Nuovo ransomware minaccia Android

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Nuovo ransomware minaccia Android
Nuovo ransomware                           minaccia
Android
I ricercatori di ESET hanno recentemente individuato la
nuova famiglia di ransomware Android/Filecoder.C, che utilizza
la lista di
contatti della vittima per inviare SMS contenenti link
malevoli. Android/Filecoder.C
si è diffuso attraverso alcuni topic di Reddit con contenuti
per adulti e, per
un breve periodo di tempo, anche tramite forum della nota
community di
sviluppatori Android XDA. Android / Filecoder.C si distingue
per il suo
meccanismo di diffusione. Prima di iniziare a crittografare i
file, il
ransomware invia una serie di messaggi di testo a tutti gli
Nuovo ransomware minaccia Android
indirizzi
nell’elenco dei contatti della vittima, inducendo i
destinatari a fare clic su
un collegamento dannoso che porta al file di installazione del
ransomware. Secondo
i ricercatori di ESET, in teoria, questo meccanismo potrebbe
portare ad una
grande diffusione di infezioni, tanto più che il malware ha 42
versioni
linguistiche del messaggio dannoso. Fortunatamente, anche gli
utenti meno attenti
possono facilmente notare che i messaggi sono tradotti male e
che alcune
versioni non sembrano avere alcun senso. Oltre al suo
meccanismo di diffusione
non tradizionale, Android / Filecoder.C presenta diverse
anomalie nella
modalità di crittografia,     escludendo   i   file   di   grandi
dimensioni – superiori ai
50MB – e le immagini inferiori a 150KB. Nell’elenco di file da
crittografare
mancherebbero anche alcune delle estensioni tipiche per
Android.   Ci
sono poi altri elementi      che   caratterizzano     Android   /
Filecoder.C rispetto ai
tipici ransomware per Android: Filecoder.C non impedisce
infatti agli utenti di
accedere ai propri dispositivi bloccando completamente lo
schermo. Inoltre il
riscatto non è preimpostato e la quantità di denaro chiesto
dagli impostori
viene generata dinamicamente usando l’UsdId assegnato dal
ransomware alla
vittima, con una richiesta unica per ogni utente, che varia
tra 0,01 e 0,02
BTC. Questa scoperta dimostra che i ransomware rappresentano
ancora una
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minaccia per l’ecosistema Android; per stare al sicuro i
ricercatori di ESET
consigliano di mantenere aggiornati i dispositivi, utilizzare
una buona
soluzione di sicurezza mobile e scaricare le applicazioni solo
dal Google Play
Store o altri store affidabili.

F. P. L.
Nuovo ransomware minaccia Android
Nuovo ransomware minaccia Android
Redeemer Enhanced                            Edition
arriva su console
Lanciato su Pc nel 2017 Redeemer si è dismostrato una vera e
propria sorpresa nel campo degli indie games. Adesso il gioco
è finalmente arrivato
su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch con Redeemer:
Enhanced Edition,
versione aggiornata e ampliata che permette anche al pubblico
console di
provare il titolo di Sobaka Studio. A livello di trama il
software offre una
storia semplice ma che funziona e introduce i giocatori in un
universo in stile
action movie anni ’80. Vasily è un ex soldato russo il quale
ha partecipato a
diverse operazioni militari, non del tutto legali che lo hanno
reso
estremamente forte ma al tempo stesso pazzo. Ma non finisce
qui perché il
proprio governo ha deciso che doveva subire delle modifiche
fisiche, ricevendo
degli innesti cibernetici che lo hanno reso una vera e propria
macchina da
guerra inarrestabile. Un giorno Vassily decide di abbandonare
questa vita per
sempre, e andare a vivere in un monastero tibetano seguendo la
strada della
meditazione e delle arti marziali. La pace però viene a
mancare quando un
gruppo di soldati entra all’interno del complesso, uccidendo
chiunque gli si
pari davanti. Dopo alcuni anni passati a meditare e creare la
pace interiore,
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questa viene completamente interrotta risvegliando la feroce
sete di sangue che
il protagonista era riuscito a sopire. Da qui ha inizio una
spietata battaglia
che vedrà Vassily affrontare migliaia di spietati nemici. La
trama di Redeemer
risulta abbastanza interessante e questa viene raccontata
tramite dei brevi
filmati, distribuiti in maniera intelligente fra un capitolo e
l’altro. Il
titolo è diviso in 20 livelli suddivisi in 3 macrocategorie
per indicare
l’inizio, la metà e la fine dell’avventura ed è un vero
peccato perché per
quanto sia bella l’avventura, essa non è ricca di contenuti e
risulta nel breve
periodo abbastanza    monotona.   A   livello   di   gameplay   la
produzione ha svolto un
ottimo lavoro offrendo azioni semplici, intuitive e piuttosto
variegate. Grazie
all’ausilio di un setup di comandi estremamente semplice, sarà
possibile
eliminare qualsiasi minaccia con una ferocia inaudita.

Con lo stick sinistro del pad sarà possibile far muovere il
personaggio in giro per le tante mappe presenti nel titolo.
Quando si
incontrano i nemici si avranno 3 comandi base da utilizzare
ovvero pugni, calci
e colpo critico, ma quest’ultimo può essere sfruttato
solamente tramite degli
oggetti sparsi per la mappa. La visuale isometrica permette di
vedere tutta
l’area di gioco, ma pigiato su un altro pulsante e spostando
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la levetta
sinistra in alto o in basso, si potrà osservare al di là della
telecamera fissa
su Vassily. Una caratteristica interessante è data poi dalla
possibilità di
utilizzare delle armi, divise in armi bianche come manganelli,
asce e picconi i
quali dopo qualche colpo inflitto si distruggeranno; alle armi
da fuoco come
pistole e fucili d’assalto che dopo aver finito le munizioni
verranno gettate
via. In Redeemer c’è anche poi una buona varietà di
antagonisti da affrontare: si
passa infatti dai poveri e inermi soldati semplici a versioni
corazzate ben più
pericolose, sfociando infine in mutanti nati da esperimenti
genetici falliti
che rappresentano una sfida più impegnativa, ma nulla che il
nerboruto protagonista
non possa ridurre in una poltiglia sanguinante. Il titolo non
risparmia sulla
violenza, e una delle caratteristiche principali è proprio il
grande feedback
dei colpi che faranno sentire tutta la potenza di Vasily, e
permetteranno di massacrare
i nemici in modo dannatamente divertente e appagante. Anche lo
scenario gioca
un ruolo importante, infatti si possono sfruttare muri,
spuntoni e altri
elementi per uccidere in modo “creativo” i malcapitati.
Eliminando gli
avversari inoltre si ottiene della preziosa salute ed
esperienza per migliorare
le proprie mosse e diventare ancora più letali. Una delle
modifiche presenti in
questa Enhanced Edition rispetto alla versione originale è la
divisione delle
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abilità in Monaco per quanto riguarda tutto quello che rientra
nel corpo a
corpo (calci, pugni, armi da taglio) e Soldato per le varie
armi da fuoco, così
da rendere il sistema di progressione più intuitivo e fluido.
Potenziando le
proprie abilità si possono creare combo più lunghe, aumentare
la salute
derivante dalle uccisioni, aumentare il numero di colpi delle
armi da fuoco,
diminuire l’usura delle armi da taglio e altro ancora, inoltre
esplorando
l’ambiente si possono trovare delle pergamene e altri
collezionabili che
aumentano i punti abilità a disposizione.

