Sanità, sono 400 i precari a rischio - Cronache ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Sanità, sono 400 i precari a rischio di Erika Noschese Sono 400 i giovani a rischio, assunti presso l’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona in piena emergenza covid ma per loro ora sembra esserci uno spiraglio. Ieri mattina si è infatti tenuto un presidio di protesta dinanzi la palazzina amministrativa del nosocomio locale: gli operatori sanitari precari dell’azienda hanno chiesto a gran voce la proroga dei contratti in scadenza al 31 marzo e al 30 giugno, e l’avvio dei processi di stabilizzazione per coloro che sono in possesso dei requisiti della Legge Madia e dei 18 mesi al 30/06 per gli assunti durante l’emergenza Covid. “Il Presidio ha dato i suoi primi frutti considerata la delibera pubblicata dall’azienda che avvia la ricognizione del personale in possesso dei 36 mesi al 30 marzo 2022. Ora ci aspettiamo risposte immediate per i precari in scadenza al 31 marzo e a giugno. Questi lavoratori continuano a garantire i servizi presso i reparti e le strutture ospedaliere e sono essenziali per il proseguimento degli stessi – hanno dichiarato i sindacalisti della Rsu Cgil del Ruggi congiuntamente al Segretario Generale Antonio Capezzuto – Privarsi di oltre 400 operatori sanitari significherebbe mettere a rischio la garanzia dei Lea e fare un balzo indietro di anni, tornando ad una condizione di carenza di personale che ha messo in ginocchio la sanità per anni. Ad oggi, anche alla presenza di questi precari, risulta ancora una forte carenza di personale, pertanto non ci spiegheremmo la loro mancata proroga o stabilizzazione”. In attesa di risposte certe, la mobilitazione continuerà nelle prossime settimane per richiamare l’attenzione della Direzione Strategica e delle istituzioni su una vertenza che vede al centro non solo il destino lavorativo di questi professionisti ma dell’intera
sanità provinciale. Molti dipendenti lavorano presso l’azienda ospedaliera universitaria da circa 18 mesi, per lo più impegnati presso il laboratorio per analizzare i tamponi. Giorni di sacrificio, turni ordinari e straordinari ma per loro la stabilizzazione sembra lontana. I lavoratori, accompagnati dalle organizzazioni sindacali, chiedono l’assunzione a tempo indeterminato grazie alla Legge Madia per la stabilizzazione. Ora, si attende la decisione della Regione Campania e dell’Asl per la proroga dei contratti sia per il 31 marzo sia per il 30 giugno. I sindacati, tra le altre cose, chiedono di non chiudere i centri vaccinali: “l’emergenza non è finita, le persone non possono abbassare la guardia perchè questo resta un momento delicato per la popolazione. “Sicuramente occorre rimodulare i centri vaccinali ma chiuderli non è la scelta giusta”, ha infatti dichiarato Capezzuto. Proprio nei giorni scorsi è stata annunciata la chiusura del teatro Augusteo dopo oltre un anno di attività, aperto in piena emergenza per i cittadini salernitani. De Luca, usate mascherina perche’ serve ancora prudenza – “Dobbiamo avere ancora un elemento di prudenza perche’, da una settimana, stanno aumentando i numeri delle occupazioni nelle terapie intensive e anche i numeri dei ricoveri. Quindi, perlomeno, l’uso della mascherina deve essere continuo. E’ un piccolo sacrificio, ma e’ un elemento prezioso di prevenzione al quale non dobbiamo rinunciare”. Cosi’ il ‘governatore’ della Campania, Vincenzo De Luca, a margine di un evento a Salerno, ricordando che “il nostro obiettivo e’ sempre quello di aprire tutto, aprire le attivita’ economiche, la vita culturale, ma aprire per sempre. Non aprire e poi
