L'Amazzonia: Diocesi di Cremona

Pagina creata da Stefania Fontana
 
CONTINUA A LEGGERE
L'Amazzonia: Diocesi di Cremona
Sinodo    per   l’Amazzonia:
introdurre     i    “peccati
ecologici” contro il creato e
l’ambiente
“La radice dei peccati ecologici è nella Genesi”. A
ricordarlo, conversando con i giornalisti a margine del
briefing odierno sul Sinodo per l’Amazzonia, è stato mons.
Erwin Kräutler, vescovo prelato emerito di Xingu, in Brasile,
che ha citato il versetto del primo libro della Bibbia – “E
Dio vide che era cosa buona” – collocato proprio al termine
dell’opera creatrice di Dio. Tra le proposte emerse dal Sinodo
per l’Amazzonia – in corso in Vaticano fino al 27 ottobre –
c’è infatti quella dell’introduzione dei “peccati ecologici”,
a danno della creazione e dell’armonia del creato, di cui si è
parlato nella quarta Congregazione generale, svoltasi ieri
pomeriggio. Dai padri sinodali, in particolare, è stata
auspicata “una conversione ecologica che faccia percepire la
gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un
peccato contro Dio, contro il prossimo e le future
generazioni”. Di qui la proposta di approfondire e divulgare
una letteratura teologica che includa, insieme ai peccati
tradizionalmente noti, i “peccati ecologici”. In queste prime
cinque Congregazioni generali hanno preso la parola 77 padri
sinodali, 7 uditori, 3 invitati speciali e un delegato
fraterno.

Nuovi ministeri per uomini e donne. “Istituire un ministero
laicale femminile per l’evangelizzazione”. E’ una delle
proposte della quinta Congregazione generale, in cui i padri
sinodali – riferisce Vatican news – hanno fatto emergere la
necessità di “promuovere una partecipazione più attiva della
donna nella vita della Chiesa” e hanno lanciato un invito a
“contrastare la violenza sulle donne”. “Si tratta di far
emergere la soggettività ecclesiale delle donne”, ha spiegato
padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per
l’Informazione: “Non per una rivendicazione, ma come
riconoscimento di quello che si sta già vivendo”, ha
precisato”. Dai lavori del Sinodo, inoltre, è emersa
“l’esigenza di far sorgere figure ministeriali laicali più
partecipative”, ha reso noto il gesuita. Di qui la necessità
di una “creatività” per “nuove ministerialità che rispondano
con più efficacia alle necessità dei popoli amazzonici”. Tra
le proposte della quarta e della quinta Congregazione
generale, ha reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero
per la comunicazione della Santa Sede, è stata segnalata la
“possibilità di incrementare il diaconato permanente degli
indigeni, che svolga diverse funzioni”, tra cui “il ministero
della Parola, l’amministrazione dei battesimi, della
comunione, dei matrimoni, l’accompagnamento nelle celebrazioni
per i defunti”.

Viri probati. “Non c’è un’altra possibilità”. Così mons.
Kräutler ha risposto alle domande dei giornalisti sui “viri
probati”. “I popoli indigeni non intendono il celibato, e lo
dicono apertamente”, ha testimoniato il presule, che ha
confermato di avere incontrato il Papa il 5 aprile 2014, e
dunque prima della stesura della Laudato si’, e di avergli
posto “tre punti: le minacce all’Amazzonia, le sue possibilità
di distruzione; le condizioni delle popolazioni indigene; la
questione dell’Eucarestia, cioè il fatto che ci siano migliaia
e migliaia di comunità in Amazzonia che non hanno
l’Eucaristia, se non una, due o tre volte l’anno”. “I due
terzi delle comunità amazzoniche che sono senza sacerdoti sono
dirette e coordinate da donne”, ha fatto notare poi il
vescovo: “Si parla tanto di valorizzazione della donna, ma
cosa vuol dire? Hanno bisogno di riconoscimenti concreti, come
il diaconato femminile, che è un argomento del Sinodo”.

 “La Chiesa è sempre stata politica”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Kräutler ha
precisato: “Bisogna intendersi su cosa sia la politica. Per la
Chiesa, la politica è l’arte di lottare per il bene comune”.
Kräutler è partito dalla celeberrima definizione di
Aristotele: “L’essere umano è un essere politico”. “Non
parliamo di una politica dei partiti, ma di una politica che
viene dal Vangelo”, ha puntalizzato: “Gesù è stato un
politico. Io prego, ma mi impegno anche per il mio popolo.
Vedo uomini e donne che non sanno quale sarà il loro futuro, e
questo mi commuove profondamente”.

