Consiglio Nazionale dei Geologi - 20 dicembre 2019 - Consiglio Nazionale ...

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Consiglio Nazionale dei Geologi - 20 dicembre 2019 - Consiglio Nazionale ...
Consiglio Nazionale dei Geologi

        20 dicembre 2019
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20 Dic 2019

Ddl Bilancio, da Anas a Casa Italia,
dall'edilizia sanitaria alla mobilità: ecco i
tagli della manovra
Massimo Frontera

Meno 200 milioni di euro all'Anas, meno 100 milioni al dipartimento Casa Italia, meno fondi
all'edilizia convenzionata, al piano nazionale di edilizia abitativa, all'edilizia sanitaria e
all'edilizia residenziale. E ancora: meno fondi alle piste ciclabili, alla mobilità sostenibile e,
infine, finanziamento quasi azzerato per la centrale di progettazione dell'Agenzia del Demanio.

Accanto ai capitoli di spesa premiati dalla manovra ce ne sono anche tanti che perdono fondi. Il
quadro complessivo dei fari fondi e programmi di spesa, come definito dal Ddl di Bilancio uscito
dal Senato (e inviato "blindato" alla Camera per l'esame definitivo), viene descritto in un dossier
realizzata dall'Ufficio studi del Senato e della Camera. Rimodulazioni, finanziamenti e
definanziamenti sono ordinati per capitolo di spesa, amministrazione e annualità. Il documento
specifica inoltre se la norma è originaria oppure se è stata inserita nel corso della discussione
parlamentare.

Centrale di progettazione
Il taglio più vistoso, introdotto con un emendamento alla manovra votato a Palazzo Madama,
riguarda proprio la centrale di progettazione prevista dalla scorsa legge finanziaria (Legge
145/2018 articolo 1, commi 162-170). La struttura incardinata all'Agenzia del Demanio perde 95
milioni sui 100 di euro assegnati inizialmente. Il taglio si riferisce alla sola annualità 2020.
Restano invece i successivi finanziamenti di 100 milioni l'anno dal 2021 in poi, previsti sempre
dalla legge 145 (articolo 1, comma 106).

Anas, taglio di 200 milioni sui trasferimenti
La scure della manovra si abbatte anche sui trasferimenti all'Anas, che vengono decurtati di 200
milioni sul 2020. Non si tratta però di un definanziamento ma di una rimodulazione, in quanto i
200 milioni eliminati dall'annualità 2020 "ritornano" attraverso un finanziamento di 100
milioni appostato su ciascun anno del biennio 2021-2022. Si tratta dei fondi di provenienza del
Mit e destinati alla manutenzione della rete, previsti dalla legge di Bilancio 2014 (legge
147/2013).

Rischio sismico, Casa Italia perde 100 milioni
Anche il Dipartimento Casa Italia perde una quantità rilevante di risorse, anche se il taglio non
riguarda il budget 2020, che resta confermato in 100 milioni, bensì le due annualità successive,
dalle quali vengono sottratti 50 milioni per ciascun anno del biennio 2021-2022. Il capitolo di
spesa vittima della riduzione di fondi riguarda il sostegno agli interventi per ridurre il rischio
sismico delle infrastrutture.
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L'edilizia pubblica perde 48,8 milioni nel 2020
Ci sono poi vari capitoli di spesa che riguardano l'edilizia residenziale pubblica che escono
veramente male dalla manovra. L'edilizia convenzionata e agevolata, il piano nazionale di
edilizia abitativa, l'edilizia residenziale e quella pubblica (che include scuola e sanità) vedono
sparire per sempre (in quanto si tratta di definanziamento e non di rimodulazioni) 48,8 milioni
di euro dall'annualità 2020. Se si includono anche i tagli delle annualità 2021 e 2022, la perdita
di fondi sale a oltre 100 milioni di euro. Più in dettaglio ecco i quattro capitoli di spesa, con
relativi tagli di fondi (per annualità): il "Finanziamento per l'edilizia convenzionata-agevolata"
perde 3,9 milioni (2020); le "riassegnazioni di entrata per realizzare un piano nazionale di
edilizia abitativa" perdono 3,5 milioni (2020); l'"Edilizia pubblica compresa quella scolastica e
sanitaria" (legge n.145/2018, art. 1, c. 95) perde 8,7 milioni (2020), 7,2 milioni (2021) e 44,1
milioni (2022); l'"Edilizia pubblica compresa quella scolastica e sanitaria" (legge n.205/2017, art.
1, c. 1072) perde 30,9 milioni (2020); l'"Edilizia residenziale" (Legge n.388/2000, art. 145, c. 33, p.
2) perde 1,8 milioni di euro (2020).

Porti e sistemi portuali, 55 milioni in meno nel triennio 2020-2022
Anche i porti perdono fondi. In questo caso sono tre i capitoli falcidiati dalla manovra, con un
taglio complessivo di 55 milioni nel triennio 2020-2022, di cui 15 sull'annualità 2020. Più
precisamente ecco dove si è andati a pescare: il "Fondo per il finanziamento degli interventi di
adeguamento dei porti" perde 30 milioni nel triennio (10 milioni per ciascuna annualità); il
fondo per la "Competitività dei porti ed efficienza del trasferimento ferroviario all'interno dei
sistemi portuali" perde 15 milioni nel triennio (5 per ciascuna annualità) e, infine, il "Fondo per
le infrastrutture portuali" perde 10 milioni per la sola annualità 2021.

Edilizia sanitaria, si allontanano 1,8 miliardi
L'edilizia sanitaria è oggetto di una maxi-riprogrammazione che vede allontanarsi oltre 1,8
miliardi, grazie a una riduzione di 400 milioni di euro sull'annualità 2020 e di 1,42 miliardi
sull'annualità 2021. Somme che vengono fatte slittare dal 2023 in poi. Anche su alcuni capitoli di
spesa che riguardano la mobilità sostenibile la manovra interviene riprogrammando 50 milioni
di euro che vengono tagliati dall'annualità 2020 e appostati in anni successivi (25 milioni sul
2022 e 25 milioni sul 2023). Il "Fondo per la progettazione e la realizzazione di ciclovie
turistiche" perde 10 milioni sull'annualità 2021. Sforbiciata anche ai fondi per la
"Riqualificazione delle aree urbane", che perdono 3,3 milioni dall'annualità 2020 e 5,9 milioni da
quella per 2021. Discorso a parte per le Ferrovie, cui la Manovra di Bilancio sottrae 460 milioni
sul 2020 sul capitolo del "Contributo in conto impianti", fondi che però erano stati anticipati dal
decreto fiscale.

Chi guadagna: alla Protezione civile 375 milioni
Tra i capitoli di spesa che vengono rimpinguati spicca il Fondo per le emergenze della
Protezione civile, che riceve un nuovo finanziamento di 345 milioni di euro sull'annualità 2020.
Anche il fondo per l'edilizia universitaria incassa nuove risorse per complessivi 210 milioni di
euro grazie a 60 milioni sul 2020 e 75 milioni su ciascuno dei due anni del successivo biennio.

