TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore

Pagina creata da Michela Barbato
 
CONTINUA A LEGGERE
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
TANZANIA 2

             1
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO:                20 - 21 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO:   Luglio – Ottobre.

COME ARRIVARE DALL’ITALIA:         In aereo. Vi consigliamo di adoperare per il volo di andata lo scalo
                                   aeroportuale di Zanzibar, mentre per il volo di rientro quello di Dar es Salaam.

FUSO ORARIO:                       + 2 ore rispetto all’Italia.

DOCUMENTI NECESSARI:               Necessario il passaporto con validità residua di almeno 6 mesi e il visto per
                                   motivi turistici che va richiesto all’ambasciata o al consolato tanzaniano in
                                   Italia. Nel caso può anche essere rilasciato direttamente all’arrivo negli
                                   aeroporti internazionali di Dar es Salaam, Zanzibar o del Kilimangiaro.

PATENTE RICHIESTA:                 Necessaria la patente internazionale. Noleggiate auto robuste (meglio se
                                   fuoristrada) visto la condizione non sempre agevole della rete stradale, spesso
                                   sterrata. E’ obbligatorio stipulare un’assicurazione locale per circolare (in
                                   genere ci penserà a questo già l’autonoleggio). Si guida a sinistra.

                                                                                                                     2
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
RISCHI SICUREZZA E SANITARI:   Nel complesso il livello di sicurezza nella nazione è buono. Si registrano solo
                               sporadicamente aggressioni nei confronti dei turisti stranieri allo scopo di
                               estorsione di denaro o furti (specie nelle grandi città, in primis Dar es Salaam).
                               Le aree della nazione più problematiche sono quelle estreme occidentali, nei
                               pressi dei confini con il Ruanda, il Burundi e la Rep. Democratica del Congo
                               dove si registra la presenza di bande armate. Sotto un profilo sanitario la
                               copertura ospedaliera in Tanzania è accettabile solo nelle principali città (ma
                               sotto gli standard occidentali), mentre nelle aree rurali è pressoché nulla.
                               Cercate di evitare di consumare cibi crudi, acqua non imbottigliata (non
                               aggiungete ghiaccio) e stipulate assolutamente un’assicurazione sanitaria che
                               copra le spese mediche in loco e che preveda un’eventuale rimpatrio sanitario
                               in caso di necessità. Tra le malattie particolarmente diffuse in Tanzania si
                               ricordano il colera e la dengue (anche a Zanzibar), ci sono endemismi per
                               quanto riguarda la malaria, la rabbia, il tifo, il paratifo, epatiti virali, tetano,
                               difterite, morbillo, AIDS e la biliarziosi (evitate di fare il bagno in corsi
                               d’acqua non reputati sicuri). Per le malattie prima menzionate per cui sono
                               disponibili vaccini o profilassi è bene premunirsi con coperture prima della
                               partenza.

MONETA:                        SCELLINO della TANZANIA.

TASSO DI CAMBIO:               1 € = 2669,47       Scellini della Tanzania.

                                                                                                                  3
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
Descrizione del viaggio:

1° giorno: trasferimento fino a Zanzibar

Nonostante sia solamente il secondo aeroporto per traffico passeggeri annuale (circa un milione di transiti) l’aeroporto internazionale di
Zanzibar possiede ormai diversi collegamenti diretti con i principali aeroporti italiani (Milano e Roma) che rendono possibile compiere
velocemente il viaggio di andata verso l’isola tanzaniana in sole 8-9 ore di volo, peraltro a prezzi davvero competitivi. Solo nel caso in cui
dovreste avere problemi a reperire posti disponibili su tali voli potreste eventualmente ripiegare su voli che comprendono uno scalo
intermedio, che generalmente si effettua nei principali hub della penisola arabica (Doha, Dubai, Mascate) o presso Istanbul od
eventualmente Addis Abeba. In questo caso però sappiate che dovrete mettere in conto almeno 14-18 ore per completare il viaggio in
direzione di Zanzibar.

2° - 3° - 4° - 5° - 6° - 7° giorno: ZANZIBAR & STONE TOWN

Così geograficamente vicina al resto della Tanzania ma così profondamente diversa sotto svariati ambiti sociali e storici l’isola di Zanzibar
(Unguja è l’appellativo dell’isola principale) è una realtà ancora intimamente intrisa di storia e un microcosmo tutto da scoprire. Data infatti
solo 1964 l’unione formale dell’arcipelago di Zanzibar con il resto della nazione tanzaniana visto che per secoli queste isole furono
indipendenti e rette da un sultanato di matrice araba. Il primo periodo di grande sviluppo dell’area avvenne tra il XII e XV secolo quando
Zanzibar consolidò i legami commerciali con le popolazioni arabe e indiane divenendo un porto fiorente che approvvigionava di schiavi, oro,
avorio e legno queste nazioni mentre riceveva in cambio spezie, tessuti e manifatture vetraie. Proprio durante questa lunga fase protesa verso
l’oriente Zanzibar venne conquistata dalla fede islamica, fattore ancora consolidato ai giorni nostri se si pensa che il 97% della popolazione
è di fede musulmana ibadita (siate rispettosi soprattutto nel periodo del Ramadan ed evitate comportamenti ambigui). Nel ‘500 invece
Zanzibar passò sotto il controllo dei portoghesi prima e dei britannici poi perdendo il suo ruolo centrale dell’area e attestandosi come una
                                                                                                                                                 4
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
stazione di scalo lungo le rotte marittime intercontinentali. Furono gli omaniti però nell’800 a prendere possesso dell’arcipelago e a
rilanciare Zanzibar come perno dei commerci della costa orientale africana. Il risultato fu un periodo di grande prosperità alimentato
soprattutto dal commercio degli schiavi e dell’avorio che si sviluppò portando queste isole a ottenere una piena indipendenza dai sultani
dell’Oman nel 1862. Come predetto l’indipendenza di Zanzibar rimase poi tale sino al 1964 quando venne annessa alla Tanzania. Vista la
sua storia particolarmente aperta al mondo esterno non deve sorprendere che Zanzibar possiede ai giorni nostri una composizione etnica
sfaccettata dove i neri di origine bantù sono i più rappresentati (è un feudo della cultura swahili) seguiti però a breve giro di posta dagli
shirazi di origine persiana, dagli arabi e dagli indiani. Logicamente tutta questa miscellanea di usi e tradizioni si riversa anche nella cucina
zanzibari che propone insoliti affiancamenti di sapori, spesso molto intriganti. Sotto un profilo climatico invece Zanzibar possiede tutte le
caratteristiche tipiche delle isole tropicali dove un caldo afoso è alleviato solo sporadicamente da rigeneranti brezze marine. Le stagioni
delle piogge ad ogni modo qui sono due: una breve e meno accentuata (novembre-dicembre) e una più lunga e decisamente più intensa
(marzo-maggio). L’intervallo tra queste (gennaio-febbraio) può essere scelto come periodo di visita alternativo di Zanzibar, mentre l’alta
stagione con tempo stabile e con un caldo un po' meno opprimente va da giugno ad ottobre.

