Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009
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Les Hautes Alpes Data: 4,5,6,7,8 agosto 2009 Dopo la positiva esperienza dei "Passi Solitari", sono di nuovo riuscito a ritagliarmi qualche giorno di libertà per organizzare un altro giro. Anche questa volta in solitaria perchè non sono riuscito a trovare nessuno disposto a venire con me; nessun problema, si parte lo stesso. Dato che non mi piace il mare e adoro invece la montagna, dopo qualche occhiata alle varie cartine, la scelta è caduta sulle Alpi Marittime francesi, ove si trovano alcuni passi famosi per il Tour de France ed il passo più alto d'Europa (qui è viva una polemica su quale sia questo passo, ma almeno ad oggi sembra sia il Col de la Bonette). Come ho letto da qualche parte, il vero motociclista non si dà delle mete ma solo una direzione in cui andare, e fedele a questo motto ho programmato e prenotato solo il primo giorno, procurandomi poi tutta l'attrezzatura da campeggio per eventuali emergenze. Infatti, contariamente al solito, il giro è effettuato in alta stagione e esiste il concreto rischio di non trovare posti per dormire. La mattina della partenza però la moto carica di tenda, sacco a pelo, materassino ed accessori vari non mi piace, smonto tutto e decido di rischiare: niente tenda, qualcosa per dormire troverò. E poi la moto mi piace più così: bauletto con dentro la borsa dei vestiti e borsa da serbatoio GIVI (accorciata a 20 litri) con antipioggia ed oggetti di valore da tenere sempre con sè. Si parte verso la Route des Grandes Alpes!!! Ho percorso in totale 2190 km e fatto 10 passi: • Colle di Cadibona, che non è propriamente un passo ma un valico che separa gli Appennini dalle Alpi • per svalicare dall'Italia alla Francia e viceversa: Col de la Lombard, Monginevro, Moncenisio, Colle dell'Agnello • in Francia: Col de la Bonette, Col du Vars, Col de l'Izoard, Col de Lautaret, Col du Galibier Per diverse ragioni ho dovuto saltare passi e luoghi che avrebbero in realtà meritato una visita, come ad esempio il Col de l'Iseran, il Col de la Cayolle, il Col du Telegraphe e le Gorges de Daluis, ma non mancherà di certo occasione. E poi, diciamocela tutta, dopo una settimana mi ero scocciato di star da solo e volevo rientrare; è vero che girare in solitaria ha i suoi innegabili grandi vantaggi, ma almeno io dopo qualche giorno mi scoccio di stare da solo e mi viene voglia di rientrare. Ho poca autonomia quindi, e non potrei mai intraprendere quei grandi viaggi in soltaria dei quali si favoleggia come miti da imitare. Ma mi accontento, e come dice il proverbio, godo. -2-
4 agosto - 570 km: da Roma a Savona Perchè Savona? mi chiederete. Perchè ho pensato di essere stanco dopo quasi 600 km, e da Savona in poi iniziano le montagne e voglio godemele fresco e riposato, e poi ho trovato e prenotato un motel proprio all'uscita dell'autostrada. Quindi parto e senza fretta percorro la autostrada Roma-Civitavecchia, la statale Aurelia e l'autostrada Pisa-Ventimiglia. Fig. 1 - Un attimo di relax dalle parti di Grosseto Un giorno senza note particolari, anzi una ce ne sarebbe e riguarda Genova e le sue autostrade. Io giro in moto/scooter per Roma da anni e dovrei ormai esser incallito riguardo al traffico; invece a Genova ho avuto veramente paura, sia per la particolare conformazione delle autostrade sia per lo stile di guida dei locali sia per la quantità e la pesantezza del traffico. Mai più!! al ritorno cercherò, pur allungando, di evitare le autostrade di Genova. Così sia e non me ne vogliano gli amici genovesi. Arrivo a Savona la sera, mi riposo un poco, mi cambio, faccio un giretto per la città, mi mangio una pizza e me ne vado a dormire. -3-
