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Salvatore Emblema al Museo e Bosco di Capodimonte Inaugura giovedì 26 maggio alle ore 11.00 e sarà visitabile fino al 30 ottobre 2022, presso il Museo e Real Bosco di Capodimonte, una della più ampie mostre personali, se non la più grande in un museo pubblico dedicata all’artista Salvatore Emblema nato a Terzigno nel 1929 e scomparso dopo una vita intensa dedicata alla pittura, all’insegnamento e all’arte nel 2006. La mostra “Salvatore Emblema”, è a cura del direttore del Museo di Capodimonte Sylvain Bellenger, ed è stata realizzata con il supporto scientifico del Museo Emblema che ha sede a Terzigno e del suo archivio, con la collaborazione dell’Associazione Amici di Capodimonte Ets.
Si tratta di una mostra diffusa, che si muove dal Museo per attraversare con le tele e con le installazioni in legno altri luoghi del Real Bosco. Al secondo piano del Museo i quadri trovano spazio nella sala da anni ormai destinata agli “Incontri Sensibili” per occupare anche alcune pareti del terzo piano nella sezione di Arte Contemporanea. Nel Bosco le opere di Emblema vengono allocate nel Cellaio e nei relativi spazi esterni. Nella sua vita artistica, Emblema di muoverà verso Roma, poi in Francia e in Inghilterra, e approderà presto in America dove nel gruppo della scuola di New York il suo punto di riferimento sarà Rothko, uno dei grandissimi della pittura del secolo scorso. Anche per Rothko il quadro doveva essere il luogo dove spazio e tempo, unificati, erano ad un tempo interamente simbolici e interamente visibili. Il lavoro di Emblema è pittura non dipinta. (G. Carlo Argan, Estratto dall’Espresso del 22 aprile 1979). La materia, la materia grezza della tela, il colore e lo spazio sono gli elementi della pittura che lo hanno sempre interessato che egli ha portato sempre a nuovi sviluppi. Dalle prime opere di ruvida tela, sfilata, detessuta ..è passato a una fase che mi sembra ancora la sua più bella perchè interviene il colore..E il colore che dopo le prime opere di tela pura, monocrome, si è venuto continuamente approfondendo e arricchendo, raggiunge nuove intensità e nuove gamme. (Palma Bucarelli, Roma 24 marzo 1991).
TORNA IL FASHION GOLD PARTY 10TH ANNIVERSARY CON PARATA DI STELLE A VILLA RUGGIERO Un grande anniversario che sarà celebrato con una serata davvero speciale e ricca di sorprese: il Fashion Gold Party, al suo decimo anniversario, ideato ed organizzato da Alfonso Somma, patron di Moda Gold, agenzia specializzata in cinema, moda, spettacoli ed eventi, e dal modello e attore Nicola Coletta. Appuntamento il prossimo 3 giugno 2022, dalle ore 18, a Villa Ruggiero a Brusciano (via Guido De Ruggiero, 54), alle falde del Vesuvio. Ovviamente, ci saranno gli Chef Executive Francesco Esposito e Gennaro Romano, che prediligono i prodotti territoriali. Anche stavolta, li rivisiteranno, aggiungendo con il loro contributo valore alla kermesse. A presentare saranno il volto tv Roberta Scardola e Nicola Coletta, top model partenopeo e attore, vestiti rispettivamente da Iovino Couture e da Rousé. Dopo il cocktail di benvenuto, si passerà al red carpet,
quindi le interviste, le sfilate e le premiazioni. Per questa particolare edizione, saranno conferiti particolari riconoscimenti a personaggi del mondo dell’arte, della canzone, della televisione: Riccardo Polizzy Carbonelli, volto amatissimo di Un Posto al sole grazie alla sua interpretazione di Roberto Ferri, un imprenditore senza scrupoli, che interpreta dal 2001 nella soap opera italiana più longeva, ma anche attore di cinema e di teatro, la star internazionale Montserrat Alcoverro, seguitissima e amatissima in Italia per il ruolo di Donna Ursula Dicenta, la perfida e cattiva della soap spagnola Una Vita; per l’occasione, sarà vestita da Mersì Couture, Sofia Piccirillo, giovane e brava interprete di Bianca in Un posto al sole, attrice emergente e talentuosa; Valeria Cavalli, affascinante attrice italiana, volto