Erga Logoi Rivista di storia, letteratura, diritto e culture dell'antichità 9 (2021)

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Erga -Logoi
Rivista di storia, letteratura, diritto
e culture dell’antichità
9 (2021) 1

Storia controfattuale e great men in Erodoto e Tucidide                             7
Elisabetta Bianco
Ostilità e omaggio al nuovo signore? I commediografi ateniesi                      35
davanti a Filippo II. Un’ipotesi su due frammenti di Efippo e Alessi
Giuseppe Squillace
La democracia y el Areópago en la segunda mitad del s. IV a.C.:                    59
del Areopagítico de Isócrates al caso de Hárpalo
Laura Sancho Rocher
Callia e la confederazione euboica                                                 93
Stefania Gallotta
Acque reflue e rischio ambientale: inquinamento fluviale                          107
nella Roma imperiale
Gaetano Arena
Cristianesimo delle origini e politica linguistica                                133
Alberto Barzanò
Un’ampolla in vetro blu nell’antica Bergomum                                      167
Elena Gritti

                                    Recensioni
                                      Reviews
Rosalia Marino
A. Valentini, Agrippina Maggiore. Una ‘patrona’ nella politica                    193
della ‘domus Augusta’ (2019)

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          Online ISSN 2282-3212 - Print ISSN 2280-9678 - ISBN 978-88-7916-978-3
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Erga-Logoi. Rivista di storia, letteratura, diritto e culture dell’antichità

Francesco Cannizzaro
S. Audano, Tacito. Germania (2020)                                                  199
Francesco Camia
Ch. de Lisle, The Ephebate in Roman Athens: Outline                                 207
and Catalogue of Inscriptions (2020)

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Storia controfattuale e great men
                 in Erodoto e Tucidide

                               Elisabetta Bianco

doi: https://dx.doi.org/10.7358/erga-2021-001-bian

abstract: Thinking about the role of great men in virtual history of contemporary
age, in this paper we intend to conduct an analysis of this theme starting from some
significant texts of Herodotus and Thucydides, to evaluate the existence of a recourse
to counterfactual reasoning in connection with the role of the individual also in Greek
historiography. It emerges that counterfactuals, used perhaps not always intentionally,
but, in any case, as a powerful narrative tool, help to define causal relationships and to
highlight the important factors, moral and political responsibilities, including above all
the ability of the leader to take reasonable decisions. The story of the past as it could
have been, or, in other words, counterfactual history and not just real history, could
thus encourage readers to reflect in a more engaging way than through the historical
account alone, judging more actively the behaviour of great men of the past and learn-
ing from their decisions, both correct and incorrect.
keywords: controfattuali; Erodoto; storia virtuale; storiografia greca; Tucidide –
counterfactuals; Greek historiography; Herodotus; Thucydides; virtual history.

    Universal history, the history of what men has accomplished in this world,
    is at bottom the history of the Great Men who have worked here. They
    were the leaders of men […] the modellers, patterns and in a wide sense
    creators of whatsoever the general mass of men contrived to do or to
    attain.   1

Così Thomas Carlyle nel 1841 presentava la sua idea dell’impatto dei
grandi uomini sulla storia, degli eroi che grazie al loro intelletto e corag-
gio avevano avuto un’influenza storica decisiva; questa divenne una vera
e propria teoria che suscitò moltissime discussioni, soprattutto all’incirca
fino alla Seconda guerra mondiale, ottenendo consensi e critiche, su cui
non possiamo qui soffermarci   2. Vorrei invece riflettere sul fatto che, se

    1
      Carlyle 1872, 1.
    2
      Si rimanda qui all’accurata disamina delle reazioni (positive e negative) a que-
sta teoria presente nell’introduzione all’edizione curata da Sorensen e Kinser (cf.

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Elisabetta Bianco

questa influenza nella storia è opinabile, non mi sembra che lo sia invece
nella storia virtuale. Basta scorrere velocemente qualunque catalogo di
libri di questo genere   3 per notare ad esempio come Napoleone, Hitler, il
generale Lee, Kennedy o comunque grandi nomi della storia siano quasi
sempre il punto privilegiato di partenza per un racconto ucronico; e se
anche il titolo non è esplicitamente dedicato a un personaggio, il punto di
divergenza dalla storia reale è comunque quasi sempre legato alle sorti di
un qualche grande uomo (nel bene e nel male), a una sua diversa decisio-
ne, a una diversa durata della sua vita, ecc.
     Vale però forse la pena chiarire l’uso di alcuni termini che intendo
utilizzare in questa sede   4, perché esistono diverse opinioni nel dibattito
scientifico: con ucronia si intende un genere di narrativa, che parte da
un evento storico e si sviluppa storicamente, ma delinea una storia in-
compatibile con le nostre conoscenze (ad esempio cosa sarebbe potuto
succedere in Europa dopo una vittoria di Hitler nella Seconda guerra
mondiale)   5. Con storia virtuale, o alternativa, o allostoria (anche a secon-
da dell’area geografica sono varie le definizioni, che talvolta specificano
alcune sfumature, ma perlopiù hanno confini assai labili)   6 si può indi-
care un sinonimo di ucronia, ma anche una storia che all’interno della
riflessione sul passato prenda in esame anche eventi non realizzati, ma
che avrebbero potuto verificarsi. Questa in particolare è la sfumatura da
dare, a mio parere, alla definizione di storia controfattuale, come un tipo
di storiografia che prende in considerazione scenari alternativi a quello
realmente avvenuto alla storia, attraverso i controfattuali; con questo ter-
mine intendo quello che ormai sulla scorta dell’uso inglese è diventato un

Sorensen - Kinser 2013). Per il ruolo dei great men nella Grecia classica si veda invece il
fondamentale libro di Brown Ferrario 2014.
      3
        Cf. ad esempio il catalogo di circa 3.400 titoli raccolti dal sito http://www.
uchronia.net/ (curato da R.B. Schmunk). Sulla great man theory nell’ucronia moderna
cf. Balestra 2013, 46, 280, 304, con bibliografia specifica.
      4
        Ringrazio l’anonimo revisore che ha segnalato l’opportunità di questa parentesi
iniziale e per alcuni altri utili consigli.
      5
        Il termine risale al testo di Renouvier 1876, che, fingendo il ritrovamento di un
manoscritto latino proseguito e trasmesso fino al 1715, riscrisse la storia dell’Occidente
a partire dall’ipotesi che gli Antonini avessero impedito l’espansione del Cristianesimo;
tra i testi più recenti particolarmente utili per le mie ricerche su queste tematiche sono
stati Henriet 2003 (1999); Balestra 2013; Powell 2013; Wohl 2014; Deluermoz - Singa-
ravelou 2016.
      6
        Sui tanti nomi che si possono dare a questo tipo di storia e sulla frequente so-
vrapposizione dei vari generi, cf. ad esempio le riflessioni di Rosenberger 2000, 162;
Weber 2000, 11 ss.; Rosenfeld 2002, 92; Henriet 2003 (1999), 17 ss.; Balestra 2013, 8;
Rosenfeld 2014, 455-456.

