Verso un manifesto di Ventotene per l'Università europea - Cipur
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Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea Alberto Incoronato Convegno su “Questione universitaria e Questione meridionale” 16 Giugno 2016 Università di Napoli Parthenope Palazzo Pacanowski, Via Generale Parisi 13, 80132 Napoli Aula 1.2 - ore 9:30
PREMESSA A partire dagli ultimi anni del secolo corso gli interventi sull'università italiana sono stati il risultato di politiche non solo nazionali. Si pensi, ad esempio, al “Processo di Bologna”, che si è andato svolgendo in vari momenti di estrapolazione successivi(1) e che ha comportato per l'Italia una completa revisione della didattica universitaria attraverso il DM 509/99, ed i relativi DM sulle Classi. È chiaro che la partita si gioca sia in ambito nazionale e sia in quello internazionale—europeo—e, pertanto, ci si deve attrezzare per entrambi. In particolare, è necessario fare attenzione che peculiari e fondamentali caratteristiche del sistema universitario non siano intaccate dalle modifiche che vengono proposte in abito sia nazionale e sia europeo. Oggetto di questa intervento è richiamare l'attenzione su alcune di queste caratteristiche ai fini di una loro salvaguardia nell'ambito di un processo— "Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea"—che possa conferire all'istituzione universitaria anche l'indispensabile missione di rilancio dello spirito europeista. COSA DEVE FARE L’UNIVERSITÀ L'Università tradizionalmente ha svolto e svolge attività didattica e di ricerca. L'Università deve continuare ad essere l'istituzione fondamentale deputata all'insegnamento e alla ricerca perché solo proteggendo e rafforzando il legame indissolubile tra ricerca e insegnamento, essa può prestare particolare attenzione alle esigenze del mercato del lavoro e, senza degradarsi ad agenzia di formazione di forza lavoro(2), può reagire prontamente alle nuove opportunità che emergono in relazione alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Un'Università la cui attività fosse sbilanciata verso l'insegnamento non sarebbe in grado di adeguare la propria offerta formativa quando le nuove conquiste della ricerca dovessero indurre nuovi effetti sul mondo sia della produzione e sia dell'occupazione. In un mondo in rapida evoluzione, in cui anche le professioni stanno cambiando rapidamente, l’Università deve formare soprattutto thinkers—persone che pensano—e non solo doers—persone che fanno—in quanto i primi sono strutturalmente preparati ad adattarsi alle mutevoli situazioni in un mercato del lavoro estremamente dinamico. TUTELE PER LE ATTIVITÀ UNIVERSITARIE Le funzioni appena richiamate possono essere esercitate solo garantendo la libertà di espressione, d'insegnamento e di ricerca che debbono essere a fondamento dell'istituzione università. Il professore universitario è parte di una comunità di pari, di cui è diventato membro dopo un periodo di formazione 1 A partire dalle Dichiarazioni della Sorbona del 1998 e di Bologna del 1999, e dei Comunicati di Praga del 2001, di Berlino del 2003, di Bergen del 2005 e di Londra del 2007 2 Segnali che vengono dal Governo non sembrano incoraggianti; per i più recenti di tali segnali si veda l’intervista al Sottosegretario Faraone su La Stampa del 12/06/2016 Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 1
finalizzato alla padronanza dei principi e dei metodi di un settore specifico. E tuttavia la piena appartenenza ad una tale comunità si esprime attraverso un comportamento apparentemente paradossale, che valorizza sia l'ortodossia e sia l'eresia. Questo paradosso può essere risolto solo dalla comunità accademica attraverso una pratica etica.(3) La storia del progresso delle conoscenze è un elogio dell'eresia. La tutela del diritto di eresia e l'incoraggiamento per la sua pratica sono intrinsecamente incompatibili con una struttura universitaria burocratica e gerarchica, perché un tale diritto verrebbe calpestato se, nel praticarlo, è necessario criticare i risultati della ricerca di qualcuno al quale la legge ha riservato privilegi feudali nell'allocazione delle risorse e la gestione delle carriere accademiche. Il risultato, inevitabilmente, sarebbe un forte impulso al conformismo scientifico; proprio ciò che non è necessario per il progresso delle conoscenze. Insegnare e fare ricerca all'Università non è come le attività di altri funzionari dello Stato: il professore universitario è protetto nella pratica scientifica e nella formazione dello spirito critico fino al punto che egli non presta alcun giuramento alle leggi dello stato (la cultura è un valore umano universale che trascende ogni contingenza storica e lo stato), ed è inamovibile, tranne con il suo consenso perché nessuno può privarlo della sua libertà di espressione. Le libertà alla base delle attività didattiche e di ricerca devono essere tutelate dal legislatore—in Italia l’attività scientifica e didattica è tutelata dalla Costituzione il cui articolo 33 recita “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento (…)”—ma, soprattutto, devono essere