Tutte le Tabelle (estratto dal Dossier sulla Legge di Bilancio a cura del centro studi della Camera
e del Senato - Volume III - Stati di previsione dei ministeri)
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20 Dic 2019

Fondo salva opere, il nuovo termine per le
istanze è il 24 gennaio
Massimo Frontera

Il ministero delle Infrastrutture cerca di risolvere il pasticcio sul Fondo salva opere. Il decreto
attuativo, pubblicato lo scorso 16 dicembre in Gazzetta, indicava il termine del 10 dicembre per
l'invio della richiesta al Mit. Di fronte all'impossibilità per i beneficiari di avere accesso alle
risorse, il Mit ha elaborato la soluzione, affidata a un decreto firmato ieri, 19 dicembre, dal capo
della competente direzione del Mit (Edilizia statale), con ulteriori istruzioni operative e nuovi
termini relativi ai vari adempimenti.

La novità più importante è il superamento del termine del 10 dicembre, che - essendo «già
decorso» - viene sostituito dal nuovo termine del 24 gennaio 2020, entro il quale i creditori
presentano l'istanza alle amministrazioni aggiudicatrici. A loro volta, queste inviano al Mit la
certificazione del credito entro il successivo 14 febbraio 2020. L'ultima data importante che si
legge nel decreto del Mit è quella entro cui predisporre il «piano di ripartizione» delle risorse,
fissato al 1° aprile 2020.

Per quanto riguarda le amministrazioni, il decreto del Mit informa che in caso di «mutamento
soggettivo del rapporto obbligatorio» le nuove richieste successive alla precedenti certificazioni
dei crediti vanno inviate al Mit entro dieci giorni dal «perfezionamento della modifica soggettiva
del rapporto obbligatorio».

Il decreto del Mit sul Fondo salva opere
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20 Dic 2019

Ritenute sugli appalti: attuazione sul filo di
lana, rischio blocco dei pagamenti. Buia:
intervento scellerato
Giuseppe Latour

Due interventi dell’agenzia delle Entrate nel giro di pochi giorni: serviranno un nuovo modello
di certificazione della regolarità contributiva e un provvedimento che indichi le regole per la
trasmissione telematica delle informazioni sul versamento delle ritenute. Il tutto, nel breve
intervallo (una settimana esatta) che passerà dalla pubblicazione della legge di conversione del
decreto fiscale, attesa in Gazzetta ufficiale il 24 dicembre, e l’entrata in vigore della novità, il
primo gennaio.
Parlando del nuovo articolo 4 del Dl fiscale, in materia di controlli sulle ritenute per gli appalti,
la preoccupazione delle imprese in queste ore è inversamente proporzionale al tempo che
avranno a disposizione per studiare i dettagli dell’adempimento e organizzare i propri flussi
informativi: potrebbe trattarsi di un solo giorno. Mentre, sullo sfondo, ci sarà il pericolo di un
blocco dei pagamenti.
La versione della norma uscita dal Parlamento fissa due passaggi attuativi a carico dell’agenzia.
Le Entrate dovranno mettere «a disposizione delle singole imprese» a partire da gennaio la
nuova certificazione di regolarità fiscale che consentirà di dribblare i pesantissimi adempimenti
dell’articolo 4 (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
L’amministrazione dovrà approvare un modello di certificazione per il quale, con ogni
probabilità, non servirà neppure la pubblicazione in Gazzetta o sul sito dell’Agenzia. Basterà
condividerlo con gli uffici territoriali delle Entrate che, da gennaio, dovranno essere pronti a
rilasciare la certificazione. Nella pratica, a inizio 2020 alcune imprese dovranno confrontarsi
con una certificazione, per loro essenziale, che non avranno mai visto prima. E sulla quale ci
sono già diversi aspetti da chiarire: ad esempio, non è chiaro quale sia il triennio sul quale
saranno fatte le verifiche dei versamenti.
Un provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate dovrà, poi, disciplinare le modalità «di
trasmissione telematica delle informazioni» relative alle ritenute fiscali. Indicando anche
modalità semplificate di riscontro dei dati. Questo provvedimento dovrebbe essere il cuore
dell’adempimento, perché indicherà esattamente su quali elementi imprese e committenti
dovranno concentrarsi per essere al riparo da problemi. In sua assenza la norma sarà operativa,
ma dominerà il “fai da te”: le imprese coinvolte dovranno trasmettere ore lavorate, ritenute
versate e dettagli identificativi dei dipendenti sulla base della sola norma.
Questo pacchetto, calendario alla mano, potrebbe essere completato anche oltre il primo
gennaio: soprattutto per la trasmissione telematica, visto l’alto livello di complessità tecnica, la
possibilità di un ritardo è molto concreta, a meno di un clamoroso sprint di fine anno.
Così, una nota di Confindustria spiega che tempi più lunghi per l’entrata in vigore sarebbero
stati opportuni «per dare all’agenzia delle Entrate il tempo sufficiente per emanare i decreti
attuativi che dovranno stabilire le modalità di rilascio della certificazione». E il presidente
dell’Ance, Gabriele Buia parla di «ennesima scelleratezza».
Per Buia «questo modo di attuare la norma è chiaramente in contrasto con lo statuto del
contribuente. Soprattutto, c’è da considerare che parliamo di un meccanismo complesso nel
quale è alto il rischio di errori e al quale sono collegate sanzioni». Molti sono i dubbi delle
imprese in queste ore. «Ad esempio, se i tempi di rilascio del Durc fiscale saranno troppo lunghi,
chi ne risponderà?». E, soprattutto – conclude Buia – «c’è il timore che in assenza di indicazioni
operative si blocchino i pagamenti di alcuni settori, per paura delle possibili sanzioni».

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20 Dic 2019

Sicurezza sul lavoro, con il bando Isi 2019
l'Inail distribuisce 251 milioni per la
prevenzione
Mauro Pizzin