Il collasso della foresta. “Quindici o vent’anni”. È questo il
tempo che abbiamo a disposizione per scongiurare la totale
scomparsa della foresta amazzonica. A lanciare il grido
d’allarme è stato Carlos Alfonso Nobre, scienziato, Premio
Nobel per la Pace 2007, che ha fatto notare come l’Amazzonia
abbia “un ruolo determinante per il futuro della sostenibilità
del nostro pianeta, ma purtroppo siamo molto vicini ad un
collasso della foresta. Ora siamo al 15% della deforestazione,
cioè molto vicini al punto di non ritorno, con tassi di
disboscamento e di incendi in aumento”. Di fronte a questo
quadro della scienza, per Nobre “la tecnologia, se non diventa
tecnocrazia, può essere un aiuto e non un ostacolo. Dobbiamo
mettere in atto conoscenze secondo un nuovo modello di
economia sostenibile che possa aiutare le popolazioni locali:
un economia decentrata, che non è urbanizzazione”.
Interpellato dai giornalisti sul “negazionismo scientifico” di
chi non crede nel riscaldamento globale, il Nobel lo ha
definito “una delle minacce più grandi, che non viene però
dalla maggioranza della popolazione del mondo. Si tratta di
una quota molto piccola, non della popolazione ma dei
rappresentanti di quegli interessi economici che hanno
dominato in questi anni”.
Il tragico monito di Halle
Nell’attentato di oggi contro la comunità ebraica di Halle,
città della Sassonia, cuore della Germania, non vanno ignorati
alcuni singolari dettagli che ci aiutano a collocare nel
quadro simbolico, oltre che in un contesto criminale, le
antiche e rinnovate strategie dell’antisemitismo. Anzitutto la
concomitanza con Yom Kippur, la solenne festa dell’espiazione
che segue all’avvio del nuovo anno ebraico. Il famigerato
medico di Auschwitz Josef Mengele nell’esercizio delle sue
funzioni si riteneva investito non solo di un ruolo
scientifico. Egli nella sua veste si considerava legittimato a
decretare la vita o la morte dei prigionieri, inserendo così
se stesso e la sua aberrante condotta, contraria a ogni
principio ippocratico, in un orizzonte pseudo-escatologico. Si
racconta in proposito un tragico ma emblematico aneddoto.

Mengele amava eseguire la selezione dei deportati a Yom
Kippur, giacché sapeva che in quel giorno il giudizio divino
decreta chi vive e chi muore. In tal modo lui e non Dio,
avrebbe giudicato chi sarebbe vissuto e chi no.

Ecco che l’oltraggio della vita e della morte, attuato da chi
non solo profana la dignità, ma nega ogni diritto e la stessa
esistenza al suo simile, delineava ieri ad Auschwitz e oggi ad
Halle, il culmine di un disegno perverso: la cancellazione
della vita presente e futura. In questa azione radicale si
collocava e si ritrova tuttora uno dei tratti costituivi
dell’antisemitismo.
Il secondo dettaglio che non dovrebbe essere sottovalutato è
il luogo in cui è avvenuto l’attentato odierno. Ad Halle,
città di antica tradizione accademica e tra i principali
centri dell’Illuminismo tedesco, nacque nel marzo del 1904
Reinhard Heydrich, uno dei principali pianificatori ed
esecutori della cosiddetta “soluzione finale del problema
ebraico”. Heydrich, rapidamente giunto ai vertici del Terzo
Reich, morì appena trentottenne per le ferite riportate in un
attentato a Praga. Ciò non impedì che il suo progetto di
sterminio venisse attuato secondo le precise disposizioni
illustrate nel gennaio del 1942 alla conferenza di Wannsee,
tanto che gli venne assegnato un nomignolo inquietante: il
“giovane dio malvagio della morte”.
Alla luce della convinzione di Mengele e al soprannome
attribuito ad Heydrich, emerge perciò un dato che con l’atto
terroristico di oggi, come con gli episodi sempre più
frequenti di antisemitismo in Europa, conferma una sua
tragica, immutata attualità e ci interroga drammaticamente.

L’antisemitismo elevato dal nazionalsocialismo a dogma
ideologico e politico fondante un mondo nuovo, sia per il suo
bagaglio concettuale positivista, sia per la realizzazione
pratica del suo progetto di morte, può essere giustamente
definito una manipolazione antropologica        dell’umanità
attraverso l’esclusione di una sua parte.

Ma l’atto omicida di ogni uomo elevatosi a demiurgo divino dei
propri simili o di quanti considera esclusi da quel mondo che
lui ha progettato, non ha alcuna prospettiva realmente
generativa. Questo perché nell’esecuzione dei suoi obiettivi,
egli elabora e attua una serie di azioni di morte dirette a
modellare l’uomo sulla base di princìpi assolutizzati, dove
l’umanità viene dapprima spogliata della sua condizione
creaturale, delle sue aspirazioni più alte e poi eliminata.
Primo Levi, di cui quest’anno ricorre il centenario della
nascita, ha così espresso nel suo più celebre libro tale
condizione: “Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di
chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha
vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi
dell’uomo”.
L’attentato di Halle rinnova questo monito al cospetto
dell’unica, condivisa nostra umanità.
Branduardi      canta     la
spiritualità di Ildegarda di
Bingen
Nel 2019 Angelo Branduardi festeggia i 45 anni di carriera,
una lunga avventura intrecciata alla storia della musica
italiana ed europea, con radici nelle tradizioni e nelle forme
popolari, che gli hanno attribuito il titolo di “menestrello”
italiano. Oggi, dopo sei anni di silenzio dall’ultimo lavoro
– “Il Rovo e la Rosa” che raccontava storie di uomini e donne
vite anche misteriose e che ha avuto un grandissimo successo –
torna come negli anni passati a confrontarsi con il sacro.

