Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2

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Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2
Bollettino
  Rotary Club Roma Sud Est
Anno Rotariano 2018/2019 n. 2

       Bollettino RC Roma Sud Est   1
Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2
Indice

Italiano Vero                                                                                                                                pag. 03
Imprese; Consorzi ed Istituzioni si confrontano sul Made in Italy
di Federico Capoluongo

Seminario Distrettuale Leadership ed Effettivo 6 Ottobre 2018                                                                                pag. 04
Il concetto di leadership - I vincenti – Testimonianze- Citazioni- Divagazioni sul tema
di Marina Gorga

Abbiamo iniziato un nuovo altro grande progetto:                                                                                             pag. 06
Costruiamo case per la gente povera di San Benito.
di Giampiero De Nardi

Riflessioni a partire del giovane ricco sui miei giovani poveri                                                                              pag. 06
di Giampiero De Nardi

Missione Peten                                                                                                                               pag. 07
Aggiornamento sulla raccolta dei fondi del nostro progetto
di Federico Capoluongo

Jillian Spose                                                                                                                                pag. 08
Incontro con Valeria Prisco
di Federico Capoluongo

La Democrazia Concreta                                                                                                                       pag. 09
di Pier Giorgio Pistone

Galleria Fotografica                                                                                                                         pag. 10

Note di Redazione
Questo bollettino è realizzato ad uso esclusivo dei soci del club. Eventuali copie e/o estratti non possono essere forniti a terzi, senza la preventiva autorizzazione
del Rotary Club Roma Sud Est.

Hanno collaborato alla redazione di questo numero del bollettino:
Capoluongo Federico, De Nardi Giampiero, Gorga Marina, Pistone Pier Giorgio

Collabora per la redazione del bollettino:
Per inviare articoli e contributi per la realizzazione dei prossimi numeri inviamo tutti i soci a mandare i loro scritti all’indirizzo email di segreteria:
segreteria@rotaryromasudest.com

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Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2
Italiano Vero
Imprese; Consorzi ed Istituzioni si confrontano sul Made in Italy
di Federico Capoluongo

Mercoledì 17 Aprile nella nuova aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari si è tenuta la seconda edizione di questa
manifestazione, che ci vede coorganizzatori insieme al Rotary Club Roma Polis, ed alla quale dedica il suo impegno
il nostro Massimo Brancaccio e con la collaborazione dell’Osservartorio Italianitesta. Il Made in Italy, inteso come
prodotto è un brand, un marchio, un asset reale del nostro sistema produttivo, consolidato e presente con una
fortissima percezione in tutto il mondo: secondo dei recenti studi della Camera di Commercio di Milano è il terzo
marchio, preceduto da Coca Cola e Visa, più noto al mondo. Quando si parla di un prodotto Made in Italy si intende
un prodotto ideato, realizzato, confezionato in Italia. Questo è il punto di partenza di questa manifestazione, ed
intorno a questo punto, si stanno costruendo e si confrontano tutti i soggetti coinvolti per le varie implicazioni
derivanti da questa concezione, e dove quest’anno con un parterre di altissimo livello si sono confrontati i vari
relatori intervenuti:

La contraffazione: un problema che riguarda tanti prodotti del Made in Italy ed in particolare dal settore
enogastromonico ( il vino, la mozzarella di bufala, il parmigiano, la pasta, solo per citare alcuni esempio ) al settore
tessile abbigliamento ( pensiamo ai tanti capi di abbigliamento contraffatti ). Interessantissimi gli interventi, e
purtroppo le esperienze di due degli imprenditori intervenuti Bruno Piattelli, stilista, anima dell’ononima azienda,
icona del Made in Italy da oltre cinquanta anni, imprenditore attivo e dinamico che ha raccontato l’esperienza sul
mercato americano dove ha trovato dei prodotti contraffatti e dove poco si è potuto fare per delle carenze del
sistema giuridico locale ed internazionale su questi temi. Ed ancora l’esperienza Roberto Ziliani, CEO della Slamp
azienda innovata nel design del settore illuminotecnico che ha raccontato della velocità con cui aziende, di
particolari paesi, sono i grado di mettere sul mercato prodotti copiati e contraffatti molto simili ai loro.

