IL CONCILIO VATICANO II - Un percorso bibliografico

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IL CONCILIO VATICANO II
                                      Un percorso bibliografico

Documenti ufficiali

A livello di strumentazione, fatto salvo che l'editio princeps è quella curata dalla Segreteria
generale del Concilio nel 1966 [Acta Synodalia sacrosancti Concilii oecumenici Vaticani II], il testo
ufficiale e la versione italiana si trovano nella raccolta che ormai si è affermata definitivamente:
Enchiridion Vaticanum 1. Documenti ufficiali del Concilio Vaticano Il (1962-1965), Dehoniane,
Bologna 200218, pp. 1467 (Indici pp. 415), euro 40,00.
Diversi sono i pregi di questa raccolta, giunta ben alla 18a edizione: la completezza dei documenti
contenuti (oltre alle costituzioni, ai decreti e alle dichiarazioni promulgati, sono riportati 22 fra
discorsi e messaggi pontifici); l'agevolezza della consultazione (favorita da una veste grafica sobria
ed elegante); l'accurato indice analitico-sistematico, che favorisce una lettura tematica.

H. Denzinger, Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidéi et morum,
ediz. bilingue a cura di P. HONERMANN, Dehoniane, Bologna 2004, pp. 1851 (Indici pp. 378),
euro 93,50.
È l'ultima edizione (la 37a!) del Denzinger, il repertorio dei maggiori interventi del Magistero,
abbraccia i testi del Vaticano Il, tuttavia in forma selettiva: delle costituzioni conciliari (ad eccezione
di Lumen Gentium, integralmente riprodotta) sono riportate le parti dottrinali; dei decreti e delle
dichiarazioni invece soltanto le asserzioni di carattere dogmatico e morale.

                                               parte prima

1. SAGGI STORICI

A conferma di un trend che non conosce crisi o momento di stasi, il filone degli studi dedicati a
ricostruire la vicenda e a rilanciare la grande lezione del Vaticano II ha conosciuto negli ultimi 5
anni un ulteriore incremento, con pubblicazioni di elevato tenore scientifico, monografie,
miscellanee di studi, come pure testi di carattere più divulgativo, ma di qualità.
Per quanto oggi non si deplori mai a sufficienza la spartizione metodologica che perpetua il
pregiudizio ottocentesco racchiuso nel binomio “spiegare” e “comprendere”– così da reclamare
l’autonomia di una lettura storico-positiva, come tale precedente rispetto alla rilettura teologica –, è
inevitabile procedere distinguendo la letteratura di indirizzo storiografico, che verrà ora
considerata, dalla ripresa di taglio più propriamente teologico (che sarà oggetto di una puntata
successiva).

La Chiesa del Vaticano II (1958-1978), (Storia della Chiesa, XXV/1-2), 2 voll., a cura di M.
GUASCO, E. GUERRIERO, F. TRANIELLO, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 19952, pp. 594,
euro 30,99; pp. 728, euro 30,99.
L'opera articolata in due volumi, che costituiscono il prolungamento dell'edizione italiana della
celebre Storia della Chiesa iniziata da A. Fliche-V. Martin, obbedisce ad un duplice scopo: mettere
in luce l'autocomprensione della Chiesa così come è dato rinvenire nei lavori conciliari, e insieme
indicare le nuove sfide che la comunità dei credenti ha inteso intraprendere alla luce della nuova
immagine di Chiesa offerta dal Concilio. Nel primo volume, dopo un ampio profilo dei pontificati di
Giovanni XXIII (G. Alberigo), Paolo VI e Giovanni Paolo I (A. Acerbi), il discorso si concentra sulla
vicenda del Concilio. Roger Aubert, con l'erudizione e il rigore cui ci ha abituato nelle sue ricerche,
ricostruisce le diverse fasi dell'annuncio e della preparazione, l'organizzazione e il funzionamento
dell'assemblea, lo svolgimento dei lavori e una disamina dei testi conciliari. Il secondo volume
costituisce un allargamento a vasto raggio della prospettiva conciliare, così da ricomprendere le
trasformazioni avvenute nella vita ecclesiale sia sul piano della riflessione dottrinale, che su quello
della prassi pastorale e della struttura istituzionale.
Storia del concilio Vaticano II (Il Mulino, Bologna, 5 voll., 1995-2001).
Come è risaputo, risale al 1988 la decisione di una équipe internazionale di studiosi, sotto la
direzione di Giuseppe Alberigo, di imbarcarsi nell’impresa di redigere una storia dell’ultimo concilio,
alla luce non soltanto degli Acta Synodalia, ma anche di un abbondante e inedito materiale di
archivio. L’opera – pubblicata simultaneamente in sei lingue – si articola in 5 voluminosi tomi che
mirano ricostruire la dialettica e i dinamismi che hanno animato l’assemblea nelle sue diverse fasi.
Vol. I. II cattolicesimo verso una nuova stagione. L'annuncio e la preparazione (gennaio
1959-settembre 1962), a cura di A. MELLONI, Peeters - Il Mulino, Bologna 1995, pp. 552, euro
41,32.
Vol. II. La formazione della coscienza conciliare. Il primo periodo e la prima intersessione
(ottobre 1962-settembre 1963), a cura di A. MELLONI, Peeters - Il Mulino, Bologna 1996, pp.
672, € 41,32
Vol. III. Concilio adulto. Il secondo periodo e la seconda intersessione (settembre 1963-
settembre 1964), a cura di A. MELLONI, Peeters - Il Mulino, Bologna 1998, pp. 596, € 44,00.
Vol. IV. La chiesa come comunione. Il terzo periodo, a cura di A. MELLONI, Peeters - Il Mulino,
Bologna 1999, pp. 710, € 46,48.
Vol. V. Concilio di transizione. Il quarto periodo e la conclusione del concilio (1965), a cura
di A. MELLONI, Peeters - Il Mulino, Bologna 2001, pp. 792, euro 49,06

