Banca Popolare Bari, rafforzare il patrimonio entro giugno 2019
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Banca Popolare Bari, rafforzare il patrimonio entro giugno 2019 BARI -Il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari, con l’odierna approvazione del Piano 2019-2023, ha tracciato il percorso industriale con il quale intende riaffermare e consolidare il proprio ruolo nelle aree geografiche di riferimento ed amplia il raggio di azione attraverso soluzioni innovative. annunciando “il rafforzamento dei coefficienti patrimoniali, da realizzare entro giugno 2019 attraverso adeguate iniziative di capital relief, anche mediante l’emissione di strumenti finanziari destinati ad investitori qualificati“. Aspetti salienti del documento programmatico – recita un comunicato stampa – “sono l’efficientamento e il ridisegno della struttura di costo nonché la revisione radicale del modello di business, attento alla matrice dei margini reddituali, all’innovazione commerciale e ai temi della digitalizzazione. Forte attenzione è posta alla valorizzazione degli attuali azionisti, che potranno accedere a concrete iniziative a loro dedicate e beneficiare del ritorno a una redditività strutturale coerente con l’andamento di mercato“. Punti nodali del Piano e tappe del percorso sono: il rafforzamento dei coefficienti patrimoniali, da realizzare entro giugno 2019 attraverso adeguate iniziative di capital relief, anche mediante l’emissione di strumenti finanziari destinati ad investitori qualificati; il riassetto societario con approdo alla banca SpA, anche attraverso l’ingresso di nuovi soci, in grado di affermarsi sul mercato come competitor affidabile e innovativo e, nel contempo, lo sviluppo dell’attuale banca cooperativa, partecipe del consolidamento del sistema delle popolari attraverso la “banca della comunità”, finalizzata a rafforzare la capacità produttiva e competitiva degli aderenti e a preservare le specificità delle attuali realtà cooperative; la reingegnerizzazione del business, orientata al
consolidamento della vocazione territoriale ed al recupero di redditività, puntando sulla qualificazione del servizio alle PMI e alle famiglie, nonché sulla valorizzazione delle potenzialità di filiere e distretti industriali – lo sviluppo del canale digitale, fattore fondamentale per supportare e accrescere la base di clientela e, per altro verso, orientare il business verso nuovi modelli centrati sull’adozione di tecnologie innovative; per gli NPLs, il miglioramento degli indicatori di qualità creditizia, traguardando le best practice di sistema, attraverso la messa a regime delle efficaci politiche di derisking realizzate tra il 2014 e il 2018. Banca Popolare di Bari prevede anche “il riassetto societario con approdo alla banca SpA, anche attraverso l’ingresso di nuovi soci”. “Nel contempo” – scrive l’istituto barese – è previsto “lo sviluppo dell’attuale banca cooperativa, partecipe del consolidamento del sistema delle popolari attraverso la “banca della comunità”, finalizzata a rafforzare la capacità produttiva e competitiva degli aderenti e a preservare le specificità delle attuali realtà cooperative“. Per l’attuazione del Piano sono previsti il riposizionamento delle strutture della Direzione Generale, l’attivazione di cantieri progettuali – già definiti e presidiati da uno steering committee – ed il rafforzamento del basket delle competenze. La Banca Popolare di Bari accelera: in arrivo piano industriale e ricapitalizzazione
ROMA – Prevista per la riunione del consiglio di amministrazione di mercoledì 23 gennaio la presentazione del nuovo piano industriale strategico triennale, predisposto dal nuovo management insieme all’advisor Rothschild per il rilancio della Banca Popolare di Bari, che è un istituto come la Popolare di Sondrio, che non ha ancora applicato la riforma sulle banche popolari emanate dal governo Renzi che attende il via libera dall’imminente pronuncia della Corte di Giustizia Europea chiamata in causa dal Consiglio di Stato. La decisione della Corte del Lussemburgo è prevista in primavera e quindi la trasformazione in spa dovrebbe essere portata a termine verso metà anno o forse successivamente. De Bustis avrà quindi il tempo per organizzare la ristrutturazione della banca, risolvere il problema della difficile vendibilità delle azioni e a cercare un socio finanziario che consente alla Popolare di Bari di rafforzare il proprio patrimonio.
Vincenzo De Bustis il nuovo amministratore delegato della Banca Popolare di Bari L’ arrivo del banchiere Vincenzo De Bustis nel ruolo di amministratore delegato alla Popolare di Bari è un ritorno in Puglia dopo alcuni anni passati ai vertici di già ai vertici di Deutsche Bank Italia, Banca 121, Monte dei Paschi di Siena. De Bustis aveva lasciato la Popolare di Bari da direttore generale (carica ricoperta dal 2011 al 2015) ed adesso è tornato dopo quasi quattro anni, da amministratore delegato. E’ stato Marco Jacobini il presidente della maggior banca del Mezzogiorno, a richiamarlo dopo aver consultato la Banca d’Italia, che ha dato il via libera. Va ricordato che Il nome di De Bustis a Bari è legato alla controversa acquisizione di Banca Tercas, ispirata dalla Banca d’Italia alla Popolare di Bari che esaudì gli auspici informali della Vigilanza di Bankitalia. “Per quell’acquisizione, finanziata con due aumenti da 330 milioni – ha scritto il quotidiano La Repubblica – Consob due mesi fa ha chiesto per De Bustis, i tre Jacobini e il vertice del 2014-2016 multe per 2,6 milioni, per la determinazione del prezzo d’aumento, le omissioni informative nei prospetti e una profilatura clienti poco attenta alla loro propensione al rischio. Subito dopo la richiesta di sanzioni è stata sospesa dalla Corte d’appello di Bari, dov’è in corso
il procedimento tra le parti”. Un segnale forte lanciato dalla banca barese che vuole cambiare passo. Il piano triennale predisposto dovrebbe prevedere la trasformazione della natura giuridica in società per azioni ed una necessaria ripatrimonializzazione. Sulla trasformazione giuridico- societaria che dovrà tenere contocon il diritto di recesso, stanno lavorando il notaio milanese Piergaetano Marchetti ed il manager Paolo Gualtieri, enttambi consulenti molto apprezzati nel settore bancario. Sarebbe previsto per la prossima settimana l’ultimo incontro a Milano per la definizione di quanto necessario a realizzare la trasformazione in spa., che è molto attesa in quanto potrebbe costituire un punto di riferimento nel settore delle banche cooperative. La banca barese presieduta da Marco Jacobini dovrebbe varare un’operazione complessiva da 500 milioni per la necessaria ripatrimonializzazione, 300 dei quali dovrebbero essere raccolti da un aumento di capitale aperto al mercato, mentre i 200 milioni verrebbero raccolti attraverso strumenti finanziari subordinati (T1) mediante un private placement rivolto agli investitori istituzionali. La Procura di Bari sequestra altri documenti alla BPB. La Consob sanziona l'istituto e la quotazione in Borsa diventa sempre più lontana... BARI – L’inchiesta della Procura sulla Banca Popolare di Bari coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi si espande attraverso nuovi sequestri di documentazioni, a conferma che contrariamente a quanto sostenevano i vertici della Popolare di Bari, l’indagine giudiziaria non è assolutamente arrivata a conclusione e quindi difficilmente arriverà un’archiviazione. L’acquisizione dei nuovi documenti è stata disposta dalla Procura , che negli ultimi mesi ha approfondito i filoni investigativi relativi alle ipotesi di truffa, ostacolo alla vigilanza, falso in bilancio e maltrattamenti. Invece nel marzo scorso è stata definitivamente accantonata ed archiviata dallo stesso procuratore Rossi l’ipotesi investigativa di una regia comune che avrebbe organizzato le condotte illecite,
richiesta condivisa dal gip Francesco Pellecchia che ha disposto l’archiviazione per quella ipotesi di reato e la restituzione degli atti al pm. il procuratore aggiunto della Procura di Bari, Roberto Rossi Nel fascicolo in questione risultano indagati dall’ agosto 2017 il presidente Marco Jacobini; i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi; l’ex direttore generale Vincenzo De Bustis ; il dirigente dell’area contabilità e bilancio della Popolare, Elia Circelli, ed Antonio Zullo a capo dell’ufficio Rischi . L’inchiesta venne avviata a seguito della denuncia di un ex funzionario, che segnalò ai vertici dell’istituto bancario barese delle irregolarità nell’acquisizione di Banca Tercas, e per questo motivo sarebbe stato successivamente “mobbizzato” e persino licenziato dai vertici della Banca Popolare di Bari.