famoso anche in Francia e noto dal punto di vista cinematografico, teatrale e televisivo, che sarà vestita da Sartoria Sonsoles, Niccolò Centioni, uno dei divi de I Cesaroni, che, dopo un periodo di assenza dallo schermo, ritorna al piccolo schermo con una serie di sicuro successo; Monica Sarnelli, cantante e raffinata interprete della melodia napoletana classica e moderna; l’attrice Marina Crialesi, vestita da Iovino Couture e l’imprenditore Nicolò Zenga – sposati e presissimi da una bella storia d’amore che non tralasciamo comunque gli impegni professionali – Enzo Attanasio, attore e comico italiano, volto noto televisivo e teatrale. Ci saranno pure vari professionisti nel settore, della moda e del mondo dello spettacolo: stilisti, giornalisti, fotografi, fashion blogger, modelli, modelle, attori, attrici, personaggi dello star system nazionale ed ex premiati. Intermezzi musicali a cura del cantautore Antonio Petrosillo, sempre più popolare tra il pubblico. Gli invitati potranno ammirare i capi dell’ ischitano Piero Camello, che presenterà le sue creazioni, uniche ed originali, per ogni donna: abiti d’Alta Moda esclusivi, da cerimonia, da sposa, da cocktail,
ultimamente pure a Dubai; Mersì Couture di Maria Longobardi, che ama fondere le sue passioni per realizzare capi sartoriali esclusivi ed elitari, realizzati con materiali di particolare qualità; Sartoria Sonsoles, abiti da sposa e cerimonia su misura e quelli personalizzati per soddisfare le aspettative di ogni donna; Imperatrice Sartoriale e il suo elegant shopping, incentrato sulla produzione di capi ed accessori maschili made in Italy, scelta accurata di tessuti di qualità; Iovino Couture per donna e uomo, con la sua raffinatezza e charme: stoffe selezionate, colori alla moda, intarsi di pizzo, trasparenze e ricami; La Box Fashion Lab di Giovanna Panico, stilista storica, artigiana di moda, votata alla moda sopra le righe, con i suoi kaftani originali e unici: più che tuniche, un autentico stile di vita; i costumi Tarta Swim Wear, marchio campano, con collezioni swimwear per lei e per lui, audaci e originali, alla quale si affianca una linea luxury; Alessandra Pirone Jewels con i suoi gioielli da donna, personalizzabili. Capsule collection nel corso della serata: il brand di pellicceria, MI di Marianna Ilardo, creazioni eleganti, moderne, colorate e di tendenza, in pelle e camoscio, impreziosite da pietre e tagli originali; la Fashion Chic by Lena & Cinziacon con la sua collezione femminile chic; la sartoria artigianale Rousè di Domenico Perrotta, che con ingegno e passione realizza magnifici abiti su misura; Anlia, ovvero lo stilista procidano Antonio Lamina e la sua moda talentuosa e fantasiosa, con abiti molto particolari, che presentano elementi tipici dell’ isola; La Cappellaia Matta con i suoi copricapo, borse e bijoux unici di madreperla e pietre naturali; Omega Rental Srl, noleggio auto di lusso; Mag Academy Innovation Hair Academy, coadiuvata da Giuseppe Di Fusco Cotril e Stile Libero; Sofia Raffo Make Up. Premi realizzati dalla ditta vietrese Ceramica Iovine, dipinti e decorati a mano. Coreografe a cura di Stefania Maria; ufficio stampa: Antonio
D’Addio, giornalista, in collaborazione con l’agenzia Massmedia Comunicazione di Sante Cossentino. Media partner ViewPoint edit by Creativityecom Agenzia di grafica, design, multimedia, programmazione, marketing, media planning, collaborazione e ufficio stampa Silvia La Penna, Radio Studio Emme, storica emittente specializzata in musica e cultura napoletana, fondata dalle sorelle Annamaria e Susy Viscardi, foto ufficiali di Gennaro Piscopo. Nel corso della serata, degustazioni di Babà Re, e vino di Vincenzo Matrone di Matronae, Boscoreale; la torta sarà realizzata dal pluripremiato chef patissier Francesco Balestra de “La Delizia Gelateria Pasticceria” (Via Ferrovia dello Stato 6, a Ottaviano). Dress Code: Elegante Entrata solo con invito e mascherina. Teresa Lucianelli TuffOlio 2022 sceglie Villa