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

sostantivo anche in italiano   7, per riflettere su quello che sarebbe successo
se si fosse verificato un certo evento (what if …?).
     Queste riflessioni si possono applicare anche al mondo antico: il re
macedone Alessandro per la sua grandezza è il personaggio greco che più
ha ispirato i moderni racconti ucronici, anche di grandi studiosi del mon-
do classico   8. Forse per questo chi riflette sull’ucronia spesso si limita a
citare solo un riferimento al famoso passo di Livio   9, su cosa sarebbe suc-
cesso se i Romani avesse combattuto contro Alessandro, mentre anche il
mondo antico è un campo molto ricco di riferimenti e interessante per
questi studi, come recentemente si sta cercando di evidenziare con molti
meritevoli contributi   10. Come ho già provato altrove a dimostrare   11, non
possiamo pensare di trovare nella storiografia greca veri e propri racconti
ucronici, ma un ricorso alle ipotesi controfattuali e a interessanti aperture
alla storia virtuale mi sembra che sia molto più frequente di quanto si
pensasse un tempo.
     Pensando al ruolo dei great men nella storia virtuale di età contem-
poranea, mi sono quindi chiesta se questo valesse anche per il mondo
greco e ho provato a partire nella mia analisi dai grandi storici di età clas-
sica, che già in molti studi precedenti si sono dimostrati fonti preziose di

		7
         Come attesta, ad esempio, anche il Vocabolario Treccani, secondo cui si tratta di
un «enunciato condizionale (corrispondente a quello che in grammatica è detto periodo
ipotetico dell’irrealtà) la cui protasi enuncia un’ipotesi contraria a quanto è realmente ac-
caduto, mentre l’apodosi enuncia la conseguenza che sarebbe derivata da quell’ipotesi».
		8
         Per i moderni racconti ucronici su Alessandro, cf. ad esempio Toynbee 1969,
441-486; Ober 2001, 45-63 (cf. anche J. Negrete, Alejandro magno y las águilas de Roma,
2007). Ma si possono reperire anche lavori su altri grandi personaggi, come ad esempio
Temistocle (J.E. Chamberlin, The Ifs of History, 1907), Pericle (L. Tilton, Pericles the
Tyrant, 2005) o Socrate (Hanson 2001b).
		9
         Liv. IX 17-19 (cf. soprattutto le analisi di Morello 2002, che vuole evidenziare la
serietà di questa digressione, contenente le idee centrali di Livio sull’utilità della storia
e sulla sua idea politica, e Overtoom 2012, che evidenzia la lunga tradizione di questa
interpretazione); ma cf. anche Plut. Vit. Pyrrh. 19, 1-4; De fort. Rom. 326a-b (su cui si
vedano Almagor 2016, 67, n. 13; Muccioli 2019). Per una limitazione del mondo antico
a questo unico passo in molti saggi moderni cf. ad esempio Rosenfeld 2002, 91; Henriet
2003 (1999), 79 ss.; Kożuchowski 2015, 337.
      10
         Cf. ad esempio Brodersen 2000; Powell 2013; Grandazzi - Queyrel Bottineau
2018; è attivo anche un progetto dal titolo Virtuelle und faktische Geschichte – Virtuali-
sierungsstrategien in retrodiktiven Kontexten, curato da Mathias Gutmann e Rolf-Ulrich
Kunze del Karlsruher Institut für Technologie, cui sto collaborando.
      11
         Bianco 2018: dall’interesse suscitato in me da quel lavoro, particolarmente con-
centrato su Tucidide, è nato il desiderio di ampliare la riflessione alla questione del
trattamento dei personaggi da parte di questo storico e di avviare un confronto con
Erodoto. Inevitabile è dunque la ripresa qui di alcuni argomenti comuni per offrire un
quadro completo e a tutto tondo.

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Elisabetta Bianco

riferimenti controfattuali, ovvero Erodoto   12 e Tucidide   13. Proprio dalla
seconda metà del V secolo mi è sembrato, infatti, che emerga pienamente
l’uso del ragionamento controfattuale nel mondo greco   14 e per questo ho
deciso di soffermarmi qui su alcuni tra gli esempi più significativi   15, per
valutare se si possano delineare chiavi di lettura comuni e metodologiche.
     Il primo elemento che mi sembra importante evidenziare è che la
presenza di questi elementi già in Erodoto, considerato di solito il padre
della storia, non è indifferente, ma significa che la storia controfattuale
debba essere in qualche modo apparsa insieme a quella fattuale. Di so-
lito, infatti, si cita lo storico di Alicarnasso solo per il famoso passo sulle
conseguenze di un’eventuale rinuncia ateniese a combattere contro i Per-
siani per la salvezza della Grecia   16, ma in realtà sono molti i riferimenti
che gli si possono attribuire, tanto anzi da trasformarlo in «a monument
of counterfactual reasoning and writing», secondo la suggestiva defini-
zione di Zhang   17.
     All’interno di alcune decine di riferimenti controfattuali che si po-
trebbero evidenziare nell’opera di Erodoto   18, molti hanno a che fare con
il ruolo di un personaggio in particolare, di cui si vuole sottolineare una
decisione (saggia o errata che sia), che ha conseguenze storiche rilevanti.
Un esempio interessante si trova durante il racconto della spedizione del
    12
        Cf. ad esempio Baragwanath 2013; Dorati 2013 e Dorati 2015.
    13
        Cf. ad esempio Flory 1988; Brock 2013; Hau 2013; Tordoff 2014; Bianco 2018;
Ponchon 2018.
     14
        Giustamente Spina 2010 evidenzia origini antiche, omeriche, per l’ucronia, ma
mi sembra che il pieno uso del metodo sia riferibile a questo periodo; in questo senso
(in collegamento con la realtà politica del tempo) anche Tordoff 2014, 109.
     15
        Ho appositamente deciso di non prendere in considerazione Senofonte, perché
nonostante il suo importantissimo ruolo nel panorama storiografico greco di età classica
non fornisce sufficienti spunti controfattuali per potervi ragionare in modo significativo
(addirittura mai secondo Flory 1988, 48, mentre Hau 2013, 85, prova a rintracciare
qualche affermazione controfattuale anche nelle Elleniche, ad esempio IV 3, 19-20; V 4,
64; VII 5, 26-27, ma di certo molto rare). Molti spunti interessanti vengono invece da
Polibio (cf. anche Zhang 2008, 93 ss.; Maier 2012) e Plutarco (cf. ad esempio Almagor
2016; Muccioli 2019, 107 ss.), ma l’analisi si sarebbe estesa eccessivamente; spero di
avere occasione altrove di ampliare la mia indagine ad altri storici antichi.
     16
        Her. VII 139; il famoso passo è già stato spesso oggetto di approfondimento e
non si intende tornarvi qui, ma si rimanda all’analisi dettagliata presente ad esempio in
Demand 1987; Dorati 2013, 142 ss.; Pelling 2013, 13 ss.; cf. a proposito anche il vero e
proprio sviluppo di un racconto ucronico per mano di Hanson (2001a, 25-44). Insieme
ad Alessandro le guerre persiane sono i due esempi classici (e pressoché unici) del mon-
do antico che hanno interessato i moderni, cf. anche Demandt 2001 (1986), 83-91.
     17
        Cf. Zhang 2008, 17.
     18
        Una quarantina secondo il conteggio di Zhang 2008, 18, ma il numero può di-
minuire o aumentare a seconda delle interpretazioni soggettive; sulle counterfactuals
narratives in Erodoto cf. poi Baragwanath 2013, 26-27, e Dorati 2013.