Fu questa la molla che lo spinse a svelare agli inquirenti i segreti della più grande banca pugliese, che a sua volta lo contro-denunciò, ma nonostante lo squallido tentativo della BPB di difendersi denunciando il proprio dipendente licenziato, l’inchiesta relativa fatti avvenuti tra il 2013 e il 2016 non si è fermata ed è andata avanti arricchendosi di ulteriori informazioni grazie alle evidenze investigative della Guardia di Finanza e da alcune consulenze acquisite. I punti su cui si è concentrata la massima attenzione dei magistrati inquirenti sono molto tecnici, ma anche collegati direttamente ai danni lamentati da migliaia di piccoli azionisti, molti dei quali hanno depositato denunce, altri sono stati ascoltati come persone informate sui fatti. Per ora all’attenzione del procuratore Rossi c’è la relazione redatta dai consulenti e dai militari della guardia di finanza insieme agli ultimi atti recentemente acquisiti. La decisione sul futuro della Popolare di Bari è racchiusa in queste carte.
I vertici della Banca Popolare di Bari lo sanno molto bene, sopratutto dopo che sono stati sanzionati dalla Consob a pagare 2,6 milioni di euro , una decisione “pesante” che può cambiare gli equilibri nel contenzioso in corso tra laPopolare e migliaia di azionisti che hanno portato negli ultimi anni la banca in tribunale per ottenere la restituzione dei propri soldi investiti, ma di fatto “bruciati” dall’acquisto di azioni della Banca rivelatesi di fatto invendibili. Il provvedimento della Consob è importante perché all’origine di quelle sanzioni ci sono motivazioni molto gravi. Il collegio della Consob ha stabilito infatti che i provvedimenti, notificati ad almeno una ventina di persone, debbano essere pubblicati sul Bollettino dell’Autorità. Le sanzioni comminate alla banca quale “responsabile in solido” ammontano a circa 1,8 milioni sui 2,6 complessivi. I fatti per i quali sono state accertate le violazioni (articoli 21 e 94 del Tuf) riguardano le modalità di determinazione del prezzo degli aumenti di capitale (per complessivo valore di 330 milioni) varati dalla banca nel 2014 e nel 2015 e le omissioni di informazioni in merito a queste modalità presenti nei prospetti informativi.
I passaggi più delicati, però chiamano in causa oltre a board, collegio sindacale, il presidente Marco Jacobini e i manager Luigi e Gianluca Jacobini, ma anche l’ex dg Vincenzo De Bustis riguardano la “profilatura” dei clienti, ai quali secondo l’Autorità sono stati venduti strumenti come titoli azionari, bond subordinati ma anche proposti finanziamenti baciati cioè finalizzati, all’acquisto delle azioni della stessa banca), nonostante la loro propensione del rischio in base alle normative vigenti al periodo risultasse bassa (a fine 2016 il 36,5% dei clienti, 29 mila, “presentava un portafoglio inadeguato“). Le contestazioni mosse dalla Consob hanno origine in buona parte a seguito di una verifica ispettiva della Banca d’Italia, disposta nel 2016 anche per alcuni accertamenti condivisi con Consob. La vigilanza
ha individuato almeno 10 finanziamenti baciati, che va chiarito non sono vietati, ma l’Autority contesta il fatto che i soggetti ai quali sono stati proposti non presentassero come scritto in precedenza un profilo di rischio adeguato. Il “punto centrale” dell’istruttoria si è soffermato sulla gestione degli ordini di vendita dei titoli della Popolare di Bari, la cui compravendita sul mercato secondario avveniva fino alla metà del 2017 attraverso un sistema di negoziazione interno, su una piattaforma gestita dall’area finanza della stessa banca. Oltre 200 esposti nel 2016 avevano segnalato in particolare, un intervento tardivo della banca nell’inserire gli ordini di vendita delle azioni. Si evidenziano “errori operativi che hanno portato a non inserire ordini di vendita inviati per corrispondenza, posta elettronica o consegnati a mano», si legge. L’istruttoria rivela «carenze procedurali ed errori operativi” oltre alla “mancanza di presidi che assicurino la certezza della data di ricezione della disposizione di vendita” che con l’inserimento tardivo degli ordini ex post fatti dagli uffici, non hanno consentito di rispettare la priorità temporale con la quale invece erano pervenuti gli ordini. “Tale circostanza assume un particolare rilievo per quegli ordini che hanno trovato esecuzione successivamente alla delibera assembleare del 24 aprile 2016, che ha ridotto il prezzo dell’azione da 9,53 a 7,5 euro” si legge nella decisione della Consob, che spiega al riguardo che la banca barese “ha riconosciuto a 5 clienti , per complessivi 41 mila euro, le perdite subite per la mancata esecuzione della vendita in aste antecedenti la diminuzione del prezzo azionario“. Viene citato il caso della società di costruzioni Debar (del costruttore barese Domenico De Bartolomeo presidente di Confindustria Bari) che è riuscita a ottenere l’inserimento ex post di un ordine del valore di 4,1 milioni: questo serviva a ridurre un finanziamento concessole dalla stessa Popolare di Bari per 5,15 milioni di euro.
