Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009

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Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009
BIKERALE
              presenta

Sulle orme del Tour de France
          4 - 8 agosto 2009
Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009
Les Hautes Alpes
Data: 4,5,6,7,8 agosto 2009

Dopo la positiva esperienza dei "Passi Solitari", sono di nuovo riuscito a ritagliarmi
qualche giorno di libertà per organizzare un altro giro.
Anche questa volta in solitaria perchè non sono riuscito a trovare nessuno disposto a
venire con me; nessun problema, si parte lo stesso.
Dato che non mi piace il mare e adoro invece la montagna, dopo qualche occhiata
alle varie cartine, la scelta è caduta sulle Alpi Marittime francesi, ove si trovano
alcuni passi famosi per il Tour de France ed il passo più alto d'Europa (qui è viva una
polemica su quale sia questo passo, ma almeno ad oggi sembra sia il Col de la
Bonette).
Come ho letto da qualche parte, il vero motociclista non si dà delle mete ma solo
una direzione in cui andare, e fedele a questo motto ho programmato e prenotato
solo il primo giorno, procurandomi poi tutta l'attrezzatura da campeggio per
eventuali emergenze.
Infatti, contariamente al solito, il giro è effettuato in alta stagione e esiste il concreto
rischio di non trovare posti per dormire.
La mattina della partenza però la moto carica di tenda, sacco a pelo, materassino ed
accessori vari non mi piace, smonto tutto e decido di rischiare: niente tenda,
qualcosa per dormire troverò.
E poi la moto mi piace più così: bauletto con dentro la borsa dei vestiti e borsa da
serbatoio GIVI (accorciata a 20 litri) con antipioggia ed oggetti di valore da tenere
sempre con sè.
Si parte verso la Route des Grandes Alpes!!!

Ho percorso in totale 2190 km e fatto 10 passi:
• Colle di Cadibona, che non è propriamente un passo ma un valico che separa gli
Appennini dalle Alpi
• per svalicare dall'Italia alla Francia e viceversa: Col de la Lombard,
Monginevro, Moncenisio, Colle dell'Agnello
• in Francia: Col de la Bonette, Col du Vars, Col de l'Izoard, Col de Lautaret,
Col du Galibier

Per diverse ragioni ho dovuto saltare passi e luoghi che avrebbero in realtà meritato
una visita, come ad esempio il Col de l'Iseran, il Col de la Cayolle, il Col du
Telegraphe e le Gorges de Daluis, ma non mancherà di certo occasione.
E poi, diciamocela tutta, dopo una settimana mi ero scocciato di star da solo e
volevo rientrare; è vero che girare in solitaria ha i suoi innegabili grandi vantaggi,
ma almeno io dopo qualche giorno mi scoccio di stare da solo e mi viene voglia di
rientrare.
Ho poca autonomia quindi, e non potrei mai intraprendere quei grandi viaggi in
soltaria dei quali si favoleggia come miti da imitare.
Ma mi accontento, e come dice il proverbio, godo.

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4 agosto - 570 km: da Roma a Savona

Perchè Savona? mi chiederete.
Perchè ho pensato di essere stanco dopo quasi 600 km, e da Savona in poi
iniziano le montagne e voglio godemele fresco e riposato, e poi ho trovato e
prenotato un motel proprio all'uscita dell'autostrada.
Quindi parto e senza fretta percorro la autostrada Roma-Civitavecchia, la
statale Aurelia e l'autostrada Pisa-Ventimiglia.

                 Fig. 1 - Un attimo di relax dalle parti di Grosseto
Un giorno senza note particolari, anzi una ce ne sarebbe e riguarda Genova e le
sue autostrade.
Io giro in moto/scooter per Roma da anni e dovrei ormai esser incallito riguardo al
traffico; invece a Genova ho avuto veramente paura, sia per la particolare
conformazione delle autostrade sia per lo stile di guida dei locali sia per la
quantità e la pesantezza del traffico.
Mai più!! al ritorno cercherò, pur allungando, di evitare le autostrade di Genova.
Così sia e non me ne vogliano gli amici genovesi.
Arrivo a Savona la sera, mi riposo un poco, mi cambio, faccio un giretto per la
città, mi mangio una pizza e me ne vado a dormire.