chiudere fra due mesi”. Il presidente della Regione Campania rammenta, poi, che “ci prepariamo ad accogliere anche un’ondata di profughi dall’Ucraina. Dal punto di vista sanitario, e’ un altro problema”. E spiega: “L’80% degli ucraini non e’ vaccinato e, soprattutto, dobbiamo affrontare un problema che riguarda i bambini perche’ in quel Paese non c’e’ la vaccinazione obbligatoria e quindi dobbiamo stare attenti a vaccinare tutti i bambini. Vi e’ una percentuale elevata anche di patologie di tubercolosi e di epatite e quindi, accanto al dovere di solidarieta’ e di accoglienza che e’ un dovere assoluto, dobbiamo anche mettere in campo delle iniziative di prevenzione, di vaccinazione di tutti per evitare che si diffondano focolai di contagio nel nostro Paese”. “Sono tempi complicati, pensavamo di essere usciti dall’emergenza Covid – aggiunge – ovviamente ne stiamo uscendo, non dobbiamo drammatizzare, i numeri sono sotto controllo. Ma ne usciamo se siamo prudenti, perche’ a primavera-estate ci sara’ normalmente un rimescolamento sociale. La gente va in giro, le ferie, si esce, il bel tempo. Non vorrei arrivare poi ad ottobre a ricominciare la vecchia storia”. Emergenza povertà a Salerno le utenze pagate dalla Caritas di Monica De Santis Aumenta la povertà assoluta in Italia e aumentano anche gli indigenti nel 2022. La causa è negli aumenti dei prezzi dei prodotti nel carrello della spesa dovuti alla guerra e ai
rincari energetici. I dati forniti poche settimane fa dall’Istat sono preoccupanti. Al Sud le situazioni più critiche e anche Salerno rientra in questo contesto. A darne conferma i volontari della Caritas, che ogni giorno si ritrovano ad affrontare nuove emergenze e sono impegnati a dare una mano, o meglio sostegno a chi non può permettersi neanche di pagare una bolletta della luce o del gas. E così se si va nella sede di via Bastioni della Caritas diocesana, ci si rende conto come i volontari lavorano senza mai fermarsi e come il telefono squilla di continuo, come anche le persone attendono silenzione fuori, di poter ritirare un pacco con generi alimentari o altre cose che possono servigli. Un via vai continuo, ogni giorno sempre peggio, perchè le richieste di aiuto aumentano. Nel sottoscala della sede di via Bastioni, in quella sala dedicata al Cardinale Girolamo Seripando, i volontari della protezione civile, si occupano di dividere tutto ciò che viene donato. Cibo, medicinali, vestiti, giochi. Una volta effettuata la divisione vengono preparati i pacchi che poi successivamente vengono distributi alle famiglie bisognose. Un lavoro diventato ancora più oneroso da quando sono arrivati i profughi ucraini. Ora bisogna aiutare anche loro, e bisogna aiutare anche chi non è ancora riuscito a scappare e al momento si trova a vivere al freddo e senza cibo e medicinali. Dunque si lavora su due fronti, l’assistenza ai profughi arrivati dall’Ucraina e quello delle povertà dei salernitani. Due emergenza che si sommano drammaticamente. I numeri che vengono forniti dimostrano come la situazione sta diventando sempre più critica. Negli ultimi mesi si è riuscito ad erogare 50.000 euro per medicinali ed utenze, ed è proprio l’aumento che c’è stato e ci sarà di quest’ultime a preoccupare per il numero crescente di richieste d’aiuto che stanno già arrivando, sono 40 quelle arrivare solo in questi giorni, ma si teme che sia solo la punta di un iceberg. I numeri che fornisce la caritas sono quelli di una guerra silente che si sta combattendo sul fonte dell’idigenza, 5000 famiglie aiutate con pacchi alimentari a Salerno, oltre 20.000 nella diocesi che comprende anche Campagna ed Acerno. Migliaia