La lentezza nell’esecuzione degli ordini si è manifestata quando migliaia di soci hanno cercato di liberarsi dei titoli. Il loro prezzo era stato determinato ed indicato dalla Popolare di Bari nel 2014, a 9,53 euro (nell’aumento venne applicato uno sconto del 6%, attestandosi a 8,95 euro) senza informare gli investitori degli esiti della valutazione di Deloitte. La società di consulenza aveva usato tre metodologie per valutare la banca; quella sul confronto rispetto ai multipli impliciti di altri aumenti di capitale aveva mostrato come il range di valore si attestasse tra 7 e 8 euro. Ma, osserva la Consob, di tutto questo il consiglio di amministrazione della Banca non ha tenuto conto e peraltro nulla è stato indicato nei prospetti. Arrestato Giancaspro ex-presidente del Bari Calcio BARI – La Guardia di Finanza di Bari ha posto agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta Antonio Giancaspro l’ex patron del Bari Calcio accusato del crac della Finpoweer srl, società della quale – secondo l’accusa della Procura di Bari – era amministratore di fatto. Le contestazioni risalgono al periodo compreso fra maggio 2013 e gennaio 2018, data del fallimento. Giancaspro, in concorso con il legale rappresentante della Finpoweer Giovanni Ferrara, imprenditore campano indagato a piede libero, avrebbe fatto sparire dalle casse societarie 3,4 milioni di euro. Il denaro proveniente dal crac sarebbe poi finito nella società Kreare Impresa che a sua volta controllava e possedeva il 70% della Finpoweer, di proprietà di Giancaspro.
Indagato a piede libero per bancarotta, anche il liquidatore di Finpoweer, il terlizzese Francesco Pio Izzo, per avere agito in concorso con Giancaspro. I due, prima del fallimento della società, avrebbero prima svenduto parte delle quote (3 milioni rispetto al prezzo di mercato di 10 milioni), e successivamente avrebbero svenduto a Kreare Impresa tutte le quote della FTV srl, un’altra società controllata dalla Finpoweer. Cosmo Giancaspro e alcuni funzionari della Banca Popolare di Bari sono indagati da tempo anche in un’altra inchiesta della magistratura barese, relativa alla gestione del Bari Calcio, per aver escogitato uno “stratagemma” che aveva il fine di evitare una penalità della FIGC alla squadra barese retrocessa d’ufficio in serie D. Nell’aprile scorso Giancaspro riuscì “con la complicità di funzionari della BPB“, a far risultare il pagamento dei contributi previdenziali dei giocatori circa 20 giorni prima dell’effettivo versamento, “per evitare di subire le penalità da parte della FIGC“. L’operazione venne realmente effettuata il 6 aprile, ma sui documenti prodotti alla FIGC riportava la data del 15 marzo, facendo risultare come spiega il Gip Francesco Mattiace che “il ritardo era dovuto a non meglio chiariti disguidi addebitabili all’istituto di credito . Ma tutto ciò non sortì effetto sperato al punto tale che l’organo di disciplina sportiva della Federcalcio comminò una penalità alla squadra“. La società ha poi continuato ad accumulare debiti fino alla richiesta di fallimento avanzata dalla Procura. Uno dei particolari di rilievo contenuti all’ordinanza d’arresto spiega le ragioni per cui il Gip Mattiace ha disposto le esigenze cautelari , che si fondano sul pericolo di reiterazione del reato in quanto Giancaspro “opera ancora nel settore imprenditoriale” e, in particolare, per il suo “ruolo di azionista totalitario e
amministratore della FC Bari spa“. Il gip del Tribunale di Bari nella sua ordinanza ricostruisce la circostanza nel marzo scorso, in prossimità del pagamento degli F24 della società sportiva, aspettava che arrivasse nelle casse nella società Kreare Impresa una somma di circa 3 milioni di euro “da un non meglio individuato ‘Fondo Libanese‘”. Dopodichè avrebbe cercato “l’ausilio dell’ avvocato Giancarlo Lamma” membro del Cda della FC Bari 1908, di creare una società con sede a Londra con conto corrente in una banca a Francoforte per riuscire a far poi transitare il denaro “in pochissimo tempo (un giorno) nelle casse della FC Bari“». Operazione questa della quale Giancaspro avrebbe parlato anche ad un funzionario della Banca Popolare di Bari. Negli atti dell’indagine che ha portato oggi all’arresto di Giancaspro infatti si fa riferimento anche a queste “ulteriori condotte delittuose” relative alle scadenze previdenziali dei calciatori biancorossi. In questa inchiesta, coordinata dal pm Larissa Catella, Giancaspro e i funzionari di banca sono accusati anche di ostacolo all’Autorità di vigilanza. Giancaspro avrebbe portato sull’orlo del fallimento anche la Helios srl, un’altra società riconducibile alla sua Kreare Impresa, che gestiva la “Casa Protetta Ancelle del Santuario” una casa di cura per anziani, accreditata presso il Servizio Sanitario Nazionale, che versa
in in stato di crisi ed attualmente in fase di richiesta di concordato preventivo fallimentare Secondo le certosine ed approfondite indagini della Guardia di Finanza guidata dal comandante provinciale di Bari Gen. Nicola Altiero non avrebbe presentato i bilanci della società per sei anni, esattamente come aveva fatto per la Finpower, Giancaspro. L’ultimo bilancio infatti risulta presentato nel 2012 quando la società risultava già in perdita. Nel momento in cui i creditori hanno iniziato a pignorarne i conti correnti, Giancaspro l’ anno scorso avrebbe pilotato la cessione di un ramo d’azienda ad una cooperativa controllata da suoi prestanome e così facendo “dirottato altrove gli incassi”, in particolare le rette dei pazienti, per evitare che confluissero presso i conti correnti sottoposti a pignoramento. Trani: archiviata inchiesta sulle banche "per infondatezza della notizia di reato"