Imperiale Napoli. Evento strettamente riservato e solo su invito, quello di Tuffolio, dedicato all’olio extravergine di oliva italiano, che prevede la presenza di selezionati operatori del settore. Ad ospitarlo lunedì 23 maggio, dalle ore 18, sarà la raffinata Villa Imperiale, sulla scogliera di Marechiaro, location d’eccezione affacciata sul mare che sorge a ridosso della storica scogliera nel caratteristico borgo marino di Posillipo, dalla quale si gode un’incredibile vista che giunge fino all’Isola di Capri e alla Penisola Sorrentina. Tuffolio degli Artisti del gusto, è un percorso wine e food a tema, a firma della sua ideatrice, Angela Merolla, che porrà all’opera tanti maestri dei fornelli e dei forni. Ciascuno chef, pizzaiolo, pasticciere, sarà abbinato ad un frantoio e unicamente con quello specifico olio evo preparerà una pietanza tradizionale o innovativa esclusiva, armonizzata dagli eccellenti oli italiani presenti, a testimonianza di storia e usanze di territori diversi, con il prezioso bagaglio identitario che riconduce alla regione italiana d’appartenenza, con le sue caratteristiche peculiari, nell’ambito del settore olivicolo italiano quale patrimonio economico quanto sociale, particolarmente importante per l’Italia. I frantoi presenti proporranno agli invitati degustazioni tecniche e degustazioni all’italiana. A partire da quest’edizione, le aziende partecipanti a TuffOlio, che sono state selezionate in riferimento alla notevole qualità dell’olio evo prodotto, riceveranno un premio
di partecipazione che premia gli sforzi e i meriti produttivi di ogni azienda: una statuina di forma moderna e stilizzata, creata da Francesco Conte artist. L’agenzia Zebby animation Events e balloon di Napoli, curerà la direzione artistica, gli allestimenti del percorso degustativo. La kermesse verrà presentato da Edda Cioffi che modererà pure la cerimonia di premiazione. La buona musica di “Son Music Live” impreziosirà il percorso di sapori italiani, con particolare riferimento alle eccellenze della Campania. In particolare, saranno gli chef di Villa Imperiale, ad inaugurare la manifestazione: prepareranno infatti con un piatto appositamente realizzato per TuffOlio. Per gli intervenuti, vi sarà un variegato percorso enogastronomico focalizzato sul rinomato olio extravergine d’oliva italiano di alta qualità. Armando Giuseppe Mandile “Sotto chi tene core”. Il
nuovo album de La Maschera Uscirà il prossimo 13 maggio il nuovo attesissimo album della band partenopea “La Maschera”, con ben 9 inediti. Il disco è già stato anticipato dall’uscita dei brani “Sotto chi tene core”, che da titolo all’album, “‘A cosa just mai fossi” e “Se mai foss”. «Storie di resistenza, di sentimenti profondi, di gente normale e della loro poesia – racconta Colella, frontman della band. Penso all’amore tra Mirella e Felice Pignataro, da cui nascono il GRIDAS, il carnevale di Scampia, la controscuola. Penso alla vita straordinaria di Thomas Sankara, mai abbastanza ricordato. A grandi amori e grandi ripensamenti. A gesti eroici di uomini semplici. Agli invisibili di tutto il mondo. Penso a loro, al loro grido di battaglia: quattro parole simboliche, un invito a farsi avanti: SOTTO CHI TENE CORE». Tutti testi che parlano di riscatto sociale e sentimentale, un invito ad alzare lo sguardo e farsi avanti. Storie vere, dove l’urlo di chi non ha voce diventa grido di battaglia. La band si esibirà domani sera, al Teatro Augusteo alle ore 21,00 per un grande concerto già sold out, già programmato a gennaio ma posticipato a causa Covid. Non vediamo l’ora di sentirli cantare. Guarda e ascolta: ‘A cosa justa: https://youtu.be/rElNos7tJR8
Se mai fossi (con Vitorino Solomé): https://youtu.be/hW5nyj–rX8 Sotto chi tene core: https://youtu.be/zqSWBeniDU0 “Sotto chi tene core” il nuovo progetto musicale de La Maschera Cover del nuovo inedito: “Sotto chi tene core” E’ uscito oggi il nuovo inedito del gruppo napoletano “La Maschera” dal titolo “Sotto chi tene core” etichetta: Full Heads