di pasti che le mense offrono quotidianamente e poi c’è tutta quella solidarietà di chi fa del bene e non lo dice, i parroci che aiutano economicamente i più bisognosi, le raccolte spontanee, insomma un universo di povertà di cui è difficile anche stabilire i confini e che purtroppo crescerà in questi giorni per le conseguenze della guerra in ucraina con l’aumento dei prezzi che riguardano anche generi di prima necessità Caccia alle strutture per ospitare i rifugiati provenienti dall’Ucraina di Clemente Ultimo In meno di dieci giorni sono oltre 250 i rifugiati di ogni età arrivati dall’Ucraina nella sola città di Salerno, un rivolo ininterrotto di umanità in fuga dalla guerra la cui consistenza, con tutta probabilità, nei prossimi giorni andrà aumentando. Ponendo nuovi problemi ad una macchina dell’accoglienza che già oggi lavora non senza affanni, benché con il concorso di tutte le realtà istituzionali, ecclesiastiche e del terzo settore del nostro territorio. “Quella che ci troviamo ad affrontare in questi giorni – spiega don Antonio Romano, Vicario alla Carità della Diocesi di Salerno – è un’emergenza particolarmente complicata da gestire, non sistemica: a differenza di quanto avvenuto in passato, ora non abbiamo certezza su quante persone arriveranno e questo rende difficile organizzare interventi di assistenza. Il fenomeno con cui ci stiamo confrontando è quello di arrivi alla spicciolata, con ogni mezzo, dal bus
all’auto privata. Ecco, l’impressione è chi arriva ora gode tutto sommato di una certa possibilità economica ed ha una meta precisa, principalmente parenti ed amici che già vivono a Salerno o in provincia. Ma nei prossimi giorni quasi certamente saremo chiamati a fare i conti con l’arrivo dei più poveri, di coloro che hanno bisogno praticamente di tutto, privi di punti di riferimento. Già ora, inoltre, c’è incertezza sui tempi: riceviamo tanti messaggi di allerta, ma spesso con tempi vaghi o addirittura senza nessuna indicazione della data prevista per l’arrivo. Si comprenderà come questo non aiuta il lavoro di chi è preposto alla prima accoglienza”. L’impressione è che proprio la sistemazione fisica dei rifugiati sia la difficoltà più grande con cui fare i conti. “Sì. In tutta onestà va detto che non eravamo pronti, la macchina si è messa in moto lentamente. In questo momento, però, non è questo l’aspetto su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Fortunatamente molti ucraini che vivono a Salerno e nei comuni della provincia sono riusciti ad ospitare autonomamente parenti ed amici, ma questo non basta. Come Caritas siamo riusciti ad attivare diciotto posti presso il convento di Fisciano, ma sono tutti già occupati. E poi c’è il Covid a rendere tutto più difficile: tra i nuovi arrivati abbiamo riscontrato un paio di casi di positivi, con tutte le difficoltà di gestione che questo comporta”. In questo momento lo sforzo è teso soprattutto ad individuare strutture presso cui ospitare i rifugiati, presupposto per poter poi dare concretezza a percorsi di inserimento scolastico per i più piccoli e lavorativo per gli adulti. “Nel giro di un paio di settimane contiamo di avere disponibili altri trenta posti letto presso strutture ecclesiastiche, mentre qualche altro spazio sarà possibile recuperarlo utilizzando un paio di canoniche. Anzi, già dalla prossima domenica nella canonica di Pellezzano riusciremo ad accogliere tre mamme con sei bimbi”. Tutto senza ovviamente dimenticare coloro che già sono quotidianamente ospiti presso le strutture Caritas del capoluogo. “Questo è un aspetto che in questi giorni convulsi qualcuno ha dimenticato. Tutto lo sforzo che stiamo mettendo
in campo per sostenere i rifugiati ucraini si aggiunge a quello che facciamo per le circa cinquanta persone prive di dimore che trovano accoglienza presso le tre strutture attive a Salerno. Strutture che sono già al massimo della loro capienza e non possono essere utilizzate per questa nuova emergenza”. Che risposta hanno dato le associazioni e le stesse famiglie salernitane ad un’emergenza umanitaria di così vaste proporzioni? “Si è sviluppata una bella sinergia, dalle istituzioni alle associazioni del terzo settore nessuno si è tirato indietro. Noi come Caritas abbiamo creato una rete tra le diocesi di Salerno, Cava-Amalfi e Teggiano-Policastro. In questo momento stiamo raccogliendo anche la disponibilità delle famiglie ad accogliere i rifugiati, ma su questo occorre grande prudenza, non è facile né possibile