Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 - Alsia
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Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Il peperoncino del Melandro La coltivazione del peperoncino piccante (Capsicum annuum) è diffusa in tutto il territorio lucano. La convinzione che l’effetto del piccante fosse una panacea per l’organismo umano, lo poneva assieme alla cipolla come un alimento da consumare regolarmente per una efficace prevenzione alle malattie più comuni. La facilità di coltivazione, unita alla facilità di conservazione e trasformazione (secco, sottolio o sottaceto), ne consentiva un utilizzo pressoché costante e quindi si disponeva di una “medicina” per tutto l’anno. Presente in tutti gli orti familiari, in alcune aree il peperoncino è diventato una fonte di guadagno inaspettata. Nella Valle del Melandro e in particolare a Satriano di Lucania (PZ) la coltivazione si è ormai consolidata e lo comprova la presenza di un panorama varietale rilevante. Pagina 2 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 L’ALSIA, con il progetto di “Valorizzazione e recupero di ecotipi di peperoncino piccante presenti nelle aree interne della Lucania e negli orti del Melandro”, ha promosso l’incentivazione della produzione attraverso attività di assistenza tecnica e di selezione e caratterizzazione fenotipica del materiale varietale presente e a rischio di estinzione. Mario Campana Pagina 3 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Bellanova: "La ricerca è fondamentale per creare lavoro" ............................................................... 5 Analisi climatica del mese di dicembre .......................................................................................... 10 Fasce fiorite nei frutteti per migliorare la fertilità ............................................................................ 16 Commento climatico annata 2019 ................................................................................................. 20 "Patriarchi" da frutto: l'ALSIA avvia un censimento ........................................................................ 31 Emanuele Lamacchia, l'imprenditore agricolo che guardava al futuro .......................................... 34 La filiera corta dei mezzi tecnici in agricoltura biologica ................................................................ 42 Drupacee in attesa della “gemma gonfia” ...................................................................................... 46 "Corno di capra" e "Sperone di gallo", ecco i sovrani del piccante ................................................ 49 Ferrandina: riemerge dal passato un frantoio oleario del IV secolo a.C. ....................................... 51 L’HPLC come strumento di misura della piccantezza dei peperoncini .......................................... 57 Il mercato del peperoncino nella Valle del Melandro ..................................................................... 64 La coltivazione del peperoncino nelle aree interne della Basilicata ............................................... 66 Quale margine economico per la coltivazione del peperoncino? ................................................... 68 De gustibus .................................................................................................................................... 71 Consuntivo fitosanitario Agrumi Basilicata ..................................................................................... 77 Michele Dragone: "Primi col rosé, verso la quinta generazione" ................................................... 84 Il vino lucano tenta la scalata ai vertici nazionali ........................................................................... 88 Cambiamenti climatici. Anche in Basilicata fioriture anticipate ...................................................... 91 Nuovo PAN, 22.000 osservazioni .................................................................................................. 93 Carta e penna ................................................................................................................................ 96 Pagina 4 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Bellanova: "La ricerca è fondamentale per creare lavoro" La ministra delle Politiche agricole in visita al Centro Ricerche dell'ALSIA "M. Agrobios" parla di contrasto al caporalato e dazi “Ricerca e innovazione sono fondamentali per portare l’agroalimentare al centro del Sistema Paese e di un modello di sviluppo in grado di rispondere all’esigenza di creare lavoro”. Lo ha affermato la ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, nel corso della visita istituzionale effettuata nel pomeriggio del 13 gennaio al Centro Ricerche dell’ALSIA “Metapontum Agrobios”, nel Polo di Pantanello di Metaponto, in provincia di MT. “Una visita fortemente voluta - ha sottolineato la ministra Bellanova – proprio per conoscere l’ALSIA e il suo centro di eccellenza per la ricerca e per il trasferimento delle innovazioni in agricoltura”. Prima volta all’ALSIA per un ministro della Repubblica, ha ricordato nell’occasione il direttore dell’ALSIA, Aniello Crescenzi. Un giusto riconoscimento – ha detto il direttore - per un punto di eccellenza dell’Italia Pagina 5 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 centro-meridionale in cui si portano avanti attività di ricerca di altissimo profilo nazionale e internazionale. All’incontro con la ministra, tenutosi nella sala riunioni del Centro Ricerche dell’ALSIA, è intervenuto anche l’assessore regionale alle Politiche agricole e forestali, Francesco Fanelli, ed erano presenti i rappresentati delle Organizzazioni di produttori agricoli dell’area metapontina. “E’ solo l’inizio di un’interlocuzione istituzionale tra il Governo regionale e quello nazionale - ha sottolineato Fanelli - che proseguirà negli incontri mensili voluti dalla ministra Bellanova tra assessori di tutte le Regioni e il Ministero. Contrasto al caporalato, dazi e difesa del made in Italy, e rafforzamento dei patti di filiera i temi principali affrontati dalla ministra nel corso del suo intervento. “I dazi sono una scelta sciagurata che contestiamo – ha rimarcato la ministra. Ho scritto una lettera al commissario europeo Hogan, che sarà in missione a Washington, per chiedere di intervenire sulla revoca dei dazi attuati, e sollecitare l’istituzione di un fondo compensativo comunitario per ripagare gli imprenditori che stanno subendo danni per le scelte del presidente Trump. Tra l’altro, la dieta mediterranea è riconosciuta dall’Unesco, e i dazi danneggiano anche i consumatori americani che non possono fruirne”. “Per la lotta al caporalato – ha poi aggiunto la ministra - dobbiamo mettere in campo quei servizi che i caporali purtroppo “offrono” con comportamenti ricattatori e malavitosi. Si può continuare con