custodite, predicate e praticate da parte degli attori universitari. A PROPOSITO DI LIBERTÀ DI PAROLA, DI INSEGNAMENTO E DI RICERCA Si tende a dare per scontato che tali libertà connotino automaticamente la pratica universitaria. In realtà non è così. E non lo è non solo perché possono esserci interventi esterni che le limitino, ma perché tali pulsioni censorie possono addirittura sorgere dall’interno delle stesse università. Negli Usa, nella prima metà del secolo scorso l’università di Chigaco si trovò a fronteggiare il problema in relazione ad un invito controverso da parte degli studenti, nel 1932, a William Z. Foster, allora candidato del Partito comunista alla presidenza. È da questo episodio che trae origine il Chicago Statement (Dichiarazione di Chigaco) dal quale possiamo leggere qualche frase "Non è il giusto ruolo dell'università tentare di proteggere gli individui dalle idee e opinioni che trovano sgradite, spiacevoli, o anche profondamente offensive". "Le preoccupazioni circa la civiltà e il rispetto reciproco non possono mai essere utilizzate come giustificazione per strozzare la discussione delle idee, per 3 J. W. Scott ″Academic Freedom as an Ethical Practice″, in "The Future of Academic Freedom", edito da L. Menand, The University of Chicago Press, 1996 Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 2
quanto offensive o sgradevoli." La responsabilità di una università, conclude, non è solo quella di promuovere "la libertà senza paura di dibattito", ma anche di proteggerla.(4) Altre università statunitensi hanno adottato la Dichiarazione di Chigaco. Nel 1974 la Yale University nel farlo sottolineava che la crescita intellettuale richiede "il diritto di pensare l'impensabile, discutere l'innominabile, e sfidare l'incontestabile". Tuttavia il problema rimane, tant’è che in campus statunitensi si è impedito di parlare, ad esempio, a Condoleezza Rice, ex segretario di Stato, a Ayaan Hirsi Ali, un ex-musulmano, e a Jason Riley un giornalista afro-americano autore di "Per favore smettete di aiutarci: Come i liberali rendono più difficile ai neri avere successo". All’inizio di quest’anno il problema ha riguadagnato l’attenzione di qualche organo di stampa(5), ma la questione è andata assumendo una tale rilevanza, sia in ambito accademico e sia soprattutto esternamente ad esso—a partire dall'attacco a Charlie Hebdo—che agli inizi di questo mese The Economist ha dedicato all’argomento non solo una sezione ed un editoriale ma anche la copertina del settimanale stesso con il titolo “La libertà di parola è sotto attacco”. Anche per quanto riguarda l'attività di ricerca le cose non vanno meglio. Trygve Lavik del dipartimento di filosofia dell'Università norvegese di Bergen ha chiesto "(...) un divieto di legge sul negazionismo climatico"(6). Trygve Lavik afferma che "Imporre alcune restrizioni del governo sulla libertà di parola non significa necessariamente rovinare il dibattito pubblico e far si che i cittadini siano meno informati"(7). In un intervento del maggio 2015 sul Washington Post, il senatore democratico Sheldon Whitehouse di Rhode Island ha fatto riferimento a interessi commerciali dei negazionisti del consenso sul clima che meritavano di essere investigati in base al RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations) Act(8), nato quasi mezzo secolo fa per inviare mafiosi in carcere. Quando 20 climatologi hanno resuscitato l'idea del senatore democratico Whitehouse, in una lettera nel settembre 2015 al presidente Obama, la stampa conservatrice e i blog affini hanno espresso con allarme e indignazione il proprio disprezzo. Judith Curry, una climatologa che potrebbe essere accusata di un tale reato se esistesse, nel suo blog scrive “Come scienziata, io sono un pensatore indipendente, e traggo le mie conclusioni circa i dati che riguardano i cambiamenti climatici. Le mie conclusioni, in particolare le mie valutazioni di 4 http://provost.uchicago.edu/sites/default/files/documents/reports/FOECommitteeReport.pdf 5 "Universities and free speech", The Economist 30 gennaio 2016 6 "Climatologist Judith Curry calls attention to a new kind of attack on climate denial" Physics Today, 8 gennaio 2016. 7 Ibidem 8 La legge introduce la responsabilità oggettiva di una persona come reato. Definita incostituzionale dalla maggioranza dei giuristi, fu applicata anche per reati non di criminalità organizzata. È stata ritenuta da alcuni simile all'associazione di tipo mafioso prevista dal codice penale italiano che sanziona la semplice appartenenza ad un'associazione mafiosa. Ma l’accusa è solo per il reato associativo, e non per i crimini commessi da altro appartenente. (https://it.wikipedia.org/wiki/Racketeer_Influenced_and_Corrupt_Organizations_Act) Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 3