  Alcuni spaccati che ritraggono l’intricato dedalo di stradine storiche che compongono il cuore di Stone Town, una delle realtà urbane più
   pittoresche di tutta l’Africa orientale. Qui la vita scorre secondo dettami tradizionali e i procacciatori di affari, le postazioni di artisti di
   strade e le tipiche abitazioni dalle elaborate porte in legno intagliate sono sempre pronti a trascinarvi in una sorta di viaggio nel tempo.

                                                                                                                                                       5
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
Quale che sia l’immagine mentale che vi eravate fatti a riguardo di Zanzibar e della sua principale città, la mitica Stone Town, preparatevi a
rimanere inevitabilmente spiazzati non appena entrerete nel suo intricato dedalo di vicoli della sezione storica. Tra aromi di matrice
arabeggiante, ritmi di percussioni tipici delle culture africane, abitazioni secolari ancora con le caratteristiche porte in legno ricoperte di
ottone, pescatori che mettono ad essiccare le alghe marine al sole, animali domestici che talvolta vagano per le strade e anziani vestiti
ancora con il kanzu (veste bianca tradizionale) intenti a bersi un tè o un caffè sulle baraza (panchine in pietra) tutto qui echeggia di storia ed
atmosfere romantiche. Certo per contraltare dobbiamo però anche avvisarvi che essendo Stone Town uno dei luoghi più magici e frequentati
dai turisti internazionali di tutta l’Africa qui ormai negli anni si è consolidata una pratica assai poco apprezzata dai viaggiatori: quella dei
papasi. Si tratta di insistenti procacciatori di affari (sedicenti guide non autorizzate, promoter di alberghi ecc.) che cercheranno subito e con
veemenza di adescarvi come clienti e che solo dopo fermo rifiuto dei loro servizi (si spera) vi lasceranno in pace. Non fatevi scoraggiare,
specie se siete alla prima esperienza africana, alla fine anche questo fa parte del contesto. Un tour classico di Stone Town non può che avere
inizio dal cuore storico della città compreso in una penisola triangolare che ha come vertici lo scalo dei traghetti a nord, il palazzo del
governo a sud e il labirinto di strade di Shangani ad ovest. All’interno di questo perimetro quasi tutti gli edifici hanno ancora una foggia
arabeggiante (case quadrate a due o più piani con le stanze che si irradiano attorno a un cortile centrale) o indiana (a più piani con un
negozio in genere al pian terreno) e moltissime hanno ancora come porta principale vere e proprie opere d’arte in legno intagliato su cui
spesso vengono incisi versetti del Corano o stilizzazioni di qualcosa che si vorrebbe ottenere in vita. Muoversi in questo autentica ragnatela
di stradine acciottolate contorte animate da una moltitudine umana assai variegata e da numerosissime bancarelle che tenteranno di vendervi
qualsiasi cosa può essere assai arduo per il vostro senso dell’orientamento ma alla fine essendo il quartiere storico è sufficientemente
piccolo da portevi permettere il lusso di esplorarlo senza meta in tranquillità senza incorrere nel vero rischio di perdervi. Le atmosfere di
Stone Town diventano poi incredibilmente romantiche in occasione dell’Eid al Fitr (festa della conclusione del Ramadan) quando le stradine
a sera vengono illuminante da lanterne e tutti si aggirano festosi nei tipici abiti tradizionali di rappresentanza. Tra i monumenti da non
perdersi assolutamente durante il vostro vagabondare nel cuore di Stone Town vi ricordiamo l’Old Fort, arcigna struttura a bastione del ‘700
eretta dagli omaniti per difendersi dalle incursioni portoghesi (oggi sede di un centro culturale in cui si tiene l’annuale Zanzibar Film
Festival, in luglio) e lo straordinario Beit El-Ajaib (Casa delle Meraviglie) contraddistinto da enormi porte intagliate e utilizzato come sede
del Museo Nazionale di Storia e Cultura di Zanzibar con diverse sale che approfondiscono la cultura dei dhow e quella swahili ampiamente
diffuse sull’isola. Una volta usciti da questi due complessi vi invitiamo quindi a percorrere il pittoresco lungomare di Minigani Road verso
est fino a pervenire al Beit El-Sahel, residenza del sultano di Zanzibar fino al 1964, che ospita un museo a tema davvero affascinante
comprendenti diversi mobili e interni autentici dell’epoca. Finito il giro anche all’interno di questo museo potrete quindi sguinzagliarvi
liberamente nel dedalo di stradine di Hurumzi portandovi man mano verso sud nel cuore della città vecchia. In questa sezione di Stone Town

