Banca Popolare Bari, rafforzare il patrimonio entro giugno 2019

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Banca Popolare Bari, rafforzare il patrimonio entro giugno 2019
Banca Popolare Bari, rafforzare il
patrimonio entro giugno 2019
BARI -Il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari,
con l’odierna approvazione del Piano 2019-2023, ha tracciato il
percorso industriale con il quale intende riaffermare e consolidare il
proprio ruolo nelle aree geografiche di riferimento ed amplia il
raggio di azione attraverso soluzioni innovative.     annunciando “il
rafforzamento dei coefficienti patrimoniali, da realizzare entro
giugno 2019 attraverso adeguate iniziative di capital relief, anche
mediante l’emissione di strumenti finanziari destinati ad investitori
qualificati“.

                                           Aspetti   salienti    del
documento programmatico – recita un comunicato stampa – “sono
l’efficientamento e il ridisegno della struttura di costo nonché la
revisione radicale del modello di business, attento alla matrice dei
margini reddituali, all’innovazione commerciale e ai temi della
digitalizzazione. Forte attenzione è posta alla valorizzazione degli
attuali azionisti, che potranno accedere a concrete iniziative a loro
dedicate e beneficiare del ritorno a una redditività strutturale
coerente con l’andamento di mercato“.

Punti nodali del Piano e tappe del percorso sono: il rafforzamento dei
coefficienti patrimoniali, da realizzare entro giugno 2019 attraverso
adeguate iniziative di capital relief, anche mediante l’emissione di
strumenti finanziari destinati ad investitori qualificati; il
riassetto societario con approdo alla banca SpA, anche attraverso
l’ingresso di nuovi soci, in grado di affermarsi sul mercato come
competitor affidabile e innovativo e, nel contempo, lo sviluppo
dell’attuale banca cooperativa, partecipe del consolidamento del
sistema delle popolari attraverso la “banca della comunità”,
finalizzata a rafforzare la capacità produttiva e competitiva degli
aderenti e a preservare le specificità delle attuali realtà
cooperative;    la reingegnerizzazione del business, orientata al
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consolidamento della vocazione territoriale ed al recupero di
redditività, puntando sulla qualificazione del servizio alle PMI e
alle famiglie, nonché sulla valorizzazione delle potenzialità di
filiere e distretti industriali – lo sviluppo del canale digitale,
fattore fondamentale per supportare e accrescere la base di clientela
e, per altro verso, orientare il business verso nuovi modelli centrati
sull’adozione di tecnologie innovative;            per gli NPLs, il
miglioramento degli indicatori di qualità creditizia, traguardando le
best practice di sistema, attraverso la messa a regime delle efficaci
politiche di derisking realizzate tra il 2014 e il 2018.

Banca Popolare di Bari prevede anche “il riassetto societario con
approdo alla banca SpA, anche attraverso l’ingresso di nuovi soci”.
“Nel contempo” – scrive l’istituto barese – è previsto “lo sviluppo
dell’attuale banca cooperativa, partecipe del consolidamento del
sistema delle popolari attraverso la “banca della comunità”,
finalizzata a rafforzare la capacità produttiva e competitiva degli
aderenti e a preservare le specificità delle attuali realtà
cooperative“.

Per l’attuazione del Piano sono previsti il riposizionamento delle
strutture della Direzione Generale, l’attivazione di cantieri
progettuali – già definiti e presidiati da uno steering committee – ed
il rafforzamento del basket delle competenze.

La Banca Popolare di Bari accelera:
in arrivo piano industriale e
ricapitalizzazione
Banca Popolare Bari, rafforzare il patrimonio entro giugno 2019
ROMA – Prevista per la
riunione del consiglio di amministrazione di mercoledì 23 gennaio la
presentazione del nuovo piano industriale strategico triennale,
predisposto dal nuovo management insieme all’advisor Rothschild per il
rilancio della Banca Popolare di Bari, che è un istituto come la
Popolare di Sondrio, che non ha ancora applicato la riforma sulle
banche popolari emanate dal governo Renzi che attende il via
libera dall’imminente pronuncia della Corte di Giustizia Europea
chiamata in causa dal Consiglio di Stato.

La decisione della Corte del Lussemburgo è prevista in primavera e
quindi la trasformazione in spa dovrebbe essere portata a termine
verso metà anno o forse successivamente. De Bustis avrà quindi il
tempo per organizzare la ristrutturazione della banca, risolvere il
problema della difficile vendibilità delle azioni e a cercare un socio
finanziario che consente alla Popolare di Bari di rafforzare il
proprio patrimonio.
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Vincenzo De Bustis il nuovo amministratore delegato della Banca
Popolare di Bari

L’ arrivo del banchiere Vincenzo De Bustis nel ruolo di amministratore
delegato alla Popolare di Bari è un ritorno in Puglia dopo alcuni
anni passati ai vertici di già ai vertici di Deutsche Bank Italia,
Banca 121, Monte dei Paschi di Siena. De Bustis aveva lasciato la
Popolare di Bari da direttore generale (carica ricoperta dal 2011 al
2015) ed adesso è tornato dopo quasi quattro anni, da amministratore
delegato. E’ stato Marco Jacobini il presidente della maggior banca
del Mezzogiorno, a richiamarlo dopo aver consultato la Banca d’Italia,
che ha dato il via libera.

Va ricordato che Il nome di De Bustis a Bari è legato alla controversa
acquisizione di Banca Tercas, ispirata dalla Banca d’Italia alla
Popolare di Bari che esaudì gli auspici informali della Vigilanza di
Bankitalia. “Per quell’acquisizione, finanziata con due aumenti da 330
milioni – ha scritto il quotidiano La Repubblica – Consob due mesi fa
ha chiesto per De Bustis, i tre Jacobini e il vertice del 2014-2016
multe per 2,6 milioni, per la determinazione del prezzo d’aumento, le
omissioni informative nei prospetti e una profilatura clienti poco
attenta alla loro propensione al rischio. Subito dopo la richiesta di
sanzioni è stata sospesa dalla Corte d’appello di Bari, dov’è in corso
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il procedimento tra le parti”.

Un segnale forte lanciato dalla banca barese che vuole cambiare
passo. Il piano triennale predisposto dovrebbe prevedere la
trasformazione della natura giuridica in società per azioni ed una
necessaria ripatrimonializzazione. Sulla trasformazione giuridico-
societaria che dovrà tenere contocon il diritto di recesso, stanno
lavorando     il notaio milanese    Piergaetano Marchetti ed il
manager Paolo Gualtieri, enttambi consulenti molto apprezzati nel
settore bancario.

Sarebbe previsto per la prossima settimana l’ultimo incontro a Milano
per la definizione di quanto necessario a realizzare la trasformazione
in spa., che è molto attesa in quanto potrebbe costituire un punto di
riferimento nel settore delle banche cooperative. La banca barese
presieduta da Marco Jacobini dovrebbe varare un’operazione complessiva
da 500 milioni per la necessaria ripatrimonializzazione,       300 dei
quali dovrebbero essere raccolti da un aumento di capitale aperto al
mercato, mentre i 200 milioni verrebbero raccolti attraverso strumenti
finanziari subordinati (T1) mediante un private placement rivolto agli
investitori istituzionali.