un alto livello di incertezza, differiscono dal 'consenso' del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC). Perché questa differenza della mia propria valutazione rispetto al risultato dell'IPCC mi comporta l'essere etichettata come 'negazionista'? Bene, l'approccio politico per stimolare l'azione sul cambiamento climatico è stato quello di 'parlare in armonia con il potere', che sembra richiedere la marginalizzazione e la denigrazione di chiunque sia in disaccordo. (…)”. Ma, ricorda Judith Curry, “(…) [A]ffinché si verifichi progresso scientifico, gli scienziati hanno bisogno di sfidare e rivalutare continuamente le prove e le conclusioni tratte dai dati.”(9) La libertà della ricerca si declina in senso compiuto per quelle discipline che richiedono solo la sussistenza dell’interesse e la capacità dei soggetti che intendono dedicarvisi. Tuttavia l’interesse e la capacità sono condizioni necessarie ma non sufficienti per quelle discipline che richiedono “risorse” dedicate a strutture, apparati, personale, ed altre spese fisse(10). In tali ambiti l’imprescindibile intervento di fonti di finanziamento comporta un condizionamento relativo alle finalità della ricerca: di base oppure applicata. Ebbene se le due attività di ricerca hanno avuto, sia pure con alterne vicende, dignità comparabili, a partire da un recente passato si è manifestata, invece, una sempre più marcata riduzione del finanziamento della ricerca per l'avanzamento delle conoscenze a vantaggio di quella applicata o, come eufemisticamente si suole affermare, a vantaggio di quella per l'innovazione— termine con il quale si tende a parlare d'innovazione di processo e, soprattutto, di prodotto al fine di avere una ricaduta nel ciclo produttivo(11). E questo nonostante l'insostituibile ruolo della ricerca cosiddetta di base sia stato riconosciuto da più parti e da tanto tempo. Facciamo un salto all'indietro di 72 anni. Il 17 novembre del 1944 il Presidente Franklin D. Roosevelt, presidente degli USA, invia a Vannevar Bush, a capo dell'Office of Scientific Research and Development, una lettera il cui incipit è: "Egregio Professor Bush, L’Office of Scientific Research and Development, che Lei dirige, rappresenta un esperimento unico, in quanto a cooperazione e lavoro di squadra, nel coordinamento della ricerca scientifica (...)", poco oltre continua "Non c’e ragione per non utilizzare, anche in tempo di pace, gli insegnamenti tratti da questo esperimento (...)", e prosegue ponendo a Bush 4 quesiti. 9 Si veda nota 6 10 Si pensi, ad esempio, agli impegni di spesa per la costruzione e il funzionamento del LHC (Large Hadron Collider) 11 Si veda, ad esempio, Horizon 2020 (https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/what-horizon-2020) che "(...) è finora il più grande programma di ricerca e innovazione dell'UE con quasi 80 miliardi di € di fondi disponibili in 7 anni (2014 al 2020) - oltre a investimenti privati che questo denaro attirerà. Promette più innovazioni, scoperte e primati mondiali che portano grandi idee dal laboratorio al mercato" (il grassetto in corsivo è dell'autore) Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 4
Il 25 luglio 1945 Vanner Bush invia al nuovo presidente degli USA Harry S. Truman, subentrato a Roosvelt nel frattempo deceduto, la risposta alla lettera appena citata, allegando il rapporto ”Science, the endless frontier”(12), noto anche come rapporto Bush, dal nome del suo autore. La risposta ai quesiti presidenziali è positiva. Vannevar Bush esordisce sottolineando l’imprescindibile ruolo della scienza nelle vicende del paese, sia in guerra sia in pace, che pertanto la rendono oggetto di specifico interesse del governo e pone immediatamente in evidenza la necessità di tutelare la libertà d'indagine. Scrive: "I college, le università e gli istituti di ricerca pubblici o privati sono i centri della ricerca di base, le principali fonti del sapere e della conoscenza. Finché sono sani e vigorosi, e i loro scienziati sono liberi di perseguire la verità ovunque li conduca, un flusso di nuove conoscenze scientifiche continuerà a raggiungere chi, nel Governo, nell’industria o altrove, sarà in grado di applicarle a obiettivi concreti. (...) Il progresso della scienza nasce, in gran parte, da un libero gioco di liberi intelletti che scelgono di esplorare l’ignoto seguendo l’unico dettame della propria curiosità. La liberta d’indagine, qualunque sia il piano governativo di sostegno alla scienza, andrebbe tutelata (...)". Vanner Bush pone altresì in evidenza il ruolo fondamentale della ricerca di base quale insostituibile tassello nel progresso delle conoscenze che in un momento successivo potranno trovare applicazione nei campi più disparati. Ha le idee estremamente chiare sulle diverse ed inconciliabili caratteristiche e motivazioni con le quali si svolgono la ricerca di base e quella applicata. A tale proposito scrive: “La ricerca di base precede senza preoccuparsi degli scopi concreti. Essa produce una comprensione generale della natura e delle sue leggi, da cui trae i mezzi per risolvere un gran numero d`importanti problemi pratici. Non fornisce però una risposta specifica ed esaustiva a ogni singolo problema: questo è compito della ricerca applicata. Chi è impegnato nella ricerca di base può anche disinteressarsi delle applicazioni pratiche legate al proprio lavoro, ma se, viceversa, la ricerca di base venisse a lungo trascurata, il progresso dello sviluppo industriale finirebbe nella stagnazione. Uno degli aspetti peculiari della scienza di base è la varietà di strade che possono portare a uno sviluppo produttivo. Molte scoperte importanti sono derivate da esperimenti che avevano, in origine, finalità molte diverse. È statisticamente certo che molti risultati utili e importanti 12 Pubblicato, a cura di Paolo Grasso, da Bollati Boringhieri nel 2013 con il titolo "Manifesto per la rinascita di una nazione. Scienza, la frontiera infinita". Le parti virgolettate della lettera di Roosvelt appena riportate così come le successive citazioni virgolettate che precedono la citazione relativa alla nota 13, sono state prese da questo testo Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 5