                                                                                                                                                6
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
si trovano le due chiese cristiane principali di Zanzibar: la Cattedrale Anglicana che torva ubicazione sopra il sito che fu il famigerato
mercato degli schiavi di Zanzibar (si dice che l’attuale altare sorga proprio laddove vi era l’albero a cui venivano legati gli schivi per essere
percossi), e la St Joseph Cathedral, del 1888, che è ben visibile nello skyline locale per via delle sue alte guglie gemelle che sovrastano buona
parte degli edifici di Stone Town. Proprio in prossimità della St Joseph Cathedral si colloca quindi il caotico ma sempre accattivante
Mercato Darajani, autentico crogiolo di spezie, pesce appena giunto in porto per mezzo dei dhow e cibi tradizionali di Zanzibar che vi offrirà
l’opportunità unica di provare lo street food locale. Tra le prelibatezze da non mancare vi ricordiamo il pweza (polpo alla griglia), la pizza di
Zanzibar (un chapati ripieno di omelette), i samosa, spiedini di mishkaki, roti farcito con carne trita, patatine di manioca e svariati frutti
tropicali. Nel pomeriggio invece di questa prima giornata a Zanzibar vi suggeriamo di vagare davvero senza meta tra gli anfratti più
reconditi della Stone Town, raggiungendo la sua massima propaggine occidentale nell’intricata bolgia di Shangani e ricordandovi infine di
portarvi all’imbrunire presso i Giardini lungomare Forodhani, un polo di aggregazione della comunità locale sin dal 1936. Qui bambini si
rincorrono festosi, gli adulti passeggiano godendosi romantici tramonti sull’oceano e le lanterne regalano atmosfere da mille e una notte a
chiunque transiti in zona.

 In queste tre immagini alcuni dei monumenti e luoghi simbolo della Stone Town di Zanzibar: dalle guglie gemelle svettanti della St Joseph
   Cathedral alla fisionomia deliziosa del Beit El-Ajaib (Casa delle Meraviglie), passando poi per le romantiche bancarelle di street food
                                       illuminate da lanterne dei Giardini Forodhani, sul lungomare.
                                                                                                                                                7
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
Vista la limitata estensione dell’isola di Zanzibar se non vorrete usufruire dei lussuosi resort all inclusive sparsi per l’isola potreste persino
pensare di tenere come base proprio Stone Town per la vostra permanenza in loco e muovervi con mezzi autonomi a noleggio nel resto di
Unguja. Il vantaggio risiede nel fatto che i prezzi sono qui generalmente meno elevati che nei villaggi organizzati, ma al contempo potrete
usufruire di alberghi di livello, di diverse ristorazioni in cui provare i sapori unici della cucina zanzibari, di uno stuolo infinito di negozi in
cui comprare souvenir o abbigliamento in tessuto locale e, non in ultimo, di svariati locali in cui godere della musica Taarab. Le melodie
Taarab sono influenzate da contaminazioni africane, arabe e indiane e una orchestra tradizionale conta di almeno una dozzina di elementi
che suonano strumenti classici (violino, fisarmonica, tamburi) coadiuvati da strumenti locali: il kanun (una sorta di cetra) o il nay (flauto
arabo). Il ritmo e la passionalità di queste composizioni sono davvero coinvolgenti, specie durante le celebrazioni del Sauti za Busara,
festival dedicato alla musica locale che si tiene ogni febbraio a Stone Town. Ad ogni modo vi suggeriamo di stare in ogni caso per un’altra
giornata mantenendo la vostra base presso Stone Town: avere a disposizione un giorno in più per vagare nelle sue viuzze centrali oppure per
prendere parte a un classico tour delle spezie organizzato che vi porterà tra piantagioni ormai spesso dismesse di vaniglia, rafia e chiodi di
garofano è un’opportunità davvero intrigante. Tra i siti che potrete approfondire in visita rimanendo a Stone Town vi ricordiamo il
bell’edificio dell’Old Dispensary posto sul lungomare e contraddistinto da bellissimi balconi intagliati color menta e da un’elaborata torre
dell’orologio, oppure le Slave Chambers, ossia le storiche celle claustrofobiche e semi sotterranee in cui venivano stipati decine di schiavi in
attesa di essere venduti (si stima che nell’800 sotto la spinta dei mercanti di uomini omaniti siano stati fatti transitare dal mercato degli
schiavi di Zanzibar ben 600.000 persone). Se invece prendere rete parte ai tour delle spezie sappiate che queste escursioni prevedono anche
l’opportunità di farvi visitare alcune rovine storiche disseminate nei pressi di Stone Town come lo Mtoni Palace, antico palazzo dei sultani
locali dell’800 oggi parzialmente recuperato e utilizzato per romantiche cene serali a lume di candela.

                                                                                                                                                  8
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
In prima immagine la sagoma raffinata e ben riqualifica dell’Old Dispensary di Stone Town, quindi alcuni sacchi di spezie, classica attività
agricola che è stata la base dell’economia di Zanzibar per secoli. Infine un momento delle romantiche cene a lume di candela impreziosite da
                       suonatori locali che si svolgono presso lo Mtoni Palace, antica residenza dei sultani di Zanzibar.

