Nuovo ransomware minaccia Android
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Nuovo ransomware minaccia Android I ricercatori di ESET hanno recentemente individuato la nuova famiglia di ransomware Android/Filecoder.C, che utilizza la lista di contatti della vittima per inviare SMS contenenti link malevoli. Android/Filecoder.C si è diffuso attraverso alcuni topic di Reddit con contenuti per adulti e, per un breve periodo di tempo, anche tramite forum della nota community di sviluppatori Android XDA. Android / Filecoder.C si distingue per il suo meccanismo di diffusione. Prima di iniziare a crittografare i file, il ransomware invia una serie di messaggi di testo a tutti gli
indirizzi nell’elenco dei contatti della vittima, inducendo i destinatari a fare clic su un collegamento dannoso che porta al file di installazione del ransomware. Secondo i ricercatori di ESET, in teoria, questo meccanismo potrebbe portare ad una grande diffusione di infezioni, tanto più che il malware ha 42 versioni linguistiche del messaggio dannoso. Fortunatamente, anche gli utenti meno attenti possono facilmente notare che i messaggi sono tradotti male e che alcune versioni non sembrano avere alcun senso. Oltre al suo meccanismo di diffusione non tradizionale, Android / Filecoder.C presenta diverse anomalie nella modalità di crittografia, escludendo i file di grandi dimensioni – superiori ai 50MB – e le immagini inferiori a 150KB. Nell’elenco di file da crittografare mancherebbero anche alcune delle estensioni tipiche per Android. Ci sono poi altri elementi che caratterizzano Android / Filecoder.C rispetto ai tipici ransomware per Android: Filecoder.C non impedisce infatti agli utenti di accedere ai propri dispositivi bloccando completamente lo schermo. Inoltre il riscatto non è preimpostato e la quantità di denaro chiesto dagli impostori viene generata dinamicamente usando l’UsdId assegnato dal ransomware alla vittima, con una richiesta unica per ogni utente, che varia tra 0,01 e 0,02 BTC. Questa scoperta dimostra che i ransomware rappresentano ancora una
minaccia per l’ecosistema Android; per stare al sicuro i ricercatori di ESET consigliano di mantenere aggiornati i dispositivi, utilizzare una buona soluzione di sicurezza mobile e scaricare le applicazioni solo dal Google Play Store o altri store affidabili. F. P. L.
Redeemer Enhanced Edition arriva su console Lanciato su Pc nel 2017 Redeemer si è dismostrato una vera e propria sorpresa nel campo degli indie games. Adesso il gioco è finalmente arrivato su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch con Redeemer: Enhanced Edition, versione aggiornata e ampliata che permette anche al pubblico console di provare il titolo di Sobaka Studio. A livello di trama il software offre una storia semplice ma che funziona e introduce i giocatori in un universo in stile action movie anni ’80. Vasily è un ex soldato russo il quale ha partecipato a diverse operazioni militari, non del tutto legali che lo hanno reso estremamente forte ma al tempo stesso pazzo. Ma non finisce qui perché il proprio governo ha deciso che doveva subire delle modifiche fisiche, ricevendo degli innesti cibernetici che lo hanno reso una vera e propria macchina da guerra inarrestabile. Un giorno Vassily decide di abbandonare questa vita per sempre, e andare a vivere in un monastero tibetano seguendo la strada della meditazione e delle arti marziali. La pace però viene a mancare quando un gruppo di soldati entra all’interno del complesso, uccidendo chiunque gli si pari davanti. Dopo alcuni anni passati a meditare e creare la pace interiore,
questa viene completamente interrotta risvegliando la feroce sete di sangue che il protagonista era riuscito a sopire. Da qui ha inizio una spietata battaglia che vedrà Vassily affrontare migliaia di spietati nemici. La trama di Redeemer risulta abbastanza interessante e questa viene raccontata tramite dei brevi filmati, distribuiti in maniera intelligente fra un capitolo e l’altro. Il titolo è diviso in 20 livelli suddivisi in 3 macrocategorie per indicare l’inizio, la metà e la fine dell’avventura ed è un vero peccato perché per quanto sia bella l’avventura, essa non è ricca di contenuti e risulta nel breve periodo abbastanza monotona. A livello di gameplay la produzione ha svolto un ottimo lavoro offrendo azioni semplici, intuitive e piuttosto variegate. Grazie all’ausilio di un setup di comandi estremamente semplice, sarà possibile eliminare qualsiasi minaccia con una ferocia inaudita. Con lo stick sinistro del pad sarà possibile far muovere il personaggio in giro per le tante mappe presenti nel titolo. Quando si incontrano i nemici si avranno 3 comandi base da utilizzare ovvero pugni, calci e colpo critico, ma quest’ultimo può essere sfruttato solamente tramite degli oggetti sparsi per la mappa. La visuale isometrica permette di vedere tutta l’area di gioco, ma pigiato su un altro pulsante e spostando
la levetta sinistra in alto o in basso, si potrà osservare al di là della telecamera fissa su Vassily. Una caratteristica interessante è data poi dalla possibilità di utilizzare delle armi, divise in armi bianche come manganelli, asce e picconi i quali dopo qualche colpo inflitto si distruggeranno; alle armi da fuoco come pistole e fucili d’assalto che dopo aver finito le munizioni verranno gettate via. In Redeemer c’è anche poi una buona varietà di antagonisti da affrontare: si passa infatti dai poveri e inermi soldati semplici a versioni corazzate ben più pericolose, sfociando infine in mutanti nati da esperimenti genetici falliti che rappresentano una sfida più impegnativa, ma nulla che il nerboruto protagonista non possa ridurre in una poltiglia sanguinante. Il titolo non risparmia sulla violenza, e una delle caratteristiche principali è proprio il grande feedback dei colpi che faranno sentire tutta la potenza di Vasily, e permetteranno di massacrare i nemici in modo dannatamente divertente e appagante. Anche lo scenario gioca un ruolo importante, infatti si possono sfruttare muri, spuntoni e altri elementi per uccidere in modo “creativo” i malcapitati. Eliminando gli avversari inoltre si ottiene della preziosa salute ed esperienza per migliorare le proprie mosse e diventare ancora più letali. Una delle modifiche presenti in questa Enhanced Edition rispetto alla versione originale è la divisione delle