discenderanno da una piccola parte delle ricerche intraprese; ma nessuna di queste censente un’esatta previsione dei risultati. La ricerca di base porta nuove conoscenze, produce nuovo capitale scientifico e crea il substrato per le future applicazioni pratiche della conoscenza. Nuovi prodotti e nuovi processi non vengono fuori da sé. Si fondano su concezioni e principi innovativi che, a loro volta, scaturiscono da uno scrupoloso lavoro di ricerca nei regni più puri della scienza. Oggi, più che mai, la ricerca di base apre la strada del progresso tecnologico. Nel XIX secolo l'abilità ideativa degli yankee americani del Nord nel campo della meccanica ha portato a un notevole sviluppo tecnico basato sulle scoperte fondamentali provenienti dall’Europa. Ora la situazione è diversa. Una nazione che dipende dall’esterno per il suo sapere scientifico di base si troverà, indipendentemente dalle proprie capacità tecniche, rallentata nel progresso industriale e debole nella competizione commerciale." Sulle base delle precedenti considerazione Vannevar Bush individua nelle università e i college pubblici e privati, e negli istituti di ricerca i luoghi deputati allo svolgimento della ricerca di base. Infatti, scrive: ”Le università e i college pubblici e privati, gli istituti di ricerca dotati di patrimonio proprio, devono fornire nuove conoscenze scientifiche e formare nuovi ricercatori. Sono, per tradizione e in virtù delle loro speciali caratteristiche, le istituzioni qualificate per svolgere la ricerca di base. Hanno l’incarico di conservare il sapere accumulato in passato, trasmetterlo agli studenti e contribuire con ogni genere di nuove conoscenze. È soprattutto qui che gli scienziati trovano un’atmosfera relativamente libera da condizionamenti legati a convenzioni, pregiudizi o esigenze commerciali. Al loro meglio, le università forniscono al ricercatore scientifico un forte senso di solidarietà e sicurezza, nonché un alto livello di liberta intellettuale. Tutti questi fattori contribuiscono in misura importante allo sviluppo del nuovo sapere scientifico, normalmente esposto a critiche e opposizioni per la sua naturale tendenza a sfidare opinioni e pratiche correnti. Nell’industria c’e sempre la pressione degli obiettivi da conseguire, del mantenimento di criteri predeterminati e delle esigenze commerciali.(...) A parte alcune notevoli eccezioni, le università restano le più generose dispensatrici di quella libertà che è oltremodo indispensabile alle scoperte scientifiche. Per funzionare efficacemente come centri di ricerca di base, queste istituzioni devono essere forti e sane. Devono attrarre i nostri migliori scienziati verso il ruolo di docenti o ricercatori, offrendo loro opportunista elevate e incarichi sufficientemente retribuiti, cosi da poter contendere all’industria e al governo i migliori talenti scientifici del Paese.(...) Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 6
Se i college, le università e gli istituti di ricerca devono soddisfare la continua richiesta di nuove conoscenze scientifiche provenienti dall'industria e dal Governo, la loro ricerca di base va potenziata con l’uso di fondi pubblici." Incidentalmente, quando il 10 maggio 1950 il presidente Truman firma l'atto di nascita della National Science Foundation, esistono già altri soggetti che finanziano la ricerca. Ad esempio operano già l'Office of Scientific Research and Development e l'Office of Naval Research che, comunque, mostrano di condividere l'impostazione di Bush. Infatti, ad esempio, il capitano Robert D. Conrad, direttore della Divisione Pianificazione dell'Office of Naval Research ha ben chiaro il valore inestimabile dell'autonomia della scienza quando, il 27 ottobre 1946 all'University of Illinois di Urbana, tra l'altro, afferma: "(...) dovrebbe risultare chiaro che è contradditorio parlare di direzione e di controllo della ricerca. Non possiamo costruire la mappa di una regione inesplorata. È appropriato e necessario pianificare lo sviluppo del lavoro, ma un ricercatore deve seguire solo le sue spinte più interne. La direzione da parte di un’autorità esterna indebolisce l'oggetto stesso, perché né il percorso né l’obiettivo del lavoro di ricerca possono essere previsti." Queste considerazioni dovevano essere state largamente condivise se hanno favorito la nascita di iniziative quali, ad esempio: BELL Laboratories (Dal 2001 molti di questi