Trascorsi un paio di giorni per la visita di Stone Town ed eventualmente le sue piantagioni dell’entroterra con la terza giornata sull’isola
principale di Zanzibar giunge quindi il momento di passare alla scoperta delle sue mirabolanti spiagge tropicali, le migliori delle quali si
raggruppano lungo la costa orientale dell’isola. Ricordandovi che Zanzibar (a differenza della vicina Pemba) è un’isola continentale e non
oceanica qui avrete a disposizione litorali dai fondali poco profondi e largamente sabbiosi, con una temperatura delle acque sempre idonea
alla balneazione (si va dai 22° di luglio e agosto ai 29° di gennaio e febbraio). Inoltre visto che Zanzibar si trova all’incirca all’altezza
dell’equatore ricordate che basterà un boccaglio e delle pinne per praticare attività di snorkeling di qualità: qui è comune osservare a breve
distanza da riva coralli, mante, tartarughe marine, barracuda e persino squali. Tra le località balneari di Zanzibar ci sentiamo di
consigliarvi i villaggi gemelli di Nungwi e Kendwa, situati all’estremità settentrionale dell’isola (55km, 75 minuti da Stone Town), che
vantano spiagge dorate e un connubio quasi unico tra tradizione e turismo a Zanzibar. Qui è ancora bene attivo il porticciolo dei dhow (ne
vengono anche costruiti) che ogni mattina portano del pescato freschissimo sui mercati locali, mentre nel pomeriggio è comune vedere i
pescatori riparare le reti e mettere ad essiccare il pesce su rastrelliere in legno. In compenso non mancano intrattenimenti moderni con club
di musica ad alto volume, lo Mnarani Aquarium che tutela le tartarughe marine rinvenute in zona e diverse occasioni per il divertimento
serale. Inoltre, sempre da Nungwi, è possibile raggiungere con mezzi a noleggio la splendida isola costiera di stampo tropicale di Mnemba,
paradiso per gli amanti della tintarella e dello snorkeling.

                                                                                                                                                 9
TANZANIA 2 - Lanterna del Viaggiatore
Alcuni degli scenari tipici che potrete ammirare muovendovi verso l’estrema propaggine settentrionale di Zanzibar, nei pressi del villaggio di
Nungwi. Qui la pesca con i dhow (imbarcazioni tradizionali) è ancora eseguita secondo usanze antiche e a brevissima distanza dalla costa si
                 trova l’affioramento paradisiaco di Mnemba Island, uno dei migliori siti per lo snorkeling di tutta Zanzibar.

Altra sezione costiera di Zanzibar molto gettonata per la bellezza della sua infinita spiaggia di sabbia chiara è quella che unisce i villaggi di
Kigomani, Matemwe e Kiwengwa (45km, 1 ora da Stone Town). Questa porzione di Zanzibar è molto più tranquilla con popolazioni che
vivono di ritmi squisitamente lenti e tropicali ma al contempo lungo questo litorale si affollano anche i villaggi turistici all inclusive più
esclusivi e lussuosi dell’isola, spesso frequentati da giovani coppie in luna di miele. Un ultimo tratto costiero da non sottovalutare è quello
sud-orientale, tra i borghi di Paje e Jambiani (50km, 1 ora da Stone Town). Qui la vita scorre spesso ancora secondo dettami tradizionali, le
abitazioni sono costituite da blocchi di pietra corallina e tetti in paglia e nelle acque turchesi non è infrequente vedere ondeggiare dei
ngalawa (canoe con bilanciere) utilizzate dai locali come rudimentali imbarcazioni per la pesca. I veri patiti dello snorkeling e della
subacquea però, a parte le coste orientali di Zanzibar, non dovrebbero lasciarsi sfuggire per nessun motivo la possibilità di approcciarsi con
il Chumbe Island Coral Park, un’area naturalistica che tutela le migliori barriere coralline intatte di Zanzibar. Il sito si raggiunge

                                                                                                                                               10
rapidamente via mare direttamente da Stone Town e deve la sua straordinaria bellezza al fatto che è stato a lungo area militare interdetta
alla popolazione. Qui vivono oltre 200 specie diverse di coralli, 370 specie marine recensite e brachi di delfini insolitamente grandi che
amano interagire con i sub. Se ne aveste la possibilità potreste optare per passare la notte (previa rigorosa prenotazione) in uno dei pochi ma
costosi eco bungalow di questa gemma tropicale inviolata, altrimenti fare lo stesso l’escursione giornaliera da Stone Town. Non dimenticate
infine, se vorrete alternare alla spiaggia un po' di entroterra, che in prossimità di Stone Town sorge anche la Jozani Forest (40km, 1 ora) che
costituisce il tratto più esteso di ciò che rimane delle rigogliose foreste umide che un tempo ricoprivano tutta Zanzibar. Al suo interno,
mediante brevi passeggiate, potrete avere l’occasione di osservare i rari ed endemici colobi rossi, procavie, antilopi, cercopitechi, farfalle
(uno dei siti a più alta concentrazione dell’Africa intera), nonché decine di specie ornitologiche locali.

La costa orientale di Zanzibar è quella che maggiormente ha registrato lo sviluppo in termini di grandi villaggi vacanzieri internazionali che
   però, fortunatamente, ben si inseriscono nel contesto naturale e non ledono gli scenari circostanti. Quindi uno scatto delle strabilianti
          bellezze subacquee del Chumbe Island Coral Park e un esemplare del raro ed endemico colobo rosso nella Jozani Forest.