La storia di Redeemer si può completare nel giro di circa
6/7 ore, ma un’altra novità di questa Enhanced Edition è la
localizzazione in
italiano, introduzione sicuramente gradita da chi non mastica
bene l’inglese. Una
caratteristica interessante del titolo è la modalità Arena,
nella quale al
momento sono disponibili solamente due mappe ambientate in
zone viste nella
modalità storia. In questa tipologia di gioco il compito del
giocatore sarà
quello di sopravvivere alle varie ondate di nemici. Quasi
l’intero gioco si può
giocare esclusivamente da soli, non c’è un vero e proprio
bisogno di giocare in
compagnia se non per puro divertimento. In ogni caso è bene
sottolineare che è
presente la modalità coop nella quale due giocatori possono
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unirsi nella stessa
lobby, una feature interessante ma fine a se stessa. A livello
tecnico Redeemer
Enhanced Edition ha risolto i terribili problemi di frame-rate
che affliggevano
la versione PC originale, e durante la prova il gioco è sempre
stato fluido con
qualche piccolo calo in occasioni sporadiche, ma nulla che
compromettesse
l’esperienza come invece accaduto nella prima release. Tirando
le somme quindi,
se state cercando un gioco di facile comprensione, che dia la
possibilità di
affrontare centinaia di nemici e di sconfiggerli in maniera
“creativa”, questo
titolo è ciò che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7

Sonoro: 7

Gameplay: 7,5

Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7

Francesco Pellegrino Lise
Nuovo ransomware minaccia Android
Samsung, a settembre arriva
il Galaxy Fold
Samsung lancerà il Galaxy Fold a settembre. Lo annuncia la
società sud coreana, sottolineando di essere impegnata a
condurre gli ultimi test e di aver migliorato il design dello
smartphone pieghevole.

Lo scorso mese di aprile Samsung aveva annunciato che avrebbe
rimandato il lancio, inizialmente atteso il 26 aprile negli
Stati Uniti a causa dei difetti riscontrati. Il colosso ha
riposto molte speranze nel dispositivo pieghevole, con il
quale punta ad arrivare fra le prime nel settore e imporsi. Il
Galaxy Fold chiuso misura come uno smartphone da 4,6 pollici,
mentre aperto è come un tablet da 7,3 pollici.

Bloodstained Ritual of The
Night, l’erede indiscusso di
Castlevania
Bloodstained Ritual of The Night venne concepito nel 2014
quando il celebre producer Koji Igarashi, lasciato Konami, fu
subissato di
richieste di fan che chiedevano a gran voce un nuovo gioco in
stile Castlevania.
Non potendo usare però il brand, essendo di proprietà di
Konami, Koji si
ritrovò nella difficile situazione di dover trovare una
maniera per reinventare
il genere di cui per anni fu considerato il padre spirituale.
Appoggiandosi
quindi al crowfunding, e di fatto all’aiuto di quei fan che
tanto volevano un
degno successore dell’intramontabile Symphony Of The Night,
Igarashi cominciò
il lungo, e altri, travagliato, sviluppo di quello che a oggi
possiamo
considerare il gioco che in molti avrebbero desiderato da
moltissimo tempo.
Inutile dire che se si è fan accaniti dell’originale Symphony
of The Night è
obbligatoriogiocare al più presto alla nuova opera di Koji
Igarashi perché
Bloodstained Ritual of The Night. Vi diciamo questo in quanto
il titolo,
disponibile su Pc, Xboxc One, Ps4 e Switch, altro non è che la
summa di tutto
ciò che è stato il ciclo di Castlevania negli anni in cui Iga
lo ha diretto. Quindi
non ci si trova solo di fronte a un seguito spirituale ma a
una vera e propria
autocelebrazione di un genere per mano del suo stesso
produttore, ritrovatosi
orfano della sua creatura ma non per questo deciso a rifulgere
il proprio,
storico, passato o a voltare le spalle alla sua fanbase. Se,
invece, si è tra
quella schiera di persone che non ha mai potuto o voluto
affrontare l’immortale
avventura di Alucard, potete prepararvi a comprendere l’arcana
alchimia che
permette a una produzione quale Bloodstained Ritual Of The
Night, di risaltare
in mezzo a un panorama ricolmo di titoli pregni di grafiche
incredibili e
narrazioni accattivanti, basandosi solo su un gameplay che dal
1997 a oggi ha caratterizzato
un intero genere videoludico. Ma veniamo alla trama: alla fine
del settecento,
nel 1783 per la precisione, nel pieno della Rivoluzione
Industriale, un gruppo
di demoni attacca l’Inghilterra, compiendo dei terribili
massacri. Per
fermarli, una gilda di alchimisti crea gli shardbinder, ossia
degli esseri
umani con impiantati dei cristalli imbevuti di potere
demoniaco. La gilda, in
collaborazione con la chiesa, riesce a fermare i demoni, ma al
prezzo di
migliaia di vittime. Gli shardbinder infatti muoiono tutti nel
rito di
purificazione dei cancelli demoniaci. Solo due sono riusciti a
sopravvivere:
Gebel, uscito illeso dal rito, e Miriam, addormentatasi poco
prima che questo
iniziasse. Da allora sono passati dieci anni e i demoni sono
tornati sotto la
guida di Gebel, ormai quasi completamente cristallizzato.
L’unica che può
fermarlo è Miriam, perché capace di sfruttare i poteri dei
cristalli demoniaci
presenti nel suo corpo. Ad aiutarla il fido Johannes, un ex-
alchimista redento,
l’esorcista Dominique e il guerriero Zangetsu, il protagonista
di Bloodstained:
Curse of Moon (spin-off stile NES della serie), utilizzabile
anche in Ritual of
the Night.