abilità in Monaco per quanto riguarda tutto quello che rientra nel corpo a corpo (calci, pugni, armi da taglio) e Soldato per le varie armi da fuoco, così da rendere il sistema di progressione più intuitivo e fluido. Potenziando le proprie abilità si possono creare combo più lunghe, aumentare la salute derivante dalle uccisioni, aumentare il numero di colpi delle armi da fuoco, diminuire l’usura delle armi da taglio e altro ancora, inoltre esplorando l’ambiente si possono trovare delle pergamene e altri collezionabili che aumentano i punti abilità a disposizione. La storia di Redeemer si può completare nel giro di circa 6/7 ore, ma un’altra novità di questa Enhanced Edition è la localizzazione in italiano, introduzione sicuramente gradita da chi non mastica bene l’inglese. Una caratteristica interessante del titolo è la modalità Arena, nella quale al momento sono disponibili solamente due mappe ambientate in zone viste nella modalità storia. In questa tipologia di gioco il compito del giocatore sarà quello di sopravvivere alle varie ondate di nemici. Quasi l’intero gioco si può giocare esclusivamente da soli, non c’è un vero e proprio bisogno di giocare in compagnia se non per puro divertimento. In ogni caso è bene sottolineare che è presente la modalità coop nella quale due giocatori possono
unirsi nella stessa lobby, una feature interessante ma fine a se stessa. A livello tecnico Redeemer Enhanced Edition ha risolto i terribili problemi di frame-rate che affliggevano la versione PC originale, e durante la prova il gioco è sempre stato fluido con qualche piccolo calo in occasioni sporadiche, ma nulla che compromettesse l’esperienza come invece accaduto nella prima release. Tirando le somme quindi, se state cercando un gioco di facile comprensione, che dia la possibilità di affrontare centinaia di nemici e di sconfiggerli in maniera “creativa”, questo titolo è ciò che fa per voi. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 7 Sonoro: 7 Gameplay: 7,5 Longevità: 6,5 VOTO FINALE: 7 Francesco Pellegrino Lise
Samsung, a settembre arriva il Galaxy Fold Samsung lancerà il Galaxy Fold a settembre. Lo annuncia la società sud coreana, sottolineando di essere impegnata a condurre gli ultimi test e di aver migliorato il design dello smartphone pieghevole. Lo scorso mese di aprile Samsung aveva annunciato che avrebbe rimandato il lancio, inizialmente atteso il 26 aprile negli Stati Uniti a causa dei difetti riscontrati. Il colosso ha riposto molte speranze nel dispositivo pieghevole, con il quale punta ad arrivare fra le prime nel settore e imporsi. Il Galaxy Fold chiuso misura come uno smartphone da 4,6 pollici,
mentre aperto è come un tablet da 7,3 pollici. Bloodstained Ritual of The Night, l’erede indiscusso di Castlevania Bloodstained Ritual of The Night venne concepito nel 2014 quando il celebre producer Koji Igarashi, lasciato Konami, fu subissato di richieste di fan che chiedevano a gran voce un nuovo gioco in stile Castlevania. Non potendo usare però il brand, essendo di proprietà di Konami, Koji si ritrovò nella difficile situazione di dover trovare una maniera per reinventare
il genere di cui per anni fu considerato il padre spirituale. Appoggiandosi quindi al crowfunding, e di fatto all’aiuto di quei fan che tanto volevano un degno successore dell’intramontabile Symphony Of The Night, Igarashi cominciò il lungo, e altri, travagliato, sviluppo di quello che a oggi possiamo considerare il gioco che in molti avrebbero desiderato da moltissimo tempo. Inutile dire che se si è fan accaniti dell’originale Symphony of The Night è obbligatoriogiocare al più presto alla nuova opera di Koji Igarashi perché Bloodstained Ritual of The Night. Vi diciamo questo in quanto il titolo, disponibile su Pc, Xboxc One, Ps4 e Switch, altro non è che la summa di tutto ciò che è stato il ciclo di Castlevania negli anni in cui Iga lo ha diretto. Quindi non ci si trova solo di fronte a un seguito spirituale ma a una vera e propria autocelebrazione di un genere per mano del suo stesso produttore, ritrovatosi orfano della sua creatura ma non per questo deciso a rifulgere il proprio, storico, passato o a voltare le spalle alla sua fanbase. Se, invece, si è tra quella schiera di persone che non ha mai potuto o voluto affrontare l’immortale avventura di Alucard, potete prepararvi a comprendere l’arcana alchimia che permette a una produzione quale Bloodstained Ritual Of The Night, di risaltare in mezzo a un panorama ricolmo di titoli pregni di grafiche incredibili e narrazioni accattivanti, basandosi solo su un gameplay che dal
1997 a oggi ha caratterizzato un intero genere videoludico. Ma veniamo alla trama: alla fine del settecento, nel 1783 per la precisione, nel pieno della Rivoluzione Industriale, un gruppo di demoni attacca l’Inghilterra, compiendo dei terribili massacri. Per fermarli, una gilda di alchimisti crea gli shardbinder, ossia degli esseri umani con impiantati dei cristalli imbevuti di potere demoniaco. La gilda, in collaborazione con la chiesa, riesce a fermare i demoni, ma al prezzo di migliaia di vittime. Gli shardbinder infatti muoiono tutti nel rito di purificazione dei cancelli demoniaci. Solo due sono riusciti a sopravvivere: Gebel, uscito illeso dal rito, e Miriam, addormentatasi poco prima che questo iniziasse. Da allora sono passati dieci anni e i demoni sono tornati sotto la guida di Gebel, ormai quasi completamente cristallizzato. L’unica che può fermarlo è Miriam, perché capace di sfruttare i poteri dei cristalli demoniaci presenti nel suo corpo. Ad aiutarla il fido Johannes, un ex- alchimista redento, l’esorcista Dominique e il guerriero Zangetsu, il protagonista di Bloodstained: Curse of Moon (spin-off stile NES della serie), utilizzabile anche in Ritual of the Night. Pad alla mano, sin dalle prime stanze si avverte tutta
l’esperienza di Igarashi. I movimenti di Miriam sono molto simili alle movenze di Alucard (Il protagonista di Castevania Symphomy of the Night), c’è persino la scivolata tattica all’indietro e quella d’attacco in avanti. Il sistema di assorbimento dei cristalli è semplice ma intelligente: ogni volta che si incontra un nuovo nemico, dopo averlo sconfitto c’è una chance di ottenere un cristallo che si potrà assorbire acquisendo le sue abilità specifiche. Ci sono tanti tipi di cristalli, di attacco, di difesa, di supporto e via discorrendo. Essi vanno equipaggiati e hanno un consumo di MP variabile in base al tipo stesso al grado. Grado che aumenta in base al numero di cristalli dello stesso demone che verranno trovati, con un meccanismo simile a un incremento del livello delle abilità. Nelle prime aree di gioco c’è una grande sensazione di gratificazione, in quanto si potranno incontrare nemici quasi sempre diversi ogni due tre stanze e si potranno trovare tanti cristalli, in maniera tale da poter provare tutte le abilità ad essi connesse. Uccidendo i nemici si potranno trovare come loot anche tanti materiali e ingredienti che inizialmente non è chiaro come utilizzare, salvo poi capirne meglio i meccanismi dopo aver incontrato compagni della Gilda e personaggi che si offrono di aiutare la protagonista nella missione, che spiegano come combinare gli oggetti e craftarne di nuovi. In Bloodstained Ritual of The Night, come anche accadeva in Castlevania SotN,