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5 agosto - 270 km: da Savona a Guillestre

                        Cartina 1 - da Savona a Guillestre

Il progetto odierno è raggiungere Mondovì via autostrada A6, proseguire per
Cuneo, poi percorrere la Valle Stura e da qui svalicare in Francia al Col de la
Lombarde, successivamente fare il Col de la Bonette e poi decidere secondo
la situazione.
Il portiere dell'albergo è però motociclista e mi suggerisce di non imboccare
subito l'autostrada per Torino, ma di procedere per la statale SS29 del Colle di
Cadibona fino a Ceva perchè è una bella strada, ma attenzione però che per
tutte le moto vige il limite di 60 km/h.
Memore della geografia studiata a scuola ricordo che il Colle di Cadibona è
considerato il punto di divisione tra gli Appennini e le Alpi (Marittime nel nostro
caso); di buon grado mi avvio quindi lento pede (in altre parole con un occhio al
tachimetro e l'altro a cercare postazioni velox) su una bella strada ma con molto
traffico e molti attraversamenti di paesi.
Arrivo a questo Colle di Cadibona ma non riesco a trovare il cippo indicatore che
pure su Internet è riportato esistere in una località chiamata Bocchetta di
Altare; comunque non mi preoccupo troppo, ho ben altre mete ed anzi il viaggio
finora procede troppo lentamente per cui decido di imboccare subito la A6 a
Millesimo e dirigere velocemente verso località di maggior soddisfazione.
Il traffico è scarso ed in poco tempo supero Mondovì, Cuneo e Borgo San
                                              Dalmazzo;        la     giornata     è
                                              limpidissima e le montagne iniziano
                                              a vedersi maesose sempre più
                                              vicine, ma questo avvicinamento è
                                              una sofferenza, la pianura non mi
                                              piace, fa caldo e non vedo l'ora di
                                              attaccare qualche salita.
                                              Finalmente imbocco la Valle Stura e
                                              faccio una sosta tecnica a Vinadio;
                                              finalmente l'aria è fina, fresca, mi
                                              circondano bei boschi e belle cime,
                                              mi     sento  rilassato    e    pronto
                                              all'impresa: e vai che si attacca la
                                              salita!!
                                              E che salita ragazzi, l'attacco sono
 Fig. 2 - Un laghetto proprio sotto il valico
                                              11 tornanti stretti stretti che
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neanche riesci a cambiare marcia per quanto sono ravvicinati .... uè Ale vai piano
che il Pordoi lo hai fatto due mesi fa e devi riprenderci la mano!!
Dopo i tornanti si risale una bella valle con torrenti e cascate, la strada è
abbastanza stretta e bisogna fare attenzione alle rade auto che si incrociano; ogni
tanto mi fermo a fare foto.
Poi il panorama si allarga su uno stupendo anfiteatro con annesso limpido laghetto
alpino e lassù in cima si intravede il valico.
Continuo a salire e penso che se qui è così magnifico che cosa mi aspetterà nei
passi più famosi? ma ciascun luogo è unico in sè ed è impossibile fare classifiche:
me la godo e basta mentre il bicilindrico borbottando mi porta pian pianino su su
in cima senza correre, sembra che se la goda anche lui.

                  Fig.3 - Il versante italiano del Col de la Lombarde

                                               Arrivo in cima, parcheggio, foto di rito e
                                               paninozzo ammirando il panorama.
                                               La discesa del versante francese è meno
                                               "epica" del versante italiano in quanto ci
                                               sono diverse località sciistiche molto
                                               frequentate anche d'estate, e questo
                                               significa strade più larghe, gente, traffico.
                                               Raggiungo la località di Isola e percorro
                                               una bella strada di fondovalle circondato
                                               da bei paesini a da alte cime; ricordo che
                                               qui ci troviamo nel Parco Nazionale del
                                               Mercantour.
                                               Finalmente vedo i cartelli indicatori del
  Fig.4 - Il cartello indicatore del valico    Col de la Bonette e inizio la salita; con
                                               molto    timore    reverenziale,    qualche
preoccupazione per eventuali passaggi difficili (se ne leggono tante ....) supero
l'altitudine dei boschi e mi si apre una visione fantastica.
Salgo salgo e ad ogni giro di ruota l'orizzonte si fa sempre più immenso, non ho
parole per descrivere le sensazioni che provo, forse qualche persona che ha
praticato escursionismo in montagna può capire cosa si prova soli in queste
immensità.
Comunque riparto e raggiungo la cima dove però tra macchine, moto e ciclisti (ma
come faranno? ) non ci sta neanche il posto per fermarsi a fare una foto; aspetto
che la folla si diradi e faccio i miei scatti.
La fola è simpaticamente eterogenea: si va da quelli in costume e ciabatte che
tremano di freddo a quelli attrezzati di tutto punto con scarponi e zaini, passando
per i ciclisti e noi motociclisti che ci muoviamo un poco goffamente trascinandoci
dietro caschi, borse e paraschiena.
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Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009
Fig.5 - Salendo verso il Col de la Bonette
                                         Insomma mi dispiace dover andar via
                                         ma si sono fatte le 16 e devo ancora
                                         trovare un posto dove dormire; giro e
                                         rigiro per riempirmi gli occhi di tanta
                                         immensità ma poi a malincuore devo
                                         risalire in sella ed avviarmi a valle.
                                         Dopo poco un cartello avverte "Discesa
                                         pericolosa siate molto prudenti", ma in
                                         realtà non vedo tutto questo pericolo ed
                                         in breve sono a valle, nel paesino di
                                         Jausiers.
                                         Sono ancora scosso dalla bellezza che
                                         ho appena visto, sono in una quasi
   Fig. 6 - Quota 2860: ci siamo!        trance (sarà la differenza di altitudine?) e