5 agosto - 270 km: da Savona a Guillestre Cartina 1 - da Savona a Guillestre Il progetto odierno è raggiungere Mondovì via autostrada A6, proseguire per Cuneo, poi percorrere la Valle Stura e da qui svalicare in Francia al Col de la Lombarde, successivamente fare il Col de la Bonette e poi decidere secondo la situazione. Il portiere dell'albergo è però motociclista e mi suggerisce di non imboccare subito l'autostrada per Torino, ma di procedere per la statale SS29 del Colle di Cadibona fino a Ceva perchè è una bella strada, ma attenzione però che per tutte le moto vige il limite di 60 km/h. Memore della geografia studiata a scuola ricordo che il Colle di Cadibona è considerato il punto di divisione tra gli Appennini e le Alpi (Marittime nel nostro caso); di buon grado mi avvio quindi lento pede (in altre parole con un occhio al tachimetro e l'altro a cercare postazioni velox) su una bella strada ma con molto traffico e molti attraversamenti di paesi. Arrivo a questo Colle di Cadibona ma non riesco a trovare il cippo indicatore che pure su Internet è riportato esistere in una località chiamata Bocchetta di Altare; comunque non mi preoccupo troppo, ho ben altre mete ed anzi il viaggio finora procede troppo lentamente per cui decido di imboccare subito la A6 a Millesimo e dirigere velocemente verso località di maggior soddisfazione. Il traffico è scarso ed in poco tempo supero Mondovì, Cuneo e Borgo San Dalmazzo; la giornata è limpidissima e le montagne iniziano a vedersi maesose sempre più vicine, ma questo avvicinamento è una sofferenza, la pianura non mi piace, fa caldo e non vedo l'ora di attaccare qualche salita. Finalmente imbocco la Valle Stura e faccio una sosta tecnica a Vinadio; finalmente l'aria è fina, fresca, mi circondano bei boschi e belle cime, mi sento rilassato e pronto all'impresa: e vai che si attacca la salita!! E che salita ragazzi, l'attacco sono Fig. 2 - Un laghetto proprio sotto il valico 11 tornanti stretti stretti che -4-
neanche riesci a cambiare marcia per quanto sono ravvicinati .... uè Ale vai piano che il Pordoi lo hai fatto due mesi fa e devi riprenderci la mano!! Dopo i tornanti si risale una bella valle con torrenti e cascate, la strada è abbastanza stretta e bisogna fare attenzione alle rade auto che si incrociano; ogni tanto mi fermo a fare foto. Poi il panorama si allarga su uno stupendo anfiteatro con annesso limpido laghetto alpino e lassù in cima si intravede il valico. Continuo a salire e penso che se qui è così magnifico che cosa mi aspetterà nei passi più famosi? ma ciascun luogo è unico in sè ed è impossibile fare classifiche: me la godo e basta mentre il bicilindrico borbottando mi porta pian pianino su su in cima senza correre, sembra che se la goda anche lui. Fig.3 - Il versante italiano del Col de la Lombarde Arrivo in cima, parcheggio, foto di rito e paninozzo ammirando il panorama. La discesa del versante francese è meno "epica" del versante italiano in quanto ci sono diverse località sciistiche molto frequentate anche d'estate, e questo significa strade più larghe, gente, traffico. Raggiungo la località di Isola e percorro una bella strada di fondovalle circondato da bei paesini a da alte cime; ricordo che qui ci troviamo nel Parco Nazionale del Mercantour. Finalmente vedo i cartelli indicatori del Fig.4 - Il cartello indicatore del valico Col de la Bonette e inizio la salita; con molto timore reverenziale, qualche preoccupazione per eventuali passaggi difficili (se ne leggono tante ....) supero l'altitudine dei boschi e mi si apre una visione fantastica. Salgo salgo e ad ogni giro di ruota l'orizzonte si fa sempre più immenso, non ho parole per descrivere le sensazioni che provo, forse qualche persona che ha praticato escursionismo in montagna può capire cosa si prova soli in queste immensità. Comunque riparto e raggiungo la cima dove però tra macchine, moto e ciclisti (ma come faranno? ) non ci sta neanche il posto per fermarsi a fare una foto; aspetto che la folla si diradi e faccio i miei scatti. La fola è simpaticamente eterogenea: si va da quelli in costume e ciabatte che tremano di freddo a quelli attrezzati di tutto punto con scarponi e zaini, passando per i ciclisti e noi motociclisti che ci muoviamo un poco goffamente trascinandoci dietro caschi, borse e paraschiena. -5-