consultare la mappa è sempre essenziale per capire dove bisogna andare, per comprendere la conformazione delle stanze alte e per trovare punti chiave e stanze segrete. Queste contengono quasi sempre equip potenti, oggetti per aumentare il cap di HP ed MP o anche NPC. Tra le diverse aree si trovano, come in ogni Castlevania che si rispetti, dei corridoi separatori, e ad ogni nuova area corrisponde anche un cambio di musica in background e set di nemici. Talvolta potrà capitare di poter accedere contemporaneamente a più aree diverse, e generalmente il modo migliore per capire se si è scelto la strada giusta è saggiare la forza dei nemici: se servono più di quattro o cinque attacchi per eliminarli, generalmente è meglio battere in ritirata in quanto è richiesto un livello di potere più alto e si andrebbe incontro a morte certa. Man mano che si andrà avanti nell’avventura ci si dovrà scontrare con mini-boss e boss di livello. Questi ultimi sono quasi sempre accompagnati da delle cut-scene e richiedono una buona dose di run ed eventuali morti per trovare la tecnica giusta per superarli. Il backtracking è presente in maniera preponderante, ma fortunatamente ci sono i ben noti portali che permettono, una volta trovati e attivati, di viaggiare velocemente tra gli angoli più
remoti della mappa. E quindi, ogni qualvolta si sblocca una nuova abilità che permette di eseguire nuove mosse, quasi sempre bisognerà tornare indietro per accedere alle parti della mappa inizialmente precluse. In Bloodstained Ritual of The Night però c’è anche spazio per qualche piccola novità. Infatti, strada facendo si potranno trovare diversi NPC che propongono tante missioni secondarie, come la vendetta del marito ucciso da un particolare tipo di demone, o la raccolta di ingredienti e oggetti specifici. Queste missioni aggiungono ulteriore backtracking e quando se ne accettano più di una sarà facile confondersi o perdere di vista gli obiettivi. Fortunatamente gli sviluppatori hanno inserito un sistema di tracking che viene in aiuto con dei segnalini da posizionare sulla mappa. Bloodstained Ritual of The Night offre poi la possibilità di eseguire tante abilità e mosse speciali legate al tipo di arma brandita. E di armi ne esistono di varie categorie: spade corte e lunghe, pugnali, fruste, pistole mazze chiodate e persino opzioni per il combattimento a mani nude; e strada facendo troveremo delle librerie che ci svelano mosse segrete che aggiungono profondità al combattimento. Tra le novità implementate è bene evidenziare anche un sistema di assegnazione veloce delle abilità legate ai cristalli, che permette di cambiare rapidamente set di skill, pratica particolarmente utile nelle parti più avanzate del gioco
quando i nemici si fanno più duri da abbattere e sfruttare le loro vulnerabilità diventa vitale. Da questo punto di vista il combattimento risulta più tattico e meno piatto rispetto al passato. C’è ampio margine anche nella customizzazione del personaggio, con armi, mantelli e accessori che hanno un impatto cosmetico ben visibile su Miriam. Inoltre, in un punto preciso del castello è presente anche un barbiere in grado di modificare l’acconciatura ed altri aspetti del look della protagonista. Come da tradizione poi, non manca nemmeno una vasta enciclopedia che abbraccia personaggi, luoghi e mostri che appagherà la sete di conoscenza dei puristi del genere. Immancabili inoltre gli shop di armi e oggetti ed il mitico barcaiolo in stile Caronte. In termini di esplorazione e progressione, Bloodstained: Ritual of The Night è costruito in modo molto simile ad alcuni dei titoli della serie Castlevania già citati: c’è un’unica grande mappa, di cui molte zone diventano accessibili solo dopo aver sbloccato alcuni poteri specifici o dopo aver ottenuto certi oggetti, come il già citato doppio salto. Paradossalmente più si esplora, più la mappa sembra ampliarsi. Igarashi e i suoi hanno ottenuto questo effetto aumentando le diramazioni in modo graduale: non si arriva mai a
sentirsi persi come accade in un Hollow Knight, ma in certi momenti non manca del sano disorientamento. Il tempo necessario per finire il gioco a livello Normal è noto, perché dichiarato dallo stesso Igarashi: una decina di ore. Si tratta in realtà di un abbaglio, nel senso che Bloodstained è costruito per essere esplorato in lungo e in largo e per essere finito più volte a diversi livelli di difficoltà. Parlando ora del comparto tecnico, il gioco ha fatto netti passi avanti durante il suo lungo sviluppo. Non poche erano le polemiche insorte per animazioni legnose, uno stile grafico vecchio ed effetti grafici non all’altezza della generazione attuale. Igarashi ha però saputo rispondere bene a queste critiche cambiando tutto a poche settimane dal lancio, presentando un cambiamento radicale quasi da notte a giorno per effetti e stile grafico. Alcune aree sono veramente belle a vedersi, con tanti effetti particellari e oggetti in movimento in background che danno decisamente vita e spessore allo stile 2.5D. La colonna sonora è chiaramente ispirata a quella dei precedenti Castlevania ed è sicuramente uno dei punti di forza dell’intera produzione. Unica nota veramente negativa è da associare alla traduzione in italiano, davvero di mediocre fattura. Sicuramente farà contenti tutti quei giocatori che non conoscono altre lingue, ma doversi andare a rileggere dei testi in inglese per capirli fino in fondo non è affatto una
cosa buona. Tirando le somme, Bloodstained Ritual of The Night non è solamente il successore spirituale di Symphony Of The Night, o del filone dei Castlevania in due dimensioni che hanno popolato le console portatili nel primo decennio degli anni 2000, ma è soprattutto una produzione coraggiosa, fede delle proprie radici e in gradi di dimostrare che il genere ha ancora molto da dire, specialmente se al timone c’è uno dei suoi storici fondatori. Con un solido gameplay in grado di divertire oggi come ventidue anni fa e un level design sopraffino, l’ultima creazione di Igarashi non solo riesce a tenere testa a tutti i titoli usciti negli anni precedenti ma anche a ridefinire le basi del genere così come fu nel 1997 con la storia di Alucard. Se siete fan di Catlevania non giocare a questo titolo sarebbe un vero peccato in quanto incarna quanto di buono già visto in passato e lo eleva con alcune buone novità, con un gameplay fluido e con una trama avvincente. GIUDIZIO GLOBALE Grafica: 8,5 Sonoro: 9
Gameplay: 9,5 Longevità: 9 VOTO FINALE: 9,5 Francesco Pellegrino Lise Huawei lancia in Italia il primo smartphone 5G Huawei non sembra affatto intimorita dalle controversie con gli Stati Uniti e punta ancora al top della tecnologia con i suoi prodotti. Vi diciamo questo in quanto arriva in Italia il