I consorzi che consentono ad aziende di tutte le dimensioni di affrontare in maniera strutturata ed efficace il
mercato estero in generale, valorizzando il prodotto in se ed il sistema produttivo (in termini di qualità, di sicurezza,
di tracciabilità di tutto il processo produttivo). Interessantissimo l’intervento della rappresentante del Gruppo
Granarolo che ha raccontato come loro, come cooperativa che raggruppa oltre 700 allevatori in tutto il territorio
nazionale, lavorino non soltanto sul loro brand ma principalmente sulla qualità del prodotto Made in Italy inteso
come latte, formaggio, e i vari derivati.

Le istituzioni nazionali che sono chiamate sempre di più a sostenere il sistema produttivo italiano ed a promuovere
i nostri prodotti sia in Italia che all’estero, attraverso eventi, fiere, presentazioni, campagne di comunicazione e
quindi la centralità e l’importanza che tali strutture come Camere di Commercio, Ministeri, Regioni, Enti Pubblici di
settore, Ambasciate debbano lavorare in sinergia con il mondo dell’impresa a tutela ed a diffusione dei nostri
prodotti.

Ecco questi sono solo alcuni degli interessanti spunti di riflessione e confronto che sono emersi nel corso dei lavori
di questa giornata, alla quale tutti i relatori hanno apportato un valore aggiunto e dove, come ho avuto modo di
sottolineare nel corso dei saluti introduttivi di apertura, il rotary in generale può portare un valore aggiunto, in
termini di capacità, relazioni, capitale.

Dico tutto questo perché il Made in Italy va oltre il “prodotto” in se e per se, evoca una cultura, uno stile di vita, il
clima, i luoghi, le bellezze culturali, artistiche, paesaggistiche del nostro paese, verso il quale tutti i prodotti del
Made in Italy proiettano ogni consumatore, lanciando una suggestione verso il nostro paese.

In conclusione una manifestazione che sta assumendo, anno dopo anno, un ruolo di confronto importante per i vari
attori coinvolti e dove il Rotary ed il Rotaract del nostro distretto sta convergendo per attuare delle sinergie per
valorizzare nel giusto modo questa manifestazione alla quale hanno aderito in questa edizione quasi 30 Rotary Club
e circa 15 Rotaract Cub, tra cui il nostro Roma Palatino.

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Seminario Distrettuale Leadership ed Effettivo 6 Ottobre 2018
Il concetto di leadership - I vincenti – Testimonianze- Citazioni- Divagazioni sul tema
di Marina Gorga

