Taglio dei parlamentari, raggiunto il numero minimo per il referendum: decisivo il contributo della Lega - L'Osservatore d'Italia
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Taglio dei parlamentari, raggiunto il numero minimo per il referendum: decisivo il contributo della Lega Raggiunto e superato il numero minimo di 64 firme per presentare il quesito del referendum contro il taglio dei parlamentari. A contribuire al raggiungimento del numero anche l’appoggio di alcuni senatori leghisti. “Abbiamo dato un contributo per avvicinare la data delle elezioni – dice Matteo Salvini – perchè prima va a casa questo Governo di incapaci e meglio è, non per Salvini ma per l’Italia”. I tre promotori del referendum sul taglio dei parlamentari, Andrea Cangini (Fi), Tommaso Nannincini Pd) e Nazario Pagano (Fi) hanno, dunque, depositato le 71 firme necessarie per la richiesta. Ben 7 in più del numero minimo richiesta di 64. Dopo la rinuncia di 7 senatori a sottoscrivere la richiesta di
referendum per il taglio del parlamentari, sono 11 le new entry che hanno deciso di aderire consentendo così la possibilità di depositare il quesito in Cassazione. Hanno aggiunto le loro firme: 5 senatori di Fi, 6 della Lega e 1 di Leu. M5s all’attacco del Carroccio. “Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare è arrivato ‘l’aiutino’ della Lega” nella raccolta delle firme per il referendum sulla riforma sul taglio dei parlamentari, attaccano fonti M5s. “Non vediamo l’ora di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando così il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone”. “Stamattina – fa intanto sapere il senatore M5s Michele Giarrusso – ho ritirato la firma sul referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. L’ho ritirata, perché la mia posizione è stata strumentalizzata da alcuni e travisata da altri”. Anche i senatori del Pd Francesco Verducci e Vincenzo D’Arienzo hanno ritirato le firme dalla proposta del referendum sulla riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari. Fonti Dem spiegano che i due senatori lo avrebbero fatto in conseguenza “di un fatto politico nuovo” e cioè la presentazione di quella proposta di legge elettorale proporzionale, che fin dall’inizio era stata chiesta dal Pd in relazione al taglio dei parlamentari.
Guidonia, la maggioranza grillina perde un pezzo storico. Zarro passa al Gruppo Misto: “La misura è colma” GUIDONIA (RM) – Il Sindaco di Guidonia Montecelio, il pentastellato Michel Barbet, perde un pezzo della maggioranza:
il consigliere e storico attivista Claudio Zarro. “La misura è colma, aderisco al gruppo misto”, spiega il diretto interessato nel lungo messaggio postato nella sua pagina Facebook. Una decisione, pesante, dovuta alla “reiterata mancanza di condivisione di scelte per la città, inopportuni personalismi e la totale assenza di ruoli e il rispetto degli stessi”. Dunque, il dado è tratto. Dai malumori nazionali a quelli locali il passo è breve. E se a livello nazionale si cacciano i Senatori dissidenti, a detta dei probiviri, nei piani bassi sono gli eletti nelle file grilline, al contrario, che sbattono la porta o minacciano di farlo a stretto giro di posta. Come nel caso dei consiglieri di maggioranza del Municipio XII che, entrati in rotta di collisione con la Sindaca Raggi per aver individuato la nuova discarica a Monte Carnevale, poco distante da Ponte Galeria, sono pronti a dare le dimissioni in massa qualora l’inquilina del Campidoglio non riveda quella scelta. Segnali, questi, che se analizzati nell’insieme, danno una visione completa sulla crisi che sta attraversando M5S. Tra l’altro in continua discesa in termini di consensi elettorali.
