Rivista di inchieste teatrali - Titivillus
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Rivista Semestrale Anno XVI – numero 2 – dicembre 2010 Rivista di inchieste teatrali la spettatrice attratta dialoghi e testimonianze a cura di Laura Mariani e Maria Nadotti contributi di Maria Luisa Abate Anna Bonaiuto Isabella Bordoni Alessandra Cava Maria Consagra Silvia Gallerano Anna Leonardi Sandro Lombardi Spedizione in abbonamento postale – legge 662/96 art. 2 – 70 % DRT – DCB Licia Maglietta Ida Marinelli Ilaria Palermo Annalisa Sacchi Adelina Suber Laura Tarroni Serena Terranova dossier fotografico di Lisetta Carmi
Editoriale Discorso amoroso e corpo/persona Trasformazioni teatrali in prossimità della “spettatrice attratta” Prove di Drammaturgia Rivista di inchieste teatrali Indice Fin dalle prime uscite, «Prove» rileva con riflessioni, in- della scena l’uomo a cui rivolgersi e di cui prevedere le Dedicata a Claudio Meldolesi terviste e forum critici i processi culturali e creativi che si reazioni era soprattutto lo spettatore o il proprio partner Editoriale addentrano nei diversi livelli della composizione teatrale, scenico, per il resto, nel tempo delle prove, non c’erano Discorso amoroso e corpo/persona. accompagnandone gli sviluppi estetici e le reciproche in- maestri che potessero insegnare l’arte essenziale di sedur- Direttore Responsabile: Gerardo Guccini Trasformazioni teatrali in prossimità della “spettatrice attratta” terferenze. Per tale ragione, la tematica affrontata nel pre- re il pubblico e l’autore stesso tendeva a rientrare, come sente numero – l’ultimo programmato insieme a Claudio l’opera letteraria, del resto, fra i puri e semplici pretesti La spettatrice attratta Comitato di redazione: Fabio Acca (Univ. di Bologna), Meldolesi – costituisce al contempo un’evidenziazione e d’una esposizione potentemente incardinata all’identità di Laura Mariani e Maria Nadotti Marco Consolini (Univ. Paris VIII), Ilona Fried (Univ. di una verifica degli indirizzi generali della rivista. Le voci rac- teatrale dell’attrice. Tutto all’opposto, le nostre artiste con- Budapest), Gerardo Guccini (Univ. di Bologna), Marina DIALOGHI colte da Laura Mariani e Maria Nadotti consentono infatti dividono con il regista il processo della gestazione scenica, Sanfilippo (Univ. di Madrid), William Sauter (Univ. di con cinque attrici e un attore di confrontare le dinamiche della performance e della per- mentre, dal versante della platea, intercettano soprattutto Stoccolma) Il palcoscenico: un luogo da cui si guarda, incontro con cezione al modello “biologico” della creazione teatrale: me- – ancor più che le reazioni del pubblico femminile – le Maria Luisa Abate tafora di riferimento per «Prove di Drammaturgia», dove reazioni femminili del pubblico nelle quali si riconoscono Assistenti di redazione: Nicoletta Lupia La mia sola tecnica? La vita, incontro con Anna Bonaiuto vengono frequentemente indagate le relazioni fra i valori nella misura in cui ne sono conosciute. È un’elettività che Il corpo è veicolo, incontro con Silvia Gallerano biografici, le opere e le dialettiche che, tanto nelle sedi- s’aggancia all’esclusione dell’amore uomo/donna dagli ar- CIMES, Via Azzo Gardino 65a, 40122 – Bologna Il corpo emozionato della spettatrice, incontro con mentazioni formali che nei relativi processi di fruizione, si gomenti teatrali e alla sua sostituzione epocale con un’in- Tel. 051/2092400 – Fax. 051/2092417 Sandro Lombardi svolgono fra i linguaggi ereditati e le loro modificazioni. In trospezione affettiva in cui il corpo comunica le forze che La verità del gesto, incontro con Licia Maglietta altri termini, le identità dei teatranti, come abbiamo spesso lo rendono persona, esplicitando – per riprendere la sem- Library of Congress Washington: In veste di, incontro con Ida Marinelli avuto modo di osservare, disseminano le pratiche sceniche pre più attuale osservazione di Roland Barthes – l’«estrema Codice della Rivista L’ARTE DELLO SCATTO di “germi” che sviluppano tecniche, poetiche, idee, opere, solitudine» in cui versa, oggi, «il discorso amoroso»1. ISSN 1592-6680 (stampa) Incontro con Lisetta Carmi percorsi, repertori, lingue sceniche, testi. Maria Nadotti, in altro testo, ha spiegato questo processo ISSN 1592-6834 (on-line) Per la verità, Mariani e Nadotti non prefigurano risultati investigando la pittura di Frida Kahlo. Anche in teatro, TESTIMONIANZE di sorta, anzi, conducendo l’indagine sulla “spettatrice” possiamo dire con le sue parole, il corpo femminile non www.muspe.unibo.it/period/pdd/index I piaceri della spettatrice senza pregiudizi e lasciando libero corso alle risposte, si viene «pensato, guardato o rappresentato in funzione del Isabella Bordoni, Corpografie guardano bene dal sollecitare connessioni fra le specificità desiderio maschile, bensì da un interno/esterno che è Maria Consagra, Corpi vivi del pubblico femminile e quelle del pubblico maschile, passione e patimento di chi lo abita»2. Anna Leonardi, Dal palco di proscenio tuttavia, la distinzione sessuata, una volta messa in campo, Al corpo che oggettiva e modella il desiderio che sale dalla Annalisa Sacchi, La spettatrice imperfetta ha sollevato nelle persone interpellate significative indica- platea maschile, si sostituisce un corpo-conduttore che sta- Adelina Suber, I Demoni di Peter Stein zioni circa le interazioni uomo/donna tanto al livello dei bilisce un sistema di vasi comunicanti fra le stanze, chiuse e Alessandra Cava, Ilaria Palermo, Laura Tarroni, processi creativi che a quello della reattività percettiva. I segrete, dell’introspezione femminile. Con Ibsen e Čechov, Serena Terranova, L’Avaro delle Albe “dialoghi” e le “testimonianze”, che strutturano il numero, con la drammaturgia di Susan Glaspell3 e, naturalmente, non parlano solo dell’empatia che contraddistingue le rea- con Eleonora Duse4, la spettatrice sensibile e impegnata si zioni delle spettatrici, del filtro intellettuale che gli uomini manifesta in scena proiettandovi personaggi e interpreta- interpongono fra sé e l’azione scenica, del particolarissi- zioni dei quali il proprio vivere costituisce l’effettivo sot- mo riposizionarsi del pubblico femminile, che inquadra totesto. La tradizionale empatia, per cui il pubblico fem- le presenze teatrali in successioni di ricordi e di esperienze, minile e quello maschile tendeva a riconoscersi, secondo ma spiegano anche come la realizzazione scenica nasca dai variabili geometrie di transfert, nella coppia dei personaggi rapporti fra l’attrice e il regista. C’è, racchiuso in queste innamorati, incomincia così a ritrarsi facendo luogo a un pagine, il racconto dei mutamenti che hanno riformulato diverso panorama emozionale e relazionale del quale, que- le alchimie emozionali dell’evento teatrale. Per ricavarlo, sto dossier, costituisce ora un documento imprescindibile. basta confrontare alla situazione attuale l’epoca in cui le attrici erano – diceva Carlo Gozzi – «impastate d’amore» e Gerardo Guccini Immagine di copertina: Lisetta Carmi, Autoritratto, se- il recitare significava, per una donna, modellare il deside- conda metà anni ’50 (per gentile concessione dell’autrice). rio sessuale degli spettatori (fino a convertirlo, se interve- 1 Cfr. Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso Elaborazione grafica di Cristiano Minelli. niva il Genio, in contiguità poetica e aspirazione ideale). (1977), Torino, Einaudi, 1979, p. 3. Due osservazioni emergono dai “dialoghi” raccolti da 2 Maria Nadotti, Frida Kahlo o della finzione narcisistica, nel Mariani e Nadotti, stabilendo, al di là delle personalità sito http://cartesensibili.wordpress.com e delle tipologie sceniche, uno sfondo antropologico co- 3 Su Susan Glaspell, pioniera – all’inizio del passato secolo Edizione cartacea mune. Da un lato, le attrici ribadiscono la corresponsabi- – d’un teatro d’arte e comunitario, cfr. Roberta Gandolfi, La © Teatrino dei Fondi/Titivillus Mostre Editoria 2010 lità creativa della funzione registica. Dall’altro, è per tutte prima regista. Edith Craig, fra rivoluzione della scena e cultura evidente che le spettatrici, si consideri più o meno stabile delle donne, Roma, Bulzoni, 2003, pp. 385-402. Ebook o culturalmente significativo