I capitoli in cui si articola l’ultimo volume sono dedicati alla ripresa del lavoro nel IV periodo da
parte delle commissioni (G. Turbanti), all’annuncio della costituzione del sinodo dei vescovi (G.
Routhier), al completamento dell’agenda conciliare (M. Velati). Viene poi ricostruito il dibattito che
ha portato all’approvazione di Dei Verbum (Ch. Theobald), di Gaudium et spes e Dignitatis
humanae (P. Hünermann), nonché gli effetti prodotti sul movimento ecumenico dal concilio giunto
al suo termine (L. Vischer). Nel capitolo conclusivo G. Alberigo si incarica di tracciare un bilancio
complessivo dell’assise conciliare, fino ad affacciarsi sul contesto della recezione nel primo
postconcilio. A suo giudizio, «malgrado una considerevole corrispondenza tra molte delle attese e
le conclusioni, sembra tuttavia che il Vaticano II – ancorché appesantito da un certo numero di
decreti di ispirazione preconciliare – abbia complessivamente trasceso le attese, realizzando una
svolta più profonda e organica di quanto le istanze della vigilia avessero avuto la lungimiranza e il
coraggio di auspicare» (615). L’autore ritorna poi sulla vexata quaestio dell’interpretazione del
Vaticano II, ribadendo la tesi che considera quest’ultimo «ancor prima un evento che una sede di
elaborazione e produzione di norme». Un’opzione, questa, che a detta di taluni interpreti parrebbe
esporsi al rischio di comportare una riduzione implicita del valore del corpus dei testi conciliari
approvati in aula [cfr. M. Vergottini, Vaticano II: l’evento oltre il testo?, «Teologia» 22 (1997) 81-
96]. Nelle pagine finali del testo, Alberigo si incarica di fugare dubbi e perplessità a tale proposito,
con una precisazione che complessivamente appare più equilibrata e persuasiva rispetto a
precedenti prese di posizione: «È ovvio che il Vaticano II ha consegnato alla chiesa i testi che ha
approvato, con le differenti qualificazioni che la stessa assemblea ha loro dato. Tuttavia, proprio la
ricostruzione dell’iter conciliare ha messo in evidenza l’importanza dell’esperienza conciliare per la
corretta e piena valorizzazione delle stesse decisioni.
 L’ermeneutica del Vaticano II non sarebbe soddisfacente se si limitasse all’analisi del testo delle
decisioni, con l’eventuale aggiunta di qualche excursus sul lavoro redazionale. Infatti è la
conoscenza dell’evento nella sua globalità che offre criteri ermeneutici soddisfacenti per cogliere
pienamente il significato del Vaticano II e delle sue decisioni».
In definitiva, pur dovendo riconoscere l’ampio margine di discussione che doverosamente la critica
ha motivo di tenere vivo nei confronti delle scelte sottese a ogni impresa editoriale, tanto più
quando essa risulti ambiziosa e caratterizzata sul piano storiografico, suona pretestuoso non voler
riconoscere che l’iniziativa della Storia del concilio Vaticano II costituirà per gli anni a venire un
insostituibile repertorio di idee e di indagini analitiche e un punto di non ritorno sul piano scientifico,
di cui beneficerà la ricerca storico-religiosa e teologica sull’ultimo concilio. Nondimeno, ha da
essere registrata una voce controcorrente, che recentemente ha inteso distaccarsi in modo risoluto
dal coro di quanti hanno manifestato consensi e apprezzamento per l’impresa capitanata da
Alberigo.
A. Marchetto, Il Concilio Ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia, LEV, Città
del Vaticano 2005, pp. 407, euro 35,00.
Come indica espressamente il sottotitolo, l’intenzione soggiacente al volume di Marchetto è di fare
da “contrappunto”, ossia di reagire nei confronti dell’interpretazione “preconcetta” del Vaticano II
avanzata dalla “scuola di Bologna”, un’interpretazione che avrebbe finito per monopolizzare la
storiografia cattolica mondiale. In altre parole, l’autore, che già da diversi anni conduce una
strenua battaglia in nome di una corretta ermeneutica del Vaticano II che non indulga in una sua
lettura “progressista” ad oltranza , si è impegnato in una riproposizione “ragionata” di ben 52 titoli,
per lo più articoli già pubblicati dal 1989 al 2003 su diverse riviste, oltre ad alcuni inediti. La
preoccupazione insistentemente ribadita nel reclamare l’istanza della «giusta, vera autentica
ricezione» del Vaticano II – che punti a riconsiderare quest’ultimo in sostanziale continuità con la
grande tradizione cattolica –, si evidenzia efficacemente nell’allergia che Marchetto prova nei
confronti di quegli interpreti che lo definiscono come una sorta di “svolta epocale” o come l’evento
che sancisce la “fine dell’età costantiniana”, preferendo egli contrapporre una rilettura dell’ultimo
concilio che faccia leva sulla compresenza in esso di nova et vetera, di fedeltà e apertura.
Una volta appresa l’opzione ermeneutica di Marchetto, per altro insistentemente ribadita nelle
diverse recensioni bibliografiche che danno corpo al volume, e a condizione di scontare la vis
polemica e l’intento apologetico che rischiano di produrre nel lettore l’impressione di un
sovraccarico “ideologico”, il testo in esame ha il pregio di raccogliere e segnalare al lettore una
messe abbondante di studi e repertori sul Vaticano II, benché si tratti in grandissima parte di
pubblicazioni in lingua italiana.

G. Alberigo, Breve storia del concilio Vaticano II (1959-1965), Il Mulino, Bologna 2005, pp. 201,
euro 10,50.
Da pochi mesi è nelle librerie un agile compendio della Storia del concilio Vaticano II che, rispetto
alla ponderosa mole di 3.300 pagine a cui ammontano i cinque volumi, si fa apprezzare per
chiarezza espositiva e capacità di coinvolgere il lettore non specialista. Certo, si riscontra nel testo
una decisa impronta autobiografica, avendo l’autore preso parte al circolo dei collaboratori di don
Giuseppe Dossetti (1913-1996), perito di fiducia del cardinale Giacomo Lercaro, uno dei quattro
cardinali “moderatori” che presiedevano l’assise. Intenzione programmatica del testo è quella di
rendere accessibile il Vaticano II alle nuove generazioni, ricostruendo e raccontando il complesso
iter dei lavori conciliari, unitamente al proposito di aiutare a cogliere lo spirito e la dialettica che
hanno animato l’assemblea, così da restituire la portata di un evento che ha inteso propiziare il
rinnovamento della Chiesa cattolica in un confronto sincero con la Parola di Dio, «alla luce della
fede e sotto l’impulso dei segni dei tempi».