Fig.5 - Salendo verso il Col de la Bonette Insomma mi dispiace dover andar via ma si sono fatte le 16 e devo ancora trovare un posto dove dormire; giro e rigiro per riempirmi gli occhi di tanta immensità ma poi a malincuore devo risalire in sella ed avviarmi a valle. Dopo poco un cartello avverte "Discesa pericolosa siate molto prudenti", ma in realtà non vedo tutto questo pericolo ed in breve sono a valle, nel paesino di Jausiers. Sono ancora scosso dalla bellezza che ho appena visto, sono in una quasi Fig. 6 - Quota 2860: ci siamo! trance (sarà la differenza di altitudine?) e decido di continuare e fare un altro passo; solo dopo cercherò un posto per la notte. Sono circa le 17 e mi fermo a riposare qualche minuto sulle scale del municipio di un microscopico paesino e mi rinfresco ad una fontana assieme ad un gruppetto di simpatici ciclisti spagnoli. Dirigo quindi la ruota verso il Col du Vars, e la scelta si rivela azzeccatissima: dopo la selvaggia bellezza del Bonette ecco un rilassante tragitto tra boschi e cascate con la strada che sale Fig. 7 - La V-Strom davanti al mitico cippo dolcemente verso il valico; qui parcheggio, mi siedo al sole ad un bar e mi rilasso ordinando una crepe alla nutella ed un bel the freddo, ho molta sete. Ma il mio francese non è granchè e quindi mi portano una bella teiera bollente stile inglese!!!! vabbè ci rido su, faccio raffreddare il the e mi disseto lo stesso, faccia al sole e nella mente ancora le meraviglie che ho appena visto. Diciamo che per oggi posso essere soddisfatto! ora però inizia la fase che odio di più e cioè la ricerca di un alloggio: prevedo che avrò qualche problema dato che ci troviamo in alta stagione ma confido nella buona sorte (regolarmente arrivata !!!). -6-
Ve la faccio breve con il racconto altrimenti invece che un report diventa un romanzo; dopo il Col du Vars arrivo quindi a Guillestre ed inizio inutilmente a cercare una stanza in diversi alberghi, focalizzandomi sui due e tre stelle. Dopo diversi fallimenti uno che parlava inglese mi ha suggerito di cercare nei paesini vicini e mi ha fatto il nome di Mont Dauphin; dirigo quindi su Mont Dauphin fermandomi inutilmente in tutti gli alberghi/pensioni/affittacamere che Fig. 8 - Brindo al viaggio con un the bollente incontravo sul percorso; in queste occasioni ho imparato il significato dell'espressione "Je suis desoleè"!! In realtà avrei dovuto cercare a Mont Dauphin Gare che è il paese vero e proprio invece seguo i cartelli per Mont Dauphin (senza Gare) e dopo 3 km di salita in campagna mi ritrovo davanti a un ponte levatoio che sembra (ed in effetti è) l'accesso a un castello con un parcheggio visitatori. Tra me e me dico vabbè magari dormo sotto un albero ma ormai sto qui e sto castello me lo visito; entro e vedo che non è solo un castello Fig. 9 - Mont Dauphin ma un micropaesino che assieme ai bastioni costituiva una piazzaforte settecentesca utilizzata per contrastare le incursioni dei Savoia. Percorro la viuzza principale e ci sono due alberghetti, uno non ha posto e l'altro si ...... BINGO!!!! e non solo ho trovato alloggio, ma dove lo ho trovato!! Questo paesino-piazzaforte si trova arroccato su un pianoro roccioso con vista meravigliosa a 360 gradi, c'è un silenzio assoluto, ci sono cose da visitare, la chiesa, la polveriera, i bastioni ..... insomma per caso sono Fig. 10 - Via principale di Mont Dauphin capitato in un bellissimo posto, e pure famoso. Intendiamoci, l'alberghetto è un due stelle senza pretese, con lavandino e doccia in camera ma con bagno (solo la tazza!!) in fondo al corridoio ed il prezzo non è neanche tanto economico (72 € la mezza pensione), ma è fascinoso e poi si cena in un giardino sotto un pergolato delizioso ed alberi di pero ... cosa vuoi di più? Si chiama Auberge de l'Echauguette ed il suo sito è www.echauguette.fr. -7 -