ROMA – Il Gip del Tribunale di Trani, Raffaele Morelli, ha archiviato l’inchiesta per usura bancaria a carico di 62 ex o attuali figure apicali di Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit e Banca Popolare di Bari, ma anche di Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro, “per infondatezza della notizia di reato” . Tra gli indagati, prosciolti alle accuse, anche l’attuale ministro delle Politiche Europee, Paolo Savona, Alessandro Profumo (ex ad di Unicredit), Luigi Abete (presidente di Bnl-Parobas), Giuseppe Mussari (ex presidente di Mps), Marco Jacobini (presidente della Banca Popolare di Bari), Fabrizio Saccomanni (ministro dell’Economia durante il governo Letta) e di Anna Maria Tarantola (successivamente diventata presidente Rai) per i loro ruoli in Banca d’Italia. Nell’elenco dei 62 indagati per cui è stata decisa l’archiviazione definitiva compaiono anche i nomi di Piero Sergio Erede, Fabio Gallia, Federico Ghizzoni, e Pier Paolo Piccinelli per i propri incarichi ricoperti nella Bnl-Paribas, contestati all’epoca dei fatti ; di Francesco Gaetano Caltagirone per Monte dei Paschi di Siena ; di Roberto Nicastro e Dieter Rampl per Unicredit; Candido Fois , Mario Fertonani e Piergiorgio Peluso per Unicredit Banca d’Impresa; e di Pasquale Lorusso e Fulvio Saroli della Banca Popolare di Bari. Il ministro Savona attualmente tra le 23 persone indagate dalla Procura di Campobasso per “usura bancaria“, sempre in relazione
all’applicazione dei tassi di interesse, venne coinvolto all’epoca dei fatti nel procedimento della Procura di Trani in qualità di ex presidente di Unicredit-Banca di Roma. Gli indagati rispondevano delle accuse di aver praticato, secondo l’accusa, tassi e interessi usurari sui finanziamenti concessi, dal 2005 al 2012, ad alcuni imprenditori del Nord Barese. I dirigenti di Bankitalia e del ministero rispondevano, invece, del concorso morale nel reato contestato. Per Bankitalia, archiviate, anche le posizioni dell’ ex direttore generale Vincenzo Desario , e degli ex-capi della Vigilanza Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini; e di Giuseppe Maresca del Ministero dell’Economia . Michele Ruggiero Tutto ebbe inizio nel giugno 2014, con la notifica ai 62 dirigenti degli avvisi di conclusione delle indagini effettuata dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari . Secondo l’ipotesi accusatoria dell’ex pm di Trani, Michele Ruggiero, attualmente in servizio presso il capoluogo barese, gli interessi su alcuni finanziamenti sarebbero stati calcolati sul credito accordato invece di quello realmente erogato ed utilizzato dai clienti delle banche. Così facendo i tassi effettivi globali dei finanziamenti, che venivano concessi come anticipazioni su conto corrente, sarebbero risultati inferiori a quelli realmente applicati , in maniera tale tali da apparire entro il cosiddetto “tasso soglia usura” . Secondo la Procura tranese così facendo, i vertici di Bnl, Mps, Unicredit e Banca
Popolare di Bari, per ben 7 anni dal 2005 al 2012, sarebbero incorsi nel reato di usura bancaria aggravata e continuata in concorso. Invece le ipotesi accusatorie a carico dei dirigenti indagati della Banca d’ Italia e del Ministero del Tesoro: “consapevolmente e volontariamente (quanto meno con dolo eventuale) concorrevano moralmente con i dirigenti degli istituti di credito” nel reato di usura. Lo stesso pm Ruggiero un anno fa aveva richiesto al Gip la richiesta di archiviazione, dopo aver rilevato “sulla base delle argomentazioni della perizia effettuata dai funzionari della Banca d’Italia, la carenza dell’elemento soggettivo del reato a carico degli indagati“. La perizia in questione era stata fatta eseguire nuovamente, per la seconda volta dal magistrato dal magistrato inquirente proprio a Palazzo Koch, a seguito del deposito delle memorie difensive presentate da alcuni indagati che avevano interesse ad ottenere dei necessari “approfondimenti mirati ad un riesame dei criteri contabili ed ermeneutici dapprima adottati dai consulenti tecnici” della Procura di Trani. Nonostante le opposizioni presentate da alcuni denuncianti, il giudice per le indagini preliminari Raffaele Morelli, ha accolto la richiesta di archiviazione del pm Ruggiero, spiegando che nell’analisi effettuata dai consulenti della procura di Trani non vi era la necessaria simmetria tra le metodologie di calcolo ai fini del test di usura, aggiungendo che i periti della Procura tranese avevano persino “disapplicato le istruzioni della Banca d’Italia, inserendo anche la commissione di massimo scoperto nel computo del tasso soglia anche nel periodo antecedente all’1 gennaio 2010“. Secondo il Gip Morelli non ci sarebbe dolo diretto nella condotta del dirigente bancario “che abbia praticato eventualmente condizioni usurarie in adesione alle istruzioni provenienti dalla Banca d’Italia”, tanto meno “quale cosciente volontà di conseguire vantaggi usurari”. A carico dei dirigenti di Banca d’ Italia il Gip ha ritenuto che “non è ipotizzabile nessun concorso rilevante nei reati contestati alle banche“. Bari Calcio e Banca Popolare di Bari: indagati in 4 dalla Procura
barese ROMA – Il presidente del club biancorosso, Cosmo Giancaspro è finito nuovamente sotto indagine. I finanzieri del nucleo di polizia economico- finanziaria della Guardia di Finanza di Bari nell’ambito di una nuova inchiesta che ha già quattro indagati, tra cui Giancaspro e funzionari dell’istituto di credito, si sono presentati su delega della Procura, sono ritornati negli uffici della società calcistica Fc Bari 1908, per acquisire documentazioni negli uffici amministrativi, e successivamente si sono recati anche presso la sede della Banca Popolare di Bari per verificare dei documenti. Le ipotesi di reato avanzate dai pm Larissa Catella e Giuseppe Dentamaro della Procura di Bari sono ostacolo all’attività di vigilanza e falso in atto pubblico. Il Fc Bari 1908, con un comunicato stampa rende noto che “Le attività non hanno avuto a oggetto questioni concernenti la convocazione dell’assemblea straordinaria dei soci, né tantomeno alcun aspetto relativo alla situazione patrimoniale della società“, infatti l’ indagine