il teatrino che vede gli immigrati come invasori – ha detto - oppure si può affrontare in modo razionale ed equilibrato questo tema, prevedendo che i flussi di manodopera siano governati e regolati verso il nostro Paese. Dal canto nostro, noi dobbiamo attrezzarci non solo perché queste persone possano lavorare in condizioni dignitose, ma che dopo il lavoro possano essere cittadini che vanno rispettati nei loro diritti civili e nella loro umanità”. Ricerca in agricoltura, sperimentazione e divulgazione, promozione e supporto tecnico alle produzioni di qualità, riforma fondiaria e gestione del patrimonio le linee di intervento principali dell’ALSIA sulle quali si è posto l’accento nel corso dell’incontro. Al termine dell’incontro, alla ministra sono stati mostrati alcuni dei laboratori del Centro di ricerche dell’ALSIA “Metapontum Agrobios”, e la piattaforma robotizzata, vera eccellenza europea per la fenomica vegetale. Sergio Gallo Pagina 6 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 La ministra Bellanova e il direttore dell'ALSIA, Crescenzi. Pagina 7 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 La ministra Bellanova e l'Assessore regionale Fanelli. Un momento dell'incontro nel Centro Ricerche dell'ALSIA "Metapontum Agrobios". Pagina 9 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Analisi climatica del mese di dicembre Temperature sopra la media, piogge abbondanti sul tirreno Dopo un autunno decisamente mite e molto piovoso, anche il primo mese invernale del 2019 ha avuto caratteristiche più autunnali che invernali. A livello Europeo, secondo le elaborazioni NOAA (National Oceanic Atmospheric Administration), l’anomalia termica è stata molto elevata sul versante orientale, mentre nel centro Europa e Mediterraneo è stata compresa tra 1 e 3°C (figura 1). Dal punto di vista pluviometrico abbiamo avuto invece una maggiore uniformità di distribuzione (figura2). In Basilicata, per quanto riguarda l’aspetto termico, le tre decadi sono risultate al contrario tutte complessivamente sopra media, in particolar modo quella centrale, quando gli scarti hanno superato gli 8°C. Più contenuto invece il sopra media nella prima e terza decade. Nel complesso il mese si chiude, Pagina 10 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 ad ogni buon conto, con uno scarto positivo, rispetto ai valori climatici medi, che si attesta a +1,53°C per la stazione di Metaponto, dove il giorno più caldo è stato il 19, mentre quello più freddo è stato il 29. Da segnalare la prima ondata di freddo della stagione registrata nei giorni 4 e 5, con la temperatura minima scesa poco al di sotto di 5°C nel Metapontino, in un contesto di generale condizione anticiclonica che ha causato una marcata inversione termica tra collina e fondovalle. Mentre molto più intensa è stata l’ondata di freddo e neve che dal giorno di Natale ha interessato tutto il centro e sud Italia a causa degli afflussi di aria fredda provenienti dai Balcani; in quei giorni la temperatura minima è scesa sotto lo zero oltre che nelle aree interne ed in quota dell’Appennino, anche nell’alto Bradano, area molto esposta alle fredde correnti Balcaniche (tabella n.1). Tabella n. 1 Dati medi mensili di dicembre 2019 (Fonte Servizio Agrometeorologico Lucano – ALSIA) t t t ur ur ur prec. Et0 med min max med min max mm mm °C °C °C % % % Collina 9,2 0,5 18,5 77,2 39,5 96,9 26,6 2,3 Materana Metapontino 10,2 1,1 19,4 76,4 39,3 97,6 28,4 2,4 Medio Agri e 9,1 -1,1 19,0 76,7 32,2 97,7 49,0 2,4 Basso Sinni Vulture e Alto 8,3 -0,9 18,3 77,6 36,7 98,5 50,0 2,3 Bradano Alto Agri e 8,8 -1,6 21,1 79,0 26,7 99,8 225,5 2,5 Lagonegrese Sub-Appenino 6,0 -3,7 16,9 67,5 22,8 91,3 65,5 2,1 Lucano Per quanto riguarda la pioggia, la Basilicata può essere suddivisa in tre grandi macro aree: la fascia Bradanica e il Metapontino, mediamente con 30 mm caduti in 4 giorni piovosi; le aree interne e più in quota, con circa 50 mm in 5 giorni piovosi, e il versante Tirrenico e l’alto Agri con oltre 200 mm in 7 giorni. Valori record sono stati registrati a Nemoli con 374 mm in 8 giorni piovosi: a seguire, Rotonda con 263 mm in 10 giorni piovosi (tabella n.1). Pertanto, dal confronto dei dati registrati dalle centraline elettroniche con i valori medi stagionali, emerge che la piovosità di dicembre è stata inferiore a seconda delle zone dal 20 al 50%, tranne il versante Tirrenico dove il surplus è stato del 70%. Tra gli eventi estremi ci sono da segnalare alcune giornate (13, 14, 20 e 21) con raffiche di vento forte, tra cui la tromba d’aria di Lauria il giorno 14. Pagina 11 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 In conclusione possiamo dire che l’andamento meteorologico del mese di dicembre sia stato piuttosto favorevole, specie per le aree interne e cerealicole, perché ha consentito di terminare le operazioni di semina interrotte dalle abbondanti piogge di novembre, oltre a rendere agevoli le operazioni di raccolta degli agrumi e delle ortive autunno-vernine. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito dell'Alsia (www.alsia.it), nella sezione "Servizi". Emanuele Scalcione,Pietro Di Chio,Giuseppe Fabrizio Pagina 12 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Figura 1. Pagina 13 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Figura 2. Pagina 14 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Figura 3. Pagina 15 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Fasce fiorite nei frutteti per migliorare la fertilità Un'attenta gestione non crea interferenze con le specie arboree coltivate. Da preferirsi specie e varietà autoctone Numerosi studi scientifici dimostrano la stretta relazione che lega la biodiversità con i servizi ecosistemici, così come la capacità di un ecosistema (quale anche quello agricolo) di funzionare ed essere resiliente. Di conseguenza, promuovere l’agrobiodiversità, intesa come l’insieme di tutti gli organismi viventi di un agroecosistema, inclusa la componente spontanea e selvatica, comporta un ritorno in termini di servizi ecosistemici che determinano una maggiore capacità del sistema di autoregolarsi, di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e ridurre la dipendenza dagli input esterni per la difesa e la gestione della fertilità. Pagina 16 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 In questo contesto generale, i frutteti sono habitat molto interessanti dal punto di vista dell’agrobiodiversità e del paesaggio agrario. Negli ultimi decenni, l'intensificazione colturale e l’uso intenso di prodotti fitosanitari hanno portato ad una loro graduale semplificazione, incrementando la frammentazione paesaggistica e il conseguente deterioramento degli habitat naturali, interrotti o ridotti nella loro estensione. Di pari passo con questi processi, si assiste a un significativo declino della biodiversità e al venir meno delle funzioni e dei servizi