Pad alla mano, sin dalle prime stanze si avverte tutta
l’esperienza di Igarashi. I movimenti di Miriam sono molto
simili alle movenze
di Alucard (Il protagonista di Castevania Symphomy of the
Night), c’è persino
la scivolata tattica all’indietro e quella d’attacco in
avanti. Il sistema di
assorbimento dei cristalli è semplice ma intelligente: ogni
volta che si incontra
un nuovo nemico, dopo averlo sconfitto c’è una chance di
ottenere un cristallo
che si potrà assorbire acquisendo le sue abilità specifiche.
Ci sono tanti tipi
di cristalli, di attacco, di difesa, di supporto e via
discorrendo. Essi vanno
equipaggiati e hanno un consumo di MP variabile in base al
tipo stesso al
grado. Grado che aumenta in base al numero di cristalli dello
stesso demone che
verranno trovati, con un meccanismo simile a un incremento del
livello delle
abilità. Nelle prime aree di gioco c’è una grande sensazione
di gratificazione,
in quanto si potranno incontrare nemici quasi sempre diversi
ogni due tre
stanze e si potranno trovare tanti cristalli, in maniera tale
da poter provare
tutte le abilità ad essi connesse. Uccidendo i nemici si
potranno trovare come
loot anche tanti materiali e ingredienti che inizialmente non
è chiaro come
utilizzare, salvo poi capirne meglio i meccanismi dopo aver
incontrato compagni
della Gilda e personaggi che si offrono di aiutare la
protagonista nella missione,
che spiegano come combinare gli oggetti e craftarne di nuovi.
In Bloodstained Ritual
of The Night, come anche accadeva in Castlevania SotN,
consultare la mappa è
sempre essenziale per capire dove bisogna andare, per
comprendere la
conformazione delle stanze alte e per trovare punti chiave e
stanze segrete.
Queste contengono quasi sempre equip potenti, oggetti per
aumentare il cap di
HP ed MP o anche NPC. Tra le diverse aree si trovano, come in
ogni Castlevania
che si rispetti, dei corridoi separatori, e ad ogni nuova area
corrisponde
anche un cambio di musica in background e set di nemici.
Talvolta potrà
capitare di poter accedere contemporaneamente a più aree
diverse, e
generalmente il modo migliore per capire se si è scelto la
strada giusta è
saggiare la forza dei nemici: se servono più di quattro o
cinque attacchi per eliminarli,
generalmente è meglio battere in ritirata in quanto è
richiesto un livello di potere
più alto e si andrebbe incontro a morte certa.

Man mano che si andrà avanti nell’avventura ci si dovrà
scontrare con mini-boss e boss di livello. Questi ultimi sono
quasi sempre
accompagnati da delle cut-scene e richiedono una buona dose di
run ed eventuali
morti per trovare la tecnica giusta per superarli. Il
backtracking è presente
in maniera preponderante, ma fortunatamente ci sono i ben noti
portali che permettono,
una volta trovati e attivati, di viaggiare velocemente tra gli
angoli più
remoti della mappa. E quindi, ogni qualvolta si sblocca una
nuova abilità che permette
di eseguire nuove mosse, quasi sempre bisognerà tornare
indietro per accedere
alle parti della mappa inizialmente precluse. In Bloodstained
Ritual of The
Night però c’è anche spazio per qualche piccola novità.
Infatti, strada facendo
si potranno trovare diversi NPC che propongono tante missioni
secondarie, come
la vendetta del marito ucciso da un particolare tipo di
demone, o la raccolta
di ingredienti e oggetti specifici. Queste missioni aggiungono
ulteriore
backtracking e quando se ne accettano più di una sarà facile
confondersi o
perdere di vista     gli   obiettivi.   Fortunatamente    gli
sviluppatori hanno inserito
un sistema di tracking che viene in aiuto con dei segnalini da
posizionare
sulla mappa. Bloodstained Ritual of The Night offre poi la
possibilità di
eseguire tante abilità e mosse speciali legate al tipo di arma
brandita. E di
armi ne esistono di varie categorie: spade corte e lunghe,
pugnali, fruste,
pistole mazze chiodate e persino opzioni per il combattimento
a mani nude; e
strada facendo troveremo delle librerie che ci svelano mosse
segrete che
aggiungono profondità al combattimento. Tra le novità
implementate è bene
evidenziare anche un sistema di assegnazione veloce delle
abilità legate ai
cristalli, che permette di cambiare rapidamente set di skill,
pratica
particolarmente utile nelle parti più avanzate del gioco
quando i nemici si
fanno più duri da abbattere e sfruttare le loro vulnerabilità
diventa vitale.
Da questo punto di vista il combattimento risulta più tattico
e meno piatto rispetto
al passato. C’è ampio margine anche nella customizzazione del
personaggio, con
armi, mantelli e accessori che hanno un impatto cosmetico ben
visibile su
Miriam. Inoltre, in un punto preciso del castello è presente
anche un barbiere
in grado di modificare l’acconciatura ed altri aspetti del
look della
protagonista. Come da tradizione poi, non manca nemmeno una
vasta enciclopedia
che abbraccia personaggi, luoghi e mostri che appagherà la
sete di conoscenza
dei puristi del genere. Immancabili inoltre gli shop di armi e
oggetti ed il
mitico barcaiolo in stile Caronte.

In termini di esplorazione e progressione, Bloodstained:
Ritual of The Night è costruito in modo molto simile ad alcuni
dei titoli della
serie Castlevania già citati: c’è un’unica grande mappa, di
cui molte zone
diventano accessibili solo dopo aver sbloccato alcuni poteri
specifici o dopo
aver ottenuto certi oggetti, come il già citato doppio salto.
Paradossalmente
più si esplora, più la mappa sembra ampliarsi. Igarashi e i
suoi hanno ottenuto
questo effetto aumentando le diramazioni in modo graduale: non
si arriva mai a
sentirsi persi come accade in un Hollow Knight, ma in certi
momenti non manca
del sano disorientamento. Il tempo necessario per finire il
gioco a livello
Normal è noto, perché dichiarato dallo stesso Igarashi: una
decina di ore. Si
tratta in realtà di un abbaglio, nel senso che Bloodstained è
costruito per
essere esplorato in lungo e in largo e per essere finito più
volte a diversi
livelli di difficoltà. Parlando ora del comparto tecnico, il
gioco ha fatto
netti passi avanti durante il suo lungo sviluppo. Non poche
erano le polemiche
insorte per animazioni legnose, uno stile grafico vecchio ed
effetti grafici
non all’altezza della generazione attuale. Igarashi ha però
saputo rispondere
bene a queste critiche cambiando tutto a poche settimane dal
lancio,
presentando un cambiamento radicale quasi da notte a giorno
per effetti e stile
grafico. Alcune aree sono veramente belle a vedersi, con tanti
effetti
particellari e oggetti in movimento in background che danno
decisamente vita e
spessore allo stile 2.5D. La colonna sonora è chiaramente
ispirata a quella dei
precedenti Castlevania ed è sicuramente uno dei punti di forza
dell’intera
produzione. Unica nota veramente negativa è da associare alla
traduzione in
italiano, davvero di mediocre fattura. Sicuramente farà
contenti tutti quei
giocatori che non conoscono altre lingue, ma doversi andare a
rileggere dei
testi in inglese per capirli fino in fondo non è affatto una
cosa buona. Tirando
le somme, Bloodstained Ritual of The Night non è solamente il
successore
spirituale di Symphony Of The Night, o del filone dei
Castlevania in due
dimensioni che hanno popolato le console portatili nel primo
decennio degli
anni 2000, ma è soprattutto una produzione coraggiosa, fede
delle proprie
radici e in gradi di dimostrare che il genere ha ancora molto
da dire,
specialmente se al timone c’è uno dei suoi storici fondatori.
Con un solido
gameplay in grado di divertire oggi come ventidue anni fa e un
level design
sopraffino, l’ultima creazione di Igarashi non solo riesce a
tenere testa a
tutti i titoli usciti negli anni precedenti ma anche a
ridefinire le basi del
genere così come fu nel 1997 con la storia di Alucard. Se
siete fan di
Catlevania non giocare a questo titolo sarebbe un vero peccato
in quanto
incarna quanto di buono già visto in passato e lo eleva con
alcune buone novità,
con un gameplay fluido e con una trama avvincente.