Per “Il Cammino dell’anima” il nuovo album uscito il 4 ottobre
con grande gioia e sorpresa dei suoi ammiratori, ha scelto la
figura di Ildegarda di Bingen, monaca benedettina che si
distinse “per saggezza spirituale e santità di vita”, come
disse nel 2010 Benedetto XVI in una delle due catechesi
dedicate alla teologa che lui stesso proclamò Dottore della
Chiesa. “C’è molto di Branduardi, in questo album, ma anche
altro, e consiglio, prima di ascoltarlo, di mettersi comodi e
chiudere gli occhi per prepararsi a compiere un viaggio…..” .
Così il Maestro ospite nei nostri studi ci suggerisce per
iniziare a scoprire la Suite di brani strumentali e cantati
che vede la partecipazione anche di Cristiano de Andrè e del
controtenore Arturo Sorrentino insieme ad una orchestra
straordinaria guidata da Stefano Zavattoni.

          Ascolta l’intervista ad Angelo Branduardi

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/10/08/19/1352
73564_F135273564.mp3
Al centro, la spiritualità di Ildegarda, dalla Germania di
fine XI secoolo, con i suoi mille spunti di riflessione sulle
donne, sulla teologia, sulla profezia e sulla mistica ma anche
sull’arte, la cucina, la natura, la medicina e la musica,
tutte materie di cui è riuscita ad occuparsi negli 81 anni
della sua movimentata esistenza . Una “figura difficile da
contenere” per quanti interessi ha avuto e che ha segnato
profondamente il Maestro Branduardi per la notevole produzione
musicale cui questa monaca benedettina, dall’intelligenza
superiore, diede vita e per il lavoro interiore che la
creazione artistica ha generato nel compositore milanese.

 “ La musica è terapeutica, ma l’ispirazione può essere
 tormentata ”

Sul patrimonio di questa “profetessa che parla con grande
attualità anche a noi”, come non si stancava di ripetere
Benedetto XVI, Branduardi ha indagato a lungo anche in
Germania, lavorando – ci sottolinea più volte –
accuratamente, con “rispetto e correttezza”. Alle spalle
dell’album c’è infatti uno lungo studio filologico – ci spiega
–  poi un’attenta procedura di traduzione da una sorta di
“volgare tedesco” ossia un latino che già era fortemente
influenzato dal parlato e che Ildegarda usava nei suoi testi,
e poi c’è la struttura musicale “tutta orizzontale” che si
arricchisce di una verticalità moderna, sconosciuta nell’anno
mille.

L’album vanta spunti preziosi: il Preludio, brano di apertura,
è una eleborazione del coro della Basilica Ortodossa di Mosca,
“lavorato alterando le tonalità…una cosa che sembra molto
naturale ma è piena di effetti particolari….”. La musica
ortodossa è “bellissima” confessa il Maestro e “l’atmosfera
che crea è quella giusta per avviare il racconto dell’album:
dà un senso di riposo”. Poi uno ad uno i brani strumentali e
cantati che raccontano il cammino dell’anima perduta, ma
salvata poi dalla “virtù”.         “Lei era una musicista
formidabile” – ci spiega – “la sua musica è avanti di 300
anni: io ho solo appoggiato alcuni accordi, ho cercato le cose
più divulgabili in modo bello e ricco…”.

Branduardi e l’opera di Ildegarda

La cosa più bella che la vita e l’opera di Ildegarda le ha
comunicato? Alla domanda, Angelo Branduardi fa difficoltà a
scegliere e poi cita una frase che lo ha colpito nel profondo,
premettendo però che è passato ancora troppo poco tempo dalla
creazione, c’è bisogno di meditare su quanto prodotto. Ma la
frase che il Maestro ci riporta di Ildegarda – confessa- ha
dentro tutto: “Guardati: dentro di te c’è il cielo e la
terra”.

Forte la carica teatrale che l’album porta con sè e che non è
detto non abbia un seguito appunto sulle scene come accaduto
con enorme successo, in passato, con la vita e l’opera di san
Francesco, altro santo che ha appassionato Angelo Barnduardi
portandolo ad un capolavoro come L’Infinitamente
Piccolo. Anche l’incontro con san Francesco come con Ildegarda
è stato casuale: ” Il lavoro su san Francesco”- dice – me lo
hanno chiesto i giovani francescani ma resta una delle cose
più belle che ho fatto”. E poi c’è la grande sorpresa che ci
attende nel 2020: 70 anni di Angelo Barnduardi coincideranno
con un bel progetto musicale su cui c’è il massimo riserbo e
che si accompagnerà con l’uscita di una trilogia in vinile,
dei lavori più amati. Arriverà infatti un cofanetto
contentente “Futuro antico I “, “L’infintamente Piccolo” e
“Ildegarda”.

