Verso un manifesto di Ventotene per l'Università europea - Cipur

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Verso un manifesto di Ventotene
    per l’Università europea

             Alberto Incoronato

                  Convegno su
“Questione universitaria e Questione meridionale”
                   16 Giugno 2016
            Università di Napoli Parthenope

                 Palazzo Pacanowski,
          Via Generale Parisi 13, 80132 Napoli
                  Aula 1.2 - ore 9:30
PREMESSA
   A partire dagli ultimi anni del secolo corso gli interventi sull'università
italiana sono stati il risultato di politiche non solo nazionali. Si pensi, ad
esempio, al “Processo di Bologna”, che si è andato svolgendo in vari momenti
di estrapolazione successivi(1) e che ha comportato per l'Italia una completa
revisione della didattica universitaria attraverso il DM 509/99, ed i relativi DM
sulle Classi.
   È chiaro che la partita si gioca sia in ambito nazionale e sia in quello
internazionale—europeo—e, pertanto, ci si deve attrezzare per entrambi.
   In particolare, è necessario fare attenzione che peculiari e fondamentali
caratteristiche del sistema universitario non siano intaccate dalle modifiche che
vengono proposte in abito sia nazionale e sia europeo.
   Oggetto di questa intervento è richiamare l'attenzione su alcune di queste
caratteristiche ai fini di una loro salvaguardia nell'ambito di un processo—
"Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea"—che possa
conferire all'istituzione universitaria anche l'indispensabile missione di rilancio
dello spirito europeista.
COSA DEVE FARE L’UNIVERSITÀ
   L'Università tradizionalmente ha svolto e svolge attività didattica e di ricerca.
L'Università deve continuare ad essere l'istituzione fondamentale deputata
all'insegnamento e alla ricerca perché solo proteggendo e rafforzando il legame
indissolubile tra ricerca e insegnamento, essa può prestare particolare
attenzione alle esigenze del mercato del lavoro e, senza degradarsi ad agenzia
di formazione di forza lavoro(2), può reagire prontamente alle nuove
opportunità che emergono in relazione alle mutevoli esigenze del mercato del
lavoro. Un'Università la cui attività fosse sbilanciata verso l'insegnamento non
sarebbe in grado di adeguare la propria offerta formativa quando le nuove
conquiste della ricerca dovessero indurre nuovi effetti sul mondo sia della
produzione e sia dell'occupazione. In un mondo in rapida evoluzione, in cui
anche le professioni stanno cambiando rapidamente, l’Università deve formare
soprattutto thinkers—persone che pensano—e non solo doers—persone che
fanno—in quanto i primi sono strutturalmente preparati ad adattarsi alle
mutevoli situazioni in un mercato del lavoro estremamente dinamico.
TUTELE PER LE ATTIVITÀ UNIVERSITARIE
   Le funzioni appena richiamate possono essere esercitate solo garantendo la
libertà di espressione, d'insegnamento e di ricerca che debbono essere a
fondamento dell'istituzione università. Il professore universitario è parte di una
comunità di pari, di cui è diventato membro dopo un periodo di formazione
1
    A partire dalle Dichiarazioni della Sorbona del 1998 e di Bologna del 1999, e dei Comunicati di Praga del 2001, di
    Berlino del 2003, di Bergen del 2005 e di Londra del 2007
2
    Segnali che vengono dal Governo non sembrano incoraggianti; per i più recenti di tali segnali si veda l’intervista al
    Sottosegretario Faraone su La Stampa del 12/06/2016

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 1
finalizzato alla padronanza dei principi e dei metodi di un settore specifico. E
tuttavia la piena appartenenza ad una tale comunità si esprime attraverso un
comportamento apparentemente paradossale, che valorizza sia l'ortodossia e
sia l'eresia. Questo paradosso può essere risolto solo dalla comunità
accademica attraverso una pratica etica.(3) La storia del progresso delle
conoscenze è un elogio dell'eresia. La tutela del diritto di eresia e
l'incoraggiamento per la sua pratica sono intrinsecamente incompatibili con
una struttura universitaria burocratica e gerarchica, perché un tale diritto
verrebbe calpestato se, nel praticarlo, è necessario criticare i risultati della
ricerca di qualcuno al quale la legge ha riservato privilegi feudali
nell'allocazione delle risorse e la gestione delle carriere accademiche. Il
risultato, inevitabilmente, sarebbe un forte impulso al conformismo scientifico;
proprio ciò che non è necessario per il progresso delle conoscenze.
    Insegnare e fare ricerca all'Università non è come le attività di altri
funzionari dello Stato: il professore universitario è protetto nella pratica
scientifica e nella formazione dello spirito critico fino al punto che egli non
presta alcun giuramento alle leggi dello stato (la cultura è un valore umano
universale che trascende ogni contingenza storica e lo stato), ed è inamovibile,
tranne con il suo consenso perché nessuno può privarlo della sua libertà di
espressione.
    Le libertà alla base delle attività didattiche e di ricerca devono essere
tutelate dal legislatore—in Italia l’attività scientifica e didattica è tutelata dalla
Costituzione il cui articolo 33 recita “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è
l’insegnamento (…)”—ma, soprattutto, devono essere custodite, predicate e
praticate da parte degli attori universitari.
A PROPOSITO DI LIBERTÀ DI PAROLA, DI INSEGNAMENTO E DI RICERCA
   Si tende a dare per scontato che tali libertà connotino automaticamente la
pratica universitaria. In realtà non è così. E non lo è non solo perché possono
esserci interventi esterni che le limitino, ma perché tali pulsioni censorie
possono addirittura sorgere dall’interno delle stesse università.
   Negli Usa, nella prima metà del secolo scorso l’università di Chigaco si trovò
a fronteggiare il problema in relazione ad un invito controverso da parte degli
studenti, nel 1932, a William Z. Foster, allora candidato del Partito comunista
alla presidenza. È da questo episodio che trae origine il Chicago Statement
(Dichiarazione di Chigaco) dal quale possiamo leggere qualche frase "Non è il
giusto ruolo dell'università tentare di proteggere gli individui dalle idee e
opinioni che trovano sgradite, spiacevoli, o anche profondamente offensive".
"Le preoccupazioni circa la civiltà e il rispetto reciproco non possono mai essere
utilizzate come giustificazione per strozzare la discussione delle idee, per