La Procura di Bari sequestra altri
documenti alla BPB. La Consob
sanziona l'istituto e la quotazione
in Borsa diventa sempre più
lontana...
BARI – L’inchiesta della Procura sulla Banca Popolare di Bari
coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi si espande
attraverso nuovi sequestri di documentazioni, a conferma che
contrariamente a quanto sostenevano i vertici della Popolare di Bari,
l’indagine giudiziaria non è assolutamente arrivata a conclusione e
quindi difficilmente arriverà un’archiviazione. L’acquisizione dei
nuovi documenti è stata disposta dalla Procura , che negli ultimi mesi
ha approfondito i filoni investigativi relativi alle ipotesi di
truffa, ostacolo alla vigilanza, falso in bilancio e maltrattamenti.
Invece nel marzo scorso è stata definitivamente accantonata ed
archiviata dallo stesso procuratore Rossi l’ipotesi investigativa di
una regia comune che avrebbe organizzato le condotte illecite,
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richiesta condivisa dal gip Francesco Pellecchia che ha disposto
l’archiviazione per quella ipotesi di reato e la restituzione degli
atti al pm.

il procuratore aggiunto della Procura di Bari, Roberto Rossi

Nel fascicolo in questione risultano indagati dall’ agosto 2017 il
presidente Marco Jacobini; i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi;
l’ex direttore generale Vincenzo De Bustis ; il dirigente dell’area
contabilità e bilancio della Popolare, Elia Circelli, ed Antonio
Zullo a capo dell’ufficio Rischi . L’inchiesta venne avviata a seguito
della denuncia di un ex funzionario, che segnalò ai vertici
dell’istituto bancario barese delle irregolarità nell’acquisizione di
Banca Tercas, e per questo motivo sarebbe stato successivamente
“mobbizzato” e persino licenziato dai vertici della Banca Popolare di
Bari.
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Fu questa la molla che lo spinse a svelare agli inquirenti i segreti
della più grande banca pugliese, che a sua volta lo contro-denunciò,
ma nonostante lo squallido tentativo della BPB di difendersi
denunciando il proprio dipendente licenziato, l’inchiesta relativa
fatti avvenuti tra il 2013 e il 2016 non si è fermata ed è andata
avanti arricchendosi di ulteriori informazioni grazie alle evidenze
investigative della Guardia di Finanza e da alcune consulenze
acquisite.
I punti su cui si è concentrata la massima attenzione dei magistrati
inquirenti sono molto tecnici, ma anche collegati direttamente ai
danni lamentati da migliaia di piccoli azionisti, molti dei quali
hanno depositato denunce, altri sono stati ascoltati come persone
informate sui fatti. Per ora all’attenzione del procuratore Rossi c’è
la relazione redatta dai consulenti e dai militari della guardia di
finanza insieme agli ultimi atti recentemente acquisiti. La decisione
sul futuro della Popolare di Bari è racchiusa in queste carte.
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I vertici della Banca Popolare di Bari         lo sanno molto bene,
sopratutto dopo che sono stati sanzionati dalla Consob a pagare 2,6
milioni di euro , una decisione “pesante” che può cambiare gli
equilibri nel contenzioso in corso tra laPopolare e migliaia di
azionisti che hanno portato negli ultimi anni la banca in tribunale
per ottenere la restituzione dei propri soldi investiti, ma di fatto
“bruciati” dall’acquisto di azioni della Banca rivelatesi di fatto
invendibili. Il provvedimento della Consob è importante perché
all’origine di quelle sanzioni ci sono motivazioni molto gravi.
Il collegio della Consob ha stabilito infatti che i provvedimenti,
notificati ad almeno una ventina di persone, debbano essere pubblicati
sul Bollettino dell’Autorità. Le sanzioni comminate alla banca quale
“responsabile in solido” ammontano a circa 1,8 milioni sui 2,6
complessivi. I fatti per i quali sono state accertate le violazioni
(articoli 21 e 94 del Tuf) riguardano le modalità di determinazione
del prezzo degli aumenti di capitale (per complessivo valore di 330
milioni) varati dalla banca nel 2014 e nel 2015 e le omissioni di
informazioni in merito a queste modalità presenti nei prospetti
informativi.
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I passaggi più delicati, però chiamano in causa oltre a board,
collegio sindacale, il presidente Marco Jacobini e i manager Luigi e
Gianluca Jacobini, ma anche l’ex dg Vincenzo De Bustis riguardano la
“profilatura” dei clienti, ai quali secondo l’Autorità sono stati
venduti strumenti come titoli azionari, bond subordinati ma anche
proposti finanziamenti baciati    cioè finalizzati, all’acquisto delle
azioni della stessa banca), nonostante la loro propensione del rischio
in base alle normative vigenti al periodo risultasse bassa (a fine
2016 il 36,5% dei clienti, 29 mila, “presentava un portafoglio
inadeguato“).

Le contestazioni mosse dalla Consob hanno origine in buona parte a
seguito di una verifica ispettiva della Banca d’Italia, disposta nel
2016 anche per alcuni accertamenti condivisi con Consob. La vigilanza
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ha individuato almeno 10 finanziamenti baciati, che va chiarito non
sono vietati, ma l’Autority contesta il fatto che i soggetti ai quali
sono stati proposti non presentassero come scritto in precedenza un
profilo di rischio adeguato. Il “punto centrale” dell’istruttoria si è
soffermato sulla gestione degli ordini di vendita dei titoli della
Popolare di Bari, la cui compravendita sul mercato secondario avveniva
fino alla metà del 2017 attraverso un sistema di negoziazione interno,
su una piattaforma gestita dall’area finanza della stessa banca.

Oltre 200 esposti nel 2016 avevano segnalato in particolare, un
intervento tardivo della banca nell’inserire gli ordini di vendita
delle azioni. Si evidenziano “errori operativi che hanno portato a non
inserire ordini di vendita inviati per corrispondenza, posta
elettronica o consegnati a mano», si legge. L’istruttoria rivela
«carenze procedurali ed errori operativi” oltre alla “mancanza di
presidi che assicurino la certezza della data di ricezione della
disposizione di vendita” che con l’inserimento tardivo degli ordini ex
post fatti dagli uffici, non hanno consentito di rispettare la
priorità temporale con la quale invece erano pervenuti gli ordini.