Ammontano a più di 251 milioni (251.226.450 euro) le risorse a fondo perduto erogate dall’Inail
per la prevenzione sui luoghi di lavoro con il nuovo Bando Isi 2019, presentato ieri a Roma. Si
tratta di una somma inferiore rispetto ai circa 370 milioni del bando precedente, ma va
considerato che in quel caso erano stati utilizzati anche i residui delle edizioni precedenti e che
l’Istituto ha dovuto fare i conti anche con un taglio di 110 milioni sulle risorse per la formazione
e la prevenzione, previsto per l’anno in corso dalla legge 145/2018 (bilancio 2019) a parziale
compensazione delle minori entrate dovute alla revisione tariffaria.
Grazie al bando Isi, giunto quest’anno alla decima edizione, sono stati stanziati finora 2,4
miliardi, «fondi - ha sottolineato il presidente dell’Inail, Franco Bettoni – che hanno permesso di
finanziare la realizzazione di quasi 32mila progetti di miglioramento dei livelli di salute e
sicurezza nelle aziende, nella maggioranza presentati da micro e piccole imprese».
Anche stavolta i fondi sono state spalmati su cinque assi di finanziamento. L’Asse 1 (Isi
Generalista) mette a disposizione poco più di 96 milioni, di cui 94 per i progetti di investimento
e 2 per i progetti di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale; l’Asse 2 (Isi
Tematica) conta su 45 milioni, destinati a progetti per la riduzione del rischio da
movimentazione manuale dei carichi; l’Asse 3 (Isi Amianto) stanzia 60 milioni per progetti di
bonifica da materiali contenenti amianto; l’Asse 4 (Isi Micro e Piccole Imprese) destina 10
milioni a progetti per micro e piccole imprese dei settori fabbricazione mobili e pesca; l’Asse 5
(Isi Agricoltura) sostiene, infine, con 40 milioni progetti per le micro e piccole imprese del
settore produzione agricola primaria dei prodotti agricoli, di cui 33 per la generalità delle
imprese agricole e 7 per gli agricoltori under 40 organizzati anche in forma societaria.
La platea dei destinatari degli incentivi comprende le imprese, anche individuali, iscritte alla
Cdc. È stata confermata, inoltre, la possibilità per gli enti del terzo settore, anche non iscritti al
registro delle imprese ma censiti negli albi e registri nazionali, regionali e delle Province
autonome, di accedere ai fondi dell’Asse 2.
Il contributo in conto capitale può coprire fino al 65% delle spese sostenute per ogni progetto
ammesso fino a 130mila euro, sulla base dei parametri e degli importi minimi e massimi
specificati dal bando per ciascun asse di finanziamento.
La presentazione delle domande di accesso ai finanziamenti avverrà, come per i bandi
precedenti, in modalità telematica, attraverso una procedura “valutativa a sportello” articolata in
tre fasi, le cui date saranno pubblicate nel portale dell’Istituto entro il 31 gennaio 2019. «Nella
fase preparatoria del nuovo bando - ha chiarito il direttore generale dell’Inail, Giuseppe
Lucibello - ci siamo concentrati sulla semplificazione degli adempimenti richiesti alle imprese
partecipanti e sulla definizione sempre più puntuale degli interventi finanziabili, proseguendo il
lavoro avviato negli ultimi anni per ottimizzare l’utilizzo dei fondi, aumentare la partecipazione
delle aziende e rendere più celere l’erogazione dei finanziamenti”.

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20 Dic 2019

Catasto, stretta sulle motivazioni generiche
nei riclassamenti
Antonio Iovine

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 249 del 01/12/2017 con cui è stata dichiarata non
fondata la questione di legittimità costituzionale, sollevata in riferimento agli artt. 3 e 53 Cost.
riguardo al processo di revisione ei classamenti di cui all'art. 1, comma 335, della legge n.
311/2004, la Corte di Cassazione (sentenza 33031/2019) ritorna sui contenuti dei motivi degli
avvisi di accertamento di notifica delle rendite revisionate, procedendo ad una più articolata
disamina. Viene in sostanza raccolta la raccomandazione della Corte Costituzionale che
evidenzia come per evitare lo sconfinamento verso l'incostituzionalità delle singole imposte che
assumono a base l'estimo catastale, i criteri per la determinazione delle tariffe di estimo e delle
rendite catastali, devono essere ispirati a princìpi di "ragionevolezza".

Le «microzone» in 17 Comuni
Il comma 335 a oggi è stato attivato in 17 realtà territoriali: Atri (TE), Bari (BA), Bassano del
Grappa (VI), Casale Monferrato (AL), Castellaneta (TA, Cervia (RA), Ferrara (FE), Lecce (LE),
Milano (MI), Mirandola (MO), Orvieto (TR), Perugia (PG), Ravarino (MO), Roma Capitale (RM),
Spello (PG), Spoleto (PG), Todi (PG), su un potenziale di oltre 700 comuni, prevede: «La
revisione parziale del classamento delle unità immobiliari di proprietà privata site in microzone
comunali, per le quali il rapporto tra il valore medio di mercato individuato ai sensi del
regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138, e il
corrispondente valore medio catastale ai fini dell'applicazione dell'imposta comunale sugli
immobili si discosta significativamente dall'analogo rapporto relativo all'insieme delle
microzone comunali, è richiesta dai comuni agli Uffici provinciali dell'Agenzia del territorio».

La «ragionevolezza
La Corte, dopo avere riassunto le diverse disposizioni di legge che consentono il riclassamento
delle unità immobiliari già censite (oltre il citato comma 335, l'art. 3 della legge n. 662 del 1996,
secondo la quale il Comune può chiedere l'intervento dell'Agenzia delle entrate per ottenere la
revisione del classamento di un immobile, quando il medesimo classamento risulti non
aggiornato o palesemente incongruo rispetto a fabbricati similari e aventi medesime
caratteristiche e l'articolo 1, comma 336, della legge n. 311 del 2004, relativa al classamento di
immobili che non siano stati dichiarati o che abbiano subito variazioni edilizie non denunziate)
sulla base dei contenuti ci cui al DPR n. 138/98, che detta le regole per la formazione delle
microzone ed i criteri per il classamento, chiarisce che la "ragionevolezza" si materializza
allorché nel procedere alla revisione del classamento ai sensi dell'articolo 1, comma 335, della
legge n. 311 del 2004, sia seguito un iter corretto scomponibile in due fasi, una prima valutativa
del "fattore posizionale" (correlabile alla cosiddetta riclassificazione di massa) e una seconda che
accerti il "fattore edilizio" proprio del singolo edificio ed all'interno di esso della singola unità
immobiliare.
Le linee operative
L'esame della Corte segue con l'indicazione delle linee operative che caratterizzano le due fasi.
Con riferimento alla prima fase della valutazione, sopra richiamata, non può ritenersi
congruamente motivato il provvedimento di riclassamento che faccia esclusivamente
riferimento in termini sintetici, e quindi generici, al rapporto tra valore di mercato e valore
catastale nella microzona, considerata rispetto all'analogo rapporto sussistente nell'insieme
delle microzone comunali, e al relativo scostamento, oltre che ai provvedimenti amministrativi a
fondamento del riclassamento, senza specificare le fonti, i modi, i tempi e i criteri con cui questi
dati sono ricavati ed elaborati. Devono altresì essere indicati in modo dettagliato quali siano
stati gli interventi e le trasformazioni urbane che hanno portato l'area alla riqualificazione, non
essendo sufficiente far richiamo ad espressioni di stile o a generici fatti notori del tutto avulsi
dalla situazione concreta (per la scheda degli elementi da valutare cliccare qui). La correttezza
della motivazione rileva quando siano esattamente identificati, calcolati, rilevati ed elaborati i
quattro parametri prescritti dalla norma e cioè: il valore medio di mercato della microzona (per
mq); il valore catastale medio della microzona; il valore di mercato medio per l'insieme di tutte
le microzone; il valore catastale medio per l'insieme di tutte le microzone.

