora probabile che il castagno fos- è da considerare specie introdotta ma se presente originariamente in val- 10 11
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO le, non certo in forma di boschi puri, e media Valtellina. Sebbene il vigne- bensì sporadico e consociato alle altre to si diffuse in gran parte nei terre- specie del bosco di latifoglie; è altresì ni più assolati, rocciosi, inospitali ed verosimile che la coltura castanile sia ancora incolti, tuttavia data la vastità stata introdotta e diffusa ad opera de- del fenomeno, non è da escludere che gli antichi Romani e che tale processo ad esso corrispose anche una sensibile sia poi continuato durante la domina- contrazione di altre colture, tra cui la zione longobarda. castanicola; possiamo anche ipotizza- Il documento valtellinese più antico re una certa espansione del ceduo ca- in cui si citino le castagne risale co- stanile a svantaggio della selva, cau- munque al 1265. In un manoscritto del sa la crescente richiesta di paleria per 1381, riguardante la locazione di una le viti. A riprova della prima ipotesi si selva, si faceva già la distinzione fra osserva che mentre nel versante orobi- marroni e castagne: non possiamo as- co, interessato in minima parte dai vi- serire con certezza che si trattasse dei gneti, i castagneti si spingono sino al cosiddetti “marroni veri”, ma certo il fondovalle, sull’opposta pendice retica solo fatto che venissero distinti dalle essi occupano una fascia più alta, so- castagne comprova l’appartenenza ad pra i vigneti, a partire da 200-300 m. una varietà di pregio. dal fondovalle: questo non può attri- L’importanza della coltura era già al- buirsi alle sole differenze climatiche. lora grandissima e la castagna, con il Nel corso del secolo XIX la coltura subì miglio e il panìco, costituiva la par- un certo regresso. te essenziale della magra dieta conta- Già nel 1833 il REBUSCHINI osservava dina. nella sua “Descrizione statistica del- Anche dopo l’introduzione del frumen- la provincia di Valtellina” che “men- to, della segala, del granoturco e assai tre sembrerebbe una tal coltivazio- più tardi della patata, detta importan- Pagina a fianco: za non accennò a diminuire, anzi nu- espansione del merosi furono i tentativi di estendere ceduo castanile a la coltura anche in aree completamen- svantaggio della te inadatte: molto significativo a pro- selva, anche per la posito è un documento del 1557 in cui crescente richiesta la Comunità di Bormio assegnava al di paleria per le viti proprio canonico un terreno sul mon- te Reit (quindi a non meno di 1300 m Sopra: oltre alla castagna dal di quota) col patto che esso vi impian- castagneto si tasse una selva di noci e castagni. otteneva la legna Nei luoghi più acclivi la coltura veniva per riscaldamento introdotta previo terrazzamento della pendice con muretti a secco, sì da con- A lato: si evidenzia sentire una migliore accessibilità e li- il carattere più mitare il rotolamento dei frutti. agricolo che A partire dal secolo XVII si ebbe la forestale nel grande espansione della coltura vitico- passato della selva la, che interessò soprattutto le basse castanile pendici del versante retico nella bassa 12 13
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO Ancora nel 1876 la produzione media prato falciabile alle quote più basse e era di ben 11 q.li/ha/anno e nel 1907 nei terreni migliori, oppure il pasco- la superficie a castagneto da frutto in lo o addirittura il seminativo (segale, provincia veniva stimata in 5200 ha. grano saraceno, patata). Successivamente, pur con alti e bassi, Si evidenzia, insomma, il carattere più la coltura continuò a regredire piutto- agricolo che forestale della coltura nel sto rapidamente. passato; carattere che oggi si avverte assai di meno a causa dell’abbandono Le modalità colturali e della conseguente invasione da par- Possiamo considerare i sistemi di colti- te del bosco. vazione del castagno poco mutati nel Oltre alla castagna, di cui si dirà in se- corso dei secoli. Essi risultano legati guito, dal castagneto si ottenevano si- ad una economia autarchica di sussi- stematicamente: stenza, in cui il castagneto ricopriva a) le foglie, con lo scopo principa- una parte essenziale del fabbisogno: le di lettiera per gli animali, nonchè innanzitutto con la produzione di ca- per la letamazione e secondariamen- stagne, ma anche con quella di legna- te per pagliericci e per uso medicinale me, di fieno, di lettiera per gli animali (estratto contro la tosse). Sopra: ne dovrebbesi conservare... scorgesi e a volte di estratti tannici concianti. b) la legna e il legname, provenienti caratteristico dessa invece assai trascurata, a segno La selva castanile appariva così stret- dalle potature o dall’abbattimento di trasporto di tronchi che l’annua sostituzione delle piante di castagno per tamente integrata con le altre colture piante deperienti. è quasi generalmente omessa, per cui legname da opera agrarie, e non solo dal punto di vista La legna veniva utilizzata generalmen- non viene supplito in alcun modo alle economico: quasi tutte le selve erano te per riscaldamento o per estrazione piante che, o per la scure o pel tempo, Sopra a destra: infatti costituite dal piano arboreo di- di tannini; dai tronchi migliori si otte- vengono di continuo