                                           “Tale circostanza assume un
particolare rilievo per quegli ordini che hanno trovato esecuzione
successivamente alla delibera assembleare del 24 aprile 2016, che ha
ridotto il prezzo dell’azione da 9,53 a 7,5 euro” si legge nella
decisione della Consob, che spiega al riguardo che la banca barese
“ha riconosciuto a 5 clienti , per complessivi 41 mila euro, le
perdite subite per la mancata esecuzione della vendita in aste
antecedenti la diminuzione del prezzo azionario“. Viene citato il caso
della società di costruzioni Debar (del costruttore barese Domenico De
Bartolomeo presidente di Confindustria Bari) che è riuscita a ottenere
l’inserimento ex post di un ordine del valore di 4,1 milioni: questo
serviva a ridurre un finanziamento concessole dalla stessa Popolare di
Bari per 5,15 milioni di euro.
La lentezza nell’esecuzione degli ordini si è manifestata quando
migliaia di soci hanno cercato di liberarsi dei titoli. Il loro prezzo
era stato determinato ed indicato dalla Popolare di Bari    nel 2014, a
9,53 euro (nell’aumento venne applicato uno sconto del 6%,
attestandosi a 8,95 euro) senza informare gli investitori degli esiti
della valutazione di Deloitte. La società di consulenza aveva usato
tre metodologie per valutare la banca; quella sul confronto rispetto
ai multipli impliciti di altri aumenti di capitale aveva mostrato come
il range di valore si attestasse tra 7 e 8 euro. Ma, osserva la
Consob, di tutto questo il consiglio di amministrazione della Banca
non ha tenuto conto e peraltro nulla è stato indicato nei prospetti.

Arrestato Giancaspro ex-presidente
del Bari Calcio

                                           BARI – La Guardia di
Finanza di Bari ha posto agli arresti domiciliari per bancarotta
fraudolenta Antonio Giancaspro l’ex patron del Bari Calcio accusato
del crac della Finpoweer srl, società della quale – secondo l’accusa
della Procura di Bari – era amministratore di fatto. Le contestazioni
risalgono al periodo compreso fra maggio 2013 e gennaio 2018, data del
fallimento.

Giancaspro, in concorso con il legale rappresentante della Finpoweer
Giovanni Ferrara, imprenditore campano indagato a piede libero,
avrebbe fatto sparire dalle casse societarie 3,4 milioni di euro. Il
denaro proveniente dal crac sarebbe poi finito nella società Kreare
Impresa   che a sua volta controllava e possedeva il 70% della
Finpoweer, di proprietà di Giancaspro.
Indagato a piede libero per bancarotta, anche il liquidatore di
Finpoweer, il terlizzese Francesco Pio Izzo, per avere agito in
concorso con Giancaspro. I due, prima del fallimento della società,
avrebbero prima svenduto parte delle quote (3 milioni rispetto al
prezzo di mercato di 10 milioni), e successivamente avrebbero
svenduto a Kreare Impresa tutte le quote della FTV srl, un’altra
società controllata dalla Finpoweer.

                                          Cosmo Giancaspro e alcuni
funzionari della Banca Popolare di Bari sono indagati da tempo anche
in un’altra inchiesta della magistratura barese, relativa alla
gestione del Bari Calcio, per aver escogitato uno “stratagemma” che
aveva il fine di evitare una penalità della FIGC alla squadra barese
retrocessa d’ufficio in serie D. Nell’aprile scorso Giancaspro
riuscì “con la complicità di funzionari della BPB“, a far risultare
il pagamento dei contributi previdenziali dei giocatori circa 20
giorni prima dell’effettivo versamento, “per evitare di subire le
penalità da parte della FIGC“.

L’operazione venne realmente effettuata il 6 aprile, ma sui documenti
prodotti alla FIGC riportava la data del 15 marzo, facendo risultare
come spiega il Gip Francesco Mattiace che “il ritardo era dovuto a non
meglio chiariti disguidi addebitabili all’istituto di credito . Ma
tutto ciò non sortì effetto sperato al punto tale che l’organo di
disciplina sportiva della Federcalcio comminò una penalità alla
squadra“. La società ha poi continuato ad accumulare debiti fino alla
richiesta di fallimento avanzata dalla Procura.

Uno dei particolari di rilievo    contenuti all’ordinanza d’arresto
 spiega le ragioni per cui il Gip Mattiace ha disposto le esigenze
cautelari , che si fondano sul pericolo di reiterazione del reato in
quanto Giancaspro “opera ancora nel settore imprenditoriale” e, in
particolare, per il suo “ruolo di azionista totalitario e
amministratore della FC Bari spa“.

Il gip del Tribunale di Bari nella sua ordinanza ricostruisce la
circostanza nel marzo scorso, in prossimità del pagamento degli F24
della società sportiva, aspettava che arrivasse nelle casse nella
società Kreare Impresa una somma di circa 3 milioni di euro “da un
non meglio individuato ‘Fondo Libanese‘”. Dopodichè avrebbe
cercato “l’ausilio dell’ avvocato Giancarlo Lamma” membro del Cda
della FC Bari 1908, di creare una società con sede a Londra con conto
corrente in una banca a Francoforte per riuscire a far poi transitare
il denaro “in pochissimo tempo (un giorno) nelle casse della FC
Bari“». Operazione questa della quale Giancaspro avrebbe parlato anche
ad un funzionario della Banca Popolare di Bari.

Negli atti dell’indagine che ha portato oggi all’arresto di
Giancaspro    infatti si fa riferimento anche a queste “ulteriori
condotte delittuose” relative alle scadenze previdenziali dei
calciatori biancorossi. In questa inchiesta, coordinata dal pm Larissa
Catella, Giancaspro e i funzionari di banca sono accusati anche di
ostacolo all’Autorità di vigilanza.

Giancaspro avrebbe portato sull’orlo del fallimento anche la Helios
srl, un’altra società    riconducibile alla sua Kreare Impresa, che
gestiva la “Casa Protetta Ancelle del Santuario” una casa di cura per
anziani, accreditata presso il Servizio Sanitario Nazionale, che versa
in in stato di crisi ed attualmente in fase di richiesta di concordato
preventivo fallimentare

                                           Secondo le certosine ed
approfondite indagini della Guardia di Finanza guidata dal comandante
provinciale di Bari Gen. Nicola Altiero     non avrebbe presentato i
bilanci della società per sei anni, esattamente come aveva fatto per
la Finpower, Giancaspro. L’ultimo bilancio infatti risulta presentato
nel 2012 quando la società risultava già in perdita. Nel momento in
cui i creditori hanno iniziato a pignorarne i conti correnti,
Giancaspro l’ anno scorso avrebbe pilotato la cessione di un ramo
d’azienda ad una cooperativa controllata da suoi prestanome e così
facendo “dirottato altrove gli incassi”, in particolare le rette dei
pazienti, per evitare che confluissero presso i conti correnti
sottoposti a pignoramento.