Il Consigliere Zarro Al Comune di Guidonia l’ultimo strappo, dei tanti registrati nell’alveo pentastellato del Lazio e in quella stessa Amministrazione, con l’uscita dalla maggioranza del consigliere Zarro. “Otto anni di M5S buttati al vento”, esordisce rammaricato, “potrei, come tantissimi miei colleghi nelle istituzioni, anche a livelli più alti, comunicare semplicemente la mia fuoriuscita e la mia adesione al gruppo misto in maniera scevra da spiegazioni. Ma non lo farò. No. Spiegherò per filo e per segno i motivi, tutti, che mi hanno costretto a lasciare un gruppo di sognatori, di persone utopiche, di gente perbene ma che ha perso di vista i valori che li univa”. “Qualcuno può pensare che di questa scelta al sottoscritto non freghi nulla; eppure al sottoscritto pesa e peserà qualsiasi momento di quello che sta per fare. In primis perché la mia vita per quasi 9 anni è stata scandita da infinite riunioni, gazebo, agorà e
momenti di incontro sul territorio locale, regionale e nazionale. In secondo luogo perché ho condiviso per quasi un decennio con delle persone un sogno che non è possibile e non si può raccontare umanamente in due righe. Chi mi conosce lo sa, e non sputerò mai nel piatto dove ho mangiato per anni. Ma il piatto attuale ha un sapore amaro e non si possono più mandare giù bocconi di questo tipo”. La sua è una posizione sentita, sofferente. Sottolinea: “quando ho iniziato questa avventura, gli intenti volevano che in quanto rappresentante eletto all’interno di un’istituzione, l’assise della terza città del Lazio, avremmo potuto lavorare e portare avanti, seppur in tempi non celeri e con le difficoltà note, una costruzione di città diversa, così come paventato all’interno del nostro programma elettorale. Spesso invece, mi sono trovato a dover avallare scelte non condivise e le posizioni difformi non avevano modo di esistere, neanche a mo’ di critica costruttiva. Non è un giorno, bensì sono svariati mesi che si reiterano queste dinamiche: poche persone, tra l’altro non sempre elette dai cittadini, incidono sulle scelte e sulle linee politiche di questa maggioranza. Non mi aspettavo tutto ciò e soprattutto non mi aspettavo di non poter contribuire attivamente ai punti del programma che ci ha
portato a vincere le elezioni 2 anni e mezzo fa”. il Sindaco Barbet alle prese con l’ennesima crisi E ancora: “La priorità era quella di orientare la nostra azione amministrativa verso una profonda ristrutturazione di se stessa, un far riavvicinare i cittadini alle istituzioni e far sentire il Comune come la casa di tutti. Dove?? Ma dove?? Abbiamo perso 2 anni solo per fare una macrostruttura, il primo atto che si fa quando una persona prende in carico un ente o un amministratore delegato un’azienda degna di chiamarsi tale. Tantissimi uffici non ricevono né tramite il dirigente né le p.o. d’area e la burocrazia che attanaglia il nostro Comune è aumentata, non snellita, come auspicato. È aumentata l’esternalizzazione e non invertito il trend tramite internalizzazione e formazioni dei dipendenti; gli unici assessori che hanno provato a puntare su questi aspetti sono stati mandati via”. Poi la bordata: “Abbiamo cambiato otto assessori nell’arco di
2 anni e mezzo, e solo nell’area di cui sono presidente di commissione (commercio ed attività produttive) si sono susseguiti i seguenti dirigenti: da Simoncini alla Piseddu, a Nardi, all’interim della Pasquali, all’interim del Segretario Generale Livia Lardo, alla Petricca ed ora al Dottor Lauro. Con quale faccia un amministratore locale che intenda dare una progettualità alla sua azione legislativa può andare in giro? Come possono esserci provvedimenti che vanno portati avanti e che vedono cambiare sempre e comunque l’interlocutore di turno?” “C’è bisogno di dare una scossa”, prosegue il consigliere, “un qualcosa che faccia capire che non siamo solo 1/16 della maggioranza, bensì un valore aggiunto da tenere in considerazione. A chi mi chiederà le dimissioni dal mio ruolo, per far entrare un mio successore all’interno del gruppo consiliare del MoVimento, risponderò che non sono io ad esser mutato, ma è cambiato totalmente l’atteggiamento del Sindaco e di come egli si approccia al rapporto col nostro gruppo consiliare. Dimettermi per cosa? Per rispettare delle regole mai rispettate da nessuno? Dove sono le assemblee pubbliche semestrali? Dove la rendicontazione e la trasparenza di quei pochi nostri introiti dei gettoni di presenza come consiglieri comunali, dove la rotazione del
capogruppo semestrale? Dove la pubblicazione del lavoro fatto sul portale delle liste civiche del movimento E ancora: dov’è il rispetto (reale), di una meritocrazia paventata solo a parole e mai realmente messa in pratica!? Sono stato il nono consigliere per numero di preferenze nell’ultima tornata elettorale, eppure nessuno si è mai arrogato o non mi è mai balenata per la testa la possibilità di chiedere qualcosa in più o di diverso rispetto ai miei compagni di avventura. Questo perché credevo ed ho creduto, sempre, che il valore di ognuno di noi fosse uguale, sebbene i numeri dicessero altro”. “Mi chiedo e chiedo a coloro che leggono e leggeranno può un consigliere comunale venire a conoscenza di un cambio del dirigente di riferimento da un articolo di giornale, senza che nessuno gli abbia mai detto prima niente? No. Può avallare scelte che prevedono l’assunzione a tempo indeterminato all’interno dell’ente di persone prese da graduatorie di comuni limitrofi, senza che venga spiegata la genesi e gli input che sottintendono a tutto ciò? Vogliamo parlare di chi c’è all’interno di questa graduatoria? No, meglio stendere un velo pietoso. Può relazionarsi all’interno di una maggioranza dove porre i problemi internamente, farlo ripetutamente nel corso di quasi 3 anni, far uscire questi problemi anche