GIUDIZIO GLOBALE

Grafica: 8,5

Sonoro: 9
Gameplay: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

Huawei lancia in Italia il
primo smartphone 5G
Huawei non sembra affatto intimorita dalle controversie con
gli Stati Uniti e punta ancora al top della tecnologia con i
suoi prodotti. Vi diciamo questo in quanto arriva in Italia il
primo smartphone compatibile con le nuove reti cellulari di
quinta generazione. Si tratta del Mate 20 X 5G, ed è stato
presentato recentemente in un evento a Milano in cui il
colosso cinese ha offerto rassicurazioni sulla piena
funzionalità – presente e futura – dei suoi dispositivi.
Rassicurazioni che arrivano dopo i timori suscitati in questi
mesi dalla guerra commerciale tra Usa e Cina che aveva fatto
finire Huawei nel mirino di Washington. Lo smartphone è una
versione 5G del Mate 20 X, un dispositivo top di gamma con
schermo Oled molto grande (7,2 pollici) e ad alta definizione.
La differenza sta nella batteria, che si fa un po’ più piccola
– da 5.000 a 4.200 mAh, ma promette di durare tutta la
giornata – per far posto alle antenne grazie a cui funziona il
nuovo chip 5G Balong 5000, sviluppato “in casa” da Huawei così
come il processore Kirin 980, con cui lavora in tandem. Il
comparto fotografico è composto da una tripla fotocamera
posteriore sviluppata con la tedesca Leica (un sensore
principale da 40 megapixel cui si aggiungono un grandangolare
da 20 megapixel e un teleobiettivo da 8 megapixel). La
fotocamera frontale è da 24 megapixel. Il telefono integra 8
GB di Ram e 256 GB di memoria interna, espandibile. Lo
smartphone, nella finitura verde smeraldo, è già disponibile
in preordine, e arriverà nei negozi degli operatori di
telefonia mobile nelle prossime settimane. Il prezzo è
elevato: sfiora i 1.100 euro. Proprio per l’imminente lancio
in Italia, il produttore ha subito rilasciato il primo
aggiornamento dedicato ai modelli commercializzati nel nostro
Paese. La principale novità riguarda il miglioramento di uno
dei tratti distintivi del terminale, ovvero la connettività
5G. Le nuove infrastrutture di rete muovono solo ora i primi
passi nel nostro Paese con le offerte commerciali di TIM e
Vodafone e non sorprende che uno dei primi smartphone 5G
distribuiti in Italia abbia necessità di qualche affinamento
software per sfruttarle al meglio. Per il resto,
l’aggiornamento fa riferimento a due novità secondarie: la
possibilità di rimuovere l’assistente vocale HiVoice,
sostituendolo con Google Assistant, e la rimozione dell’app
preinstallata Traduttore di Microsoft. Non manca una generica
conferma sul miglioramento della stabilità e delle prestazioni
del sistema del dispositivo Huawei. L’aggiornamento è
attualmente in distribuzione in Italia, ha un peso di 689MB e
può essere scaricato tramite la notifica OTA.

F.P.L.

Crash Team Racing torna in
grande spolvero
Con Crash Team Racing Nitro Fueled Activision riporta sulle
console di attuale generazione uno dei titoli più amati ai
tempi della primissima Playstation, nel lontano 1999. Ma
veniamo al dunque, il gioco propone in chiave moderna il Ctr
originale, quello più amato e iconico, dotandolo di una
grafica in stile cartoon moderna, ma mantenendo sempre il
gameplay virtualmente identico al gioco originale, se non per
qualche piccola miglioria e un paio di aggiunte per arricchire
l’offerta. I poco dettagliati e pixellosi mondi del gioco
originale lasciano così spazio a rivisitazioni fedeli nel
design ma molto più ricche di colori, varietà e dettagli che
regalano nuova linfa vitale a piste che negli anni ’90
risultavano essere spoglie e poco movimentate. Crash Team
Racing Nitro-Fueled è assolutamente all’altezza dei prodotti
contemporanei, sia come resa grafica, sia come fluidità in
game, e il salto qualitativo di 3 generazioni di console,
nonché 20 anni di evoluzione tecnica si fanno sentire davvero
poco. Per giustificare maggiormente il comunque economico
prezzo di 39,99 Euro, il team di Beenox ha inoltre pensato di
aumentare ulteriormente il valore del prodotto aggiungendo,
tra le altre cose, numerose piste dai sequel di CTR, nonché
moltissime opzioni di personalizzazione e un multiplayer
online appassionante e spassoso. L’idea di base del titolo
originale era ovviamente quella di creare un degno avversario
del famosissimo Mario Kart, e così fu. Adesso con questo
remake il titolo offre quanto visto in passato ma elevato
all’ennesima potenza, qundi: gare di pochi giri all’interno di
spettacolari piste in scenari coloratissimi e folli in giro
per il mondo, da castelli fino a deserti, dove 8 piloti del
roster si affrontano su kart veloci e che possono guadagnare
ulteriore velocità con i boost offerti dalla corretta gestione
di derapate, partenze e salti. Il sistema di derapate, nello
specifico, è molto diverso da quanto visto in giochi simili e
vede i giocatori attivare il turbo a più riprese col giusto
tempismo ad ogni derapata per sfruttarne al meglio l’effetto.
Ovviamente non mancano i famosissimi power-up, componente
imprescindibile di questo genere che contribuisce a rendere
questi giochi titoli molto divertenti in compagnia: bombe,
missili, pozioni trappola, scatole di TNT, scosse elettriche e
turbo permettono ai giocatori di rimontare nei confronti di
chi si trova davanti, portando spesso a photo-finish a
sorpresa dove un giocatore che è stato per buona parte al
comando può essere fermato all’ultimo momento da qualcuno che
passa ad alta velocità con qualche folle power-up o che lo
manda in testa coda con un bel missile. Questo modo di giocare
rende Crash Team Racing Nitro Fueled un party game capace di
dar vita a divertentissime sessioni tra amici sia in locale
che online.