affidare queste persone a terzi. Proprio per questo stiamo lavorando per affidare i rifugiati ucraini alla comunità, ovvero vogliamo dare alle famiglie che li accoglieranno un legame forte e diretto con le parrocchie, così che possano sostenerle nel percorso di accoglienza”. In che modo si può contribuire allo sforzo che si sta realizzando in questi giorni? “In queste ultime ore abbiamo bloccato la raccolta di cibo e medicinali: la risposta dei salernitani è stata forte ed immediata, ora dobbiamo lavorare per realizzare il trasporto verso l’Ucraina. Non proprio una passeggiata, considerati i rischi che comporta. Adesso è possibile contribuire alla raccolta fondi, con versamenti sull’iban della Fondazione Caritas di Salerno, per sostenere lo sforzo logistico della consegna di quanto raccolto e dell’accoglienza dei rifugiati. Voglio poi ricordare che la Caritas ha attivato dei percorsi guidati per aiutare chi ha accolto rifugiati ucraini nel disbrigo delle necessarie pratiche burocratiche, non solo possiamo fornire la modulistica necessaria, ma grazie ai due avvocati che collaborano con noi, anche tutte le informazioni necessarie”.
Cento camion a metano fermi nella Piana del Sele di Monica De Santis I rincari energetici di bollette, benzina e gasolio si scaricano sui prezzi del carrello della spesa con aumenti tendenziali che vanno dal 9% per la farina al 12% per la pasta, al 6% per il pesce all’11% per il burro, dal 7% per la frutta al 17 % per la verdura fino al 20% per gli oli di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento all’ipotesi di un decreto taglia prezzi alo studio del governo per contenere i rincari con il petrolio in frenata, sulla base dei dati Istat a febbraio. E sull’aumento dei prezzi e gli effetti dannosi che sta avendo la crisi provocata dalla guerra ne hanno parlato anche i vertici di Coldiretti Salerno che mettono in evidenza il fermo dei mezzi agricoli, la difficoltà nella semina, ma anche i prezzi schizzati per le coltivazioni in serra. Il rincaro dei prezzi dei carburanti e delle materie prime, stando a Coldiretti Salerno, strangola l’agricoltura. E non va meglio per il comparto della pesca, dove ormai le barche restano ferme in banchina a causa del caro gasolio. “La situazione purtroppo non migliora – afferma il presidente Vito Busillo – la crescita esponenziale dei costi si sta abbattendo sull’agricoltura e sulla pesca, creando grossi problemi di gestione alle imprese. Alcune aziende hanno deciso addirittura di non seminare perché i semi hanno avuto un rincaro insostenibile, per non parlare del gasolio che ormai ha raggiunto prezzi insostenibili per il comparto”. Busllo ed i suoi spiegano che sono oltre cento i camion a metano fermi nella Piana del Sele… “Il prezzo del metano è arrivato a
sfiorare i quattro euro al chilo, quattro volte il valore dello scorso ottobre quando il prezzo era poco meno di un euro. Un grosso problema per le aziende che hanno puntato sul metano per risparmiare: lo scorso autunno un pieno su un’auto costava mediamente 15 euro. Oggi rifornire la stessa vettura costa 55 euro. A farne le spese un’azienda della Piana del Sele che ha acquistato cento mezzi a metano, attualmente bloccati, senza immatricolazione, in attesa che la situazione metano torni alla “normalità”. Mentre Enzo Tropiano direttore di Coldiretti Salerno concentra la sua attenzione sull’aumento stratosferico delle materie prime… “Il prezzo del mangime è aumentato a dismisura ed oggi è poco reperibile sul mercato – conferma il direttore di Coldiretti Salerno Enzo Tropiano – di contro i prezzi di vendita del latte, alla stalla, sono rimasti invariati. Oggi per produrre un litro di latte i nostri allevatori spendono più di 40 centesimi al litro mentre lo stesso litro viene pagato dalle imprese di trasformazione in media 37-38 centesimi, dieci in meno rispetto ai contratti in Campania. Il prezzo del mais ha fatto registrare