Nella prestigiosa cornice dell’Università Gregoriana, uno dei siti istituzionali romani scelti dal Governatore Patrizia
Cardone a testimonianza del legame col territorio, si è svolto il primo degli eventi distrettuali dell’anno. L’ Aula
Magna gremita attendeva con interesse e grandi aspettative gli interventi di oratori d’eccezione, tre Leader di
pace di tre diversi paesi: i premi Nobel Lech Walesa – Pace 1983, Abdelaziz Essid pace - 2015, Aung Sun Suu Kyi -
pace 1991 impossibilitata a venire che verrà sostituita dall’Ambasciatore del Mayanmar Mynt Naung. Patrizia
Cardone, nel presentare il convegno e gli ospiti, parte dal concetto di Leadership visto come capacità di influenzare
positivamente gli altri e invita sul palco per un saluto il DGE Giulio Bicciolo che coniuga la Leadership, valore
portante del Rotary, con l’espansione dell’Effettivo. In apertura dei lavori Alberto Cecchini- Istruttore Distrettuale
invita ad ascoltare le testimonianze dei leader per prendere ispirazione e trasferirle nel nostro contesto.
L’Ambasciatore del Myanmar Mynt Naung è il primo a parlare in rappresentanza di Aung Sun Suu Kyi. Il suo è un
intervento asciutto e un po’ sottotono nel presentare la figura politica dell’attivista per la pace e i diritti umani della
sua concittadina. Ricordiamo come Aung Sung, moglie di un cattedratico britannico e madre di due figli anch’essi
cittadini britannici, abbia sofferto 15 anni di traversie nel suo paese passati quasi tutti ad arresti domiciliari
durissimi. Indomita ha continuato a lottare per la democrazia e i diritti umani fino al premio Nobel per la pace del
1991 e molti altri prestigiosi riconoscimenti tra i quali la medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti del 2008 con
una motivazione che mi piace ricordare: “ Questo è un meritato onore per una donna straordinaria che ha guidato
la lotta per la libertà e la democrazia nel suo paese”. Dotata di leadership e carisma eccezionali è ancora
politicamente attiva e un’icona simbolo della lotta non violenta malgrado sia da qualche tempo sotto attacco per
la sua apparente insensibilità alla sorte dell’etnia Royngya di minoranza musulmana. Il secondo leader di pace è
l’Avvocato tunisino Abdelaziz Essid . Racconta con semplicità in un italiano raffinato, frutto forse di studi svolti in
Italia, i drammatici avvenimenti che ne hanno fatto inconsapevolmente un paladino della libertà dalla dittatura. Ci
tiene a sottolineare come il Premio Nobel ricevuto quattro anni dopo La rivoluzione dei Gelsomini non sia un
riconoscimento personale ma al Quartetto per il dialogo Nazionale, un gruppo formato dall’Ordine nazionale degli
avvocati e da altri tre organismi della società tunisina che avevano dato il loro contributo al successo della
rivoluzione non violenta. Gli avvocati tunisini avevano sempre difeso nella aule gli oppositori degli ultimi due regimi
dittatoriali che venivano processati per reati di opinione. I giudici firmavano le sentenze che il governo voleva, la
polizia aveva l’ordine di sparare sulla folla, le vie del sangue erano vicinissime: Così 9.000 avvocati superando
diversità e contrasti decisero di essere con il popolo. Scesero in piazza con le toghe a fare barriera fra polizia e
manifestanti, presero in mano il paese. “ La nostra unione è stata la nostra forza ma non siamo politici, la politica
non ci interessa ma volevamo lottare per supplire alla carenze della politica ed imporre delle regole per di
transazione democratica. Ora abbiamo una Costituzione all’avanguardia e un governo di unità pubblica e di
coalizione con islamisti moderati “. Tocca molti altri argomenti l’avvocato Abdelaziz Essid interrotto da applausi a
scena aperta: il terrorismo e i terribili attacchi subiti, la paura del diverso, dell’altro da sé, gli stereotipi culturali, la
crisi economica dovuta alla caduta del turismo. Chiede l’amicizia degli italiani fratelli dell’altra sponda del
Mediterraneo, da cui ci separano soltanto 80 miglia di mare e termina dicendo: “ Abbiamo il dovere di unirci e di
fare di tutto per la pace “. Il coordinatore della mattinata, il giornalista Roberto Giacobbo gli rivolge una domanda:
“Come è riuscito a fare una voce sola di tante persone diverse ? Abdel risponde : “ Con la forza della persuasione,
con il dialogo, la moral suasion “ Scattano applausi, applausi , standing ovation per l’avvocato eroe per caso.
Ma è davvero un caso diventare un leader ? Il ricordo va ad un altro Seminario Distrettuale sulla Leadership di
qualche anno fa - Aprile 2011 - dove, tra l’altro, si trattava la questione “Leaders si nasce o si diventa?”