Trani: archiviata inchiesta sulle
banche "per infondatezza della
notizia di reato"
ROMA    – Il Gip del
Tribunale di Trani, Raffaele Morelli, ha archiviato l’inchiesta per
usura bancaria a carico di 62 ex o attuali figure apicali di Monte dei
Paschi, Bnl, Unicredit e Banca Popolare di Bari, ma anche di Banca
d’Italia e del Ministero del Tesoro, “per infondatezza della notizia
di reato” . Tra gli indagati, prosciolti alle accuse, anche l’attuale
ministro delle Politiche Europee, Paolo Savona, Alessandro Profumo (ex
ad di Unicredit), Luigi Abete (presidente di Bnl-Parobas), Giuseppe
Mussari (ex presidente di Mps), Marco Jacobini (presidente della Banca
Popolare di Bari), Fabrizio Saccomanni (ministro dell’Economia durante
il governo Letta) e di Anna Maria Tarantola (successivamente diventata
presidente Rai) per i loro ruoli in Banca d’Italia.

Nell’elenco dei 62 indagati per cui è stata decisa l’archiviazione
definitiva compaiono     anche i nomi di Piero Sergio Erede, Fabio
Gallia, Federico Ghizzoni, e Pier Paolo Piccinelli per i propri
incarichi ricoperti nella Bnl-Paribas, contestati all’epoca dei fatti
; di Francesco Gaetano Caltagirone per Monte dei Paschi di Siena ;
di Roberto Nicastro e Dieter Rampl per Unicredit; Candido Fois ,
Mario Fertonani e Piergiorgio Peluso per Unicredit Banca d’Impresa; e
di Pasquale Lorusso e Fulvio Saroli della Banca Popolare di Bari.

Il ministro Savona  attualmente tra le 23 persone indagate dalla
Procura di Campobasso per “usura bancaria“, sempre in relazione
all’applicazione dei tassi di interesse, venne coinvolto all’epoca dei
fatti nel procedimento della Procura di Trani       in qualità di ex
presidente di Unicredit-Banca di Roma.

Gli indagati rispondevano delle accuse di aver praticato, secondo
l’accusa, tassi e interessi usurari sui finanziamenti concessi, dal
2005 al 2012, ad alcuni imprenditori del Nord Barese. I dirigenti di
Bankitalia e del ministero rispondevano, invece, del concorso morale
nel reato contestato. Per Bankitalia, archiviate, anche le posizioni
dell’ ex direttore generale Vincenzo Desario , e degli ex-capi della
Vigilanza Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e
Luigi Federico Signorini; e di Giuseppe Maresca del Ministero
dell’Economia .

Michele Ruggiero

Tutto ebbe inizio nel giugno 2014, con la notifica ai 62 dirigenti
degli avvisi di conclusione delle indagini effettuata dal Nucleo di
Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari . Secondo
l’ipotesi accusatoria dell’ex pm di Trani, Michele Ruggiero,
attualmente in servizio presso il capoluogo barese, gli interessi su
alcuni finanziamenti sarebbero stati calcolati sul credito accordato
invece di quello realmente erogato ed utilizzato dai clienti delle
banche.

Così facendo i tassi effettivi globali        dei finanziamenti, che
venivano concessi come anticipazioni su conto corrente, sarebbero
risultati inferiori a quelli realmente applicati , in maniera tale
tali da apparire entro il cosiddetto “tasso soglia usura” . Secondo la
Procura tranese così facendo, i vertici di Bnl, Mps, Unicredit e Banca
Popolare di Bari, per ben 7 anni dal 2005 al 2012, sarebbero incorsi
nel reato di usura bancaria aggravata e continuata in concorso. Invece
le ipotesi accusatorie a carico dei dirigenti indagati della Banca d’
Italia e del Ministero del Tesoro: “consapevolmente e volontariamente
(quanto meno con dolo eventuale) concorrevano moralmente con i
dirigenti degli istituti di credito” nel reato di usura.

Lo stesso pm Ruggiero un anno fa aveva richiesto al Gip la richiesta
di archiviazione, dopo aver rilevato “sulla base delle argomentazioni
della perizia effettuata dai funzionari della Banca d’Italia, la
carenza dell’elemento soggettivo del reato a carico degli indagati“.
La perizia in questione era stata fatta eseguire nuovamente, per la
seconda volta   dal magistrato dal magistrato inquirente proprio a
Palazzo Koch, a seguito del deposito delle memorie difensive
presentate da alcuni indagati che avevano interesse ad ottenere dei
necessari “approfondimenti mirati ad un riesame dei criteri contabili
ed ermeneutici dapprima adottati dai consulenti tecnici” della Procura
di Trani.

 Nonostante le opposizioni presentate da alcuni denuncianti, il
giudice per le indagini preliminari Raffaele Morelli, ha accolto la
richiesta di archiviazione del pm Ruggiero, spiegando che nell’analisi
effettuata dai consulenti della procura di Trani non vi era la
necessaria simmetria tra le metodologie di calcolo ai fini del test di
usura, aggiungendo che i periti della Procura tranese avevano persino
“disapplicato le istruzioni della Banca d’Italia, inserendo anche la
commissione di massimo scoperto nel computo del tasso soglia anche nel
periodo antecedente all’1 gennaio 2010“.

Secondo il Gip Morelli non ci sarebbe dolo diretto nella condotta del
dirigente bancario “che abbia praticato eventualmente condizioni
usurarie in adesione alle istruzioni provenienti dalla Banca
d’Italia”, tanto meno “quale cosciente volontà di conseguire vantaggi
usurari”.    A carico dei dirigenti di Banca d’ Italia il Gip ha
ritenuto che “non è ipotizzabile nessun concorso rilevante nei reati
contestati alle banche“.

Bari Calcio e Banca Popolare di
Bari: indagati in 4 dalla Procura
barese

                                            ROMA – Il presidente del
club biancorosso, Cosmo Giancaspro è finito nuovamente sotto
indagine. I finanzieri del nucleo di polizia economico-
finanziaria della Guardia di Finanza di Bari nell’ambito di una nuova
inchiesta che ha già quattro indagati, tra cui Giancaspro e funzionari
dell’istituto di credito, si sono presentati su delega della Procura,
sono ritornati negli uffici della società calcistica Fc Bari 1908, per
acquisire documentazioni negli uffici amministrativi, e
successivamente si sono recati anche presso la sede della Banca
Popolare di Bari per verificare dei documenti.

Le ipotesi di reato avanzate dai pm Larissa Catella e Giuseppe
Dentamaro della Procura di Bari      sono   ostacolo all’attività di
vigilanza e falso in atto pubblico. Il Fc Bari 1908, con un comunicato
stampa rende noto che “Le attività non hanno avuto a oggetto questioni
concernenti la convocazione dell’assemblea straordinaria dei soci, né
tantomeno alcun aspetto relativo alla situazione patrimoniale della
società“, infatti l’ indagine in corso è diferente è relativa ad
alcune incongruenze, che potrebbero essere delle false attestazioni,
nella vicenda del mancato pagamento dei contributi ai calciatori.