a mancare”. raccolta delle setaneo di castagni cui sottostava il neva, invece, legname da opera usato foglie per la Lo stesso autore segnalava la cattiva lettiera degli abitudine, invalsa in alcuni settori del- animali la valle, di abbattere le selve castani- li per ottenerne carbone da destinare alle numerose ferriere sorte presso il lago di Como, oltre che per la costru- zione di numerosi ponti sul fiume Adda (è dell’epoca la sistemazione e l’argi- natura del fiume); egli termina men- zionando l’ottima qualità dei marroni e delle castagne, l’abbondante produ- zione e l’esistenza di un attivo merca- to dei frutti con il confinante comasco e con la Svizzera. Nonostante il sensibile regresso, cui A sinistra: pascolo corrispose tra l’altro una generale con- ovino nella selva trazione delle superfici boscate, il Ca- tasto austriaco censiva ancora nel 1857 Scelta della pezzatura delle una superficie di ben 5167 ha. a casta- castagne e gneto da frutto, corrispondente a circa allontanamento il 18% del territorio provinciale posto di quelle non fra i 500 e i 1000 m di quota. commerciabili 14 15
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO ad esempio per travature dei tetti, in- molto diffusa, era piuttosto delicata e ne di castagne e marroni variavano da fissi, oppure per mobili e per vasi vi- pericolosa. Ad essa nel versante retico luogo a luogo; le differenze principali nari; la paleria proveniva solitamente spesso si ovviava tramite un’intensa si riscontrano confrontando i due op- dai cedui; bacchiatura. Frequentemente si prov- posti versanti valtellinesi, cui del re- c) il fieno per il bestiame: a tal propo- vedeva alla concimazione con letame sto si accompagnano diverse abitudi- sito pressochè tutti i castagneti era- e con ceneri: essa serviva ad un mi- ni e condizioni di vita. Nel versante no mantenuti a prato falciabile o a pa- gliore sviluppo dei castagni e del co- orobico, ove la coltura castanicola era scolo; tico erboso. nettamente prevalente sulle altre e la d) i ricci, a volte impiegati a scopo I frutti venivano distinti in castagne dipendenza da essa era vitale, tutte le conciante tramite estrazione del tan- e marroni: questi ultimi, più pregiati, operazioni erano effettuate con parti- nino. erano generalmente destinati al con- colare cura; la raccolta iniziava in ot- Le cure colturali consistevano nelle ri- sumo fresco e, se possibile, allo scam- tobre o già sul finire di settembre per Sotto e pagina puliture, nelle spollonature, nell’inne- bio: pur prevalendo una economia di alcuni tipi di selvatico (es. le cosid- a fianco in alto: sto con varietà di castagna o di mar- autoconsumo, era infatti presente un dette “catot”, castagne molto piccole grossi cesti agitati rone, nell’abbattimento e sostituzione attivo mercato dei marroni, soprat- e piatte); continuava poi fino ai pri- ritmicamente per togliere di piante deperienti (tale sostituzione, tutto nelle zone più prossime alle mi di novembre a causa della matura- dalla castagna sempre graduale, dava luogo ad un so- principali vie di comunicazione, quale zione scalare delle varie qualità. I ricci l’episperma (detto prassuolo disetaneo) e nelle potature: ad esempio tutta la Valchiavenna. caduti e contenenti ancora le castagne localmente gea) quest’ultima operazione, peraltro non La coltura del marrone era diffusa so- venivano adunati e battuti per estrar- prattutto in Valchiavenna (Val Brega- ne il frutto; raramente si ricorreva alla glia) e nel settore orobico valtelline- pratica della bacchiatura, preferendo se, mentre più sporadica era presente attendere la caduta naturale. Le ca- nel versante retico. Pur spingendosi, a stagne cadute nel terreno del vicino volte, oltre 300 m di quota, essa in- erano considerate tradizionalmente di teressava la fascia più bassa dei ca- proprietà di quest’ultimo e ciò a volte stagneti. La data della sua introduzio- provocava delle liti. ne in provincia è certo assai remota, Una volta raccolti, i frutti erano in presumibilmente medioevale o addi- gran parte destinati all’essiccamen- rittura anteriore. Le piante di marrone to, mentre una parte minore (i marro- erano generalmente sparse nei casta- ni per esempio) era destinata al con- gneti, tra soggetti selvatici o innesta- sumo fresco. ti con altre varietà di castagna; op- L’essiccamento era effettuato in appo- altezza di 150-200 cm. Lo strato anda- In alcune pure si trovavano isolate nei prati, o siti locali interni all’abitazione oppure, va spesso rimestato e dopo un mese o località (Faedo, ancora, con i noci, nei cortili adia- nei luoghi a maggiore produzione, co- più di affumicamento continuo (gior- Albosaggia, centi alle abitazioni; in tutti i casi ad stituiti da appositi edifici detti “grat, no e notte) l’operazione era termina- Piateda, Castello esse si dedicava una cura particola- graa, grée, grad” a seconda dei paesi. ta. Nel condurre a buon termine tale dell’Acqua) la battitura veniva re, giustificata dal pregio e dal fatto Al centro del locale vi era un bracere processo era necessaria una certa pe- effettuata nella Pila che ogni nucleo familiare ne possede- entro cui si faceva un fuoco il più pos- rizia cosicchè, mentre inizialmente va uno o pochi soggetti. La perpetua- sibile lento, regolare e continuo: a tal ogni famiglia contadina