Il calcolo
Altri passi da specificare nel provvedimento di notifica concernono le modalità di calcolo del
rapporto tra valori catastali e valori di mercato e la data alla quale faccia riferimento la
rilevazione della media dei valori medi catastali e la data della rilevazione della media dei valori
di mercato. Per quanto concerne la seconda fase della valutazione, atteso il carattere diffuso
dell'operazione, l'avviso di accertamento deve essere adeguatamente motivato in ordine agli
elementi che, in concreto per la microzona anomala, hanno inciso sulla revisione in relazione al
singolo immobile. Nella sostanza, deve essere dimostrato come e perché per la singola unità
immobiliare si proceda ad elevazione della classe e di quanti livelli giacché in una microzona,
per quanto omogenea possa essere, lo stato originario di classamento di ogni singola unità può
essere discosto per molteplici fattori dalla media generale dei classamenti e/o verso altre unità
immobiliari e ciò per effetto di ubicazione relativa, epoca di costruzione, stato di manutenzione,
qualità delle rifiniture, salvo altri caratteri rilevanti nello specifico. Di fatto può avvenire che
alcune unità immobiliari possano avere affatto risentito della rivalutazione media di zona, altre
in maniera più o meno incidente, ed alcune già potevano avere rendite oggetto di recente
attribuzione che per le più svariate motivazioni risultassero già più elevate rispetto alla media di
zona.

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20 Dic 2019

Costruzioni, imprese del Sud ai blocchi
partenza dell'innovazione
Q.E.T.

L'industria delle costruzioni sconta forte ritardo nell'implementazione delle nuove tecnologie
digitali all'interno delle aziende, ma ha voglia di colmare questo gap. È questa, in sintesi, la
situazione del settore che emerge da una ricerca di Fondirigenti condotta da Ance e Sistemi
Formativi Confindustria sui dirigenti delle imprese di costruzioni del Sud nell'ambito di Smart
manager in Edilizia, progetto formativo realizzato per le imprese del Mezzogiorno per favorire
l'accesso alle nuove tecnologie digitali e sviluppatosi in quattro workshop in diverse città
meridionali.

Dalla ricerca emerge che il 73% delle imprese campione è in procinto di realizzare un piano di
sviluppo tecnologico. «Dati - commenta la ricerca - che testimoniano una sempre maggiore
consapevolezza tra le imprese del Sud della necessità di innovare i processi produttivi per essere
più competitive». In alcuni ambiti specifici come il Bim il livello di conoscenza è maggiormente
diffuso (oltre il 50% delle imprese conosce bene il tema), ma ancora poco utilizzato, per questo è
necessario promuoverne l'uso concreto nei lavori. Da qui anche la necessità per le imprese di
costruzione di disporre di un'offerta formativa completa e organica su tutti gli strumenti digitali
e di un piano di incentivi dedicato al settore per favorire l'ingresso delle tecnologie in azienda.

«Occorre prevedere al più presto un Piano "Edilizia 4.0" - chiede il direttore generale dell'Ance,
Massimiliano Musmeci - perché in edilizia non c'è la fabbrica ma il cantiere, e di promuovere
una piattaforma digitale nazionale per le costruzioni». La ricerca, spiega il direttore generale di
Fondirigenti Costanza Patti rappresenta «la nostra prima iniziativa realizzata nell'ambito del
Progetto SUD, che Fondirigenti ha lanciato per agire concretamente per lo sviluppo della
managerialità delle imprese meridionali per promuovere buone pratiche e innovazione nei
settori chiave del made in Italy, come quello dell'edilizia».

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Bando ISI 2019 in Gazzetta Ufficiale
20/12/2019

Le date di apertura e chiusura della procedura informatica saranno pubblicate entro
il 31.gennaio 2020, ma come ogni anno si è aperto, ufficialmente, il Bando ISI
2019 per il finanziamento alle imprese di interventi in materia di salute e sicurezza
sul lavoro per i quali sono stanziati 251.226.450,00 euro.

È stato, infatti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 297 del 19 dicembre 2019
l'avviso dell'Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
(Inail ) recante "Avviso pubblico ISI 2019 - Finanziamenti alle imprese per la
realizzazione di interventi in materia di salute e sicurezza sul lavoro".

Ricordiamo che il bando ha l'obiettivo di incentivare le imprese a realizzare progetti
per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché
incentivare le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola
primaria dei prodotti agricoli per l’acquisto di nuovi macchinari ed attrezzature di
lavoro caratterizzati da soluzioni innovative per abbattere in misura significativa le
emissioni inquinanti, migliorare il rendimento e la sostenibilità globali e, in
concomitanza, conseguire la riduzione del livello di rumorosità o del rischio
infortunistico o di quello derivante dallo svolgimento di operazioni manuali.
Destinatari dei finanziamenti
Le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte alla
Camera di commercio industria, artigianato ed agricoltura e, per l’asse 2 di
finanziamento anche gli Enti del terzo settore.

Progetti ammessi a finanziamento
Sono finanziabili le seguenti tipologie di progetto ricomprese in 5 Assi di
finanziamento:

   •   Progetti di investimento e Progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di
       responsabilità sociale - Asse di finanziamento 1 (sub Assi 1.1 e 1.2)
   •   Progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale di carichi
       (MMC) - Asse di finanziamento 2
   •   Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto - Asse di finanziamento 3
   •   Progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività -
       Asse di finanziamento 4
   •   Progetti per micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione
       agricola primaria dei prodotti agricoli -Asse di finanziamento 5 (sub Assi 5.1 e
       5.2).

Risorse finanziarie destinate ai finanziamenti
Le risorse finanziarie destinate dall’Inail ai progetti sono ripartite per
regione/provincia
autonoma e per assi di finanziamento. Di tale ripartizione è data evidenza
nell’allegato “Isi 2019-allegato risorse economiche” che costituisce parte integrante
degli Avvisi pubblici regionali/provinciali pubblicati.
Il finanziamento, in conto capitale, è calcolato sulle spese ritenute ammissibili al
netto dell’IVA come di seguito riportato.
Per gli Assi 1 (sub Assi 1.1 e 1.2), 2, 3 e 4 nella misura del 65% e con i seguenti limiti:

   •   Assi 1 (sub Assi 1.1 e 1.2), 2, 3, fino al massimo erogabile di 130.000,00 Euro
       ed un finanziamento minimo ammissibile pari a 5.000,00 Euro. Per le imprese
       fino a 50 dipendenti che presentano progetti per l’adozione di modelli
       organizzativi e di responsabilità sociale di cui all’allegato (sub Asse 1.2) non è
       fissato il limite minimo di finanziamento.
   •   Asse 4, fino al massimo erogabile di 50.000,00 Euro ed un finanziamento
       minimo ammissibile pari a 2.000,00 Euro.