Il brano anticipa il terzo album di inediti in uscita a maggio 2022, e va a raggiungere “‘A cosa justa”, struggente ballata su un amore perduto, e “Se mai fossi”, cover del brano “Se tu és o meu amor” di Vitorino, leggenda della canzone popolare portoghese che ha voluto partecipare con band partenopea sia alla registrazione del brano sia alla data napoletana del tour. “Sotto chi tene core” racconta quanto fondamentale sia il riscatto sociale ed emotivo, miscelando rock, canzone d’autore e world music. Un invito al farsi avanti a cuore aperto, a un impegno consapevole, che culmina musicalmente in una strumentale esplosiva. «Quando scrissi “Sotto chi tene core”pensavo a come far incontrare le anime del nuovo disco… pensavo a Thomas Sankara, a Pasquale, a un amico perduto, ad un amore fatto di passione e perseveranza, a Mirella e Felice Pignataro, alle forme di libertà – racconta Roberto Colella, frontman de La Maschera. Ogni cosa mi raccontava una storia di riscatto sociale e sentimentale, un invito ad alzare lo sguardo e farsi avanti. Storie vere, dove l’urlo di chi non ha voce diventa grido di battaglia. Ecco, oggi esce “l’introduzione” di questo nuovo capitolo… un pezzo di cuore che non vedo l’ora di suonarvi dal vivo!». Il prossimo concerto della band è previsto per l’11 maggio 2022 al Teatro Augusteo di Napoli Ascolta “Sotto chi tene core” su tutti gli store digitali: https://bfan.link/lamaschera-coming-soon Segui il gruppo su seguenti canali: FB: https://www.facebook.com/lamascheraofficial IG: https://www.instagram.com/lamascheraofficial/ YT: https://www.youtube.com/channel/UCn1YI5EaewgYWtd9ANS-hlA
Le “Immersioni nell’arte” presentano una brocchetta in agata sardonica. La preziosa brocchetta in agata sardonica della Collezione Farnese sarà la protagonista della rubrica social “Immersioni nell’arte”, curata dai Dipartimenti Comunicazione del Museo e Real Bosco di Capodimonte e della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” che fonde contenuti storico-artistici con informazioni di biologia marina. La brocchetta è stata individuata nell’inventario parmense del 1708, tra le opere della Galleria delle cose rare della raccolta Ducale di Parma, alla voce: “un vaso d’agata sardonica con fogliami tagliati con 5 legature lavorate d’oro smaltato e una serena d’oro smaltato con rubini in tutto 13, smeraldi n. 5 … vi manca suo manico”. Risulta poi registrata in un elenco, nella cassa B, presumibilmente del 1736, relativa al trasporto delle opere
d’arte da Parma a Napoli. Trattasi degli invii di oggetti facenti parte della collezione Farnese che Elisabetta, ultima discendente della nobile famiglia, invia a suo figlio Carlo di Borbone, in vista della sua incoronazione a re di Napoli e delle Due Sicilie. Giunto a Napoli, e poi esposto verosimilmente nel nuovo palazzo di Capodimonte, l’oggetto non è mai menzionato nelle guide settecentesche, né dai viaggiatori stranieri che visitavano la nuova reggia in collina. Nel 1798, giudicandolo un pezzo di grande valore, Ferdinando IV lo portò con sé a Palermo, insieme agli altri oggetti più preziosi della collezione di famiglia, come attesta l’inventario palermitano del 1807, in cui è già descritto come monco in una parte alla base del piede. Dopo il rientro dei Borbone a Napoli, l’oggetto è esposto nel Gabinetto degli Oggetti preziosi nel Real Museo Borbonico, l’attuale Museo Archeologico, occupando un posto di primo piano. Alla metà dell’Ottocento viene persino attribuito alla bottega di Benvenuto Cellini. Ha la forma tipica dell’anfora greca da vino, l’oinochóe, ed è scolpita in un unico blocco di agata sardonica impreziosita da cinque fascette d’oro; quella che orna l’imbeccatura reca una decorazione smaltata a motivi vegetali. Altre decorazioni a smalto sono poste al collo, al nodo, e alla base del piede. In particolare, al collo sono incastonati sei rubini alternati a