 “ La musica è volare sopra le cose, è vedere l’invisibile, è
 guardare al di là della porta chiusa ”

E prima di salutarci il Maestro ci rivela qualcosa del momento
creativo di un artista, di cui di solito si è tanto gelosi:
la “musica è una visione” – dice -“a volte dolorosa”. “La
musica ti dà tanto e ma ti prende tutto. L’ispirazione non è
sempre una cosa allegra anzi molto spesso parte da uno stato
di sofferenza e attraverso la sofferenza arriva alla
creazione. Nella maggior parte dei musicisti è cosi. In me è
così. Poi però si sta bene, perchè la musica è terapeutica, ma
la creazione è tormento. Tormento e estasi.

Terra Santa: nuova fase del
restauro del Santo Sepolcro
La seconda fase dei lavori di restauro e salvaguardia della
Basilica del Santo Sepolcro entra nella fase preparatoria, e
viene confermato il ruolo principale che verrà affidato a
qualificati organismi e istituzioni italiane nella delicata
opera di riqualificazione strutturale del luogo di culto caro
a tutti i cristiani del mondo. Martedì scorso, nella sede
della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme ha avuto luogo la
firma di un accordo quadro tra Custodia francescana di Terra
Santa e la Fondazione Centro per la Conservazione ed il
Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale” di Torino, per
avviare il processo che porterà nei prossimi anni a porre in
atto interventi volti a consolidare le fondazioni dell’Edicola
e del pavimento della Basilica. Il progetto verrà condotto in
collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità
dell’Università “La Sapienza” di Roma. Alle due istituzioni
Accademiche – riferiscono i media ufficiali della Custodia di
Terra Santa citati dall’agenzia Fides – sarà affidato il
compito di svolgere uno studio di approfondimento sullo stato
attuale, anche sotto l’aspetto storico – archeologico, e di
preparare il progetto esecutivo degli interventi di restauro
necessari.
Impegno condiviso con il Patriarcato Greco-Ortodosso e il
Patriarcato armeno apostolico

La firma si colloca nel quadro dell’accordo firmato tra le tre
maggiori realtà ecclesiali che condividono la custodia del
Santo Sepolcro e il mantenimento dello “Status Quo”
all’interno del luogo santo: il Patriarcato Greco-Ortodosso di
Gerusalemme, il Patriarcato armeno apostolico di Gerusalemme e
la stessa Custodia di Terra Santa. Le tre realtà ecclesiali si
faranno anche carico della raccolta di fondi necessari a
finanziare l’impegnativa opera di restauro.

L’allarme sul rischio crollo lanciato nel 2017

Nel marzo 2017, come riferito dall’Agenzia Fides , l’allarme
sul rischio di un possibile crollo della Basilica del Santo
Sepolcro era stato lanciato dal team di archeologi e esperti
che a quel tempo avevano appena terminato con successo il
restauro dell’Edicola, la struttura che, all’interno del
Santuario, racchiude i resti di una grotta venerata almeno dal
IV secolo dopo Cristo come la tomba di Gesù. L’intero
complesso del Santo Sepolcro – aveva dichiarato allora al
National Geographic l’archeologa greca Antonia Moropoulou,
docente alla National Technical University di Atene (NTUA) e
coordinatore scientifico del progetto di restauro allora
appena concluso – appare minacciato dal rischio di “un
significativo cedimento strutturale”. E se l’eventualità
dovesse realizzarsi – aveva aggiunto già allora l’archeologa
greca “non si tratterebbe di un processo lento, ma
catastrofico”. Le allarmanti ipotesi erano emerse proprio
durante gli studi e i sondaggi condotti sul Santo Sepolcro
dalla squadra di esperti incaricata del restauro dell’Edicola.
Le ricerche compiute da quell’equipe, e riferite da National
Geographic, avevano messo in luce che l’intero complesso, la
cui ultima risistemazione risale al XIX secolo, sembra essere
in gran parte costruito su una base instabile di resti
malfermi di strutture precedenti, con un sottosuolo
attraversato da gallerie e canali.
Il santuario fatto costruire dall’Imperatore Costantino

Il santuario fatto costruire dall’Imperatore Costantino,
eretto sui resti di un precedente tempio romano intorno a
quella che veniva venerata come la tomba di Gesù, era stato
parzialmente distrutto dagli invasori persiani nel VII secolo,
e poi dai Fatimidi nel 1009. La chiesa fu ricostruita alla
metà dell’XI secolo.
I dettagli tecnici del dossier, raccolti negli ultimi anni
grazie all’uso di georadar e telecamere robotizzate, hanno
messo in evidenza una situazione allarmante riguardo alla
stabilità del luogo santo, visitato ogni anno da milioni di
pellegrini e turisti: molti dei pilastri da 22 tonnellate che
reggono la cupola risultano essere poggiati su un metro e
venti di macerie non consolidate.