laboratori hanno ridotto le loro attività o sono stati chiusi) transistors, radiazione cosmica di fondo (premio Nobel); - geometria frattale. In totale 11 premi Nobel da questo laboratorio. IBM Fellows Program (Creato nel 1962 da Thomas J. Watson, Jr., per promuovere la creatività - per attrarre “sognatori, eretici, cani sciolti, rompiscatole, e geni”- è stato ridimensionato negli anni 80) microscopio elettronico a scansione (premio Nobel), superconduttori ceramici di alta temperatura. BP Research Venture (Programma attivato nel 1980 e disattivato nel 1990 con il cambio ai vertici della società) sono stati finanziati 26 gruppi, mai finanziati in precedenza attraverso le “procedure standard di valutazione dei progetti di ricerca”, che hanno ottenuto eccezionale risultati scientifici, alcuni anche con spettacolari risultati commerciali(13). Tuttavia a partire dagli anni 80 le imprese hanno cominciato a varare politiche di ”refocusing”—sintetizzabile con l'acronimo MMPRDC (Make More Profit the Rest we Don't Care)(14)—che hanno comportato pesanti tagli di spese. Anche se non mancavano interventi tesi a richiamare l'attenzione sulla imprescindibile 13 Donald W. Braben "Pioneering research. A risk worth taking" Wiley Interscience 14 Florence Noiville ”J’ai fait HEC* et je m’en excuse“, 2009, Stocks, Paris - *Hautes Études Commerciales - (”Ho studiato economia e me ne scuso”, 2010, Bollati Boringhieri, Torino) Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 7
necessità di finanziare la ricerca cosiddetta di base. Ad esempio, il direttore della NSF Arden L. Bement Jr. nel commentare la richiesta di finanziamento per la ricerca per l’anno fiscale 2009 dichiarava: "Più di una dozzina di studi hanno oramai concluso che un incremento sostanziale nel finanziamento federale della ricerca di base è fondamentale nell’assicurare la supremazia dell’attività scientifica e tecnologica dell’America."(15) Ciononostante il trend di incremento dei finanziamenti per la ricerca applicata è sembrato inarrestabile come risulta dalle politiche di finanziamento della ricerca dei paesi del G20. Con il 2013 con la pubblicazione del libro della Mazzucato(16) si registra un'importante novità: "Chi è l’imprenditore più audace, l’innovatore più prolifico? Chi finanzia la ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più avanzate, a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che rendono l’ iPhone così ‘smart’: internet, touch screen e GPS. Ed è lo Stato a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati?"(17) In sostanza le usuali analisi delle caratteristiche delle ricerche di base e applicate, alcune delle quali richiamate prima, si completano con dovizia di dati economici e analisi, relativi a note aziende, nel ribadire, ancora una volta, il ruolo insostituibile dello Sato nel finanziamento della ricerca per l'avanzamento delle conoscenze. E gli effetti positivi cominciano a vedersi. Ad esempio: Le elezioni canadesi che il 19 ottobre 2015 hanno sancito la vittoria di Justine Trudeau si sono giocate anche sul modificare radicalmente le politiche di finanziamento della ricerca. Ma la vigilanza resta alta perché, come ha detto un collega canadese "Parlare costa poco, e la retorica politica costa anche meno"(18). Il precedente governo conservatore, in carica dal 2006, aveva focalizzato i propri interventi di finanziamento della ricerca su quella applicata affidando la supervisione della scienza 15 EOS, Vol 89, Numero 10, 4 marzo 2009 16 Mariana Mazzucato "The Entrepreneurial State: Debunking Public Vs. Private Sector Myths", 2013 Anthem Press: London, UK, ISBN 9780857282521 ("Lo stato innovatore", Laterza) 17 http://marianamazzucato.com/projects/the-entrepreneurial-state/lo-stato-innovatore/ 18 http://www.nature.com/news/canadian-election-brings-hope-for-science-1.18607 Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 8
nelle mani di un sottosegretario di Stato del ministero dell'Industria( 19). Il primo atto del nuovo governo è stato la creazione il Ministero della Scienza(20). Il mese scorso, il governo della Corea del Sud ha annunciato che avrebbe aumentato i livelli annuali di finanziamento della scienza di base del 36% entro il 2018. "La ricerca di base—ha affermato il presidente Park nel presentare il piano—inizia con la curiosità intellettuale tra scienziati e tecnici, ma potrebbe essere una fonte di nuove tecnologie e attività economiche"(21). VALUTAZIONE DELLA RICERCA Su questo argomento è utile partire da quanto affermato(22) da Peter Higgs, premio Nobel per la Fisica per l’anno 2013. Higgs dichiarava che "È difficile immaginare come avrei mai avuto abbastanza pace e tranquillità nell'attuale tipo di ambiente [accademico] per fare quello che ho fatto nel 1964." (Il 1964 è l’anno di pubblicazione del lavoro sul bosone). Inoltre, aggiungeva "Dopo che sono andato in pensione è trascorso molto tempo prima di tornare al mio dipartimento. Ritenevo di stare meglio rimanendone al di fuori. Non era più il mio modo di fare le cose. Oggi non avrei avuto un lavoro accademico. È la verità. Non credo che sarei stato considerato abbastanza