Chi fosse interessato a saperne di più su questo paesino-monumento e sulla catena di fortezze al confine tra Francia ed Italia legga l'appendice qui sotto, altrimenti prosegua la lettura del solo report. Mi faccio una bella visita alla fortezza, ceno sotto il pero con un assiette de fromages e mi chiedo come organizzarmi il giorno successivo..... la notte porta consiglio, domattina vedremo. Fig. 11 - La sala da pranzo APPENDICE Le Fortificazioni di Vauban sono 12 gruppi di edifici fortificati lungo le frontiere occidentale, settentrionale e orientale della Francia, progettate da Sébastien Le Prestre de Vauban (1633–1707) e aggiunte nel 2008 alla lista dei Patrimoni dell'Umanità UNESCO. Ingegnere militare tra i più famosi d’Europa, attivo durante il regno di Luigi XIV al cui servizio passò un gran numero di anni, Vauban è famoso perché ha lasciato al suo paese uno straordinario patrimonio architettonico. Per controllare i punti strategici del territorio (in particolare strade e colli) l’ingegner Vauban progettò o ristrutturò per esigenze militari numerosi siti di montagna, costruendo un vasto sistema che include 150 piazzeforti e città fortificate oltre ad innumerevoli grandi opere civili. Vauban mise in piedi l’intero sistema difensivo dei confini francesi nelle Alpi del Sud (Alpi di Alta Provenza, Hautes-Alpes, Alpi-Marittime) e partecipò a più di cinquanta assedi (la sua prima vittoria strategica risale al 1667 con la presa di Tournai, Douai e Lille). Le sue opere sono perla maggior parte inserite in una cornice naturale e paesaggistica eccezionale e varia dal punto di vista geografico (se ne trovano sul litorale, in pianura e in montagna), formano una dote straordinaria e sono state aggiunte nel 2008 alla lista dei Patrimoni dell'Umanità UNESCO. I turisti possono dunque girare la Francia passando in rassegna tutte le fortificazioni che hanno il “tocco Vauban” o almeno alcune fra le più importanti progettate o anche solo migliorate dal maresciallo. Nelle Hautes-Alpes i visitatori possono ammirare in qualsiasi stagione, oltre a tante altre fortificazioni militari, le opere del sistema difensivo di Vauban, i cui siti maggiori sono Briançon e la piazzaforte di Mont-Dauphin. Vero e proprio fiore all’occhiello dell’intero sistema è Briançon, un’antica città ricca d’arte e di storia e il capolavoro delle fortificazioni alpine realizzate da Vauban. Nel corso dei secoli il suo castello, abitato e fortificato dai Celti, diventò una magnifica piazzaforte. Verso la fine del XVII° secolo i lavori di fortificazione si intensificarono, in seguito all’invasione dell’Alto-Delfinato da parte del Duca di Savoia. Ma in tempo di guerra la città era una facile preda, posta com’è in posizione aperta all’incrocio di diverse valli delle Hautes-Alpes. Perciò Vauban — giunto a Briançon nell’autunno 1692 - immaginò un sistema difensivo appoggiato su mura bastionate e su diversi forti, in posizione dominante -8 -