                                                                                                                                            11
8° - 9° - 10° giorno: PEMBA ISLAND

Relativamente vicine sotto un profilo geografico (sono separate da un braccio di oceano largo circa 100km) Pemba e Zanzibar sono in realtà
decisamente agli opposti tra loro. A Pemba infatti lo sviluppo turistico che ha pervaso Zanzibar negli ultimi decenni è un fenomeno ancora
largamente sconosciuto e in fase embrionale (non si può dire lo stesso per i prezzi spesso esageratamente alti) mentre non mancano tratti
costieri vergini composti da estuari, foreste di mangrovie e baie sabbiose deliziose. Anche l’entroterra è profondamente diverso rispetto a
quello di Zanzibar: avendo una genesi geologica di natura non continentale Pemba presenta rilievi collinari lussureggianti e fertili e scarpate
sottomarine che si inabissano rapidamente ricche di fauna marina. Purtroppo Pemba possiede anche alcuni tristi primati a livello nazionale,
come quello di essere tra le aree più economicamente disagiate e povere della Tanzania, sebbene la tradizione agricola sia in realtà ben
consolidata e la produzione di chiodi di garofano abbastanza diffusa. Sotto un profilo di collegamenti marittimi invece Pemba è collegata
frequentemente sia con Zanzibar (3 ore di navigazione) che con Dar es Salaam (5 ore in mare) tramite il porto di Mkoani, pertanto calcolate
durante la vostra permanenza che due mezze giornate saranno da destinarsi esclusivamente ai trasporti da e per l’isola.
Vi suggeriamo per una visita in relativa tranquillità di Pemba di dedicarle almeno tre giorni: il primo dopo aver attraccato presso Mkoani
potrà essere speso perlustrando la riserva della Ngezi Forest (80km, 90 minuti da Mkoani). Collocato all’estremità settentrionale di Pemba
questo parco è composto da una rigogliosa foresta pluviale composta dalla tipica doppia volta arborea composta da un primo livello di
intricate liane e il secondo dalla chioma vera e propria dei grandi alberi che possono raggiungere i 40m di altezza. Inoltre all’interno dei
suoi confini vivono alcuni degli animali endemici più famosi di Pemba: i gufi di Pemba e le volpi volanti di Pemba, una sorta di pipistrello
che ama riposare a testa in giù non nelle grotte ma sui rami degli alberi. Per entrare in contatto con la fauna locale dovrete ingaggiare una
guida che vi accompagnerà lungo i sentieri segnalati del parco e al tramonto vi potrà condurre alla perfetta mezzaluna sabbiosa che
caratterizza la spiaggia settentrionale del parco aperta verso l’oceano. Per la nottata fate invece perno su Chake Chake, la cittadina
principale di Pemba (50km, 1ora).
La seconda giornata in quei di Pemba si potrà invece spendere per esplorare le Misali Islands, fenomenali isole tropicali che annoverano
alcune delle barriere coralline in miglior stato di salute di tutta la Tanzania. Abbastanza facilmente raggiungibili via mare da Washa (10km,
20 minuti da Chake Chake) questo arcipelago disabitato e incontaminato è una vera delizia agli occhi degli appassionati di snorkeling e
subacquea e nondimeno deve apparire a numerose tartarughe marine che amano venire qui a deporre le loro uova.
L’ultima giornata che vi consigliamo di passare a Pemba vive invece di una netta dicotomia. In mattinata potrete esplorare con la dovuta
calma la rude ma intrigante Chake Chake, dove si trovano un piccolo museo etnografico sulla storia e la cultura swahili di Pemba e una
                                                                                                                                            12
fabbrica tradizionali di oli essenziali che potrete visitare su richiesta. Tutta la seconda parte della giornata sarà invece da dedicarsi al
trasferimento da Pemba sino alla metropoli continentale di Dar es Salaam. Per compiere questa tratta dovrete dapprima ritornare al porto di
Mkoani (30km, 45 minuti da Chake Chake) e poi prendere l’ultimo traghetto utile che dopo 5 ore di navigazione vi permetterà di raggiungere
i territori continentali della Tanzania.

    Alcuni scorci che identificano la poco battuta isola di Pemba, scrigno delle tradizioni culturali islamiche insulari della Tanzania. Qua
  l’oceano disegna splendide baie di acque cristalline, si trovano ancora foreste pluviali costiere nelle quali vivono le rare volpi volanti di
          Pemba, mentre nelle profondità di Misali Island si trovano alcune delle più belle barriere coralline dell’Africa orientale.