Asse 5 (su Assi 5.1 e 5.2) nella misura del:
•   40% per i soggetti destinatari del sub Asse 5.1 (generalità delle imprese
       agricole);
   •   50% per i soggetti destinatari del sub Asse 5.2 (giovani agricoltori).

Il finanziamento massimo erogabile è pari a Euro 60.000,00; il finanziamento
minimo è pari a Euro 1.000,00.

Modalità e tempistiche di presentazione della domanda
La domanda deve essere presentata in modalità telematica con successiva conferma
attraverso l’apposita funzione presente nella procedura per la compilazione della
domanda on line di upload/caricamento della documentazione come specificato
negli Avvisi regionali/provinciali. Sul sito www.inail.it - ACCEDI AI SERVIZI ONLINE -
le imprese avranno a disposizione una procedura informatica che consentirà loro,
attraverso un percorso guidato, di inserire la domanda di finanziamento con le
modalità indicate negli Avvisi regionali. Le date di apertura e chiusura della
procedura informatica, in tutte le sue fasi , saranno pubblicate sul portale
dell’Istituto, nella sezione dedicata all’Avviso Isi 2019, entro il 31.gennaio 2020.

Per maggiori informazioni e assistenza è possibile fare riferimento al numero
telefonico 06.6001 del Contact center Inail.

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Documenti Allegati
Bando ISI 2019
Antincendio impianti termici, in
vigore le nuove norme
Le disposizioni si applicano agli impianti di portata complessiva superiore a 35
kW di nuova realizzazione e esistenti

Foto: ambrozinio©123RF.com

20/12/2019 – Da domani entrano in vigore le disposizioni antincendio per
gli impianti termici di portata complessiva superiore a 35 kW, come ad
esempio le centrali termiche per il riscaldamento di condomìni e scuole,
come previsto dal DM 8 novembre 2019 che ha modificato il DM 12
aprile 1996 sulla sicurezza degli impianti termici.

Antincendio impianti termici: l’applicazione della
norma
Le disposizioni contenute nel DM 8 novembre 2019 si applicano alla
progettazione, realizzazione e esercizio degli impianti per la
produzione di calore civili extradomestici di portata termica
complessiva maggiore di 35 kW alimentati da combustibili gassosi utilizzati
per: 1) climatizzazione di edifici e ambienti; 2) produzione di acqua calda,
acqua surriscaldata e/o vapore; 3) cottura del pane e di altri prodotti simili
(forni) ed altri laboratori artigiani; 4) lavaggio biancheria e sterilizzazione;
5) cottura di alimenti (cucine) e lavaggio stoviglie.

Più apparecchi alimentati a gas installati nello stesso locale sono
considerati come facenti parte di un unico impianto di portata termica pari
alla somma delle portate termiche dei singoli apparecchi ivi installati; di
conseguenza se la somma risulta essere maggiore di 35 kW,
indipendentemente dal valore della singola portata termica di ciascun
apparecchio, il locale che li contiene ricade, ai fini delle misure di
prevenzione incendi, nel campo di applicazione del decreto.

All'interno di una unità immobiliare ad uso abitativo, ai fini del
calcolo della portata termica complessiva, non concorrono gli apparecchi
domestici di portata termica singola non superiore a 35 kW quali gli
apparecchi di cottura alimenti, le stufe, i caminetti, i radiatori individuali,
gli scaldacqua unifamiliari, gli scaldabagno ed i lavabiancheria.

Prevenzione incendi: norme per impianti nuovi ed
esistenti

La nuova regola tecnica si applica agli impianti di nuova
realizzazione e a quelli esistenti alla data di emanazione del decreto.

Non è previsto alcun adeguamento alle nuove disposizioni per gli
impianti esistenti di portata termica superiore a 116 kW approvati o
autorizzati dai competenti organi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco,
anche nel caso di aumento di portata termica, purché non superiore al 20%
di quella già approvata od autorizzata e purché realizzata una sola volta.

Non è richiesta la conformità alla nuova regola tecnica anche per gli
impianti esistenti alla data di emanazione del decreto e di portata
termica superiore a 35 kW e fino a 116 kW, realizzati in conformità
alla previgente normativa, anche nel caso di aumento di portata termica,
purché non superiore al 20% di quella esistente e purché realizzato una
sola volta e tale da non comportare il superamento della portata termica
oltre i 116 kW.

Norme correlate
Decreto Ministeriale 08/11/2019
Ministero dell'Interno - Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la realizzazione
e l'esercizio degli impianti per la produzione di calore alimentati da combustibili gassosi
Piano Casa Puglia prorogato al 31
dicembre 2020
Gli interventi potranno essere realizzati sugli edifici esistenti al 1° agosto 2019

Foto: rudi1976©123RF.com

20/12/2019 – Approvato il Piano Casa della regione Puglia. Fino al 31
dicembre 2020 sarà possibile realizzare interventi di ampliamento,
demolizione en ricostruzione sugli edifici esistenti al 1° agosto 2019.

Piano Casa Puglia fino al 31 dicembre 2020

Dopo dei disaccordi, che avevano fatto temere per la proroga, il Consiglio
Regionale ha approvato il ddl che da una parte conferma il Piano Casa per
tutto il 2020 e dall’altra, per coinvolgere un maggior numero di edifici,
sposta in avanti, al 1° agosto 2019, anche la data entro la quale gli
immobili devono risultare esistenti per poter essere interessati dagli
interventi di ampliamento o sostituzione edilizia.
Confermate le percentuali di ampliamento del 20% e del 35% in caso di
demolizione e ricostruzione, che possono raggiungere il 45% se alla
demolizione segue la delocalizzazione dell’edificio e la rigenerazione
urbana dell’area su cui sorgeva.

Piano casa Puglia, pareri discordanti sulla proroga

Secondo i consiglieri regionali PD, Fabiano Amati e Donato
Pentassuglia, “la proroga del Piano casa, fondata sul copia-incolla della
nostra proposta di legge, è la norma più produttiva dell’intero bilancio
regionale. Aiuta un settore a più alta densità di lavoro, riduce il consumo di
suolo ed elimina discrezionalità amministrativa e i cappelli in mano.
Speriamo solo che nei prossimi anni possa diventare un provvedimento
definitivo, magari migliorato. Ci spiace che per arrivare a questo risultato
abbiamo dovuto attraversare il fuoco polemico con il Governo regionale e
con minoranze d’opinione pubblica che pensano purtroppo all’edilizia
come a un settore incline al trucco e ai raggiri”.

Di parere opposto il gruppo regionale di Fratelli d’Italia, che ha
dichiarato “su un settore così importante per la Regione Puglia, come è
quello dell’edilizia, siamo ancora una volta di fronte a una proroga del
Piano Casa. Un’intera legislatura non è stata in grado di produrre un
disegno di legge organico e anche sul fine di questo 2019 arriviamo in zona
'cesarini' ad approvare una proroga che mette ancora una volta una ‘pezza’
a una giunta e una maggioranza litigiosa e divisa su tutto, anche su un
provvedimento importante come questo”!