balzi in avanti tra il 50 e l’80 per cento, senza contare i costi energetici. La filiera lattiero-casearia deve garantire una quotazione equa agli allevatori, che non vada solo a coprire i costi, ma offra la giusta redditività alle aziende, già colpite dagli effetti della pandemia”. Ma il boom dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre con rincari del 30% e i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita. Nel giro di un anno la bolletta mensile di un’azienda florovivaistica media è passata, infatti, da 1700 euro a 6100 euro. E ad aumentare sono pure i costi per la pesca, con la flotta nazionale costretta rimanere in banchina.La psicosi cibo è dannosa – spiega ancora il direttore Tropiano – il nostro consiglio è di non lasciarsi trascinare in inutili nevrosi, programmare gli acquisti privilegiando prodotti freschi e di stagione Made in Italy la cui offerta è destinata a salire con l’arrivo della primavera. Nei nostri Mercati Campagna Amica il cibo non manca mai quindi le corse allo scaffale non servono se non a creare distorsioni
nel comparto”. Le scuole di Salerno unite per aiutare le mense dei poveri e i profughi di Monica De Santis C’è tempo fino al prossimo 26 marzo per aiutare le scuole salernitane a raccogliere generi alimentari per le mense dei poveri. L’iniziativa, fortemente voluta dalla consigliera comunale Barbara Figliolia, presidente della commissione politiche sociali, in collaborazione con l’assessore alla pubblica istruzione Gaetana Falcone, ha visto l’adesione di circa 20 istituti scolastici di ogni ordine e grado. Due gli scopi del progetto, “Aggiungi un pasto a Tavola”, ovvero la raccolta di pasta, riso, legumi, carne in scatola, passata, latte, marmellata, biscotti, olio, cioccolata ed altro da destinare alle mense dei poveri della città di Salerno e “Povertà sociale ed emergenza Ucraina” ovvero la raccolta di farmaci, giubbini, coperte, materiali sanitari, prodotti per l’igiene, sapone, pannolini, rotoloni di carta, da destinare al popolo ucraino che in questo momento storico sta affrontando una guerra non cercata. Tanti gli istituti scolastici che hanno aderito, come abbiamo detto, partendo proprio dal Liceo Severi, diretto da Barbara Figliolia, e poi ancora l’istituto comprensivo Barra, che conta tra l’altro i plessi Abbagnano, Tafuri, Lanzalone e Poseidonia. L’istituto comprensivo San Tommaso d’Aquino, la Matteo Mari, la don Milani, il liceo artistico Sabatini – Menna, il liceo Regina Margherita, l’istituto comprensivo di Ogliara, la scuola
Medaglie d’Oro, l’istituto comprensivo Rita Levi Montalcini, il liceo Francesco De Sanctis, l’istituto d’istruzione superiore Genovesi – Da Vinci, il liceo scientifico Da Procida, l’istituto d’istruzione superiore Santa Caterina da Siena, e gli istituti comprensivi Giovanni Paolo II, Alfano I, Monterisi e Vicinanza e Torquato Tasso. Tutto ciò che sarà raccolto nelle scuole della città sarà donato alla Caritas, ed ancora alle mense di don Ciro e Conte “A chiacchiere vogliono la pace, ma fomentano la guerra” I continui proclami alla ricerca della pace tra Mosca e Kiev vengono smentiti dalle azioni del parlamento dell’Unione Europea e del segretario della NATO, che decidono di inviare armi in Ucraina per combattere l’invasore russo. Purtroppo tutto questo non solo non ferma la guerra, ma inasprisce gli animi. Infatti sono state già annunciate ritorsioni da parte della Russia, sia sulle importazioni che sulle esportazioni di materie prime, minacciando addirittura la chiusura del gasdotto Nord Stream 1, condannando di fatto l’Europa a fermare le produzioni industriali e lasciando al freddo milioni di di cittadini. Con l’azione di oggi, i militanti del Movimento Nazionale – la Rete dei Patrioti a Mercato San Severino vogliono puntare il dito contro l’assurdità delle azioni di NATO e UE, che a chiacchiere vogliono la pace ma nei fatti inviano armi per continuare la guerra.