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

re persiano Cambise II nel 524 contro gli Etiopi, mal organizzata, con
pochi viveri, in un territorio difficile e desertico.
     Se, capito questo, Cambise avesse cambiato opinione e avesse condotto
     indietro l’esercito, dopo l’errore iniziale si sarebbe comportato da uomo
     saggio; invece non tenendone conto, andava sempre avanti   19;

e così la spedizione, oltre a portare a casi di cannibalismo, finì per perde-
re la maggior parte dell’esercito. Qui Erodoto prospetta una diversa sto-
ria che avrebbe potuto realizzarsi se solo Cambise non fosse stato pazzo e
fuori di senno (III 25, 2)   20: l’esercito poteva essere salvato, ma non lo fu
a causa della cattiva decisione del re. Con questa constatazione lo storico
interrompe il tempo narrativo normale e inserisce una sua riflessione su
una situazione possibile, ma diversa dal reale, che però non è fine a se
stessa, ma serve a spiegare la causa del fallimento, sottolineandone l’ele-
mento chiave   21.
     Un altro fallimento famoso è quello dello spartano Dorieo, primoge-
nito della prima moglie del re Anassandrida II: alla morte del padre nel
520, a lui gli Spartiati preferirono il fratellastro Cleomene ed egli, non
sopportando l’idea, si allontanò da Sparta per creare una colonia prima
in Libia e poi in Sicilia. Le sue spedizioni furono tutte fallimentari e nel
510 morì in battaglia, quando invece
     se avesse sopportato di essere suddito di Cleomene e fosse rimasto a Spar-
     ta ne sarebbe diventato re; infatti Cleomene regnò per poco tempo e morì
     senza figli maschi.   22

Anche in questo caso il destino tragico di Dorieo è il risultato delle sue
scelte, non di un destino avverso, come proprio il controfattuale ci porta

     19
        Her. III 25, 5: εἰ μέν νυν μαθὼν ταῦτα ὁ Καμβύσης ἐγνωσιμάχεε καὶ ἀπῆγε ὀπίσω
τὸν στρατόν, ἐπὶ τῇ ἀρχῆθεν γενομένῃ ἁμαρτάδι ἦν ἂν ἀνὴρ σοφός· νῦν δὲ οὐδένα λόγον
ποιεύμενος ἤιε αἰεὶ ἐς τὸ πρόσω. Cf. ora anche l’analisi di questo passo di Ingarao 2020,
105 ss.
     20
        Dorati 2013, 149 ss., usa proprio questo passo come esempio di non-pensiero,
uno sfondo controfattuale su qualcosa che non è stato fatto ma avrebbe dovuto, dove
non si riportano le riflessioni del protagonista, ma le riflessioni che sono mancate al pro-
tagonista, in presenza delle quali avrebbe preso una decisione migliore. Anche questo è
da considerare un arricchimento del mondo fattuale rappresentato dallo storico.
     21
        Su questo elemento si basa l’analisi di Bulhof 1999, 145, per dimostrare come gli
storici possano legittimamente usare il controfattuale; suggestiva in particolare è l’affer-
mazione: «Counterfactuals, causes and explanations are three sides of the same strange-
sided coins; you cannot have one without the other two» (p. 147).
     22
        Her. V 48: εἰ δὲ ἠνέσχετο βασιλευόμενος ὑπὸ Κλεομένεος καὶ κατέμενε ἐν Σπάρτῃ,
ἐβασίλευσε ἂν Λακεδαίμονος· οὐ γάρ τινα πολλὸν χρόνον ἦρξε ὁ Κλεομένης, ἀλλ᾽ ἀπέθανε
ἄπαις.

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Elisabetta Bianco

a riflettere: sarebbe diventato re come voleva e il suo futuro sarebbe stato
molto più favorevole, se non avesse compiuto una scelta sbagliata.
     Interessanti sono a questo proposito anche alcuni esempi collegati a
oracoli, che prospettano due scenari diversi, a seconda della loro inter-
pretazione: sceglierne una, anziché un’altra, porta a una storia diversa (ad
esempio la vittoria o la sconfitta), di cui una resta virtuale e l’altra diventa
reale. Ma non è il dio che fornisce l’interpretazione, scegliendo quale re-
sta virtuale o diventa reale, è l’uomo; anzi, è un great man che decide le
sorti della storia   23.
     Prendiamo il caso di I 91, dove si vede come si possa anche sbagliare
nell’interpretazione di un oracolo e nel cercare di tracciare una storia che
invece resta solo virtuale: quando Creso, re di Lidia, consultò nel 546
l’oracolo di Delfi per sapere se potesse vincere sul re persiano Ciro, il
responso pronosticò la distruzione di un grande impero. Creso quindi
combatté contro Ciro, pensando che gli dei gli garantissero la vittoria
e invece perse; comprese solo allora che il grande impero destinato alla
rovina era il suo, che se avesse interpretato correttamente l’oracolo non
sarebbe stato sconfitto e che solo lui era il responsabile della sua fine   24.
Quindi Erodoto con questi controfattuali ci dice che la storia non è già
scritta, neppure dagli déi, ma è affidata agli uomini, che con il loro intel-
letto hanno una influenza decisiva, sia nel bene che nel male   25.
     Positivo è invece il risultato dell’interpretazione dei famosi oraco-
li narrati in VII 140-143: nell’imminenza dell’invasione persiana della
Grecia nel 480, lo stesso oracolo di Delfi sembrava invitare in due suc-
cessivi responsi gli Ateniesi alla resa, preannunciando prima la rovina di
Atene e di molte città, e poi la salvezza grazie a un muro di legno e la