produttivo." Infatti, Higgs ricordava che, per la sua ridotta ‘produttività’, era diventato "un imbarazzo per il dipartimento quando effettuarono le valutazione della ricerca." Evidentemente quello stesso dipartimento deve avere cambiato opinione se ha istituito(23) il Centro di Fisica Teorica Higgs al fine di creare "(…) opportunità per i fisici e gli studenti di tutto il mondo di incontrarsi per formulare nuovi concetti teorici che ci portino al di là dei limiti dei paradigmi attuali." La vicenda di Higgs, al di là del prestigiosissimo riconoscimento ottenuto, non è una vicenda del tutto isolata se in un editoriale di Nature Photonics( 24) ci si è, da un lato, interrogati su "I veri teorici sono una razza in via d’estinzione? Serve fare di più per sostenere e incoraggiare i giovani scienziati a dedicarsi a inventare nuovi concetti e modelli teorici?", 19 http://www.nature.com/news/canada-creates-science-minister-post-1.18739?WT.ec_id=NEWS-20151105&spMailingID= 49946851&spUserID=MTc2NjExODk2NgS2&spJobID=800685800&spReportId=ODAwNjg1ODAwS0 20 Ibidem 21 http://www.nature.com/news/why-south-korea-is-the-world-s-biggest-investor-in-research-1.19997?WT.ec_id =NATURE- 20160602&spMailingID=51508340&spUserID=MjA1NTEyNTAyOAS2&spJobID=940139901&spReportId=OTQwMTM5OTAxS0 22 http://www.theguardian.com/science/2013/dec/06/peter-higgs-boson-academic-system 23 https://higgs.ph.ed.ac.uk/ 24 http://www.nature.com/nphoton/journal/v9/n4/full/nphoton.2015.59.html Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 9
evidenziando, d’altro canto, che "Il sistema di merito all'interno del mondo accademico non sempre aiuta. Ci vuole molto tempo e grande sforzo per sviluppare una nuova teoria. Tuttavia, per ottenere finanziamenti, o per ottenere la tenure, vi è una forte pressione sugli scienziati a pubblicare una quantità crescente di lavori e dimostrare le applicazioni a breve termine dei loro lavori. A tal fine, alcuni teorici tendono a pubblicare lavori che riguardano simulazioni numeriche basate su modelli ben noti e che utilizzano software matematico commerciale, anche se tali lavori hanno poco o nessun valore concettuale." Naturalmente la questione non riguarda solo la fisica teorica, ma questioni quali 'quantità' vs 'qualità', 'valutazione della qualità' e 'applicazioni a breve termine' riguardano tutte le discipline. Riguarda tutte le discipline la pratica della 'salamizzazione' – brutto termine ma efficace – che indica l’inarrestabile tendenza alla dispersione di risultati di una ricerca in diverse pubblicazioni, piuttosto che di una soltanto, al fine di aumentare la propria 'produttività scientifica'. Riguarda quasi tutte le discipline la pretesa di utilizzare indicatori numerici ritenuti obiettivi, nonostante autorevoli prese di posizioni contrarie, quali ad esempio quelle della: Fondazione per la ricerca tedesca DFG; ICSU (International Council for Science); IMU (International Mathematical Union); Institute de France – Académie des Sciences; House of Commons – Science and technology Committee; Consultazioni HEFCE (Higher Education Funding Council for England); DORA – San Francisco Declaration On Research Assessment. In particolare, il Science and Technology Committee della House of Commons nel licenziare il proprio rapporto su "Peer review in scientific publications", a seguito di un’indagine ad ampio spettro affermava(25), in relazione agli indicatori bibliometrici, "(…) Abbiamo sentito nel corso di questa indagine che non vi è altra alternativa se non leggere l'articolo stesso per valutare il valore di una ricerca.", e, in relazione alla peer review, "Infine, abbiamo constatato che l'integrità del processo di peer review può essere sempre e solo affidabile quanto l'integrità delle persone coinvolte." Nel 1964 un editoriale di Wireless World sottolineava l’apparente inutilità dell’"amplificazione della luce mediante l’emissione stimolata di radiazione". L’editorialista, infatti, concordava pienamente con Sir Robert Cockburn, un noto fisico, che riteneva le applicazioni del laser, acronimo per "light amplification by the stimulated emission of radiation", in qualche modo 25 http://www.publications.parliament.uk/pa/cm201012/cmselect/cmsctech/856/856.pdf Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 10
limitate(26). Chi avrebbe potuto prevedere in quegli anni che oggi il laser trova applicazione nell’industria, nella difesa, nella medicina, nel commercio, nell’ICT (Information and Communication Technology), nell'intrattenimento, nell'arte, nella ricerca scientifica? Ancora, chi avrebbe potuto prevedere 25 anni or sono l’attuale impatto sociale e, soprattutto, economico di internet? Questa oggettiva ed inevitabile impossibilità è, verosimilmente, alla base del varo del recentissimo REF 2014 (Research Framework Excellence), in Gran Bretagna, utilizzato per aiutare a stanziare fondi pubblici per la ricerca a seguito di verifica dell’impatto sociale delle ricerche finanziate(27). E allora come valutare la ricerca? Va preso atto che la valutazione della ricerca non può che essere un processo basato sull'analisi critica di dati e informazioni, che porta a una