3
    J. W. Scott ″Academic Freedom as an Ethical Practice″, in "The Future of Academic Freedom", edito da L. Menand,
    The University of Chicago Press, 1996

     Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 2
quanto offensive o sgradevoli." La responsabilità di una università, conclude,
non è solo quella di promuovere "la libertà senza paura di dibattito", ma anche
di proteggerla.(4) Altre università statunitensi hanno adottato la Dichiarazione
di Chigaco. Nel 1974 la Yale University nel farlo sottolineava che la crescita
intellettuale richiede "il diritto di pensare l'impensabile, discutere
l'innominabile, e sfidare l'incontestabile". Tuttavia il problema rimane, tant’è
che in campus statunitensi si è impedito di parlare, ad esempio, a Condoleezza
Rice, ex segretario di Stato, a Ayaan Hirsi Ali, un ex-musulmano, e a Jason
Riley un giornalista afro-americano autore di "Per favore smettete di aiutarci:
Come i liberali rendono più difficile ai neri avere successo".
    All’inizio di quest’anno il problema ha riguadagnato l’attenzione di qualche
organo di stampa(5), ma la questione è andata assumendo una tale rilevanza,
sia in ambito accademico e sia soprattutto esternamente ad esso—a partire
dall'attacco a Charlie Hebdo—che agli inizi di questo mese The Economist ha
dedicato all’argomento non solo una sezione ed un editoriale ma anche la
copertina del settimanale stesso con il titolo “La libertà di parola è sotto
attacco”.
   Anche per quanto riguarda l'attività di ricerca le cose non vanno meglio.
Trygve Lavik del dipartimento di filosofia dell'Università norvegese di Bergen
ha chiesto "(...) un divieto di legge sul negazionismo climatico"(6). Trygve
Lavik afferma che "Imporre alcune restrizioni del governo sulla libertà di parola
non significa necessariamente rovinare il dibattito pubblico e far si che i
cittadini siano meno informati"(7). In un intervento del maggio 2015 sul
Washington Post, il senatore democratico Sheldon Whitehouse di Rhode Island
ha fatto riferimento a interessi commerciali dei negazionisti del consenso sul
clima che meritavano di essere investigati in base al RICO (Racketeer
Influenced and Corrupt Organizations) Act(8), nato quasi mezzo secolo fa per
inviare mafiosi in carcere. Quando 20 climatologi hanno resuscitato l'idea del
senatore democratico Whitehouse, in una lettera nel settembre 2015 al
presidente Obama, la stampa conservatrice e i blog affini hanno espresso con
allarme e indignazione il proprio disprezzo.
   Judith Curry, una climatologa che potrebbe essere accusata di un tale reato
se esistesse, nel suo blog scrive “Come scienziata, io sono un pensatore
indipendente, e traggo le mie conclusioni circa i dati che riguardano i
cambiamenti climatici. Le mie conclusioni, in particolare le mie valutazioni di
4
    http://provost.uchicago.edu/sites/default/files/documents/reports/FOECommitteeReport.pdf
5
    "Universities and free speech", The Economist 30 gennaio 2016
6
    "Climatologist Judith Curry calls attention to a new kind of attack on climate denial" Physics Today, 8 gennaio 2016.
7
    Ibidem
8
    La legge introduce la responsabilità oggettiva di una persona come reato. Definita incostituzionale dalla
    maggioranza dei giuristi, fu applicata anche per reati non di criminalità organizzata. È stata ritenuta da alcuni simile
    all'associazione di tipo mafioso prevista dal codice penale italiano che sanziona la semplice appartenenza ad
    un'associazione mafiosa. Ma l’accusa è solo per il reato associativo, e non per i crimini commessi da altro
    appartenente. (https://it.wikipedia.org/wiki/Racketeer_Influenced_and_Corrupt_Organizations_Act)