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Bella domanda evocativa ed intrigante, allora il mio pensiero era corso ad un grande conoscitore dell’animo umano:
William Shakespeare che di leader se ne intendeva. “ Leaders are not born, nor are they made , they are self made
“. Se parliamo di Leadership un ottimo spunto è un libro di Paul Corrigan “ Shakespeare e il management . Lezioni
di leadership per i manager d’oggi “ dove l’autore prende in esame le azioni dei grandi personaggi e i loro processi
decisionali per seguirne gli insegnamenti. Corrigan segue le vicende narrate da Shakespeare e analizza quei leader
shakespeariani che non si rendono conto dell’importanza del cambiamento, sono convinti che leader si nasca e non
occorrano nuove strategie di crescita per cambiare lo stato delle cose. Così Antonio ( Antonio e Cleopatra ), King
John (Giovanni Senza Terra), Riccardo II° sono esempi perfetti di sovrani e leader incapaci di comprendere il
cambiamento malgrado le abilità retorico-militari di Antonio che compare, brillante e convincente oratore, nel
precedente dramma “ Giulio Cesare.” Ma l’ultimo dei grandi sovrani angioini Enrico V° , l’ eroe della battaglia di
Agincourt ( 1415), durante la Guerra dei Cent’anni ci offre tutti gli elementi della leadeshirp carismatica . Il giovane
Henry compare anche in un precedente dramma storico Enrico IV°. Audace e amante della bella vita viene quasi
forzato dal destino verso esperienze che gli permetteranno di imparare ad essere un buon leader a dispetto del
fatto che avrebbe, comunque, ottenuto il trono col solo passare del tempo. Henry raggiunge la meta perché non è
un sovrano ad una sola dimensione ma un uomo che accetta il cambiamento e capisce che per diventare Re bisogna
prima imparare ad esserlo parlando direttamente al cuore dei propri sudditi. Nel famoso discorso ai suoi uomini
prima della battaglia di Agincourt che appare disperata e ad alto rischio: “Once more unto the breach, dear friends,
once more or close up the wall with our English dead”.. “ Ancora una volta alla breccia; cari amici, o chiudere il varco
con i nostri Inglesi caduti”…. Henry usa tutte le procedure e il coinvolgimento ideale che i teorici moderni del campo
chiamano Leadership Paradigma. Visone ed Azione si alternano nell’appellarsi ai suoi nei valori condivisi di onore,
coraggio ed eroismo assieme ad interessi, speranze e sogni di gloria patriottica. Henry stabilisce l’azione nei
dettagli, dà istruzioni, si assicura delle competenze, mette gli altri in grado di agire non accentrando ma delegando,
offre sostegno, promette ricompense per onorare quelli che hanno servito bene… Così l’incontro tra mondi separati
da secoli di storia ci offre un esempio perfetto di Vision e Action nella Leadership. Il terzo Leader di pace a cui il
coordinatore passa il testimone è il polacco Lech Walesa, l’elettricista di Danzica , il vecchio leone di Solidarnosc,
prima organizzazione sindacale nel mondo sovietico fondata nel 1980 con l’appoggio di Papa Giovanni Paolo II° .
Si presenta con la semplicità dei grandi. Parlerà in modo diretto, senza giri di parole in maniera pragmatica “Io non
volevo essere un leader, in un altro paese non lo sarei mai stato ma lo sono da 40 anni. Sono solo un uomo che ha
parlato ad altri uomini e avevo il coraggio delle mie opinioni in un momento storico difficile dove venivano violate
le regole della democrazia. Si è conclusa un’epoca di grandi divisioni ma anche di grandi aspirazioni e grandi ideali,
ricordate che solo con i valori si può cambiare il mondo ” Ricordiamo che è sposato dal 1969 con Danuta. Lei era
fioraia in un negozio di fiori vicino al cantiere, i due non si separeranno mai e avranno 8 figli, alla penultima nata
nel 1982 daranno il nomen omen di Maria ViKtoria. Seguirà il Premio Nobel conferito nel 1982. Verrà ritirato l’anno
seguente 1983 dalla moglie poiché Walesa temeva che non gli sarebbe stato consentito di fare ritorno in patria. Nel
corso degli anni era stato più volte arrestato per aver partecipato ad attività dissidenti. Il resto è storia fino
all’elezione di Presidente nel 1990 e al suo tramonto politico pur restando una figura carismatica invitata in tutto
il mondo ad illustrare il ruolo del leader dal tempo della rivoluzione a quello della democrazia . “ Io sono l’ultimo
dei rivoluzionari” conclude e aggiunge un affettuoso tributo alla moglie che è stata sempre al suo fianco. Molti i
temi toccati anche attraverso le domande dell’attentissima platea rotariana: dall’affrancamento dai regimi totalitari
a come affrontare il populismo, alle divisioni all’interno dell’Europa di oggi. Il nostro coordinatore Roberto
Giacobbe pone l’ultima domanda prima della chiusura : “Come cambia il ruolo del leader dal tempo della rivoluzione
a quello della democrazia? “ Walesa: “ Con l’accordo sui valori, anche al di fuori del governo , la tempestività nel
pensiero e nell’azione , la capacità di trasmettere e convincere, questa è l’epoca del verbo” Si chiude con una
standing ovation anche per il leader polacco, eroe per caso.

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Abbiamo iniziato un nuovo altro grande progetto:
Costruiamo case per la gente povera di San Benito.
di Giampiero De Nardi

Le condizioni in cui vive molta gente sono tremende, c'è gente che vive in case fatte di lamiera pura e in una zona
dova la temperatura media è sopra i trenta gradi tutto l'anno, si trasformano in forni crematori. Per non parlare di
coloro che neanche possono permettersi di avere una casa di lamiera e vivono con una casa fatta da quattro pali di
legno e una copertura fatta con il telo di Nylon negro che è ancora peggiore delle lamiere. Pensare che bambini
vivano in queste condizioni a volte mi fa inorridire. Grazie a Fundepaz una ONG di un sacerdote colombiano, il
padre Fernando Echeverria, che vive negli Stati Uniti abbiamo iniziato a costruire le prime due abitazioni per
famiglie povere del territorio. In programma ce ne sono per l'anno prossimo altre 20, da come ha promesso il
sacerdote. Come sempre Dio apre cammini che neanche noi conosciamo. Questo sacerdote non mi conosceva, ne
io onoscevo a lui. Si è interessato della situazione del Petèn dopo aver letto dei tanti disastri che hanno colpito in
questi ultimi anni il Guatemala. Ha cominiciato a visitare il Guatemala per vedere di realizzare un progetto di aiuto
alla popolazione e ha scoperto che il Petèn è una delle realtà più tremenda della nazione. Ha preso contatti con una
giornalista locale, che partecipa alla nostra parrocchia e così hanno bussato alla nostra porta e il sacerdote mi ha
detto se potevo collaborare in un progetto di costruzione di case per i poveri. Ho pensato, questa è la Provvidenza
di Dio che mi manda l'occasione per aiutare tanta gente e chiaramente non me lo sono fatto ripetere due volte.