                                                Gianni Valente

                                        (Fonte: Agenzia Fides)

De Franssu: “Lo Ior di oggi è
completamente rinnovato”
«La riforma delle finanze e dello Ior è un processo voluto e
avviato da Papa Francesco. Noi operiamo cercando di fare il
nostro dovere al meglio, e in silenzio». Lo ha detto Jean-
Baptiste Douville de Franssu, presidente dell’Istituto per le
Opere di Religione, in carica dal luglio 2014, nella prima
intervista dalla nomina, realizzata a Carlo Marroni per il
quotidiano economico italiano Il Sole 24 Ore. De Franssu,
francese, 56 anni, assieme al direttore generale Gian Franco
Mammì e sotto la vigilanza della Commissione cardinalizia, ha
portato avanti in questi anni la riforma dell’Istituto che
oggi, sulla base di certificazioni, risulta conforme alle
norme e alle prassi internazionali. Il presidente dello Ior è
intervenuto anche sull’inchiesta della magistratura vaticana
dei giorni scorsi che ha portato alla sospensione di quattro
dipendenti della Segreteria di Stato e del direttore dell’Aif,
pur precisando che l’intervista era stata concordata prima che
scoppiasse il caso.

«Non c’è nessuna guerra – spiega de Franssu rispondendo a una
domanda sull’ipotesi che l’inchiesta sia il frutto di uno
scontro interno – Siamo semplicemente pubblici ufficiali che
hanno applicato la legge, ottemperando all’obbligo di
segnalare – proprio a tutela delle istituzioni – anomalie
riscontrate durante l’operatività quotidiana». Il presidente
ha anche precisato che «non c’è nessun attacco all’Aif, e
neppure alla Segreteria di Stato, naturalmente. Noi non
abbiamo denunciato persone o singoli uffici. Si è trattato di
una segnalazione contro ignoti a tutela delle istituzioni. Poi
la magistratura fa le sue indagini. E aggiungo un elemento che
è da dare per scontato: per tutti vale la presunzione di
innocenza, sempre».

De Franssu, commentando l’avvenuta adesione dell’Istituto al
circuito SEPA («un marchio di sicura garanzia»), ha quindi
spiegato: «Lo Ior di oggi è completamente rinnovato rispetto a
solo qualche anno fa, in termini di governance, controlli
interni, competenze professionali disponibili e servizi resi
alla clientela. I risultati sono soddisfacenti e l’obiettivo
di oggi è quello di continuare, affinare e perfezionare quanto
fatto, soprattutto a beneficio dei clienti. La riforma, intesa
come miglioramento costante, continua. La direzione della
trasparenza e della legalità non viene mai abbandonata, mai. E
il cliente è pienamente tutelato dal nostro lavoro».

Rispondendo a una domanda sulla missione dell’Istituto, il
presidente ha spiegato: «La missione rimane quella di essere
al servizio della Chiesa in tutto il mondo. Non dimentichiamo
che oggi, con un’unica sede ed un organico di poco più di 100
persone, lo Ior raggiunge ben 112 paesi e che spesso, in aree
geopoliticamente critiche, prive o carenti di servizi
finanziari affidabili ed efficienti, è l’unico referente per
le congregazioni che operano sul territorio». De Franssu
smentisce di aver mai pensato di cambiare nome allo Ior e
offre le ragioni per le quali le congregazioni religiose
dovrebbero affidare la gestione dei loro risparmi
all’Istituto: «Guardi dove siamo: un tassello dentro il cuore
della cristianità. Le ragioni per servirsi di noi sono due, su
tutte. Innanzitutto nel nostro lavoro rispettiamo i principi
della fede cattolica e della Dottrina Sociale della Chiesa».

«In secondo luogo – ha continuato il presidente – i nostri
guadagni (per il 2018 utile di 17,5 milioni, ndr) vanno
all’azione pastorale del Papa. È quindi utile ribadire che
quando una congregazione, o in generale un cliente, lavora con
lo Ior contribuisce finanziariamente in maniera diretta e
concreta all’operato del Santo Padre e non a logiche
esclusivamente economiche tipiche di una banca. In più – ha
concluso -vorrei aggiungere un accenno alla qualità dei nostri
servizi, ai costi decisamente molto bassi e alle griglie
etiche dei nostri investimenti, sempre più accurate e complete
per garantirne   la   massima   aderenza   ai   principi   etico-
cattolici».

Il 16 ottobre al Monastero di
Soresina il vescovo emerito
Lafranconi     apre    l’Anno
giubilare visitandino
Il 13 maggio 2020 ricorre il centesimo anniversario della
canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque. Per questa
occasione, il monastero di Paray le Monial, dove la Santa
ricevette le rivelazioni del Sacro Cuore, ha chiesto e
ottenuto dalla Penitenzieria Apostolica la grazia di un anno
giubilare per tutti i monasteri dell’ordine della Visitazione.
Così mercoledì 16 ottobre, nella festa liturgica della Santa,
il Monastero della Visitazione di Soresina apre, in
contemporanea con i monasteri visitandini del mondo, l’Anno
Giubilare. L’occasione sarà la Messa che il vescovo emerito
Dante Lafranconi presiederà alle 18 presso il monastero di via
Cairoli. Durante la celebrazione sarà anche festeggiato il
venticinquesimo di vita claustrale di suor Maria Grazia
Casnici.