ecosistemici connessi. D’altro canto, i benefici apportati all’agroecosistema dall’implementazione di strategie di diversificazione sono ormai noti in letteratura. Per strategie di diversificazione si intende sia la promozione della biodiversità coltivata “da reddito” nel tempo e nello spazio (ad esempio tramite rotazioni, colture multiple e/o consociazioni, agroforestazione) che l’introduzione di infrastrutture ecologiche (siepi e/o essenze vegetali non produttive), così come la gestione della biodiversità spontanea (flora spontanea), in chiave funzionale. In questo contesto, l’impiego di fasce fiorite (flower strips), sia annuali che perenni, all’interno dei frutteti rappresenta una strategia di diversificazione in grado di migliorare la fertilità del suolo, la nutrizione degli alberi, il contenimento della flora spontanea, e, allo stesso tempo, offrire riparo, nettare, polline agli artropodi utili o agli insetti pronubi, fornendo, pertanto, servizi ecosistemici fondamentali, primi fra tutti il controllo biologico e l'impollinazione. L’introduzione delle fasce fiorite ha quindi come obiettivo principale quello di integrare l'approccio agroecologico nella gestione del frutteto, volto al miglioramento della sua resilienza. Se opportunamente e attentamente gestita, la fascia fiorita può occupare una nicchia ecologica lasciata disponibile dal sistema arboreto specializzato, non interferendo negativamente con le specie arboree coltivate, senza compromettere quindi la quantità e la qualità delle produzioni. Questa strategia promuove quindi l’agrobiodiversità funzionale e risulta un metodo efficace per ridurre l'uso degli insetticidi, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi identificati dalla politica agricola europea. Inoltre, la messa in opera di fasce fiorite (Figura in calce: Esempio di fascia fiorita annuale (facelia, borragine e coriandolo) all’interno di un giovane albicoccheto -progetto BIOPAC – azienda sperimentale del Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Roma; foto: Corrado Ciaccia, 2018) può anche accrescere il valore estetico, ricreativo e culturale del paesaggio, contribuendo ad avvicinare cittadinanza e consumatori alle realtà produttive più virtuose, orientandone le scelte in chiave sostenibile e contribuendo a sostenere strategie di marketing agricolo sostenibile. Negli ultimi anni molti studi riportati in letteratura hanno valutato gli effetti dell’introduzione delle fasce fiorite formate da specie perenni nei frutteti. Tra i risultati più significativi: in Svizzera, in meleto fasce di fiori seminate costituite da 30 specie di fiori annuali e perenni, hanno ridotto l'impatto del danno da afidi al di sotto di una soglia ritenuta economicamente accettabile per diversi anni, senza l'uso di insetticidi. Simili risultati sono stati ottenuti in Belgio, con fasce di fiori seminate con 20 specie di fiori annuali e perenni. In Francia, la presenza di fioritura di Anthemis arvensis, Centaurea cyanus e Chrysanthemum segetum in prossimità di giovani peri infestati da psille ha soppresso significativamente il tasso di infezione in due settimane. Sempre in Francia, in meleto, le fasce fiorite hanno determinato un aumento di circa il 60% il numero di larve di coccinelle e sirfidi nelle colonie di afidi. Anche in Italia, alcuni lavori effettuati in vigneto hanno mostrato l’utilità delle fasce fiorite per l’aumento della biodiversità funzionale degli artropodi. Inoltre, molti studi mostrano una correlazione positiva tra l'abbondanza dei predatori e la riduzione dei parassiti fitofagi. Pagina 17 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 La composizione floristica delle fasce fiorite dovrebbe comprendere specie con determinate caratteristiche, quali: (i) essere attraenti per i nemici naturali degli insetti fitofagi, (ii) non essere attraenti per insetti parassiti e roditori, (iii) avere una fioritura sequenziale che copra la stagione colturale o che almeno coincida con i periodi strategici delle potenziali pullulazioni di insetti e con la fioritura delle piante, (iv) comprendere piante a rosetta per tollerare la pacciamatura ripetuta, (v) essere tolleranti al traffico delle macchine, (vi) avere ciclo di vita biennale o perenne, (vii) essere tolleranti alle condizioni del terreno ricco di nutrienti del frutteto, (viii) essere competitive con la flora spontanea, e (ix) essere tolleranti all’ombreggiamento dato dalle piante arboree. Per la costituzione delle fasce fiorite, le specie e le varietà vegetali autoctone (ecotipi e forme selvatiche) sono preferibili rispetto alle forme coltivate, per promuovere la biodiversità locale e perché meglio adattabili alle condizioni pedoclimatiche locali. Inoltre, le forme coltivate sono generalmente meno competitive con la flora spontanea rispetto agli ecotipi e alle forme selvatiche. Infine, la composizione della miscela delle specie da fiore dovrebbe essere progettata sulla base delle caratteristiche del suolo (il già citato contenuto in nutrienti, ma anche il pH e la struttura) nonché dei potenziali servizi ecosistemici che si vogliono amplificare (ad esempio, potere biofumigante e/o nematocida, come nel caso delle Brassicaceae). Un aspetto interessante e poco studiato riguarda la gestione delle fasce fiorite. Semina, sfalci periodici e pacciamatura devono favorire la loro crescita, il mantenimento della composizione floricola, la competizione con le erbe spontanee e con la coltura. La gestione non può che essere meccanizzata, da condurre con attrezzature specializzate (peraltro piuttosto rare in commercio) oppure con l’utilizzo di macchine aziendali opportunamente regolate allo scopo. Sarebbe ottimale poter disporre di attrezzature in grado di effettuare sfalci differenziati con un solo passaggio, per gestire contemporaneamente l’inerbimento spontaneo e favorire la crescita delle fasce fiorite collocate nella parte centrale dell’interfilare, per una larghezza pari o inferiore allo spazio tra le ruote del trattore. Al momento, macchine capaci di eseguire con efficacia tali operazioni non sono disponibili e risulta necessario un attento lavoro di ricerca e di messa a punto dell’innovazione, da svolgere con il contributo degli agricoltori, dei tecnici e degli operatori del settore, volto allo sviluppo di cantieri di lavoro disegnati per soddisfare le differenti esigenze operative che emergono dalle realtà produttive. Marcello Biocca,Corrado Ciaccia,Elena Testani,Stefano Canali,Luca Colombo Pagina 18 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Figura 1. Fascia fiorita annuale (facelia, borragine e coriandolo) . Pagina 19 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Commento climatico annata 2019 In Basilicata, estate calda e siccitosa, e tremendi temporali. La temperatura conferma il trend in crescita degli ultimi 20 anni Premessa L’analisi climatica che segue si avvale