In pratica quanto è costata la penalizzazione di due punti in
classifica alla squadra e, di fatto, l’esclusione dai playoff. Ecco
cosa è successo: la società avrebbe dovuto pagare ai tesserati entro
lo scorso 16 marzo i contributi e le ritenute d’acconto per le
mensilità di gennaio e febbraio 2018, attraverso la trasmissione
telematica dei modelli F24. Ed il Fc Bari 1908, guidato dal presidente
Giancaspro lo effettua, o almeno così sostiene in una dichiarazione
depositata alla Covisoc, la commissione di vigilanza della FIGC sulle
società di calcio professionistiche, che è stata controfirmata
da Giovanni Palasciano responsabile controllo contabile della società
calcistica barese,    il quale però che nei giorni successivi si è
accorto che   sugli estratti conto della società non compare alcun
pagamento per gli F24 e quindi ha correttamente segnalato tale
anomalia alla Covisoc.

                                           La commissione di vigilanza
della FIGC ha mandato i suoi ispettori a Bari, ma non è stata data
loro la possibilità di accedere alla sede del Fc Bari 1908, da qui la
segnalazione alla Procura federale. Lo scorso 6 aprile, la società
calcistica Fc Bari 1908 diffonde un comunicato in cui         vengono
smentite tutte le voci relative al mancato pagamento, assicurando
invece che è stato effettuato regolarmente nei termini previsti, e lo
stesso giorno vengono trasmessi alla Covisoc degli F24, con timbri e
firme della Banca Popolare di Bari, che sono però ben ben diversi da
quelli telematici passati sotto gli occhi di Palasciano, e persino la
data del bonifico: 16 marzo 2018.

                                          Gli accertamenti immediati
della Guardia di Finanza, però, hanno portato alla luce una realtà
ben diversa: i quattro modelli F24 sono stati pagati dalla Banca
soltanto il 6 aprile 2018 cioè     lo stesso giorno del comunicato
stampa, e quindi dopo il deposito di due bonifici e un giroconto per
un milione 148mila euro. Ma dagli atti dell’indagine svolta dai
finanzieri vi è una copia dell’estratto conto prodotto dalla Banca
Popolare di Bari, da cui risulta che l’operazione è stata effettuata
il 16 marzo ! A seguito della perquisizione eseguita ieri, il
consiglio di amministrazione della Banca barese ha disposto una
indagine interna.
Questa serie di incongruenze documentali, dichiarazioni
contraddittorie, falsi, sui quali hanno voluto vederci chiaro la
Procura della repubblica di Bari e la Procura federale calcistica.
Mentre il primo procedimento federale si è concluso con la
penalizzazione di due punti per il Fc Bari 1908, l’inibizione di tre
mesi per Giancaspro e il proscioglimento per Palasciano, adesso i
pubblici ministeri della procura della Repubblica di Bari Catella e
Dentamaro che già indagano sul fallimento della Finpower srl, una
delle società di Giancaspro, la cui liquidazione a causa del pesante
debito in bilancio è stata richiesta ed ottenuta sia in primo che
secondo grado dalla Procura . L’ipotesi di reato, in quel caso, è di
bancarotta fraudolenta.
Ad una settimana all’assemblea straordinaria dei soci nella quale si
decideranno le sorti del Fc Bari 1908 che adesso rischia la messa in
liquidazione, sarà quindi fondamentale l’esame ed accertamento delle
documentazioni acquisite, a fare chiarezza ed imprimere una direzione
più chiara all’inchiesta giudiziaria in corso.

L’assemblea dei soci della Banca
Popolare di Bari approva i conti
2017. In calo il risultato netto
consolidato

                                           ROMA     –     Approvato
dall’assemblea dei soci della Banca Popolare di Bari alla presenza di
circa 6 mila soci (presenti e per deleghe) . L’esercizio 2017 è stato
caratterizzato dal forte impegno riservato al perseguimento degli
obiettivi industriali, consolidando le sinergie di Gruppo generate
dall’incorporazione, avvenuta a metà del 2016, del polo abruzzese
(Banca Tercas e Banca Caripe). Il risultato netto consolidato del
2017 è pari a 1,0 milione, rispetto ai 5,2 milioni del 2016. Al netto
della rettifica sopra citata il risultato sarebbe stato di 13,4
milioni.

È quanto rende noto     il gruppo secondo cui l’assemblea ha anche
provveduto al rinnovo parziale del consiglio di amministrazione in cui
sono stati eletti il Dott. Raffaele De Rango, il Dott. Giorgio Papa,
il Prof. Giulio Sapelli e il Prof. Francesco Venturelli.

I dati consolidati evidenziano una raccolta totale pari a 14,9
miliardi di euro (+10,2%), con la componente diretta attestata a 10,8
miliardi (+14,7%). L’indiretta si posiziona a 4,0 miliardi, in linea
con quella dell’anno precedente (4,1 miliardi). Gli impieghi netti a
clientela, pari a 8,9 miliardi di euro, evidenziano una contenuta
riduzione, legata alla decisione di focalizzarsi sui settori economici
di prevalente interesse. I costi operativi (319,8 milioni) si riducono
del 6,3%, per effetto delle ulteriori azioni di razionalizzazione
intraprese.

                                           Il    risultato      netto
consolidato del 2017 è pari a 1,0 milione rispetto ai 5,2 milioni del
2016, in funzione della rettifica di avviamenti per 18,5 milioni, Al
netto della rettifica sopra citata il risultato sarebbe stato di 13,4
milioni. Il Gruppo Banca Popolare di Bari, che comprende anche Cassa
di Risparmio di Orvieto, Popolare Bari Corporate Finance e BPBroker,
al 31 dicembre 2017 contava su una rete territoriale di 353 filiali,
distribuite in 13 regioni. Il numero complessivo dei dipendenti invece
è pari a 3.062 unità. In considerazione dell’imminente trasformazione
in società per azioni, nonché tenendo conto che la funzione di price
discovery rispetto alle azioni è svolta dal mercato Hi-Mtf,
l’assemblea ha deliberato di non determinare il sovraprezzo ai fini
dell’ingresso di nuovi soci.

I soci hanno eletto Alberto Longo presidente del Collegio Sindacale in
sostituzione di Roberto Pirola, “che per motivi strettamente personali
ha lasciato l’incarico con l’approvazione del bilancio 2017”.
Rinnovato anche il Collegio dei Probiviri, nominando come componenti
effettivi il Dott. Donato Carone, il Dott. Giuseppe Suaria, il Dott.
Nicola Giuliano e come supplenti il Sig. Onofrio Lilla e il Sig.
Michele Barili.

“La banca non perderà la sua vocazione di cooperativa, di vicinanza e
di sostegno al territorio. Porteremo ai soci benefici della spa senza
perdere la nostra natura di cooperativa – ha affermato Marco Jacobini
presidente della Banca Popolare di Bari, – Il danno che la banca ha
subito dalla riforma delle popolari          non si riferisce alla
trasformazione in sé. Quando c’è una prospettiva certa, si lavora e si
asseconda lo sviluppo della normativa con l’obiettivo di valorizzare
al meglio i punti di forza della banca. Ma la vera difficoltà viene,
sul fronte degli investitori, dall’incertezza che siamo stati
costretti a subire negli ultimi due anni, sino alla recente pronuncia
della Consulta“.