pubblicamente sperando che qualcosa cambi una volta per tutte, comporta come conseguenza solo una richiesta di dimissioni dagli altri suoi colleghi? No, non può. Può in continuazione giustificare in commissione le parole del Sindaco, che dichiarava ad ottobre 2018, con l’apertura del sottopasso di Via Lucania, che il mercato di Villalba sarebbe stato pronto una settimana dopo? Può, in continuazione, fare riunioni su riunioni con lui, il Segretario Generale, il ViceSindaco ed il Presidente del Consiglio, portando avanti soluzioni concordate nelle stesse e poi vedere quelle stesse decisioni stravolte totalmente giorni dopo senza nessuna spiegazione? Può, in continuazione, nelle riunioni di maggioranza vedere a precise domande, un muro di gomma di non-risposte da parte del Sindaco, oppure un suo non alzare nemmeno lo sguardo usando il cellulare fregandosene totalmente? No, non può”. Il Consigliere riferisce inoltri, con toni perentori, di essersi rifiutato di partecipare alle riunioni della maggioranza da due mesi “perché erano un esercizio inutile e sterile di perdita di tempo. Tolto alla famiglia ed a cose molto più importanti, come la salute persa”. Poi si toglie altri sassolini dalle scarpe, per non dire macigni. “Questa non è un’amministrazione a 5 stelle, questa è un amministrazione Barbet, dove non c’è nulla di 5 stelle. Manca
la condivisione, la trasparenza, gli atti vengono tenuti nei cassetti e se si pongono delle domande è un problema, perché più teste pensanti ci sono, più problematico è governare. Qua siamo al silenzio-assenso di una maggioranza, dove la Giunta ed altri attori non titolari a farlo (tranne sporadiche eccezioni) agiscono autonomamente, bypassando totalmente la volontà politica della maggioranza, anzi, gliela comunicano a cose fatte. Proseguirò il mio impegno di consigliere comunale”, conclude, “nel gruppo misto, sperando che le persone che so esserci in maggioranza e che la pensano come me, non abbiano il timore di rimandare o di non esprimere ciò che pensano, o di seguire il sottoscritto in un percorso arduo. Sono convinto che il tempo mi darà ragione e sono convinto che seppur a fatica, questa è la scelta giusta, senza nessun calcolo, né politico, né di sorta”.
Regione Lazio, coordinamento Srsr: Consiglio di Stato cancella compartecipazione socio sanitaria dei malati psichiatrici Con la sentenza n. 8.608 del 19 dicembre 2019 la Terza Sezione del Consiglio di Stato ha scritto la parola fine sulla compartecipazione socio sanitaria che dal 2017 ha gravemente pesato sugli ospiti ricoverati nelle Strutture Socio Riabilitative Psichiatriche (S.R.S.R.) H24 e H12 presenti nella Regione Lazio e sui loro Comuni di residenza. A renderlo noto è il Coordinamento delle Strutture Residenziali Socio Riabilitative Psichiatriche del Lazio.
Il Supremo consesso amministrativo, sul ricorso promosso dal Comune di Roma avverso la sentenza n°4769/2018 pronunciata dal Tar del Lazio, contro la Regione Lazio e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Salute, Commissario per il Piano di Rientro dai Disavanzi Sanitari Regione Lazio ha statuito l’annullamento degli atti che dal 2015 (DCA 562/2015 fino alla D.G.R. 395/2017) avevano scritto le regole della compartecipazione socio sanitaria per gli utenti ricoverati nelle S.R.S.R.. Il Consiglio di Stato, nel complesso iter motivazionale, ha affrontato la questione fornendo una corretta interpretazione dell’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (c.d. LEA) relativamente alle Strutture Socio Riabilitative Psichiatriche, ritenendo erronea l’applicazione adottata dalla Regione Lazio, dapprima con la DCA 562/2015 fino alla successiva D.G.R. 395/2017, riguardo la compartecipazione socio sanitaria per gli ospiti ricoverati nelle strutture a bassa intensità terapeutica ma ad alta (H24) e media (H12) intensità assistenziale, ritenendo che l’applicazione della compartecipazione dovesse applicarsi solamente per le strutture a bassa intensità terapeutica ed bassa intensità assistenziale, ossia per le c.d. S.R.S.R. a fasce orarie. “Con questa sentenza – commenta l’Avv. Marco Mampieri, portavoce del Coordinamento delle S.R.S.R. del Lazio – la Regione Lazio dovrà provvedere a correggere le storture prodotte nel sistema psichiatrico a causa di una riforma illegittima che ha prodotto solamente tantissimi disagi agli utenti psichiatrici e ai loro familiari, ai comuni del Lazio e alle strutture socio riabilitative”. Il Consiglio di Stato ha inoltre ribadito che l’attuazione delle politiche di rientro dal disavanzo non può che coniugarsi con la necessaria salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza poiché, come più volte chiarito da questa sezione, “.. la ratio profonda ed essenziale che anima il procedimento del Piano di Rientro è proprio la garanzia del rispetto dei livelli essenziali e la loro sostenibilità nel futuro” (v. Cons. Stato, sez. III, nn.