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 3
un alto livello di incertezza, differiscono dal 'consenso' del Gruppo
Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC). Perché questa differenza
della mia propria valutazione rispetto al risultato dell'IPCC mi comporta l'essere
etichettata come 'negazionista'? Bene, l'approccio politico per stimolare l'azione
sul cambiamento climatico è stato quello di 'parlare in armonia con il potere',
che sembra richiedere la marginalizzazione e la denigrazione di chiunque sia in
disaccordo. (…)”. Ma, ricorda Judith Curry, “(…) [A]ffinché si verifichi progresso
scientifico, gli scienziati hanno bisogno di sfidare e rivalutare continuamente le
prove e le conclusioni tratte dai dati.”(9)
  La libertà della ricerca si declina in senso compiuto per quelle discipline che
richiedono solo la sussistenza dell’interesse e la capacità dei soggetti che
intendono dedicarvisi. Tuttavia l’interesse e la capacità sono condizioni
necessarie ma non sufficienti per quelle discipline che richiedono “risorse”
dedicate a strutture, apparati, personale, ed altre spese fisse(10). In tali ambiti
l’imprescindibile intervento di fonti di finanziamento comporta un
condizionamento relativo alle finalità della ricerca: di base oppure applicata.
Ebbene se le due attività di ricerca hanno avuto, sia pure con alterne vicende,
dignità comparabili, a partire da un recente passato si è manifestata, invece,
una sempre più marcata riduzione del finanziamento della ricerca per
l'avanzamento delle conoscenze a vantaggio di quella applicata o, come
eufemisticamente si suole affermare, a vantaggio di quella per l'innovazione—
termine con il quale si tende a parlare d'innovazione di processo e, soprattutto,
di prodotto al fine di avere una ricaduta nel ciclo produttivo(11).
  E questo nonostante l'insostituibile ruolo della ricerca cosiddetta di base sia
stato riconosciuto da più parti e da tanto tempo. Facciamo un salto all'indietro
di 72 anni. Il 17 novembre del 1944 il Presidente Franklin D. Roosevelt,
presidente degli USA, invia a Vannevar Bush, a capo dell'Office of Scientific
Research and Development, una lettera il cui incipit è:
    "Egregio Professor Bush,
     L’Office of Scientific Research and Development, che Lei dirige,
     rappresenta un esperimento unico, in quanto a cooperazione e lavoro di
     squadra, nel coordinamento della ricerca scientifica (...)",
poco oltre continua
   "Non c’e ragione per non utilizzare, anche in tempo di pace, gli
    insegnamenti tratti da questo esperimento (...)",
e prosegue ponendo a Bush 4 quesiti.

9
     Si veda nota 6
10
     Si pensi, ad esempio, agli impegni di spesa per la costruzione e il funzionamento del LHC (Large Hadron Collider)
11
     Si veda, ad esempio, Horizon 2020 (https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/what-horizon-2020) che
     "(...) è finora il più grande programma di ricerca e innovazione dell'UE con quasi 80 miliardi di € di fondi disponibili
     in 7 anni (2014 al 2020) - oltre a investimenti privati che questo denaro attirerà. Promette più innovazioni, scoperte
     e primati mondiali che portano grandi idee dal laboratorio al mercato" (il grassetto in corsivo è dell'autore)

       Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 4
Il 25 luglio 1945 Vanner Bush invia al nuovo presidente degli USA Harry S.
Truman, subentrato a Roosvelt nel frattempo deceduto, la risposta alla lettera
appena citata, allegando il rapporto ”Science, the endless frontier”(12), noto
anche come rapporto Bush, dal nome del suo autore. La risposta ai quesiti
presidenziali è positiva.
Vannevar Bush esordisce sottolineando l’imprescindibile ruolo della scienza
nelle vicende del paese, sia in guerra sia in pace, che pertanto la rendono
oggetto di specifico interesse del governo e pone immediatamente in evidenza
la necessità di tutelare la libertà d'indagine. Scrive:
   "I college, le università e gli istituti di ricerca pubblici o privati sono i centri
    della ricerca di base, le principali fonti del sapere e della conoscenza.
    Finché sono sani e vigorosi, e i loro scienziati sono liberi di perseguire la
    verità ovunque li conduca, un flusso di nuove conoscenze scientifiche
    continuerà a raggiungere chi, nel Governo, nell’industria o altrove, sarà in
    grado di applicarle a obiettivi concreti. (...) Il progresso della scienza
    nasce, in gran parte, da un libero gioco di liberi intelletti che scelgono di
    esplorare l’ignoto seguendo l’unico dettame della propria curiosità. La
    liberta d’indagine, qualunque sia il piano governativo di sostegno alla
    scienza, andrebbe tutelata (...)".
Vanner Bush pone altresì in evidenza il ruolo fondamentale della ricerca di base
quale insostituibile tassello nel progresso delle conoscenze che in un momento
successivo potranno trovare applicazione nei campi più disparati. Ha le idee
estremamente chiare sulle diverse ed inconciliabili caratteristiche e motivazioni
con le quali si svolgono la ricerca di base e quella applicata. A tale proposito
scrive:
   “La ricerca di base precede senza preoccuparsi degli scopi concreti. Essa
    produce una comprensione generale della natura e delle sue leggi, da cui
    trae i mezzi per risolvere un gran numero d`importanti problemi pratici.
    Non fornisce però una risposta specifica ed esaustiva a ogni singolo
    problema: questo è compito della ricerca applicata. Chi è impegnato nella
    ricerca di base può anche disinteressarsi delle applicazioni pratiche legate
    al proprio lavoro, ma se, viceversa, la ricerca di base venisse a lungo
    trascurata, il progresso dello sviluppo industriale finirebbe nella
    stagnazione.
    Uno degli aspetti peculiari della scienza di base è la varietà di strade che
    possono portare a uno sviluppo produttivo. Molte scoperte importanti
    sono derivate da esperimenti che avevano, in origine, finalità molte
    diverse. È statisticamente certo che molti risultati utili e importanti