Riflessioni a partire del giovane ricco sui miei giovani poveri
di Giampiero De Nardi

Una volta ci si faceva questa domanda: Essere o avere? Oggi la domanda e’ diversa: Avere e dare o avere e tenere?
Se vince il “tenere”, è perchè abbiamo chiuso il nostro cuore, perché per dare occorre sentire. Il vangelo dice, beati
i poveri in spirito perchè di essi è il Regno dei cieli, non i poveri, ma i poveri in spirito. Ci sono poveri con la mentalità
di ricchi. Molte volte, il desiderio di ricchezza crea in loro una grande dipendenza e rende il povero schiavo del
consumismo, poiché ricerca la ricchezza dappertutto. Grazie a Dio ci sono poveri che si lasciano permeare dai valori
del Vangelo e in una forma che è santità. Gesù amò e chiamò a uomini ricchi, senza esigere di abbandonare le loro
responsabilità. La ricchezza in se stessa non è male, può esserlo l’origine, se fu acquisita ingiustamente (penso ai
tanti narcotrafficanti della zona), o la sua destinazione, se si utilizza egoisticamente senza prendere in
considerazione i più svantaggiati, chiudendo il proprio cuore alle esigenze dei fratelli. Beati gli aflitti dice il Vangelo,
cioè beati quelli che sanno piangere con le persone che soffrono, che condividono i dolori di tante persone. Vivendo
e lottando tutti i giorni contro la miseria e il degrado, mi sento di dire, che la povertà economica è quella più
tremenda, è quella a cui dedicare le nostre energie per estirparla. La povertà non è mai solo economica, con essa
vanno di pari passo tutte le altre povertà: sociale, culturale, morale, affettiva e, non per ultima, quella
spirituale. L'altro giorno una signora si stava sfogado con me, raccontando che il suo patrigno abusava di lei e delle
sue sorelle tutte le volte che la madre usciva di casa. A volte la sorella maggiore (che in quel tempo aveva appena
nove anni), racconta tra le lacrime questa signora, si sacrificava al posto di lei. L'uomo, allora, la sbatteva per terra
e gli metteva un piede in faccia, insultandola dandole della .... (già sapete cosa le diceva) e diciendole lo fai perche
ti piace... Non poche volte le aveva minacciate di sgozzarle con il machete se avessero raccontato la verità. Non
poche volte è tornato a casa ubriaco e ha picchiato a loro e alla moglie. Le picchiava con una corda di quelle che si
usano nelle barche, alla quale aveva fatto un nodo e bruciato l'estremità perchè facesse più male. Quando vivi nella
miseria, tutto è lecito. Di queste storie, potrei raccontarne a migliaia. Continuamente vengono ragazze, donne a
roccontarmi le tragedie che hanno vissuto da bambine o da fanciulle, alcuni sono membri eminenti nella nostra
parrocchia, danno la vita nella parrocchia lottando perchè queste cose non si ripetano. In Italia a volte giustifichiamo
come Chiesa, gli altri tipi di povertà come prioritari, ma facendolo solo ci inganniamo. In Italia ci sono i poveri, e li
abbiamo attorno a noi e a volte non ce ne rendiamo neanche conto. Non so se è più comodo non cercarli, o forse
abbiamo perso la capacità di darcene conto. Penso alla mia esperienza al Borgo Ragazzi Don Bosco. Quanta
povertà!!! e quanto impegno da parte della comunità educativa per lottare a 360° contro di essa. Il vangelo ha un
passo che è molto illuminante, quello del giovane ricco. Un giovane che aveva rispettato i comandamenti fin dalla
sua giovinezza, probabilmente non sapendo neanche il perchè. Incontra Gesù e se ne va triste. Le parole del Signore
rivolgendosi al giovane ricco sono manifestamente dure, pretendono sorprendere, risvegilarci dalla nostra
sonnolenza. Non si tratta di parole isolate e accidentali nel Vangelo: ripete venti volte questo tipo di messaggio. Lo
dobbiamo ricordare: Gesù avverte contro gli ostacoli che comportano le ricchezze, per entrare nella vita. Quello