R. Burigana, La Bibbia nel concilio: la redazione della costituzione “Dei Verbum” del
Vaticano II, Il Mulino, Bologna 1998, pp. 514, euro 33,57.
G. Turbanti, Un concilio per il mondo moderno. La redazione della costituzione pastorale
«Gaudium et spes» del Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2000, pp. 829, euro 51,65.
S. Scatena, La fatica della libertà. L’elaborazione della dichiarazione “Dignitatis humanae”
sulla libertà religiosa del Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2004, pp. 608, euro 38,00.
Le tre ricerche studiano con notevole precisione e approfondimento critico la complessa storia
dell’elaborazione delle due costituzioni Dei Verbum e Gaudium et spes e della dichiarazione
Dignitatis humanae. Soggiace all’impostazione delle tre indagini la convinzione metodologica che
per prendere atto della novità conciliare in materia di rivelazione/Scrittura, dei rapporti Chiesa-
mondo moderno e di libertà religiosa, è indispensabile procedere a una minuziosa ricostruzione
dell’intricato dipanarsi delle vicende redazionali, della discussione, della revisione e della votazione
dei rispettivi testi.
Certamente, i teologi di professione non potranno prescindere dall’affrontare la messe dei dati che
scaturiscono dal lavoro di scavo offerto nelle tre monografie, in ragione del fatto che la novità della
proposta di ciascun testo conciliare può essere colta nel solco di una sua intelligente
contestualizzazione diacronica e sincronica, ossia alla luce del complesso iter procedurale e,
insieme, nel solco di una visione d’insieme dell’intero corpus dottrinale del Vaticano II, così da
cogliere gli intrecci e gli influssi che intercorrono fra le costituzioni, i decreti e le dichiarazioni.
M. Faggioli - G. Turbanti (edd.), Il concilio inedito. Fonti del Vaticano II, Il Mulino, Bologna
2002, pp. 168, euro 12,91.
«La quantità del materiale pubblicato a cura dell’Archivio del concilio e la cura dell’edizione
rendono gli Acta un’opera monumentale. Indubbiamente solo a partire da questa pubblicazione è
stato possibile avviare un serio lavoro di ricerca, superando la fase della rievocazione
memorialistica o dei commenti teologici ai documenti finali. Proprio l’indagine storica avviata ha
messo tuttavia in luce l’importanza di ricorrere anche a fonti diverse rispetto agli Acta e allo stesso
Archivio del concilio». Così osservano nella Introduzione (7-36, qui 13) i curatori, entrambi
ricercatori presso l’Istituto per le scienze religiose di Bologna. Il volume raccoglie pertanto un
Repertorio delle fonti indagate per la storia del concilio Vaticano II, recensendo documenti quali i
diari dei padri conciliari e dei periti teologi (tra cui ad esempio Bea, C. Colombo, Lercaro, Ottaviani,
Suenens fra i padri; Charue, Congar, Jungmann, Rahner, Tromp, solo per fare qualche nome di
teologi). Si tratta di un documento di alto valore scientifico, che potrà naturalmente conoscere
ulteriori integrazioni, nondimeno assolutamente indispensabile per chi è chiamato a tenere viva la
memoria e la ricerca storiografica del Vaticano II.

In questa linea è interessante richiamare, a seguito dell’apparizione delle memorie di G. Dossetti,
Edelby, M.-D. Chenu, la recente pubblicazione di altri due diari conciliari di periti conciliari, che
hanno fornito un rilevante contributo alla stesura dei testi finali dell’assise. Non senza segnalare,
comunque, che proprio questi documenti nell’atto in cui si collocano sul crinale fra ricostruzione
storica e interpretazione teologica, problematizzano la già richiamata precarietà di una troppo
rigida demarcazione fra i due approcci.

Y. Congar, Mon Journal du Concile, 2 voll. Cerf, Paris 2002, I: pp. 595, II: pp. 632, euro 75,00 (trad.
it. Diario del Concilio 1960-1966, 2 voll., San Paolo, Milano 2005, pp. 538, pp. 524, euro 109,00).
Caduto l’embargo richiesto dall’autore, è divenuto possibile rendere pubblica la testimonianza del
diario conciliare di padre Congar. Il testo, restituisce una miniera straordinaria di fatti, giudizi,
presentimenti di un protagonista di primissimo piano dell’evento conciliare, nell’atto in cui il
racconto conserva la vivacità e le ambiguità del vissuto in presa diretta. Il teologo domenicano
ebbe, infatti, la ventura di fare parte di quel ristretto gruppo di specialisti che, oltre a essere membri
di numerose commissioni, collaborarono alla redazione di parecchi documenti approvati dall’aula,
coadiuvando cardinali e vescovi fino a meritarsi l’ironico appellativo di “donne tuttofare” (definizione
di Ch. Moeller). Ripercorrendo le avvincenti pagine del Journal al lettore è consentito di conoscere
da vicino la dimensione quotidiana del Concilio, sia nell’impegnativa attività nelle commissioni, sia
negli incontri pubblici e privati a latere dell’aula conciliare. Il teologo domenicano non risparmia
giudizi talora aspri nei confronti di padri e colleghi teologi appartenenti alla minoranza conciliare e,
all’opposto, non lesina un caldo apprezzamento per quanti come lui hanno sostenuto l’istanza di
un rinnovamento pastorale alla luce delle fonti della Scrittura, della tradizione dei Padri e della
liturgia.