12
     Pubblicato, a cura di Paolo Grasso, da Bollati Boringhieri nel 2013 con il titolo "Manifesto per la rinascita di una
     nazione. Scienza, la frontiera infinita". Le parti virgolettate della lettera di Roosvelt appena riportate così come le
     successive citazioni virgolettate che precedono la citazione relativa alla nota 13, sono state prese da questo testo

       Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 5
discenderanno da una piccola parte delle ricerche intraprese; ma nessuna
    di queste censente un’esatta previsione dei risultati.
   La ricerca di base porta nuove conoscenze, produce nuovo capitale
   scientifico e crea il substrato per le future applicazioni pratiche della
   conoscenza. Nuovi prodotti e nuovi processi non vengono fuori da sé. Si
   fondano su concezioni e principi innovativi che, a loro volta, scaturiscono
   da uno scrupoloso lavoro di ricerca nei regni più puri della scienza.
   Oggi, più che mai, la ricerca di base apre la strada del progresso
   tecnologico. Nel XIX secolo l'abilità ideativa degli yankee americani del
   Nord nel campo della meccanica ha portato a un notevole sviluppo tecnico
   basato sulle scoperte fondamentali provenienti dall’Europa. Ora la
   situazione è diversa.
   Una nazione che dipende dall’esterno per il suo sapere scientifico di base
   si troverà, indipendentemente dalle proprie capacità tecniche, rallentata
   nel progresso industriale e debole nella competizione commerciale."
Sulle base delle precedenti considerazione Vannevar Bush individua nelle
università e i college pubblici e privati, e negli istituti di ricerca i luoghi deputati
allo svolgimento della ricerca di base. Infatti, scrive:
   ”Le università e i college pubblici e privati, gli istituti di ricerca dotati di
    patrimonio proprio, devono fornire nuove conoscenze scientifiche e
    formare nuovi ricercatori. Sono, per tradizione e in virtù delle loro speciali
    caratteristiche, le istituzioni qualificate per svolgere la ricerca di base.
    Hanno l’incarico di conservare il sapere accumulato in passato,
    trasmetterlo agli studenti e contribuire con ogni genere di nuove
    conoscenze. È soprattutto qui che gli scienziati trovano un’atmosfera
    relativamente libera da condizionamenti legati a convenzioni, pregiudizi o
    esigenze commerciali. Al loro meglio, le università forniscono al
    ricercatore scientifico un forte senso di solidarietà e sicurezza, nonché un
    alto livello di liberta intellettuale. Tutti questi fattori contribuiscono in
    misura importante allo sviluppo del nuovo sapere scientifico,
    normalmente esposto a critiche e opposizioni per la sua naturale
    tendenza a sfidare opinioni e pratiche correnti.
    Nell’industria c’e sempre la pressione degli obiettivi da conseguire, del
    mantenimento di criteri predeterminati e delle esigenze commerciali.(...)
    A parte alcune notevoli eccezioni, le università restano le più generose
    dispensatrici di quella libertà che è oltremodo indispensabile alle scoperte
    scientifiche.
    Per funzionare efficacemente come centri di ricerca di base, queste
    istituzioni devono essere forti e sane. Devono attrarre i nostri migliori
    scienziati verso il ruolo di docenti o ricercatori, offrendo loro opportunista
    elevate e incarichi sufficientemente retribuiti, cosi da poter contendere
    all’industria e al governo i migliori talenti scientifici del Paese.(...)
   Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 6
Se i college, le università e gli istituti di ricerca devono soddisfare la
    continua richiesta di nuove conoscenze scientifiche provenienti
    dall'industria e dal Governo, la loro ricerca di base va potenziata con l’uso
    di fondi pubblici."
Incidentalmente, quando il 10 maggio 1950 il presidente Truman firma l'atto di
nascita della National Science Foundation, esistono già altri soggetti che
finanziano la ricerca. Ad esempio operano già l'Office of Scientific Research and
Development e l'Office of Naval Research che, comunque, mostrano di
condividere l'impostazione di Bush. Infatti, ad esempio, il capitano Robert D.
Conrad, direttore della Divisione Pianificazione dell'Office of Naval Research ha
ben chiaro il valore inestimabile dell'autonomia della scienza quando, il 27
ottobre 1946 all'University of Illinois di Urbana, tra l'altro, afferma:
   "(...) dovrebbe risultare chiaro che è contradditorio parlare di direzione e
    di controllo della ricerca. Non possiamo costruire la mappa di una regione
    inesplorata. È appropriato e necessario pianificare lo sviluppo del lavoro,
    ma un ricercatore deve seguire solo le sue spinte più interne. La
    direzione da parte di un’autorità esterna indebolisce l'oggetto stesso,
    perché né il percorso né l’obiettivo del lavoro di ricerca possono essere
    previsti."
  Queste considerazioni dovevano essere state largamente condivise se hanno
favorito la nascita di iniziative quali, ad esempio:
   BELL Laboratories (Dal 2001 molti di questi laboratori hanno ridotto le loro
    attività o sono stati chiusi) transistors, radiazione cosmica di fondo
    (premio Nobel); - geometria frattale. In totale 11 premi Nobel da questo
    laboratorio.
   IBM Fellows Program (Creato nel 1962 da Thomas J. Watson, Jr., per
    promuovere la creatività - per attrarre “sognatori, eretici, cani sciolti,
    rompiscatole, e geni”- è stato ridimensionato negli anni 80) microscopio
    elettronico a scansione (premio Nobel), superconduttori ceramici di alta
    temperatura.
   BP Research Venture (Programma attivato nel 1980 e disattivato nel 1990
    con il cambio ai vertici della società) sono stati finanziati 26 gruppi, mai
    finanziati in precedenza attraverso le “procedure standard di valutazione
    dei progetti di ricerca”, che hanno ottenuto eccezionale risultati
    scientifici, alcuni anche con spettacolari risultati commerciali(13).
  Tuttavia a partire dagli anni 80 le imprese hanno cominciato a varare politiche
di ”refocusing”—sintetizzabile con l'acronimo MMPRDC (Make More Profit the
Rest we Don't Care)(14)—che hanno comportato pesanti tagli di spese. Anche
se non mancavano interventi tesi a richiamare l'attenzione sulla imprescindibile