conclusione nel merito da parte di persone, e non può essere sostituita da una serie di indicatori bibliometrici la cui inadeguatezza e fallibilità è - finalmente - riconosciuta ampiamente anche dai principali beneficiari di tale sistema di indicatori (cioè le case editrici scientifiche). Pur consapevole del fatto che un tale giudizio - come la storia del progresso delle conoscenze ampiamente dimostra - può risultare, a posteriori, sbagliato, questo passaggio sembra inevitabile, e per la specificità di questa attività è assolutamente essenziale evitare qualsiasi conflitto di interessi delle persone che esercitano questa funzione(28) e garantire che tali giudizi non penalizzino la retribuzione dei docenti valutati(29). Come si è visto, a noi docenti universitari compete l'onere e la responsabilità di dire dei “no” quando è indispensabile farlo. E non è vero che con i “no” non si va da nessuna parte. Lo storia dell’umanità è costellata di sviluppi positivi a seguito di “no” che da iniziali opinioni di minoranza sono poi diventati valori condivisi: no alla schiavitù; no all’apartheid; no allo sfruttamento; no al lavoro minorile; no al servizio militare obbligatorio; no alla esclusione dal voto delle donne; ecc. Insomma “(…) l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni (…)”(30). 26 http://www.economist.com/node/7033982. 27 Ad esempio: Un gruppo di ricerca aveva sviluppato un modello e un database per quantificare l'inquinamento delle fonti idriche urbane e analizzato i sistemi di drenaggio delle torbiere per capire come ridurre l’alterazione del colore dell'acqua da parte del carbonio organico disciolto; un altro gruppo aveva sperimentato interventi che premiavano il personale nei centri di assistenza sanitaria primaria al fine di valutare gli effetti sulla qualità delle cure (http://www.nature.com/news/applied-prestige-1.17169?WT.ec_id=NATURE-20150326) 28 Si vedano, ad esempio, i conflitti d'interesse (con gastroenterologi, endoscopisti e produttori di apparecchiature endoscopiche) con i quali dovette fare i conti Barry Marshall, premio Nobel 2005 per la medicina insieme a Warren, in relazione all'Helicobacter pylori quale agente responsabile dell'ulcera (cfr:. http://www.achievement.org/ autodoc/page/mar1int-1) 29 Qualsiasi premialità retributiva deve rispondere ad una logica di tipo additivo e non sottrattivo (cfr:. Alberto Incoronato, (2015), "Il modello catalano". In: "Abilitazione Scientifica Nazionale: analisi della procedura, dei risultati e delle criticità", a cura di A. Incoronato e P. Manzini, Edizioni Libreria Progetto Padova, ISBN9788896477748. La versione bilingue-italiano e inglese - è scaricabile al link http://www.cipur.it/ Varie/QUADERNO%204%20CIPUR.pdf) 30 Lorenzo Milani “L'obbedienza non è più una virtù” Roma, Stampa alternativa, 1994 Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 11
CONCLUSIONE Da quanto detto fin'ora sono emersi una serie di punti da inserire nel manifesto. Proviamo ad elencarli: Didattica e ricerca Libertà di parola Libertà di didattica e di ricerca Ruolo insostituibile della ricerca di base Funzione insostituibile dello Sato per finanziare la ricerca di base Valutazione della ricerca Questo elenco, come già dichiarato nella premessa, non è da intendersi esaustivo e ulteriori aggiunte possono scaturire da un confronto allargato. Tuttavia, parlando di università non si dimentichi che: “L'università gode di una posizione permanente di influenza sociale. La sua funzione nel campo dell’istruzione la rende indispensabile e ne fa automaticamente un’istituzione decisiva per la formazione della coscienza sociale. In un mondo incredibilmente complicato, essa costituisce l’istituzione centrale che organizza, vaglia e trasmette la conoscenza (...). L'importanza sociale, l'accessibilità alla conoscenza, l’apertura interna — tutto questo concorre a fare dell’università una base e un motore potenziale del mutamento sociale.”(31) Per l'università quale, come appena detto, base e motore potenziale del mutamento sociale basta guardare all’istituzione dell’Università a Berlino da parte di von Humboldt, che ha avuto effetti oltre l’ambito strettamente universitario. Infatti, il piano ″(…) sintetizzava la riorganizzazione fondamentale del discorso della conoscenza mediante la quale l’Università svolgeva una funzione indiretta o culturale per lo stato: quella di una ricerca simultanea del suo significato culturale obiettivo quale entità storica e dell’addestramento morale soggettivo dei suoi cittadini come potenziali portatori di quella identità."(32) assolvendo anche alla funzione di “collante per l’emergente stato nazionale tedesco.″(33) Il modello delineato da von Humboldt per l’università di Berlino è stato ampiamente copiato nel mondo occidentale ed utilizzato per l’espansione postbellica dell’istruzione terziaria(34) e ha avuto un ruolo importante durante la guerra fredda.(35) 31 Dichiarazione di Port Huron (1962); in Noam Chomsky “Per ragioni di stato”, Einaudi 1977 32 B. Reading “The University in Ruins”, Harvard University Press, Cambridge (MA) e London, 1996 33 Ibidem 34 Ibidem 35 "The Cold War & The University" a cura di André Schiffrin, The New Press, New York, 1997 ISBN 9781565840058 Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 12