     23
        Proprio su queste tematiche è appena uscito un libro molto interessante (Ingarao
2020), che purtroppo ho potuto consultare solo a lavoro concluso e su cui non ho potu-
to meditare come avrei voluto: segnalo in particolare qui le conclusioni (p. 258 ss.), che
mi trovano perfettamente d’accordo, ad esempio nell’affermazione: «Per lo storico di
Alicarnasso gli uomini e gli dèi decidono insieme il corso degli eventi in una realtà che
possiamo definire multideterminata».
     24
        L’elemento della responsabilità è infatti cruciale: di tanti elementi che concor-
rono a una situazione causale, quello che ha un errore è quello su cui concentra la re-
sponsabilità. Il controfattuale aiuta proprio a dire di chi è la colpa o il merito, cf. anche
Demand 1987, 757. E come giustamente notano Tetlock - Belkin 1996, 38: «Thought
experiments play key role in the causal argument of any historical discipline»; nello
stesso senso anche l’analisi di Dorati 2013, 141 ss., e di Grethlein 2013, 196, 211-212.
     25
        Questo passo di Creso è analizzato anche da Dorati 2015, 89 ss.; secondo la sua
ricostruzione Erodoto costruisce un mondo umano, campo di libere forze in competi-
zione, cui è sovrapposta tramite sogno o profezia l’idea della determinazione (p. 134).
Cf. anche Ingarao 2020, 43 ss. Sull’importanza in Erodoto degli oracoli, attraverso cui
«a teleological structure is embedded in the action», cf. anche Grethlein 2013, 203 ss.

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

morte di molti uomini presso l’isola di Salamina. L’interpretazione che
si era diffusa portava a sostenere la rinuncia a combattere, ma l’inter-
vento dell’ateniese Temistocle ribaltò completamente la situazione: egli
infatti affermò che, se realmente gli dei fossero stati maldisposti verso
gli Ateniesi, l’oracolo non avrebbe parlato di una divina Salamina, ma di
una sciagurata Salamina, e che quindi bisognava interpretarlo come una
garanzia di vittoria, con il sostegno non di un muro di legno dietro cui
nascondersi, ma del legno delle navi su cui salire per combattere. Temi-
stocle è così colui che cambia le sorti della guerra, il leader che guida il
popolo alla decisione giusta: di fronte a una storia già scritta, che sembra
inevitabile, il suo intervento porta a un risultato diverso e apre un nuovo
percorso alla storia, che da virtuale si trasforma in reale e porta i Greci
alla vittoria.
     Subito prima di questo racconto sugli oracoli Erodoto coglie l’oc-
casione per una riflessione per noi molto interessante, perché inter-
viene in prima persona a esprimere un parere personale, che sa essere
sgradito ai più, ma vero (VII 139), e lo fa proprio con un enunciato
controfattuale: se gli Ateniesi temendo l’imminente pericolo avessero
rinunciato a combattere e abbandonato la loro terra, nessun Greco
avrebbe tentato di resistere ai Persiani, gli Spartani sarebbero stati ab-
bandonati dagli alleati, che sarebbero stati tutti conquistati, lasciando
soli gli Spartani finché questi, combattendo con valore, sarebbero co-
munque tutti periti. Evidenziando dunque come la Grecia intera sa-
rebbe caduta in mano ai Persiani, se Temistocle non fosse intervenuto,
Erodoto lo rende il great man per eccellenza delle Storie   26, anche dal
punto di vista virtuale. L’argomentazione controfattuale mira quindi
a evidenziare la drammaticità del momento e l’importanza del ruolo
dello stratego ateniese.
     Sempre a Temistocle è dedicata anche un’altra delle più interessanti
parentesi controfattuali dell’opera, quando nell’imminenza della batta-
glia di Salamina (sempre durante la seconda guerra persiana del 480/79),
per convincere il comandante spartano Euribiade a non ritirare la flotta,
ma a combattere, lo stratego ateniese presentò due diversi scenari all’in-
terno di un discorso:

     26
        Per il ruolo di Temistocle, cf. anche Balestra 2013, 73-74; Pelling 2013, 14. Sul
grande interesse di Erodoto a esplorare il ruolo degli individui e sul rapporto indivi-
dui-gruppi cf. soprattutto Brown Ferrario 2014, 57 ss., 98 ss. per Temistocle. Secondo
Baragwanath 2013, 38, è ricorrente in Erodoto il modello dell’intervento individuale
che previene il fallimento ed è dovuto al desiderio di produrre un racconto drammatico;
in realtà credo che vi sia una riflessione più profonda da parte dell’autore, non limitata
a questo desiderio.