13
     Donald W. Braben "Pioneering research. A risk worth taking" Wiley Interscience
14
     Florence Noiville ”J’ai fait HEC* et je m’en excuse“, 2009, Stocks, Paris - *Hautes Études Commerciales - (”Ho
     studiato economia e me ne scuso”, 2010, Bollati Boringhieri, Torino)

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 7
necessità di finanziare la ricerca cosiddetta di base. Ad esempio, il direttore
della NSF Arden L. Bement Jr. nel commentare la richiesta di finanziamento
per la ricerca per l’anno fiscale 2009 dichiarava:
   "Più di una dozzina di studi hanno oramai concluso che un incremento
    sostanziale nel finanziamento federale della ricerca di base è
    fondamentale nell’assicurare la supremazia dell’attività scientifica e
    tecnologica dell’America."(15)
Ciononostante il trend di incremento dei finanziamenti per la ricerca applicata è
sembrato inarrestabile come risulta dalle politiche di finanziamento della
ricerca dei paesi del G20.
  Con il 2013 con la pubblicazione del libro della Mazzucato(16) si registra
un'importante novità:
   "Chi è l’imprenditore più audace, l’innovatore più prolifico? Chi finanzia la
    ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore
    dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le
    nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più
    avanzate, a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle
    nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare
    ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E
    ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che
    rendono l’ iPhone così ‘smart’: internet, touch screen e GPS. Ed è lo Stato
    a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle
    energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora
    tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati?"(17)
In sostanza le usuali analisi delle caratteristiche delle ricerche di base e
applicate, alcune delle quali richiamate prima, si completano con dovizia di dati
economici e analisi, relativi a note aziende, nel ribadire, ancora una volta, il
ruolo insostituibile dello Sato nel finanziamento della ricerca per l'avanzamento
delle conoscenze.
  E gli effetti positivi cominciano a vedersi. Ad esempio:
     Le elezioni canadesi che il 19 ottobre 2015 hanno sancito la vittoria di
        Justine Trudeau si sono giocate anche sul modificare radicalmente le
        politiche di finanziamento della ricerca. Ma la vigilanza resta alta perché,
        come ha detto un collega canadese "Parlare costa poco, e la retorica
        politica costa anche meno"(18). Il precedente governo conservatore, in
        carica dal 2006, aveva focalizzato i propri interventi di finanziamento
        della ricerca su quella applicata affidando la supervisione della scienza

15
     EOS, Vol 89, Numero 10, 4 marzo 2009
16
   Mariana Mazzucato "The Entrepreneurial State: Debunking Public Vs. Private Sector Myths", 2013 Anthem Press:
   London, UK, ISBN 9780857282521 ("Lo stato innovatore", Laterza)
17
   http://marianamazzucato.com/projects/the-entrepreneurial-state/lo-stato-innovatore/
18
     http://www.nature.com/news/canadian-election-brings-hope-for-science-1.18607

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 8
nelle mani di un sottosegretario di Stato del ministero dell'Industria( 19).
          Il primo atto del nuovo governo è stato la creazione il Ministero della
          Scienza(20).
         Il mese scorso, il governo della Corea del Sud ha annunciato che avrebbe
          aumentato i livelli annuali di finanziamento della scienza di base del 36%
          entro il 2018. "La ricerca di base—ha affermato il presidente Park nel
          presentare il piano—inizia con la curiosità intellettuale tra scienziati e
          tecnici, ma potrebbe essere una fonte di nuove tecnologie e attività
          economiche"(21).
VALUTAZIONE DELLA RICERCA
  Su questo argomento è utile partire da quanto affermato(22) da Peter Higgs,
premio Nobel per la Fisica per l’anno 2013. Higgs dichiarava che
   "È difficile immaginare come avrei mai avuto abbastanza pace e
    tranquillità nell'attuale tipo di ambiente [accademico] per fare quello che
    ho fatto nel 1964." (Il 1964 è l’anno di pubblicazione del lavoro sul
    bosone).
Inoltre, aggiungeva
   "Dopo che sono andato in pensione è trascorso molto tempo prima di
    tornare al mio dipartimento. Ritenevo di stare meglio rimanendone al di
    fuori. Non era più il mio modo di fare le cose. Oggi non avrei avuto un
    lavoro accademico. È la verità. Non credo che sarei stato considerato
    abbastanza produttivo."
Infatti, Higgs ricordava che, per la sua ridotta ‘produttività’, era diventato
   "un imbarazzo per il dipartimento quando effettuarono le valutazione della
    ricerca."
Evidentemente quello stesso dipartimento deve avere cambiato opinione se ha
istituito(23) il Centro di Fisica Teorica Higgs al fine di creare "(…) opportunità
per i fisici e gli studenti di tutto il mondo di incontrarsi per formulare nuovi
concetti teorici che ci portino al di là dei limiti dei paradigmi attuali."
  La vicenda di Higgs, al di là del prestigiosissimo riconoscimento ottenuto, non
è una vicenda del tutto isolata se in un editoriale di Nature Photonics( 24) ci si è,
da un lato, interrogati su
   "I veri teorici sono una razza in via d’estinzione? Serve fare di più per
     sostenere e incoraggiare i giovani scienziati a dedicarsi a inventare nuovi
     concetti e modelli teorici?",