Popolare di Bari. Il comitato degli
azionisti ottiene decisione
favorevole dall’ Arbitro per le
Controversie Finanziarie
ROMA – Con la decisione
n.138 del 5 dicembre, l’ Arbitro per le Controversie
Finanziarie istituito dalla Consob ha accertato e dichiarato che la
Banca Popolare di Bari ha violato alcuni obblighi nella vendita delle
azioni nei confronti di una cliente, difesa dall’Avv. Antonio Pinto.
Questo nonostante l’azionista avesse firmato vari documenti contenenti
dichiarazioni a se sfavorevoli. Ha altresì condannato la Banca
Popolare di Bari a risarcire parzialmente l’azionista per i danni
subiti a causa dell’inadempimento. L’ACF ha quantificato i danni in
una misura pari alla differenza fra il prezzo di acquisto e l’ultimo
valore delle azioni risultante dalla quotazione attuale di 6,30 euro.
Oltre ad interessi e rivalutazione monetaria. L’Acf non ha invece
accolto la domanda di invalidità del contratto di acquisto e quindi
l’azionista rimane titolare delle azioni.

                                           Il presidente del Comitato
Canio Trione ha sottolineato che è la prima decisione ottenuta dai
legali del Comitato degli azionisti della Banca Popolare di Bari ,
composto da sette associazioni di consumatori, Codici, Codacons,
Adusbef,    Adiconsum,    Unc,   Assoconsum     e  Confconsumatori.
“Auspichiamo che la banca assieme al Comitato pervenga al più presto
alla individuazione di soluzioni di “sistema”,che vadano incontro alle
richieste dell’intera platea dei risparmiatori-azionisti della banca.
Sforzo che, ove necessario, deve coinvolgere anche le Istituzioni
pubbliche.“
L’Avv. Vincenzo Laudadio (Adusbef) ha precisato che: “se la banca non
dovesse ottemperare alle decisioni dell’ACF, come Comitato proporremo
di fare quello che la legge ci consente, ossia chiedere a un
Tribunale, con un procedimento di cognizione sommaria ex art. 702 bis
c.p.c., di condannare la banca a risarcire quanto dovuto“.
L’Avv. Alessandro Amato (Codacons) chiede che la banca descriva al
Comitato ed agli azionisti l’operazione di cessione dei crediti
deteriorati, di cui il 5 dicembre sono stati divulgati sul sito BPB
alcuni termini, chiarendo meglio i contenuti dell’operazione e le
conseguenze sul prossimo bilancio.
Il Comitato degli azionisti della Banca Popolare di
Bari inoltre ha reso noto che la Corte Costituzionale ha fissato per
il prossimo 20 marzo 2018 l’udienza per la discussione sulla
costituzionalità della legge di conversione 3/2015 del D.L. 33/2015
sull’obbligo di trasformazione in SPA delle Banche Popolari con attivo
patrimoniale netto superiore ad 8 mld di euro e sulla relativa
compressione del diritto di recesso prevista dalle suddette norme,
ricorso che ha visto tra i promotori la stessa Adusbef.

La Banca Popolare Bari, colloca
bond per 600 milioni
ROMA – La Banca Popolare di Bari e la controllata Cassa di Risparmio
di Orvieto hanno collocato con successo, presso investitori
internazionali, un’obbligazione senior di 597,2 milioni di euro,
emessa nell’ambito dell’operazione di cartolarizzazione di mutui
residenziali. E’ quanto informa il gruppo secondo cui “l’interesse è
stato molto elevato, con ordini provenienti da 23 investitori
provenienti da 8 paesi europei. Le adesioni sono arrivate soprattutto
da banche e asset manager facenti parte della Comunità Europea (Italia
26%, Uk 24%, Francia 19%, Germania 11%, Benelux 10%, Spagna 8%, altri
paesi della comunità europea 2%)“.
Il gruppo Popolare di Bari
definisce il risultato come “un grande segno di fiducia, soprattutto
perché ottenuto in un contesto di mercato caratterizzato dal permanere
di elementi di incertezza, l’operazione rafforza in modo ancor più
rilevante la posizione di liquidità del Gruppo, supportando
ulteriormente la crescita economica della Banca e diversificando le
fonti di funding”.

Questa transazione rappresenta per il Gruppo Banca Popolare di Bari la
prima emissione senior sul mercato e, comunque, segue l’emissione e il
collocamento di titoli mezzanine e junior nell’ambito dell’operazione
di cartolarizzazione di NPLs perfezionata a fine 2016, prima in Italia
a beneficiare della garanzia pubblica denominata GACS. La Banca
Popolare di Bari e Cassa di Risparmio di Orvieto sono state assistite
da JP Morgan in qualità di banca collocatrice nonché di arranger della
sottostante operazione di cartolarizzazione di mutui residenziali.

Popolare Bari, la rabbia dei
clienti: “Rovinati dalla banca le
istituzioni ci aiutino”
ROMA – Mentre il deputato
democratico Francesco Boccia si preoccupava nei giorni scorsi di
tutelare la banca ed il “gruppo” (famiglia Jacobini) di controllo, i
veri danneggiati e cioè gli azionisti della Banca Popolare di Bari
chiedono con decisione l’intervento delle istituzioni a partire dalla
Regione Puglia ed il Comune di Bari.
I clienti ed azionisti si sono radunati nella sede del Comitato per la
tutela degli azionisti della Bpb, una stanza un pò piccola per
ospitarli tutti ed i partecipanti arrivavano sino al marciapiede di
via Dante, nel pieno centro del capoluogo pugliese. Sono per la
maggioranza pensionati. Ma anche dei ragazzi che accompagnavano alla
riunione i rispettivi genitori anziani . Nella prima fila gente seduta
che prendeva appunti. A convocare la riunione era stata convocata nei
giorni scorsi dalle associazioni dei consumatori che compongono il
Comitato.
L’ulteriore preoccupazione nasce all’indomani della notizia della
nuova indagine nei confronti dei vertici della Popolare, che ha
coinvolto il presidente Marco Jacobini ed i suo figli figli Gianluca e
Luigi che con lui “governano” la banca barese . Le indagini della
Guardia di Finanza delegata dalla Procura di Bari hanno fatto emergere
anni di bilanci in perdita, di gestioni irregolari         e prestiti
“allegri”. I reati contestati ai vertici della Bpb, infatti sono molto
pesanti e vanno dall’ associazione per delinquere alla truffa, alle
false dichiarazioni in prospetto informativo.
E’ stata proprio la presenza di quest’ultima imputazione di reato che
ha indotto le associazioni dei consumatori a intervenire in quanto,
qualora le accuse dovessero rivelarsi fondate, in tal caso negli anni
scorsi gli azionisti della Popolare      avrebbero acquistato titoli,
 sulla base di dati non attendibili e quindi falsati. Nel comunicato
distribuito è scritto      “Sarebbero legittimati a domandare il
risarcimento dei danni direttamente subiti e la restituzione delle
somme investite al momento dell’acquisto le risultanze dell’inchiesta
penale consentirebbero anche di acquisire elementi per rafforzare le
domande di restituzione“.