U. Betti, Diario del Concilio. 11 ottobre 1962-Natale 1978, EDB, Bologna 2003, pp. 288, euro
26.50.
Teologo francescano, già consultore della commissione teologica preparatoria, padre Umberto
Betti fu scelto con sua stessa meraviglia come perito di fiducia dal cardinale di Firenze,
Ermenegildo Florit, partecipando all’elaborazione della Dei Verbum e al cap. III della Lumem
gentium. Dalle Pagine di diario si viene a conoscenza della collaborazione e dell’amicizia nata fra i
due, nonché dell’influsso che il teologo ebbe sull’arcivescovo, tutto sommato inizialmente
abbastanza impreparato ad affrontare gli eventi del concilio. Per un verso, Betti è fautore di una
posizione che superi la “teoria delle due fonti” – Scrittura e tradizione –, poiché quest’ultima non
presenta un’eccedenza di contenuto rispetto al dato biblico; per altro verso, egli mette in evidenza
l’intima connessione di Scrittura, tradizione e magistero, tre realtà distinte ma interconnesse nel
quadro della trasmissione della rivelazione e della fissazione del depositum fidei. Nella seconda
parte, poi, il testo riporta la corrispondenza Florit-Betti fra il 1962 e il 1978, e in appendice la rela-
zione ufficiale letta dal card. Florit in aula sul Proemio e i capp. I e II di Dei Verbum, nonché quattro
articoli di padre Betti pubblicati nel postconcilio su L’Osservatore Romano relativamente al
magistero petrino e ai requisiti canonici per la dichiarazione di “dottore della Chiesa”.
Parte seconda. Ripresa teologica

La scelta di organizzare la bibliografia italiana recente sul Concilio Vaticano II distinguendo gli studi
di storia ecclesiastica da quelli di teologia è a buon diritto da rigettare qualora perpetuasse
quell’antico vizio di strabismo metodologico, per cui lo storico di professione rivendicava per sé
l’esercizio critico di ricostruzione obiettiva del corso degli eventi, pur concedendo alla teologia,
iuxta propria principia, un accesso alle fonti – come tale, un accesso interessato, proprio perché
confessionale.
Sul piano epistemologico v’è da sperare che tanto la scienza storica quanto il sapere teologico
abbiano entrambi maturato un consenso circa l’improponibilità di una secca alternativa tra i dati di
fatto e i giudizi di valore, recependo appieno la lezione ermeneutica che reclama l’impossibilità di
sfuggire alla circolarità di evento e significato. Nondimeno, l’appello a ritrovare una convergenza di
vedute fra metodologia storica ed epistemologia teologica – raccomandata come condizione di
accesso all’intelligenza della “cosa”, più ancora che come galateo tra specialisti del settore – non
annulla affatto la peculiarità dei rispettivi approcci, laddove le indagini che mirano a ricostruire nel
dettaglio il contesto storico e lo sviluppo dinamico del processo conciliare pure si distinguono da
quelle ricerche che puntano a una sempre più approfondita comprensione dell’impianto dottrinale e
a una valutazione della coerenza interna dei testi approvati dai padri nell’aula.

Così, se nella rubrica pubblicata sul precedente numero di “Orientamenti bibliografici” l’attenzione
si era concentrata sulla letteratura di taglio storiografico – che utilmente può essere integrata con il
catalogo Il Concilio in mostra. Il racconto del Concilio Vaticano II nei filmati delle Teche RAI
(1959-1965), a cura di A. Melloni, Istituto per le Scienze Religiose, Bologna 2005, pp. LX-174, euro
10,00; cfr. al riguardo la nostra recensione in «Teologia» 31/2 (2006) – si tratta ora di passare in
rassegna gli studi che in chiave teologica si prefiggono l’obiettivo di custodire la preziosa eredità
del Vaticano II, come pure di proseguire nello sforzo teso a restituire attualità al messaggio
cristiano in conformità col progetto conciliare.
Con un certo beneficio d’inventario, pare ragionevole organizzare la recente pubblicistica teologica
in lingua italiana attorno a tre poli di aggregazione: 1. strumenti di rivisitazione dei documenti
conciliari; 2. studi sui due pontefici del Concilio; 3. opere di valutazione complessiva.

1. STRUMENTI DI RIVISITAZIONE DEI DOCUMENTI CONCILIARI

Un primo blocco di pubblicazioni obbedisce ad un preciso intento formativo, quasi promozionale,
incisivamente rilanciato da Giovanni Paolo II nel suo testamento spirituale: «Sono convinto che
ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del
XX secolo ci ha elargito». O, per esprimersi con le parole di Benedetto XVI, l’ispirazione che sta
alla base di un tale esercizio di memoria storica muove dalla persuasione che il Vaticano II sia da
valorizzare come «bussola per navigare nel mare aperto del nuovo millennio». Si tratta nella
fattispecie di esposizioni essenziali, di taglio divulgativo, preoccupate di illustrare nuovamente
l’intero corpus conciliare, o quantomeno di rivisitare le quattro costituzioni, onde consentire
soprattutto alle nuove generazioni di misurarsi, quarant’anni dopo, con il messaggio essenziale del
maggiore evento che ha caratterizzato il cattolicesimo nel secolo appena trascorso.

G. Martelet, Non dimentichiamo il Vaticano II, Elledici, Leumann (TO) 2001, pp. 112, euro 8,50.
Il testo raccoglie un ciclo di conferenze tenute nel 1996 dal teologo francese agli studenti delle
Grandes Écoles de Paris; suo obiettivo dichiarato è di superare le posizioni ideologiche che
liquidano o al contrario esaltano l’evento conciliare, proponendo un esercizio di lettura critica che
esige un ritorno alle fonti, ai documenti, alla loro genesi e alla loro rilevanza. Cimentarsi a riscrivere
il Vaticano II nella cornice dei concili del passato, a riconoscere la nuova autocomprensione del
soggetto-Chiesa, a valutare il messaggio dell’ultimo Concilio a proposito della ricerca sull’umano,
delle forme di ateismo, dei rapporti con le religioni non cristiane e della libertà religiosa, significa
restituire attualità a quell’evento che ha inteso restituire alla comunità cristiana il coraggio di
parlare ai contemporanei, facendosi carico della testimonianza dell’annuncio dell’evangelo.
L. Bettazzi, Il Concilio Vaticano II. Pentecoste del nostro tempo, Queriniana, Brescia 20023,
pp. 77, euro 6,20.
Mons. Luigi Bettazzi, che giovanissimo in qualità di vescovo ausiliare di Bologna prese parte al
Vaticano II, ne passa in rapida rassegna i documenti, per sottolinearne l’importanza e l’attualità in
relazione ai compiti odierni della Chiesa universale e locale. All’esposizione del dato conciliare si
mescolano a modo di “sviluppi e ipotesi” alcune annotazioni personali, così da suggerire
applicazioni, rilanci e interrogativi in vista di una recezione delle istanze conciliari nel presente
ecclesiale. Per lo stile brillante e coinvolgente e la concisione dello schizzo, il volumetto è destinato
a un pubblico di principianti.