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Elisabetta Bianco

     Ascolta e poi fa’ il confronto tra le due proposte: attaccando battaglia pres-
     so l’istmo combatterai in mare aperto che è la cosa meno vantaggiosa per
     noi che abbiamo navi più pesanti e inferiori di numero. Causerai inoltre la
     rovina di Salamina, Megara ed Egina, anche se per il resto avessimo buona
     sorte; infatti insieme alla flotta persiana seguirà anche l’esercito e così sarai
     tu stesso a condurlo contro il Peloponneso, mettendo in pericolo tutta la
     Grecia. Se invece farai quel che ti dico ne trarrai questi vantaggi: prima
     di tutto, scontrandoci in un luogo stretto con poche navi contro molte,
     se le cose vanno secondo quello che è naturale, saremo di molto superiori
     […], Salamina sarà salva […]; se ben rifletti, non li attirerai contro il Pe-
     loponneso. Se quel che io spero avviene e vinceremo con le navi, i barbari
     non vi compariranno dinanzi all’istmo né avanzeranno oltre l’Attica, ma
     si ritireranno in disordine e noi ci guadagneremo la salvezza di Megara,
     Egina e Salamina, riguardo alla quale abbiamo anche un oracolo che dice
     che vinceremo i nemici. Gli uomini che prendono decisioni ragionevoli in
     generale le realizzano, mentre quando le prendono non ragionevoli, nep-
     pure il dio è solito consentire alle decisioni umane.   27
Nelle parole di Erodoto, Temistocle si spinse tanto avanti nel prospettare
uno scenario negativo per portare Euribiade ad accettare la sua proposta,
da presentare poi ancora altri minacciosi controfattuali secondo cui, se
non gli avesse dato retta, gli Ateniesi avrebbero potuto occupare altre
città greche, o si sarebbero imbarcati tutti con le famiglie e si sarebbero
trasferiti a Siri in Italia meridionale (VIII 61; 62, 2)   28. Il terrore suscitato
da questo scenario, con i Persiani nel Peloponneso e gli Ateniesi che ri-
nunciavano alla loro patria e si allontanavano, fu tale che lo Spartano non
poté fare altro che seguire la proposta di Temistocle; i suoi controfattuali
erano serviti dunque come efficace mezzo di persuasione   29.
     27
       Her. VIII 60: ἀντίθες γὰρ ἑκάτερον ἀκούσας. πρὸς μὲν τῷ Ἰσθμῷ συμβάλλων
ἐν πελάγεϊ ἀναπεπταμένῳ ναυμαχήσεις, ἐς τὸ ἥκιστα ἡμῖν σύμφορον ἐστὶ νέας ἔχουσι
βαρυτέρας καὶ ἀριθμὸν ἐλάσσονας· τοῦτο δὲ ἀπολέεις Σαλαμῖνά τε καὶ Μέγαρα καὶ Αἴγιναν,
ἤν περ καὶ τὰ ἄλλα εὐτυχήσωμεν. ἅμα δὲ τῷ ναυτικῷ αὐτῶν ἕψεται καὶ ὁ πεζὸς στρατός,
καὶ οὕτω σφέας αὐτὸς ἄξεις ἐπὶ τὴν Πελοπόννησον, κινδυνεύσεις τε ἁπάσῃ τῇ Ἑλλάδι.
ἢν δὲ τὰ ἐγὼ λέγω ποιήσῃς, τοσάδε ἐν αὐτοῖσι χρηστὰ εὑρήσεις· πρῶτα μὲν ἐν στεινῷ
συμβάλλοντες νηυσὶ ὀλίγῃσι πρὸς πολλάς, ἢν τὰ οἰκότα ἐκ τοῦ πολέμου ἐκβαίνῃ, πολλὸν
κρατήσομεν […]. αὖτις δὲ Σαλαμὶς περιγίνεται […]. οὐδὲ σφέας, εἴ περ εὖ φρονέεις, ἄξεις ἐπὶ
τὴν Πελοπόννησον […].
      28
         Si veda su questi controfattuali di Temistocle anche Dorati 2013, 136 ss. Que-
sto trasferimento di popolazione all’interno di un controfattuale ricorda il consiglio
di Biante di Priene agli Ioni, che navigassero verso la Sardegna e fondassero una sola
città per tutti, così, liberatisi dalla schiavitù ai Persiani, avrebbero avuto una vita felice,
abitando la più grande tra tutte le isole e comandando su altri uomini (I 170, 1-2); su
questo passo ho riflettuto anche in Bianco 2018, 88-89.
      29
         Proprio la capacità di persuasione è considerata il «criterion of distinguishing
‘good’ counterfactuals in historical narratives from ‘bad’ ones» da Kożuchowski 2015,
353.

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

     Egli si rivela quasi il deus ex machina, che risolve la situazione diffici-
le, grazie alla sua decisione ragionevole che, come afferma esplicitamente
Erodoto, porta al successo, mentre di fronte a una decisione irragione-
vole neppure il dio avrebbe potuto nulla. Questa affermazione è molto
importante a mio parere, perché proprio grazie all’uso del ragionamento
controfattuale si evidenzia l’importanza dell’azione umana, che non sem-
bra soggetta a quella divina.
     Un altro uso dell’argomentazione controfattuale abbastanza ricor-
rente e sempre centrato su un personaggio è quando Erodoto se ne ser-
ve per dimostrare la correttezza della teoria che sta presentando   30: ad
esempio, in VIII 119, a proposito del ritorno in Asia di Serse dopo il
fallimento della spedizione in Grecia, attesta due tradizioni, una secondo
cui il ritorno si sarebbe svolto via terra, l’altra via mare, in una situazione
di grande pericolo, in cui, a fronte di una tempesta e della necessità di
alleggerire la nave, Serse avrebbe chiesto ai dignitari persiani di sacrifi-
carsi per lui. Ma lo storico sostiene la prima versione, usando come prova
indiretta una congettura che serve a screditare l’altra versione, ovvero
che in questo caso, se davvero Serse avesse voluto alleggerire la nave,
avrebbe fatto sacrificare i marinai fenici, non certo i protoi persiani. La
decisione del re e la sua ragionevolezza sono comunque sempre il cardine
della storia.
     In realtà non sempre Erodoto sa scegliere la versione più attendibi-
le, ma spesso si affida a un ragionamento controfattuale per rifletterci e
per far riflettere il lettore: come se si fosse in un processo   31, parte dalle
affermazioni degli avversari e sviluppa le conseguenze, mostrandone le
contraddizioni. Un esempio di questo metodo si trova in V 45, quando
narra le vicissitudini dello spartano Dorieo in Italia meridionale, il cui
esito si è già analizzato prima: secondo i Sibariti, egli avrebbe combat-
tuto contro di loro insieme ai Crotoniati, portandoli alla vittoria, mentre
secondo gli abitanti di Crotone nessuno li avrebbe aiutati a conquistare
Sibari. Si tratta quindi di un dibattito che coinvolgeva le due città vicine,
per attestarne il merito militare, ma la riflessione si basa proprio sul ruolo
di Dorieo: secondo i Sibariti, infatti, la partecipazione dello Spartano era
dimostrata dal fatto che, se egli non avesse trasgredito gli ordini dell’ora-
colo (secondo cui doveva andare a fondare una colonia in Sicilia, anziché

     30
        Cf. Zhang 2008, 24 ss. per altri casi su questo modo di procedere.
     31
        La pratica dei controfattuali è infatti anche retorica (cf. in questo senso anche
Demand 1987, 756-757) ed esistente nell’oratoria greca (se ne potrebbero individuare
degli esempi sia in Lisia che in Antifonte, ad esempio), perché il confronto della possi-
bilità con la realtà porta ad affermare lo sviluppo dei fatti, ma un’analisi degli oratori in
questo senso manca ancora.

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Elisabetta Bianco

perdere tempo in un’altra zona), non sarebbe perito. Invece secondo i
Crotoniati, se Dorieo avesse partecipato, come ricompensa avrebbe rice-
vuto della terra, che ancora i suoi discendenti avrebbero posseduto; dun-
que il fatto che non fosse così significa che egli non vi aveva preso parte.
     Il ragionamento qui presente è molto sottile: si accetta apparente-
mente l’antecedente dell’avversario, ma si mostra quale sarebbe stato il
suo vero sviluppo storico e dunque poi lo si rifiuta, visto che non è coe-
rente con la storia reale. Lo schema pare: «Se A, allora B; ma se B è falso,
allora anche A è falso», in un ragionamento modus tollens, che di solito
si ritiene appartenere al pensiero logico stoico di età ellenistica, ma che
sembra esistere già ben prima   32.
     Lo stesso schema è riproposto da Erodoto a proposito della guerra di
Troia: infatti se Elena fosse davvero stata a Troia, sarebbe stata restituita
ai Greci, perché il re Priamo non era certo tanto pazzo da voler mettere a
repentaglio per lei tutti i suoi parenti e la sua città (II 120). Elena non era
a Troia e non fu questa la causa della guerra, come invece diceva Omero;
lo storico si oppone dunque al poeta   33, perché provando a giustificare i
racconti sul passato remoto ne evidenzia le contraddizioni proprio grazie
al ragionamento controfattuale.
     Questo tipo di ragionamento serve alla ricerca storica (all’historie,
appunto), ma serve anche a coinvolgere il lettore a livello emozionale:
molto spesso, infatti, o si ha un collegamento con soluzioni peggiori della
realtà che dunque creano sollievo, oppure con soluzioni che avrebbero
potuto essere migliori e dunque creano rimpianto   34. Sono i tipici down-