sulle alture, all’intersezione delle cinque valli alpine disposte a stella. Il più importante tra tutti quelli che proteggono Briançon è il Forte de Têtes, costruito sotto il regno di Luigi XV tra il 1721 e il 1734, che ben rispecchia “lo stile Vauban” e fornisce un’idea del sistema difensivo militare disposto intorno alla città. Scendendo verso sud, un esempio significativo e molto interessante dell’organizzazione militare di una città in epoca classica è la piazzaforte di montagna che Vauban fece costruire ex novo a Mont-Dauphin dal 1693, su un rilievo che domina la confluenza tra il Guil e la Durance, tra la valle del Queyras e il Colle del Vars. Città incompiuta e straordinaria fortezza circondata dalle cime dei monti, è un insieme architettonico davvero imponente (e ben conservato) che costituisce «l’archetipo della piazzaforte alpina», col suo arsenale (ora sede di mostre temporanee), i due depositi di munizioni, le caserme (attualmente la caserma Campana ospita laboratori di arte e di artigianato), i bastioni e la chiesa rimasta incompiuta. Affascinante è anche Forte-Queyras, bastione medievale ristrutturato da Vauban, considerato un esempio imponente di architettura militare. Costruito a 1.400 m di altitudine su una roccia dalla quale domina la valle del Guil, nel cuore del Queyras, il forte era un avamposto con il compito di fermare il nemico per permettere alle piazzeforti di Mont-Dauphin e di Briançon di organizzare la difesa. -9 -
6 agosto km 300 - Col de l'Izoard, Monginevro, Moncenisio, Frejus La notte ha portato consiglio: ho deciso di fare base qui perchè mi piace il posto e non ho voglia di mettermi a cercare un albergo ogni sera. Certo Briancon dista 30 km da fare avanti e indietro ogni giorno, ma la strada è scorrevole e ci si impiega poco. Quindi stamattina ridiscendo a valle a Guillestre e mi dirigo verso Chateau Queyras per attaccare il Col de l'Izoard. La strada è molto bella, alterna strette gole con la carreggiata ricavata dalla roccia viva con ampi tratti di fondovalle dove si può aprire un poco di più e godersi il vento in faccia; a fianco della strada il fiume Queyras è adatto al rafting ed è percorso da numerose canoe e gommoni. Dopo circa 20 km a sinistra appare l'indicazione per l'Izoard; dapprima si sale nei boschi poi raggiunta una certa quota questi lasciano spazio a un amplissimo Cartina 2 - Il terzo giorno paesaggio pietroso, la strada si restringe e inizia a fare stretti tornanti. Fig. 12 - Salendo al Col de l'Izoard In genere i passi in questa zona sono molto spartani, ci sta uno spiazzo sterrato per il parcheggio, un cartello, talvolta una stele commemorativa e se vi va bene un carretto che vende bibite e panini; spesso un sentiero conduce ad un punto - 10 -
panoramico con grafici esplicativi delle vette visibili; lascio il casco sulla moto e salgo a vedere il panorama. Fig.13 - Panorama dal Col de l'Izoard Magnifico, la giornata è perfetta e dai due lati del passo la visione è meravigliosa; abbasso gli occhi dal lato di Briancon e .... ragazzi che giostra! la strada si annoda su sè stessa come un serpente, che goduria!!!!! non vedo l'ora di percorrerla. L'asfalto è perfetto e la giostra mi conduce in un battibaleno a Briancon; qui dopo un paio di tentativi a vuoto e qualche sacramento per il traffico (poco in realtà, ma avevo ancora negli occhi l'izoard ...) imbocco la strada verso il Monginevro e passo nei pressi della città vecchia: pare molto carina e mi riservo quindi di visitarla domani pomeriggio. Monginevro ... che dire? la strada è bella e ben asfaltata, casette fiorite, panorami belli, ma troppo traffico, camper, camion, è un valico comodo Fig. 14 - La discesa verso Briancon tra Italia e Francia, una zona turistica ma di nessun pregio motociclistico per cui proseguo, rientro in Italia e mi fermo a pranzo ad Oulx (ma perchè si scrive Oulx e tutti pronunciano Ulzio? boh). La strada fino a Susa è bella e scorrevole, e la stessa Susa meriterebbe una visita non foss'altro per le vestigia romane; ma mi aspetta il Moncenisio e quindi proseguo, seguo i cartelli svolto a sinistra ed inizio la salita. La prima parte è tutta nel bosco e mi piace molto dopo la calura delle basse quote, salgo lentamente assaporando i profumi del bosco finchè in quota il bosco sparisce ed il paesaggio si fa più aspro, iniziano i tornanti finchè svalico una sella e mi appare un vasto altopiano con