Piano straordinario per fronteggiare il covid e la fuga dalla guerra di Monica De Santis Sono 954 le persone ucraine giunte nel salernitano, di queste 460 a Salerno città. A comunicare i dati è stato il dottor Arcangelo Saggese Tozzi, referente dell’Asl di Salerno per l’emergenza covid e profughi. Saggese ha anche comunicato che l’Asl di Salerno ha predisposto un piano straordinario per garantire l’assistenza sanitaria ai profughi in fuga dalla guerra, dove potranno effettuare l’Stp, il tampone ed il vaccino… “L’asl di Salerno ha messo a disposizione le strutture già funzionanti abitualmente, sia per i tamponi, sia per i vaccini e sia per le iscrizioni nel sistema di assistenza sanitaria temporanea. Quindi in ogni distretto, ed a Salerno con una struttura dedicata a Capitolo San Matteo ed una a piazza Amendola effettuiamo alle persone che stanno arrivando alla spicciolata prima l’iscrizione, poi il tampone e poi ancora le vaccinazioni, da quella per il covid alle altre obbligatorie in Italia”. Ad oggi di tutti i profughi giunti in Italia solo una decina sono risultati positivi al covid, segno questo che fortunatamente non vi è nessun rischio di focolai all’interno della comunità “Molti di loro si sono già recati presso i centri vaccinali e si stanno vaccinando, – ha spiegato Arcangelo Saggese Tozzi – ad Angri abbiamo attivato una struttura che contestualmente fa l’iscrizione, il tampone e la vaccinazione. A 30 persone abbiamo fatto tutto contemporaneamente”. Sul fronte covid il nuovo invito del dottor Saggese a non abbassare la guardia. Negli ultimi giorni infatti il referente dell’Asl conferma un aumento dei contagi, ma spiega che questo non è una conseguenza dell’arrivo dei profughi “E’ importantissimo continuare a rispettare le regole. Dobbiamo prendere atto che negli ultimi giorni, e non
è correlato con l’arrivo degli stranieri, c’è un incremento della positività. Siamo passati dal 10-12% al 17%. Questo ci dice, lo ribadisco, che dobbiamo continuare a rispettare le regole, a mantenere l’uso della mascherina ed il distanziamento. Ma soprattutto – aggiunge Saggese – insistere sulla vaccinazione nella fascia pediatrica, quella dove al momento si sono registrati il minor numero di vaccini fatti. Perchè non dobbiamo dimenticare che cluster più importanti sono quelli in cui c’è aggregazione comunitaria, ovvero nelle scuole, nelle palestre, nelle famiglie. Stare insieme 15/20 persone senza rispettare regole e procedure è un rischio. Perchè nonostante si è vaccinati il virus, anche grazie alle mutazioni che si stanno avendo continui a circolare e colpisca anche chi ha le tre dosi. Il lato positivo è che non abbiamo una pressione forte sugli ospedali ma se i numeri aumentano rischiamo. È fondamentale, quindi, fare un ultimo sforzo per la vaccinazioni. Noi stiamo notando una certa flessione e, invece, è importantissimo completare il ciclo vaccinale per aumentare la capacità di protezione della popolazione. La somministrazione della quarta dose di vaccino al momento resta solo per i soggetti fragili, ovvero quelle con un sistema immunitario compromesso, ma in base all’evoluzione della diffusione del virus, nei prossimi mesi si potrebbe anche decidere di estendere la quarta dose per tutti. Diciamo che tra ottobre e novembre ci dovremmo aspettare o le quarte dosi o un nuovo vaccino, innovativo per tutti, perchè sicuramente con l’inverno il virus tornerà a circolare. Pertanto dobbiamo essere pronti ed agire per tempo, onde evitare di ritrovarci in una situazione simile a quella dello scorso inverno”.