delle elaborazioni presenti in rete (Copernicus Climate Change Service, CNR-ISAC, NOAA, ecc.) per meglio comprendere la variabilità climatica e soprattutto l’impatto che essi stanno avendo sulla nostra agricoltura. Secondo le elaborazioni del progetto Europeo Copernicus, l’anno solare 2019 rispetto alla media 1981-2010 è stato più caldo di 0.59°C che conferma il trend di crescita della temperatura negli ultimi 20 anni (figura 1). In Italia, secondo le elaborazioni del CNR-ISAC, il 2019 è stato il quarto anno più caldo dal 1800 ad oggi, con una anomalia termica di +0.96°C rispetto al periodo di riferimento 1971-2000 (figura 2). Un “contributo” importante a questo surplus termico è stato dato dai mesi estivi di giugno (+3.30°C) e luglio Pagina 20 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 (2.00°C) e da dicembre (1.91°C). Infatti, nel 2019 l’anomalia della temperatura massima è stata più elevata, pari a 1°C , rispetto alla temperatura minima, pari a 0.93°C. In Basilicata, il 2019 sarà ricordato per essere stato l'anno dei temporali estivi, con numerosi eventi grandinigeni e delle abbondanti piogge in maggio e novembre; pertanto, il 2019 può essere così sintetizzato: inverno poco freddo e normalmente piovoso; primavera fresca, molto piovosa, specie a maggio e con eventi grandinigeni; estate calda e siccitosa ma con numerosi temporali, spesso associati alla grandine; autunno caldo e siccitoso, ma con novembre molto piovoso. Analisi climatica mensile Gennaio è stato un mese molto freddo e piovoso. Già dalla terza decade di dicembre le correnti fredde di origine Balcanica avevano determinato un generale raffreddamento, facendo scendere la temperatura minima sotto lo zero in molte località, metapontino compreso. L’ondata di freddo è continuata anche nei giorni seguenti e paradossalmente solo nei “giorni della merla”, tradizionalmente i più freddi dell’anno, la temperatura è risalita al di sopra dei valori stagionali. Per buona parte dell’Italia e il centro-sud in particolare, l’anomalia termica è stata di oltre -3°C. A ciò vanno aggiunte le numerose piogge, nevose in quota, che hanno determinato una piovosità media compresa tra i 133 mm dell’Alto Bradano Metapontino e i 95 mm del Medio Agri e Sinni, con un surplus pluviometrico di oltre il 100% in alcune località della Collina Materana e paradossalmente -10% sul versante Tirrenico. A differenza di quanto è accaduto al nord, febbraio 2019 al Sud è stato un mese tipicamente invernale con solo qualche accenno di primavera. Una intensa ondata di aria fredda nella terza decade ha fatto precipitare le temperature ben al di sotto dei valori stagionali, con scarti che hanno superato i 5°C. La temperatura media giornaliera del Metapontino è scesa a circa 5°C, nell’Alta Valle dell’Agri a 1°C, nel Lavellese a 3°C. In queste giornate oltre alla neve, caduta fino a quote collinari, si devono segnalare giornate con forti raffiche di vento. Per quanto riguarda la pioggia, febbraio è stato siccitoso; le centraline del SAL, il Servizio Agrometeorologico Lucano dell'ALSIA, hanno registrato una piovosità media compresa tra i 41 mm del Sub Appenino e Valle dell’Agri ai 24 mm del Metapontino (tabella n. 1) e quindi un deficit pluviometrico importante nell’alta valle dell’Agri e versante tirrenico (circa 70%), mentre nel Metapontino e nel Materano è stato più contenuto (circa il 40%). Tabella 1. Precipitazioni mensili e annuali nel 2019 delle aree geografiche del Basilicata (mm) Sub App. Pagina 21 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Mese Vulture Medio Area del Lucano Collina Valle del Alto Agri e Metapontino e valle Materana Mercure e Bradano Sinni dell'Agri Lagonegrese 1/2019 133,3 95,3 97,2 110,6 116,2 132,4 2/2019 32,6 36,0 23,7 40,7 34,6 38,8 3/2019 55,2 43,5 49,0 36,2 35,4 52,8 4/2019 63,0 43,8 47,8 46,2 55,8 79,9 5/2019 103,5 69,4 80,7 112,1 99,5 129,2 6/2019 15,4 30,5 25,8 11,7 18,5 22,3 7/2019 76,3 51,4 43,3 49,4 33,6 40,0 8/2019 27,6 9,5 10,3 31,2 23,1 7,1 9/2019 25,8 34,1 30,7 47,4 40,1 36,2 10/2019 36,7 19,4 17,2 28,4 16,8 30,2 11/2019 101,8 176,2 169,3 181,4 148,7 248,8 12/2019 50,0 46,6 28,4 85,2 27,4 225,5 Totale 721,1 655,7 623,4 780,6 649,6 1043,1 Pertanto a livello nazionale, secondo le elaborazioni del CNR, il trimestre invernale non è stato molto freddo, specie al nord, mentre al Sud è stato nella media e in Calabria e Sicilia ancora più freddo. In Basilicata, non possiamo dire che sono stati tre mesi di gelo, ma il verificarsi di nevicate a quote molto basse e addirittura sulla costa, sono fenomeni rari per il Meridione. Per questo motivo, esso può essere considerato “mediamente freddo”, specie nelle aree esposte ai flussi settentrionali dei Balcani, mentre dal punto di vista delle precipitazioni, l’inverno è stato molto siccitoso al nord (-50% delle piogge attese) e decisamente meno negativo al sud. Anche il mese di marzo, come il periodo precedente ha evidenziato differenze climatiche importanti tra il nord e sud Italia; in Basilicata, alcune giornate tipicamente primaverili calde ed assolate si sono alternate ad altre molto più fredde ed invernali, in un contesto di generale siccità. Pagina 22 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Si sono distinte due ondate di maltempo: la prima dal 12 al 15 e l’altra dal 26 al 31; in questi giorni la temperatura media è stata inferiore ai valori stagionali, con uno scarto massimo di -3°C. Nei restanti giorni, abbiamo registrato accenni di primavera con belle giornate e temperature decisamente al di sopra della media stagionale (fino a 5°C), in cui i valori massimi diurni hanno raggiunto i 20°C, anche nelle località interne, mentre le temperature notturne sono rimaste sempre piuttosto basse, addirittura scendendo fino a pochi gradi sotto lo zero nelle vallate, aree interne ed in quota. Da segnalare che dal 10 al 12 ci sono state raffiche di vento forte che in alcune località hanno superato i 100 km/h. Per quanto riguarda la pioggia, come già accennato, marzo è stato siccitoso; certamente al sud non sono stati raggiunti i livelli del nord dell’Italia e di buona parte dell’Europa Mediterranea e Balcanica ma anche da noi la pioggia registrata è stata ovunque al di sotto dei valori stagionali. Le centraline del SAL hanno registrato una piovosità media compresa tra i 35 mm della Collina Materana ai 55 mm del Vulture (tabella n. 1). Pertanto, il deficit pluviometrico è stato particolarmente elevato nelle aree montuose e versante Tirrenico (circa 70%), mentre nelle restanti zone ha raggiunto il 35%. Aprile invece è stato influenzato dal passaggio di numerose perturbazioni atlantiche che hanno impedito all’anticiclone africano di stabilizzarsi sul Mediterraneo e inviare i primi segnali d’estate. In Basilicata abbiamo avuto solo 7-8 giorni con temperatura superiore ai valori stagionali e per lo più concentrati nella prima quindicina, mentre