possedeva un zione si effettuava tramite innesto su fine si utilizzavano ceppi non troppo suo seccatoio, col passare dei secoli piede selvatico (generalmente a zufo- secchi, spesso mescolandoli a bucce in molte località orobiche si crearono lo) di marze prelevate da piante adul- secche di castagna in modo da provo- dei veri e propri specialisti del mestie- te. L’impollinazione e la fecondazione care un forte fumo; le castagne veni- re ai quali i vari proprietari affidava- erano assicurate dalla vicinanza dei vano depositate in strato di 20/40 cm. no le castagne da seccare, dietro com- soggetti selvatici. o anche più su di un graticcio di legno penso in natura o in danaro. Terminato Le modalità di raccolta e conservazio- posto al di sopra del focolare, ad una l’essicamento occorreva procedere pri- 16 17
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO le castagne potevano così conservar- si per vari mesi, cosa assai più diffici- le nell’opposto versante, ove le condi- zioni di elevata umidità favorivano lo sviluppo di muffe e insetti. La conser- vazione veniva effettuata anche me- diante essiccamento, ma la pratica era meno diffusa che nel settore orobico. Per conservare le castagne fresche era diffusa anche la cosiddetta “novena”, ossia l’immersione in acqua per nove dì e nove notti, con l’accorgimento di cambiare l’acqua tutti i giorni o di la- sciarla corrente. CARATTERISTICHE DEI CASTAGNETI NEL COMUNE DI CASTELLO DELL’ACQUA Ambiente fisico Il comune di Castello dell’Acqua è si- tuato nella media Valtellina, circa 10 Km ad est del capoluogo Sondrio ed è posto interamente sulla sinistra idro- grafica del fiume Adda. Il suo territo- rio occupa per la maggior parte le pen- dici della catena orobica, mentre con una porzione assai più ridotta interes- ma possibile alla battitura per elimi- tro un grosso ceppo opportunamente sione assai minore, come del resto mi- sa il fondovalle. nare le bucce e l’episperma; a tal fine scavato e pestandole poi con un gros- nore fu l’incidenza della castagna dal Esso rappresenta la porzione basale si estraevano le castagne dal secca- so martello chiodato; oppure, dopo punto di vista alimentare. Qui i tem- e di un contrafforte che, diramandosi toio e si infilavano in appositi e robu- averle raccolte in un mucchio, si pe- pi di lavoro al castagneto doveva- dal Pizzo di Coca (3052 m.), separa le sti sacchetti di canapa, lunghi 50-80 stavano direttamente sul terreno con no essere necessariamente accelera- valli Armisa (o d’Arigna) e Malgina. cm., riempiendoli fino a metà. Questi apposito strumento. In ogni caso, ter- ti: per questo motivo, forse, era molto Oltre che dai corsi d’acqua che ne se- venivano battuti ritmicamente contro minata anche questa operazione, (cui più diffusa la pratica della bacchiatu- gnano il confine, il territorio comunale un ceppo e, se l’essiccazione era sta- tutti erano tenuti a partecipare) il ra, effettuata a mezzo di lunghe perti- è solcato da una serie di torrentelli mi- ta buona, dopo una ventina di colpi proprietario della grat provvedeva alla che. Ricci e castagne caduti, ovunque nori che scorrono verso l’Adda con di- si otteneva la separazione dalle buc- ripartizione delle castagne secche fra andassero a finire, erano considera- rezione nettamente Sud-Nord scavan- ce e soprattutto dall’episperma (detto i clienti in ragione della quantità fre- ti proprietà del padrone della pianta, do numerose vallecole (le principali localmente “gea”). In alcune località sca da essi recatagli. che poteva quindi recarsi a raccoglierli sono la Valpiccola e la Valgrande). (Faedo, Albosaggia, Piateda, Castello Nel versante retico la concorrenza con sul terreno altrui. I ricci venivano rag- La superficie comunale è nel comples- dell’Acqua) la battitura veniva effet- altri tipi di coltura, quali vite, cereali, gruppati nelle “riscére”, ossia in muc- so di 1391 ha. tuata invece ponendo le castagne en- patata, diede al castagneto un’esten- chi posti all’aperto o in locali asciutti; La matrice geologica è costituita es- 18 19
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO senzialmente dagli “Scisti di Edolo”, più o meno intensa lisciviazione; data riormente il paesaggio. che rappresentano anche l’ossatura la matrice morenica questi terreni go- In tutte queste zone poco acclive si principale di tutto il sistema orobi- dono in genere di una discreta fertilità sono sviluppati i centri abitati come co. Su questa matrice di rocce scisto- e di una profondità anche notevole nei pure, trovandovi buone condizioni di se si sovrappongono ampi depositi mo- luoghi meno acclivi. Dove emerge l’os- fertilità, le colture prative ed i semi- renici post-würmiani che nel territorio satura scistosa, invece i terreni sono nativi. Al loro margine, dove il suolo in esame raggiungono una particola- ridotti a un debolissimo strato di alte- è ancora piuttosto profondo, si nota- re estensione, tanto da costituire essi razione dotato di scarsa fertilità sia fi- no castagni particolarmente svilup- stessi la matrice di quasi tutti i terre- sica che chimica. pati; altrettanto vigorose appaiono ni. Il ridotto tratto di fondovalle è in- Il territorio comunale ha i caratteri le piante isolate nei prati o prossime vece costituito dal conoide del torren- morfologici tipici di