L’Augusteo chiude come Hub e riaprirà a breve come teatro “Il nostro ringraziamento va ai medici, ai paramedici e a tutto il personale che ha svolto una funzione di altissimo valore civile, con abnegazione e con capacità”. Così il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, sulla chiusura, ieri dell’Hub vaccinale presso il Teatro Augusteo “L’Asl ci ha comunicato che intende dismettere il centro vaccinale all’Augusteo, ne abbiamo preso atto, lo libereremo e restituiremo in tempi brevi alla città anche il cinema – teatro di grande importanza per manifestazioni importanti di spettacolo. – ha detto ancora il sindaco di Salerno – Naturalmente la pandemia ancora flagella la nostra nazione, anche se si sono attenuati in un modo vistosissimo i ricoveri, i decessi ed anche i contaggi, soprattutto grazie alle vaccinazioni, che qui a Salerno abbiamo somministrato a gran parte dei nostri concittadini. Queste hanno messo tutti noi a riparo dagli esiti gravi della malattia. Ora abbiamo una criticità, la guerra in Ucraina farà venire molti profughi sui nostri territori. - ha concluso poi Napoli – Con l’Asl abbiamo organizzato un track per verifiche e tamponi. Abbiamo problemi abitati per il quale stiamo aspettando delle risposte. Stiamo cercando di fare una rete che in qualche modo possa corrispondere a quanto sta accadendo nel mondo”. Patto semplificazioni, stop
alla burocrazia difensiva “Se vogliamo davvero limitare gli effetti di una burocrazia eccessivamente difensiva nel nostro Paese, bisogna lavorare a una riforma che riporti definitivamente nei giusti ambiti le responsabilità penali dei funzionari della Pubblica Amministrazione. Distinguendo nettamente tra le fattispecie penalmente rilevanti nel momento in cui si contravviene a norme riconducibili a fonti primarie, e quelle riconducibili alla discrezionalità dei funzionari per le quali deve intervenire la stessa PA. Un percorso lungo e tortuoso che è l’unica via d’uscita affinché la burocrazia difensiva ceda il passo a quella consapevole”. Questa la proposta formulata da Catello Vitiello (già presidente della Commissione Giustizia della Camera e parlamentare di Italia Viva), nel corso del webinar “Un macigno sulla PA: il peso delle responsabilità. Non si semplifica se i dirigenti hanno paura di firmare” promosso dalla Cassa di previdenza dei Ragionieri e degli Esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. “L’esempio del reato di abuso d’ufficio contemplato dall’art. 323 c.p. è molto esemplificativo. Nato come norma di chiusura per dare dignità alla PA – ha proseguito Vitiello -, nel corso del tempo è stato modificato al punto tale che non si è negato davvero a nessuno diventando una fattispecie patologica della pubblica amministrazione. Un messaggio profondamente sbagliato parzialmente attenuato dalla recente riforma del 2020 che ha portato un indubbio miglioramento slegando il momento della rilevanza penale dalla violazione tout court della norma”. Ad approfondire il tema sull’eccesso di burocrazia ci ha pensato Gianluca Cantalamessa (deputato della Lega in Commissione Finanze a Montecitorio): “Una delle più grandi storture della PA in Italia è che potere e responsabilità dovrebbero viaggiare di pari passo e invece ciò non avviene determinando accentramenti di potere, da un lato, e decentramenti di responsabilità dall’altro. La burocrazia difensiva rende il Paese meno appetibile sia per gli investitori stranieri che
per le aziende di casa nostra. I problemi sono evidenziati da numeri che si commentano da soli, partendo, ad esempio, dal processo di digitalizzazione dei servizi. Il 45% degli enti pubblici non ha un responsabile per la transizione digitale mentre il 53% dei portali della PA sono solo siti vetrina. Della parte restante – ha osservato Cantalamessa – solo il 13% consente il pagamento on line. In questa situazione il ‘non fare’ diventa premiante in un Paese dove negli ultimi 5 anni le cosiddette semplificazioni hanno portato 53 nuovi obblighi. Non è un caso che tra le priorità indicate dall’Ocse si siano proprio la riforma della PA, quella fiscale e quella della giustizia. Carenza di infrastrutture, costi energetici e incertezza