fiorellini di smalto verde; al nodo ci sono quattro rubini e decorazioni a smalto bianco; alla base, ci sono quattro rubini, tre schegge di rubini e sei di smeraldi, alternati a piccole decorazioni a smalto. La fascetta d’oro all’estremità inferiore presenta una decorazione incisa; nella parte centrale della brocca c’è una sirena di smalto, dalla coda biforcuta che si attorciglia attorno alle sue braccia; all’attacco delle due code sono incastonati tre rubini e uno smeraldo. Il corpo del vaso è inciso ad arabeschi ed il collo è a baccellature, manca un pezzo alla base del piede. Vasi come questo sono frequenti nelle importanti collezioni cinquecentesche; nel corso del Rinascimento, l’Italia settentrionale, soprattutto Milano, vide fiorire una vasta industria della lavorazione delle pietre dure. I committenti di quel tempo ordinavano alle botteghe milanesi notevoli quantità di vasi in pietre e cristallo di rocca. Quelle più note, erano le botteghe dei Miseroni e dei Saracchi, attive nel Tardo Rinascimento e Primo Seicento. L’opera potrebbe essere stata realizzata proprio a Milano, intorno alla seconda metà del Cinquecento, più ostico darne l’attribuzione all’una o l’altra famiglia di intagliatori. Le legature in oro e gemme, invece, erano spesso eseguite da altri artigiani, orafi e cesellatori, spesso fiorentini e nord europei, così, questa tipologia di oggetti preziosi, finiva per diventare il risultato di uno stile internazionale di corte, più che un bel manufatto del singolo artista. In quest’opera l’elemento decorativo principale è una sirena, ma come è nata questa figura leggendaria? Per cominciare va fatta chiarezza. Le sirene sono figure della mitologia greca che si discostano molto dall’immagine che le rappresenta come donne-pesce. Nel mito classico, infatti, erano raffigurate come metà donne e metà uccelli. Esse incantavano gli uomini, marinai che, attratti dai canti, provavano a sbarcare sulla loro isola, naufragando. Esistono degli uccelli pelagici, le berte, che emettono un richiamo umanoide, simile ad un pianto
di donna. Questo verso viene emesso in pieno buio, nelle notti senza luna, in prossimità degli isolotti disabitati, su cui questi uccelli nidificano. Ai tempi dell’antica Grecia il canto notturno di questi uccelli marini avrà certamente sedotto i marinai ed ispirato poeti che hanno dato vita al mito delle sirene per metà donne e per metà uccelli. Ma quando le sirene hanno perso le ali e messo la coda? Le ipotesi sono due: la prima è da attribuirsi alla diffusione del Cristianesimo che associava questi esseri mitologici al male e, quindi, non degni di possedere le ali, che erano prerogativa degli angeli. La seconda ipotesi addebita il drastico cambio nell’iconografia delle sirene ad un errore di trascrizione. La differenza tra pinnis (pinne in latino) e pennis (penne) in effetti è minima e l’errata trascrizione di qualche amanuense avrebbe potuto indurre il disegnatore di un bestiario medioevale latino a dare alle sirene l’aspetto delle donne-pesce che oggi conosciamo. Anche altri animali hanno alimentato le leggende sul conto delle sirene, i sirenidi appunto! Il primo a descriverli fu Cristoforo Colombo il 9 gennaio del 1493 nel suo diario di bordo verso Española: “ Ho visto tre sirene emergere dall’acqua. Ma non sono così belle come le dipingono …” si riferiva ai lamantini, mammiferi perfettamente adattati alla vita acquatica caratterizzati da capezzoli in posizione ascellare che, in fase di allattamento, possono ricordare un seno di donna.