decido di continuare e fare un altro
passo; solo dopo cercherò un posto
per la notte.
Sono circa le 17 e mi fermo a
riposare qualche minuto sulle scale
del municipio di un microscopico
paesino e mi rinfresco ad una
fontana assieme ad un gruppetto di
simpatici ciclisti spagnoli.
Dirigo quindi la ruota verso il Col du
Vars,     e    la    scelta   si   rivela
azzeccatissima: dopo la selvaggia
bellezza    del     Bonette   ecco    un
rilassante tragitto tra boschi e
cascate con la strada che sale Fig. 7 - La V-Strom davanti al mitico cippo
dolcemente verso il valico; qui parcheggio, mi siedo al sole ad un bar e mi rilasso
ordinando una crepe alla nutella ed un bel the freddo, ho molta sete.
Ma il mio francese non è granchè e quindi mi portano una bella teiera bollente
stile inglese!!!! vabbè ci rido su, faccio raffreddare il the e mi disseto lo stesso,
faccia al sole e nella mente ancora le meraviglie che ho appena visto.
Diciamo che per oggi posso essere soddisfatto! ora però inizia la fase che odio di
più e cioè la ricerca di un alloggio: prevedo che avrò qualche problema dato che
ci troviamo in alta stagione ma confido nella buona sorte (regolarmente arrivata
!!!).

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Ve la faccio breve con il racconto
                                               altrimenti invece che un report
                                               diventa un romanzo; dopo il Col du
                                               Vars arrivo quindi a Guillestre ed
                                               inizio inutilmente a cercare una
                                               stanza        in    diversi      alberghi,
                                               focalizzandomi sui due e tre stelle.
                                               Dopo diversi fallimenti uno che
                                               parlava inglese mi ha suggerito di
                                               cercare nei paesini vicini e mi ha
                                               fatto il nome di Mont Dauphin;
                                               dirigo quindi su Mont Dauphin
                                               fermandomi inutilmente in tutti gli
                                               alberghi/pensioni/affittacamere che
Fig. 8 - Brindo al viaggio con un the bollente incontravo sul percorso; in queste
                                                occasioni ho imparato il significato
                                                dell'espressione "Je suis desoleè"!!
                                                In realtà avrei dovuto cercare a
                                                Mont Dauphin Gare che è il
                                                paese vero e proprio invece seguo i
                                                cartelli per Mont Dauphin (senza
                                                Gare) e dopo 3 km di salita in
                                                campagna mi ritrovo davanti a un
                                                ponte levatoio che sembra (ed in
                                                effetti è) l'accesso a un castello con
                                                un parcheggio visitatori.
                                                Tra me e me dico vabbè magari
                                                dormo sotto un albero ma ormai sto
                                                qui e sto castello me lo visito; entro
                                                e vedo che non è solo un castello
             Fig. 9 - Mont Dauphin             ma un micropaesino che assieme ai
                                               bastioni costituiva una piazzaforte
                                               settecentesca         utilizzata      per
                                               contrastare le incursioni dei Savoia.
                                               Percorro la viuzza principale e ci
                                               sono due alberghetti, uno non ha
                                               posto e l'altro si ...... BINGO!!!! e
                                               non solo ho trovato alloggio, ma
                                               dove lo ho trovato!!
                                               Questo paesino-piazzaforte si trova
                                               arroccato su un pianoro roccioso con
                                               vista meravigliosa a 360 gradi, c'è
                                               un silenzio assoluto, ci sono cose da
                                               visitare, la chiesa, la polveriera, i
                                               bastioni ..... insomma per caso sono
   Fig. 10 - Via principale di Mont Dauphin     capitato in un bellissimo posto, e
                                                pure famoso.
 Intendiamoci, l'alberghetto è un due stelle senza pretese, con lavandino e doccia
 in camera ma con bagno (solo la tazza!!) in fondo al corridoio ed il prezzo non è
 neanche tanto economico (72 € la mezza pensione), ma è fascinoso e poi si cena
 in un giardino sotto un pergolato delizioso ed alberi di pero ... cosa vuoi di più?
 Si chiama Auberge de l'Echauguette ed il suo sito è www.echauguette.fr.