il lago artificiale. E qui permettetemi una parentesi: si dice che l'arte del campeggio sia nata in Francia, ed in effetti incontro molti camper parcheggiati quasi ovunque (non ho visto divieti come da noi), e tende, molte, non solo nei campeggi ma anche sui prati e nei boschi anche a quote notevoli. Ritengo quindi che la storia sia vera: i francesi hanno il campeggio nel sangue. Il lato opposto della medaglia però è che si abbigliano come dovessero andare nel deserto del Sahara (scarponi, zaini, borracce, cappelli.....) anche per fare cento metri in un boschetto. Chiusa la parentesi. Dicevo quindi che arrivo su un vasto altipiano con un lago. - 11 -
Fig.15 - Il lago al Valico del Moncenisio Bello anche qui .... ma insomma è mai possibile che ogni passo che faccio rimanga estasiato, dico che questo è il migliore che ho fatto e poi al successivo di nuovo mi viene lo stesso pensiero? ma qui sono belli tutti, peccato che ho solo pochi giorni. Mi fermo un poco per imprimere nella mente i paesaggi e inizio la discesa verso Modane, ed anche la discesa non è da meno. Arrivo al paese di Lanslebourg in fondo alla valle e mi fermo per riposare e decidere il da farsi: è forte la tentazione di girare a destra e salire al Col de l'Iseran ..... ma sono le 17 passate e devo rientrare, e molto, ma molto a malincuore giro a sinistra e dopo pochi km mi metto in fila alla cassa del traforo del Frejus. Pago quindi questi 22 € (porcaccia miseria, credevo di meno!!) e mi tuffo nel tunnel; brutta esperienza però perche dentro fa caldo, molto caldo e ci sta puzza di gas scarico, mi viene quasi da vomitare. 13 km quasi da incubo, esco che il sudore mi cola dappertutto e mi sento spossato, non riesco a tenere la concentrazione e ad una rotonda quasi faccio un incidente. Mi fermo, mi butto su un prato e mi scolo una fontana li vicino finchè sento che mi sono ritornate le forze. OK, la giornata è finita, ma devo fare ancora 100 km prima di potermi buttare sotto la doccia....ancora Monginevro, ancora Briancon, e finalmente Mont Dauphin e il letto. E domani il mito, il sommo, il Galibier. - 12 -
7 agosto km 160 - Col de Lautaret, Col de Galibier, Briancon Oggi la meta è il Galibier, forse il più famoso di tutti per le imprese ciclistiche del Tour de France. Le previsioni meteo non sono granchè: mattinata buona ma dal pomeriggio nuvole in avvicinamento e pioggia: mi devo sbrigare se voglio godere di quest'ultimo scorcio di bel tempo. Supero Briancon e mi avvio verso il primo valico, il Col du Lautaret, risalendo una verde vallata con bei paesi dai balconi fioriti; la strada è larga, comoda, e sale con ampie curve che permettono anche qualche piccolo divertimento. Il Lautaret non sarà granchè a tornanti e ad arditezza, ma mi è piaciuto, è rilassante, ed Cartina 3 - Il quarto giorno infatti in cima mi siedo al sole in un baretto e mi godo un caffè ed il panorama. Rinfrancato e molto carico attacco il Galibier, non senza qualche timore reverenziale per le leggende relative a questi luoghi; e faccio bene perchè la strada è asfaltata perfettamente ma stretta, senza parapetti e con dei bei precipizi ai lati talchè in alcuni punti se si incrocia un'auto bisogna prendere anche bene le misure. Ma in compenso che panorami, che sensazioni forti !! anche i ciclisti (tanti tanti!!) che arrancano verso la cima e le scritte in terra rimaste dal recente Tour de France Fig. 17 - Il Col du Lautaret contribuiscono a creare un'atmosfera veramente particolare. Vado piano facendomi superare dagli altri motociclisti, forse per vedere meglio il panorama o forse nella illusione che questa esperienza duri il più possibile; curva dopo curva eccomi finalmente in cima dove c'è il solito spiazzo sterrato affollato da moto e bici. - 13 -