      32
         Cf. ad esempio Diog. Laert. VII 80 ss. a proposito di Zenone. Si potrebbe forse
ipotizzare un collegamento con l’ambiente scientifico del V secolo, cf. Hippocr. Morb.
Sacr. 5; Aer. 22, 9. Su questo modo di procedere di Erodoto anche in collegamento a
Her. VII 139, cf. Demand 1987, 749 ss. (che rintraccia altri casi in Her. II 26; III 49; IV
140; VIII 30, e riflette sulle condizioni di necessità e sufficienza per le cause).
      33
         Famosa è a questo proposito l’affermazione di Aristot. Poet. 1451a 36 ss., 1451b
4 ss., sulla distinzione tra i fatti avvenuti, come tipici della storia, e quelli che potrebbe-
ro capitare in base a quanto è verosimile o necessario, come tipici della poesia, distin-
guendo un generale per la poesia e un particolare per la storia (ἀλλὰ τούτῳ διαφέρει, τῷ
τὸν μὲν τὰ γενόμενα λέγειν, τὸν δὲ οἷα ἂν γένοιτο. διὸ καὶ φιλοσοφώτερον καὶ σπουδαιότερον
ποίησις ἱστορίας ἐστίν· ἡ μὲν γὰρ ποίησις μᾶλλον τὰ καθόλου, ἡ δ᾽ ἱστορία τὰ καθ᾽ ἕκαστον
λέγει. ἔστιν δὲ καθόλου μέν, τῷ ποίῳ τὰ ποῖα ἄττα συμβαίνει λέγειν ἢ πράττειν κατὰ τὸ εἰκὸς
ἢ τὸ ἀναγκαῖον). La questione ha suscitato un immenso dibattito; a titolo di esempio si
vedano Wohl 2014b, 142; Ponchon 2018, 181.
     34
        Per la definizione nightmare scenarios e fantasy scenarios cf. anche Rosenfeld
2002, 103; Rosenfeld 2014, 459 ss.; egli vede in questo meccanismo una possibilità di
politicizzazione (dove si fa apparire il passato peggiore e si tende a elogiare il presente
si avverte un atteggiamento conservatore, mentre il contrario è da interpretare come
liberale), che però non mi sembra adattabile al mondo antico.

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

ward and upward counterfactuals su cui tanto si è già riflettuto   35, ma che
trovano un’evidente conferma anche negli storiografi antichi.
     Per questo forse tali scenari sono spesso inseriti all’interno di discor-
si di consiglio, uno dei luoghi che paiono privilegiati per questo tipo di
ragionamento   36: per presentarne un esempio, particolarmente significa-
tivo mi pare il momento in cui il re persiano Serse stava valutando la
spedizione contro la Grecia e i suoi consiglieri cercavano di incoraggiarlo
(Mardonio) o di scoraggiarlo (Artabano). Già nel discorso di Serse sono
presenti aperture di scenari futuri, che sembrano quasi collocati in una
sorta di climax: egli creerà un ponte di barche sull’Ellesponto, punirà gli
Ateniesi e incendierà la loro città; se avrà fatto questo, assoggetterà poi
anche il Peloponneso e tutta la terra fino al confine del cielo, rendendola
tutta persiana, mentre, se non lo farà, gli Ateniesi stessi faranno una spe-
dizione contro la terra persiana (VII 8, β-γ; 11, 2).
     Ma anche in entrambi i discorsi dei consiglieri è presente una rifles-
sione che cerca di descrivere gli scenari possibili: Mardonio proponeva
come possibilità che i Persiani non avrebbero trovato resistenze, oppure
ne avrebbero trovate ma avrebbero vinto facilmente (VII 9, γ), mentre
Artabano partiva dall’ipotesi che l’esercito persiano in Grecia potesse
anche non vincere, bensì potesse soccombere o per terra o per mare, o
anche in entrambi i campi. Il consigliere ricordava anche la sconfitta pa-
tita al tempo della prima guerra persiana ed evidenziava il pericolo che si
potesse subire una sconfitta ancora peggiore, visto che allora i Greci non
avevano avuto un doppio successo, ma ora avrebbero potuto attaccare
con le navi e vincere, poi navigare alla volta dell’Ellesponto e tagliare il
ponte, bloccando la possibilità di ritirata. Si spingeva poi perfino a far
balenare un altro scenario controfattuale, ricordando come avessero già
corso questo rischio al tempo della spedizione in Scizia del re Dario e si
fossero salvati grazie all’intervento di Istieo; se costui allora non si fosse
opposto, sarebbe finita la potenza persiana (VII 10, β-γ)   37. La decisione

     35
         Interessanti gli effetti psicologici di questi scenari: dove sono negativi possono
infatti indurre sollievo perché non si sono verificati, dove sono positivi possono indurre
invece rimpianto per l’occasione perduta, cf. ad esempio Henriet 2003 (1999), 107 ss.
(che parla di visioni pessimiste o ottimiste); Spina 2010, 218 (che evidenzia come l’espe-
rimento ucronico non sia solo una sperimentazione letteraria, ma contenga un giudizio
sul presente); Balestra 2013, 51-52. Sulle prospettive psicologiche del ragionamento
controfattuale cf. anche Tetlock - Belkin 1996, 32 ss.
     36
         Cf. ad esempio Demand 1987, 754; Zhang 2008, 37 ss.; Bianco 2018, 83 ss.
     37
         Si veda a proposito di tutta questa sezione erodotea anche la lunga analisi di
Dorati 2013, 129 ss., 139 ss., e ora di Ingarao 2020, 188 ss. Interessanti sono inoltre
le osservazioni di Grethlein 2013, 185 ss. (che nelle parole di Artabano evidenzia la