3201 e 1244/2016). “Quello che lascia l’amaro in bocca – continua l’Avv. Mampieri – è che in questi anni più volte abbiamo chiesto un’interlocuzione con la Regione Lazio, tanto alla parte politica che a quella tecnica, perché avevamo palesato l’evidente illegittimità della normativa regionale. In questa ricercata interlocuzione, da parte della Regione Lazio ha sempre prevalso una logica di chiusura e di mera interpretazione ragionieristica delle norme, leggasi piano di rientro, che ha rischiato di compromettere qualsiasi progetto terapeutico, snaturando di fatto il diritto dei pazienti psichiatrici ad avere, al pari delle altre persone, il diritto alle cure tutelato dall’art. 32 della nostra Carta Costituzionale”. “La Regione Lazio – conclude Mampieri – in conseguenza dell’annullamento delle disposizioni sulla compartecipazione dovrà prontamente inserire nel budget sanitario, in favore degli utenti psichiatrici, le risorse che aveva loro tolto. Come Coordinamento monitoreremo e faremo pressione perché la Regione Lazio, nella persona del suo Presidente e Commissario ad Acta per la Sanità, provveda con solerzia a porre fine a questa situazione di illegittimità”. Lo comunica in una nota il Coordinamento delle Strutture Residenziali Socio Riabilitative Psichiatriche del Lazio. COSA SONO LE S.R.S.R. Le Residenze sanitarie psichiatriche sono strutture destinate al ricovero di persone con disturbi psichiatrici. In queste strutture vengono assicurate attività di diagnosi, attività terapeutiche e riabilitative di esclusiva competenza psichiatrica. Le SRSR si collocano nella nuova organizzazione data dalla Regione Lazio nell’ambito dei trattamenti psichiatrici residenziali. Il concetto di residenzialità individua una
differente modalità di gestire il disagio psichico. In questo caso l’intervento è multidisciplinare. L’utente non viene più collocato, quindi, in una prevalente dimensione medica ma, questa, si costruisce attraverso un progetto individuale, in accordo con altre figure professionali, come tecnici della riabilitazione psichiatrica, tecnici di psicologia, educatori, psicologi, psicologi clinici e psichiatri. Il concetto di terapia viene allargato a includere un percorso evolutivo dove la terapia farmacologica trova una costante rispondenza e confronto con l’analisi delle risorse individuali dell’utente. Tutto ciò permette di sviluppare le diverse autonomie di chi ha da tempo sperimentato, nella propria esistenza, le varie espressioni del disagio psichico. I NUMERI NEL LAZIO (FONTE REGIONE LAZIO ANNO 2017) I pazienti in Srsr h24 sono 549, di cui 498 in strutture private accreditate I pazienti Srsr h12 sono 118, di cui 76 privati in strutture private accreditate Le Srsr h24 prevedono una retta giornaliera pari a 108 euro. Le Srsr h12 prevedono una retta giornaliera pari a 81 euro. La compartecipazione delle rette fino alla recente sentenze del CdS era mediamente per il 40% a carico del Sistema Sanitario Regionale e per il restante 60% a carico dell’utente e dei Comuni. Con la sentenza del Consiglio di Stato, che ha valore retroattivo, la Regione Lazio dovrà rimborsare agli utenti e ai Comuni oltre 11.5 milioni di euro, oltre a stanziare l’importo per l’annualità 2020 di 108 euro giornalieri per gli utenti in S.R.S.R H24 ed 81 euro giornalieri per gli utenti in S.R.S.R. H12.
“Scrivo nell’aria che vivo”: l’aria che tira a Roma (spesso un’ariaccia) nella raccolta di poesie di Roberto Ciavarro Un’intervista con il poeta Roberto Ciavarro per parlare di poesia e romanità. Ciavarro ha presentato il suo ultimo libro “Scrivo nell’aria che vivo” una raccolta di poesie dove il poeta narra della Roma vissuta tutti i giorni e dell’aria che tira in città, un’aria che a volte, come si sente dire spesso è un’ariaccia.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE LA VIDEO INTERVISTA L’intervista al poeta romanesco Roberto Ciavarro trasmessa il 9/1/2020 a Officina Stampa
Roma, operaio esposto all’amianto: la Corte d’Appello condanna l’Enel ROMA – La sezione lavoro della Corte di Appello di Roma, Presidente Maria Antonia Garzia, riformando parzialmente la
sentenza di primo grado che aveva negato il diritto al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali per esposizione ad amianto del lavoratore M.B., ha condannato l’Enel S.p.A. e l’Enel Produzione S.p.A. al pagamento della somma di 16.644 euro, oltre gli accessori di legge, le spese processuali e di C.T.U. La consulenza tecnica d’ufficio, espletata nel corso del processo di appello dal Dott. Andrea Cavalli, ha confermato che il lavoratore è affetto da placche pleuriche bilaterali e disturbo dell’adattamento con ansia e tono dell’umore moderatamente depresso, rappresentando che tali patologie sono etiologicamente riconducibili all’esposizione prolungata a polveri e fibre di amianto. M.B. è stato assunto alle dipendenze di Enel nel 1976 con mansione dapprima di operaio e poi di elettricista manipolando direttamente amianto per rimuovere e sostituire i componenti usurati, sempre in amianto. Anche dopo la messa al bando del minerale l’esposizione