tutta la pendice alle abitazioni. L’insediamento umano te Malgina e dal materiale alluvionale orobica; la pendenza è piuttosto ac- è frammentato in molti piccoli centri del fiume Adda. centuata (dal 60 al 100% e oltre) ma abitati facenti capo a Castello dell’Ac- Il tipo pedologico dominante (si tra- spesso interrotta da terrazzi morfolo- qua: oltre a quest’ultimo, ricordiamo lasciano i terreni di fondovalle) è dato gici piuttosto ampi e da numerosi ri- Luviera, Cortivo, Cavallaro (nel fon- dalle terre brune, caratterizzate da una piani minori che movimentano ulte- dovalle), Annunziata, Raina, Gabrielli, etc. Nel complesso gli abitanti censi- Castagneto in ti sono circa 700 (dati del 2001) di cui progressivo molti risiedono nel comune solo du- abbandono rante i fine settimana (pendolarismo) o in estate; in tale periodo il territorio è interessato inoltre da un certo flus- so di turisti, sia occasionali che resi- denti. Si può osservare come le precipitazio- ni, pur mantenendosi elevate duran- te tutto il periodo estivo, tendano a massimizzarsi in autunno e nella tarda primavera: si tratta di una situazione di passaggio tra regime pluviometrico nord-mediterraneo e regime continen- tale, l’impronta del quale si manifesta col netto minimo invernale; questo aspetto di transizione, comune del re- sto a tutta la catena orobica ed a mol- te altre zone delle Prealpi, viene ap- punto chiamato “regime prealpino”. Una siffatta piovosità sembra abba- stanza adatta alla coltura castanicola: le elevate precipitazioni estive infat- ti evitano ai castagni di soffrire per le carenze idriche cui essi sono piuttosto sensibili in tale periodo; può avvenire tuttavia che, in annate particolari, la piovosità influisca negativamente sul- la fruttificazione: questo allorchè du- 20 21
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO Le parti della castagna TORCIA PERICARPO ILO EPISPERMA SEME rante l’antesi (giugno) si abbiano piog- I castagneti e la sti al pioppo tremolo; frequente an- nuto con tagli spesso troppo intensi ge persistenti tali da compromettere la che il larice e, nella parte più bassa, dando luogo ad aspetti degradati, o vegetazione fecondazione. Inoltre se l’umidità at- l’abete bianco. Nella fascia sottostan- infine ne ha ottenuto prati falciabili. mosferica risulta troppo elevata, nel- La superficie boschiva secondo i dati te e praticamente fino al fondovalle le L’aspetto dominante è dunque quello a la tarda estate, favorisce lo sviluppo di catastali è poco più di 800 ha. associazioni più comuni sono l’acero- castagneto, nel quale, per il progressi- pericolosi defogliatori fungini. Il bosco misto (per il catasto il bosco frassineto ed il querco-tilieto: la pri- vo abbandono, si sono insediate altre Per quanto riguarda le temperature misto è un soprassuolo risultante dalla ma è caratteristica degli avvallamenti specie tipiche delle due associazioni mancano dati relativi al territorio in commistione di ceduo e fustaia) occu- e delle aree meno esposte, ove è alta quali il frassino, l’ontano nero, l’ace- esame; inoltre le stazioni termometri- pa circa il 58% della superficie comu- l’umidità atmosferica ma soprattutto ro di monte (peraltro non molto fre- che sono in numero carente per tutta nale totale, comprendendo associa- quella edafica; tuttavia dove il suolo quente), il tiglio, la rovere, il ciliegio, la fascia orobica interessata dalla ca- zioni del Picetum, del Fagetum e del è saturo essa viene sostituita dalla ti- la betulla, il pioppo tremolo e spesso stanicoltura. Castanetum. pica vegetazione ripicola ad Alnus glu- anche l’abete rosso. In relazione alla temperatura la diffu- L’alto fusto, circa 50 ha, è costituito tinosa, Alnus incana, Populus tremula Molto comuni in questa fascia sono sione del castagno nel territorio comu- essenzialmente dalla pecceta monta- e Populus alba. Il querco tilieto è in- anche gli aspetti degradati a noccio- nale appare un po’ forzata verso l’al- na, fortemente alterata dai massicci vece proprio di suoli meno umidi e ca- lo, betulla o pioppo tremolo e sambuco to; del resto alle quote più elevate la interventi del passato e dal pascola- ratterizzato da specie igro-mesofile. Il nero, derivanti da improvvise aperture rinnovazione è quasi assente, le piante mento, fenomeni oggi entrambi assai passaggio tra le due associazioni è co- del piano dominante (conseguenti per sono meno vigorose mentre una flora ridotti. munque molto sfumato. Su entrambe è esempio all’abbattimento di un casta- climaticamente più adatta (abete ros- In questi soprassuoli fa spicco l’ab- evidente la prolungata azione dell’uo- gno) e dal concomitante impoverimen- so, betulla, larice, etc.) si insedia assai bondanza della betulla, che a volte mo che o le ha modificate sin da epo- to del terreno per erosione e aspor- rapidamente nelle selve abbandonate. forma addirittura boschetti puri o mi- che remote in castagneti, o è interve- tazione dello strame; queste stesse 22 23