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Chi fosse interessato a saperne di più su
                                             questo paesino-monumento e sulla
                                             catena di fortezze al confine tra Francia
                                             ed Italia legga l'appendice qui sotto,
                                             altrimenti prosegua la lettura del solo
                                             report.
                                             Mi faccio una bella visita alla fortezza,
                                             ceno sotto il pero con un assiette de
                                             fromages      e    mi    chiedo     come
                                             organizzarmi il giorno successivo..... la
                                             notte    porta    consiglio,   domattina
                                             vedremo.

       Fig. 11 - La sala da pranzo

                                     APPENDICE

Le Fortificazioni di Vauban sono 12 gruppi di edifici fortificati lungo le frontiere
occidentale, settentrionale e orientale della Francia, progettate da Sébastien Le
Prestre de Vauban (1633–1707) e aggiunte nel 2008 alla lista dei Patrimoni
dell'Umanità UNESCO.
Ingegnere militare tra i più famosi d’Europa, attivo durante il regno di Luigi XIV al
cui servizio passò un gran numero di anni, Vauban è famoso perché ha lasciato al
suo paese uno straordinario patrimonio architettonico.
Per controllare i punti strategici del territorio (in particolare strade e colli)
l’ingegner Vauban progettò o ristrutturò per esigenze militari numerosi siti di
montagna, costruendo un vasto sistema che include 150 piazzeforti e città
fortificate oltre ad innumerevoli grandi opere civili.
Vauban mise in piedi l’intero sistema difensivo dei confini francesi nelle Alpi del
Sud (Alpi di Alta Provenza, Hautes-Alpes, Alpi-Marittime) e partecipò a più di
cinquanta assedi (la sua prima vittoria strategica risale al 1667 con la presa di
Tournai, Douai e Lille).
Le sue opere sono perla maggior parte inserite in una cornice naturale e
paesaggistica eccezionale e varia dal punto di vista geografico (se ne trovano sul
litorale, in pianura e in montagna), formano una dote straordinaria e sono state
aggiunte nel 2008 alla lista dei Patrimoni dell'Umanità UNESCO.
I turisti possono dunque girare la Francia passando in rassegna tutte le
fortificazioni che hanno il “tocco Vauban” o almeno alcune fra le più importanti
progettate o anche solo migliorate dal maresciallo.
Nelle Hautes-Alpes i visitatori possono ammirare in qualsiasi stagione, oltre a tante
altre fortificazioni militari, le opere del sistema difensivo di Vauban, i cui siti
maggiori sono Briançon e la piazzaforte di Mont-Dauphin.
Vero e proprio fiore all’occhiello dell’intero sistema è Briançon, un’antica città ricca
d’arte e di storia e il capolavoro delle fortificazioni alpine realizzate da Vauban. Nel
corso dei secoli il suo castello, abitato e fortificato dai Celti, diventò una magnifica
piazzaforte. Verso la fine del XVII° secolo i lavori di fortificazione si intensificarono,
in seguito all’invasione dell’Alto-Delfinato da parte del Duca di Savoia.
Ma in tempo di guerra la città era una facile preda, posta com’è in posizione
aperta all’incrocio di diverse valli delle Hautes-Alpes.
Perciò Vauban — giunto a Briançon nell’autunno 1692 - immaginò un sistema
difensivo appoggiato su mura bastionate e su diversi forti, in posizione dominante

                                         -8 -
Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009
sulle alture, all’intersezione delle cinque valli alpine disposte a stella.
Il più importante tra tutti quelli che proteggono Briançon è il Forte de Têtes, costruito
sotto il regno di Luigi XV tra il 1721 e il 1734, che ben rispecchia “lo stile Vauban” e
fornisce un’idea del sistema difensivo militare disposto intorno alla città.
Scendendo verso sud, un esempio significativo e molto interessante
dell’organizzazione militare di una città in epoca classica è la piazzaforte di
montagna che Vauban fece costruire ex novo a Mont-Dauphin dal 1693, su un rilievo
che domina la confluenza tra il Guil e la Durance, tra la valle del Queyras e il Colle
del Vars.
Città incompiuta e straordinaria fortezza circondata dalle cime dei monti, è un
insieme architettonico davvero imponente (e ben conservato) che costituisce
«l’archetipo della piazzaforte alpina», col suo arsenale (ora sede di mostre
temporanee), i due depositi di munizioni, le caserme (attualmente la caserma
Campana ospita laboratori di arte e di artigianato), i bastioni e la chiesa rimasta
incompiuta.
Affascinante è anche Forte-Queyras, bastione medievale ristrutturato da Vauban,
considerato un esempio imponente di architettura militare.
Costruito a 1.400 m di altitudine su una roccia dalla quale domina la valle del Guil,
nel cuore del Queyras, il forte era un avamposto con il compito di fermare il nemico
per permettere alle piazzeforti di Mont-Dauphin e di Briançon di organizzare la
difesa.