è continuata a causa della contaminazione dell’ambiente lavorativa fino a quando, nel 2014, ha risolto il suo rapporto lavorativo, con pensionamento. “Auspichiamo che l’Enel, quale datore di lavoro, nei casi di insorgenza di patologie asbesto correlate da esposizione all’amianto (mesotelioma, tumore del polmone, asbestosi, placche ed ispessimenti pleurici, e altre malattie), che sono riconosciute dall’INAIL, risarciscano integralmente i lavoratori evitando di costringerli ad adire le vie giudiziarie per il riconoscimento dei loro diritti” dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, difensore dell’operaio, componente della Commissione Nazionale Amianto del Ministero dell’Ambiente, e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto che, a tutti i
livelli, lavora per incentivare le bonifiche e la messa in sicurezza dei siti, la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti ad amianto, e il riconoscimento dei loro diritti, anche attraverso lo sportello amianto https://www.osservatorioamianto.com/sportello-nazionale-amiant o/ e il numero verde 800 034 294. Saline di Tarquinia: visita del Comandate regionale della
Guardia Costiera del Lazio Il Comandante regionale della Guardia Costiera del Lazio, Capitano di Vascello Vincenzo Leone ha visitato il Centro Ittiogenico Sperimentale Marino ubicato all’interno della Riserva Naturale di popolamento animale ‘Saline di Tarquinia’. Il Centro, facente parte del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università degli Studi della Tuscia di Civitavecchia, nasce nel 2008 per la conservazione e la gestione razionale degli ecosistemi costieri, marini e di transizione delle risorse biologiche del mare. Il CISMAR si occupa dello studio e del monitoraggio della biodiversità, con attività dedite all’analisi e ricerca genetica degli stock ittici applicata anche alla riproduzione controllata di specie target per il ripopolamento a mare. Nella prima settimana dell’anno sono stati infatti liberati ventimila piccoli astici nelle aree protette del litorale di Tarquinia, aggiungendosi ai diecimila già rilasciati il mese scorso davanti alle coste di Montalto di Castro. Il Comandante Leone, accolto dal prof. Nascetti Giuseppe e dagli altri ricercatori, ha avuto modo di conoscere da vicino i programmi e i piani di protezione integrata della costa portati avanti dal Centro e valutare tutte le possibili forme di collaborazione che la Guardia Costiera del Lazio, in sinergia con gli altri organi/enti istituzionalmente preposti, nonché associazioni sportive/ricreative e operatori della pesca professionale, potrà sviluppare per la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero e la tutela della biodiversità.
Bruxelles, Ufficio Europeo per la lotta alla Frode: il ricordo del magistrato tedesco Hermann Bruener Generale Butticè: “Un ‘Grand Monsieur’ dell’Europa della legalità” A cura del Generale Alessandro Butticè
BRUXELLES – Il 9 gennaio 2020, è stato decimo anniversario della morte di Franz-Hermann Bruener, il magistrato tedesco che è stato per quasi dieci anni, esattamente dal 1° marzo 2000 al 9 gennaio 2010, il primo direttore generale dell’OLAF, l’Ufficio Europeo per la lotta alla Frode. In buona parte di questi dieci anni, esattamente fino al 16 novembre 2009, ho avuto il privilegio e l’onore di esserne stato il portavoce e il capo dell’Unità Comunicazione, ed essere testimone del suo grande amore per l’Italia, cui, come spiegherò in conclusione, ha fornito un contributo superiore a quello di tanti italiani. È stato quindi sempre con una certa emozione che ogni anno, in occasione della consegna del Premio Argil “Uomo Europeo”, aderivo alla richiesta del presidente del Premio, Gino Falleri (storico vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e icona del giornalismo italiano, scomparso lo scorso anno), di ricordare chi era Franz-Hermann Bruener, alla cui memoria era dedicata la sezione “Comunicare l’Europa” del Premio “Argil: uomo europeo”. Commozione particolare nel ricordare, nel decennale della sua scomparsa, un uomo che, chi ha avuto la fortuna di conoscere veramente, penetrando la coltre di riservatezza e di discrezione che spesso lo avvolgeva e dalla quale pensava di difendersi, non poteva che stimare da vivo e rimpiangere da morto. Franz-Hermann era, innanzitutto, un uomo europeo. Era poi un tedesco nato nel 1944 e quindi cresciuto e formatosi in piena rinascita della Germania, uscita distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, prima di diventare la locomotiva economica