la seconda parte del mese è stata molto perturbata; nelle giornate più miti la temperatura media ha raggiunto i 16°C, la massima 25°C e la minima 6°C. Per quanto riguarda la pioggia, il periodo può considerarsi nella norma, eccetto il versante tirrenico, che nonostante sia la zona regionale più piovosa, ha fatto registrare valori inferiore alle medie. Sul versante tirrenico si sono contati fino a 14 giorni piovosi, scesi a 8 giorni nel Materano e Metapontino, per una quantità media compresa tra gli 80 mm nel Lagonegrese e i 44 mm del Medio Agri. Anche il mese di maggio è stato influenzato dal passaggio di numerose perturbazioni atlantiche e scandinave che gli hanno conferito caratteristiche più invernali che primaverili, le quali, oltre a causare una importante riduzione della temperatura, hanno apportato piogge abbondanti e spesso associate alla grandine. In particolare, si possono distinguere due periodi: le prime due decadi, fredde e con numerosi giorni piovosi; la terza decade, meno fredda ma ugualmente piovosa. Il raffreddamento ha interessato tutta l’Italia e la temperatura media è scesa rispetto i valori stagionali di circa 6°C; in quei giorni la temperatura minima è scesa a 4°C, la media a 15°C e la massima a 26°C. Come già detto, maggio 2019 sarà ricordato per le abbondanti piogge a carattere temporalesco che hanno interessato l’Italia e l’Europa. In Basilicata, piogge per oltre 100 mm sono state registrate nel Lagonegrese, Vulture, Metapontino e aree del Sub Appenino, distribuite in un intervallo compreso tra i 14 giorni piovosi di Nemoli e i 6 giorni di Policoro. Pertanto, la piovosità media regionale è stata superiore ai valori stagionali fino ad un massimo del 160% a Nemoli e Metaponto. Danni da grandine e/o allagamenti si sono verificati in molte zone: da ricordare la grandinata del 12 nella zona di Metaponto e Scanzano J. Con l’arrivo di giugno è arrivata anche la “torrida estate mediterranea”. Ondate di aria calda di origine africana hanno investito l’Italia e l’Europa, cambiando in pochi giorni lo scenario da autunnale ad estivo. Pagina 23 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Da sottolineare che l’anomalia termica è stata molto più elevata nell’Europa centrale (Francia, Germania, Polonia, ecc.) che nell’Europa mediterranea (Sud Italia, Spagna, Grecia, ecc.). Su scala nazionale, secondo le elaborazioni dell’ISAC-CNR, l’anomalia termica è stata di +3,30°C (figura 3), posizionando giugno 2019 al secondo posto tra i mesi più caldi dal 1800 ad oggi, con il Nord-Est tra le aree più calde del paese a differenza del Sud, dove il caldo è stato meno intenso perché influenzato dalle asciutte correnti Balcaniche che hanno reso il caldo molto più “piacevole”. In particolare, a livello regionale, ci sono stati due differenti periodi: le prime due decadi con caldo intenso e afoso; la terza decade con caldo intenso ma secco. I dati rilevati, evidenziano che dal giorno 6 fino al 19, tutte le stazioni del SAL hanno registrato una temperatura media giornaliera superiore ai valori stagionali, con surplus termici fino 7°C. Nei giorni più caldi, la temperatura media di molte località ha raggiunto i 27°C, la minima solo in pochi casi è scesa sotto i 20°C, mentre la massima ha quasi sempre superato i 35°C: caratteristiche queste, spesso frequenti nell’estate mediterranea. Nella terza decade, dal 24 al 29, un’altra ondata di caldo intenso è stata registrata; essa però, si è differenziata dalla precedente per non essere stata afosa. Durante il mese, l’evapotraspirazione media giornaliera ha raggiunto ovunque valori molto elevati, compresi tra 6 e gli 8 mm/giorno. Dal punto di vista pluviometrico, se si escludono i temporali registrati nei primi giorni del periodo e qualche altro isolato episodio, giugno 2019 può essere definito “siccitoso”. Piogge per 30 mm sono state registrate nel Medio Agri e Basso Sinni, con eventi per lo più di tipo temporalesco, in alcuni casi associati alla grandine. Pertanto, la piovosità media regionale mensile è stata inferiore ai valori stagionali di circa il 40%. E’ ovvio, che molte pratiche agronomiche hanno beneficiato di questa siccità, a cominciare dalla trebbiatura dei cereali, alla raccolta della frutta, fino ai trapianti delle ortive, per contro, l’eccesso di caldo ha sicuramente causato un aumento della cascola agli agrumi e un maggiore consumo idrico. Dopo il gran caldo di giugno è arrivato anche quello di luglio; ondate di aria calda di origine africana hanno investito l’Europa e buon parte del nord Italia, tanto che luglio 2019 sarà ricordato come il mese più caldo a livello mondiale. A livello regionale invece, il clima è stato fresco con due distinti periodi: la prima decade con caldo intenso e temperature superiori ai valori stagionali; la seconda e parte della terza decade con temporali e temperature sotto media. In buona sostanza, il caldo di giugno si è protratto solo nella prima decade di luglio, con una temperatura media di circa 28°C e massime anche di 39°C. Dal 10 al 23 c’è stata una fase molto perturbata che ha causato una “flessione termica” importante per l’arrivo di fresche correnti di origine balcanica che hanno mantenuto la temperatura al di sotto dei valori stagionali. Temporali, grandine e vento forte sono stati eventi molto frequenti (Bernalda (MT), Ginosa (TA) e Castellaneta Marina (TA)). Successivamente il quadro meteorologico è migliorato e il caldo è tornato a farsi sentire, anche se in maniera moderata e gradevole. Pagina 24 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Dal punto di vista pluviometrico, con i numerosi temporali che hanno interessato tutta la regione, possiamo dire che luglio 2019 è stata più piovoso della norma; piogge superiori ai 70 mm sono state registrate nell’Alto Bradano (tabella n.1). Da un punto di vista agronomico e fisiologico, queste ondate di calore possono aver causato dei danni alle colture, come “scottature” e/o stress idrici; i temporali invece, hanno agevolato moltissimo la lavorazione dei terreni. Agosto, è stato un mese caldo e anche molto più stabile dei precedenti, con la temperatura spesso in linea con i valori stagionali e con poche piogge. In particolare: nei primi otto giorni del mese abbiamo registrato una sostanziale stabilità termica con valori massimi della temperatura che agevolmente hanno superato i 35°C mentre la temperatura minima, solo nelle aree più montuose, è scesa sotto i 15°C, nelle restanti località è stata prossima ai 20°C; tra l’otto e il quattordici, abbiamo avuto la fase più calda del mese, con surplus termico fino a 6°C rispetto dalla media; in questo periodo la temperatura massima ha superato i 40°C in molte località; da ferragosto fino agli ultimi giorni del mese, una leggera instabilità ha riportato la temperatura nella media stagionale, interrompendo la grande calura estiva. In questo contesto l’evapotraspirazione