                               Questa la ragione che ha indotto le
associazioni dei consumatori Adusbef, Adiconsum, Codacons, Codici,
 Confconsumatori, Unione nazionale Consumatori e a riunire i loro
associati. Secondo i loro avvocati “Da oggi si apre una fase nuova
che prima non era consentita. Inviateci tutta la vostra
documentazione, in modo tale da far partire i ricorsi sia in sede
civile che penale. Non c’è alcun motivo di dover aspettare la
conclusione delle indagini“. Vi sono stati momenti di accesa tensione
con una signora presente , che non è pugliese, ha preso la parola ed
urla “Loro non hanno avuto pietà di noi perché noi dobbiamo avere
pietà di loro ? “. ha raccontato a chi le stava seduto accanto di
essere vedova e che aveva investito tutta la sua eredità         circa
500mila euro, utilizzati per acquistare le azioni della Popolare.
“Sono distrutta” dice mentre con fatica uscva dalla sede del Comitato,
ma è svenuta cascando per terra. La gente subito è accorsa in suo
soccorsoPoi l’arrivo dell’ambulanza: “Un malore temporaneo, per stress
e stanchezza, per fortuna” rassicurano gli infermieri dell’ambulanza
del 118 arrivata sul posto.
Alla fine dell’incontro Alessandro Amato, presidente del Codacons
commenta :” C’è una forte disperazione e rabbia, comprensibile buona
parte degli azionisti che hanno acquistato con i risparmi di una
vita i titoli nella consapevolezza di fare un investimento per poi
poterli rivendere e utilizzare quei fondi per il matrimonio o la
laurea dei figli. Gente che ha versato il proprio trattamento di fine
rapporto, “.
Adesso i rappresentanti del Comitato si rivolgono alle istituzioni,
partendo dalla Regione ed Comune di Bari chiedendo loro di farsi
avanti e sostenere gli azionisti: “Chiediamo il coinvolgimento delle
istituzioni a tutti i livelli — aggiunge ancora Amato — perché ci
aiutino nell’interlocuzione con la banca, una forte realtà che ha dato
tanto al territorio e che non abbiamo alcun interesse a far sparire.
Questo sarebbe un danno soprattutto per i soci».
Sul tema è tornato a parlare in serata anche il segretario del Pd
Matteo Renzi: “Non si può dire che il problema del sistema bancario
italiano sono quattro banche popolari, di cui noi abbiamo salvato i
correntisti, quando il vero scandalo è stato fatto qualche anno fa con
Monte dei Paschi di Siena, con Antonveneta, con alcune banche
pugliesi“. Banca Popolare di Bari compresa, nonostante il
“fiancheggiamento” dell’ on. Boccia.

Popolare di Bari. Fassina (Si): “La
famiglia Jacobini si faccia da
parte”

                                           ROMA –    Il parlamentare
romano di Sinistra italiana , Stefano Fassina viceministro (per il Pd)
dell’Economia e delle Finanze nel governo Letta fino al 2014, vuole
far luce portare in parlamento la vicenda della Banca Popolare di
Bari. annunciando: “Presenteremo un’interrogazione al governo per
chiarire la vicenda. La banca esca però dal Medioevo della gestione
familistica”.

“Ho una grande preoccupazione – ha aggiunto Fassina in un intervista
al quotidiano LA REPUBBLICA – per le tipologie di reati contestati.
L’associazione per delinquere è un’ipotesi di reato particolarmente
grave, per non parlare di quelle che abbiamo già visto purtroppo in
tanti altri casi che hanno segnato le banche italiane. Mi riferisco
all’ipotesi della falsificazione dei prospetti“.

Il 4 settembre riprenderà l’attività in commissione ha continuato ed
 in quell’occasione “presenteremo una interrogazione al ministro
dell’Economia per avere elementi maggiori, perché si tratta della più
importante banca al Sud. Stiamo parlando di un pezzo decisivo del
funzionamento     dell’economia     meridionale    che   può   avere
importanti conseguenze sugli oltre 69mila soci, le aziende e i
risparmiatori. Ma c’è dell’altro. Da un lato auspichiamo velocità
nelle indagini, dall’altro sarebbe utile un intervento di Bankitalia
che possa chiarire lo stato della banca o ribadirne la sua solidità,
altrimenti finiamo in quel circuito di profezie che si autoavverano:
un circolo vizioso che può danneggiare la solidità della banca
stessa”.

                                            Mentre il presidente della
Commissione Bilancio, Francesco Boccia, barese, notoriamente molto
“vicino” alla famiglia Jacobini, che controlla la Popolare di Bari,
 per la quale si spendeva in commissione Finanze alla Camera durante i
lavori parlamentari che hanno portato alla nuova Legge sulle popolari
e bcc, invece, temeva il pericolo di squali all’orizzonte, “pronti a
fare shopping al Sud“, Fassina la pensa in altra maniera. “È evidente
che la Popolare di Bari sia importante. Ha una raccolta molto
appetibile, quindi è plausibile che vi possano essere tanti interessi
a forzare e speculare anche sulle indagini della magistratura. Ma da
parte nostra vi sarebbe una radicale opposizione a una ripetizione
degli errori compiuti con le banche venete. Ora però non bisogna
contribuire a creare panico. Seguiremo con molta attenzione la vicenda
perché dobbiamo assolutamente garantire che il Mezzogiorno possa
contare su una banca importante“, concludendo “con grande franchezza,
dobbiamo fare in modo che le gestioni familistiche cessino, perché
anche le banche devono finalmente uscire dal Medioevo. Avere una
struttura bancaria concentrata nelle mani di una sola famiglia non
aiuta certamente le performance della stessa banca“.

Indagati i vertici della Banca
Popolare di Bari: associazione per
delinquere, truffa, ostacolo
all’attività della Banca d’Italia e
false dichiarazioni alla Consob

                                           ROMA – Il top management
della Banca Popolare di Bari che annovera 70mila soci con       3.500
dipendenti, rischia seriamente di finire sotto processo a seguito di
nuova inchiesta della magistratura barese che riguarda anni di
gestione irregolare, bilanci in perdita, prestiti “allegri”… ed un
bilancio appesantito dalle recenti acquisizioni della Tercas, (l’ex-
Cassa di Risparmio di Teramo) con dietro le quinte una torbida storia
di maltrattamenti ed estorsione ai danni di un funzionario ritenuto
troppo solerte.