11° giorno: DAR ES SALAAM

Principale metropoli della Tanzania con quasi quattro milioni e mezzo di abitanti (con un tasso di crescita annuo della popolazione del
4,4%), nonché suo perno economico e porto più trafficato sull’Oceano Indiano Dar es Salaam (o come amano chiamarla i locali, Bongo) è
veramente l’anima della nazione. Sebbene sia stata privata del titolo di capitale nazionale dal 1996 (in favore della remota Dodoma) Dar es
                                                                                                                                                  13
Salaam è un posto che presenta ancora numerosi aspetti accattivanti come palme e mangrovie che si susseguono lungo la costa percorsa
dagli storici dhow, uno skyline composto di grattacieli in centro ma anche diversi edifici coloniali che si affacciano su strade polverose. Ciò
che contraddistingue però maggiormente Dar es Salaam è il suo essere multiculturale e cosmopolita: qui si percepiscono bene tutte le
influenze che hanno plasmato la Tanzania: dalle usanze arabe, ai gusti indiani, dai ritmi africani (è considerata la capitale orientale della
musica black), alle tradizioni swahili. Le difetta invece una storia importane essendo stata fino al 1860 un misero villaggio di pescatori locali
che visse il suo periodo d’oro a partire dal 1891 quando divenne la principale realtà coloniale tedesca in Tanzania. Aspetto al contrario
rincuorante è quello della sicurezza: nonostante le sue dimensioni Dar es Salaam è un centro decisamente più sicuro di quasi tutte le
metropoli africane (specie della vicina Nairobi) e si registrano in genere solo furti e crimini comuni non violenti. Il perché di tale felice
caratteristica va ricercato principale nel relativamente alto tasso di occupazione, stimolato sia dal turismo che dall’indotto portuale che
peraltro serve anche come porta protesa verso il mondo extra africano anche per diverse nazioni limitrofe come Zambia, Burundi, Malawi,
Ruanda, Uganda e Zimbabwe. Non dimenticate infine che Dar es Salaam è uno dei luoghi migliori dell’Africa orientale per degustare
specialità di street food, specialmente durante le celebrazioni trimestrali (marzo, giugno, settembre e dicembre) dello Nyama Choma, un
festival imperniato su deliziose preparazioni di carne alla griglia.
Sotto un profilo di una visita turistica il cuore di Dar es Salaam è rappresentato dagli storici quartieri centrali di Kivukoni e Kisutu (dove il
sultano di Zanzibar nel 1860 promosse la costruzione dei primi edifici di rilievo della città e che oggi sono stracolmi di negozi di ogni genere
gestititi per lo più da indiani), congiunti tra loro dalla vasta arteria stradale di Samora Avenue. Giusto a metà della percorrenza di questa
strada si colloca l’Askari Monument che commemora i caduti africani della prima guerra mondiale e che funge da simbolo della moderna
Dar es Salaam. Camminando da qui in direzione delle vicine banchine del porto in cui attraccano i traghetti da e per Zanzibar raggiungerete
poi molto rapidamente i due principali luoghi di culto della città: la chiesa luterana di Azania Front, del 1898 in stile neogotico, facilmente
identificabile per il suo tetto a spiovente rossastro e la St Joseph Cathedral, sempre di costruzione teutonica che possiede al suo interno
ancora numerose iscrizioni in lingua tedesca. A completamento della mattinata vi invitiamo quindi a inoltrarvi nel cuore del quartiere di
Kivukoni sia per visitare le sale interne del National Musuem of Tanzania, ricco di reperti paleontologici di altissimo spessore come le ossa
degli australopitechi rinvenuti presso la Gola di Olduvai nel nord del paese, sia per raggiungere il sempre animato Kivukoni Market, il
mercato del pesce trasportato sin qui sui tipici dhow, dove potrete immergervi nei ritmi e nel vero stile di vita locale. Nel pomeriggio invece
vi consigliamo di muovervi verso le aree un poco più esterne di Ilala e Kariakoo, sede di altri spettacolari e meno turistici mercati, e luogo in
cui trova ubicazione anche il Village Museum che propone una accurata ricostruzione di un tipico villaggio storico tanzaniano rurale,
un’introduzione interessante alla cultura nazionale. A sera invece vi raccomandiamo di essere stanziali nei quartieri centrali di Kivukoni e
Kisutu dove l’atmosfera è più sicura, vibrante e decisamente sicura che nel resto della metropoli.

                                                                                                                                               14
Alcune immagini identificative della metropoli sempre in costante espansione di Dar es Salaam, cuore pulsante dell’economia e della vita
  tanzaniana. In prima immagine la statua simbolo della città, l’Askari Monument, che commemora gli africani caduti nella prima guerra
 mondiale, quindi l’Azalia Front chiesa luterana di foggia tedesca che si erge tra i grattacieli moderni del centro. Infine l’animato e sempre
 vibrante Kivukoni Fish Market, dove potrete apprezzare sino in fondo l’animo contrattualistico locale e vedere i dhow aggirarsi nel porto.