Flo in concerto al Macadam con “Brave Ragazze” Si terrà il prossimo sabato 29 gennaio, ore 21,30 il concerto che apre il tour di di Flo con “Brave Ragazze” al Macadam, Via Carceri Vecchie 10, San Giorgio a Cremano. L’idea di realizzare “Brave ragazze” nasce dalla lettura del racconto “Le donne muoiono” di Anna Banti. La storia è ambientata nell’iper-futuro dove, a causa di un morbo detto “seconda memoria”, gli uomini vivono tante vite e le ricordano, mentre le donne sono condannate a vivere una vita soltanto. Gli uomini immortali perdono interesse nei confronti della vita, mentre le donne, certe della loro morte, si dedicano all’arte e godono di ogni attimo terreno. Sarà la musicista Agnese a conquistare la seconda memoria e con essa la certezza di poter rinascere. «Brave Ragazze è il mio primo disco da interprete – racconta Flo. Quando canti ciò che scrivi sai già la verità, sai già come sono andati i fatti. Sai tutto. La sfida è prendere questo tutto e portarlo fuori perché possa appassionare le persone. Qui è stato diverso. Ho dovuto indagare le storie che hanno generato queste canzoni, immaginare traiettorie e motivazioni altrui. Ho dovuto scoprire il tutto di qualcun altro, riempirlo di un
significato mio, di una mia verità. Spero di esserci riuscita». Melodie emozionanti, ma soprattutto espressioni di un punto di vista femminile, quanto mai indomabile e coraggioso. Tra le “Brave Ragazze ”c’è Leda Valladares, la cantante argentina che registrò canti e preghiere dei “descamisados” perché non andassero perduti e finì i suoi giorni malata di Alzheimer; Gabriella Ferri, la giovane di Testaccio, ironica e sofferente; Violeta Parra, con la sua passione e il suo sacrificio; Gilda Mignonette, la Regina degli emigranti, morta in mare durante la traversata da New York a Napoli, dopo aver espresso il desiderio di morire nella propria città natale e poi ci sono donne di fantasia raccontate nei brani originali. Il tour proseguirà con le date di Modena (4 febbraio, La Tenda) e Roma (18 febbraio, Auditorium Parco della Musica). Web: www.flo-official.com? YouTube: Flo Official YouTube Channel FB: www.facebook.com/flo.official
Un Museo Forense a Santa Maria Nova. Foro Romano tra restauri di pregio e celebrazioni per Giacomo Boni. Non è poi così frequente che nello stesso periodo un monumento diventi oggetto di una articolata serie di interventi di natura pubblica e privata, di restauro e tutela, di accurata ricerca, progettazione e allestimento, e che questi interventi siano tutti di elevatissimo pregio. Quando questo accade a Roma, capitale di una nazione dal patrimonio artistico, storico e archeologico eccezionale, l’evento assume un rilievo che supera i confini nazionali, e acquista un interesse prioritario per il pubblico dei musei. Questo è il caso del complesso museale del Foro Romano nel Parco Archeologico del Colosseo che è stato riaperto al pubblico al termine di un ciclo di lavori che hanno visto la conclusione alla fine del 2021, nel mese di dicembre. Così, dopo un restauro durato 15 mesi e sponsorizzato in privato dalla Maison Fendi, e che ha riguardato sia la parte architettonica e sia quella decorativa, nonché la parte relativa all’illuminazione, il Tempio di Venere – tempio che Adriano volle dedicare alla dea Venere e alla dea Roma – è di nuovo visitabile nella interezza delle sue due celle, accessibile anche nell’area della cella di Roma, per anni chiusa alla visita del pubblico.
Accanto a questo restauro, una mostra e l’allestimento di uno spazio museale, un nuovo Museo Forense, raccontano e celebrano la vita e il lavoro di Giacomo Boni (Venezia, 1859 – Roma, 1925) proprio nei luoghi nei quali l’archeologo e architetto operò principalmente, nei suoi anni romani. Una mostra diffusa su diverse aree dei Fori, tra il complesso di Santa Maria Nova, anche nota come chiesa di Santa Francesca Romana, il Tempio di Romolo, Santa Maria Antiqua e le Uccelliere Farnesiane, zone che ruotano intorno al lavoro e ai successi di Boni che, all’inizio del Novecento, scavò nel Foro Romano e nel Palatino. “Tenere uniti la tutela e il patrimonio – spiega il Ministro della Cultura Dario Franceschini in conferenza stampa in occasione della inaugurazione dei nuovi spazi museali e di esposizione – è stato l’obiettivo di Giacomo Boni, che possiamo considerare un precursore dell’articolo 9 della nostra Costituzione. Il tutto oggi mostrato al pubblico dopo un lungo