Norme correlate
Bozza non ancora in vigore 30/10/2019
Regione Puglia - Anno 2020 - Modifiche agli articoli 5 e 7 della Legge regionale 30 luglio 2009, n. 14 - Misure
straordinarie e urgenti a sostegno dell'attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio
residenziale
Bonus Facciate: misura utile per l'edilizia o
spreco di risorse pubbliche?
Redazione INGENIO - 19/12/2019

Il Bonus facciate è tra le principali novità fiscali legate alla casa e previste dalla Legge di
Bilancio 2020 che, insieme al DL Fiscale, fa parte della Manovra Finanziaria.

Il provvedimento, che dal 2020 e per un anno, consentirebbe il 90 per cento di detrazione
dall'Irpef delle spese sostenute per interventi di recupero e restauro delle facciate degli edifici,
rientra tra quelle misure che stanno facendo discutere maggiormente la platea di addetti ai
lavori e non solo.

In vista dell'approvazione definitiva della Legge di Bilancio (prevista il 22 e 23 dicembre
prossimi) Ingenio continua a pubblicare commenti, pareri e considerazioni sul nuovo
beneficio fiscale che ha suscitato perplessità.

Bonus facciate, Anit: In Italia meglio l'estetica della
sostenibilità ambientale
All'indomani dell'approvazione da parte del Senato della nuova Legge di Bilancio (che ora
passa all'esame della Camera per il via libera definitivo), arriva il commento
dell'Associazione Nazionale per l'Isolamento Termico e acustico (Anit).

«Premesso che ogni provvedimento che in qualche modo possa sollevare un settore in crisi
o migliorare i nostri edifici è sicuramente un ottimo obiettivo da perseguire, crediamo ci
siano delle priorità - scrive in una nota l'associazione - non solo per una politica nazionale,
ma anche perché abbiamo degli obblighi nei confronti dell’Europa e del mondo.

I cambiamenti climatici sono una realtà che abbiamo davanti tutti i giorni, la necessità di
ridurre le emissioni inquinanti e di conseguenza i consumi energetici dei nostri edifici, che
sono responsabili di circa il 40% del totale dell’energia consumata, non può essere messa
allo stesso livello rispetto all’abbellimento e all’estetica - prosegue la nota - lo stesso
discorso si potrebbe fare per la sicurezza».

    Per questo motivo non riteniamo coerente dare lo stesso incentivo a lavori di
    semplice tinteggiatura/pulitura e a interventi di riqualificazione energetica o
                                    antisismica.

Bonus facciate: il problema dell'art.25 nella legge di Bilancio

«Il problema principale dell’art. 25 nella legge di Bilancio 2020 (Bonus facciate) è proprio
l’opportunità di incentivare interventi meramente estetici su edifici che avrebbero necessità
innanzitutto di riqualificazione energetica e messa in sicurezza.

Questa possibilità, data sulle zone urbanistiche A e B, significa “abbellire” quasi il 60% della
città di Milano riducendo drasticamente la possibilità di interventi di efficientamento
energetico. La limitazione a determinati immobili non può dipendere dalle zone
urbanistiche ma dovrebbe dipendere dalla tipologia di edificio. Ci sono immobili in cui non
è possibile realizzare interventi di isolamento o non è sostenibile, come gli edifici storici e
tutelati.

Garantire la possibilità di detrazione per interventi su questi edifici, a prescindere
dall’efficientamento energetico, riteniamo tutti sia un’ottima opportunità, ma questo non
può valere per tutti gli immobili nelle zone A e B delle nostre città, che comprendono
fabbricati di varia epoca e non necessariamente con caratteristiche artistiche di rilevanza.

Di fronte a una scelta tra due tipologie di intervento con pari opportunità, cittadini e
famiglie non opteranno per il più complesso intervento di efficienza energetica, ma per un
più semplice intervento meramente estetico. Già oggi, malgrado gli obblighi di legge, ci
sono ancora tanti interventi in facciata in cui non vengono rispettate le prescrizioni di
Legge e di conseguenza non si isola termicamente.
Incentivare la delibera di lavori puramente estetici significa perdere una ottima
    occasione per una riqualificazione energetica su strutture su cui non verranno
                      eseguiti altri interventi per moltissimi anni.

Ciò significa che questi edifici non contribuiranno alla lotta ai cambiamenti climatici,
sebbene tutti i piani nazionali (es. il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima al
2030 e la Strategia di riduzione a lungo termine delle emissioni di CO2) affermino il
contrario.

La lotta ai cambiamenti climatici è urgente e deve essere affrontata con strumenti efficaci,
in mancanza dei quali diventa solo uno slogan senza fondamenti tecnici a sostegno
dell’economia verde.

Ci auguriamo che il Governo comprenda queste criticità e possa rivedere con un
documento legislativo di attuazione limiti e esclusioni per l’accesso al bonus facciate
nell’ottica di una migliore visione di sostenibilità energetica tenendo conto anche degli
obiettivi ambientali a cui dobbiamo rispondere.

AIPE - Associazione Italiana Polistirene Espanso, ANIT - Associazione Nazionale per
l’isolamento Termico e acustico, ANPE - Associazione Nazionale Poliuretano Espanso rigido,
CONSORZIO CORTEXA, COORDINAMENTO FREE - Fonti Rinnovabili ed Efficienza
Energetica, FIVRA - Fabbriche Isolanti Vetro e Roccia Associate, KYOTOCLUB, LEGAMBIENTE,
RENOVATE ITALY e RETE IRENE si rendono disponibili a una collaborazione per
l’elaborazione di un documento condiviso da tutti gli interessati e gli esperti sul tema della
sostenibilità ambientale in edilizia.

Bonus facciate, le considerazioni del CNI
L'iter parlamentare per l'approvazione della legge di Bilancio 2020 si concluderà il
prossimo 31 dicembre e diversi sono i correttivi contenuti negli emendamenti che
riguardano il nuovo sconto fiscale.

Nelle scorse settimane, Ingenio ha interpellato anche il presidente del Consiglio
Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano, che ha giudicato i Bonus sulla casa
«sempre positivi», sottolineando però la possibilità di renderli migliori.

«Credo che ci siano casi relativi a fabbricati particolari dove è necessario e opportuno
intervenire soltanto sulle facciate rinviando a un momento successivo i lavori per
migliorare l'efficienza energetica dell'edificio - ha detto il presidente Zambrano - tuttavia
ritengo sia veramente utile mettere a punto un regolamento che metta assieme il Bonus
facciate e l'Ecobonus e cerchi, quanto più possibile, di applicarli contemporaneamente».
«Anche perché ci sono tanti regolamenti comunali dove i lavori sulle facciate, qualora
interessino una superficie più ampia di quella prevista dal regolamento, comunque
impegnano a intervenire anche sul risparmio energetico» ha osservato Zambrano.