P. Poupard, Scoprire il Concilio Vaticano II, Messaggero, Padova 2006, pp. 128, euro 10,80.
Il cardinale Poupard fornisce una chiave interpretativa di tutti e 16 i documenti conciliari. In
particolare, si incarica di mostrare come, grazie al Vaticano II, la Chiesa cattolica, in cammino e in
dialogo con il mondo contemporaneo, sia in grado di affrontare le sfide del nuovo millennio, alle
prese con le grandi trasformazioni, spesso sconvolgenti, che caratterizzano i diversi continenti.

G.M. Garrone, Il Concilio Vaticano II, Paoline, Milano 2005, pp. 112, euro 8,00.
Il cardinal Garrone, padre conciliare, che ai lavori del Concilio svolse un ruolo di primo piano, ha
redatto nel 1990 un originale percorso spirituale articolato in 15 giornate di preghiera e
meditazione a partire dai principali documenti conciliari. Adottando suggestivamente la
metodologia degli Esercizi di Ignazio di Loyola, l’autore propone per ciascuna giornata il
succedersi di tre tappe: a) una riflessione mattutina, intitolata all’ordine della comprensione, che
prende spunto da una pagina conciliare; b) una brevissima meditazione meridiana che mette a
fuoco un tema spirituale, secondo l’ordine del sentimento; c) una ripresa serale a modo di
assimilazione interiore che, attraverso il coinvolgimento della volontà, suona come appello alla
conversione del cuore.

Rispetto ai testi segnalati sinora, quelli che ora seguono si caratterizzano per un taglio
maggiormente critico, restringendo lo spettro d’indagine e adottando un registro più argomentativo.
Fedeltà e rinnovamento. Il Concilio Vaticano II 40 anni dopo, a cura di B. Forte, San Paolo,
Milano 2005, pp. 107, euro 11,00.
Il testo raccoglie i contributi di un’iniziativa promossa dalla diocesi di Chieti-Vasto tesa a rilanciare
l’eredità e l’attualità del messaggio del Vaticano II. Il percorso prevede una rilettura delle quattro
costituzioni, secondo il seguente indice: La liturgia fonte e culmine della vita (Sacrosanctum
Concilium) affidata all’arcivescovo P. Marini; La Chiesa icona della Trinità (Lumen gentium),
proposta da mons. B. Forte; inoltre, i cardinali C.M. Martini e W. Kasper fungono da autorevoli
guide nel tratteggiare i due restanti affreschi, rispettivamente La Parola di Dio nella vita della
Chiesa (Dei Verbum) e L’uomo e la Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes). In
apertura del volume, mons. L.F. Capovilla traccia una parabola della genesi e degli effetti del
Vaticano II, Il Concilio impegno di amore, invitando la Chiesa cattolica a proseguire il suo cammino
secondo i criteri propri dell’ultima assise conciliare.

P. Ciardella (ed.), La primavera della Chiesa. A quarant’anni dal Concilio ecumenico Vaticano II,
Paoline, Milano 2005, pp. 120, euro 9,50.
Nel quadro delle numerose iniziative accademiche ed ecclesiali sorte per celebre il 40° anniversario
dalla conclusione del Vaticano II, si inserisce anche questa proposta editoriale che raccoglie
interventi tenuti presso l’ISSR “B. Nicolò Stesone” di Pisa. In un linguaggio chiaro e non specialistico,
teologi affermati offrono la loro competenza per raggiungere il duplice obiettivo di invitare alla
rinnovata lettura dei principali documenti conciliari e, a partire da una loro recezione ecclesiale, di
aprire alcune auspicabili prospettive per interpretare il presente e riformulare in maniera più efficace
e convincente la missione della Chiesa nel mondo. Questo l’indice del testo: La svolta liturgica del
Concilio Vaticano II (S. Maggiani); Ripartiamo dal dono divino. La costituzione dogmatica sulla
Divina Rivelazione “Dei Verbum” (L. Pacomio); L’ecclesiologia successiva al Vaticano II (G.
Canobbio); Il Vaticano II e il movimento ecumenico (A. Maffeis); Il Concilio Vaticano II e la questione
del pluralismo religioso (J. Ilunga Muya); Gaudium et spes. La novità teologica e la teologia della
pace (E. Chiavacci); Prospettive per la Chiesa a quarant’anni dal Concilio (S. Dianich).
A 40 anni dal Concilio Vaticano II, «CredereOggi» 26 (2006) 3-161, euro 6,50.
Analogamente al testo segnalato in precedenza, il presente quaderno della rivista raccoglie una
serie di conferenze, promosse dalla Cappella universitaria “San Massimo” di Padova. Ecco il
sommario del fascicolo monografico: La Chiesa che si riforma: conversazione sul realismo
nell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II (A. Melloni); La comunità in preghiera. Rito ed evento di
salvezza (G. Bonaccorso); In ascolto della Parola. La Bibbia nella Chiesa (G. Segalla); In
compagnia degli uomini. Chiesa, dialogo e società contemporanea (L. Sartori); Di fronte al sud del
pianeta: una Chiesa dei poveri (G. Nervo); Oltre le divisioni. Segni di riconciliazione nell’ecumene
cristiano (P. Ricca); Chiesa e Israele: la radice ritrovata (P. Stefani); Persona, coscienza, libertà. I
nodi dell’etica (G. Piana); Dignità della persona e libertà religiosa nel concilio Vaticano II (G.
Trentin). Meritano poi di essere richiamati i due testi proposti in appendice: a) la pubblicazione
dell’intervento di Benedetto XVI sull’ermeneutica del Vaticano II [per il testo integrale si veda:
Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana in occasione della presentazione degli auguri
natalizi (22.12.2005), LEV, Città del Vaticano 2005, euro 1,30]; b) la puntuale bibliografia
ragionata a cura di A. Moda, Per una rivisitazione dei testi conciliari.

Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della Cei, A quarant’anni dal Concilio, EDB,
Bologna 2005, pp. 374, euro 20,50.
L’ampio dossier in cui confluiscono gli atti del VI Forum del Progetto Culturale è una miniera di
suggestioni e sollecitazioni per “ripensare” il dinamismo spirituale e culturale del Vaticano II,
tenendo conto delle sfide che nascono dalla crisi della “modernità” nei diversi ambiti del vivere
civile ed ecclesiale. In apertura del volume, con una funzione prospettica e propulsiva, si segnala
l’impegnata prolusione del cardinale C. Ruini che coglie l’unità di fondo dell’evento e
dell’insegnamento conciliare nell’istanza di concentrarsi sul mistero di Cristo e della Chiesa,
attingendo alle fonti della Sacra Scrittura e dei Padri, così da fornire le basi e i criteri del
dialogo/confronto fra la proposta cristiana e lo scenario storico-civile odierno. A sua volta, il filosofo
R. Brague abbozza una rapida e suggestiva caratterizzazione di filosofia della storia, che vede
succedersi nei secoli XIX, XX, XXI rispettivamente tre coppie di trascendentali: bene/male,
vero/falso, essere/nulla. Pur dovendo ricercare incessantemente alleati nel suo magistero morale
di reazione a quella “cultura di morte” che contrassegna la postmodernità, alla Chiesa odierna – a
giudizio del filosofo francese – compete la grave responsabilità di essere «forse la sola istituzione
a disporre, teoricamente e praticamente, di ciò che occorre di metafisico all’uomo affinché egli
possa sopravvivere al nichilismo». A queste due chiavi di lettura seguono le reazioni di ben 60
intellettuali, teologi e pastori, organizzate intorno a cinque ambiti antropologici: la persona tra affetti
e legami; ritmi e spazi dell’uomo; fragilità e riconciliazione con Dio; fede e tradizione a partire dal
Vaticano II; nuovi orizzonti della cittadinanza.

2. STUDI SU GIOVANNI XXIII E PAOLO VI

Pare utile inoltre richiamare due iniziative che hanno il pregio di mettere a fuoco l’apporto delle due
figure dominanti in ordine allo svolgimento dell’ultimo Concilio: papa Roncalli e papa Montini.

Giovanni XXIII e il Vaticano II. Atti degli Incontri svoltisi presso il Seminario vescovile di Bergamo
1998-2001, a cura di G. Carzaniga, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, pp. 112, euro 7,00.
I cinque contributi che compongono il testo, affrontano da diversi punti di osservazione la
provvidenziale scelta di papa Giovanni di convocare il Concilio. A. Monticone si incarica di
inquadrare il pontificato nel contesto dell’Italia degli anni ‘50; G. Zanchi istituisce un raffronto fra la
figura di Pio XII e del suo successore, segnalando come la provvidenziale scelta di convocare il
Concilio e di indicarne l’istanza dell’aggiornamento e il taglio pastorale debbano essere colte nel
cuore dell’esperienza spirituale giovannea; a sua volta, A. Acerbi individua la novità di Giovanni
XXIII nella sua persuasione di accompagnare la radicalità dell’annuncio cristiano con la mitezza
evangelica, così da suggerire alla Chiesa l’assunzione di un atteggiamento di simpatia, positivo e
materno verso l’umanità; a giudizio di A. Bertuletti con il Vaticano II si produce un “mutamento di
paradigma” nella forma di un nuovo modo di rapportarsi al patrimonio dogmatico della fede che
perviene alla maturazione dell’idea di “magistero pastorale”, già anticipata nel discorso di apertura
dell’11 ottobre 1962 (Gaudet Mater Ecclesia) e poi più compiutamente svolta nella costituzione
Gaudium et spes; infine, G. Lafont avanza la speranza che in un prossimo futuro a papa Roncalli
sia riconosciuto il titolo di dottore della Chiesa, alla luce della feconda intuizione spirituale per cui
l’intellectus fidei riposa sull’intellectus amoris.

Giovanni XXIII e Paolo VI: i due Papi del Concilio. Atti del Convegno internazionale di Studi
(Roma, 9-11 ottobre 2002), «CV II - Centro Vaticano II» 4 (2004) 5-163.
L’omonimo Convegno – organizzato presso la Pontificia Università del Laterano – ha inteso
studiare il movimento di recezione conciliare, puntando al recupero del pensiero originario del
Vaticano II ed a una sua rivisitazione teologica per orientare la presente vita della Chiesa. In
assenza di una pubblicazione autonoma degli atti, che avrebbe valorizzato e rilanciato l’iniziativa,
al lettore non resta che riferirsi a tre distinti numeri del bollettino edito dal “Centro Studi e Ricerche
sul Concilio Vaticano II”. La documentazione offerta è abbondante, anche se il lavoro di scavo per
caratterizzare l’originalità e la continuità dell’apporto dei due pontefici lombardi alla guida del
Vaticano II chiede ancora un incremento di indagine sul piano storico e teologico. Questo la
successione dei diversi saggi: R. Fisichella, Prolusione; Ph. Chenaux, Introduzione; P. Macchi,
Testimonianza; A. Riccardi, II Papa all’origine del Concilio; J.-D. Durand, La storiografia conciliare
su Paolo VI; N. Tanner, The Image of John XXIII and Paul VI in the Anglo-Saxon World during and
after Vatican II; S. Leimgruber, L’image de Jean XXIII et de Paul VI dans le monde germanique
pendant et après le concile Vatican II; M. Guasco, I discorsi conciliari di Giovanni XXIII; G.
Turbanti, La recezione comparata delle Encicliche Pacem in Terris e Ecclesiam Suam; R. Astorri, I
discorsi conciliari di Paolo VI; G. Routhier, Les trois pèlerinages conciliaires de Paul VI.
«CV II - Centro Vaticano II» 5 (2005): M. Lamberigts, The Conciliar Decisions of Pope John XXII.
A Survey; J. Grootaers, Aux origines de la “Nota Praevia” de Paul VI; V. Carbone, Giovanni XXIII e
Paolo VI visti da Monsignor Felici; M. Valente, Il ruolo della CEI da Giovanni XXIII a Paolo VI.