in corso è diferente è relativa ad alcune incongruenze, che potrebbero essere delle false attestazioni, nella vicenda del mancato pagamento dei contributi ai calciatori. In pratica quanto è costata la penalizzazione di due punti in classifica alla squadra e, di fatto, l’esclusione dai playoff. Ecco cosa è successo: la società avrebbe dovuto pagare ai tesserati entro lo scorso 16 marzo i contributi e le ritenute d’acconto per le mensilità di gennaio e febbraio 2018, attraverso la trasmissione telematica dei modelli F24. Ed il Fc Bari 1908, guidato dal presidente Giancaspro lo effettua, o almeno così sostiene in una dichiarazione depositata alla Covisoc, la commissione di vigilanza della FIGC sulle società di calcio professionistiche, che è stata controfirmata da Giovanni Palasciano responsabile controllo contabile della società calcistica barese, il quale però che nei giorni successivi si è accorto che sugli estratti conto della società non compare alcun pagamento per gli F24 e quindi ha correttamente segnalato tale
anomalia alla Covisoc. La commissione di vigilanza della FIGC ha mandato i suoi ispettori a Bari, ma non è stata data loro la possibilità di accedere alla sede del Fc Bari 1908, da qui la segnalazione alla Procura federale. Lo scorso 6 aprile, la società calcistica Fc Bari 1908 diffonde un comunicato in cui vengono smentite tutte le voci relative al mancato pagamento, assicurando invece che è stato effettuato regolarmente nei termini previsti, e lo stesso giorno vengono trasmessi alla Covisoc degli F24, con timbri e firme della Banca Popolare di Bari, che sono però ben ben diversi da quelli telematici passati sotto gli occhi di Palasciano, e persino la data del bonifico: 16 marzo 2018. Gli accertamenti immediati della Guardia di Finanza, però, hanno portato alla luce una realtà ben diversa: i quattro modelli F24 sono stati pagati dalla Banca soltanto il 6 aprile 2018 cioè lo stesso giorno del comunicato stampa, e quindi dopo il deposito di due bonifici e un giroconto per un milione 148mila euro. Ma dagli atti dell’indagine svolta dai finanzieri vi è una copia dell’estratto conto prodotto dalla Banca Popolare di Bari, da cui risulta che l’operazione è stata effettuata il 16 marzo ! A seguito della perquisizione eseguita ieri, il consiglio di amministrazione della Banca barese ha disposto una indagine interna. Questa serie di incongruenze documentali, dichiarazioni
contraddittorie, falsi, sui quali hanno voluto vederci chiaro la Procura della repubblica di Bari e la Procura federale calcistica. Mentre il primo procedimento federale si è concluso con la penalizzazione di due punti per il Fc Bari 1908, l’inibizione di tre mesi per Giancaspro e il proscioglimento per Palasciano, adesso i pubblici ministeri della procura della Repubblica di Bari Catella e Dentamaro che già indagano sul fallimento della Finpower srl, una delle società di Giancaspro, la cui liquidazione a causa del pesante debito in bilancio è stata richiesta ed ottenuta sia in primo che secondo grado dalla Procura . L’ipotesi di reato, in quel caso, è di bancarotta fraudolenta. Ad una settimana all’assemblea straordinaria dei soci nella quale si decideranno le sorti del Fc Bari 1908 che adesso rischia la messa in liquidazione, sarà quindi fondamentale l’esame ed accertamento delle documentazioni acquisite, a fare chiarezza ed imprimere una direzione più chiara all’inchiesta giudiziaria in corso. L’assemblea dei soci della Banca Popolare di Bari approva i conti 2017. In calo il risultato netto consolidato ROMA – Approvato dall’assemblea dei soci della Banca Popolare di Bari alla presenza di circa 6 mila soci (presenti e per deleghe) . L’esercizio 2017 è stato caratterizzato dal forte impegno riservato al perseguimento degli obiettivi industriali, consolidando le sinergie di Gruppo generate
dall’incorporazione, avvenuta a metà del 2016, del polo abruzzese (Banca Tercas e Banca Caripe). Il risultato netto consolidato del 2017 è pari a 1,0 milione, rispetto ai 5,2 milioni del 2016. Al netto della rettifica sopra citata il risultato sarebbe stato di 13,4 milioni. È quanto rende noto il gruppo secondo cui l’assemblea ha anche provveduto al rinnovo parziale del consiglio di amministrazione in cui sono stati eletti il Dott. Raffaele De Rango, il Dott. Giorgio Papa, il Prof. Giulio Sapelli e il Prof. Francesco Venturelli. I dati consolidati evidenziano una raccolta totale pari a 14,9 miliardi di euro (+10,2%), con la componente diretta attestata a 10,8 miliardi (+14,7%). L’indiretta si posiziona a 4,0 miliardi, in linea con quella dell’anno precedente (4,1 miliardi). Gli impieghi netti a clientela, pari a 8,9 miliardi di euro, evidenziano una contenuta riduzione, legata alla decisione di focalizzarsi sui settori economici di prevalente interesse. I costi operativi (319,8 milioni) si riducono del 6,3%, per effetto delle ulteriori azioni di razionalizzazione intraprese. Il risultato netto consolidato del 2017 è pari a 1,0 milione rispetto ai 5,2 milioni del 2016, in funzione della rettifica di avviamenti per 18,5 milioni, Al netto della rettifica sopra citata il risultato sarebbe stato di 13,4 milioni. Il Gruppo Banca Popolare di Bari, che comprende anche Cassa di Risparmio di Orvieto, Popolare Bari Corporate Finance e BPBroker, al 31 dicembre 2017 contava su una rete territoriale di 353 filiali, distribuite in 13 regioni. Il numero complessivo dei dipendenti invece è pari a 3.062 unità. In considerazione dell’imminente trasformazione in società per azioni, nonché tenendo conto che la funzione di price discovery rispetto alle azioni è svolta dal mercato Hi-Mtf, l’assemblea ha deliberato di non determinare il sovraprezzo ai fini dell’ingresso di nuovi soci. I soci hanno eletto Alberto Longo presidente del Collegio Sindacale in sostituzione di Roberto Pirola, “che per motivi strettamente personali ha lasciato l’incarico con l’approvazione del bilancio 2017”.