19
     http://www.nature.com/news/canada-creates-science-minister-post-1.18739?WT.ec_id=NEWS-20151105&spMailingID=
     49946851&spUserID=MTc2NjExODk2NgS2&spJobID=800685800&spReportId=ODAwNjg1ODAwS0
20
     Ibidem
21
     http://www.nature.com/news/why-south-korea-is-the-world-s-biggest-investor-in-research-1.19997?WT.ec_id =NATURE-
     20160602&spMailingID=51508340&spUserID=MjA1NTEyNTAyOAS2&spJobID=940139901&spReportId=OTQwMTM5OTAxS0
22
     http://www.theguardian.com/science/2013/dec/06/peter-higgs-boson-academic-system
23
     https://higgs.ph.ed.ac.uk/
24
     http://www.nature.com/nphoton/journal/v9/n4/full/nphoton.2015.59.html

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 9
evidenziando, d’altro canto, che
   "Il sistema di merito all'interno del mondo accademico non sempre aiuta.
    Ci vuole molto tempo e grande sforzo per sviluppare una nuova teoria.
    Tuttavia, per ottenere finanziamenti, o per ottenere la tenure, vi è una
    forte pressione sugli scienziati a pubblicare una quantità crescente di
    lavori e dimostrare le applicazioni a breve termine dei loro lavori. A tal
    fine, alcuni teorici tendono a pubblicare lavori che riguardano simulazioni
    numeriche basate su modelli ben noti e che utilizzano software
    matematico commerciale, anche se tali lavori hanno poco o nessun valore
    concettuale."
Naturalmente la questione non riguarda solo la fisica teorica, ma questioni
quali 'quantità' vs 'qualità', 'valutazione della qualità' e 'applicazioni a breve
termine' riguardano tutte le discipline.
  Riguarda tutte le discipline la pratica della 'salamizzazione' – brutto termine
ma efficace – che indica l’inarrestabile tendenza alla dispersione di risultati di
una ricerca in diverse pubblicazioni, piuttosto che di una soltanto, al fine di
aumentare la propria 'produttività scientifica'. Riguarda quasi tutte le discipline
la pretesa di utilizzare indicatori numerici ritenuti obiettivi, nonostante
autorevoli prese di posizioni contrarie, quali ad esempio quelle della:
Fondazione per la ricerca tedesca DFG; ICSU (International Council for
Science); IMU (International Mathematical Union); Institute de France –
Académie des Sciences; House of Commons – Science and technology
Committee; Consultazioni HEFCE (Higher Education Funding Council for
England); DORA – San Francisco Declaration On Research Assessment. In
particolare, il Science and Technology Committee della House of Commons nel
licenziare il proprio rapporto su "Peer review in scientific publications", a
seguito di un’indagine ad ampio spettro affermava(25), in relazione agli
indicatori bibliometrici,
   "(…) Abbiamo sentito nel corso di questa indagine che non vi è altra
    alternativa se non leggere l'articolo stesso per valutare il valore di una
    ricerca.",
e, in relazione alla peer review,
   "Infine, abbiamo constatato che l'integrità del processo di peer review può
    essere sempre e solo affidabile quanto l'integrità delle persone
    coinvolte."
  Nel 1964 un editoriale di Wireless World sottolineava l’apparente inutilità
dell’"amplificazione della luce mediante l’emissione stimolata di radiazione".
L’editorialista, infatti, concordava pienamente con Sir Robert Cockburn, un
noto fisico, che riteneva le applicazioni del laser, acronimo per "light
amplification by the stimulated emission of radiation", in qualche modo

25
     http://www.publications.parliament.uk/pa/cm201012/cmselect/cmsctech/856/856.pdf