3. OPERE DI VALUTAZIONE COMPLESSIVA

Il dato forse può stupire, ma non si è assistito in questi ultimi anni a molti bilanci di ripresa
teologicamente impegnata sull’evento conciliare. La sola eccezione – per altro in ambito tedesco –
è costituita dalla recente apparizione in ambito tedesco della ponderosa dell’opera Herders
Theologischer Kommentar zum Zweiten Vatikanischen Konzil (il cui I volume presenta un’edizione
critica dei documenti, i tre volumi successivi costituiscono un commentario dei 16 testi conciliari, e
l’ultimo presenta un bilancio complessivo e le prospettive teologiche del Vaticano II). Nondimeno,
qualche titolo recente – seppure con le dovute precisazioni – può legittimamente essere
annoverato in questa terza categoria.

Comitato Centrale del Grande Giubileo dell’Anno 2000, Il Concilio Vaticano II. Recezione e
attualità alla luce del Giubileo, a cura di R. Fisichella, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, pp.
766, euro 46,48.
Inevitabilmente, la raccolta degli atti di un convegno si espone al rischio di una certa dispersività e,
più ancora, di una disomogeneità dei testi pubblicati (talora trascrizione degli interventi orali, tal
altra rielaborazione in forma di saggio), con il limite di sacrificare il dibattito a seguito delle
conferenze, spesso di notevole livello. Questi rilievi ritornano a proposito del volume che pubblica i
contributi del Convegno Internazionale, «Attuazione del Concilio Vaticano II», svoltosi in Vaticano
(25-27 Febbraio 2000), nel quadro delle celebrazioni dell’anno santo. Tuttavia, si tratta di uno
strumento di grande interesse e indubbio merito soprattutto nella “Parte prima”, ove viene proposta
una rilettura delle costituzioni conciliari e della loro recezione: Dei Verbum (A. Vanhoye),
Sacrosanctum concilium (T. Garriga), Lumen gentium (J. Ratzinger), Gaudium et spes (A. Scola).
Della “Parte terza” del volume vanno segnalati i contributi che illustrano la sezione “Ecumenismo”
(a cura di E. Fortino, J. Wicks, F. Ocariz, Y. Spiteris e V. Pfnür), nonché la sezione “Ricerca
teologica” – a cura di B. Forte, S. Pié y Ninot, W. Henn (per il Nord America), J. Ilunga Muya (per
l’Africa), C.I. González (per il Perù).
L’eco dei lavori del Convegno vaticano ha interessato particolarmente la relazione iniziale di H.J.
Pottmeyer, che affronta la complessa questione ecclesiologica del dibattito postconciliare, che
avrebbe accantonato la preferenza accordata da Lumen gentium alla nozione di popolo di Dio,
preferendole quella di communio (Sinodo dei vescovi del 1985). A detta del relatore, le due
categorie, lungi dall’elidersi, si illuminano reciprocamente, poiché sono strettamente collegate l’una
all’altra, anche se la forza dell’immagine di popolo di Dio – che stava particolarmente a cuore a
Paolo VI – consiste nel presentare la Chiesa «come un concreto soggetto storico e agente»,
mentre «communio-koinonia offre complementi importanti per la struttura ecclesiale e, inoltre,
rinvia al mistero della Chiesa, conferendo un considerevole significato alla causa
dell’ecumenismo». Sempre sul fronte dell’interpretazione di Lumen gentium, un forte impatto ha
suscitato l’intervento dell’allora cardinale J. Ratzinger, laddove egli sostiene che mentre la
recezione dei teologi ha finito per attardarsi in dispute sul primato di questa o quella categoria
ecclesiologica, l’intentio profundior del Vaticano II è da rinvenire nella sua scelta programmatica di
inserire e subordinare il discorso della Chiesa al discorso di Dio, così da caratterizzare
l’ecclesiologia in senso propriamente “teo-logico”. Alla luce di tale reimpostazione del discorso,
secondo Ratzinger, scaturiscono poi importanti conseguenze, che da un lato, spingono a
riconoscere il primato ontologico e temporale della Chiesa universale sulle Chiese particolari e,
dall’altro, consentono una delucidazione sul significato da attribuire all’uso del subsistit in nel
celebre passo di LG 8 (l’una, santa, cattolica ed apostolica «sussiste» nella Chiesa cattolica).

O.H. Pesch, Il Concilio Vaticano II. Preistoria, svolgimento, risultati, storia post-conciliare,
(Biblioteca di teologia contemporanea, 131), Queriniana, Brescia 2005, pp. 446, euro 40.00.
L’opera di Pesch – pubblicata in lingua tedesca nel 1993 – ha avuto l’indubbio merito nel decennio
scorso di rappresentare in Germania il manuale più diffuso nelle facoltà teologiche per introdurre
alla novità del messaggio conciliare. Il successo editoriale dell’opera è merito anche del
procedimento narrativo scelto dall’autore, che prende per mano il lettore accompagnandolo nella
foresta del Concilio, facendosi apprezzare come guida sicura e competente. Quantunque il saggio
si impegni a restituire una solida ricostruzione storico-teologica del Vaticano II, soffermandosi sulla
genesi e le dinamiche dei diversi schemi conciliari, la lettura risulta stimolante e avvincente, per
l’abilità dell’autore nell’uso di un ricco repertorio di immagini, per la sua capacità di restituire
profondità storica ai temi presi in esame, infine per il suo coinvolgimento personale nel combattere
la “buona battaglia” per tenere desto lo spirito conciliare. Emblematiche sono le ultime due pagine
in cui Pesch esprime ad occhi aperti il sogno della Chiesa nella scia del rinnovamento conciliare. A
fronte di questi pregi, si fa strada l’idea che la traduzione italiana avvenga con un decennio di
ritardo, in quanto le ricerche storiografiche di questi ultimi due lustri – soprattutto la monumentale
Storia del Vaticano II, ma non solo essa - depositano un po’ di polvere su questo brillante schizzo
storico-teologico.