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO specie fanno massiccia comparsa nei coltivi abbandonati sviluppandosi as- sai rapidamente in boschetti pionieri. Merita infine menzionare l’associazione forestale più exerica del territorio co- munale: il querco-betuleto. La sua dif- fusione è assai modesta ed interessa solo la sommità di dossi rocciosi (per esempio quello che separa la Valpicco- la dalla Valgrande) e parte del versan- te destro della valle Armisa, anch’es- so roccioso per l’emergere dell’ossatura cristallina e discretamente esposto. In queste condizioni la presenza del castagno è più ridotta mentre preval- gono la betulla, la rovere, la roverella, il pioppo tremulo, cui si aggiungono il larice, il peccio e meno frequente il pino silvestre: nel sottobosco domina il ginepro, col brugo e le graminoidi. Dei quasi 180 ettari di castagneto, tutti di proprietà privata, quelli an- cora regolarmente sottoposti a ripuli- ture, concimazioni, scacchiature, ecc. sono ormai una piccola parte, la su- perficie restante è ripartita tra sopras- suoli semi-abbandonati e altri oramai tendenti al bosco misto. La superficie a castagneto è polverizzata in più di ottima per farina. La produzione è ab- forma e dimensioni, ma molto più chia- La “Tardiva”, la “Pezzadina” ed altre. 2000 particelle catastali. bondante. re, di colore rossastro; ilo molto am- • Marrone: la pianta ha chioma am- • Savòn: pianta a chioma slanciata, pio, torcia sottile e lunga. Qualità buo- pia, con foglie piuttosto lanceola- Varietà coltivate con foglie lanceolate di medie dimen- na. te, biancastre di sotto. Il frutto è di Si riporta di seguito una breve descri- sioni (ca. 20 cm), biancastra di sot- • Selvatiche: anche tra i soggetti non media grandezza, ma c’è una eviden- zione delle varietà coltivate nel comu- to, a denti molto pronunciati e mu- innestati si riscontrano alcune varie- te variabilità tra le piante, tanto che ne di Castello dell’Acqua. croni brevi; picciolo lungo ca. 3 cm. tà, coltivate e frammiste alle altre nei si distinguono un cosiddetto “marro- • Fugascèra: pianta a chioma piutto- Castagne di medie dimensioni, piutto- castagneti. Ricordiamo il “Catot”, a fo- ne maschio”, a frutto più grosso, da un sto slanciata, con foglie piccole, ver- sto alte e spesse, molto scure, con ilo glie ovali, larghe, verdi anche di sotto, “marrone femmina” a produzione più di anche sotto, ovato-acute, a denti di media estensione. Molto frequente- a denti assai profondi e mucroni lun- abbondante ma di pezzatura inferio- poco profondi e mucroni lunghi; pic- mente si hanno 2 castagne per riccio ghetti; picciolo corto; castagne picco- re. Il colore è marrone piuttosto scuro ciolo lungo circa 2 cm. I ricci restano o addirittura una. La qualità è medio- le e piuttosto precoci (fine settembre), con striature molto evidenti; la stella in parte secchi sull’albero fino all’au- cre, frequentemente attaccate da Car- con ilo ampio e torcia breve. La “pe- è assai evidente, come pure la pelosi- tunno successivo. Le castagne sono di pocapsa spp. losa”, con foglie piccole, lanceolate,a tà. I caratteri sono abbastanza simili a dimensioni medio-grosse, scure e ap- • Rossera: chioma con foglie piccole, denti poco profondi e mucrone bre- quelli del marrone fiorentino o casen- piattite nel senso dello spessore. La a volte biancastre di sotto, con mu- ve, pagina inferiore verdastra, piccio- tinese. La pezzatura di campioni com- cicatrice ilare è molto espansa, la pe- croni piuttosto lunghi e picciolo di ca. lo breve; castagne di medie dimensio- merciali è di circa 60-75 frutti per Kg. losità quasi assente. E’ una castagna 2 cm. Castagne analoghe al Sàvon per ni, molto pelose. 24 25
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO “PROGETTO PILOTA PER IL RECUPERO CASTAGNETI DA FRUTTO” IN COMUNE DI CASTELLO DELL’ACQUA Nell’ambito delle azioni previste dal- la convenzione tra ERSAF e Comunità Montana Valtellina di Sondrio, l’ Ente mandamentale ha incaricato ERSAF di progettare e realizzare il “Proget- to pilota per il recupero di castagneti da frutto“ nel territorio del comune di Castello dell’Acqua. Va ricordato che negli ultimi anni vi è stata una ripresa di interesse nei con- fronti del castagno sia per gli stimoli tecnico-scientifici diffusi da tecnici e ricercatori appassionati, sia per gli in- centivi di carattere economico erogati nell’ambito di alcune normative comu- nitarie e regionali di sostegno al set- tore forestale. che dei risultati ottenuti con questo Le indagini condotte dall’Azienda Re- lavoro e , possibilmente, con interven- gionale Foreste (ora ERSAF) in colla- ti futuri. borazione con Istituti Universitari nei primi anni ‘90 sullo stato fitosanitario Azioni preliminari e nell’acquisizione dettagliata di infor- Di concerto tra i tecnici ERSAF e quelli mazioni legate al castagno di natura della C. M. sono stati presi in conside- economica, sociale, paesaggistica, col- razione quegli aspetti generali per la turale ecc. sono un contributo fonda- realizzazione di interventi dimostrati- mentale per individuare ed analizzare vi del recupero di alcune selve casta- le problematiche di gestione selvicol- nili da frutto e principalmente le fun- turale, di prevenzione e cura fitosani- zioni paesaggistico-ricreative, quelle taria, di applicazione di tecniche di ri- biologiche di conservazione del ger- sanamento. moplasma, quelle sociali di manteni- L’intervento, il primo a livello manda- mento di tradizioni rurali e quelle pro- mentale, seppur limitato per finanzia- tettive seppur in maniera indiretta. mento, è considerato un punto di par- Pertanto le aree scelte per i lavori tenza per dimostrare ai castanicoltori sono essenzialmente dislocate in tre privati e agli Enti territoriali tecniche località del territorio comunale: innovative per il recupero e il risana- 1. località “Cà Romana”, dove vi è mento dei castagneti per poi prosegui- una notevole presenza di “marroni”; re con attività divulgative e didatti- 2. località “ Cà dell’Albert “, zona 26 27