In ogni caso, se non si ha mai avuto l’occasione di provare
il titolo originale, il miglior metodo per prendere
familiarità con le
dinamiche di gioco resta la “campagna”. Tale modalità di gioco
è strutturata in
maniera molto diversa da quanto visto in altri titoli del
genere: qui Crash o
il personaggio che si selezione deve affrontare diverse isole
che fungono da
hub, ognuna delle quali presenta varie piste in cui arrivare
vincitori per poi
battere i boss dell’area in una letale battaglia uno contro
uno. Finito questo,
è possibile affrontare sfide aggiuntive sui livelli già
affrontati, come sfide
a tempo dove bisogna cercare di fermare il cronometro il più
spesso possibile
raccogliendo casse con secondi bonus o le sfide CTR, dove
bisogna battere la
CPU raccogliendo le lettere C, T ed R nascoste in giro per i
livelli. Queste
sfide portano il giocatore a trovare le scorciatoie rischiose
ma efficaci di
ciascuna pista, preparandoli al meglio per le sfide
competitive del multiplayer
locale e online. La campagna di Crash Team Racing Nitro Fueled
è davvero lunga
se si decide di completare ogni sfida secondaria, ma come
detto è un ottimo
modo per conoscere al meglio ogni pista, diventa quindi molto
consigliata a chi
ha intenzione di puntare a competere. Per chi ha tali
ambizioni, c’è l’ormai noto
split screen fino a 4 giocatori in qualunque pista o modalità,
ma soprattutto
un supporto online abbastanza basilare ma incredibilmente
spassoso e molto
gradito, considerando che CTR non ha mai avuto ufficialmente
una componente
online. Anche questa componente è giocabile in split screen,
permettendo ai
giocatori di portare anche la propria squadra online. Insomma,
il videogame ripropone
fedelmente gameplay, campagna e opzioni multiplayer (ma con
diverse novità) del
gioco originale, il tutto con un’ottima resa grafica e tanti
piccoli
miglioramenti. Possiamo affermare senza timore di essere
smentiti che questo
gioco è la versione definitiva di uno dei kart racer più
spassosi di sempre,
capace quasi di rendere obsoleto e l’originale. Per chi si
avvicina per la
prima volta a Crash Team Racing, il titolo può sembrare come
un banale clone di
Mario Kart senza nessuna differenza degna di nota. Ma non è
così, soprattutto
per il modello di guida che riesce a combinare in maniera
egregia una
maneggevolezza arcade a un impressionante elemento tecnico di
bravura. Il
fulcro sta nel riuscire a concatenare derapate cercando di
azionare nel momento
giusto il boost generato da queste, per arrivare a passare
praticamente tutto
il giro sotto l’effetto del nitro. Anche Mario Kart e
compagnia hanno un
sistema di derapate turbo, ma le tante curve a gomito, i
dislivelli e gli
ostacoli di CTR uniti a questo sistema più complesso rendono
il racer game di
Crash e soci decisamente più tecnico, dove ogni giocatore può
costantemente
migliorarsi ed aumentare in abilità partita dopo partita. E vi
assicuriamo che
se si vuole dominare sarà necessario un duro allenamento,
visto che per
completare la storia al 100% o per avere una chance di vincere
contro gli
agguerriti avversari online bisognerà essere davvero a proprio
agio con il
meccanismo di derapate. Attenzione però, come già sottolineato
più volte, Crash
Team Racing Nitro Fueled non è però solamente una copia
dell’originale CTR,
poiché aggiunge anche diversi elementi dai sequel meno
riusciti del gioco
portandoli però nella struttura e nel gameplay pluripremiato
del primo
episodio. Spuntano così piste da Crash Nitro Kart e Crash Tag
Team Racing,
diversi nuovi personaggi, un’abbondanza di elementi cosmetici
abbastanza
numerosa ma anche e soprattutto il multiplayer online. La
quasi totalità di
questa saga si è giocata su console che nemmeno avevano una
porta Ethernet,
figuriamoci funzionalità online degne di questo nome. Bene,
adesso grazie alle
nuove tecnologie il gioco permette a giocatori di tutto il
mondo di sfidarsi in
qualunque pista del gioco. C’è ovviamente anche il multiplayer
locale per
divertenti sessioni casalinghe tra amici, ma il gameplay
estremamente tecnico e
caotico del titolo lo rende un’esperienza multiplayer online
decisamente
esilarante. Per chi non ha intenzione di mettere le mani sul
comparto multiplayer
e desidera godersi solo l’esperienza “classica” di CTR non c’è
da
preoccuparsi, visto che ogni oggetto di personalizzazione è
sbloccabile anche
in locale e non ci sono obiettivi esclusivi per la modalità
online.

A livello di modalità di gioco, Crash Team Racing Nitro
Fueled ne offre davvero tante. La modalità Arcade Locale è
quindi quella che
racchiude al suo interno la maggior parte dei contenuti del
gioco e li offre
sin da subito senza ulteriori attese. Gli unici elementi
bloccati riguardano i
piloti aggiuntivi, un totale di 25, tra cui i boss da
sbloccare nell’Avventura,
e le personalizzazioni dei kart, queste ultime puramente
estetiche. All’interno
della sezione arcade si potrà disputare una Gara Singola –
scegliendo il numero
di giocatori, di giri, il livello di difficoltà e se
affrontarla in versione
standard o speculare -, oppure ci si potrà cimentare in una
delle 7 coppe
presenti in “Gara di Coppa”, prendere parte alla modalità
Battaglia,
partecipare alle Prove a Tempo, gareggiare nella Corsa delle
Reliquie, nella
Sfida CTR o nella Sfida dei Cristalli. Chi ha giocato al
capitolo del ’99 riconoscerà
ogni singola modalità e si renderà subito conto di come
l’offerta di Crash Team
Racing Nitro-Fueled sia assolutamente completa e in linea con
l’originale. Per
chi invece si stesse avvicinando al titolo solo ora,
ricordiamo che la modalità
Battaglia consente di combattere in una delle 12 piste/arene
disponibili
esclusivamente in questa sezione. Qui si può scegliere se
gareggiare a punti, colpendo
gli avversari con le armi a disposizione, in una versione
alternativa del “ruba
bandiera”, collezionando il maggior numero di cristalli e così
via. Insomma, la
modalità Battaglia è a sua volta un gioco nel gioco ed è
particolarmente adatta
a tutte quelle sezioni multi player in stile party game senza
dover badare alla
qualità della guida. La Sfida delle Reliquie è invece una
variazione della
Prova a Tempo, dove si potranno migliorare i propri risultati
aprendo le casse
bonus in grado di congelare il cronometro. La Sfida CTR invece
è una semplice
gara nella quale, come già detto, bisognerà raccogliere le
lettere C, T e R
sparse per il tracciato, mentre nella Sfida dei Cristalli
bisognerà raccogliere
i cristalli viola sparsi nelle arene della modalità Battaglia.
Ricordiamo che tutto
ciò potrà essere giocato in multi player locale a schermo
diviso sino a 4
giocatori, mentre la modalità online consente la
partecipazione fino a 8
giocatori. Per quanto riguarda il comparto audio, i puristi
potranno infatti
scegliere se utilizzare la colonna sonora remixata o quella
classica, inoltre,
a livello di gioco potranno affrontare la campagna in modalità
“classica” o Nitro-Fueled, potranno persino scegliere i
modelli
poligonali originali per i kart e i personaggi principali,
rinunciando a
qualsiasi orpello estetico che possa alterare l’esperienza. A
questo grande
richiamo al passato si contrappone l’aggiunta di personaggi
del tutto inediti,
fra cui alcuni che arriveranno nei prossimi mesi, per il
titolo, una nuova
schermata di personalizzazione del kart e persino un negozio
giornaliero dove
spendere le monete accumulate con le gare per poter acquistare
skin, personaggi
e pacchetti bundle.