media è stata di 6 mm/giorno, non dimenticando però, che nei giorni di maggior caldo ha raggiunto anche gli 8 mm. Dal punto di vista pluviometrico, alcuni temporali sono stati registrati poco prima di ferragosto e verso la fine del periodo. Piogge per circa 30 mm sono state registrate nell’alto Bradano e zone montuose. Quantità queste, che evidenziano un agosto siccitoso nel Lagonegrese e Alta Valle dell’Agri rispetto alle restanti zone dove le quantità sono state in linea con la media, non dimenticando la natura stessa degli eventi che sottintende una elevata irregolarità territoriale. Ad ogni buon conto l’estate 2019 ha fatto registrare nuovi record termici nei mesi di giugno e luglio sia in Europa che a livello mondiale; in Italia, la temperatura media estiva è stata infatti pari a +24,8°C, con anomalia termica rispetto alla norma 1961-90 di +2,5°C, con agosto caldo ma non da record (fonte: Giovanni De Luca, Meteo Giornale); elaborazioni confermate dall’ISAC-CNR, secondo cui l’anomalia termica rispetto al periodo 1981-2010 è stata di +1,76°C. A settembre e ottobre, abbiamo registrato una elevata stabilità atmosferica e temperature nella media stagionale solo nel primo periodo, per poi superarle di 3°C nella seconda e terza decade in ottobre, quando l’alta pressione sul Mediterraneo ha portato la temperatura sui livelli “quasi estivi” almeno nelle ore centrali della giornata: le massime oltre i 25°C nelle zone costiere e le minime a 8-10°C. I giorni più caldi sono stati registrati dal 10 al 23 con temperature medie di oltre 20°C in numerose località del Metapontino e della Valle del Bradano. Questo periodo è stato molto siccitoso, eccetto qualche pioggia a carattere temporalesco sul versante tirrenico e aree interne, facendo segnare percentuali di deficit del 60% a settembre e del 90% in ottobre. Pagina 25 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Tuttavia, l’andamento pluviometrico ha avuto qualche ripercussione negativa solo nelle aree interne e non irrigue mentre nelle restanti zone questa condizione di generale stabilità ha contribuito alla buona gestione agronomica e fitosanitaria delle colture, alla preparazione dei terreni per i cereali e alle operazioni (sia meccaniche che non) di raccolta del pomodoro, dell’uva e delle olive. Dopo un prolungato periodo di siccità, in novembre sono tornate le piogge e il maltempo. Le precipitazioni più che abbondanti hanno causato danni ingenti all’agricoltura e alle infrastrutture, non solo per la quantità ma anche per l’intensità oraria. La perturbazione più intensa è stata registrata dal 10 al 12 ed ha interessato maggiormente il Metapontino e la citta di Matera. Quantità elevate di pioggia sono state registrate anche sul versante tirrenico (Nemoli 380 mm, Maratea 273 mm) mentre nelle restanti zone la quantità è stata compresa tra 180 mm delle Valle dell’Agri fino ai 100 dell’Alto Bradano (tabella 1) il che ha determinato un surplus pluviometrico che mediamente ha superato il 100% con punte del 200% a Policoro che si ricorda essere stata interessata da una tromba d’aria e da un forte temporale il giorno 12. Dal un punto di vista termico invece, il trend di caldo non si è fermato a causa dello scirocco che risalendo dal Tirreno e/o dallo Ionio ha investito la regione; anche in questo mese il numero di giorni con la temperatura al di sopra dei valori stagionali è stato nettamente superiore (fino a 25 giorni) a quelli sotto media, con uno scarto rispetto ai dati storici che ha raggiunto i 4°C. A livello nazionale secondo le elaborazioni dell’ISAC-CNR il surplus termico è stato di +1,33°C con ampie zone del sud Italia molto più calde rispetto al nord. Dopo un autunno decisamente mite e piovoso, anche dicembre ha avuto caratteristiche più autunnali che invernali presentandosi nel complesso mite e molto piovoso sul versante tirrenico. Per quanto riguarda l’aspetto termico, in Basilicata le tre decadi sono risultate tutte sopra media, specie quella centrale, quando gli scarti dai valori stagionali hanno superato gli 8°C. Una prima e “timida” ondata di freddo stagionale si è avuta nei giorni 4 e 5 con la temperatura minima scesa poco al di sotto di 5°C nel Metapontino, in un contesto di generale condizione anticiclonica che ha causato una marcata inversione termica tra collina e fondovalle. Molto più intensa è stata l’ondata di freddo e neve che dal giorno di Natale ha interessato tutto il centro e sud Italia per gli afflussi di aria fredda provenienti dai Balcani; in quei giorni la temperatura minima è scesa sotto lo zero oltre che nelle aree interne ed in quota dell’Appennino anche nell’alto Bradano, area molto esposta alle fredde correnti Balcaniche (tabella n.1). Ad ogni buon conto, il mese si chiude con uno scarto positivo, rispetto ai valori climatici medi pari a +1,53°C per la stazione di Metaponto, dove il giorno più caldo è stato il 19, mentre quello più freddo è stato il 29. Per quanto riguarda la pioggia, la regione può essere suddivisa in tre grandi aree: la fascia Bradanica e il Metapontino mediamente con 40 mm caduti in 4 giorni piovosi, le aree interne e più in quota con circa 85 mm in 5 giorni piovosi e il versante tirrenico con oltre 200 mm in 7 giorni; valori record sono stati registrati a Nemoli con 374 mm in 8 giorni piovosi a seguire Rotonda con 263 mm in 10 giorni piovosi (tabella n.1). Pertanto, la piovosità di dicembre è stata mediamente inferiore ai valori stagionali, con percentuali comprese dal 20 al 50%, tranne per il versante tirrenico dove il surplus è stato del 70%. Tra gli eventi estremi ci sono da segnalare alcune giornate (13, 14, 20 e 21) con raffiche di vento forte e la tromba d’aria di Lauria il giorno 14. Pagina 26 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Conclusione In definitiva possiamo concludere che il 2019, almeno in Italia non è stato tra gli anni più caldi della storia, ma un anno che conferma il trend di crescita della temperatura (figura 1) e che ha evidenziato a livello europeo importanti differenze termometriche, specie nei mesi estivi, in quanto sono stati registrati dei record di temperatura molto più elevati nel nord Europa (Germania, Francia, Nord Italia, ecc.) che nel sud dell’Europa. A ciò deve aggiungersi l’elevata variabilità della distribuzione delle piogge nel corso dell’anno, con una preoccupante siccità invernale e primaverile soprattutto al nord Italia e con numerosi eventi estremi che necessitano attenzione e interventi strutturali specifici, in quanto gli scenari futuri prevedono un aumento sensibile dei rischi di siccità, ondate di calore estremo e altri eventi anomali che ci “obbligano” all’adozione di misure agroambientali al fine di ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici in agricoltura. Infine, le anomalie climatiche del 2019 se inserite nel contesto degli ultimi 220 anni di storia climatica