primo smartphone compatibile con le nuove reti cellulari di quinta generazione. Si tratta del Mate 20 X 5G, ed è stato presentato recentemente in un evento a Milano in cui il colosso cinese ha offerto rassicurazioni sulla piena funzionalità – presente e futura – dei suoi dispositivi. Rassicurazioni che arrivano dopo i timori suscitati in questi mesi dalla guerra commerciale tra Usa e Cina che aveva fatto finire Huawei nel mirino di Washington. Lo smartphone è una versione 5G del Mate 20 X, un dispositivo top di gamma con schermo Oled molto grande (7,2 pollici) e ad alta definizione. La differenza sta nella batteria, che si fa un po’ più piccola – da 5.000 a 4.200 mAh, ma promette di durare tutta la giornata – per far posto alle antenne grazie a cui funziona il nuovo chip 5G Balong 5000, sviluppato “in casa” da Huawei così come il processore Kirin 980, con cui lavora in tandem. Il comparto fotografico è composto da una tripla fotocamera posteriore sviluppata con la tedesca Leica (un sensore principale da 40 megapixel cui si aggiungono un grandangolare da 20 megapixel e un teleobiettivo da 8 megapixel). La fotocamera frontale è da 24 megapixel. Il telefono integra 8 GB di Ram e 256 GB di memoria interna, espandibile. Lo smartphone, nella finitura verde smeraldo, è già disponibile in preordine, e arriverà nei negozi degli operatori di telefonia mobile nelle prossime settimane. Il prezzo è elevato: sfiora i 1.100 euro. Proprio per l’imminente lancio in Italia, il produttore ha subito rilasciato il primo aggiornamento dedicato ai modelli commercializzati nel nostro Paese. La principale novità riguarda il miglioramento di uno dei tratti distintivi del terminale, ovvero la connettività 5G. Le nuove infrastrutture di rete muovono solo ora i primi passi nel nostro Paese con le offerte commerciali di TIM e Vodafone e non sorprende che uno dei primi smartphone 5G distribuiti in Italia abbia necessità di qualche affinamento software per sfruttarle al meglio. Per il resto, l’aggiornamento fa riferimento a due novità secondarie: la possibilità di rimuovere l’assistente vocale HiVoice, sostituendolo con Google Assistant, e la rimozione dell’app
preinstallata Traduttore di Microsoft. Non manca una generica conferma sul miglioramento della stabilità e delle prestazioni del sistema del dispositivo Huawei. L’aggiornamento è attualmente in distribuzione in Italia, ha un peso di 689MB e può essere scaricato tramite la notifica OTA. F.P.L. Crash Team Racing torna in grande spolvero Con Crash Team Racing Nitro Fueled Activision riporta sulle console di attuale generazione uno dei titoli più amati ai tempi della primissima Playstation, nel lontano 1999. Ma veniamo al dunque, il gioco propone in chiave moderna il Ctr
originale, quello più amato e iconico, dotandolo di una grafica in stile cartoon moderna, ma mantenendo sempre il gameplay virtualmente identico al gioco originale, se non per qualche piccola miglioria e un paio di aggiunte per arricchire l’offerta. I poco dettagliati e pixellosi mondi del gioco originale lasciano così spazio a rivisitazioni fedeli nel design ma molto più ricche di colori, varietà e dettagli che regalano nuova linfa vitale a piste che negli anni ’90 risultavano essere spoglie e poco movimentate. Crash Team Racing Nitro-Fueled è assolutamente all’altezza dei prodotti contemporanei, sia come resa grafica, sia come fluidità in game, e il salto qualitativo di 3 generazioni di console, nonché 20 anni di evoluzione tecnica si fanno sentire davvero poco. Per giustificare maggiormente il comunque economico prezzo di 39,99 Euro, il team di Beenox ha inoltre pensato di aumentare ulteriormente il valore del prodotto aggiungendo, tra le altre cose, numerose piste dai sequel di CTR, nonché moltissime opzioni di personalizzazione e un multiplayer online appassionante e spassoso. L’idea di base del titolo originale era ovviamente quella di creare un degno avversario del famosissimo Mario Kart, e così fu. Adesso con questo remake il titolo offre quanto visto in passato ma elevato all’ennesima potenza, qundi: gare di pochi giri all’interno di spettacolari piste in scenari coloratissimi e folli in giro per il mondo, da castelli fino a deserti, dove 8 piloti del roster si affrontano su kart veloci e che possono guadagnare ulteriore velocità con i boost offerti dalla corretta gestione di derapate, partenze e salti. Il sistema di derapate, nello specifico, è molto diverso da quanto visto in giochi simili e vede i giocatori attivare il turbo a più riprese col giusto tempismo ad ogni derapata per sfruttarne al meglio l’effetto. Ovviamente non mancano i famosissimi power-up, componente imprescindibile di questo genere che contribuisce a rendere questi giochi titoli molto divertenti in compagnia: bombe, missili, pozioni trappola, scatole di TNT, scosse elettriche e turbo permettono ai giocatori di rimontare nei confronti di chi si trova davanti, portando spesso a photo-finish a
sorpresa dove un giocatore che è stato per buona parte al comando può essere fermato all’ultimo momento da qualcuno che passa ad alta velocità con qualche folle power-up o che lo manda in testa coda con un bel missile. Questo modo di giocare rende Crash Team Racing Nitro Fueled un party game capace di dar vita a divertentissime sessioni tra amici sia in locale che online. In ogni caso, se non si ha mai avuto l’occasione di provare il titolo originale, il miglior metodo per prendere familiarità con le dinamiche di gioco resta la “campagna”. Tale modalità di gioco è strutturata in maniera molto diversa da quanto visto in altri titoli del genere: qui Crash o il personaggio che si selezione deve affrontare diverse isole che fungono da hub, ognuna delle quali presenta varie piste in cui arrivare vincitori per poi battere i boss dell’area in una letale battaglia uno contro uno. Finito questo, è possibile affrontare sfide aggiuntive sui livelli già affrontati, come sfide a tempo dove bisogna cercare di fermare il cronometro il più spesso possibile raccogliendo casse con secondi bonus o le sfide CTR, dove bisogna battere la CPU raccogliendo le lettere C, T ed R nascoste in giro per i livelli. Queste sfide portano il giocatore a trovare le scorciatoie rischiose ma efficaci di ciascuna pista, preparandoli al meglio per le sfide competitive del multiplayer locale e online. La campagna di Crash Team Racing Nitro Fueled