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO dove è presente una Pila e un Mulino Recupero dei castagneti da ristrutturati per la lavorazione delle frutto castagne, tappe del sentiero etnogra- I lavori hanno riguardato esclusiva- fico collegato con il sentiero Valtelli- mente la potatura dei castagni da na; frutto, operazione completamente ab- 3. località “Luviera”, dove la presen- bandonata per la sua difficoltà, men- za dei castagneti si fonde con le atti- tre le ripuliture del sottobosco seppur vità agricole ancora presenti; in modo blando continuano ad essere Successivamente è stata fatta una ri- praticate. cerca catastale per individuare i pro- Le potature hanno interessato l’elimi- prietari privati interessati a recupera- nazione delle branche secche, quelle re il proprio castagneto da frutto. Per colpite da cancro corticale e il conte- la realizzazione dei lavori e per richie- nimento delle chiome troppo sviluppa- dere le relative denunce di taglio o te o non equilibrate, ottenendo insie- nulla-osta, sono state fatte sottoscri- me al risanamento, l’abbassamento e il vere ai proprietari delle dichiarazione ringiovanimento della chioma, anche d’impegno con le quali, oltre a fissare un incremento di illuminazione latera- alcuni criteri basilari per la gestione le e superiore. futura del castagneto, si è autorizza- Il grado di difficoltà dell’intervento, to il personale di ERSAF ad accedere al effettuato con le moderne tecniche fondo, ad eseguire i lavori e ad esple- del tree-climbing, non è stato ugua- tare le necessarie procedure ammini- le per tutti i castagni interessati, ma strative. Complessivamente sono sta- correlato alle loro dimensioni e con- ti coinvolti n. 20 proprietari di selve formazione, nonché al tipo di potatura castanili. richiesta. Per tale motivo è stata adot- tata la suddivisione del grado di diffi- coltà nella potatura in tre categorie: pianta di grande dimensione, media di- mensione e piccola dimensione. La se- lezione dimensionale dei castagni av- viene con metodo speditivo secondo il criterio illustrato nella tabella sotto- stante. In sintesi l’operazione di potatura è stata condotta da tre operai (due ope- Selezione dimensionale dei castagni Punteggio attribuito 1 2 3 Punteggio totale Dimensione fusto < 60 cm 60 - 100 cm > 100 cm Castagno piccolo 5-8 Altezza < 15 m 15 - 20 m > 20 m Castagno medio 9 -11 Diametro chioma < 10 m 10 - 15 m > 15 m Castagno grande 12 - 15 Complessità chioma semplificata media complessa Disseccamenti scarsi medi diffusi 28 29
LA CASTANICOLTURA IN PROVINCIA DI SONDRIO SCHEDE TECNICHE SCHEDE TECNICHE IL RECUPERO DEI mentali per attuare il recupero delle selve castanili fruttifere sono la ripu- CASTAGNETI DA litura del castagneto, l’eventuale ta- FRUTTO glio dei castagni irrecuperabili, la ri- Tra ripuliture, potature e pulitura e la potatura dei castagni, l’eventuale impianto di nuovi casta- nuovi impianti gni, la concimazione e la ricostituzio- Un castagneto da frutto, la selva, an- ne del prato. che se incolto e invaso da altre specie arboree e arbustive, è facilmente rico- noscibile perché conserva l’originario Intervento di ripulitura ratori sulla chioma ed uno a terra per caratteristico impianto rado struttura- Località “Cà Romana” dirigere il lavoro e per la sicurezza) to sui grandi alberi innestati. Alcuni VOCE NUMERO attraverso più fasi: pulizia preliminare vetusti soggetti fruttiferi sono magari della pianta, salita e messa in sicurez- stati abbattuti, ma tra i vigorosi pol- Potatura castagni grandi 9 za, potatura vera e propria con attrezzi loni riscoppiati dalle ceppaie è quasi Potatura castagni medi 3 manuali e motosega, parziale disinfe- sempre ben visibile ciò che rimane dei zione delle ferite, discesa dalla pianta, fusti originari. Le vecchie selve casta- Potatura castagni piccoli 0 depezzamento, raccolta ed allestimen- nili sono spesso aggregati di notevole TOTALE 12 to andante della ramaglia di risulta sul valore ecologico e culturale perché co- letto di caduta. Prima delle potature stituite da piante di varietà locali, ben in alcune selve castanili si è proceduto adattate alle condizioni stazionali, che Località “Cà dell’Albert” testimoniano il lungo e paziente lavo- a un vero e proprio taglio delle specie VOCE NUMERO arboree invasive e a una drastica ripu- ro di selezione e di coltivazione rea- litura del sottobosco. lizzato dai nostri avi nel corso dei se- Il castagneto da frutto prima dell’intervento di ripulitura. Potatura castagni grandi 37 Nell’eseguire le operazioni di potatura, coli. Per questo, quando le condizioni Potatura castagni medi 9 particolare attenzione è stata riserva- ambientali e logistiche lo consigliano, Potatura castagni piccoli 0 ta al mantenimento della duplice fun- il loro ripristino zione che tali castagneti rivestono: è un’operazione TOTALE 46 produttiva e paesaggistica. importante e prezio- Nelle tabelle a lato sono sa: da un lato permette Località “Luviera” riportati il numero dei infatti di riattivare un fi- castagni sui quali si è lone produttivo, con rica- VOCE NUMERO intervenuti, suddi- dute di tipo economico, dal- Potatura castagni grandi 38 visi per località e l’altro consente di recuperare per classe dia- scenari, conoscenze e attività ti- Potatura castagni medi 19 metrale. pici della media montagna, con ri- Potatura castagni piccoli 3 cadute di tipo ambientale ed ecologi- Il castagneto da frutto dopo l’intervento di ripulitura. co, paesaggistico e turistico, culturale Tutta la vegetazione invadente va asportata. TOTALE 60 e tradizionale. Le operazioni fonda- 30 31