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Elisabetta Bianco

di un solo uomo aveva dunque avuto il potere di salvare il re, ma avrebbe
anche potuto distruggerlo.
     Se la riflessione di Serse e Mardonio contemplava solo scenari positi-
vi, quella di Artabano prospettava invece soprattutto le ipotesi negative,
molto sviluppate e rese vivide, quasi reali; non si può però neanche ve-
dervi un’anticipazione con il senno di poi, alla luce della sconfitta subita
storicamente dai Persiani, perché la guerra non si sviluppò in effetti nel
modo qui descritto e i Greci, pur vincendo, non tagliarono il ponte di
barche, ma è comunque uno scenario verosimile, basato su eventi prece-
denti che diventano segni da cui si può non solo ricostruire il passato, ma
anche inferire il futuro   38.
     Alla presentazione di questi mondi possibili seguiva poi un accorato
invito a prendere una decisione ragionevole, riflettendo con attenzione:
la varietà di scenari presenti in questi capitoli ci fa dunque comprendere
che la riflessione necessitava di prendere in considerazione tutte le pos-
sibilità, che proprio grazie ai controfattuali potevano venire esplorate.
Non tutti gli scenari però erano plausibili, il che implica che la capacità
di riflessione si poteva giudicare anche dal grado di plausibilità, che ap-
pare un criterio su cui si basa il controfattuale anche nel mondo antico,
perché per avere efficacia deve descrivere mondi possibili, «real but not
actual»   39.
     Si aggiunge poi qui anche un altro elemento interessante, ovvero la
constatazione che una buona decisione poteva poi comunque essere av-
versata dalla sorte (VII 10, δ). La tyche era infatti un elemento che regnava
negli affari umani e l’imprevedibile era sempre in agguato, non si poteva
evitare, ma lo si poteva fronteggiare con un’eccellente capacità umana   40.

prospettiva teleologica erodotea) e di Brown Ferrario 2014, 78 ss. (che in questi discorsi
vede il culmine dell’esplorazione erodotea della individual agency).
      38
         Sull’uso dei segni in Erodoto e Tucidide per fare inferenze sui possibili risul-
tati cf. anche Greenwood 2016, 92; molto interessante è comunque tutto il lavoro sul
rapporto passato-presente-futuro nella storiografia greca, con molta bibliografia pre-
cedente, per il quale cf. in generale anche Grethlein 2013 e Lianeri 2016. Il rapporto
passato-futuro è ovviamente centrale nella riflessione sui controfattuali anche nel mon-
do contemporaneo, cf. ad esempio Weber 1996, 269.
      39
         Sul ruolo fondamentale della plausibilità nella riflessione sulla virtual history cf.
Ferguson 1997, 83 ss.; plausibility, politicization and popularity sono i tre elementi fon-
damentali dei controfattuali nel mondo contemporaneo secondo Rosenfeld 2014, 451.
      40
         Cf. anche Polyb. IX 9, 9; il ruolo della tyche passa in primo piano, infatti, in par-
ticolare dal tempo di Polibio, rivelando una disparità tra le ragionevoli aspettative e il
risultato effettivo (cf. ad esempio I 4, 1; II 70; XXIX 20-21; ecc.); cf. ad esempio Zhang
2008, 46 ss., 94 ss.; Maier 2012, 144 ss. (che evidenzia l’importanza della contingenza
nella storia, per quanto dal passato si possano anche trarre logiche conclusioni in vista
del futuro).

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

Si avverte qui in nuce il rapporto tra tyche e arete, che tanta importanza
assume poi più tardi nella storiografia greca   41; il valore dell’individuo fa
la differenza, come rivela il fatto che anche in questo caso è di nuovo la
decisione del re, buona o cattiva che sia, a segnare le sorti della guerra.
     Dopo questa veloce analisi di alcuni passi erodotei, mi sembra quindi
che si possa affermare che il ruolo del great man in quest’opera emerga
chiaramente e che, pur soggetto all’intervento della sorte, a lui sia riserva-
to il compito di decidere quale sarà il percorso della storia, trasformando
quella virtuale in reale. Per quanto, dunque, si dica spesso che la storia
antica era determinista, non mi sembra che si possa parlare di un vero
determinismo in Erodoto   42: non esiste un percorso della storia predeter-
minato e necessario, che non si può evitare, ma l’uomo con le sue libere
decisioni può indirizzare questo percorso   43.
     Passando ora a Tucidide, lo storico più ‘fattuale’ per noi, partiamo
dalla constatazione, che mi sembra ormai comunemente accettata, che
anche nella sua opera si trovino disseminate molte riflessioni controfat-
tuali   44, che, come già altrove ho provato a evidenziare, molto spesso sono
collegate alle speranze, alle aspettative, ma soprattutto agli indugi e alle
paure dei protagonisti   45. Spesso inoltre sono inserite all’interno di con-
sigli e discorsi in generale, sia diretti che indiretti: questa collocazione è
      41
         Si arriva a partire da Polibio, ma soprattutto con Livio e Plutarco, a una sorta di
antitesi fortuna/virtus, tyche/arete, cf. Zhang 2008, 130 ss., 217. Il tema ebbe poi molto
seguito, come ad esempio anche in Machiavelli, che nel Principe più volte teorizza il
ruolo di fortuna e virtù (capp. 1, 6, 8, ecc.).
      42
         Secondo Ferguson 1997, 22, 89, il pensiero controfattuale è antideterministico
(anzi, «virtual history is a necessary antidote to determinism»), ma egli interpreta la
storia antica come appartenente alla tradizione determinista, non valutando in alcun
modo l’esistenza di una tradizione di questo genere e dando l’impressione di pensare
cha sia un’invenzione più tarda. Secondo Dorati 2015, 38, invece, il mondo parzial-
mente determinato (con punti prefissati, ma sentieri che si biforcano per raggiungerli) è
l’ipotesi ontologica più comune in antico. Per l’utilità dei controfattuali nel supportare
sia i deterministi che gli indeterministi cf. invece Kożuchowski 2015, 349 ss.
      43
         Cf. anche Baragwanath 2013, 30 e 39, dove evidenzia come sia molto netto l’ac-
cento sul fatto che sia mancato poco al grande scenario alternativo della possibile scon-
fitta dei Greci, e non certo solo nel passo di VII 139, e anche come si avverta un certo
ottimismo nello storico riguardo alla capacità dell’uomo di cambiare una storia non ine-
vitabile. Molto suggestivo è il termine Geschichtsmächtigkeit usato da Maier 2012, 149,
per rendere l’idea che gli uomini possono fare la storia.
      44
         Cf. ad esempio Dover 1988, 74 ss. (che ne rintraccia 20); Flory 1988, 43 ss. (che
però esclude tutti i passi inseriti in discorsi ed evidenzia 19 ipotesi, a fronte delle 9 che
egli rintraccia nell’opera erodotea): Hau 2013, 71 ss.; Tordoff 2014, 106 ss. per uno
status quaestionis; decisamente più ampio il conteggio di Zhang 2008, 52 (circa una
cinquantina). Cf. Ponchon 2018.
      45
         Bianco 2018. Come giustamente evidenzia anche Rosenfeld 2002, 93: «alternate
history necessarily reflects its author’s hopes and fears».