dell’Italia sono l’ennesima conferma che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante che interessa l’intero pianeta e che si sta manifestando con numerosi eventi estremi a livello locale (grandinate primaverili, trombe d’aria). Del resto, numerosi sono gli appelli lanciati dagli esperti IPCC delle Nazioni Unite che invitano i leaders politici mondiali a intraprendere soluzioni politiche "rapide" per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C, appelli che purtroppo puntualmente vengono disattesi, come nell’ultima conferenza mondiale per il clima svoltasi a Madrid. Emanuele Scalcione,Pietro Dichio,Giuseppe Fabrizio Pagina 27 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Fig 1. Trend della temperatura mondiale e in Europa. Pagina 28 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Fig 2. Anomalia termica dell’anno 2019. Pagina 29 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Fig 3. Anomalia della temperatura media di giugno 2019 in Italia . Pagina 30 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 "Patriarchi" da frutto: l'ALSIA avvia un censimento Vengono individuati, mappati e catalogati i grandi esemplari presenti in Basilicata, per tutelare cultura e biodiversità Un censimento dei "patriarchi" da frutto presenti su tutto il territorio regionale: lo ha avviato di recente l'ALSIA nell'ambito del progetto “FINoPom”, finanziato dalla Regione Basilicata nell’ambito della misura 10.2 “Agrobiodiversità” del PSR, il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. Un'iniziativa, quella del censimento dei "grandi vecchi" da frutto, che in un certo senso richiama e integra l'elenco dei 137 alberi monumentali di particolare interesse paesaggistico e naturalistico, recentemente aggiornato dalla Regione Basilicata con Decreto del Presidente della Giunta n. 140 del 17 luglio 2019. Pagina 31 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Negli ultimi cento anni sono scomparse 3 varietà/ecotipi di frutta su quattro. A fine ‘800 erano presenti in Italia 8.000 accessioni di piante da frutto. Oggi ne sono rimaste circa 2.000 ma, di queste, 1.500 sono a rischio di estinzione. La moderna frutticoltura ha privilegiato solo poche varietà sulle migliaia esistenti e selezionate dall’uomo in migliaia di anni di storia dell’agricoltura. Comportamenti agronomici più rispondenti alle moderne tecniche di coltivazione o frutti più sorbevoli o maggiormente conservabili o più resistenti nelle fasi di trasporto su mercati lontani, hanno fatto sì che poche varietà venissero ancora coltivate, mentre tutte le altre fossero abbandonate a sé stesse. Alcune di queste piante, però, sono rimaste dimenticate nei fondi aziendali o nei frutteti familiari, giungendo sino ai nostri giorni. Piante che spesso si presentano maestose, con grossi tronchi ed ampie chiome. Piante che il proprietario ricorda presenti "da sempre" nel proprio frutteto, tramandate da lontani avi. Alberi che per la propria vetustà vengono denominati "patriarchi". “Patriarchi vegetali” che hanno sfidato le insidie del tempo, testimoni della nostra storia, contenitori di tradizioni e culture popolari, protagonisti di fiabe, miti e leggende. Alberi antichissimi che hanno assistito e resistito a guerre, incendi, terremoti, devastazioni, malattie, variazioni climatiche, spesso ancora capaci di produrre frutti, e che emanano un alone di magia e d’incantesimo. E proprio “Patriarca” è denominato il maestoso olivo della varietà Maiatica di Ferrandina (MT), che secondo alcuni avrebbe circa duemila. Con i suoi 8 metri di circonferenza del tronco, è uno degli olivi più grandi della Basilicata per età e dimensioni, nonché uno degli alberi da frutto più antichi del Sud Italia. Ma il Patriarca di Ferrandina non è il solo albero monumentale presente in Basilicata. Olivi, castagni, fichi, ciliegi, viti, gelsi centenari sono presenti un po’ ovunque sul territorio regionale. Alcuni ancora in buone condizioni meccanico-vegetative, altri malconci e moribondi, anche perché non più curati da custodi che, purtroppo, non ci sono più. La conservazione di questi patriarchi, però, è molto importante in quanto essi rappresentano la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni, oltre che essere un antico ed irripetibile patrimonio genetico vivente. Ecco il motivo del censimento dei patriarchi degli alberi frutto presenti in Basilicata avviato dall'ALSIA. Le piante oggetto del censimento dovranno avere determinate caratteristiche, come ad esempio la dimensione della circonferenza del tronco, la longevità, la rarità della varietà, il rischio di erosione genetica. Il censimento consentirà d’individuare, mappare e catalogare tutti i patriarchi di fruttiferi presenti in regione, costituendo così la base per future politiche di conservazione e valorizzazione. L’obiettivo del progetto, infatti, è quello di frenare non solo il fenomeno dell’erosione genetica di antiche varietà da frutto, ma anche di contenere la perdita di tutti quei prodotti e produzioni agroalimentari tradizionali legati ai territori, e che rappresentano la conoscenza ed i saperi legati alle attività agricole tradizionali orami patrimonio solo degli agricoltori più anziani. Tutto il patrimonio genetico censito sarà oggetto di tutela e di conservazione ai sensi della normativa nazionale sugli alberi monumentali - Legge 10 del 14 gennaio 2013 - e della Legge n. 194 del 2015 sulla biodiversità di interesse agricolo. Per eventuali segnalazioni, gli interessati possono rivolgersi agli uffici e alle aziende sperimentali dell’ALSIA. Pagina 32 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Pietro Zienna,Domenico Cerbino Pagina 33 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Emanuele Lamacchia, l'imprenditore agricolo che guardava al futuro Una pubblicazione curata dai periti agrari di Matera ne traccia il profilo, e racconta quasi un secolo di trasformazioni del settore Un imprenditore agricolo che con intelligenza operò guardando al futuro e allo sviluppo della propria terra: Emanuele Lamacchia ha attraversato tutto il Novecento, secolo delle grandi trasformazioni in agricoltura. Nacque a Matera il 20 maggio 1901 e vi scomparve il 26 agosto del 1992. La sua vita fu tutta dedicata al settore primario, che contribuì a far crescere, e alla sua famiglia. E’ quanto emerge nel volumetto “Frammenti di cultura contadina, Emanuele Lamacchia, un imprenditore agricolo materano”, pubblicato dal Collegio provinciale dei periti agrari di Matera. Il testo, curato dal figlio Pagina 34 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 dell'imprenditore, Andrea Lamacchia, già docente negli Istituti tecnici e professionali agrari, è stato stampato e distribuito in occasione del Congresso nazionale dei periti agrari svolto nello scorso ottobre nella Città dei Sassi, e interessante spaccato della società contadina materana. Emanuele Lamacchia