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che più però mi fa pensare sono le parole finali di Gesù, quando dice che è più facile che un cammello passi per la
cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli. L’espressione “che un ricco entri nel Regno” si tratta, in primo
luogo, non dell’entrata nei cieli dopo la morte, ma dell’entrata nella comunità attorno a Gesù. E fino ad oggi è così.
I ricchi difficilmente entrano e si sentono a casa nelle comunità che cercano di vivere il vangelo d’accordo con le
esigenze di Gesù e che cercano di aprirsi ai poveri, agli emigranti ed agli esclusi dalla società. Dobbiamo trovare un
modo di essere solidali con i fatti. E i fatti, per quanto riguarda la povertà materiale, sono rappresentati dal dare
una possibilità concreta di uscire dallo stato di disagio economico nel quale le persone si trovano. Tutti dobbiamo
fare la nostra parte.

Ma c’è qualcosa di fondamentale per poter realizzare tutto questo. Qualcosa che spesso, sempre più spesso, ci
sfugge, concentrati come siamo su un quotidiano ricco si, ma di cose da fare, nel quale rimane ben poco spazio per
sentire il dolore della gente. Se non comprendiamo che ognuno di noi, ha tempo, la vita, entusiasmo, qualità, risorse
economiche per aiutare gli altri e che Dio ci chiederà conto di quello che abbiamo fatto e di quello che non abbiamo
fatto. Possiamo incominciare dal nostro quartiere, dalla nostra città, dalla nostra nazione fino ad arrivare a
prenderci cura della gente che soffre anche in altre parti del mondo. C'è un film, in cui l'inferno è spiegato
meravigliosamente. L'inferno è una stanza senza porte e finestre. Tu sei solo, completamente solo, senza nessuno
e lo sarai per tutta l'eternità. Questo mondo può diventare un inferno se viviamo chiusi nel nostro egoismo.
Dobbiamo aprire gli occhi del nostro cuore: Un esempio luminoso per me è Madre Teresa di Calcutta. «La
Provvidenza volle che madre Teresa arrivasse a parlare all’Assemblea Generale dell’ONU. Il segretario generale
Javier Pérez de Cuéllar volle invitarla a un atto pubblico che ebbe luogo il 26 ottobre 1985. Egli presentò madre
Teresa a tutti i partecipanti alla cerimonia con queste parole: “Ci troviamo in un’aula di discorsi. Nel corso degli anni
sono sfilati su questo podio gli uomini ritenuti più potenti. Oggi ci è offerta l’opportunità di dare il benvenuto alla
donna realmente più potente della terra. Non credo che ci sia bisogno di presentarla, perché lei non ha bisogno di
parole. Madre Teresa chiede fatti. Sono convinto che il meglio che si possa fare è renderle omaggio e dirle che lei è
molto più importante di me e di tutti noi. Lei è le Nazioni Unite! Lei è la pace del mondo!”. Madre Teresa, di fronte
a queste parole altisonanti, si fece ancora più piccola, ma la sua fede era grande e il suo coraggio era altrettanto
grande. Mostrò l’immancabile corona del Rosario e disse: “Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando,
Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino”. Fece un
momento di silenzio, poi aggiunse: “Pregate anche voi! Pregate e vi accorgerete dei poveri che avete accanto. Forse
nello stesso pianerottolo della vostra abitazione. Forse anche nelle vostre case c’è chi aspetta il vostro amore.
Pregate e gli occhi si apriranno e il cuore si riempirà di amore”».

Missione Peten
Aggiornamento sulla raccolta dei fondi del nostro progetto
di Federico Capoluongo

Il nostro club da diversi anni sostiene Don Giampiero che guida questa piccola missione dei salesiani in Guatemala,
cercando di portare conforto, cure sanitarie, alla popolazione locale, in un contesto di grande povertà e di difficoltà
ambientali. Il nostro obiettivo è ambizioso, vogliamo finanziare l’ampliamento della piccola struttura sanitaria della
missione, e per questo vogliamo attivare un Global Grants. Il nostro obiettivo è raggiungere l’equivalente di Usd
15.000. Di seguito la situazione della raccolta ad oggi:

 Saldo Anno Sociale 2017/2018                                                                               Eur 216,24
 Versamenti Volontari Soci *                                                                              Eur 3.240,00
 Quota Ingresso Anna Addamiano                                                                            Eur 1.000,00
 Riffa Natale 2018                                                                                          Eur 620,00
 Totale                                                                                                   Eur 5.076,24
*Aprilini, Capoluongo, Diamantini, Pistone

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Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2
Jillian Spose
Incontro con Valeria Prisco
di Federico Capoluongo

In occasione della seconda edizione del Made in Italy ho avuto modo di conoscere l’azienda e la sua anima creativa:
Valeria Prisco. L’azienda nasce circa dieci anni fa dall’unione di Massimo Moles, CEO di Jillian, manager di lungo
corso nel settore abbigliamento con particolare riferimento agli abiti da cerimonia e da sposa e Valeria Prisco,
direttore creativo. Da questa unione che vede le competenze manageriali ed imprenditoriali di Moles e la
freschezza, la creatività, la capacità di scegliere e fondere le materie prime, i tessuti, l’abilità sartoriale, la ricerca e
l’innovazione del prodotto di Valeria Prisco l’azienda che oggi nella provincia di Roma, ad Anzio, vede il suo quartier
generale ed il suo flagship store, dove vengono confezionati questi bellissimi abiti da cerimonia e da sposa. Ci faceva
piacere raccontare questa storia perché è bello vedere come la passione, la competenza, la voglia di imporsi in
mercati sempre più globalizzati e competitivi non abbia spaventato una giovane imprenditrice ed il suo socio, capaci
di ricavarsi una quota di questo mercato e di proiettare quest’azienda, nel giro di pochi anni, sui mercati
internazionali, portando i suoi prodotti non solo in Europa, ma in mercati complessi come Cina, Giappone,
Thaliandia.
Quest’azienda, che nasce ed opera nella provincia di Roma, con tutte le difficoltà locali e logistiche che possiamo
ben immaginare, è l’esempio di come la qualità del lavoro, la ricercatezza dei tessuti, del lavoro di confezionamento
di questi abiti, del made in italy nel senso più pieno del termine, trovino oggi nel mondo del lavoro e dell’impresa
ancora spazio.

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Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2
La Democrazia Concreta
di Pier Giorgio Pistone