12° - 13° - 14° giorno: SELOUS GAME NATIONAL PARK

Situata laddove i vasti altipiani dell’entroterra tanzaniano cominciano a delinearsi man mano che ci si allontano dalla linea di costa
oceanica orientale la Selous Game Reserve fa la sua mastodontica apparizione. Diciamo mastodontica poiché con i suoi 54.600 kmq di
estensione risulta essere questa riserva naturale risulta essere l’area protetta più estesa non solo della Tanzania (di cui occupa il 5% del
territorio) ma anche una delle più grandi di tutta l’Africa. Il motivo di una tale dimensione della Selous Game Reserve, sebbene sorga
relativamente vicino ai principali insediamenti tanzaniani, va probabilmente ricercata nella massiccia presenza entro i suoi confini della
mosca tse-tse, veicolo animale che può trasmettere all’uomo la mortale malattia del sonno. Visto la scarsa appetibilità urbanistica della zona
questa si è trasformata in un’oasi faunistica di primo livello che annovera al suo interno branchi di elefanti, bufali, coccodrilli, ippopotami,
dingo e persino rinoceronti neri. Un’altra caratteristica propria della Selous Game Reserve è quella di contenere al suo interno buona parte
                                                                                                                                              15
dello sviluppo del fiume Rufiji, il più grande corso d’acqua della Tanzania, che si snoda per 250km nel parco tra foreste e praterie e che
risulta essere una calamita irresistibile per la fauna selvatica locale. Inoltre una peculiarità geografica dell’area da non mancare è anche la
Stiegler’s Gorge, una gola di un centinaio di metri di profondità e di larghezza che si colloca nell’angolo nord-orientale del parco. La
bellezza della Selous Game Reserve sta però principalmente nel fatto che qui le modalità di esplorazione della natura più incoraggiate sono
quelle delle gite in barca sul fiume Rufiji o direttamente con trekking a piedi nella natura selvaggia (sempre debitamente accompagnati da
guide locali armate), contrariamente agli obbligatori safari automobilistici che incanalano i turisti che vogliano scoprire i parchi
settentrionali della Tanzania. Nonostante queste premesse la Selous Game Reserve rimane ancora decisamente meno battuta di parchi come
il Serengeti, lo Ngorongoro o il Tarangire e quindi vi sarà facile qui rimanere da soli nella contemplazione di questi scenari naturali
meravigliosi. Sotto un profilo squisitamente turistico l’accesso al parco più comodo e logisticamente corretto provenendo da Dar es Salaam è
quello di usufruire dell’entrata nota come Mtemere Gate (200km, 3 ore e mezza da Dar es Salaam) che vi convoglierà rapidamente verso i
campeggi e i lodge più attrezzati di tutta la Selous Game Reserve. Da qui vi sarà facile imbarcarvi sulle chiatte che risalgono il Rufiji per
osservare la fauna selvatica e percorrere la Stiegler’s Gorge oppure iniziare i percorsi escursionistici guidati all’interno del parco. Se ne
avrete il tempo sappiate che esistono anche pozze naturali termali (Maji Moto Hot Springs) in cui crogiolarvi per qualche ora. Visto il tempo
necessario a raggiungere la riserva da Dar es Salaam e calcolando le gite basilari per conoscere almeno sommariamente il parco vi
suggeriamo di dedicare alla Selous Game Reserve almeno tre giorni del vostro viaggio (ma veniteci tra giugno e ottobre per evitare la
stagione delle piogge che rende inagibile buona parte del parco). Nel pomeriggio del terzo giorno in loco calcolate anche i tempi per il
trasferimento automobilistico dal parco alla cittadina di Kilwa Masoko (250km, 4 ore) che fungerà da vostra nuova base per il proseguo del
vostro tour tanzaniano.

                                                                                                                                             16
Alcuni scatti che immortalano il meglio che abbia da offrirvi la Selous Game Reserve, il parco naturale più grande di tutta la Tanzania. Qui
 sono di casa grandi branchi di elefanti e famelici coccodrilli che amano vivere a ridosso del possente fiume Rufiji, corso d’acqua principale
                                      della nazione e attrattiva irresistibile per la fauna selvatica locale.

15° giorno: KILWA KISIWANI

Mete di una bellissima escursione giornaliera da Kilwa Masoko i siti archeologici di Kilwa Kisiwani e di Songo Mnara sono probabilmente
una delle testimonianze artistiche più spettacolari di tutta la Tanzania, tanto che sono oggi riconosciuti come siti patrimonio dell’umanità da
parte dell’UNESCO. L’apparentemente bucolica Kilwa Kisiwani, un isolotto posto giusto dirimpetto a Kilwa Masoko e facilmente
raggiungibile con barche private o prendendo parte a una escursione guidata, fu in realtà in passato uno dei centri commerciali
predominanti della costa africana orientale. Qui convergevano l’oro e i manufatti Shona prodotti nei territori dell’attuale Zimbabwe che
venivano poi imbarcati in direzione dell’India, della Cina o dell’Europa. Nel ‘300 Kilwa Kisiwani arrivò a comandare su vasti territori
costieri della zona (da Zanzibar sino al Mozambico) e ottenne grande lustro dalle descrizioni degli esploratori medievali come Ibn Battuta
ma il suo periodo aureo terminò di lì a poco per mano della dominazione portoghese prima e della sottomissione ai sultanati dell’Oman e di
Zanzibar poi. Ciò che rimane di quel periodo fatto di commerci e prosperità è però ancora ben testimoniato dalle rovine (è necessario farsi
rilasciare un permesso per visitarle) di Kilwa Kisiwani costituite da un forte arabo dell’800, dai resti della Grande Moschea di origine
medievale (la più grande mai costruita nell’Africa orientale), dal Makutani (zona in cui sorsero i palazzi dei sultani locali) e dai complessi di
Husuni Kubwa e Husuni Ndogo che invece sono le aree più antiche mai costruite a Kilwa Kisiwani. Per chi riuscisse a districarsi abbastanza
rapidamente tra le rovine dell’isola può valere la pena di raggiungere anche la vicina (8km) isola di Songo Mnara dove si trovano altre
rovine di astrazione medievale (‘300-‘400) che per alcuni aspetti sono ancora meglio conservate di quelle della sua più celebre vicina. In
compenso qui non esistono del tutto strutture ricettive e dovrete organizzarvi autonomamente per raggiungerla. Ad ogni modo in serata vi
ricordiamo che dovrete fare rientro per la notte in quei di Kilwa Masoko, grazioso ma anonimo porto che si trova giusto a metà strada della
litoranea che unisce Dar es Salaam con Mtwara, nel sud della nazione. In compenso qui non mancano le sistemazioni alberghiere.

                                                                                                                                               17
Kilwa Kisiwani e la vicina isola di Songo Mnara sono oggi due dei siti archeologici principali di tutta la Tanzania grazie alle numerose
 rovine del loro periodo medievale in cui queste cittadine controllavano i commerci di buona parte della costa orientale africana muovendo
    ingenti quantità d’oro estratte nell’interno del continente. Dopo secoli di dominazione portoghese e omanita sono oggi siti UNESCO.