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Sulle orme del Tour de France - BIKERALE presenta 4 - 8 agosto 2009
6 agosto km 300 - Col de l'Izoard, Monginevro, Moncenisio, Frejus

                                                    La notte ha portato consiglio: ho
                                                    deciso di fare base qui perchè mi
                                                    piace il posto e non ho voglia di
                                                    mettermi a cercare un albergo
                                                    ogni sera.
                                                    Certo Briancon dista 30 km da
                                                    fare avanti e indietro ogni giorno,
                                                    ma la strada è scorrevole e ci si
                                                    impiega poco.
                                                    Quindi stamattina ridiscendo a
                                                    valle a Guillestre e mi dirigo
                                                    verso Chateau Queyras per
                                                    attaccare il Col de l'Izoard.
                                                    La strada è molto bella, alterna
                                                    strette gole con la carreggiata
                                                    ricavata dalla roccia viva con
                                                    ampi tratti di fondovalle dove si
                                                    può aprire un poco di più e
                                                    godersi il vento in faccia; a fianco
                                                    della strada il fiume Queyras è
                                                    adatto al rafting ed è percorso da
                                                    numerose canoe e gommoni.
                                                    Dopo circa 20 km a sinistra
                                                    appare l'indicazione per l'Izoard;
                                                    dapprima si sale nei boschi poi
                                                    raggiunta una certa quota questi
                                                    lasciano spazio a un amplissimo
            Cartina 2 - Il terzo giorno             paesaggio pietroso, la strada si
                                                    restringe e inizia a fare stretti
tornanti.

                          Fig. 12 - Salendo al Col de l'Izoard

In genere i passi in questa zona sono molto spartani, ci sta uno spiazzo sterrato
per il parcheggio, un cartello, talvolta una stele commemorativa e se vi va bene un
carretto che vende bibite e panini; spesso un sentiero conduce ad un punto

                                          - 10 -
panoramico con grafici esplicativi delle vette visibili; lascio il casco sulla moto e
salgo a vedere il panorama.

                        Fig.13 - Panorama dal Col de l'Izoard

Magnifico, la giornata è perfetta e dai due lati del passo la visione è meravigliosa;
abbasso gli occhi dal lato di Briancon e .... ragazzi che giostra! la strada si
annoda su sè stessa come un serpente, che goduria!!!!! non vedo l'ora di
                                               percorrerla.
                                               L'asfalto è perfetto e la giostra mi
                                               conduce in un battibaleno a Briancon;
                                               qui dopo un paio di tentativi a vuoto e
                                               qualche sacramento per il traffico
                                               (poco in realtà, ma avevo ancora negli
                                               occhi l'izoard ...) imbocco la strada
                                               verso il Monginevro e passo nei
                                               pressi della città vecchia: pare molto
                                               carina e mi riservo quindi di visitarla
                                               domani pomeriggio.
                                               Monginevro ... che dire? la strada è
                                               bella e ben asfaltata, casette fiorite,
                                               panorami belli, ma troppo traffico,
                                               camper, camion, è un valico comodo
      Fig. 14 - La discesa verso Briancon
                                               tra Italia e Francia, una zona turistica
ma di nessun pregio motociclistico per cui proseguo, rientro in Italia e mi fermo a
pranzo ad Oulx (ma perchè si scrive Oulx e tutti pronunciano Ulzio? boh).
La strada fino a Susa è bella e scorrevole, e la stessa Susa meriterebbe una visita
non foss'altro per le vestigia romane; ma mi aspetta il Moncenisio e quindi
proseguo, seguo i cartelli svolto a sinistra ed inizio la salita.
La prima parte è tutta nel bosco e mi piace molto dopo la calura delle basse quote,
salgo lentamente assaporando i profumi del bosco finchè in quota il bosco sparisce
ed il paesaggio si fa più aspro, iniziano i tornanti finchè svalico una sella e mi
appare un vasto altopiano con il lago artificiale.
E qui permettetemi una parentesi: si dice che l'arte del campeggio sia nata in
Francia, ed in effetti incontro molti camper parcheggiati quasi ovunque (non ho
visto divieti come da noi), e tende, molte, non solo nei campeggi ma anche sui
prati e nei boschi anche a quote notevoli.
Ritengo quindi che la storia sia vera: i francesi hanno il campeggio nel sangue.
Il lato opposto della medaglia però è che si abbigliano come dovessero andare nel
deserto del Sahara (scarponi, zaini, borracce, cappelli.....) anche per fare cento
metri in un boschetto.
Chiusa la parentesi.
Dicevo quindi che arrivo su un vasto altipiano con un lago.