impegno, che ha visto l’utilizzo dunque, di risorse pubbliche e di contributo privato, secondo una riuscita strategia attuata dal Ministero negli ultimi anni che vede per tanti progetti la necessaria integrazione tra pubblico e privato”. Archeologo dal metodo stratigrafico, Giacomo Boni arriva a Roma con l’esperienza dei cantieri di Venezia. Innovatore e ricercatore illuminato utilizzerà una mongolfiera per scattare immagini aeree del Foro Romano, secondo una nuova modalità di documentazione e comunicazione dello scavo, che vuole restituire con le immagini una visuale d’insieme delle scoperte e dei reperti. “Mosso da una forza
che prima non avevo – dirà – mi misi in cammino. Ho nella platea del Foro tutto un libro chiuso da leggere“. Alfonsina Russo, Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, nel corso della inaugurazione degli spazi, avvenuta il 14 dicembre 2021 sottolinea come per questo evento “il Tempio di Romolo, rappresenti il luogo nel quale si narra la vita dell’archeologo. Dove viene riproposta al pubblico una mongolfiera che imita quella usata da Boni; mentre nella seconda sezione, a Santa Maria Nova, la novità è quella di realizzare una sezione permanente, appunto il Museo Forense dove le sale possano raccontano le grandi scoperte di Boni”. A piano terra, affacciante sul chiostro, Giacomo Boni allestì il suo Antiquarium con le scoperte degli scavi romani. Le fotografie antiche di quegli spazi sono stati il punto di partenza e di ispirazione dello studio di architettura COR arquitectos e Flavia Chiavaroli che hanno curato la progettazione per la ristrutturazione delle sale e il percorso espositivo dell’Antiquarium. All’interno dell’esposizione itinerante e diffusa nei Fori “Giacomo Boni. L’alba della modernità”, queste nuove sale ospitano la sezione relativa alla attività archeologica forense di Giacomo Boni. Le sale si trasformano nel suo laboratorio grazie al restauro dei pavimenti policromi, già ricostruzione del Boni, delle porte e finestre di suo disegno ed alla rinnovata resa luminosa degli ambienti. Il paesaggio esterno torna così a contaminare gli spazi. Questi diventano una sequenza di “wunderkammer”, stanze delle meraviglie, che spiegano agli ospiti l’avventura di Boni all’interno del Foro attraverso un
sistema espositivo integrato, che evoca il momento dei ritrovamenti, ora raccolti ed esposti, quasi fossero cristallizzati, all’interno di grandi vetro-camere luminose. Un labirinto luminoso, fatto di vetri e di luce, che posa quasi fluttuando sul nuovo pavimento chiaro e che si sviluppa attraverso 3 sezioni: Protostoria e Arcaico con il Sepolcreto; le origini di Roma; il Foro come centro politico e religioso. Giacomo Boni riceve nei luoghi di vita e di lavoro del Foro i suoi ospiti internazionali, da Eleonora Duse a Gabriele D’Annunzio, a Colette. Viene denominato in quegli anni , “il Profeta”: Giacomo Boni è un vero e proprio “Vate”. 1. In mostra ancora, un cortometraggio realizzato con la collaborazione con l’Istituto Luce dona al pubblico le suggestioni e l’ambiente dell’epoca. Mentre, il Museo restituisce materiali che erano nei depositi – concetto attualissimo nella politica attuale del MiC – e che vengono riportati alla pubblica funzione. La mostra è stata curata da Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Andrea Paribeni con Patrizia Fortini, Alessio De Cristofaro e Anna De Santis. Si articola in quattro sezioni: la vita di Boni, nel Tempio di Romolo, l’attività archeologica e il Museo Forense nel Complesso di Santa Maria Nova, la scoperta della chiesa e del ciclo pittorico bizantino nella Santa Maria Antiqua e nella rampa domizianea, il contesto culturale e artistico del primo Novecento nelle Uccelliere farnesiane. La parte relativa alla esposizione
temporanea, resterà aperta al pubblico dal 15 dicembre 2021 al 30 aprile 2022. Il catalogo è Electa. “Qualificano la mia fede come un’allucinazione. Amo i monumenti più di me stesso” Giacomo Boni.