è davvero lunga se si decide di completare ogni sfida secondaria, ma come detto è un ottimo modo per conoscere al meglio ogni pista, diventa quindi molto consigliata a chi ha intenzione di puntare a competere. Per chi ha tali ambizioni, c’è l’ormai noto split screen fino a 4 giocatori in qualunque pista o modalità, ma soprattutto un supporto online abbastanza basilare ma incredibilmente spassoso e molto gradito, considerando che CTR non ha mai avuto ufficialmente una componente online. Anche questa componente è giocabile in split screen, permettendo ai giocatori di portare anche la propria squadra online. Insomma, il videogame ripropone fedelmente gameplay, campagna e opzioni multiplayer (ma con diverse novità) del gioco originale, il tutto con un’ottima resa grafica e tanti piccoli miglioramenti. Possiamo affermare senza timore di essere smentiti che questo gioco è la versione definitiva di uno dei kart racer più spassosi di sempre, capace quasi di rendere obsoleto e l’originale. Per chi si avvicina per la prima volta a Crash Team Racing, il titolo può sembrare come un banale clone di Mario Kart senza nessuna differenza degna di nota. Ma non è così, soprattutto per il modello di guida che riesce a combinare in maniera egregia una maneggevolezza arcade a un impressionante elemento tecnico di bravura. Il fulcro sta nel riuscire a concatenare derapate cercando di azionare nel momento
giusto il boost generato da queste, per arrivare a passare praticamente tutto il giro sotto l’effetto del nitro. Anche Mario Kart e compagnia hanno un sistema di derapate turbo, ma le tante curve a gomito, i dislivelli e gli ostacoli di CTR uniti a questo sistema più complesso rendono il racer game di Crash e soci decisamente più tecnico, dove ogni giocatore può costantemente migliorarsi ed aumentare in abilità partita dopo partita. E vi assicuriamo che se si vuole dominare sarà necessario un duro allenamento, visto che per completare la storia al 100% o per avere una chance di vincere contro gli agguerriti avversari online bisognerà essere davvero a proprio agio con il meccanismo di derapate. Attenzione però, come già sottolineato più volte, Crash Team Racing Nitro Fueled non è però solamente una copia dell’originale CTR, poiché aggiunge anche diversi elementi dai sequel meno riusciti del gioco portandoli però nella struttura e nel gameplay pluripremiato del primo episodio. Spuntano così piste da Crash Nitro Kart e Crash Tag Team Racing, diversi nuovi personaggi, un’abbondanza di elementi cosmetici abbastanza numerosa ma anche e soprattutto il multiplayer online. La quasi totalità di questa saga si è giocata su console che nemmeno avevano una porta Ethernet, figuriamoci funzionalità online degne di questo nome. Bene, adesso grazie alle nuove tecnologie il gioco permette a giocatori di tutto il
mondo di sfidarsi in qualunque pista del gioco. C’è ovviamente anche il multiplayer locale per divertenti sessioni casalinghe tra amici, ma il gameplay estremamente tecnico e caotico del titolo lo rende un’esperienza multiplayer online decisamente esilarante. Per chi non ha intenzione di mettere le mani sul comparto multiplayer e desidera godersi solo l’esperienza “classica” di CTR non c’è da preoccuparsi, visto che ogni oggetto di personalizzazione è sbloccabile anche in locale e non ci sono obiettivi esclusivi per la modalità online. A livello di modalità di gioco, Crash Team Racing Nitro Fueled ne offre davvero tante. La modalità Arcade Locale è quindi quella che racchiude al suo interno la maggior parte dei contenuti del gioco e li offre sin da subito senza ulteriori attese. Gli unici elementi bloccati riguardano i piloti aggiuntivi, un totale di 25, tra cui i boss da sbloccare nell’Avventura, e le personalizzazioni dei kart, queste ultime puramente estetiche. All’interno della sezione arcade si potrà disputare una Gara Singola – scegliendo il numero di giocatori, di giri, il livello di difficoltà e se affrontarla in versione standard o speculare -, oppure ci si potrà cimentare in una delle 7 coppe presenti in “Gara di Coppa”, prendere parte alla modalità
Battaglia, partecipare alle Prove a Tempo, gareggiare nella Corsa delle Reliquie, nella Sfida CTR o nella Sfida dei Cristalli. Chi ha giocato al capitolo del ’99 riconoscerà ogni singola modalità e si renderà subito conto di come l’offerta di Crash Team Racing Nitro-Fueled sia assolutamente completa e in linea con l’originale. Per chi invece si stesse avvicinando al titolo solo ora, ricordiamo che la modalità Battaglia consente di combattere in una delle 12 piste/arene disponibili esclusivamente in questa sezione. Qui si può scegliere se gareggiare a punti, colpendo gli avversari con le armi a disposizione, in una versione alternativa del “ruba bandiera”, collezionando il maggior numero di cristalli e così via. Insomma, la modalità Battaglia è a sua volta un gioco nel gioco ed è particolarmente adatta a tutte quelle sezioni multi player in stile party game senza dover badare alla qualità della guida. La Sfida delle Reliquie è invece una variazione della Prova a Tempo, dove si potranno migliorare i propri risultati aprendo le casse bonus in grado di congelare il cronometro. La Sfida CTR invece è una semplice gara nella quale, come già detto, bisognerà raccogliere le lettere C, T e R sparse per il tracciato, mentre nella Sfida dei Cristalli bisognerà raccogliere i cristalli viola sparsi nelle arene della modalità Battaglia. Ricordiamo che tutto ciò potrà essere giocato in multi player locale a schermo diviso sino a 4
giocatori, mentre la modalità online consente la partecipazione fino a 8 giocatori. Per quanto riguarda il comparto audio, i puristi potranno infatti scegliere se utilizzare la colonna sonora remixata o quella classica, inoltre, a livello di gioco potranno affrontare la campagna in modalità “classica” o Nitro-Fueled, potranno persino scegliere i modelli poligonali originali per i kart e i personaggi principali, rinunciando a qualsiasi orpello estetico che possa alterare l’esperienza. A questo grande richiamo al passato si contrappone l’aggiunta di personaggi del tutto inediti, fra cui alcuni che arriveranno nei prossimi mesi, per il titolo, una nuova schermata di personalizzazione del kart e persino un negozio giornaliero dove spendere le monete accumulate con le gare per poter acquistare skin, personaggi e pacchetti bundle. Dal punto di vista tecnico i ragazzi di Beenox sono stati in grado di effettuare un lavoro di ricostruzione di livello altissimo. Questo significa che ogni pista, ogni arma e ogni personaggio sono delle copie 1:1 di ciò che era presente nel capitolo per PlayStation del 1999, ovviamente reinterpretati e restaurati in chiave moderna. I tracciati ripropongono lo stesso feeling degli originali, con curve e dossi ricostruiti con precisione
millimetrica, quindi se si era già degli assi di Crash Team Racing ai suoi tempi, basteranno pochi minuti per ritrovare le stesse sensazioni dell’epoca e se la memoria non inganna si potranno anche sfruttare sin da subito tutte le scorciatoie presenti nelle mappe. Tirando le somme Activision e Beenox con questo Crash Team Racing Nitro Fueled hanno ridato vita a uno dei videogame più divertenti di sempre dove competizione, divertimento e adrenalina sono sempre presenti in ogni metro della pista. Insomma, come avrete dedotto leggendo il nostro articolo, se siete alla ricerca di un gioco da fare con gli amici, ma che offra una componente di sfida degna di questo nome, tante modalità e una grandissima varietà di tracciati, questo remake del classico CTR è proprio ciò che fa per voi. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8,5 Sonoro: 8,5 Gameplay: 8 Longevità: 9
VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise Warhammer Chaosbane, è guerra fra il bene e il male Amanti del genere Fantasy è ora di rispolverare spade, archi e libri di magia. Bigben Interactive ha infatti lanciato su pc, Xbox One e PS4, Warhammer Chaosbane, action-RPG isometrico che unisce il gameplay alla Diablo al mondo delle miniature targate Games Workshop. Il titolo è ambientato circa 500 anni prima le vicende descritte in Vermintide I e II, nel bel mezzo della grande guerra contro il Caos. I giocatori si ritrovano
quindi proiettati in questo contesto ben poco felice dalla parte dei buoni, schiacciati su più fronti dalle forze del male. La storia è scritta da Mike Lee, già autore di vari romanzi legati proprio all’universo di Warhammer. Più precisamente ci si troverà nelle battute finali del conflitto che ha visto l’alleanza di umani, elfi e nani fronteggiare la minaccia delle orde guidate da Asavar Kul, il campione degli dei caotici morto per mano di Magnus il Pio durante l’assedio della città di Kislev. In seguito alla vittoria sulle forze d’invasione, ormai in rotta e pronte a rientrare nel freddo nord, Magnus e la sua scorta fanno ritorno nella città di Nuln, ma solo per cadere vittime di una controffensiva degli adoratori del Caos sferrata proprio nel cuore dell’Impero. Ed è proprio qui che inizia l’avventura. Dopo aver selezionato uno tra i quattro personaggi giocabili: il soldato Konrad Vollen, Elontir il mago, il nano Bragi e la ranger elfica Elessa, al giocatore spetta il compito di respingere i nemici dalla cittadella imperiale e salvare colui che di lì a poco sarebbe poi diventato imperatore dalla stretta mortale di una potentissima incantatrice del Caos, la quale durante la confusione successiva all’assalto è riuscita a lanciare un terribile maleficio che rischia di consumare l’essenza vitale del povero Magnus von Bildhofen. Per spezzare l’incantesimo sarà necessario affrontare orde infinite di nemici negli angoli più disparati del Vecchio Mondo: dai vicoli e le fogne di Nuln alle strade devastate della città di Praag, arrivando persino nelle glaciali rovine elfiche di Norsca, senza dimenticare una scampagnata nel reame della divinità caotica Tzeentch. Parlando delle dinamiche di gestione del personaggio Warhammer Chaosbane è davvero ben fatto, infatti è bene sottolineare che Il titolo si basa su
un’interessante meccanica per la gestione delle abilità. Ogni personaggio può portarne con sé 6 attive e varie passive, ma il tutto dipende da una somma matematica. Di fatto ogni abilità ha associato un certo punteggio, e la somma dei punteggi di tutte le abilità utilizzate non deve superare un determinato totale. Quando si crea la build del proprio personaggio si deve quindi tenere conto di vari fattori. Ogni abilità ha una sua forma base e due varianti potenziate. A seconda della loro utilità si potrà decidere se utilizzare quindi le loro forme potenziate, che ovviamente, tra i vantaggi, comportano un maggior danno, o se usare forme depotenziate meno costose che magari hanno effetti situazionali, come allontanare i nemici o teletrasportarsi via dall’azione. Oltre alle abilità classiche c’è un altro albero da gestire, quello delle abilità divine. Raggiunto un determinato livello si potranno convertire dei particolari frammenti scovati in battaglia in punti da distribuire su questo albero che, segue dei percorsi ben delimitati. Da qui, oltre a potenziare salute, danni e altre caratteristiche con snodi “semplici”, si potranno a sbloccare anche le abilità divine. Si tratta di poteri caratterizzati solitamente da tempi di recupero molto alti, da utilizzare quindi in situazioni particolarmente concitate. Il bello di Warhammer Chaosbane però è che può essere giocato anche in multiplayer
per un massimo di 4 giocatori online e in locale. Ci sono alcune abilità, sia attive che passive, che danno il loro meglio se utilizzate in combinazione con altri giocatori. Ad esempio il mago quando consuma energia può curare sé stesso e i compagni vicini. Quindi sì, ci sono delle sinergie da sfruttare in multigiocatore. Le build poi come già detto ci sono e grazie alla loro formazione si possono realizzare anche combinazioni piuttosto interessanti quando si gioca insieme ad altri players. Chiunque avesse giocato al citato Diablo, non potrà fare a meno di notare che il menu inventario e abilità personaggio di Warhammer: Chaosbane è molto simile, e data la sua funzionalità la cosa non è negativa. Qui sarà possibile visionare l’aspetto del personaggio e selezionare gli slot attraverso i quali equipaggiarlo con le armi ed armature rinvenute sui campi di battaglia, selezionandole in base ai loro diversi valori di attacco/difesa. In realtà tutta la produzione ricalca molto da vicino il capolavoro Blizzard: menu di gioco molto simile, ambientazione fantasy, un mare di nemici da affrontare ed una struttura di livelli suddivisa in capitoli, 4 nel caso specifico. Da un certo punti di vista la cosa non è negativa; emulare il primo della classe può portare a buoni risultati, e nel
complesso l’esperienza di gioco è infatti molto buona. Altro aspetto importantissimo di questo Warhammer Chaosbane è il loot system. Quindi per tutto ciò che concerne l’equipaggiamento col quale potenziare e personalizzare il proprio alter ego, i singoli componenti vengono suddivisi in categorie in base alla loro rarità, questi oggetti possono venire reperiti nei classici scrigni sparsi per le mappe di gioco, o “droppati” dai nemici più coriacei. Manca purtroppo una modalità di crafting attraverso la quale forgiare i propri strumenti di distruzione, ma per contro nel corso del gioco si accede alla possibilità di benedire quelle in possesso, rendendole più potenti attraverso l’uso di speciali cristalli. La trama del titolo di Bigben Interactive si dipana in diversi atti che portano il protagonista in varie location. Dobbiamo ammettere in tal senso che i dungeon e in generale le ambientazioni sono talvolta ripetitive. Ci sono varie tipologie di luoghi in cui si dovranno affrontare le missioni, non si dovrà quindi restare sempre al chiuso in sotterranei angusti o in fogne da esplorare, ma manca la varietà dimostrata da altri esponenti del genere. Il bestiario può contare su oltre 70 nemici, ovviamente collegati alle varie divinità del Caos che caratterizzano la cornice fantasy, più i vari boss. Tra le creature più potenti e temibili spiccano ovviamente le incarnazioni delle divinità del Caos.