Rinnovato anche il Collegio dei Probiviri, nominando come componenti effettivi il Dott. Donato Carone, il Dott. Giuseppe Suaria, il Dott. Nicola Giuliano e come supplenti il Sig. Onofrio Lilla e il Sig. Michele Barili. “La banca non perderà la sua vocazione di cooperativa, di vicinanza e di sostegno al territorio. Porteremo ai soci benefici della spa senza perdere la nostra natura di cooperativa – ha affermato Marco Jacobini presidente della Banca Popolare di Bari, – Il danno che la banca ha subito dalla riforma delle popolari non si riferisce alla trasformazione in sé. Quando c’è una prospettiva certa, si lavora e si asseconda lo sviluppo della normativa con l’obiettivo di valorizzare al meglio i punti di forza della banca. Ma la vera difficoltà viene, sul fronte degli investitori, dall’incertezza che siamo stati costretti a subire negli ultimi due anni, sino alla recente pronuncia della Consulta“. Popolare di Bari. Il comitato degli azionisti ottiene decisione favorevole dall’ Arbitro per le Controversie Finanziarie
ROMA – Con la decisione n.138 del 5 dicembre, l’ Arbitro per le Controversie Finanziarie istituito dalla Consob ha accertato e dichiarato che la Banca Popolare di Bari ha violato alcuni obblighi nella vendita delle azioni nei confronti di una cliente, difesa dall’Avv. Antonio Pinto. Questo nonostante l’azionista avesse firmato vari documenti contenenti dichiarazioni a se sfavorevoli. Ha altresì condannato la Banca Popolare di Bari a risarcire parzialmente l’azionista per i danni subiti a causa dell’inadempimento. L’ACF ha quantificato i danni in una misura pari alla differenza fra il prezzo di acquisto e l’ultimo valore delle azioni risultante dalla quotazione attuale di 6,30 euro. Oltre ad interessi e rivalutazione monetaria. L’Acf non ha invece accolto la domanda di invalidità del contratto di acquisto e quindi l’azionista rimane titolare delle azioni. Il presidente del Comitato Canio Trione ha sottolineato che è la prima decisione ottenuta dai legali del Comitato degli azionisti della Banca Popolare di Bari , composto da sette associazioni di consumatori, Codici, Codacons, Adusbef, Adiconsum, Unc, Assoconsum e Confconsumatori. “Auspichiamo che la banca assieme al Comitato pervenga al più presto alla individuazione di soluzioni di “sistema”,che vadano incontro alle richieste dell’intera platea dei risparmiatori-azionisti della banca.
Sforzo che, ove necessario, deve coinvolgere anche le Istituzioni pubbliche.“ L’Avv. Vincenzo Laudadio (Adusbef) ha precisato che: “se la banca non dovesse ottemperare alle decisioni dell’ACF, come Comitato proporremo di fare quello che la legge ci consente, ossia chiedere a un Tribunale, con un procedimento di cognizione sommaria ex art. 702 bis c.p.c., di condannare la banca a risarcire quanto dovuto“. L’Avv. Alessandro Amato (Codacons) chiede che la banca descriva al Comitato ed agli azionisti l’operazione di cessione dei crediti deteriorati, di cui il 5 dicembre sono stati divulgati sul sito BPB alcuni termini, chiarendo meglio i contenuti dell’operazione e le conseguenze sul prossimo bilancio. Il Comitato degli azionisti della Banca Popolare di Bari inoltre ha reso noto che la Corte Costituzionale ha fissato per il prossimo 20 marzo 2018 l’udienza per la discussione sulla costituzionalità della legge di conversione 3/2015 del D.L. 33/2015 sull’obbligo di trasformazione in SPA delle Banche Popolari con attivo patrimoniale netto superiore ad 8 mld di euro e sulla relativa compressione del diritto di recesso prevista dalle suddette norme, ricorso che ha visto tra i promotori la stessa Adusbef. La Banca Popolare Bari, colloca bond per 600 milioni ROMA – La Banca Popolare di Bari e la controllata Cassa di Risparmio di Orvieto hanno collocato con successo, presso investitori internazionali, un’obbligazione senior di 597,2 milioni di euro, emessa nell’ambito dell’operazione di cartolarizzazione di mutui residenziali. E’ quanto informa il gruppo secondo cui “l’interesse è stato molto elevato, con ordini provenienti da 23 investitori provenienti da 8 paesi europei. Le adesioni sono arrivate soprattutto da banche e asset manager facenti parte della Comunità Europea (Italia 26%, Uk 24%, Francia 19%, Germania 11%, Benelux 10%, Spagna 8%, altri paesi della comunità europea 2%)“.
Il gruppo Popolare di Bari definisce il risultato come “un grande segno di fiducia, soprattutto perché ottenuto in un contesto di mercato caratterizzato dal permanere di elementi di incertezza, l’operazione rafforza in modo ancor più rilevante la posizione di liquidità del Gruppo, supportando ulteriormente la crescita economica della Banca e diversificando le fonti di funding”. Questa transazione rappresenta per il Gruppo Banca Popolare di Bari la prima emissione senior sul mercato e, comunque, segue l’emissione e il collocamento di titoli mezzanine e junior nell’ambito dell’operazione di cartolarizzazione di NPLs perfezionata a fine 2016, prima in Italia a beneficiare della garanzia pubblica denominata GACS. La Banca Popolare di Bari e Cassa di Risparmio di Orvieto sono state assistite da JP Morgan in qualità di banca collocatrice nonché di arranger della sottostante operazione di cartolarizzazione di mutui residenziali. Popolare Bari, la rabbia dei clienti: “Rovinati dalla banca le istituzioni ci aiutino”
ROMA – Mentre il deputato democratico Francesco Boccia si preoccupava nei giorni scorsi di tutelare la banca ed il “gruppo” (famiglia Jacobini) di controllo, i veri danneggiati e cioè gli azionisti della Banca Popolare di Bari chiedono con decisione l’intervento delle istituzioni a partire dalla Regione Puglia ed il Comune di Bari. I clienti ed azionisti si sono radunati nella sede del Comitato per la tutela degli azionisti della Bpb, una stanza un pò piccola per ospitarli tutti ed i partecipanti arrivavano sino al marciapiede di via Dante, nel pieno centro del capoluogo pugliese. Sono per la maggioranza pensionati. Ma anche dei ragazzi che accompagnavano alla riunione i rispettivi genitori anziani . Nella prima fila gente seduta che prendeva appunti. A convocare la riunione era stata convocata nei giorni scorsi dalle associazioni dei consumatori che compongono il Comitato. L’ulteriore preoccupazione nasce all’indomani della notizia della nuova indagine nei confronti dei vertici della Popolare, che ha coinvolto il presidente Marco Jacobini ed i suo figli figli Gianluca e Luigi che con lui “governano” la banca barese . Le indagini della Guardia di Finanza delegata dalla Procura di Bari hanno fatto emergere anni di bilanci in perdita, di gestioni irregolari e prestiti “allegri”. I reati contestati ai vertici della Bpb, infatti sono molto pesanti e vanno dall’ associazione per delinquere alla truffa, alle false dichiarazioni in prospetto informativo. E’ stata proprio la presenza di quest’ultima imputazione di reato che ha indotto le associazioni dei consumatori a intervenire in quanto, qualora le accuse dovessero rivelarsi fondate, in tal caso negli anni scorsi gli azionisti della Popolare avrebbero acquistato titoli, sulla base di dati non attendibili e quindi falsati. Nel comunicato distribuito è scritto “Sarebbero legittimati a domandare il risarcimento dei danni direttamente subiti e la restituzione delle somme investite al momento dell’acquisto le risultanze dell’inchiesta penale consentirebbero anche di acquisire elementi per rafforzare le