L’anno giubilare si aprirà il 16 ottobre 2019 e si chiuderà il
17 ottobre 2020. A tutti coloro che varcheranno la porta delle
chiese dei monasteri visitandini, tra cui quello di Santa
Maria a Soresina, è accordata la grazia di una indulgenza
plenaria alle solite condizioni: essere in stato di grazia,
confessarsi e comunicarsi nei 20 giorni che precedono o che
seguono, pregare secondo le intenzioni del Santo Padre.
L’indulgenza sarà concessa in occasione di ricorrenze legate
all’Ordine della Visitazione, ovvero: festa di santa
Margherita Maria Alacoque (16 ottobre 2019 e 2020), solennità
di san Francesco di Sales (il 24 gennaio 2020), giorno del
100° anniversario della canonizzazione di santa Alacoque (13
maggio 2020), solennità della Visitazione della Vergine Maria
(31 maggio 2020), solennità del Cuore di Gesù (19 giugno
2020), solennità di Santa Giovanna di Chantal (12 agosto
2020), primo venerdì di ogni mese.

Nella lettera giunta da Paray le Moniale a tutti i monasteri
della Visitazione, si legge la motivazione, inviata alla
Penitenzieria Apostolica per chiedere questo anno giubilare:
«[. ..] Nel desiderio di essere rinnovate [nella missione
ricevuta dal nostro S. Ordine della Visitazione] affinché
l’Amore del Cuore di Gesù risplenda sempre più sul mondo,
abbiamo pensato che la grazia di un anno giubilare, con
l’acquisto dell’Indulgenza plenaria, potrebbe così permettere
ai numerosi fedeli che frequentano le Cappelle dei nostri
Monasteri, di fare l’esperienza intima dell’amore del Cuore di
Gesù e di rendergli “amore per amore “ secondo il desiderio
che lui stesso aveva espresso a Santa Margherita Maria […]»

Il monastero di Paray le Monial, invitando ciascun monastero
della Visitazione a vivere questo anno giubilare con varie
iniziative, apre il proprio programma a tutti i monasteri,
proponendo due incontri internazionali.

Dall’8 al 10 maggio la Guardia d’onore con un incontro
internazionale a Paray le Monial con la presenza del padre
Juan   José   INFANTES   BARROSO,   direttore   generale
dell’Associazione, per “immergerci nella spiritualità del
Sacro Cuore di Gesù, sorgente spirituale dell’Associazione e
stringere i legami di comunione e di unità riunendo tutte e
tutti (sorelle e laici) che animano e cercano di fare
conoscere la nostra Associazione, condividendo le nostre
esperienze…”.

Dall’11   al    14   maggio,   invece   è   previsto   un   incontro
Visitandino per “stimolare la nostra fedeltà alla nostra
missione visitandina di far conoscere e amare il Cuore di
Gesù, riscoprire o approfondire il cammino di santità di S.
Margherita-Maria, e la sua teologia per la nostra vita
visitandina e per presentarla al mondo di oggi”. Un momento
aperto alle sorelle visitandine per trascorrere qualche giorno
nei luoghi dove visse la discepola prediletta del Sacro Cuore
di Gesù, ospiti del monastero di Paray le Monial.

Il Monastero della Visitazione di Soresina, aderendo alle
richieste del monastero di Paray le Monial per questo anno
giubilare, sarà dunque aperto per l’indulgenza plenaria
durante le varie solennità dell’Ordine visitandino e ogni
primo venerdì dal mese, mentre sono al vaglio altre iniziative
per far conoscere il carisma di santa Margherita Maria
Alacoque e dell’Ordine della Visitazione, con particolare
attenzione al culto del Sacro Cuore.

Fratelli o coltelli, il 20
ottobre torna Traiettorie di
sguardi
Di fronte alla solitudine dell’uomo, prigioniero dei propri
idoli, è possibile oggi annunciare una «comunità alternativa»,
fondata su di una rete di legami, sfidando una società
frammentata, dalle relazioni deboli, fiacche, prevalentemente
funzionali, spesso conflittuali? È questa la domanda a cui
vorrebbe rispondere il percorso per il nuovo anno pastorale di
“Traiettorie di Sguardi”, l’iniziativa promossa dalla
Pastorale giovanile diocesana in sinergia con la parrocchia
del Maristella di Cremona, dove si tengono gli appuntamenti
mensili.

Tra le diverse proposte che la Diocesi rivolge ai giovani tra
i venti e i trent’anni anche il percorso di “Traiettorie di
Sguardi” volutamente prende spunto dal tema dell’anno
pastorale, ovvero il cosiddetto «discorso comunitario» tratto
dal del Vangelo di Matteo.