Questi combattimenti che pongono fine ai vari atti necessitano come un discreto studio del terreno di gioco per evitare i pattern di fuoco, un giusto timing delle pozioni e così via. Per quanto riguarda l’endgame, Warhammer Chaosbane presenta svariati livelli di difficoltà, che vanno anche ad aumentare esperienza, oro e rarità degli oggetti guadagnati, le così dette boss rush, dungeon infiniti e ovviamente la possibilità di affrontare il tutto in multigiocatore. Eko Software ha già promesso aggiornamenti regolari che dovrebbero aumentare ulteriormente la longevità. Considerate che una singola run a livello medio di difficoltà ha una durata che si aggira fra le 8 e le 10 ore, quindi prima di finire il titolo con un personaggio al livello più alto di difficoltà serviranno molte più ore e tanta pazienza. A livello grafico il comparto tecnico si difende bene: grande fluidità nei combattimenti e resa delle location sono infatti uno degli aspetti più apprezzabili della produzione. Gli effetti delle magie, le esplosioni e il comparto sonoro in generale poi completano il quadro donando una credibilità generale alla produzione. Tirando le somme possiamo serenamente affermare che Warhamme: Chaosbane è un classico hack and slash che per forza di cose strizza l’occhio ai fan del celebre gioco di miniature di casa Games Workshop.
Anche gli appassionati del genere che non masticano molto l’argomento riusciranno a trovare pane per i loro denti. La costruzione delle build è originale, seppur non troppo complicata, e l’endgame e la possibilità di giocare online possono convincere anche gli indecisi. La produzione Eko Software e Bigben Interactive è più che degna di nota, quindi proprio per tale ragione crediamo che ogni amante del genere fantasy, ma soprattutto dell’universo di Games Workshop dovrebbe giocarlo. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8 Sonoro: 8 Gameplay: 7,5 Longevità: 8,5 VOTO FINALE: 8 Francesco Pellegrino Lise
Nuovo iPhone con 3 cam, tutti i rumors aspettando il lancio ufficiale Manca ancora qualche mese al lancio ufficiale dei nuovi iPhone, ma come di consueto è già iniziato il tam tam delle indiscrezioni in rete più o meno affidabili. Secondo il rumor riasciato dal produttore di accessori Olixar, la futura linea di smartphone del colosso di Cuertino sarà caratterizzata da un design quasi identico alla generazione precedente, ad accezione della parte posteriore. Il comparto fotografico, infatti, avrà tre
fotocamere e sarà posizionato all’interno di un piccolo quadrante. Una scelta stilistica evidente che potrà far parlare, come accadde inizialmente con la tacca sul display introdotta per la prima volta sull’iPhone X nel 2017 e poi copiata da altri produttori. Come se non bastasse arrivano anche le indiscrezioni per l’iPhone del 2020. Secondo l’analista Ming-Chi Kuo ci saranno due modelli di smartphone Apple: uno con connettività 5G e uno con Lte. Per quanto rigusarda quindi tutti i futuri smartphone della “Mela morsicata” potrebbero essere caratterizzati dal display Oled. Ci dovrebbe essere sempre una differenziazione nelle dimensioni. Il modello più piccolo scenderebbe a 5.4 pollici rispetto agli attuali 5.8 e il modello “Max” salirebbe da 6.5 a 6,7 pollici. Il successore dell’attuale iPhone XR invece dovrebbe essere quello da 6.1 pollici, con diagonale invariata. In ogni caso, come al solito, per saperne di più, ma soprattutto per avere notizie più succose è necessario aspettare dopo l’estate. Nel frattempo, prima di settembre, sarà come al solito un susseguirsi di notizie più o meno attendibili, assurde, incredibili e talvolta stupefacenti. L’universo Apple del resto è fatto anche di queste cose. Quindi, chiunque sia interessato ai nuovi modelli di iPhone che come ormai è consuetudine dovrebbero essere lanciati a inizio autunno, dovrà aspettare ancora qualche mese intrattenendosi con le voci di corridoio che caratterizzano il periodo di pre
lancio. F.P.L.
Nuove conoscenze sul cervello umano, il Professor Pietro Pietrini: “Abbiamo strumenti sofisticati per leggere i meccanismi cerebrali che sottendono le nostre attività mentali” Oltre quattromila ricercatori provenienti da tutto il mondo riuniti a Roma per discutere le nuove conoscenze sul cervello umano e le sue funzioni. Si è aperto lunedì all’Auditorium Parco della Musica a Roma il 25esimo Congresso Mondiale della Organization for Human Brain Mapping (OHBM), che vede oltre quattromila ricercatori da tutto il mondo discutere le nuove conoscenze sul cervello umano e le sue funzioni. Presidenti del Congresso il Prof. Pietro Pietrini, psichiatra e neuroscienziato, Direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca e il Prof. Emiliano Ricciardi, Associato di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica di IMT. Nelle cinque giornate dei lavori, verranno affrontati tutti i più importanti argomenti di frontiera nello studio del cervello e le implicazioni per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche in psichiatria e neurologia e i progressi nelle interfacce cervello-computer per importanti applicazioni anche nel campo della neuroriabilitazione.