Dal punto di vista tecnico i ragazzi di Beenox sono stati in
grado di effettuare un lavoro di ricostruzione di livello
altissimo. Questo
significa che ogni pista, ogni arma e ogni personaggio sono
delle copie 1:1 di
ciò che era presente nel capitolo per PlayStation del 1999,
ovviamente
reinterpretati e restaurati in chiave moderna. I tracciati
ripropongono lo
stesso feeling degli originali, con curve e dossi ricostruiti
con precisione
millimetrica, quindi se si era già degli assi di Crash Team
Racing ai suoi
tempi, basteranno pochi minuti per ritrovare le stesse
sensazioni dell’epoca e
se la memoria non inganna si potranno anche sfruttare sin da
subito tutte le
scorciatoie presenti nelle mappe. Tirando le somme Activision
e Beenox con
questo Crash Team Racing Nitro Fueled hanno ridato vita a uno
dei videogame più
divertenti di sempre dove competizione, divertimento e
adrenalina sono sempre
presenti in ogni metro della pista. Insomma, come avrete
dedotto leggendo il
nostro articolo, se siete alla ricerca di un gioco da fare con
gli amici, ma
che offra una componente di sfida degna di questo nome, tante
modalità e una
grandissima varietà di tracciati, questo remake del classico
CTR è proprio ciò
che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 9
VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Warhammer Chaosbane, è guerra
fra il bene e il male
Amanti del genere Fantasy è ora di rispolverare spade, archi e
libri di magia. Bigben Interactive ha infatti lanciato su pc,
Xbox One e PS4, Warhammer Chaosbane, action-RPG isometrico che
unisce il gameplay alla Diablo al mondo delle miniature
targate Games Workshop. Il titolo è ambientato circa 500 anni
prima le vicende descritte in Vermintide I e II, nel bel mezzo
della grande guerra contro il Caos. I giocatori si ritrovano
quindi proiettati in questo contesto ben poco felice dalla
parte dei buoni, schiacciati su più fronti dalle forze del
male. La storia è scritta da Mike Lee, già autore di vari
romanzi legati proprio all’universo di Warhammer. Più
precisamente ci si troverà nelle battute finali del conflitto
che ha visto l’alleanza di umani, elfi e nani fronteggiare la
minaccia delle orde guidate da Asavar Kul, il campione degli
dei caotici morto per mano di Magnus il Pio durante l’assedio
della città di Kislev. In seguito alla vittoria sulle forze
d’invasione, ormai in rotta e pronte a rientrare nel freddo
nord, Magnus e la sua scorta fanno ritorno nella città di
Nuln, ma solo per cadere vittime di una controffensiva degli
adoratori del Caos sferrata proprio nel cuore dell’Impero. Ed
è proprio qui che inizia l’avventura. Dopo aver selezionato
uno tra i quattro personaggi giocabili: il soldato Konrad
Vollen, Elontir il mago, il nano Bragi e la ranger elfica
Elessa, al giocatore spetta il compito di respingere i nemici
dalla cittadella imperiale e salvare colui che di lì a poco
sarebbe poi diventato imperatore dalla stretta mortale di una
potentissima incantatrice del Caos, la quale durante la
confusione successiva all’assalto è riuscita a lanciare un
terribile maleficio che rischia di consumare l’essenza vitale
del povero Magnus von Bildhofen. Per spezzare l’incantesimo
sarà necessario affrontare orde infinite di nemici negli
angoli più disparati del Vecchio Mondo: dai vicoli e le fogne
di Nuln alle strade devastate della città di Praag, arrivando
persino nelle glaciali rovine elfiche di Norsca, senza
dimenticare una scampagnata nel reame della divinità caotica
Tzeentch.

 Parlando delle
dinamiche di gestione del personaggio Warhammer Chaosbane è
davvero ben fatto,
infatti è bene sottolineare che Il titolo si basa su
un’interessante meccanica
per la gestione delle abilità. Ogni personaggio può portarne
con sé 6 attive e
varie passive, ma il tutto dipende da una somma matematica. Di
fatto ogni
abilità ha associato un certo punteggio, e la somma dei
punteggi di tutte le
abilità utilizzate non deve superare un determinato totale.
Quando si crea la build
del proprio personaggio si deve quindi tenere conto di vari
fattori. Ogni
abilità ha una sua forma base e due varianti potenziate. A
seconda della loro
utilità si potrà decidere se utilizzare quindi le loro forme
potenziate, che
ovviamente, tra i vantaggi, comportano un maggior danno, o se
usare forme
depotenziate meno     costose   che   magari   hanno   effetti
situazionali, come
allontanare i nemici o teletrasportarsi via dall’azione. Oltre
alle abilità
classiche c’è un altro albero da gestire, quello delle abilità
divine.
Raggiunto un determinato livello si potranno convertire dei
particolari
frammenti scovati in battaglia in punti da distribuire su
questo albero che, segue
dei percorsi ben delimitati. Da qui, oltre a potenziare
salute, danni e altre
caratteristiche con snodi “semplici”, si potranno a sbloccare
anche le abilità
divine. Si tratta di poteri caratterizzati solitamente da
tempi di recupero
molto alti, da utilizzare quindi in situazioni particolarmente
concitate. Il
bello di Warhammer Chaosbane però è che può essere giocato
anche in multiplayer
per un massimo di 4 giocatori online e in locale. Ci sono
alcune abilità, sia
attive che passive, che danno il loro meglio se utilizzate in
combinazione con
altri giocatori. Ad esempio il mago quando consuma energia può
curare sé stesso
e i compagni vicini. Quindi sì, ci sono delle sinergie da
sfruttare in
multigiocatore. Le build poi come già detto ci sono e grazie
alla loro formazione
si possono realizzare anche combinazioni piuttosto
interessanti quando si gioca
insieme ad altri players. Chiunque avesse giocato al citato
Diablo, non potrà
fare a meno di notare che il menu inventario e abilità
personaggio di
Warhammer: Chaosbane     è   molto   simile,     e    data   la   sua
funzionalità la cosa non è
negativa. Qui sarà possibile         visionare       l’aspetto    del
personaggio e selezionare
gli slot attraverso i quali equipaggiarlo con le armi ed
armature rinvenute sui
campi di battaglia, selezionandole in base ai loro diversi
valori di
attacco/difesa.