questo dato, “sentono” con 4 Sulla consapevole e sapiente sintonia creativa di Eleonora © Teatrino dei Fondi/Titivillus Mostre Editoria 2016 maggiore immediatezza e profondità, e che questa loro Duse con il proprio pubblico femminile cfr. Laura Mariani, via Zara, 58, 56024 – Corazzano (Pisa) allerta emozionale orienta l’agire scenico avvalorandone Amicizie e “possesso di sé” nel teatro, la Duse e le giovani attrici, Tel. 0571 462825/35 – Fax 0571 462700 elementi indiziari e tracciati sottotesto. in Maria Ida Biggi, Paolo Puppa, Voci e anime, corpi e scritture. internet: www.titivillus.it • www.teatrinodeifondi.it Rispetto al teatro preregistico, la posizione dell’uomo è, Atti del Convegno internazionale su Eleonora Duse, Roma, Bul- e-mail: info@titivillus.it • info@teatrinodeifondi.it dunque, radicalmente cambiata. Per le antiche signore zoni, 2009, pp. 355-372. 3
La spettatrice attratta La spettatrice attratta di Laura Mariani e Maria Nadotti bile termine di riferimento per uno studio dello sguardo nostre complementari diversità, sottraendoci alla rigidez- schermi della critica teatrale di mestiere. Tutti questi testi femminile proprio là dove il corpo vivo è in scena. za dello schema investigativo approntato a freddo. rivendicano la soggettività dell’esperienza spettatoriale e Quando Gerardo Guccini ha chiesto a Laura di curare Inevitabile dunque, in questa fase aurorale della ricerca, Ciascuna attrice, ci siamo accorte lungo strada, aveva un il suo permanere in forma di frammento mnemonico che un numero monografico di «Prove di drammaturgia» sui rivolgerci a chi il teatro lo ‘fa’, alla sua cellula originaria: suo modo di aderire o fare resistenza alla materia del- si crea e si cristallizza intorno a un’emozione. rapporti tra teatro e gender si è imposto da subito il pro- l’attore e lo spettatore. Virandoli però al femminile, as- la nostra indagine. Traspare dalla forma che, nei testi Talvolta i frammenti di memoria di cui le autrici parla- blema di delimitare il campo con precisione ancorandolo sumendo insomma che i corpi e la loro storia sessuata raccolti nella sezione “Dialoghi”, assumono le singole no rimandano a momenti cruciali, di grande teatralità, alla pratica scenica. La scelta è caduta sul tema della spet- contino e non siano indifferenti. interviste: in alcuni casi ci troviamo di fronte a veri e scientemente costruiti sulla scena. Talaltra il lavoro di tatorialità, sul vincolo che lega il pubblico teatrale allo Abbiamo così deciso di interpellare da un lato alcune propri monologhi, in altri a dialoghi dove le domande identificazione del frammento ‘memorabile’ è frutto di spettacolo. attrici e dall’altro alcune spettatrici ‘attratte’2. Abbiamo alimentano risposte che propongono domande nuove e libera e autonoma associazione da parte della spettatri- Il primo pensiero che ha tenuto dietro a questo posizio- invitato le prime a dialogare con noi sul loro mestiere e inaspettate, in altri ancora a racconti in prima persona ce: autobiografia e moventi personali ne sono la matrice namento, visto che la categoria di spettatore generico è su quanto la pratica attoriale è influenzata dal rapporto in cui l’osmosi tra l’io parlante e l’io/noi che ascolta è imprevedibile. ormai poco fertile se non ingannevole, è che il pubblico con il pubblico, e chiesto alle seconde una testimonian- evidente e feconda. A teatro, dunque, si piange di meraviglia e di commo- andava disaggregato e analizzato nelle sue componenti, za scritta sugli spettacoli che più si sono incisi nella loro Frutto di questa serie di incontri è senza dubbio il desi- zione: su quelle immagini e quei suoni che ridisegnano prima fra tutte quella sessuale. memoria e che più hanno marcato il loro modo di guar- derio di affiancare alle voci femminili un punto di vista il mondo reale coniugando nostalgia e scoperta, e su di Mentre la letteratura teatrale non solo italiana si è fino- dare. maschile. Ci siamo rivolte a Sandro Lombardi, un attore sé, sul proprio cercare nel buio un canale attraverso cui ra occupata del cosiddetto spettatore neutro, lasciando Come abbiamo scelto le une e le