domande di restituzione“. Questa la ragione che ha indotto le associazioni dei consumatori Adusbef, Adiconsum, Codacons, Codici, Confconsumatori, Unione nazionale Consumatori e a riunire i loro associati. Secondo i loro avvocati “Da oggi si apre una fase nuova che prima non era consentita. Inviateci tutta la vostra documentazione, in modo tale da far partire i ricorsi sia in sede civile che penale. Non c’è alcun motivo di dover aspettare la conclusione delle indagini“. Vi sono stati momenti di accesa tensione con una signora presente , che non è pugliese, ha preso la parola ed urla “Loro non hanno avuto pietà di noi perché noi dobbiamo avere pietà di loro ? “. ha raccontato a chi le stava seduto accanto di essere vedova e che aveva investito tutta la sua eredità circa 500mila euro, utilizzati per acquistare le azioni della Popolare. “Sono distrutta” dice mentre con fatica uscva dalla sede del Comitato, ma è svenuta cascando per terra. La gente subito è accorsa in suo soccorsoPoi l’arrivo dell’ambulanza: “Un malore temporaneo, per stress e stanchezza, per fortuna” rassicurano gli infermieri dell’ambulanza del 118 arrivata sul posto. Alla fine dell’incontro Alessandro Amato, presidente del Codacons commenta :” C’è una forte disperazione e rabbia, comprensibile buona parte degli azionisti che hanno acquistato con i risparmi di una vita i titoli nella consapevolezza di fare un investimento per poi poterli rivendere e utilizzare quei fondi per il matrimonio o la laurea dei figli. Gente che ha versato il proprio trattamento di fine rapporto, “. Adesso i rappresentanti del Comitato si rivolgono alle istituzioni, partendo dalla Regione ed Comune di Bari chiedendo loro di farsi avanti e sostenere gli azionisti: “Chiediamo il coinvolgimento delle istituzioni a tutti i livelli — aggiunge ancora Amato — perché ci aiutino nell’interlocuzione con la banca, una forte realtà che ha dato tanto al territorio e che non abbiamo alcun interesse a far sparire. Questo sarebbe un danno soprattutto per i soci».
Sul tema è tornato a parlare in serata anche il segretario del Pd Matteo Renzi: “Non si può dire che il problema del sistema bancario italiano sono quattro banche popolari, di cui noi abbiamo salvato i correntisti, quando il vero scandalo è stato fatto qualche anno fa con Monte dei Paschi di Siena, con Antonveneta, con alcune banche pugliesi“. Banca Popolare di Bari compresa, nonostante il “fiancheggiamento” dell’ on. Boccia. Popolare di Bari. Fassina (Si): “La famiglia Jacobini si faccia da parte” ROMA – Il parlamentare romano di Sinistra italiana , Stefano Fassina viceministro (per il Pd) dell’Economia e delle Finanze nel governo Letta fino al 2014, vuole far luce portare in parlamento la vicenda della Banca Popolare di Bari. annunciando: “Presenteremo un’interrogazione al governo per chiarire la vicenda. La banca esca però dal Medioevo della gestione familistica”. “Ho una grande preoccupazione – ha aggiunto Fassina in un intervista al quotidiano LA REPUBBLICA – per le tipologie di reati contestati. L’associazione per delinquere è un’ipotesi di reato particolarmente grave, per non parlare di quelle che abbiamo già visto purtroppo in tanti altri casi che hanno segnato le banche italiane. Mi riferisco all’ipotesi della falsificazione dei prospetti“. Il 4 settembre riprenderà l’attività in commissione ha continuato ed in quell’occasione “presenteremo una interrogazione al ministro dell’Economia per avere elementi maggiori, perché si tratta della più importante banca al Sud. Stiamo parlando di un pezzo decisivo del funzionamento dell’economia meridionale che può avere
importanti conseguenze sugli oltre 69mila soci, le aziende e i risparmiatori. Ma c’è dell’altro. Da un lato auspichiamo velocità nelle indagini, dall’altro sarebbe utile un intervento di Bankitalia che possa chiarire lo stato della banca o ribadirne la sua solidità, altrimenti finiamo in quel circuito di profezie che si autoavverano: un circolo vizioso che può danneggiare la solidità della banca stessa”. Mentre il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, barese, notoriamente molto “vicino” alla famiglia Jacobini, che controlla la Popolare di Bari, per la quale si spendeva in commissione Finanze alla Camera durante i lavori parlamentari che hanno portato alla nuova Legge sulle popolari e bcc, invece, temeva il pericolo di squali all’orizzonte, “pronti a fare shopping al Sud“, Fassina la pensa in altra maniera. “È evidente che la Popolare di Bari sia importante. Ha una raccolta molto appetibile, quindi è plausibile che vi possano essere tanti interessi a forzare e speculare anche sulle indagini della magistratura. Ma da parte nostra vi sarebbe una radicale opposizione a una ripetizione degli errori compiuti con le banche venete. Ora però non bisogna contribuire a creare panico. Seguiremo con molta attenzione la vicenda perché dobbiamo assolutamente garantire che il Mezzogiorno possa contare su una banca importante“, concludendo “con grande franchezza, dobbiamo fare in modo che le gestioni familistiche cessino, perché anche le banche devono finalmente uscire dal Medioevo. Avere una struttura bancaria concentrata nelle mani di una sola famiglia non aiuta certamente le performance della stessa banca“. Indagati i vertici della Banca
Popolare di Bari: associazione per delinquere, truffa, ostacolo all’attività della Banca d’Italia e false dichiarazioni alla Consob ROMA – Il top management della Banca Popolare di Bari che annovera 70mila soci con 3.500 dipendenti, rischia seriamente di finire sotto processo a seguito di nuova inchiesta della magistratura barese che riguarda anni di gestione irregolare, bilanci in perdita, prestiti “allegri”… ed un bilancio appesantito dalle recenti acquisizioni della Tercas, (l’ex- Cassa di Risparmio di Teramo) con dietro le quinte una torbida storia di maltrattamenti ed estorsione ai danni di un funzionario ritenuto troppo solerte. E’ conseguenza dalla nuova indagine affidata dalla Procura ai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e che è già arrivata a un primo passo non indifferente: per la prima volta il vertice del più grande istituto di credito pugliese è finito nel registro degli indagati e con accuse abbastanza serie. Indagati presidente Marco Jacobini, i suoi due figli , Gianluca e Luigi Jacobini (rispettivamente condirettore generale e vicedirettore generale), l’ex direttore generale Vincenzo De Bustis, precedentemente amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena e della Deutsche Bank, il dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo del il responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli.