dell’Unione Europea. Diplomatosi presso una delle più prestigiose scuole tedesche, prestò il suo servizio militare in un reggimento di artiglieria da montagna. Servizio militare che gli fu prolungato a seguito dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nel 1968 iniziò una carriera nel campo commerciale, prima di completare i suoi studi universitari in Diritto, Economia e Scienze Politiche nel 1976, presso l’Università di Monaco di Baviera. Da lì l’inizio della sua carriera giudiziaria, prima come giudice istruttore, poi giudice, successivamente come pubblico ministero, prima di divenire procuratore capo a Berlino, dove, dopo la caduta del Muro, svolse anche la funzione di Pubblico Ministero nei processi contro figure di primo piano dell’ex DDR, tra i quali lo stesso leader della Germania Est, Erich Honecker. Franz-Hermann Bruener dimostrò sempre una spiccata attitudine per le indagini contro la criminalità finanziaria ed economica e nel 1998 assunse l’incarico di Capo dell’Unità Antifrode dell’Alta Rappresentanza delle Nazioni Unite per la Bosnia and Erzegovina. Nel marzo del 2000 giunse a Bruxelles, quale primo direttore generale dell’OLAF. Con la sua nomina, la stampa europea non mancò di sottolineare la sua indipendenza di magistrato equilibrato, dai modi sempre affabili e gentili, ma irremovibile, quando necessario, e di uomo della legalità. Avviando l’attività dell’OLAF in un delicatissimo periodo
istituzionale, che seguiva le prime dimissioni della Commissione Europea, per sospette irregolarità, dispensò ogni sua energia nella definizione della struttura organizzativa e della strategia investigativa dell’OLAF. Non fu immune anche da difficoltà, che affrontò sempre con grande determinazione, ma con la forza della calma e del rigore della sua indipendenza e della sua grande onestà e integrità. A seguito dei successi ottenuti nel suo primo mandato quinquennale ottenne, nel febbraio del 2006, la conferma per un secondo mandato da parte della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europei. Mandato che non riuscì però a terminare, perché stroncato da un’incurabile malattia, che non gli evitò però di dedicarsi sino alle ultime ore della sua vita – e io ne sono stato testimone diretto – al mandato che aveva ricevuto. Pur consumato dalla malattia, che trattava con distacco e noncuranza, così come aveva trattato alcuni suoi collaboratori non sempre leali, qualche settimana prima di morire aveva presieduto una indimenticabile celebrazione solenne del decennale dell’OLAF, alla quale aveva avuto la squisitezza di invitare tutti i vecchi funzionari dal momento della sua creazione. E fece un discorso sui prossimi dieci anni dell’Ufficio, come se fosse stato certo, incurante della malattia che lo stava consumando, che lui sarebbe ancora stato lì, con i suoi investigatori. I principali risultati che sono stati unanimemente riconosciuti a Franz Hermann Bruener – soprattutto alla luce degli anni che sono seguiti alla sua direzione – sono quelli d’avere reso l’OLAF, seppure allora giovane servizio investigativo europeo, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Non è un caso che la sala magna dell’Accademia
Anticorruzione Europea di Vienna sia stata dedicata alla sua memoria. Come non è un caso che Franz Hermann Bruener sia considerato e ancora ricordato come un “Grand Monsieur” e non solo a Bruxelles, ma anche a New York e Washington, sedi delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, e nelle maggiori capitali del mondo. Dalla Cina al Sud Africa, dall’Atlantico al Mediterraneo, il suo nome è stato sinonimo di Europa della legalità contro l’internazionale del crimine. Franz Hermann Bruener è stato anche un maestro della trasparenza e dei rapporti con i media nel rispetto della legalità. I rapporti con la stampa dell’OLAF, sotto la sua guida, sono stati di grande apertura, sempre limitati però dall’assoluto rispetto della legge, compreso quello del segreto investigativo e dei diritti di tutti: tra i primi quelli delle persone soggette a indagini. La sua politica di comunicazione e dei rapporti con la stampa – della quale chi scrive, quale suo portavoce, è stato il principale esecutore – era quella della trasparenza, ma nella legalità assoluta. Per un uomo di legge ed un Magistrato con la M maiuscola come Franz Hermann Brüner, il fine non giustificava mai i mezzi. I mezzi dovevano sempre essere quelli consentiti dalla legge e nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini. In questa politica non c’era spazio per le fughe di notizie, che Bruener ha combattuto duramente, e per un rapporto di complicità tra investigatori e giornalisti. C’era invece lo spazio per la creazione di una nuova politica di mutuo rispetto tra giornalisti e investigatori. Con Franz Hermann Bruener l’OLAF ha inaugurato un’inedita politica di comunicazione e informazione come strumenti di lotta alla frode, coinvolgendo