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 10
limitate(26). Chi avrebbe potuto prevedere in quegli anni che oggi il laser trova
applicazione nell’industria, nella difesa, nella medicina, nel commercio, nell’ICT
(Information and Communication Technology), nell'intrattenimento, nell'arte,
nella ricerca scientifica? Ancora, chi avrebbe potuto prevedere 25 anni or sono
l’attuale impatto sociale e, soprattutto, economico di internet?
  Questa oggettiva ed inevitabile impossibilità è, verosimilmente, alla base del
varo del recentissimo REF 2014 (Research Framework Excellence), in Gran
Bretagna, utilizzato per aiutare a stanziare fondi pubblici per la ricerca a
seguito di verifica dell’impatto sociale delle ricerche finanziate(27).
  E allora come valutare la ricerca? Va preso atto che la valutazione della
ricerca non può che essere un processo basato sull'analisi critica di dati e
informazioni, che porta a una conclusione nel merito da parte di persone, e
non può essere sostituita da una serie di indicatori bibliometrici la cui
inadeguatezza e fallibilità è - finalmente - riconosciuta ampiamente anche dai
principali beneficiari di tale sistema di indicatori (cioè le case editrici
scientifiche). Pur consapevole del fatto che un tale giudizio - come la storia del
progresso delle conoscenze ampiamente dimostra - può risultare, a posteriori,
sbagliato, questo passaggio sembra inevitabile, e per la specificità di questa
attività è assolutamente essenziale evitare qualsiasi conflitto di interessi delle
persone che esercitano questa funzione(28) e garantire che tali giudizi non
penalizzino la retribuzione dei docenti valutati(29).
 Come si è visto, a noi docenti universitari compete l'onere e la responsabilità
di dire dei “no” quando è indispensabile farlo. E non è vero che con i “no” non
si va da nessuna parte. Lo storia dell’umanità è costellata di sviluppi positivi a
seguito di “no” che da iniziali opinioni di minoranza sono poi diventati valori
condivisi: no alla schiavitù; no all’apartheid; no allo sfruttamento; no al lavoro
minorile; no al servizio militare obbligatorio; no alla esclusione dal voto delle
donne; ecc. Insomma “(…) l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più
subdola delle tentazioni (…)”(30).

26
     http://www.economist.com/node/7033982.
27
   Ad esempio: Un gruppo di ricerca aveva sviluppato un modello e un database per quantificare l'inquinamento delle
   fonti idriche urbane e analizzato i sistemi di drenaggio delle torbiere per capire come ridurre l’alterazione del colore
   dell'acqua da parte del carbonio organico disciolto; un altro gruppo aveva sperimentato interventi che premiavano il
   personale nei centri di assistenza sanitaria primaria al fine di valutare gli effetti sulla qualità delle cure
   (http://www.nature.com/news/applied-prestige-1.17169?WT.ec_id=NATURE-20150326)
28
    Si vedano, ad esempio, i conflitti d'interesse (con gastroenterologi, endoscopisti e produttori di apparecchiature
   endoscopiche) con i quali dovette fare i conti Barry Marshall, premio Nobel 2005 per la medicina insieme a Warren,
   in relazione all'Helicobacter pylori quale agente responsabile dell'ulcera (cfr:. http://www.achievement.org/
   autodoc/page/mar1int-1)
29
   Qualsiasi premialità retributiva deve rispondere ad una logica di tipo additivo e non sottrattivo (cfr:. Alberto
   Incoronato, (2015), "Il modello catalano". In: "Abilitazione Scientifica Nazionale: analisi della procedura, dei risultati
   e delle criticità", a cura di A. Incoronato e P. Manzini, Edizioni Libreria Progetto Padova, ISBN9788896477748. La
   versione bilingue-italiano e inglese - è scaricabile al link http://www.cipur.it/ Varie/QUADERNO%204%20CIPUR.pdf)
30
   Lorenzo Milani “L'obbedienza non è più una virtù” Roma, Stampa alternativa, 1994

     Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 11
CONCLUSIONE
  Da quanto detto fin'ora sono emersi una serie di punti da inserire nel
manifesto. Proviamo ad elencarli:
        Didattica e ricerca
        Libertà di parola
        Libertà di didattica e di ricerca
        Ruolo insostituibile della ricerca di base
        Funzione insostituibile dello Sato per finanziare la ricerca di base
        Valutazione della ricerca
Questo elenco, come già dichiarato nella premessa, non è da intendersi
esaustivo e ulteriori aggiunte possono scaturire da un confronto allargato.
Tuttavia, parlando di università non si dimentichi che:
    “L'università gode di una posizione permanente di influenza sociale. La
     sua funzione nel campo dell’istruzione la rende indispensabile e ne fa
     automaticamente un’istituzione decisiva per la formazione della
     coscienza sociale. In un mondo incredibilmente complicato, essa
     costituisce l’istituzione centrale che organizza, vaglia e trasmette la
     conoscenza (...). L'importanza sociale, l'accessibilità alla conoscenza,
     l’apertura interna — tutto questo concorre a fare dell’università una
     base e un motore potenziale del mutamento sociale.”(31)
Per l'università quale, come appena detto, base e motore potenziale del
mutamento sociale basta guardare all’istituzione dell’Università a Berlino da
parte di von Humboldt, che ha avuto effetti oltre l’ambito strettamente
universitario. Infatti, il piano
    ″(…) sintetizzava la riorganizzazione fondamentale del discorso della
     conoscenza mediante la quale l’Università svolgeva una funzione
     indiretta o culturale per lo stato: quella di una ricerca simultanea del
     suo    significato     culturale   obiettivo   quale   entità   storica  e
     dell’addestramento morale soggettivo dei suoi cittadini come potenziali
     portatori di quella identità."(32)
assolvendo anche alla funzione di
    “collante per l’emergente stato nazionale tedesco.″(33)
Il modello delineato da von Humboldt per l’università di Berlino è stato
ampiamente copiato nel mondo occidentale ed utilizzato per l’espansione
postbellica dell’istruzione terziaria(34) e ha avuto un ruolo importante durante
la guerra fredda.(35)