SCHEDE TECNICHE SCHEDE TECNICHE do di produrre vigorosi e sani polloni, ne delle potature. Vanno pertanto re- oppure estirpati se la ceppaia è mala- cisi con tagli netti, a filo del fusto o ta e deperiente. Gli impianti di remo- con il rilascio di monconi lunghi non ta formazione sono spesso molto fitti più di 5 cm, evitando in maniera asso- (150-180 piante/ettaro): è perciò ne- luta strappi o rotture. cessario valutando caso per caso, ope- Asportazione dei succhioni rare un leggero diradamento a scapi- Lungo il fusto e le branche principa- to dei castagni meno vigorosi o peggio li, analogamente a quanto accade con conformati. I materiali vegetali di ri- i polloni, dalle gemme avventizie si sulta vanno distrutti o comunque al- possono sviluppare getti epicormi- lontanati dalla selva. ci più o meno vigorosi, detti succhio- ni, che sottraggono preziose sostanze Ripulitura dei castagni da nutritive ai rami produttivi e rendo- frutto no difficoltosi l’accesso alla pianta e Una volta eliminata la vegetazione l’effettuazione delle potature. Il loro spontanea e rimossi i soggetti frutti- sviluppo è spesso più intenso in cor- feri irrecuperabili o soprannumerari, si rispondenza del punto d’innesto, dove può cominciare a valutare l’aspetto dei talvolta l’anello cicatriziale è ingrossa- castagni su cui si interverrà. L’investi- to. I succhioni collocati sopra il punto mento medio ad ettaro di un casta- d’innesto possono essere rilasciati nel gneto realizzato con varietà locali di caso se ne ipotizzi uno sfruttamento castagno da frutto, comunque dipen- per la riforma della chioma. La loro eli- dente dalle condizioni stazionali e dal- minazione avviene con le stesse mo- le varietà messe a dimora, si aggira in dalità descritte nella spollonatura. Si media sulle 80-120 piante (pari ad una deve assolutamente evitare il taglio mente. Si lasceranno i selvaggioni più delle escrescenze o accrescimenti ano- Ripulitura del castagneto distanza tra gli alberi di 9-11 m). Qua- mali, posti di solito nella parte basale La vegetazione arborea insediatasi sani e vigorosi da innestare, solo per si sempre gli impianti realizzati in pas- colmare eventuali vuoti, già presenti sato non hanno però un sesto regolare, del tronco o sotto il punto di innesto. spontaneamente rappresenta un for- te elemento di disturbo per le pian- o che si formeranno con l’abbattimen- ma le piante sono state disposte asse- te da frutto, soprattutto in riferimen- to di piante da frutto molto malate e condando la morfologia del terreno. Se Spollonatura, asportazione to alla disponibilità di luce, di acqua sofferenti, che non offrono possibili- la densità è abbastanza regolare non succhioni o getti epicormici. e di nutrienti nel suolo. Le chiome di tà di recupero. L’operazione si comple- vale la pena di inserire nuovi sogget- questi “colonizzatori” entrano veloce- ta con la ripulitura e l’allontanamento ti per raggiungere il valore ottimale. mente in competizione con quelle del del materiale vegetale di scarto, che Quindi si può intervenire direttamente castagno, ostacolandone la crescita sempre costituisce una potenziale fon- sui castagni presenti. e la fruttificazione, che come sappia- te di diffusione delle fitopatie. Spollonatura mo avviene sui germogli dell’anno. A Uno degli aspetti più evidenti in una seconda delle zone, le specie che più Taglio dei castagni da selva fruttifera in abbandono è la den- frequentemente si sviluppano sono: frutto irrecuperabili sa fascia di getti, più o meno giovani robinia, frassino maggiore, acero mon- I soggetti fruttiferi più malati, mal- e sviluppati, che a foggia di “corona” tano, betulla, pioppo tremulo, ciliegio, formati e stentati, pertanto irrecupe- circonda il colletto degli alberi adul- carpino nero, orniello e rovere. L’in- rabili ai fini produttivi e privi di par- ti: sono i cosiddetti polloni, germo- Il taglio dei polloni (spollonatura), a sinistra, deve essere effettuato con tervento consiste nel tagliare al piede ticolari valori estetici, agronomici e gli radicali che nel loro sviluppo sot- attrezzi da taglio, senza strappi, così come l’asportazione dei succhioni culturali (legati all’età, alla struttura, traggono preziose sostanze nutritive o getti epicormici lungo il fusto, a destra. tutte le piante indesiderate e anche i giovani soggetti di castagno da seme, alla tradizione e alla varietà), vanno ai rami produttivi e rendono difficolto- In blu i tagli e gli interventi corretti, in rosso quelli errati. i selvaggioni, sviluppatisi spontanea- tagliati, se la ceppaia è ancora in gra- si l’accesso alla pianta e l’effettuazio- 32 33