                                          - 11 -
Fig.15 - Il lago al Valico del Moncenisio
Bello anche qui .... ma insomma è mai possibile che ogni passo che faccio rimanga
estasiato, dico che questo è il migliore che ho fatto e poi al successivo di nuovo mi
viene lo stesso pensiero? ma qui sono belli tutti, peccato che ho solo pochi giorni.
Mi fermo un poco per imprimere nella mente i paesaggi e inizio la discesa verso
Modane, ed anche la discesa non è da meno.
Arrivo al paese di Lanslebourg in fondo alla valle e mi fermo per riposare e
decidere il da farsi: è forte la tentazione di girare a destra e salire al Col de
l'Iseran ..... ma sono le 17 passate e devo rientrare, e molto, ma molto a
malincuore giro a sinistra e dopo pochi km mi metto in fila alla cassa del traforo
del Frejus.
Pago quindi questi 22 € (porcaccia miseria, credevo di meno!!) e mi tuffo nel
tunnel; brutta esperienza però perche dentro fa caldo, molto caldo e ci sta puzza di
gas scarico, mi viene quasi da vomitare.
13 km quasi da incubo, esco che il sudore mi cola dappertutto e mi sento spossato,
non riesco a tenere la concentrazione e ad una rotonda quasi faccio un incidente.
Mi fermo, mi butto su un prato e mi scolo una fontana li vicino finchè sento che mi
sono ritornate le forze.
OK, la giornata è finita, ma devo fare ancora 100 km prima di potermi buttare sotto
la doccia....ancora Monginevro, ancora Briancon, e finalmente Mont Dauphin e il
letto.
E domani il mito, il sommo, il Galibier.

                                           - 12 -
7 agosto km 160 - Col de Lautaret, Col de Galibier, Briancon

                                                       Oggi la meta è il Galibier,
                                                       forse il più famoso di tutti
                                                       per le imprese ciclistiche
                                                       del Tour de France.
                                                       Le previsioni meteo non
                                                       sono granchè: mattinata
                                                       buona ma dal pomeriggio
                                                       nuvole in avvicinamento e
                                                       pioggia: mi devo sbrigare
                                                       se    voglio     godere     di
                                                       quest'ultimo scorcio di bel
                                                       tempo.
                                                       Supero Briancon e mi
                                                       avvio verso il primo valico,
                                                       il   Col    du     Lautaret,
                                                       risalendo      una     verde
                                                       vallata con bei paesi dai
                                                       balconi fioriti; la strada è
                                                       larga, comoda, e sale con
                                                       ampie        curve        che
                                                       permettono             anche
                                                       qualche               piccolo
                                                       divertimento.
                                                       Il   Lautaret     non    sarà
                                                       granchè a tornanti e ad
                                                       arditezza,     ma     mi    è
                                                       piaciuto, è rilassante, ed
              Cartina 3 - Il quarto giorno             infatti in cima mi siedo al
                                                       sole in un baretto e mi
godo un caffè ed il panorama.
                                             Rinfrancato e molto carico attacco il
                                             Galibier, non senza qualche timore
                                             reverenziale     per   le    leggende
                                             relative a questi luoghi; e faccio
                                             bene perchè la strada è asfaltata
                                             perfettamente ma stretta, senza
                                             parapetti e con dei bei precipizi ai
                                             lati talchè in alcuni punti se si
                                             incrocia un'auto bisogna prendere
                                             anche bene le misure.
                                             Ma in compenso che panorami, che
                                             sensazioni forti !! anche i ciclisti
                                             (tanti tanti!!) che arrancano verso
                                             la cima e le scritte in terra rimaste
                                             dal    recente    Tour    de    France
         Fig. 17 - Il Col du Lautaret        contribuiscono         a        creare
                                             un'atmosfera veramente particolare.
Vado piano facendomi superare dagli altri motociclisti, forse per vedere meglio il
panorama o forse nella illusione che questa esperienza duri il più possibile; curva
dopo curva eccomi finalmente in cima dove c'è il solito spiazzo sterrato affollato
da moto e bici.
                                        - 13 -
Parcheggio e salgo quelle poche
                                                  centinaia di metri che mi portano
                                                  al punto panoramico.
                                                  Grazie anche al bel tempo che
                                                  ancora regge (ma nuvole in
                                                  arrivo!!)      si   gode   di   un
                                                  eccezionale panorama a 360° e
                                                  la vista arriva pure a spaziare sul
                                                  Monte Bianco, che ad occhio e
                                                  croce dista più 150 km!
                                                  Non vorrei ripetermi con gli
                                                  aggettivi ma sono in uno stato di
                                                  positività dal quale non vorrei
                                                  mai uscire.
                                                  Ma le previsioni del tempo
   Fig.18 - Salita al Galibier lato Lautaret       iniziano ad essere veritiere, e
                                                   verso metà della giornata da
                                                   ovest iniziano adarrivare nuvole
                                                   nere; decido quindi di accorciare
                                                   il programma, ma il Galibier è
                                                   così attraente che decido di
                                                   scendere dal versante opposto
                                                   fino al paese di Valloire e di
                                                   rifare il passo nel senso opposto:
                                                   come i bambini che dalla giostra
                                                   non vorrebbero mai scendere
                                                   non vorrei mai andar via.
                                                   Da ambedue i lati del passo noto
                                                   persone che fotografano le bici e
                                                   le moto che salgono e scendono:
                                                   sono fotografi che poi vendono
                                                    le foto via Internet.
   Fig. 19 - Bikerale al punto panoramico           Potete       vederle   sui    siti