“Napoli Babilonia”. Presentazione alla Feltrinelli di Napoli Sarà presentato al pubblico martedì 30 novembre alle ore 18,00, presso La Feltrinelli di Piazza Dei Martiri a Napoli, “Napoli Babilonia” il terzo volume della saga “L’uovo di Virgilio”, edito Rogiosi Editore. Un nuovo avvincente lavoro di scoperta e narrazione del giornalista Vittorio Del Tufo e del fotoreporter Sergio Siano, che da anni battono la
città palmo a palmo a caccia del suo cuore esoterico e misterioso. Durante la presentazione interverranno Mirella Barracco, presidente fondazione Napoli Novantanove; e il giornalista Pietro Treccagnoli. Reading a cura dell’attore Andrea Fiorillo. I due popolarissimi giornalisti napoletani, autori della pagina domenicale “L’Uovo di Virgilio” sul Mattino presentano l’ultimo lavoro di racconti e leggende della città partenopea accompagnati da immagini spettacolari dopo anni di studi e di ricerca.”Vogliamo portare i Napoletani in giro tra le proprie ombre, a spasso tra i ricordi e le visioni di vite passate”, dicono Vittorio e Sergio. Ai lettori non resta che affidarsi a questa coppia di instancabili ‘esploratori’ urbani per viaggiare nello spazio e nel tempo, tra i misteri dell’archeologia, dell’esoterismo, della storia, dell’arte, dei culti perduti, della musica. Per superare le barriere del folklore e penetrare nel cuore incandescente della città-mondo. Il libro è disponibile già nelle librerie, su Amazon e negli store digitali Cittadinanza onoraria al
cantautore Michele Pecora Lo scorso venerdì 5 novembre ad Agropoli (provincia di Salerno), il consiglio comunale ha conferito la cittadinanza onoraria della città a Michele Pecora. La proposta era stata lanciata lo scorso agosto dal sindaco Adamo Coppola a margine di un apprezzatissimo concerto tenuto dal cantautore presso il castello angioino aragonese. L’idea fu accolta tra gli applausi del pubblico agropolese che, anche se a distanza, negli anni ha sempre seguito con interesse ed orgoglio la sua carriera. “Tutto è iniziato ad Agropoli…” – sorride Michele – “E’ raro se non unico immaginare che un ragazzo giovane che aveva lasciato la sua casa natia già da piccolo, poi arrivi al successo discografico nazionale, proprio grazie alla forza di quel ricordo, di quei sapori, di quegli odori. Quella terra mi aveva regalato la poesia e la forza della sua storia, del suo paesaggio, il senso di appartenenza… un punto di riferimento nella mia vita e nella mia carriera”. L’artista aveva scritto un brano in diletto cilentano un paio di mesi fa, il testo dipinge alcuni luoghi precisi di Agropoli e del Cilento e che per oltre 40 anni è stata la sua casa, la sua ispirazione. “Uscirà prossimamente,” – precisa – “era nel cassetto, in lavorazione, ma dopo questo sigillo, sono ancora più emozionato di poterlo presentare al grande pubblico e condividere con tutti… Sono un uomo fortunato per essere nato in questa magnifica terra di cui conservo oggi come ieri la poesia, l’emozione, la forza e il colore del suo mare, i suoni della sua gente che oggi, ancor di più, è anche la mia! Grazie Agropoli”.
Leonessa, la riapertura del Gran Bar Riviera a Napoli Ieri sera alle ore 19,00, si è svolta la serata inaugurale per la riapertura del “Gran Bar Riviera”. Lo storico bar di Napoli, rimasto chiuso per sette mesi a seguito del fallimento della precedente gestione, finalmente torna ad illuminarsi, e questo grazie al grande investimento del noto ristoratore Salvatore Leonessa, che ha saputo affrontare con grande determinazione tutte le difficoltà causate dal difficile momento strico dovuto all’avvento dalla pandemia. “Veramente grande coraggio e voglia di ricominciare – parla la figlia Mary Leonessa che gestirà il bar insieme al padre e la madre -. Durante il percorso intrapreso con questa scelta, abbiamo capito quanto questo bar fosse importante per i napoletani, quanto in ogni pezzetto delle loro vite fosse presente un ricordo condiviso con il Gran Bar Riviera. Non mi aspettavo tanto amore e calore per il bare questo ci ha fatto avvertire una grande responsabilità”. Salavatore Leonetti, 72 anni, e sua moglie Giulia hanno restituito ai napoletani uno dei loro luoghi cari, sperando possa restare aperto a lungo. Ospitando, nel tempo, ancora traffichi, storie, incroci, incontri e chiacchiere.
Tutankhamon. Viaggio verso l’eternità. La mostra al Castel dell’Ovo Sarà inaugurata domani, sabato 23 ottobre 2021 al Castel dell’Ovo di Napoli, “Tutankhamon. Viaggio verso l’eternità”. Un’esposizione di oltre 100 riproduzioni dei reperti più importanti trovati nella tomba di Tutankhamon, realizzati a Il Cairo in collaborazione con il Ministero delle Antichità Egizie, tra cui il trono d’oro, il carro da guerra, i sarcofagi, i vasi canopi e la famosa maschera d’oro, ed oltre 60 reperti originali provenienti dalla collezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Nel reparto dedicato alla mummificazione il visitatore potrà osservare e comprendere le varie fasi dell’imbalsamazione. L’esposizione sarà raccontata dallo scopritore della sepoltura, l’archeologo Howard Carter, interpretato da Bruno Santini, il cui ologramma, presente in vari punti della
mostra, è stato realizzato da Image Project. La mostra che porterà il visitatore nella storia attraverso la visita archeologica, sarà visibile fino all’8 maggio 2022. Info: www.tutankhamonintour.com
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