«Penso che il Bonus facciate debba essere integrato con quello sulla riqualificazione
energetica - ha concluso - affinché diventi un unico provvedimento che disciplini le
diverse casistiche. Sarebbe coerente con le scelte che il Paese ha fatto, ossia di andare
verso un’economia green».

Bonus facciate, il commento di CORTEXA
I dubbi sono molti.

Consorzio Cortexa, che riunisce le più importanti aziende italiane specializzate nel settore
dell’Isolamento Termico a Cappotto, ritiene che «il provvedimento relativo al Bonus
facciate citato nel documento programmatico di bilancio 2020, in un quadro di poca
chiarezza e senza specificare gli ambiti di applicazione e i requisiti degli interventi, possa
svantaggiare i lavori volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, vedi Eco Bonus, e
privilegiare esclusivamente quelli di carattere estetico».

Nella nota, il Consorzio precisa che «per riuscire nell’intento di attuare una politica
ambientale ed energetica efficace, non togliendo slancio ad un settore, quello dell’edilizia,
che a fatica sta risollevandosi, riteniamo che un ruolo di fondamentale importanza sia
quello legato a provvedimenti ed incentivi attuati in Italia».

Tuttavia la convinzione è che «l’applicazione del Bonus facciate, senza distinzione di
intervento, potrebbe creare considerevoli criticità che andrebbero a detrimento di quanto
di buono fatto sino ad oggi e anche degli interessi della comunità».

La nota riporta alcune considerazioni pratiche:

 «Gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici potrebbero rivelarsi meno
attrattivi e convenienti dal punto di vista economico rispetto a interventi di semplice
                              finitura estetica della facciata»
«Allo stesso modo, progetti di riqualificazione non ancora iniziati ma deliberati, potrebbero
essere posticipati per usufruire dei migliori coefficienti di detrazione e dei requisiti meno
stringenti - prosegue la nota - così non si otterrebbe alcun vantaggio energetico ed
ambientale, con il rischio di bloccare il mercato edilizio e la possibilità per il paese di
adottare una vera politica “green” in ambito edile».

  «In aggiunta, quando un condominio interviene sull’involucro esterno prevede un
      investimento importante, una buona parte del quale riguarda i ponteggi»

«Quindi, deliberare e incentivare lavori di mero carattere estetico con costi elevatissimi, su
strutture su cui presumibilmente non verranno eseguiti altri interventi per i prossimi 20
anni, significa perdere una ottima occasione per una riqualificazione energetica del
patrimonio immobiliare».

Cortexa puntualizza poi che «non è contraria alle misure di riqualificazione estetica, ma che
gli interventi andrebbero sostenuti con approcci differenziati e premianti per chi investe
anche in efficienza energetica».

Bonus per la ristrutturazione delle facciate: le richieste di CORTEXA

Il consorzio ritiene che il testo della Manovra possa essere perfezionato.

«Per questa ragione ci siamo mossi nei confronti di vari Ministeri tramite l’invio di una
lettera che esplicita le nostre richieste a riguardo» fanno sapere.

In sintesi, si richiede che:

   •   si descrivano correttamente gli ambiti di intervento e di applicazione con riferimento alle
       definizioni previste nel DM 26 giugno 2015 e s.m.;
   •   gli interventi ammessi al Bonus facciate che prevedono anche un miglioramento
       dell’efficienza energetica dovranno, nei propri ambiti di applicazione, rispettare i limiti di
       legge previsti dal DM 26 giugno 2015;
   •   gli interventi ammessi al Bonus facciate che prevedono un miglioramento dell’efficienza
       energetica dovranno godere di detrazioni fiscali nella misura del 90%;
   •   far sì che gli interventi di finitura e le opere accessorie ammessi al Bonus facciate possano
       accedere alle detrazioni del 65%;
   •   far sì che i benefici del Bonus facciate diventino un elemento strutturale e non limitato ad
       un solo anno;
   •   rendere obbligatoria la comunicazione all’ENEA come previsto per tutti gli interventi di
       risparmio energetico.

Il parere di AiCARR sul Bonus facciate
Mentre in Senato prosegue il confronto sugli emendamenti al disegno di legge di Bilancio
per il 2020, Ingenio ha interpellato anche l'Associazione Italiana Condizionamento
dell'Aria Riscaldamento e Refrigerazione (AiCARR).

L'organizzazione, che ha precisato di essere «sempre favorevole a tutte le iniziative che
possano favorire l’efficienza energetica e la sicurezza», tuttavia ha evidenziato «il rischio
che il Bonus Facciate sia utilizzato in maniera impropria per fare manutenzione ordinaria,
senza effettuare gli interventi per l’efficienza energetica, che dovrebbe invece essere
un obiettivo primario per il Paese».

«È vero che molte facciate hanno bisogno di essere recuperate - prosegue la nota
dell'Associazione presieduta dalla professoressa Francesca Romana d'Ambrosio - basti
pensare alle conseguenze sulla sicurezza dei cittadini di situazioni quali il degrado degli
intonaci e l’ossidazione dei ferri dei balconi, ma ci si chiede che senso abbiano questi
interventi se non effettuati in sinergia con quelli di efficientamento energetico e a cosa
servano misure che vanno a sovrapporsi in maniera alquanto impropria a quelle già
esistenti».

«Chiaramente, resta il problema del decoro delle facciate degli edifici storici, spesso minato
nelle parti basse da problemi di umidità ascendente che richiedono non un semplice
ripristino, ma interventi mirati e generalmente costosi - prosegue la nota - questi edifici
non sempre possono essere oggetto di interventi di riqualificazione energetica in facciata,
ma appartengono a una tipologia ben individuabile».

«Non vanno poi dimenticati gli interventi per la sicurezza sismica, che rappresenta un altro
obiettivo primario e che potrebbe essere penalizzato dalla nuova misura introdotta. Da
tempo AiCARR insiste sul concetto che fare efficienza energetica significa recuperare e
conservare il patrimonio edilizio:

     «Le operazioni di facciata, ed è questo il caso di dirlo, non servono a molto».

Bonus facciate: le proposte di AiCARR

Per l'Associazione «sarebbe opportuno definire un piano che finalmente chiarisca qual è,
per ciascuna Regione, la percentuale di edifici esistenti da riqualificare energeticamente,
così da avere una mappatura dei finanziamenti necessari»

      «Per il resto, è indubbio che la misura del Bonus Facciate vada modificata»

«Una possibilità è quella di inserire un vincolo sui valori di trasmittanza dell’involucro
previsti dal Decreto Requisiti minimi, il che consentirebbe di migliorare la qualità
energetica degli edifici.
Un’altra possibilità è quella di riferire la misura solo agli edifici storici, così da garantirne
appunto il decoro, purché si dimostri che non è possibile effettuare contemporaneamente
interventi di miglioramento energetico.