31
     Dichiarazione di Port Huron (1962); in Noam Chomsky “Per ragioni di stato”, Einaudi 1977
32
     B. Reading “The University in Ruins”, Harvard University Press, Cambridge (MA) e London, 1996
33
     Ibidem
34
     Ibidem
35
     "The Cold War & The University" a cura di André Schiffrin, The New Press, New York, 1997 ISBN 9781565840058

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 12
Nel 1941 Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni sono al confino
sull’isola di Ventotene e proprio quando il secondo conflitto mondiale sembra
destinato ad essere vinto dalle forze dell’Asse, elaborano un fondamentale
documento, quello che verrà ricordato come il "Manifesto di Ventotene"(36),
che traccia le linee guida di quella che sarà la carta dei diritti fondamentali
dell’Unione europea. Comincia con il "Manifesto di Ventotene" un lungo
cammino di integrazione europea il cui snodo fondamentale è il debutto
dell'euro sui mercati finanziari nel 1999, consolidatosi dal 1º gennaio 2002 con
la effettiva circolazione monetaria della nuova valuta nei dodici paesi
dell'Unione che per primi l’hanno adottata. Il processo d’integrazione europea è
stato finora un processo principalmente focalizzato sugli aspetti economico-
finanziari-normativi dell’unione.
Non c’è dubbio che dopo la prima fase eroica post-bellica, seguita da quella
essenzialmente economica con il mercato unico ed il varo della moneta unica,
"ora deve iniziare la fase propriamente politica"(37) dell’Unione europea.
Tuttavia, come è evidente a tutti, l'Unione europea sta attraversando un
periodo di forti difficoltà e tensioni tali che, tra qualche giorno, potrebbero
tradursi anche nell'uscita dall'Unione europea stessa di uno dei suoi membri.
  Anche l’Università, in Europa come altrove, è in forti difficoltà con spinte
sempre più forti a farla, di fatto, diventare un'istituzione eterodiretta dal
mercato che mira a chiederle di produrre, secondo le proprie leggi,
principalmente—e nel medio luogo periodo esclusivamente—"doers",
divenendo quindi un’istituzione che per povertà lessicale continuerà a
chiamarsi ancora Università ma che avrà poco o nulla da spartire con
l’Università che abbiamo conosciuto. Tali spinte trovano ulteriore supporto
nell’impatto sempre più pervasivo, sulla didattica, dell’ICT (Information and
Communication Technology), che da un lato, ne aumenta l’efficacia, e
dall’altro, può portare verso una separazione spazio‐temporale tra i due attori
che interagiscono nell’attività didattica: docente e discente. Ne sono
influenzate perfino discipline caratterizzate da un alto tasso di attività di
laboratorio, sia indoor e sia outdoor, e ne è influenzato anche il momento della
verifica finale—esame—tradizionalmente pensato come caratterizzato da una
imprescindibile interazione diretta tra candidato e esaminatori. C’è il rischio
che s’avvii un generale processo di smaterializzazione dell’alta formazione che
possa portare alla dismissione del sistema universitario, così come lo abbiamo
finora conosciuto(38), sostituendolo con un sistema universitario virtuale basato
sull’assemblaggio di competenze spazialmente distribuite a scala globale e

36
     Reperibile su diversi siti, ad esempio, http://www.italialibri.net/contributi/0407-1.html.
37
     G. Tremonti "La paura e la speranza" Mondadori, Milano, 2008.
38
     Secondo Clay Christensen, che circa venti anni fa coniò il termine "disruptive innovation", entro il 2030, a seguito
     dell'impatto dell'ICT sulla didattica, "oltre la metà delle università americane saranno in bancarotta" (The
     Economist, 28 giugno 2014).

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 13
finalizzato alla formazione di doers. Un tale processo non potrà non avere
conseguenze anche per gli operatori addetti a tale formazione che potranno
sperimentare sulla propria pelle quello che i lavoratori in genere stanno
sperimentando in un mondo globalizzato—ristrutturazioni, delocalizzazioni,
outsourcising, offshoring, precarizzazione, disoccupazione, ecc.(39)
  L'Università Europea è potenzialmente in grado di fronteggiare entrambe le
spinte disgregatrici impegnandosi in un progetto che riaffermi il proprio ruolo
centrale nella organizzazione, vaglio e trasmissione del sapere, e la propria
posizione permanente d’influenza sociale quale istituzione decisiva per la
formazione della coscienza sociale, base e motore del mutamento sociale.
Un’istituzione, cioè, fondamentale per la formazione dell'identità europea dei
cittadini europei. Pertanto l'Università Europea può assolvere a distanza di oltre
duecento anni, nei confronti dell’Unione europea, alla stessa funzione
determinate alla quale l’università fondata nel 1810 a Berlino per iniziativa di
Wilhelm von Humboldt assolse nei confronti del nascente stato tedesco.
  Per fare tutto ciò bisogna organizzarsi collegandosi con chi nell’Unione
europea intende assegnare anche questo ruolo all’Università per redigere
insieme un "Manifesto di Ventotene per l’Università"(40).

39
     E a quel punto la trasformazione dei professori e ricercatori in "lavoratori della conoscenza" sarà stata completata!
40
     Il CIPUR aveva sottolineato la necessità di un tale manifesto già nel dicembre 2009 (cfr.: Quaderno CIPUR n° 3 “La
     Questione Universitaria” pagina 56)

      Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 14
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