Parcheggio e salgo quelle poche centinaia di metri che mi portano al punto panoramico. Grazie anche al bel tempo che ancora regge (ma nuvole in arrivo!!) si gode di un eccezionale panorama a 360° e la vista arriva pure a spaziare sul Monte Bianco, che ad occhio e croce dista più 150 km! Non vorrei ripetermi con gli aggettivi ma sono in uno stato di positività dal quale non vorrei mai uscire. Ma le previsioni del tempo Fig.18 - Salita al Galibier lato Lautaret iniziano ad essere veritiere, e verso metà della giornata da ovest iniziano adarrivare nuvole nere; decido quindi di accorciare il programma, ma il Galibier è così attraente che decido di scendere dal versante opposto fino al paese di Valloire e di rifare il passo nel senso opposto: come i bambini che dalla giostra non vorrebbero mai scendere non vorrei mai andar via. Da ambedue i lati del passo noto persone che fotografano le bici e le moto che salgono e scendono: sono fotografi che poi vendono le foto via Internet. Fig. 19 - Bikerale al punto panoramico Potete vederle sui siti Fig.20 - Panorama dal Galibier: la freccia indica il Monte Bianco www.griffephotos.com e www.photobritons.com, scegliendo data e ora del vostro passaggio; potete acquistare le stampe, i gadget o addirittura i file che utilizzerete nel modo che desiderate. I prezzi sono un poco alti ma le foto sono veramente belle. Mi godo quindi la doppia razione di curve, ripasso per il Lautaret e pian piano dirigo verso Briancon con l'intenzione di visitare la città vecchia. - 14 -
Parcheggio la moto, mi metto scarpe da ginnastica ed inizio la visita entrando dall'alto, dalla Porte de Pignerol dove è posta una lapide in italiano che commemora le imprese ciclistiche di Gino Bartali in questi luoghi. La città vecchia è carina, piena di vicoletti, negozietti ma sopratutto di ristoranti e bar: dapertutto gente in ciabatte che mangia, Fig. 21 - Bikerale in azione ripreso dal fotografo ragazzini che strillano .... no, troppo turistica, non fa per me. Facendomi allora guidare dall'istinto inizio ad allontanarmi dal centro e seguendo un viottolo sterrato capito ad un bel ponte antico (Pont d'Asfeld) gettato sulle gole del fiume Durance, talmente alto che viene usato per i lanci del bungee jumping. Infatti ho potuto assistere a tre lanci, dei quali uno eseguito con il più classico degli spintoni in quanto il soggetto si era piantato e non ne voleva sapere di buttarsi. Fig. 21 - Briancon: l'ingresso alla città vecchia Attrraverso il ponte e da lì inizia un sentiero verso le principali roccaforti che formavano la linea difensiva francese contro l'Italia, e qui si è combattuto fino al 1944; bosco, strada in salita, visita a rovine: un invito per me!! Salgo quindi la strada sassosa ed in breve raggiungo una grande piazzaforte dalla quale si gode un buon panorama su Briancon e sulle valli vicine. Passeggio solitario tra queste arcigne rovine e sarà per la solitudine, sarà per la sensazione di "cattiveria umana" che sento provenire da queste installazioni militari, ma inizio a sentirmi un poco a disagio per cui mi giro ed inizio la via del ritorno; tra l'altro all'orizzonte si ode il rombo dei tuoni e si vede un temporale verso il Lautaret. Mentre cammino pensando tra me e me sul bisogno umano di difendersi da altri uomini, Fig. 22 - Il Pont de l'Asfeld avverto dietro di me una strana presenza ed un - 15 -
rumore tipo un sibilo o un borbottio. Mi giro di scatto ed un brivido freddo mi corre lungo la schiena: a pochi metri da me un cavaliere nero in piedi su un destriero con gli occhi di fuoco si sta avvicinando a me!!! Una frazione di secondo di terrore e poi riconosco un motociclista con casco integrale che con BMW GS ADV e fanaleria accesa sta scendendo la strada acciottolata che io sto facendo a piedi. Lo saluto e lui prosegue e tra Fig. 24 - Panorama su Briancon e temporale al l'altro è italiano, ma mi sono preso Lautaret veramente un bello spavento!!! Inizia a piovere ed in fretta raggiungo la moto, indosso l'antipioggia e percorro quei 30 km che mi separano dalla doccia e dal letto. Domani si inizia la via del ritorno; sono triste come ogni volta che l'avventura sta per finire. Fig. 25 - Un particolare della fortezza Fig. 26 - Il cavaliere nero in BMW - 16 -