La lista degli ideali e dei diritti potrebbe sintetizzarsi in libertà individuale, laicità, giustizia. Se essi sono oggi diventati
più un ideale che una realtà, trasformandosi in valori, che per di più non tutti rispettano, allora sono minacciati;
forse si potrebbe riflettere che la causa è la rottura, in una democrazia, dell'equilibrio della convivenza fra individuo
e comunità. Per molti anni la cosiddetta democrazia liberale ha purtroppo lasciato che l'economia non dipendesse
da alcun potere, rispondendo solo dalle leggi del mercato, senza alcuna restrizione sulle azioni degli individui.
L'eccesso di libertà di cui si sono impadroniti i più potenti, è diventata la mancanza di libertà dei meno potenti.
L'economia è così diventata indipendente anche da qualsiasi potere politico, e il bene comune è mal difeso e
tutelato, senza rispettare a volte persino il livello minimo indispensabile per la comunità. L'idea di uguaglianza,
ideale fondante delle nostre democrazie, è ancora presente alla base delle nostre leggi, ma non sempre viene
rispettata. Oggi l'individuo è più debole perché i più potenti hanno di più, anche se sono un piccolo gruppo; la
disuguaglianza può aumentare in modo vertiginoso. Mi domando, ma gli individui poveri sono liberi? Quando non
è possibile trovare il modo di curare le malattie, quando non si può più vivere nella casa che si aveva, si è ancora
liberi? L'obiettivo della democrazia, cioè offrire uno stesso punto di partenza a tutti in quanto uguali davanti alla
legge, è raggiunto se i soldi di fatto comprano la legge? Se non si può esercitare la libertà perchè non si ha potere,
essa diventa solo una parola scritta sulla carta. Oggi questo principio non è rispettato: chi non ha soldi spesso non
può quindi godere della libertà di spendere, riservata a quelli che i soldi ce li hanno. A mio avviso quando la libertà
di pochi diventa eccessiva, impedisce l'uguaglianza di tutti. Quando i diritti diventano una vuota realtà formale, ci
rimane la possibilità di protestare, di rivolgerci alla giustizia. Non bisogna cambiare i principi, perché sono già scritti,
ma abbiamo visto che per certuni ci sono molti modi per schivarli e sarebbe necessario ribadire che il potere politico
non può capitolare di fronte alla prepotenza di chi infrange il contratto sociale a proprio favore. L'idea di resistenza
mi è sempre sembrata fondamentale nella vita democratica. Ma bisogna essere disponibili a intervenire, anche se
questo richiede di essere coraggiosi e attivi. Se pensi "chi me lo fa fare", sei già diventato un suddito. Le devastazioni
dei diritti, causate dalla paura o dall'assuefazione, sono state immense, come per le torture. L'idea che si possa
giustificare o legalizzare la tortura troppi l'hanno accettata docilmente. In questo modo può vincere il principio di
uno Stato pseudototalitario, alla ORWELL, gestito da telecamere e socialmedia oggi purtroppo onnipresenti, che
raccoglie tutte le informazioni possibili sui suoi cittadini: in tutto questo, le libertà individuali prima o poi si riducono
a una chimera. Il vero pilastro della democrazia è l'idea che in un sistema democratico ogni potere, anche la libertà
di stampa, ha delle limitazioni democratiche. Resistere senza odio è stato l'ideale di molti uomini giusti, ed è la
maniera più efficace di combattere il male, perché la democrazia è anche pazienza e specialmente mediazione, non
la sopraffazione delle maggioranze. Quando una società è turbata, per la fretta preferisce affidarsi alla velocità con
cui i cosiddetti leader - spesso potenziali dittatori, in forme oggi magari più dissimulate - promettono miracoli per
averne un'immediata ricaduta di consensi. Diventiamo soggetti deboli, capaci di infilarci in una scorciatoia, pur di
raggiungere un obiettivo tanto risolutivo quanto illusorio. Quando c'erano le ideologie autoritarie, mobilitavano
milioni di persone e spingevano a obbedienza cieca, pronta, assoluta con numerosi aspetti negativi, qualcuno
addirittura spaventoso. Nella nostra società attuale c'è in teoria più capacità di scegliere volta per volta, come
dimostrano gli ondeggiamenti elettorali, un tempo inesistenti. In pratica però questa facoltà è catturata dagli
stregoni del consenso, persone disinvolte in grado di cogliere le spinte profonde dell'animo collettivo per farsene
interpreti e mietere a proprio vantaggio. Hanno strumenti di due tipi: la vociferazione con l'insulto gridato, oppure
la promessa mirabolante di dare tutto a tutti, rimediando a ogni male. Il pregio della democratica sta invece nel
saper conciliare i contrastanti interessi di una società; se la lentezza democratica è malconcia, hanno maggior
fortuna gli urlatori e gli illusionisti. Ovviamente la lentezza democratica non può diventare un alibi. Per mantenere
la grande tradizione di equilibrio tra difesa del bene comune e libertà individuale, sarà urgente affrontare ad
esempio i problemi dell'evasione fiscale, dell'approvvigionamento energetico, ma anche dell'intelligence. Io
cercherò di mantenere il mio pensiero critico, per la libertà per cui pago volentieri tutto il prezzo che c'è da pagare.
E se essere sincero, ribellarsi, assumere posizioni che non sono condivise dalla massa, significa avere amici
selezionati e mostrare un cattivo carattere, rivendico la dignità di essere fiero di ciò e starò con chiunque avrà
onestà, ma certamente non fedeltà, da condividere.

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Bollettino Rotary Club Roma Sud Est Anno Rotariano 2018/2019 n. 2
Galleria Fotografica

                     Elezioni 2018 – Hotel Bernini Bristol 15.11.2018
                     Federico Capoluongo Presidente Anno 2018/2019 – Gabriella Aprilini Pistone Presidente Incoming 2019/2020
                     Gian Luca Covino Presidente Eletto 2020/2021

Italiano Vero – 17 Marzo 2019                                         Italiano Vero – 17 Marzo 2019
Valeria Prisco – Direttore Creativo di Jillian                        Federico Capoluongo – Presidente Roma Sud Est

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Hotel Parco dei Principi – 16 Gennaio 2019                          Hotel Bernini Bristol – 5 Luglio 2018
Interclub Relatori Gianluca Vanin e Fabrizio Pini.                   Nomina a Socia Onoraria
                                                                     Dott.ssa Rosalba Rotondo Cogliandro.

Hotel Ambasciatori – 03 Aprile 2019
Interclub Relatore Dott. Gerardo Greco

Teatro Manzoni – 06 Maggio 2019
Succedeva a Chicago in un fredda sera d’inverno

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