         Fig.20 - Panorama dal Galibier: la freccia indica il Monte Bianco
www.griffephotos.com e www.photobritons.com, scegliendo data e ora del
vostro passaggio; potete acquistare le stampe, i gadget o addirittura i file che
utilizzerete nel modo che desiderate.
I prezzi sono un poco alti ma le foto sono veramente belle.
Mi godo quindi la doppia razione di curve, ripasso per il Lautaret e pian piano
dirigo verso Briancon con l'intenzione di visitare la città vecchia.

                                         - 14 -
Parcheggio la moto, mi
                                                               metto         scarpe      da
                                                               ginnastica ed inizio la
                                                               visita entrando dall'alto,
                                                               dalla Porte de Pignerol
                                                               dove è posta una lapide
                                                               in        italiano       che
                                                               commemora le imprese
                                                               ciclistiche      di    Gino
                                                               Bartali in questi luoghi.
                                                               La città vecchia è carina,
                                                               piena        di     vicoletti,
                                                               negozietti ma sopratutto
                                                               di    ristoranti    e    bar:
                                                               dapertutto       gente     in
                                                               ciabatte      che    mangia,
     Fig. 21 - Bikerale in azione ripreso dal fotografo        ragazzini che strillano ....
                                                               no, troppo turistica, non
                                                    fa per me.
                                                    Facendomi           allora      guidare
                                                    dall'istinto inizio ad allontanarmi
                                                    dal centro e seguendo un viottolo
                                                    sterrato capito ad un bel ponte
                                                    antico (Pont d'Asfeld) gettato
                                                    sulle gole del fiume Durance,
                                                    talmente alto che viene usato per i
                                                    lanci del bungee jumping.
                                                    Infatti ho potuto assistere a tre
                                                    lanci, dei quali uno eseguito con il
                                                    più classico degli spintoni in
                                                    quanto il soggetto si era piantato e
                                                     non ne voleva sapere di buttarsi.
Fig. 21 - Briancon: l'ingresso alla città vecchia Attrraverso il ponte e da lì inizia
                                                     un sentiero verso le principali
                                      roccaforti che formavano la linea difensiva
                                      francese contro l'Italia, e qui si è combattuto
                                      fino al 1944; bosco, strada in salita, visita a
                                      rovine: un invito per me!!
                                      Salgo quindi la strada sassosa ed in breve
                                      raggiungo una grande piazzaforte dalla quale si
                                      gode un buon panorama su Briancon e sulle
                                      valli vicine.
                                      Passeggio solitario tra queste arcigne rovine e
                                      sarà per la solitudine, sarà per la sensazione di
                                      "cattiveria umana"        che sento provenire da
                                      queste installazioni militari, ma inizio a sentirmi
                                      un poco a disagio per cui mi giro ed inizio la via
                                      del ritorno; tra l'altro all'orizzonte si ode il
                                      rombo dei tuoni e si vede un temporale verso il
                                      Lautaret.
                                      Mentre cammino pensando tra me e me sul
                                       bisogno umano di difendersi da altri uomini,
    Fig. 22 - Il Pont de l'Asfeld
                                       avverto dietro di me una strana presenza ed un
                                             - 15 -
rumore tipo un sibilo o un
                                                    borbottio.
                                                    Mi giro di scatto ed un brivido
                                                    freddo mi corre lungo la schiena:
                                                    a pochi metri da me un cavaliere
                                                    nero in piedi su un destriero con
                                                    gli    occhi     di  fuoco   si  sta
                                                    avvicinando a me!!!
                                                    Una frazione di secondo di terrore
                                                    e poi riconosco un motociclista
                                                    con casco integrale che con BMW
                                                    GS ADV e fanaleria accesa sta
                                                    scendendo la strada acciottolata
                                                    che io sto facendo a piedi.
                                                    Lo saluto e lui prosegue e tra
Fig. 24 - Panorama su Briancon e temporale al       l'altro è italiano, ma mi sono preso
                  Lautaret                          veramente un bello spavento!!!
                                                    Inizia a piovere ed in fretta
                                                    raggiungo       la   moto,   indosso
                                                    l'antipioggia e percorro quei 30
                                                    km che mi separano dalla doccia
                                                    e dal letto.
                                                    Domani si inizia la via del ritorno;
                                                    sono triste come ogni volta che
                                                    l'avventura sta per finire.