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Elisabetta Bianco

significativa, perché negli studi psicologici è stato dimostrato come «il
pensiero dei possibili irrealizzati risponda a una necessità di spiegazione
dell’accaduto, che ha per fine l’adattamento emotivo e comportamentale
dell’individuo all’ambiente»   46. Inconsapevolmente, quindi, forse anche
Tucidide ha proprio questo fine, quando esplora molti di questi possibili
irrealizzati, senza che questo significhi, a mio parere, che stia usando il
‘senno di poi’ come premonizione   47.
     Si tratta ora però di riflettere sul ruolo dei great men in rapporto a
queste aperture alla storia virtuale e valutare quale possa esserne la ri-
levanza. Già solo la riflessione di partenza, ovvero il collegamento dei
controfattuali soprattutto con le aspettative o gli indugi dei protagonisti,
rende evidente come gli elementi siano strettamente connessi, e in effetti
si potrebbe dire che in Tucidide il ruolo degli individui sia quasi ancora
più evidente che in Erodoto.
     Gli indugi, in particolare degli Spartani, sono uno dei motivi più ri-
correnti nell’opera di Tucidide come causa di eventi che avrebbero potu-
to andare diversamente: se il re Archidamo non avesse esitato nella prima
invasione dell’Attica nel 431/0 e avesse guidato il suo esercito rapidamen-
te, avrebbe potuto sorprendere tutti e conquistare ogni cosa (II 18, 4);
se Cnemo, il navarco del 429/8, non avesse perso tempo dopo l’attacco
improvviso a Salamina, avrebbe potuto prendere il Pireo (II 94, 1); se
Alcida, il navarco del 428/7, non avesse indugiato, avrebbe tolto agli Ate-
niesi il controllo di Mitilene (III 30, 1-2); se il generale Brasida nel 424/3
non avesse lasciato l’esercito dedicarsi al saccheggio, ma l’avesse subito
portato a marciare contro Anfipoli, l’avrebbe occupata (IV 104, 2)   48.
     Vorrei soffermarmi in particolare qui su Brasida, che è uno dei prota-
gonisti più interessanti dell’opera   49: a lui non si attribuiscono solo indu-
gi, ma anche piani accurati, proprio riflettendo sugli scenari possibili. Ad
esempio in IV 70 ss., agli inizi della sua grande spedizione in Tracia, egli

    46
        Balestra 2013, 29, 51 ss., con bibliografia specifica.
    47
        Grethlein 2013, 2-4, 31, evidenzia come Tucidide in generale minimizzi l’uso del
senno di poi, preferendo concentrarsi sul passato come era stato vissuto dagli agenti
storici, in una prospettiva che privilegia l’esperienza più che la teleologia (per quanto
neppure lui possa sfuggire allo spell of hindsight, p. 50); cf. soprattutto Hau 2013, 72,
per i concetti di sideshadowing e di hindsight negli storici antichi.
     48
        Proprio gli indugi sono gli argomenti su cui ho più riflettuto in Bianco 2018, 84.
     49
        In particolare Dover 1988, 81, evidenzia l’importanza dei passi connessi a questo
generale; cf. anche Brown Ferrario 2014, 232. A un «deep sense of personal regret»
pensa Tordoff 2014, 109; in effetti l’intervento di Brasida ad Anfipoli ebbe tante con-
seguenze per Tucidide stesso e nel suo racconto sembra quasi di sentire il suo arrovel-
lamento personale su come avrebbero potuto andare diversamente le cose (cf. anche
Bianco 2018, 90).

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Storia controfattuale e ‘great men’ in Erodoto e Tucidide

si trovò in difficoltà nell’area di Megara, che non lo accolse, ma preferì
aspettare il suo scontro con gli Ateniesi per scegliere la parte vincente. Lo
Spartano allora occupò una località adatta e attese, valutando le possibi-
lità: se non avessero attaccato per primi e corso il rischio della battaglia,
ma si fossero mostrati pronti, gli Ateniesi non avrebbero osato attaccare e
i Peloponnesiaci avrebbero ottenuto il risultato auspicato; se invece non
si fossero mostrati pronti, avrebbero perso la città come se fossero stati
vinti (IV 73, 2-3). Le riflessioni sugli scenari possibili lo portarono quindi
a scegliere la prima opzione, che in effetti si realizzò, dandogli il controllo
di Megara senza combattere; così la storia da virtuale diventa reale, grazie
alla sua corretta scelta.
     Anche le paure portano a riflettere sugli scenari possibili, come ci
dimostra un esempio interessante a proposito dello stratego Demostene
durante l’occupazione di Pilo nel 425/4 (IV 29, 2 ss.): egli infatti esitava a
sbarcare sull’isola di Sfacteria, temendo che nei suoi fitti boschi si potes-
sero nascondere gli Spartani, che avrebbero potuto assalirlo in qualunque
momento e che in una guerriglia in un’area sconosciuta il suo esercito
avrebbe potuto essere distrutto da nemici meno numerosi ma più esperti
dei luoghi. La sua aspettativa negativa venne poi dissolta da un incendio
casuale, che bruciando gran parte dell’isola gli infuse fiducia, portandolo
ad attaccare e a conquistare l’isola. La sua decisione è in questo caso sì
condizionata dalla tyche, ma l’elemento casuale è quello che accelera gli
avvenimenti, non quello che li decide; il ruolo del protagonista è sempre
molto attivo, è lui che decide come sfruttare a suo vantaggio una contin-
genza fortuita, che gli offre l’occasione propizia (il kairos)   50.
     Per fare qualche altro esempio, non possiamo esimerci dal prendere
in considerazione i più grandi personaggi delle Storie di Tucidide, Peri-
cle e Alcibiade, che paiono protagonisti non solo della storia fattuale ma
anche di quella virtuale   51. A Pericle si può attribuire in un certo senso il
più grande controfattuale di tutta l’opera, sotteso a ogni altra riflessione:
se egli fosse sopravvissuto più a lungo, gli Ateniesi avrebbero vinto la
guerra   52. In realtà Tucidide non si spinge a scrivere esplicitamente questa

     50
        Su questo passo e sul rapporto tra aspettative e caso in Tucidide cf. le molte e in-
teressanti osservazioni di Ponchon 2018, 182 ss. Per la tyche nella storia di Tucidide (sia
nelle sue parole che in quelle dei suoi personaggi) sempre interessanti le osservazioni di
Edmunds 1975, 174 ss.
     51
        Sul loro ruolo nelle Storie tucididee cf. l’accurata analisi di Brown Ferrario 2014,
106 ss., 135 ss.
     52
        Secondo alcune interpretazioni il controfattuale di Tucidide è ‘se gli Ateniesi
avessero avuto un altro Pericle, avrebbero vinto’; anche questo è possibile, ma mi sem-
bra che all’interno di questo capitolo di celebrazione di Pericle sia più probabile che

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