Con esclusione del solo De Bustis che è accusato soltanto di “maltrattamenti“, tutti gli altri sono indagati per “associazione per delinquere, truffa, ostacolo all’attività della Banca d’Italia” e “false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob”. Nei confronti di Marco Jacobini e dei suoi due figli Gianluca (nella foto a lato) e Luigi anche i reati di “concorso in maltrattamenti” ed “estorsione” . La vicenda seguita dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, si colloca un arco temporale che va dal 2013 al 2016, quando sono state svelate tutte le irregolarità nascoste nei bilanci dell’istituto di credito da una gola profonda : un funzionario incaricato di mettere a posto i documenti delle pratiche presso l’ufficio rischi, il quale sarebbe stato troppo,ligio al dovere segnalando ai vertici della Banca tutte le irregolarità emerse durante la sua attività di verifica e controllo. Queste segnalazioni, che in buona parte erano relative alla fase dell’acquisizione di Tercas, non sarebbero state gradite dal vertice della Popolare di Bari , al punto che il ligio funzionario sarebbe stato “mobbizzato” e successivamente licenziato in tronco. Azione di forza questa che però non ha fermato il bancario ed ha sortito un effetto contrario e negativo. Infatti il funzionario si è presentato in Procura raccontando tutto quello che riteneva illecito, elencando con minuzia e nel dettaglio numeri e fatti, prima di intraprendere contro di loro un procedimento per mobbing.
Lo scorso dicembre gli investigatori della Guardia di Finanza di Bari che già stavano indagando da tempo sulle attività anomali della più grande banca di Puglia, hanno reperito nuovo riscontri documentali a delle ipotesi investigative di un’un’altra indagine già aperta coordinata dai pm Lydia Giorgio e Federico Perrone Capano, emerse durante l’analisi delle documentazioni sequestrate con l’ipotesi di reato (all’epoca dei fatti, a carico di ignoti) per ostacolo alle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza . Nello stesso periodo in cui il funzionario svelata i retroscena delle operazioni creditizie della banca, i finanzieri hanno perquisivato le tre sedi baresi, portando via documenti utili a ricostruire “il rilascio di linee di credito, in via diretta o indiretta, con l’acquisto di azioni“. La Procura ritiene in merito alla precedente inchiesta che il vertice della Popolare di Bari per agevolare alcuni grossi azionisti, gli ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente senza rispettare l’ordine cronologico e violando così il principio della parità di trattamento dei soci: operazione questa in danno dei piccoli azionisti. Una delle contestazioni riguarda la vendita, prima che venissero deprezzate, delle 430mila azioni della Banca Popolare di Bari contenute nel portafoglio della società barese Debar. Alla quale – secondo l’accusa ipotizzata degli investigatori – sarebbe stato reso possibile di poter vendere le azioni nell’asta interna del marzo 2016, cioè poco prima dell’assemblea dell’aprile successivo, quando le stesse azioni subirono un tracollo e deprezzamento del 20 per cento scendendo da 9,53 a 7,50 euro. Anche in questa inchiesta la Procura di Bari ipotizza il reato di ostacolo alle attività degli organi di vigilanza. Gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti anche sulle modalità di acquisizione di Tercas, la ex Cassa di Teramo. Nel dicembre 2016 la banca era stata oggetto di una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sul presunto ostacolo alle attività di Bankitalia. La Banca Popolare Bari avrebbe dovuto trasformarsi in spa se il Consiglio
di Stato non avesse sospeso, appellandosi alla Consulta, la riforma che eliminava il principio “una testa un voto” negli istituti con oltre 8 miliardi di attivi. La 1semestrale dell’ anno la Banca controllata dalla famiglia Jacobini, non è stata una bella semestrale, che ha visto il rallentamento la dinamica delle sofferenze lorde (-0,6% nei sei mesi), mentre si confermano consistenti i livelli di copertura: 61,7% per le sofferenze, 43% per i crediti deteriorati nel loro complesso.In relazione ai dati reddituali, il margine di intermediazione, pari a 202 milioni, si contrae del 7,9% rispetto alla semestrale 2016, a causa del persistere di un contesto di tassi bassi e conseguente riduzione del margine di interesse, e del calo dell’apporto dell’intermediazione sul portafoglio titoli, mentre beneficia di una significativa crescita delle commissioni nette (+9,9%) Il Gruppo sta completando una ulteriore operazione di cartolarizzazione di posizioni a sofferenza, per un importo di circa 350 milioni, per la quale, replicando la cessione del 2016, intende avvalersi della Garanzia dello Stato (GACS). Cioè alla fine paga sempre “pantalone”… È stata altresì contabilizzata la svalutazione integrale della quota del Fondo Atlante investita nel salvataggio delle due banche venete per una cifra pari a 23,6 milioni di euro In funzione di quanto sopra, il risultato netto semestrale, inclusa la quota di pertinenza di terzi, evidenzia una perdita di 2,6 milioni (2,3 milioni al netto della quota dei terzi). Immediatamente la stampa barese,
con in testa la Gazzetta del Mezzogiorno, di cui è bene ricordare la Banca Popolare di Bari detiene in pegno il 30% delle azioni, ha alzato le barricate difensive, sostenendo che “non può crollare: se ciò accadesse, i danni per l’economia regionale sarebbero incalcolabili” , e che la Popolare di Bari “regge da sola un pezzo importante dell’economia della città di Bari e della Puglia ed ha garantito prestiti a migliaia fra imprese e famiglie“. L’istituto di credito barese con una nota con riferimento alla notizia sull’indagine in corso della magistratura barese coadiuvata dalla Guardia di Finanza si difende : “Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell’autore di tali inaccettabili propalazioni». “Sia chiaro per la Banca contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti – prosegue la nota – E’ così fortemente auspicabile che gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti”. Qualcuno non ha spiegato qualcosa alla famiglia Jacobini, e cioè che quello che conta è il rispetto delle norme di Legge, che è uguale per tutti e quindi invocare la rapidità è sintomo di debolezza ed arroganza nello stesso tempo. Le indagini hanno per legge dei loro tempi, e la Guardia di Finanza deve poter lavorare serenamente, per tutelare gli azionisti ed il mercato. che non sembrano molto entusiasti dell’operato della vertice della banca e delle loro decisioni ed iniziative. Sono molti piccoli azionisti che hanno aderito a un comitato di tutela gestito dalle associazioni dei consumatori dopo che la Banca lo scorso anno ha svalutato le azioni del 21% a 7,5 euro.
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