i servizi investigativi di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea e le associazioni nazionali della stampa, oltre la Federazione Internazionale dei Giornalisti. Da questa nuova politica è nata una tavola di discussione, prima al mondo, tra giornalisti e investigatori europei, che è spesso stata presa ad esempio dalle Nazioni Unite e da diversi Paesi oltre Europa, dagli Emirati Arabi ad Honk Kong, dall’Algeria al Qatar. Non posso concludere il ricordo di Franz-Hermann Bruener senza rammentare che è stato anche un grande estimatore dell’Italia e della Guardia di Finanza, in particolare, sostenendo più volte pubblicamente che la reputazione di capitale della frode che l’Italia ha avuto per anni (e grazie a lui, oggi non è più così) non rende giustizia né alla realtà delle cose né agli sforzi, davvero esemplari, che l’Italia, anche e soprattutto grazie alla Guardia di Finanza, che gli ho fatto scoprire ed amare non meno di un vero finanziere, ha compiuto e continua a compiere nella lotta alle frodi ai danni degli interessi finanziari dell’Unione Europea. In un’intervista ad un organo di stampa italiano, qualche mese prima della sua scomparsa, ricordava come l’Italia sia uno dei Paesi in cui si scopre annualmente un numero molto elevato di frodi e irregolarità. “Non bisogna però dimenticare – sottolineava all’intervistatore – che è anche il Paese che dispone degli arsenali di protezione penale e investigativa tra i più avanzati a livello europeo. E per noi è molto più facile indagare in Italia che in altri Paesi. Gli strumenti d’indagine utilizzati in Italia sono tra i più avanzati al mondo. Nella lotta alle frodi comunitarie si usano strumenti d’indagine avanzatissimi: si pensi alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Strumenti raramente utilizzati nella maggior parte degli altri Paesi per tali tipi di illeciti. Le forze di polizia e la magistratura italiane dispongono di
strumenti che spesso vengono invidiati dai colleghi di altri Paesi. È quindi abbastanza naturale che i casi scoperti siano superiori”. È anche per questo che Franz-Hermann Bruener, un gentiluomo dai tratti affabili e dai modi sempre gentili e rispettosi del prossimo, è rimpianto da chi l’ha veramente conosciuto e sarà ricordato, nella storia della costruzione europea, come un “Grand Monsieur” dell’Europa della legalità. (alessandro butticè per OsservatoreItalia) Morte di Paolo De Sanctis, fascicoli in Procura a Roma:
speranze sulla riapertura del caso Sono trascorsi 2 anni dalla morte di Paolo De Sanctis, avvenuta la notte del 17 febbraio del 2018. Il caso, trattato da alcuni magistrati della Procura di Velletri, ha portato ad una prima archiviazione del 30 maggio 2018, dopo solo 3 mesi dal tragico incidente, quindi ad una ulteriore richiesta di archiviazione, dello scorso 20 novembre, dopo che il papà di Paolo, il signor Gino De Sanctis, il 28 dicembre del 2018 aveva presentato una denuncia per far riaprire il caso. CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO Il video servizio sulle novità giudiziarie sul caso della
morte di Paolo De Sanctis trasmesso a Officina Stampa del 9/1/2020 Gino De Sanctis, infatti, ha sempre sostenuto che le indagini svolte dalla Procura di Velletri non fossero state sufficientemente approfondite rispetto ad un fascicolo ricco di documentazione relativo delle responsabilità, da accertare, da parte del personale sanitario del pronto soccorso dell’ospedale di Albano Laziale e di altri soggetti durante quella tragica notte del 17 febbraio 2018. CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO Il video servizio che ripercorre i tragici fatti accaduti la notte del 17 febbraio del 2018 trasmesso a Officina Stampa del 9/1/2020
I dubbi sull’operato della Procura di Velletri, hanno quindi spinto il papà di Paolo e il suo legale, l’avvocato Alessandro Zottola, a presentare istanza di avocazione presso la Procura Generale di Roma, la quale, secondo quanto asserito dal sig. Gino De Sanctis, ha già richiesto tutta la documentazione in originale compresi filmati e foto alla Procura di Velletri. Un atto straordinario, quest’ultimo, che ribalterebbe totalmente le direzioni intraprese fino ad oggi. Un atto che raramente viene intrapreso e tanto più viene accolto. Bari, protezione a un
imprenditore: in manette boss dei clan Cipriano e Parisi In Bari, Bitonto (BA) e Sannicandro (BA), i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati dai militari delle Compagnie di Molfetta e Modugno hanno dato esecuzione a 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della competente Procura della Repubblica — DDA, nei confronti di DIGIACOMANTONIO Giuseppe, 30enne di Bitonto; MARCHELLO Roberto, 43enne di Sannicandro di Bari, PARISI Michele, 52enne di Bari, fratello del noto capo clan Parisi Savino di Bari Japigia, e FIORE Fabio 37enne di Bari, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La misura cautelare è stata adottata a seguito degli accertamenti e riscontri investigativi eseguiti dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Bari, successivamente alla denuncia presentata ai Carabinieri lo scorso 22 dicembre, da parte di un imprenditore della provincia, titolare di un centro scommesse ubicato nel Comune Grumo Appula (BA). L’imprenditore ha riferito, fornendo anche elementi probatori documentali, di aver ricevuto, al principio dello scorso dicembre, la preliminare visita di parte di DIGIACOMANTONIO Giuseppe, in quella circostanza accompagnato da MARCHELLO Roberto, i quali avevano avanzato una preliminare pretesa estorsiva di circa 15.000,00 euro mensili. Il DIGIACOMANTONIO, elemento apicale del gruppo criminale “Cipriano”, operante su Bitonto, si era presentato all’imprenditore quale attuale referente delinquenziale in quel territorio.