Associazione Teologica Italiana, La Chiesa e il Vaticano II. Problemi di ermeneutica e recezione
conciliare, a cura di M. Vergottini, Glossa, Milano 2005, pp. 365, euro 25,00.
Se c’è una novità, nel caso dell’ultimo concilio, essa ha da essere ravvisata nel fatto che
quell’evento ha messo a tema proprio la Chiesa, in un globale ripensamento riflesso di se stessa,
alla luce della rivelazione, e in un suo conseguente riposizionamento pratico nella storia degli
uomini. Ha potuto così prendere il via un processo di recezione coinvolgente tutti i soggetti
ecclesiali e tale da costituire, esso stesso, l’attuazione qualificata della “lettera” e dello “spirito” del
Concilio. La dinamica di recezione del Concilio è fatto qualificante, ed è per sé connessa alla
dinamica sinodale della qualità teologale e pratica del suo prodursi e, perciò, all’acquisizione della
coscienza che solo una forma sinodale di ecclesialità può realisticamente proporsi quale risultato
apprezzabile della recezione del magistero conciliare. È in questa linea che si iscrive la ricerca
promossa dall’ATI sulla svolta ecclesiologica inaugurata dal Vaticano II, frutto di un Convegno per
celebrare il 40° anniversario della Lumen gentium.
Nel ricostruire la singolarità del contributo del Vaticano II in ordine al compito di ripensare il volto
della Chiesa i saggi raccolti si propongono, da una parte, di integrare la prospettiva dogmatica con
un’ermeneutica che muova dalla peculiare prassi sinodale che lo ha contraddistinto, e, dall’altra
parte, di verificare la recezione della lezione conciliare, in ordine al rinnovamento della riflessione
ecclesiologica, nonché ai suoi risvolti su taluni ambiti del vissuto pastorale.
Nello studio introduttivo, che si interroga sull’autentica recezione conciliare della categoria
“Chiesa”, G. Routhier segnala come problema aperto e come chance la necessità di fuoriuscire da
un’angusta prospettiva teologica, per aprirsi a riconoscere una ricchezza di dinamiche e una
pluralità di attori che concorrono a disegnare il volto della Chiesa del Concilio. È noto poi che due
quaestiones disputatae hanno polarizzato il dibattito ecclesiologico dell’ermeneutica conciliare:
Chiesa come ‘popolo di Dio’ o Chiesa ‘comunione’?; Chiesa universale e Chiesa locale:
un’armonia raggiunta?. Lungi dal voler opporre posizioni alternative, sulla prima si confrontano G.
Mazzillo e G. Calabrese, mentre sulla seconda D. Valentini e D. Vitali. Altre due indagini si
interrogano sul significato e sulla fortuna della categoria teologica della Chiesa sacramentum
salutis (G. Canobbio) e sullo sviluppo della fecondità, non solo misterica ma anche antropologica e
storica, del principio pneumatologico (V. Maraldi). Concludono il volume due affondi storico-pratici,
rispettivamente sull’ermeneutica e la recezione conciliare in ordine al dialogo ecumenico (A.
Maffeis) e sul ricentramento della figura del laico nel “christifidelis” (M. Vergottini).

Vaticano II: un futuro dimenticato?, «Concilium» 41 (2005) 499-684, euro 12,00.
La rivista che fin dalla sua nascita e dal suo stesso nome ha inteso programmaticamente rilanciare
l’evento conciliare come «la pietra di paragone per l’esperienza di fede, per la riflessione teologica,
per il ministero pastorale, incluso quello petrino» (A. Melloni - Ch. Theobald), raccoglie in questo
numero un ventaglio di contributi, accomunati dall’intento di reagire a un revisionismo storico-
teologico, il cui esito sarebbe di regredire rispetto alla sfida dei padri dell’ultimo Concilio che non
avrebbero avuto paura di “reinventare il cristianesimo”. Fra le voci che danno corpo al fascicolo v’è
merito di richiamare quella di A. Torres Queiruga, per il quale una teologia fedele allo spirito
conciliare deve muovere dalla preoccupazione di articolare originalmente il valore autonomo del
mondo e la rivelazione di un Dio che crea per un atto di amore; quella di E. Borkman, a giudizio del
quale spetta alla teologia pensare compiutamente quel paradosso intuito, ma solo abbozzato, da
Gaudium et spes di mostrare come «sebbene la terra sembri disconoscerlo, tuttavia essa
appartiene alla fine a Dio, che dona e accorda agli uomini la vita piena»; quella di H. Legrand, per
il quale il rinnovamento ecclesiologico conciliare deve trovare una diversa (e più coerente)
saldatura con le riforme che investono il piano giuridico, pastorale ed ecumenico; quella di Ch.
Theobald, che si chiede se il principio “interno” del corpus conciliare (istanza pastorale) anziché
limitarsi a una registrazione delle trasformazioni in atto nel vissuto della Chiesa, non suggerisca di
addivenire a un nuovo equilibrio proprio sul piano dottrinale; infine, quella di P. Hünermann, per il
quale il “testo” del Vaticano potrà essere tutelato solo a condizione che i diversi gruppi, le differenti
autorità e l’intero popolo di Dio facciano valere una sempre rinnovata validità e normatività del suo
statuto costituzionale.
                                                                                  Prof. Marco Vergottini
                                         (tratto da Orientamenti Bibliografici n. 26/2005 e n. 27/2006,
                                                            Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale)
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