SCHEDE TECNICHE SCHEDE TECNICHE Potatura dei castagni da tura si sfrutta la naturale attitudine Fasi di taglio di un grosso ramo del castagno a rigenerare rapidamente frutto le parti di chioma asportate, selezio- II castagno da frutto, come tutte le nando e direzionando nuovi e più pro- essenze fruttifere, necessita di perio- duttivi rami in posto di quelli vecchi diche potature. Dopo anni di mancati e stentati. L’intensità delle potature interventi colturali, le chiome dei ca- e l’opportunità di effettuare un inter- stagni fruttiferi sono irregolari, arruf- vento di drastica riduzione della chio- fate, con parti dense e altre assai rade ma, con tagli che interessino le bran- e con rami o intere branche morte a che principali o addirittura il fusto, causa di malattie o per la mancanza di vanno valutate in base alle condizioni un’adeguata illuminazione. Talvolta la vegetative e sanitarie della pianta da chioma è in buono stato ma talmente un tecnico esperto in materia. estesa da interferire con quella di al- tre piante. Scopo della potatura è per- Alcune regole sulla potatura Incisione del ramo Taglio del ramo Rimozione del Le operazioni di potatura, per esse- dal basso verso appena sopra la moncone ciò quello di riequilibrare lo sviluppo l’alto, per evitare prima incisione. rispettando il della chioma e di dare la giusta den- re efficaci e nel contempo rispettose scosciature. “collare”. sità alle branche al fine di migliorare dell’albero su cui vengono compiute, l’illuminazione di tutti i rami e accre- perciò delle sue caratteristiche ve- Il tratteggio blu indica la linea del taglio finale. scere così il vigore vegetativo e la pro- getative e sanitarie, necessitano di duttività dell’albero. Solo con l’emis- una serie di conoscenze e accorgimen- tre il fermo delle operazioni nelle fasi condo taglio si recide il ramo stando sione di nuovi getti è infatti possibile ti tecnici. La buona riuscita della po- di freddo più intenso,durante le qua- poco sopra il primo taglio; con l’ultimo ottenere rami fruttiferi. Con la pota- tatura è anche legata alle capacità di li i rami si spezzano con maggiore fa- si rimuove il moncone facendo atten- chi la realizza. Sono assolutamente da cilità. zione a non ledere il “collare’. II colla- evitare interventi a rischio, senza ac- Gerarchia delle ramificazioni Criteri per l’esecuzione dei tagli. I re, formato dai tessuti sovrapposti del corgimenti protettivi e attrezzature tagli devono essere eseguiti con at- tronco e del ramo, permette di isola- adeguate. Si consiglia pertanto di affi- trezzi molto affilati e puliti, per otte- re la parte di ramo rimasta evitando la dare a personale specializzato l’effet- nere recisioni nette e regolari e limita- propagazione di eventuali infezioni al tuazione di interventi significativi, li- re al minimo il rischio di infezioni. Nel tronco. Un ramo va sempre eliminato mitando quelli “in proprio” ai tagli da caso interessino rami a sviluppo verti- completamente, effettuando il taglio terra, con svettatoio o segaccio tele- cale vanno inoltre effettuati obliqua- in prossimità del punto di inserzio- scopico. La moderna tecnica del tree- mente, per facilitare lo sgrondo delle ne, oltre il collare,o della biforcazio- climbing consente di operare con as- acque. Per quanto possibile vanno evi- ne, senza il rilascio di monconi. Questi soluta sicurezza e precisione anche su tati interventi sulle branche maggiori possono essere mantenuti, con funzio- alberi difficili,di grandi dimensioni o (rami di I e II ordine), sia per preser- ni di gradino solo per facilitare la risa- posti in aree prive di accesso carra- vare la struttura principale dell’albero lita di alberi difficilmente accessibili. bile. che per limitare il rischio di infezioni L’accorciamento dei rami va effettua- Periodo. Sulle piante adulte di ca- (ampie superfici di taglio) e l’eccessivo to sempre poco sopra un nodo, laddo- stagno la potatura si effettua duran- e disordinato ricaccio di nuovi getti. ve insiste una gemma laterale, oppure te la fase di riposo vegetativo, dopo Nel caso non si possa fare altrimenti si poco sopra un ramo, mediante il cosid- la caduta e prima dell’emissione del- cercherà comunque di garantire un as- detto “taglio di ritorno”. In quest’ulti- le foglie. Ciò dipende dall’andamento setto equilibrato alla chioma. Dovendo mo caso il ramo rilasciato, detto ger- stagionale e dalla collocazione del ca- asportare grosse branche si effettue- galmente “tiralinfa”, funge da cima di I rami di I ordine sono inseriti su fusto, quelli di II ordine su quelli di stagneto (localizzazione, esposizione ranno tre tagli: con il primo si incide sostituzione: deve perciò essere vigo- I ordine, quelli di III ordine su quelli di II ordine e così di seguito. e quota): le piante si spogliano di nor- il lato inferiore del ramo, fino ad 1/3 roso e dominante. È infine importante Il disegno attraverso i colori, individua solo quattro ordini gerarchici, ma tra ottobre e novembre e vegetano ben più numerosi nella realtà. del suo diametro, per evitare strappi mantenere un adeguato rapporto dia- tra aprile e maggio. Si consiglia inol- alla corteccia (scosciature); con il se- metrico tra i rami: il ramo di sostitu- 34 35
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