E’ conseguenza dalla nuova indagine affidata dalla Procura ai
finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e che è già arrivata a un
primo passo non indifferente: per la prima volta il vertice del più
grande istituto di credito pugliese è finito nel registro degli
indagati e con accuse abbastanza serie. Indagati presidente Marco
Jacobini,     i   suoi    due   figli       ,   Gianluca     e   Luigi
Jacobini (rispettivamente condirettore generale e vicedirettore
generale), l’ex       direttore generale Vincenzo De Bustis,
precedentemente amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena
e della Deutsche Bank, il dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo
del il responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli.
Con esclusione del solo De Bustis che è accusato soltanto di
“maltrattamenti“, tutti gli altri sono indagati per “associazione per
delinquere, truffa, ostacolo all’attività della Banca d’Italia” e
“false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla
Consob”. Nei confronti di Marco Jacobini e dei suoi due
figli Gianluca (nella foto a lato) e Luigi anche i reati di “concorso
in maltrattamenti” ed “estorsione” . La vicenda seguita dal
procuratore aggiunto Roberto Rossi, si colloca un arco temporale che
va dal 2013 al 2016, quando sono state svelate tutte le irregolarità
nascoste nei bilanci dell’istituto di credito da una gola profonda :
un funzionario incaricato di mettere a posto i documenti delle
pratiche presso l’ufficio rischi, il quale sarebbe stato troppo,ligio
al dovere segnalando ai vertici della Banca tutte le irregolarità
emerse durante la sua attività di verifica e controllo.

Queste segnalazioni, che in buona parte erano relative alla fase
dell’acquisizione di Tercas, non sarebbero state gradite dal vertice
della Popolare di Bari , al punto che il ligio funzionario sarebbe
stato “mobbizzato” e successivamente licenziato in tronco. Azione di
forza questa che però non ha fermato il bancario ed ha sortito un
effetto contrario e negativo. Infatti il funzionario si è presentato
in Procura raccontando tutto quello che riteneva illecito, elencando
con minuzia e nel dettaglio numeri e fatti, prima di intraprendere
contro di loro un procedimento per mobbing.
Lo scorso dicembre gli
investigatori della Guardia di Finanza di Bari       che già stavano
indagando da tempo sulle attività anomali della più grande banca di
Puglia, hanno reperito nuovo riscontri documentali a delle ipotesi
investigative di un’un’altra indagine già aperta coordinata dai pm
Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano, emerse durante l’analisi
delle documentazioni sequestrate con l’ipotesi di reato (all’epoca dei
fatti, a carico di ignoti) per ostacolo alle funzioni delle autorità
pubbliche di vigilanza . Nello stesso periodo in cui il funzionario
svelata i retroscena delle operazioni creditizie della banca, i
finanzieri hanno perquisivato le tre sedi baresi, portando via
documenti utili a ricostruire “il rilascio di linee di credito, in via
diretta o indiretta, con l’acquisto di azioni“.

La Procura ritiene in merito alla precedente inchiesta che il vertice
della Popolare di Bari per agevolare alcuni grossi azionisti, gli
ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente
senza rispettare l’ordine cronologico e violando così il principio
della parità di trattamento dei soci: operazione questa in danno dei
piccoli azionisti. Una delle contestazioni riguarda la vendita, prima
che venissero deprezzate, delle 430mila azioni della Banca Popolare di
Bari contenute nel portafoglio della società barese Debar. Alla quale
– secondo l’accusa ipotizzata degli investigatori – sarebbe stato reso
possibile di poter vendere le azioni nell’asta interna del marzo 2016,
cioè   poco prima dell’assemblea dell’aprile successivo, quando le
stesse azioni subirono un tracollo e deprezzamento del 20 per cento
scendendo da 9,53 a 7,50 euro. Anche in questa inchiesta la Procura di
Bari ipotizza il reato di ostacolo alle attività degli organi di
vigilanza.

Gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti anche sulle modalità
di acquisizione di Tercas, la ex Cassa di Teramo. Nel dicembre 2016
la banca era stata oggetto di una perquisizione nell’ambito
dell’inchiesta sul presunto ostacolo alle attività di Bankitalia. La
Banca Popolare Bari avrebbe dovuto trasformarsi in spa se il Consiglio
di Stato non avesse sospeso, appellandosi alla Consulta, la riforma
che eliminava il principio “una testa un voto” negli istituti con
oltre 8 miliardi di attivi.

La 1semestrale dell’ anno la Banca controllata dalla famiglia
Jacobini, non è stata una bella semestrale, che ha visto il
rallentamento la dinamica delle sofferenze lorde (-0,6% nei sei mesi),
mentre si confermano consistenti i livelli di copertura: 61,7% per le
sofferenze, 43% per i crediti deteriorati nel loro complesso.In
relazione ai dati reddituali, il margine di intermediazione, pari a
202 milioni, si contrae del 7,9% rispetto alla semestrale 2016, a
causa del persistere di un contesto di tassi bassi e conseguente
riduzione del margine di interesse, e del calo dell’apporto
dell’intermediazione sul portafoglio titoli, mentre beneficia di una
significativa crescita delle commissioni nette (+9,9%) Il Gruppo sta
completando una ulteriore operazione di cartolarizzazione di posizioni
a sofferenza, per un importo di circa 350 milioni, per la quale,
replicando la cessione del 2016, intende avvalersi della Garanzia
dello Stato (GACS). Cioè alla fine paga sempre “pantalone”…

È stata altresì contabilizzata la svalutazione integrale della quota
del Fondo Atlante investita nel salvataggio delle due banche venete
per una cifra pari a 23,6 milioni di euro In funzione di quanto sopra,
il risultato netto semestrale, inclusa la quota di pertinenza di
terzi, evidenzia una perdita di 2,6 milioni (2,3 milioni al netto
della quota dei terzi).

                                   Immediatamente la stampa barese,
con in testa la Gazzetta del Mezzogiorno, di cui è bene ricordare la
Banca Popolare di Bari detiene in pegno il 30% delle azioni, ha alzato
le barricate difensive, sostenendo che “non può crollare: se ciò
accadesse, i danni per l’economia regionale sarebbero incalcolabili” ,
e che la Popolare di Bari “regge da sola un pezzo importante
dell’economia della città di Bari e della Puglia ed ha garantito
prestiti a migliaia fra imprese e famiglie“. L’istituto di credito
barese con una nota con riferimento alla notizia sull’indagine in
corso della magistratura barese coadiuvata dalla Guardia di Finanza si
difende : “Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per
giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte
della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire
nei confronti dell’autore di tali inaccettabili propalazioni».

“Sia chiaro per la Banca contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la
trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e
dei clienti – prosegue la nota – E’ così fortemente auspicabile che
gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano
rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della
correttezza dei comportamenti tenuti”.

                                           Qualcuno non ha spiegato
qualcosa alla famiglia Jacobini, e cioè che quello che conta è il
rispetto delle norme di Legge, che è uguale per tutti e quindi
invocare la rapidità è sintomo di debolezza ed arroganza nello stesso
tempo. Le indagini hanno per legge dei loro tempi, e la Guardia di
Finanza deve poter lavorare serenamente, per tutelare gli azionisti ed
il mercato. che non sembrano molto entusiasti dell’operato della
vertice della banca e delle loro decisioni ed iniziative. Sono molti
piccoli azionisti che hanno aderito a un comitato di tutela gestito
dalle associazioni dei consumatori dopo che la Banca lo scorso anno ha
svalutato le azioni del 21% a 7,5 euro.
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