fu uomo concreto e capace, nonostante le tante difficoltà cui andò incontro durante la vita. Infatti, dopo la sesta elementare fu avviato per necessità all’attività nell’azienda di famiglia poiché, con lo scoppio della prima guerra mondiale, i tre fratelli maggiori vennero richiamati al fronte: due vi perirono, mentre un altro rimase invalido. Nella pubblicazione con puntualità viene raccontata la sua storia vissuta tra le campagne, la gestione quotidiana della sua azienda e anche il tentativo di dare vita a una società di gestione del mulino-pastificio Riccardi. Nelle pagine vengono descritte le figure e le funzioni basilari in azienda del massaro e del pastore, ma anche l’aratura con il vecchio aratro a chiodo e la semina a spaglio dei primi decenni del ‘900. Si legge anche della rivoluzione in campo agricolo da quando si diffusero i concimi minerali e si sviluppa la meccanizzazione agricola. Ma Lamacchia, da persona riflessiva qual era, non mancò anche di riportare i suoi pensieri su carta attraverso riflessioni, versi e annotazioni. Per Giuseppe Bertagna, ordinario di Pedagogia generale dell’Università di Bergamo, si tratta di una storia da far conoscere che diviene insegnamento di vita per i giovani che si approcciano all’attività agricola per comprendere usi e costumi della società contadina, ma anche l’evoluzione tecnica del settore primario. La pubblicazione è in distribuzione presso la sede del Collegio dei periti agraro, in Piazza Matteotti, a Matera. Filippo Radogna Pagina 35 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Pagina 36 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Il libro di Emanuele Lamacchia. Pagina 37 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Pagina 38 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Emanuele Lamacchia. Pagina 39 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Pagina 40 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 Manoscritto . Pagina 41 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 La filiera corta dei mezzi tecnici in agricoltura biologica Le iniziative di divulgazione dell’ALSIA e il contributo al dibattito nel recente convegno del CREA Quello dei mezzi tecnici autorizzati in agricoltura biologica - quali i fertilizzanti, gli ammendanti e gli antiparassitari - è un tema molto attuale e “scottante”. II grande successo commerciale che stanno avendo i prodotti “green” e biologici - siano essi mezzi tecnici per gli agricoltori o prodotti per i consumatori - comporta il rischio che nel settore entrino imprenditori poco etici. Per questo motivo, la scelta di cosa usare ovvero cosa acquistare per attuare la produzione biologica diventa sempre più rischiosa per vari aspetti, il più grave dei quali non è tanto lo spreco di denaro per l’acquisto di prodotti inefficaci quanto l’eventuale presenza di sostanze non ammesse in bio, tanto che l’agricoltore ed il suo Pagina 42 di 97
Agrifoglio n.91 - Gennaio 2020 prodotto potrebbero trovarsi contaminati nonostante le cure e le attenzioni adottate nella coltivazione. Ecco perché ricorrere all’autoproduzione dei mezzi tecnici è vista come una opportunità per garantire sia maggiore economicità ma anche maggiore sicurezza e, quindi, tranquillità. Recentemente, anche il CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, ha dedicato un incontro sull’argomento, dal tema: “Mezzi tecnici in biologico - Quale futuro per la filiera corta?”, chiamando a confrontarsi sull’argomento diversi portatori d’interesse (stakeholder). Come è emerso dal contributo dell'ALSIA al dibattito dell'incontro del CREA, sin dalle prime esperienze di divulgazione (ultimi anni ‘80 e primi anni ’90) è stato adottato l’approccio della filiera corta, idea che condivisa con gli operatori bio, sia agricoltori “obbligati” che “contadini per scelta”, quali sono ad esempio molti giovani che ritornano alla vita in campagna. Anche le esperienze di divulgazione sul controllo biologico delle avversità, realizzate nel Metapontino tramite gli insetti utili prodotti dall’ALSIA nell’insettario di Metaponto (MT), in funzione a quell'epoca, oppure con gli insetti utili forniti dalle biofabbriche nazionali ed internazionali, rientrano nella produzione dei mezzi tecnici. Inizialmente, non esistevano riferimenti scientifici locali o nazionali per i nostri agroecosistemi biologici. In origine si poteva discutere con la ricerca nazionale esclusivamente di “controllo biologico” e non certamente di “agricoltura biologica”. Un po’ quello che accade oggi, negli ambienti scientifici più "esclusivi" (per non dire chiusi all’osservazione diretta), se si accenna all’agricoltura biodinamica. Riguardo alla gestione dei rifiuti agricoli è interessante notare come nel tempo si sia evoluto l’approccio; si è partiti, infatti, dal prendere in considerazione solo i doveri per un corretto smaltimento, per poi aggiungere anche la necessità di ridurne la produzione, per arrivare infine a sollecitare il recupero dei preziosi “scarti aziendali” da trasformare in compost (ovvero autoproduzione di un mezzo tecnico). A questo proposito, è risultato emblematico quello realizzato in Austria nell’ambito del progetto LIFE CarbOnFarm, grazie al quale abbiamo conosciuto un agricoltore bio che per i 6 mesi invernali svolge anche il ruolo di operatore ecologico, specializzato esclusivamente nella raccolta dell’organico. Nell’esempio osservato in Austria, l'agricoltore viene pagato dal suo Comune che gli fornisce i mezzi per la raccolta porta a porta. Sempre il Comune, senza complicazioni burocratiche per l’agricoltore, gli ha realizzato la piazzola dove effettuare il compostaggio (ovvero semplicemente un’area già pianeggiante, delimitata da un nastro bianco e rosso, senza nessun basamento in cemento o grande attenzione per gli eventuali percolati) fornendogli pure l’attrezzo rivolta-cumuli. Così l’agricoltore trasforma i rifiuti organici urbani in compost che viene poi in parte utilizzato nell’azienda agricola e in parte venduto ai concittadini che sono così stimolati ad effettuare una più attenta selezione dei rifiuti organici. Le ultime esperienze ALSIA, in termini cronologici, sono proprio quelle realizzate con il CREA nell’ambito del progetto AgroCamBio e con il progetto CarbOnFarm, quasi in contemporanea con l’attività formativa realizzata con Deafal, proprio sull’autoproduzione aziendale di alcuni biofertilizzanti. Le aspettative che i “contadini per scelta” ripongono nella ricerca scientifica pubblica a supporto dell’agricoltura biologica e in particolare della filiera corta dei mezzi tecnici, è elevata; essi auspicano la produzione di disciplinari e manuali di buone pratiche per realizzare mezzi tecnici in tutta sicurezza, nell’interesse non solo degli operatori agricoli ma anche dei consumatori e dell’ambiente. Sarebbe anche Pagina 43 di 97
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