Infine, una proposta decisamente drastica è quella di cancellare questa misura e aumentare
i finanziamenti all’Ecobonus, per evitare che le due misure si cannibalizzino a vicenda».

«La cosa fondamentale - conclude la nota - è tenere ben presente l’obiettivo finale, che è
quello del risparmio energetico».

La posizione del CNAPPC sul Bonus Facciate
Per il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
(CNAPPC) il nuovo sconto fiscale contenuto nella bozza della legge di Bilancio, «è una
misura che rientra nell'ambito delle manutenzioni ordinarie», ma in realtà, come
evidenziato da Franco Frison consigliere nazionale del CNAPPC e assessore all'Urbanistica
del Comune di Belluno, il patrimonio residenziale del Paese avrebbe bisogno di
provvedimenti di «manutenzione straordinaria».

            Il Bonus? È un intervento «di facciata» non guarda alla sostanza

Interpellato da Ingenio, per l'architetto Frison, il Bonus facciate rappresenta «sicuramente
una misura interessante per il cittadino, ma guarda solo al bello dell'immobile e non alla
sostanza».

«È come se si decidesse di cambiare la carrozzeria di una vecchia automobile, ma
conservando il motore giunto a fine vita - ha commentato Frison - che senso avrebbe
avere un auto esteticamente perfetta ma con la quale rischio di restare a piedi?».

 «Nessuno obietta sull'utilità di queste misure per rilanciare l'economia, ma sono di
                             breve, brevissimo orizzonte»

«Invece bisognerebbe guardare a un orizzonte più lungo, con interventi strutturali,
utilizzando le risorse per programmi ordinari. Occorre pensare a un piano per le città e i
territori che preveda di allocare risorse economiche ogni anno, in questo modo si potrebbe
rilanciare il settore delle costruzioni e si potrebbe incentivare la diffusione di una cultura
della conoscenza degli immobili in cui si vive».

Il consigliere Frison ha evidenziato che non tutti i cittadini conoscono il fabbricato in cui
vivono o lavorano.

«Il primo passo è far sì che aumenti questa consapevolezza - ha concluso - un cittadino
che è a conoscenza dello stato in cui versa la propria casa dal punto di vista energetico,
sismico, strutturale, sarà in grado di scegliere con più contezza come utilizzare le risorse
per migliorarlo».

L'opinione di Legambiente, Renovate Italy, Kyoto Club, GBC
Italia e ANIT
Il super bonus è finito anche nel mirino di cinque associazioni.

  «Il bonus facciate affosserà gli investimenti di efficienza energetica e prevenzione
                                         sismica»

È l'allarme lanciato da Legambiente, Renovate Italy, Kyoto Club, Green Building Council
Italia (Gbc) e l'Associazione Nazionale Isolamento Termico e Acustico (Anit) che, in una
nota congiunta, hanno chiesto al Parlamento di modificare la norma che potrebbe partire
dal prossimo primo gennaio.

«Il bonus facciate? Sarebbe il benvenuto per le nostre città, se non fosse in aperta rotta di
collisione con l’ecobonus per le ristrutturazioni energetiche e sismiche del patrimonio
edilizio - si legge nella nota - un aiuto fiscale che ne ammazza un altro non si è mai visto,
specialmente se, come in questo caso, “a perdere”, perché meno sostenuti, sarebbero gli
investimenti più necessari per la sicurezza sismica e la riduzione dei consumi energetici».

«La ragione è semplice da comprendere - prosegue il testo - da un lato c'è una detrazione
del 90% a chi effettua qualsivoglia intervento di riqualificazione finalizzata all’abbellimento
delle facciate, dall’altra un ecobonus che, per l’involucro edilizio (e quindi, di nuovo,
soprattutto le facciate), concede una detrazione tra il 70 e il 75% (incrementabile all’80% se
accompagnato da interventi per la sicurezza sismica), in funzione del livello di efficienza
energetica raggiunta. In mezzo ci sono i proprietari e i condomini che decidono che è ora
di dare una rinfrescata alla facciata rabberciata del loro edificio e, legittimamente dal loro
punto di vista, contano di spendere il meno possibile e di sfruttare le migliori opportunità
che il mercato offre in quel momento».

       «L’intervento sulla facciata è una di quelle manutenzioni importanti che,
               mediamente, un condominio affronta ogni 30 o 40 anni»

«Il momento fatidico è dunque una “finestra di opportunità” in cui quello che si realizza ha
buone probabilità di non venir più toccato per i decenni a venire - proseguono le cinque
associazioni, impegnate sul fronte del risparmio energetico - se si migliora una facciata per
prendere la detrazione più alta senza occuparsi degli aspetti di sicurezza sismica e di
risparmio energetico, ci sono buone probabilità che, a meno di terremoti, sui muri di
quell’edificio non si farà più nulla per i prossimi anni: e ci sarà così una casa con una
facciata abbellita, ma che sprecherà energia e, di conseguenza, inquinerà l’aria per
riscaldare le abitazioni, da oggi fino ad oltre la metà del nostro secolo.

Così com’è il provvedimento è sbagliato, danneggia gli investimenti delle imprese, dà un
messaggio sbagliato ai cittadini ed entra in conflitto con le misure per ridurre
l’inquinamento urbano e le emissioni di gas serra: l’isolamento delle facciate è l’intervento
più efficace per ridurre i consumi energetici legati alla climatizzazione degli edifici».

Le organizzazioni hanno scritto al Presidente del Consiglio chiedendo una correzione di
rotta, ricordando che isolando l’involucro degli edifici è possibile abbattere fino a due terzi
delle spese energetiche e delle connesse emissioni.

                                     In sintesi, nel documento stilato dalle associazioni, si
chiede che l’articolo della finanziaria sul bonus facciate sia modificato, prevedendo
che per tutti gli interventi, ad esclusione ovviamente degli immobili vincolati come beni
culturali, sia introdotto un obbligo di rispetto dei requisiti di coibentazione richiesti
per l’Ecobonus.

«Si può, e si deve, cogliere l’opportunità del rinnovo facciate per ottenere benefici in
termini di efficienza energetica degli edifici - aggiungono - il risultato sarà identico, in
termini estetici, ma nel frattempo si sarà fatto anche qualcosa di davvero importante, sia
per il benessere abitativo e la sicurezza di chi, in quegli edifici, ci vive, sia per accelerare sul
raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni atmosferiche, di cui il settore
civile è la fonte principale».

«Purtroppo sulla sfida della messa in efficienza energetica degli edifici siamo in tremendo
ritardo - conlcudono - è urgente abbattere le emissioni che alzano la febbre del pianeta e
ammorbano l’aria delle nostre città: occorre una convergenza di sforzi, l’ultima cosa di cui
abbiamo bisogno è un provvedimento che coniuga una riduzione di entrate fiscali con la
creazione di un ostacolo in più».

I suggerimenti di ANIT per un «Ecobonus potenziato»
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