In realtà tutta la produzione ricalca molto da vicino il
capolavoro Blizzard: menu di gioco molto simile, ambientazione
fantasy, un mare
di nemici da affrontare ed una struttura di livelli suddivisa
in capitoli, 4
nel caso specifico. Da un certo punti di vista la cosa non è
negativa; emulare
il primo della classe può portare a buoni risultati, e nel
complesso l’esperienza
di gioco è infatti molto buona. Altro aspetto importantissimo
di questo
Warhammer Chaosbane è il loot system. Quindi per tutto ciò che
concerne l’equipaggiamento
col quale potenziare e personalizzare il proprio alter ego, i
singoli
componenti vengono suddivisi in categorie in base alla loro
rarità, questi
oggetti possono venire reperiti nei classici scrigni sparsi
per le mappe di
gioco, o “droppati” dai nemici più coriacei. Manca purtroppo
una modalità di
crafting attraverso la quale forgiare i propri strumenti di
distruzione, ma per
contro nel corso del gioco si accede alla possibilità di
benedire quelle in possesso,
rendendole più potenti attraverso l’uso di speciali cristalli.
La trama del
titolo di Bigben Interactive si dipana in diversi atti che
portano il
protagonista in varie location. Dobbiamo ammettere in tal
senso che i dungeon e
in generale le ambientazioni sono talvolta ripetitive. Ci sono
varie tipologie
di luoghi in cui si dovranno affrontare le missioni, non si
dovrà quindi
restare sempre al chiuso in sotterranei angusti o in fogne da
esplorare, ma
manca la varietà dimostrata da altri esponenti del genere. Il
bestiario può
contare su oltre 70 nemici, ovviamente collegati alle varie
divinità del Caos
che caratterizzano la cornice fantasy, più i vari boss. Tra le
creature più
potenti e temibili spiccano ovviamente le incarnazioni delle
divinità del Caos.
Questi combattimenti che pongono fine ai vari atti necessitano
come un discreto
studio del terreno di gioco per evitare i pattern di fuoco, un
giusto timing
delle pozioni e così via.

Per quanto riguarda l’endgame, Warhammer Chaosbane presenta
svariati livelli di difficoltà, che vanno anche ad aumentare
esperienza, oro e
rarità degli oggetti guadagnati, le così dette boss rush,
dungeon infiniti e
ovviamente la possibilità di affrontare il tutto in
multigiocatore. Eko
Software ha già promesso aggiornamenti regolari che dovrebbero
aumentare ulteriormente
la longevità. Considerate che una singola run a livello medio
di difficoltà ha
una durata che si aggira fra le 8 e le 10 ore, quindi prima di
finire il titolo
con un personaggio    al   livello   più   alto   di   difficoltà
serviranno molte più ore e
tanta pazienza. A livello grafico il comparto tecnico si
difende bene: grande
fluidità nei combattimenti e resa delle location sono infatti
uno degli aspetti
più apprezzabili della produzione. Gli effetti delle magie, le
esplosioni e il
comparto sonoro in generale poi completano il quadro donando
una credibilità
generale alla produzione. Tirando le somme possiamo
serenamente affermare che Warhamme:
Chaosbane è un classico hack and slash che per forza di cose
strizza l’occhio
ai fan del celebre gioco di miniature di casa Games Workshop.
Anche gli
appassionati del genere che non masticano molto l’argomento
riusciranno a
trovare pane per i loro denti. La costruzione delle build è
originale, seppur
non troppo complicata, e l’endgame e la possibilità di giocare
online possono
convincere anche gli indecisi. La produzione Eko Software e
Bigben Interactive
è più che degna di nota, quindi proprio per tale ragione
crediamo che ogni
amante del genere fantasy, ma soprattutto dell’universo di
Games Workshop
dovrebbe giocarlo.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 7,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise
Nuovo iPhone con 3 cam, tutti
i rumors aspettando il lancio
ufficiale
Manca ancora qualche mese al lancio ufficiale dei nuovi
iPhone, ma come di consueto è già iniziato il tam tam delle
indiscrezioni in
rete più o meno affidabili. Secondo il rumor riasciato dal
produttore di
accessori Olixar, la futura linea di smartphone del colosso di
Cuertino sarà
caratterizzata da un design quasi identico alla generazione
precedente, ad
accezione della parte posteriore. Il comparto fotografico,
infatti, avrà tre
fotocamere e sarà posizionato all’interno di un piccolo
quadrante. Una scelta
stilistica evidente che potrà far parlare, come accadde
inizialmente con la tacca
sul display introdotta per la prima volta sull’iPhone X nel
2017 e poi copiata
da altri produttori. Come se non bastasse arrivano anche le
indiscrezioni per
l’iPhone del 2020. Secondo l’analista Ming-Chi Kuo ci saranno
due modelli di
smartphone Apple: uno con connettività 5G e uno con Lte. Per
quanto rigusarda
quindi tutti i futuri smartphone della “Mela morsicata”
potrebbero essere
caratterizzati dal display Oled. Ci dovrebbe essere sempre una
differenziazione
nelle dimensioni. Il modello più piccolo scenderebbe a 5.4
pollici rispetto
agli attuali 5.8 e il modello “Max” salirebbe da 6.5 a 6,7
pollici. Il
successore dell’attuale iPhone XR invece dovrebbe essere
quello da 6.1 pollici,
con diagonale invariata. In ogni caso, come al solito, per
saperne di più, ma
soprattutto per avere notizie più succose è necessario
aspettare dopo l’estate.
Nel frattempo, prima di settembre, sarà come al solito un
susseguirsi di
notizie più o meno attendibili, assurde, incredibili e
talvolta stupefacenti. L’universo
Apple del resto è fatto anche di queste cose. Quindi, chiunque
sia interessato
ai nuovi modelli di iPhone che come ormai è consuetudine
dovrebbero essere
lanciati a inizio autunno, dovrà aspettare ancora qualche mese
intrattenendosi
con le voci di corridoio che caratterizzano il periodo di pre
lancio.

F.P.L.
Nuove conoscenze sul cervello
umano, il Professor Pietro
Pietrini: “Abbiamo strumenti
sofisticati per leggere i
meccanismi   cerebrali    che
sottendono le nostre attività
mentali”
Oltre quattromila ricercatori provenienti da tutto il mondo
riuniti a Roma per discutere le nuove conoscenze sul cervello
umano e le sue funzioni.

Si è aperto lunedì all’Auditorium Parco della Musica a Roma il
25esimo Congresso Mondiale della Organization for Human Brain
Mapping (OHBM), che vede oltre quattromila ricercatori da
tutto il mondo discutere le nuove conoscenze sul cervello
umano e le sue funzioni.

Presidenti del Congresso il Prof. Pietro Pietrini, psichiatra
e neuroscienziato, Direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca
e il Prof. Emiliano Ricciardi, Associato di Psicobiologia e
Psicologia Fisiologica di IMT. Nelle cinque giornate dei
lavori, verranno affrontati tutti i più importanti argomenti
di frontiera nello studio del cervello e le implicazioni per
lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche in psichiatria e
neurologia e i progressi nelle interfacce cervello-computer
per importanti applicazioni anche nel campo della
neuroriabilitazione.
“Nelle ultime tre decadi vi è stato un enorme progresso nelle
metodologie per lo studio in vivo della meravigliosa
architettura morfologica e funzionale del cervello umano –
spiega il Prof. Pietrini – abbiamo oggi strumenti molto
sofisticati per cercare di comprendere i meccanismi cerebrali
che sottendono le nostre attività mentali. In psichiatria,
questo apre nuove prospettive e la rende sempre più vicina
alle altre discipline mediche”.