del diritto sono le principali cause della perdita di investimenti in Italia”. Secondo Vincenzo Presutto (senatore del M5s in Commissione Bilancio di Palazzo Madama): “La PA mai come in questo momento è osservata speciale. Bisogna agire sulla ratio di base che alimenta la burocrazia difensiva cambiando radicalmente impostazione. Ad una pubblica amministrazione tutta incentrata su se stessa si sta progressivamente perdendo il punto di vista fondamentale: garantire i servizi essenziali ai cittadini. Quando si concentrano le attività avendo come punto di riferimento i dipendenti – ha aggiunto Presutto -, si ottiene un concentrato di responsabilità individuali che esonera, al tempo stesso, quella della struttura nel suo insieme. Nel settore privato, quando si parla di digitalizzazione, si fa riferimento a una riorganizzazione per processi e non per procedure. Portando questo metodo nella PA i cittadini avranno maggiore possibilità di vedere garantito il loro accesso ai servizi. Se, al contrario, le amministrazioni non dialogano tra loro e non hanno una interoperabilità si ottiene solamente la proliferazione di centri di potere separati e in lotta tra loro. La stratificazione normativa, poi, fa tutto il resto”. Sulle responsabilità dei funzionari pubblici si è soffermato Galeazzo Bignami (parlamentare di Fratelli d’Italia nella Commissione Finanze della Camera dei Deputati): “Un approccio eccessivamente spinto verso la burocrazia difensiva sta
causando un processo inarrestabile di deresponsabilizzazione che viene scaricata puntualmente su cittadini e imprese. Se da un lato bisogna agevolare i funzionari sburocratizzando l’intero sistema, meno carta, meno passaggi e meno norme che uno si può trovare a violare. D’altra parte è innegabile che proprio in piena emergenza pandemica proprio questa categoria ha usufruito di tante tutele in più rispetto agli imprenditori e ai liberi professionisti e non può essere che le garanzie non operino quando c’è da partecipare al rilancio del sistema Paese. Va detto con chiarezza – ha rimarcato Bignami – che nessuno ha costretto i funzionari pubblici a fare i concorsi, ben sapendo che, insieme alle possibilità di prospettiva di carriera, ci sono anche responsabilità da assumersi. Il terrore della firma non può essere una giustificazione valida. Il Pnrr può essere uno strumento adeguato a superare tutto questo a patto che sia accompagnato da operatività verticali che taglino le burocrazie”. Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Claudio Cavallo (commercialista e revisore legale dell’Odcec Cuneo) e Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Il tema delle semplificazioni deriva dalle tante sollecitazioni emerse nel corso dei forum e degli incontri tecnici. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio mantra. Tuttavia di semplificazioni si parla dal 2012 a far data dal quale ogni anno è stato licenziato un testo diverso. Il risultato è stato un affastellarsi di norme che frena la ripartenza dell’Italia e la sua concorrenzialità con i competitor europei e mondiali, alimentando il fenomeno della burocrazia difensiva per la quale non facendo non si corrono rischi. Lo ‘sport’ principale – hanno evidenziato – sembra essere diventato quello di chiedere pareri infiniti prima di decidere e poi rimandare; non fare nulla senza esplicite direttive superiori per evitare di incorrere nelle trappole della iperproduzione di regole che generano innumerevoli rischi di errori e violazioni. Pensiamo alle incredibili vicissitudini del codice degli appalti: nel 2016 il legislatore promulgò questo testo unico composto da 222 articoli. Ad oggi ha già subito 818 modifiche. Il solo
articolo 36 è stato modificato già sedici volte, quattro in un solo anno. E’ ovvio che l’operatore della PA resti ‘congelato’ dal timore di incorrere in violazioni di legge preferendo non adottare alcun provvedimento. L’Italia è malata di burocrazia. Lo sforzo enorme che va fatto è quello di riportare il significato di questo termine, oggi dispregiativo, al suo significato originale: una organizzazione di persone e risorse destinata all’ottenimento di fini condivisi”.
Puoi anche leggere