16° - 17° - 18° - 19° giorno: MAFIA ISLAND

Principale di un gruppo di isole tropicali composte da un idilliaco susseguirsi di spiagge orlate da palme, foreste di mangrovie e magnifici
scenari sottomarini Mafia Island è un gioiello ancora insospettabilmente sconosciuto al turismo di massa e questa è una vera fortuna che
permettere il perdurare di usanze e tradizioni swahili, di cui Mafia Island è una strenua protettrice. Le disponibilità di strutture ricettive in
questa terra fatta di banchi di sabbia, pace e natura incontaminata si stanno sviluppando ma grazie all’oculato progetto che ha visto nascere
recentemente il Mafia Island Marine Park c’è da rimanere abbastanza certi che qui non si raggiungeranno mai le vette turistiche della non
lontana Zanzibar. Sotto un profilo storico la genesi degli insediamenti umani su Mafia Island si ebbe per lo più tra l’XI e il XIII secolo
quando gli shirazi (originari della Persia) scelsero quest’isola come base commerciale essendo posta in stretta vicinanza con la foce del
fiume Rufiji, principale corso d’acqua della Tanzania. Successivamente Mafia perse il suo primato commerciale venendo assoggettata dal
                                                                                                                                               18
dominio dei sultani di Kilwa Kisiwani e fino al periodo omanita venne relegata a un piano secondario e subalterno delle rotte commerciali
locali. Gli omaniti oltre a rilanciarla sotto un profilo economico influenzarono pesantemente anche il territorio locale diffondendo le
coltivazioni di palma da cocco, manioca e anacardi che tuttora proliferano sull’isola. Una visita a Mafia Island ha come punto di inizio
forzato l’abitato di Kilindoni, principale centro sulla costa occidentale che si può raggiungere mediante un traghetto giornaliero dal porto
costiero continentale di Nyamisati (240km, 4 ore da Kilwa Masoko) percorrendo una tratta di 3-4 ore di navigazione. Kilindoni in sé non è
che la porta di Mafia Island, un borgo abbastanza anonimo nel quale però cominciano a trasparire le tradizioni shirazi del posto.
Nella seconda giornata di stanza a Mafia Island vi consigliamo vivamente di intraprendere la classica escursione che vi porterà alla scoperta
delle due isole limitrofe di Chole, Juani e Jibondo, incastonate giusto oltre la Chole Bay, principale baia posta lungo la costa orientale di
Mafia Island. Chole Island è celebre per la sua riserva di volpi volanti (pipistrelli frugivori delle Isole Comore), Juani invece brilla per i resti
delle moschee e dell’insediamento shirazi sette ed ottocentesco che appaiono oggi mezzi invasi dalla vegetazione. Jibondo invece è un
affioramento più grande dei precedenti, privo di risorse idriche, ma abitato da 3000 autoctoni che vivono una vita di sussistenza realizzando
ancora a mano le loro imbarcazioni per la pesca e che hanno uno scarso senso di ospitalità nei confronti degli stranieri.
Il terzo giorno (o anche il quarto se ne avrete il tempo) è invece doverosamente da destinarsi alla scoperta dello straordinario mondo
sottomarino del Mafia Island Marine Park, un’area protetta di 822 kmq che tutela un intricato microcosmo fatto da barriere coralline, foreste
di mangrovie, pullulante vita marina ed estuari che hanno la loro sezione più splendente a ridosso della Chole Bay. Esistono qui varie
opzioni per le immersioni, dal semplice snorkeling fino a vere e proprie immersioni per professionisti al largo (affidatevi agli operatori
locali). I mesi migliori per le immersioni vanno da agosto ad ottobre, mentre tra marzo e giugno è quasi tutto off limits per il maltempo, l
forte vento e le correnti insidiose. Non dimenticatevi infine che Mafia Island è nota ai cultori della pesca d’altura già da decenni: qui
catturare marlin, tonni ed istiofori non è affatto cosa rara se ne siete capaci con i mesi compresi tra settembre e febbraio che sono i migliori
per questa attività. A conti fatti, viste le opportunità offerte da Mafia Island un soggiorno di tre o quattro giorni ci appare il minimo per
potersi reputare sufficiente alla sua conoscenza.

                                                                                                                                                 19
Un breve ma iconico riassunto fotografico della straordinaria bellezza naturale che contraddistingue la remota e poco battuta Mafia Island,
 centro di cultura shirazi e swahili costiero della Tanzania. Qui troverete splendide spiagge orlate da palme quasi tutte per voi, rovine di
antichi insediamenti medievali e una fauna marina che non ha quasi eguali lungo la costa africana continentale, una vera mecca per i sub.

20° - 21° giorno: trasferimento fino in Italia

Fare rientro da Mafia Island fino in Italia è un’impresa molto meno complessa e lunga di quanto potesse sembrare di primo acchito. L’isola
tropicale si trova infatti a sole 3-4 ore di navigazione dal porto di Nyamisati dal quale poi dovrete sobbarcarvi ancora 160km (3 ore e mezza
di guida effettiva) per raggiungere l’aeroporto internazionale di Dar es Salaam. Lo Julius Nyerere International Airport con quasi due
milioni e mezzo di passeggeri gestiti annualmente è il più trafficato tra gli scali aeroportuali della Tanzania e pertanto presenta buoni
collegamenti internazionali, sebbene ad oggi non ci siano voli di linea diretti in direzione dell’Italia. Compiendo però un unico scalo
intermedio presso Abu Dhabi, Istanbul, Doha, Dubai o Addis Abeba potrete completare la tratta in relativa velocità con tempi di percorrenza
medi che si attestano tra le 13 e le 22 ore sia che voi siate diretti a Milano o a Roma.

                                                                                                                                           20
Puoi anche leggere