8 agosto - 870 km: da Mont Dauphin a Roma Cartina 4 - Percorso parziale dell'8 agosto, ultimo giorno E'giunto il momento che non avrei mai voluto arrivasse, e cioè intraprendere la via del ritorno. A sollievo della mia tristezza il fatto che devo ancora percorrere il Colle dell'Agnello che a quel che mi dicono è molto bello. Carico la moto, esco per l'ultima volta dal ponte levatoio di Mont Dauphin e prendo la direzione di Chateau Queyras, la stessa bella strada che ho percorso per attaccare l'Izoard. Dopo la pioggia della notte il tempo è buono con qualche nuvola qua e là, ma almeno potrò fare in santa pace il mio ultimo passo. Fig. 27 - Il momento della partenza Raggiungo e supero Chateau Queyras dove ci sta un altro bel castello da visitare e dopo poco giro a destra seguendo le indicazioni per l'Italia. La strada sale dolcemente in una ampia vallata costellata da micropaesini fioriti ed in fondo laggiù si vede l'anfiteatro di monti al centro dei quali sta il passo; salgo lentamente ed in solitudine conscio che questa è l'ultima salita e che tra poco mi dovrò tuffare nell'afa e nella confusione della pianura. Supero gli ultimi tornanti che si arrampicano sul fondo della valle e Fig. 28 - In uscita da Mont Dauphine raggiungo lo spiazzo del valico; mi fermo, faccio le foto e vedo che il versante italiano è coperto da nuvole e nebbia e la visibilità è di pochi metri. - 17 -
Pian piano scendo con le 4 frecce accese, meno male che l'asfalto è stato rifatto da poco e le strisce sulla carreggiata sono ben visibili. Finalmente scendo sotto il livello delle nuvole e percorro la Val Varaita sotto un cielo minaccioso e nero come il mio umore; mentre procedo penso che ormai psicologicamente considero finito il viaggio e non ho voglia di fare altro se non tornare a casa. Cambio quindi i piani e decido di scendere verso Roma evitando Fig. 29 - La salita al Colle dell'Agnello assolutamente Genova anche allungando il percorso. Punto su Asti su strade statali attraversando paesi deserti dai nomi improbabili ( Villafalletto ....) tra piantagioni di granturco ed una forte, insistente e persistente puzza di letame (allevamenti di maiali?), supero Fossano, Bra e finalmente raggiungo Asti dove imbocco l'autostrada A21 direzione Tortona, dove prendo la A7 che mi dovrebbe portare a Genova evitando le autostrade cittadine. Manco per niente perchè non appena l'autostrada inizia la discesa Fig. 30 - Il cippo di confine a quota 2744 verso il mare tra continui curvoni e con un limite di 80 km/h, si trasformano tutti in Schumacher e si buttano a capofitto sulla discesa tagliando le curve. Ancora una volta ho paura per la mia incolumità tra tutti e dico tutti che sembrano presi da frenesia da acceleratore; comunque raggiungo Genova e giro sulla A12 verso Pisa, ed anche qui devo guidare con occhi molto aperti perchè il traffico è tanto e gli automobilisti guidano in modo diciamo molto disinvolto, del tipo in galleria a 140 con roulotte al seguito. Grazie alla fortuna ed alla mia pazienza supero la zona turistica e finalmente il traffico si dirada e posso camminare più tranquillo. Procedo fermandomi ogni tanto a bere .... La Spezia .... Pisa .... Grosseto .... Orbetello ... Civitavecchia e finalmente Roma. Sono partito alle 9 da Mont Dauphin e sono arrivato a casa alle 23, e devo dire grazie alla V-Strom perchè non mi sono affatto stancato dopo 14 ore di guida e 870 km. Ora il grave problema è: dove si va la prossima volta?
Spese sostenute per il viaggio
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