I giovani, accompagnati e sollecitati da un gruppo di
sacerdoti, che nella calura estiva hanno dedicato tempo e
pensiero al percorso di quest’anno – dal titolo «Fratello o
coltelli. Lo scandalo del noi» – hanno così strutturato le
tappe della prossima edizione di questa iniziativa ponendo al
centro il tema della comunità e del legame nelle sue diverse
sfaccettature: a partire dal focus sulla generatività, del
legame, inteso non come vincolo ma come uscita dall’«io» che
diventa un «noi» condiviso, che si fa prossimità e poi
comunità, per poi proseguire con un’esperienza sensoriale che
aiuterà i giovani a «mettersi nei panni» – letteralmente – di
chi vive ai margini, sulla strada, senza una comunità di
riferimento.

Si potranno poi ascoltare le parole di un medico che ha scelto
di dedicare la sua vita ai più piccoli, lontano dalla sua
comunità d’origine, ma al servizio di chi, pur vivendo nella
desolazione e miseria, ha anche tanta dignità. Nella seconda
parte del percorso ai giovani sarà data la possibilità di
vedere il film «Solo cose belle», che racconta la realtà
dell’Associazione Papa Giovanni XXIII impegnata da più di
cinquant’anni nel campo dell’accoglienza e della solidarietà.

Il percorso si chiuderà con due incontri sul tema della pena,
nella sua ambiziosa missione di poter essere rieducativa e con
la testimonianza di un’ex detenuta che racconterà il suo
cammino di riscatto.

L’obiettivo di questo percorso, che si svilupperà in sei tappe
a partire da domenica 20 ottobre, e si concluderà come ogni
anno con la veglia delle Palme, è quella di mostrare un volto
della comunità che agisce come il lievito, le cui particelle
operano in misterioso collegamento tra di loro e si sostengono
a vicenda e, anche se piccola e debole, si può far
incisivamente sentire, come un sassolino in una scarpa.

                       Brochure del percorso

L’incontro del 20 ottobre

“In principio il legame. Lo scandalo della comunità” è il
titolo del primo incontro in programma domenica 20 ottobre.
Appuntamento alle 19.30 all’oratorio del Maristella (via
Agreste 11, a Cremona.). Dopo la preghiera la relazione
introduttiva degli ospiti: Paolo Pezzana (ricercatore in
sociologia presso la Cattolica di Milano) e don Cesare Pagazzi
(direttore dell’ISSR di Crema-Cremona-Lodi- Vigevano e Pavia e
insegnante nei Seminari riuniti). Dopo il dibattito con i
presenti, la serata si concluderà con la cena condivisa.

                      www.tdscremona.net

Scuole   e  legalità:  l’11
ottobre il film su padre
Puglisi e il 30 ottobre
l’incontro con don Ciotti
Nel mese di ottobre il coordinamento provinciale di “Libera.
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, in
collaborazione con i Comitati Soci Coop di Crema e Cremona,
propongono alle scuole del territorio due incontri di
riflessione e approfondimento in merito ai temi della legalità
e dell’approfondimento dei fenomeni mafiosi.

Venerdì 11 ottobre, alle 11, presso Palazzo Cittanova, a
Cremona, sarà proposto lo spettacolo teatrale dal titolo “U
Parrinu. La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla
mafia”. Non può esistere, infatti, consapevolezza rispetto
alla situazione attuale in merito ai fenomeni mafiosi se non
si coltiva la memoria e non si onora il ricordo di chi ha
perso la vita nella lotta contro le mafie. Lo spettacolo
teatrale è dedicato alla memoria di don Pino Puglisi,
assassinato da Cosa Nostra il 15 settembre 1993.

La mattina di mercoledì 30 ottobre, invece, alle 11 presso
l’aula magna dell’Itis Torriani di Cremona il presidente di
“Libera contro le mafie” don Luigi Ciotti interverrà sul tema
“Educare alla responsabilità: per un presente di
cittadinanza”. Non può esistere, infatti, una autentica
memoria senza un richiamo alla responsabilità di ciascuno ad
essere cittadino attivo, custode dei principi della
Costituzione della Repubblica Italiana.

Don   Alessio   Albertini   a
Cristo Re per i 60 anni della
Polisportiva Corona (AUDIO)
Hanno preso il via nella serata di lunedì 7 ottobre,
all’oratorio Cristo Re di Cremona, le iniziative promosse in
occasione dei 60 anni della Polisportiva Cremona. L’occasione
è stato il convegno “Non accontentatevi di un pareggio
mediocre” che ha visto intervenire don Alessio Albertini,
assistente nazionale del CSI e fratello dell’ex calciatore
azzurro Demetrio Albertini.

La serata, moderata dal presidente della Polisportiva Giordano
Nobile, ha visto anche la presenza di atleti che con i colori
giallorossi di Cristo Re hanno mosso i primi passi: Matteo
Brero, Simone Romagnoli, Martina Tosi.
I festeggiamenti del 60° proseguiranno la
sera di venerdì 11 ottobre nella palestra
di Cristo Re con la presentazione delle
squadre e la premiazione del concorso
“Disegna il ‘tuo’ sport Corona” per il
nuovo logo del 60°.