“Nelle ultime tre decadi vi è stato un enorme progresso nelle metodologie per lo studio in vivo della meravigliosa architettura morfologica e funzionale del cervello umano – spiega il Prof. Pietrini – abbiamo oggi strumenti molto sofisticati per cercare di comprendere i meccanismi cerebrali che sottendono le nostre attività mentali. In psichiatria, questo apre nuove prospettive e la rende sempre più vicina alle altre discipline mediche”. Il Congresso a Roma festeggia i 25 anni dalla fondazione dell’Organizzazione. Per celebrare l’evento, Poste Italiane ha creato un annullo postale dedicato. Team Sonic Racing, corse
folli e divertimento estremo Team Sonic Racing è sviluppato da Sumo Digital, lo stesso studio che realizzò Sonic & SEGA All-Star Racing ed il suo sequel All-Star Racing Transformed, usciti rispettivamente nel 2010 e nel 2012 su console last-gen e PC. Da questo punto di vista, si tratta quindi di una sorta di sequel spirituale, che arriva su Xbox One, PlayStation 4 e Nintendo Switch. Il nuovo titolo prende però una strada diversa dai precedenti: niente più trasformazioni dei veicoli durante le gare e rosa di protagonisti giocabili confinato ai personaggi di Sonic; quindi niente più agenti esterni dalle altre IP SEGA. Il compositore delle musiche, poi, è Jun Senoue, che ha realizzato le soundtrack di giochi pilastro della serie come Sonic Generations, quindi una certezza. Una volta messe le mani sul titolo, balza subito all’occhio come ci siano tutte una serie di modifiche alla classica formula “Mario Kart”. La più immediata da capire è la possibilità di condividere a distanza un qualunque power-up con i propri compagni: raccolta una cassa con dentro un potenziamento, infatti, è possibile offrirne il contenuto a un compagno. Un giocatore abile che è in testa dall’inizio può aiutare così i suoi compagni attardati, regalandogli costantemente missili, bombe, turbo o quanto serve per favorire la
loro rimonta – viceversa, un giocatore in mezzo al gruppone può spingere i propri alleati verso i primi posti, sacrificandosi così a fare da collettore di power-up. Ma ci sono anche poteri di gruppo che si attivano qualora si attacchi un avversario insieme: si può dare una scia di turbo al compagno che segue per dargli più velocità, o addirittura dei poteri “Ultimate”, che per qualche secondo concedono all’intero team un superpotere quale una velocità esagerata o la temporale invincibilità. La campagna di Team Sonic Racing è strutturata in maniera molto simile a Sonic & All-Stars Racing Transformed. Ci sono dozzine di livelli su percorsi lineari, in ognuno dei quali è possibile ottenere fino a 3 stelle per la vittoria e per obiettivi aggiuntivi come la raccolta di anelli dorati o un determinato punteggio raggiunto. Il gameplay viene diversificato di tanto in tanto da sfide alternative, come dei livelli dove fare slalom tra ostacoli e altri dove l’obiettivo è raccogliere il maggior numero di anelli dorati possibile, con ognuno che regala tempo extra a un timer in scadenza che segna la fine della partita. Con ben tre livelli di difficoltà e un’IA sempre più difficile da battere, la lunga campagna del gioco attraverso 21 piste ambientate nei mondi
conosciuti nei giochi di Sonic si lascia giocare con molto piacere. Ovviamente, come ogni buon titolo del genere kart racing, anche Team Sonic Racing rende al meglio se giocato in compagnia o in modalità competitiva, e in questo senso il gioco non delude assolutamente le aspettative. E’ possibile fare gare singole e tornei in locale fino a 3 giocatori, con un massimo di 9 avversari IA a disposizione. Non da meno anche la componente online, che prevede la possibilità di sfidare giocatori di tutto il mondo sia in partite casuali che competitive, con la possibilità in mezzo agli eventi di votare pista, tipo di modalità, ma anche di selezionare a fine partita un risultato notevole di un giocatore, come per esempio la quantità di power-up raccolti o le eliminazioni fatte, dove si cerca di premiare ogni tipo di bel gioco, anche qualora non arrivi la vittoria al traguardo. Per quanto riguarda l’aspetto grafico, la realizzazione e la personalizzazione dei veicoli è davvero molto curata, la fluidità è assoluta e tutto funziona alla perfezione. Essendo un titolo che offre un’infinità di possibilità è bene sottolineare come ogni personaggio abbia un kart di base con caratteristiche differenti, ma le loro statistiche possono essere modificate con tante variazioni che ne alterano la maneggevolezza e l’efficacia generale.
In team Sonic Racing però sono moltissime anche le modifiche che possono essere apportate al proprio mezzo, infatti, è possibile sbloccare ed usare tantissime combinazioni di colori, ma anche cambiare il tipo di materiale delle varie parti della macchina. Nulla impedisce quindi ai giocatori di rendere la macchina sportiva blu di Sonic un veicolo grosso e pesante di color viola e di stampo “giocattolesco”. L’unica pecca è che quasi ogni elemento cosmetico è da sbloccare tramite un sistema di capsule con contenuti casuali. E’ un po’ come nei giochi che prevedono lootbox, eccetto che qui almeno il costo delle capsule è basso, gli sblocchi non sono tantissimi e non si pagano mai usando soldi veri. Sottolineiamo con piacere anche che il gioco è interamente tradotto in italiano, anche per quel che riguarda il doppiaggio, che mantiene le voci classiche di Sonic e i suoi amici. Tirando le somme, possiamo dire che Team Sonic Racing è un kart racer con un’idea di base originale e ben realizzata, che punta tutto sui risultati di squadra piuttosto che quelli individuali. Questo concept porta il nuovo titolo di SEGA ad avere un’identità abbastanza definita dal lato tattico, anche se come gameplay si discosta davvero poco da altri racer dello stesso genere. Si tratta comunque di un titolo molto valido a livello tecnico e meccanico: con tanti contenuti e una componente multiplayer
molto ricca può sicuramente portare dozzine di ore di classico divertimento su kart a tutti gli appassionati del genere. Team Sonic Racing non è quindi una rivoluzione del genere, ma solo una piccola evoluzione di una formula che già funzionava egregiamente e che risulta qui essere ancora spassosa e appassionante. Quindi se quello che si cerca è un kart game intuitivo, divertente in singolo e assolutamente brillante in compagnia, questo gioco è il titolo del momento e lasciarselo sfuggire sarebbe proprio un grave errore. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8 Sonoro: 8 Gameplay: 9 Longevità: 8,5 VOTO FINALE: 8 Francesco Pellegrino Lise
WWDC19, tutte le novità di Apple Tante novità per gli amanti della “Mela” sono in arrivo. Durante la conferenza degli sviluppatori di Apple, a San Josè in California che si terrà fino al 7 giugno, il Ceo Tim Cook, ha parlato di tutte le novità che aspettano i dispositivi del colosso di Cupertino. In apertura Tim Cook ha mostrato il trailer dello show tv di Ron Moore, dal titolo For All Man Kind, che sarà disponibile su Apple Tv+ a partire da quest’autunno. Sottolineando così l’importanza per la Mela della produzione di contenuti e dei servizi in abbonamento che passa anche per Apple News+ per l’editoria,
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