Il Congresso a Roma festeggia i 25 anni dalla fondazione
dell’Organizzazione. Per celebrare l’evento, Poste Italiane ha
creato un annullo postale dedicato.

Team         Sonic           Racing,              corse
folli e divertimento estremo
Team Sonic Racing è sviluppato da Sumo Digital, lo stesso
studio che realizzò Sonic & SEGA All-Star Racing ed il suo
sequel All-Star
Racing Transformed, usciti rispettivamente nel 2010 e nel 2012
su console
last-gen e PC. Da questo punto di vista, si tratta quindi di
una sorta di
sequel spirituale, che arriva su Xbox One, PlayStation 4 e
Nintendo Switch. Il
nuovo titolo prende però una strada diversa dai precedenti:
niente più
trasformazioni dei veicoli durante le gare e rosa di
protagonisti giocabili
confinato ai personaggi di Sonic; quindi niente più agenti
esterni dalle altre
IP SEGA. Il compositore delle musiche, poi, è Jun Senoue, che
ha realizzato le
soundtrack di giochi pilastro della serie come Sonic
Generations, quindi una
certezza. Una volta messe le mani sul titolo, balza subito
all’occhio come ci siano
tutte una serie di modifiche alla classica formula “Mario
Kart”. La
più immediata da capire è la possibilità di condividere a
distanza un qualunque
power-up con i propri compagni: raccolta una cassa con dentro
un potenziamento,
infatti, è possibile offrirne il contenuto a un compagno. Un
giocatore abile
che è in testa dall’inizio può aiutare così i suoi compagni
attardati,
regalandogli costantemente missili, bombe, turbo o quanto
serve per favorire la
loro rimonta – viceversa, un giocatore in mezzo al gruppone
può spingere i
propri alleati verso i primi posti, sacrificandosi così a fare
da collettore di
power-up. Ma ci sono anche poteri di gruppo che si attivano
qualora si attacchi
un avversario insieme: si può dare una scia di turbo al
compagno che segue per
dargli più velocità, o addirittura dei poteri “Ultimate”, che
per
qualche secondo concedono all’intero team un superpotere quale
una velocità
esagerata o la temporale invincibilità. La campagna di Team
Sonic Racing è
strutturata in maniera molto simile a Sonic & All-Stars Racing
Transformed.
Ci sono dozzine di livelli su percorsi lineari, in ognuno dei
quali è possibile
ottenere fino a 3 stelle per la vittoria e per obiettivi
aggiuntivi come la
raccolta di anelli    dorati   o   un   determinato   punteggio
raggiunto.

Il gameplay viene diversificato di tanto in tanto da sfide
alternative, come dei livelli dove fare slalom tra ostacoli e
altri dove
l’obiettivo è raccogliere il maggior numero di anelli dorati
possibile, con
ognuno che regala tempo extra a un timer in scadenza che segna
la fine della
partita. Con ben tre livelli di difficoltà e un’IA sempre più
difficile da
battere, la lunga campagna del gioco attraverso 21 piste
ambientate nei mondi
conosciuti nei giochi di Sonic si lascia giocare con molto
piacere. Ovviamente,
come ogni buon titolo del genere kart racing, anche Team Sonic
Racing rende al
meglio se giocato in compagnia o in modalità competitiva, e in
questo senso il
gioco non delude assolutamente le aspettative. E’ possibile
fare gare singole e
tornei in locale fino a 3 giocatori, con un massimo di 9
avversari IA a
disposizione. Non da meno anche la componente online, che
prevede la
possibilità di sfidare giocatori di tutto il mondo sia in
partite casuali che
competitive, con la possibilità in mezzo agli eventi di votare
pista, tipo di
modalità, ma anche di selezionare a fine partita un risultato
notevole di un
giocatore, come per esempio la quantità di power-up raccolti o
le eliminazioni
fatte, dove si cerca di premiare ogni tipo di bel gioco, anche
qualora non
arrivi la vittoria al traguardo. Per quanto riguarda l’aspetto
grafico, la realizzazione
e la personalizzazione dei veicoli è davvero molto curata, la
fluidità è
assoluta e tutto funziona alla perfezione. Essendo un titolo
che offre un’infinità
di possibilità è bene sottolineare come ogni personaggio abbia
un kart di base
con caratteristiche differenti, ma le loro statistiche possono
essere
modificate con tante variazioni che ne alterano la
maneggevolezza e l’efficacia
generale.
In team Sonic Racing
però sono moltissime anche le modifiche che possono essere
apportate al proprio
mezzo, infatti, è possibile sbloccare ed usare tantissime
combinazioni di
colori, ma anche cambiare il tipo di materiale delle varie
parti della macchina.
Nulla impedisce quindi ai giocatori di rendere la macchina
sportiva blu di
Sonic un veicolo grosso e pesante di color viola e di stampo
“giocattolesco”.
L’unica pecca è che quasi ogni elemento cosmetico è da
sbloccare tramite un
sistema di capsule con contenuti casuali. E’ un po’ come nei
giochi che
prevedono lootbox, eccetto che qui almeno il costo delle
capsule è basso, gli
sblocchi non sono tantissimi e non si pagano mai usando soldi
veri.
Sottolineiamo con piacere anche che il gioco è interamente
tradotto in
italiano, anche per quel che riguarda il doppiaggio, che
mantiene le voci
classiche di Sonic e i suoi amici. Tirando le somme, possiamo
dire che Team
Sonic Racing è un kart racer con un’idea di base originale e
ben realizzata,
che punta tutto sui risultati di squadra piuttosto che quelli
individuali.
Questo concept porta il nuovo titolo di SEGA ad avere
un’identità abbastanza
definita dal lato tattico, anche se come gameplay si discosta
davvero poco da
altri racer dello stesso genere. Si tratta comunque di un
titolo molto valido a
livello tecnico e meccanico: con tanti contenuti e una
componente multiplayer
molto ricca può sicuramente portare dozzine di ore di classico
divertimento su
kart a tutti gli appassionati del genere. Team Sonic Racing
non è quindi una
rivoluzione del genere, ma solo una piccola evoluzione di una
formula che già
funzionava egregiamente e che risulta qui essere ancora
spassosa e
appassionante. Quindi se quello che si cerca è un kart game
intuitivo,
divertente in singolo e assolutamente brillante in compagnia,
questo gioco è il
titolo del momento e lasciarselo sfuggire sarebbe proprio un
grave errore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 9

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise
WWDC19, tutte le novità di
Apple
Tante novità per gli amanti della “Mela” sono in arrivo.
Durante la conferenza degli sviluppatori di Apple, a San Josè
in California che
si terrà fino al 7 giugno, il Ceo Tim Cook, ha parlato di
tutte le novità che
aspettano i dispositivi del colosso di Cupertino. In apertura
Tim Cook ha
mostrato il trailer dello show tv di Ron Moore, dal titolo For
All Man Kind,
che sarà disponibile su Apple Tv+ a partire da quest’autunno.
Sottolineando
così l’importanza per la Mela della produzione di contenuti e
dei servizi in
abbonamento che passa anche per Apple News+ per l’editoria,
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