Nel 1941 Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni sono al confino sull’isola di Ventotene e proprio quando il secondo conflitto mondiale sembra destinato ad essere vinto dalle forze dell’Asse, elaborano un fondamentale documento, quello che verrà ricordato come il "Manifesto di Ventotene"(36), che traccia le linee guida di quella che sarà la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Comincia con il "Manifesto di Ventotene" un lungo cammino di integrazione europea il cui snodo fondamentale è il debutto dell'euro sui mercati finanziari nel 1999, consolidatosi dal 1º gennaio 2002 con la effettiva circolazione monetaria della nuova valuta nei dodici paesi dell'Unione che per primi l’hanno adottata. Il processo d’integrazione europea è stato finora un processo principalmente focalizzato sugli aspetti economico- finanziari-normativi dell’unione. Non c’è dubbio che dopo la prima fase eroica post-bellica, seguita da quella essenzialmente economica con il mercato unico ed il varo della moneta unica, "ora deve iniziare la fase propriamente politica"(37) dell’Unione europea. Tuttavia, come è evidente a tutti, l'Unione europea sta attraversando un periodo di forti difficoltà e tensioni tali che, tra qualche giorno, potrebbero tradursi anche nell'uscita dall'Unione europea stessa di uno dei suoi membri. Anche l’Università, in Europa come altrove, è in forti difficoltà con spinte sempre più forti a farla, di fatto, diventare un'istituzione eterodiretta dal mercato che mira a chiederle di produrre, secondo le proprie leggi, principalmente—e nel medio luogo periodo esclusivamente—"doers", divenendo quindi un’istituzione che per povertà lessicale continuerà a chiamarsi ancora Università ma che avrà poco o nulla da spartire con l’Università che abbiamo conosciuto. Tali spinte trovano ulteriore supporto nell’impatto sempre più pervasivo, sulla didattica, dell’ICT (Information and Communication Technology), che da un lato, ne aumenta l’efficacia, e dall’altro, può portare verso una separazione spazio‐temporale tra i due attori che interagiscono nell’attività didattica: docente e discente. Ne sono influenzate perfino discipline caratterizzate da un alto tasso di attività di laboratorio, sia indoor e sia outdoor, e ne è influenzato anche il momento della verifica finale—esame—tradizionalmente pensato come caratterizzato da una imprescindibile interazione diretta tra candidato e esaminatori. C’è il rischio che s’avvii un generale processo di smaterializzazione dell’alta formazione che possa portare alla dismissione del sistema universitario, così come lo abbiamo finora conosciuto(38), sostituendolo con un sistema universitario virtuale basato sull’assemblaggio di competenze spazialmente distribuite a scala globale e 36 Reperibile su diversi siti, ad esempio, http://www.italialibri.net/contributi/0407-1.html. 37 G. Tremonti "La paura e la speranza" Mondadori, Milano, 2008. 38 Secondo Clay Christensen, che circa venti anni fa coniò il termine "disruptive innovation", entro il 2030, a seguito dell'impatto dell'ICT sulla didattica, "oltre la metà delle università americane saranno in bancarotta" (The Economist, 28 giugno 2014). Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 13
finalizzato alla formazione di doers. Un tale processo non potrà non avere conseguenze anche per gli operatori addetti a tale formazione che potranno sperimentare sulla propria pelle quello che i lavoratori in genere stanno sperimentando in un mondo globalizzato—ristrutturazioni, delocalizzazioni, outsourcising, offshoring, precarizzazione, disoccupazione, ecc.(39) L'Università Europea è potenzialmente in grado di fronteggiare entrambe le spinte disgregatrici impegnandosi in un progetto che riaffermi il proprio ruolo centrale nella organizzazione, vaglio e trasmissione del sapere, e la propria posizione permanente d’influenza sociale quale istituzione decisiva per la formazione della coscienza sociale, base e motore del mutamento sociale. Un’istituzione, cioè, fondamentale per la formazione dell'identità europea dei cittadini europei. Pertanto l'Università Europea può assolvere a distanza di oltre duecento anni, nei confronti dell’Unione europea, alla stessa funzione determinate alla quale l’università fondata nel 1810 a Berlino per iniziativa di Wilhelm von Humboldt assolse nei confronti del nascente stato tedesco. Per fare tutto ciò bisogna organizzarsi collegandosi con chi nell’Unione europea intende assegnare anche questo ruolo all’Università per redigere insieme un "Manifesto di Ventotene per l’Università"(40). 39 E a quel punto la trasformazione dei professori e ricercatori in "lavoratori della conoscenza" sarà stata completata! 40 Il CIPUR aveva sottolineato la necessità di un tale manifesto già nel dicembre 2009 (cfr.: Quaderno CIPUR n° 3 “La Questione Universitaria” pagina 56) Alberto Incoronato “Verso un manifesto di Ventotene per l’Università europea” Pagina 14
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