    Fig. 25 - Un particolare della fortezza

      Fig. 26 - Il cavaliere nero in BMW

                                           - 16 -
8 agosto - 870 km: da Mont Dauphin a Roma

             Cartina 4 - Percorso parziale dell'8 agosto, ultimo giorno

E'giunto il momento che non avrei mai voluto arrivasse, e cioè intraprendere la
                                          via del ritorno.
                                          A sollievo della mia tristezza il fatto che
                                          devo ancora percorrere il Colle
                                          dell'Agnello che a quel che mi dicono
                                          è molto bello.
                                          Carico la moto, esco per l'ultima volta
                                          dal ponte levatoio di Mont Dauphin e
                                          prendo la direzione di Chateau
                                          Queyras, la stessa bella strada che ho
                                          percorso per attaccare l'Izoard.
                                          Dopo la pioggia della notte il tempo è
                                          buono con qualche nuvola qua e là, ma
                                          almeno potrò fare in santa pace il mio
                                          ultimo passo.
 Fig. 27 - Il momento della partenza     Raggiungo e supero Chateau Queyras
                                         dove ci sta un altro bel castello da
                                         visitare e dopo poco giro a destra
                                         seguendo le indicazioni per l'Italia.
                                         La strada sale dolcemente in una
                                         ampia         vallata      costellata     da
                                         micropaesini fioriti ed in fondo laggiù si
                                         vede l'anfiteatro di monti al centro dei
                                         quali sta il passo; salgo lentamente ed
                                         in solitudine conscio che questa è
                                         l'ultima salita e che tra poco mi dovrò
                                         tuffare nell'afa e nella confusione della
                                         pianura.
                                         Supero gli ultimi tornanti che si
                                         arrampicano sul fondo della valle e
 Fig. 28 - In uscita da Mont Dauphine     raggiungo lo spiazzo del valico; mi
                                          fermo, faccio le foto e vedo che il
versante italiano è coperto da nuvole e nebbia e la visibilità è di pochi metri.

                                        - 17 -
Pian piano scendo con le 4 frecce
                                                accese, meno male che l'asfalto è
                                                stato rifatto da poco e le strisce sulla
                                                carreggiata sono ben visibili.
                                                Finalmente scendo sotto il livello
                                                delle nuvole e percorro la Val
                                                Varaita sotto un cielo minaccioso e
                                                nero come il mio umore; mentre
                                                procedo       penso      che      ormai
                                                psicologicamente considero finito il
                                                viaggio e non ho voglia di fare altro
                                                se non tornare a casa.
                                                Cambio quindi i piani e decido di
                                                scendere verso Roma evitando
   Fig. 29 - La salita al Colle dell'Agnello    assolutamente       Genova       anche
                                                allungando il percorso.
                                                Punto su Asti su strade statali
                                                attraversando paesi deserti dai nomi
                                                improbabili ( Villafalletto ....) tra
                                                piantagioni di granturco ed una
                                                forte, insistente e persistente puzza
                                                di letame (allevamenti di maiali?),
                                                supero Fossano, Bra e finalmente
                                                raggiungo      Asti   dove     imbocco
                                                l'autostrada A21 direzione Tortona,
                                                dove prendo la A7 che mi dovrebbe
                                                portare a Genova evitando le
                                                autostrade cittadine.
                                                Manco per niente perchè non
                                                appena l'autostrada inizia la discesa
 Fig. 30 - Il cippo di confine a quota 2744     verso il mare tra continui curvoni e
                                                con un limite di 80 km/h, si
trasformano tutti in Schumacher e si buttano a capofitto sulla discesa tagliando
le curve.
Ancora una volta ho paura per la mia incolumità tra tutti e dico tutti che
sembrano presi da frenesia da acceleratore; comunque raggiungo Genova e giro
sulla A12 verso Pisa, ed anche qui devo guidare con occhi molto aperti perchè il
traffico è tanto e gli automobilisti guidano in modo diciamo molto disinvolto, del
tipo in galleria a 140 con roulotte al seguito.
Grazie alla fortuna ed alla mia pazienza supero la zona turistica e finalmente il
traffico si dirada e posso camminare più tranquillo.
Procedo fermandomi ogni tanto a bere .... La Spezia .... Pisa .... Grosseto ....
Orbetello ... Civitavecchia e finalmente Roma.
Sono partito alle 9 da Mont Dauphin e sono arrivato a casa alle 23, e devo dire
grazie alla V-Strom perchè non mi sono affatto stancato dopo 14 ore di guida e
870 km.
Ora il grave problema è: dove si va la prossima volta?
Spese sostenute per il viaggio
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