Un tentativo di mediazione richiesto ed ottenuto a PARISI Michele, per il tramite di FIORE Fabio, finalizzato ad eludere la somma richiesta, era quindi fallito, atteso che i due referenti del clan di Japigia erano solamente riusciti ad abbassare (seppur sensibilmente) la somma richiesta, fissata sui 3.000,00 euro mensili. Da qui la decisione da parte dell’imprenditore di denunciare i fatti. I quattro arrestati si trovano ora ristretti presso la Casa Circondariale di Bari. San Basilio, guerra agli spacciatori di droga:
carabinieri in azione ROMA – Ieri mattina, nel corso di un’attività mirata a contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere, i Carabinieri della Stazione Roma San Basilio, con la collaborazione del personale dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (Ater) del Comune di Roma, hanno rimosso una recinzione in ferro, collocata abusivamente lungo un’area adiacente piazza Aldo Bozzi, utilizzata dagli spacciatori come barriera per agevolare la fuga in caso di controlli delle forze dell’ordine, e 5 barili in lamiera, utilizzati dagli stessi pusher come bracieri per ardere la sostanza stupefacente e evitarne il rinvenimento. L’operazione rientra nella più ampia attività di controllo che i Carabinieri della Compagnia Roma Montesacro sta eseguendo negli ultimi tempi proprio nel quartiere San Basilio, nota piazza di spaccio della Capitale. Infatti, soltanto il mese scorso, il 3 dicembre 2019, gli stessi Carabinieri della Stazione Roma San Basilio hanno rinvenuto e rimosso, nelle aree circostanti di via Corinaldo, altri 10 barili in lamiera, oltre a tre tettoie e un cancello in ferro, installate abusivamente, che i pusher del quartiere utilizzavano come riparo e per eludere i controlli delle forze dell’ordine.
Pgs Genzano e Vis Pesaro, accordo raggiunto: due eccellenze nel mondo del calcio per un obiettivo comune Partita la collaborazione tecnica tra la Pgs Don Bosco di Genzano di Roma e la Vis Pesaro 1898. Una alleanza resa possibile grazie al progetto Academy ed affiliazioni presentato lo scorso 13 settembre dalla società biancorossa. CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO
Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 09/01/2020 E lo scorso 3 gennaio sul campo della città dell’Infiorata i giovani calciatori della Pgs hanno iniziato gli allenamenti con il Responsabile del Settore Giovanile della Vis Pesaro Lucio Bove, un mister che vanta un passato tra il Gubbio e l’Atalanta dove era collaboratore tecnico e che ora insieme al forte team della Pgs avrà il compito di far crescere giocatori e tecnici a livello tecnico e logistico. I ragazzi della Pgs potranno dunque accrescere la loro formazione attraverso partite amichevoli, stage, camp e giornate dedicate e nello stesso tempo i loro giovani talenti saranno visionati in maniera costante dallo
scouting biancorosso. Soddisfazione per l’accordo raggiunto da parte del Direttore Marketing e Responsabile del Progetto Affiliazioni della Vis Pesaro 1898 Enzo Pugliese che ha parlato di date da sviluppare insieme alla PGS Genzano, sia nelle strutture di Pesaro sia in quelle di Genzano di Roma, oltre ad aver annunciato il progetto per un torneo condiviso. Giancarlo Gabbarini, Presidente della Pgs Don Bosco Genzano di Roma, oltre ad esprimere soddisfazione per l’accordo raggiunto con la Vis Pesaro ha messo in risalto l’aspetto umano dimostrato dal grande entusiasmo dei piccoli calciatori per le tante novità che ora li attendono, come le trasferte che si terranno a Pesaro. Gabbarini ha poi definito la giornata inaugurale come la prima di una serie proficua di iniziative che verranno messe in campo dalle due società. Soddisfazione anche da parte di Alessandro Varesi, Dirigente della scuola Calcio Pgs Genzano, che ha evidenziato il fatto grazie al quale le iniziative che nasceranno dall’affiliazione con la Vis Pesaro daranno la possibilità di
esportare fuori regione quella che oggi rappresenta una delle eccellenze territoriali, per l’intera area dei Castelli Romani, nell’ambito delle scuole di calcio. L’obiettivo principale per Lucio Bove, Responsabile Settore Giovanile e Responsabile Tecnico affiliazioni della Vis Pesaro 1898, passare dal dilettantismo al professionismo. E il mister non ha perso tempo iniziando subito gli allenamenti con i ragazzi della Pgs Genzano. Una ventata di novità, dunque, per i giovani calciatori della Pgs Don Bosco di Genzano di Roma e un’alleanza, quella tra il team Pgs e quello della Vis Pesaro che promette non poche sorprese per il futuro.
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