Infine, domenica 13 ottobre, dopo la Messa delle 10, in
oratorio la consegna dei riconoscimenti ai collaboratori che,
con il proprio prezioso lavoro, hanno contribuito a
raggiungere questo significativo traguardo.

L’Unitalsi        cremonese
pellegrina a Loreto
La Sottosezione cremonese dell’Unitalsi ha vissuto, da martedì
1 a venerdì 4 ottobre il pellegrinaggio a Loreto. In tutto 28
i partecipanti: 8 malati, 11 sorelle, 2 barellieri, 1 medico e
6 pellegrini. Di seguito il diario dell’esperienza.

                         Photogallery

Martedì 1 ottobre

Nel giorno in cui la Chiesa festeggia santa Teresa di Lisieux,
patrona delle Missioni, pur non essendo mai stata missionaria,
è iniziato il nostro pellegrinaggio in pullman verso Loreto.

Dopo il viaggio e il pranzo, al pomeriggio alle 16.30 tutti
insieme abbiamo fatto il Passaggio alla Santa Casa e alle 17
ci siamo ritrovati per la Messa, celebrata in Basilica
Superiore dal rettore padre Franco Carollo.

Nell’omelia, anche in considerazione della coincidenza con
l’inizio del mese missionario, il rettore si è posto e ha
posto ai pellegrini delle domande: “chi siamo come comunità
cristiana? Siamo accoglienti?”, indicando uno stile di
“inclusione” che deve caratterizzare la vita di ciascuno e
invitando a non essere chiusi in se stessi e ad avere un cuore
aperto verso tutti e per tutti. Al pari di Maria che non si è
mai chiusa in se stessa, ma si è aperta con un “sì” alla
chiamata di Dio.

Mercoledì 2 ottobre

La giornata è iniziata con il trasferimento a Osimo, dove,
nella chiesa dedicata a san Giuseppe da Copertino, patrono
degli studenti, è stata celebrata la   Messa dal direttore
spirituale don Gianluigi Vercellini.

Nella festa degli Angeli Custodi il celebrante ha invitato a
imparare a custodire le persone a noi affidate e i valori di
cui ognuno di loro è portatore.

Durante la celebrazione e è stata festeggiata una coppia di
sposi che ha raggiunto il 40° anniversario di matrimonio.
Successivamente abbiamo avuto l’opportunità di seguire una
guida che ha illustrato le bellezze artistiche di Osimo e
approfondito la storia della città e di san Giuseppe da
Copertino. Il Santo – sacerdote appartenente all’Ordine dei
Frati Minori Conventuali –    è il patrono di Osimo e di
Copertino (provincia di Lecce). A S. Giuseppe da Copertino
vengono attribuiti miracoli ed estasi che, secondo la
tradizione, lo avrebbero portato a elevarsi e compiere voli.

In serata non si è potuta purtroppo effettuare la prevista
fiaccolata in seguito al maltempo. In Basilica Superiore si è
recitato il Rosario meditato introdotto dal rettore padre
Carollo, che ha ricordato che Loreto è il “santuario dei
santuari”. San Giovanni Paolo II ha detto: “La Santa Casa di
Loreto è il primo santuario di portata internazionale dedicato
alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità”. Con
particolare devozione si è fatta la processione all’interno
del Santuario, al seguito della statua della Madonna.

Giovedì 3 ottobre

La giornata inizia con il Rosario, introdotto da una
meditazione del rettore su san Giuseppe, di cui è stata
tratteggiata la figura – collegandola anche all’attualità – in
particolare evidenziando come il Vangelo non ne parla molto,
pur essendo determinante ed essenziale nella vita di Gesù.

Nel pomeriggio, al seguito di una guida, abbiamo visitato il
Museo Antico Tesoro della Santa Casa, collocato nel braccio
occidentale del Palazzo Apostolico, che conserva un enorme ed
eterogeneo patrimonio di arte e di fede proveniente dalla
Basilica o donato alla Santa Casa nel corso dei secoli. Ciò a
testimonianza del prestigio di cui gode il Santuario Lauretano
in tutto il mondo.

Successivamente in Basilica Superiore abbiamo condiviso con i
frati e le suore dei vari ordini francescani la Messa con la
celebrazione del Transito di San Francesco. Cerimonia molto
sentita e partecipata, a conferma della continua presenza del
Santo – patrono d’Italia – in mezzo a noi. Pure molto sentita
e partecipata l’adorazione eucaristica, sempre in Basilica
Superiore, a conclusione della giornata.

Venerdì 4 ottobre

In mattinata è stata celebrata la Messa del pellegrinaggio,
durante la quale è stato “accolto” con una breve cerimonia il
personale del primo anno.

A seguire – a conclusione – un passaggio alla Santa Casa, a
conferma che non siamo venuti per caso, ma chiamati dall’eco
di quell’eccomi detto da Maria all’Angelo che le annunciava la
buona novella.
Puoi anche leggere