altre? Per quanto riguar- dotato di competenza teatrale globale e maestria capoco- esprimere emozioni profonde. filtrare solo negli interstizi del discorso e delle testimo- da le attrici, questa prima rosa di nomi ha avuto come cri- micale, capace di legare l’intensità performativa all’intel- Per concludere, ci piace elencare quelle che ci paiono le nianze elementi più complessi di differenziazione, quella terio di selezione innanzitutto la rappresentatività genera- ligenza della sensibilità. Ne è nato un ‘autoritratto sospe- parole chiave emerse da questa prima fase di ricerca e su cinematografica ha in questi anni, soprattutto in ambito zionale, geografica, artistica e produttiva. Ci siamo mosse so’, un invito per chi scrive e chi leggerà a scandagliare cui varrà la pena di indagare in futuro. angloamericano, prodotto un corpus ricchissimo di ana- tra Roma (Anna Bonaiuto e Silvia Gallerano) e Milano più a fondo il lavoro che l’attore fa sullo spettatore e su Eccole, in ordine rigorosamente alfabetico: ascolto, au- lisi e interpretazioni. L’intera Feminist Film Theory si è co- (Ida Marinelli), Torino (Maria Luisa Abate) e Napoli (Li- di sé attraverso lo spettatore e sulla materia instabile delle tobiografia3, commozione, corpo, emozione, erotismo, struita sullo svelamento del rapporto che lega l’immagine cia Maglietta), tra teatro di ricerca e teatro di tradizione, relazioni tra maschile e femminile. fantasma, frammento, genere, inganno, invecchiamento, filmica (e il desiderio che ne nasce) allo sguardo che ad tra centralità della compagnia o del gruppo e autonomia Chiude l’area dei “Dialoghi” l’incontro con Lisetta Car- mascheramento, maternità, memoria, mestiere, morte, essa risponde e, rispondendole, crea alla seconda poten- produttiva, tra scena teatrale e incursioni cinematografi- mi, fotografa di scena al Teatro Duse di Genova nei primi passività, paura, pianto, postura, reciprocità, sguardo, za. È entrata perciò in campo Maria, che tra le prime in che. Le età svariano dai trenta ai sessant’anni. anni sessanta. Ci interessavano il suo sguardo di fotografa specchio, teatralità, travestimento, verità, voce. Italia ha sollevato e fatto conoscere queste problematiche, Ognuna di queste interviste si è svolta in forma di dialogo grande e attenta alle mutazioni in corso nell’Italia del mi- C’è molto lavoro da fare. curando insieme a Giuliana Bruno due volumi indiriz- a tre voci. Ritenevamo infatti che fosse utile complicare racolo economico e la sua ricettività di spettatrice teatrale (13 novembre 2010) zati l’uno al pubblico di lingua inglese, l’altro a lettrici l’asse dello sguardo e dell’ascolto, obbligare l’intervistata all’ennesima potenza. Nelle sue immagini di allora l’ar- e lettori italiani1. La provocatoria scoperta dell’analisi a decentrarsi e a guardarsi con e attraverso di noi. E noi ticolazione dello spazio e il movimento degli attori sulla 1 Giuliana Bruno and Maria Nadotti, Off Screen, Women cinematografica femminista – il coincidere di soggetto stesse, in quell’alternanza di voci e di domande che cre- scena sono colti e fissati per sempre nella loro carismatica and Film in Italy, Routledge, London and New York 1988; G. desiderante/sguardo della spettatrice e oggetto del desi- scevano spesso in modo imprevisto proprio dalla dinami- perfezione, ma anche nel loro essere ‘vita’. Bruno e M. Nadotti, Immagini allo schermo. La spettatrice e il derio/corpo sullo schermo – si pone infatti come possi- ca a tre, ci siamo potute guardare e scoprire meglio nelle Nella seconda parte della rivista, intitolata “Testimonian- cinema, Rosenberg & Sellier, Torino 1991. ze”, compaiono scritti di spettatrici fortemente ‘attratte’: 2 Riprendiamo la bella formula coniata da Claudio Meldole- tre attrici (Isabella Bordoni, Maria Consagra e Anna Leo- si. Vedi Teatralità, in Anatomia del teatro. Dizionario di antro- nardi), due studiose (Annalisa Sacchi e Adelina Suber), pologia teatrale a cura di Nicola Savarese, la casa Usher, Firenze quattro studentesse del DAMS di Bologna (Alessandra 1983, pp. 201-203. Cava, Ilaria Palermo, Laura Tarroni e Serena Terranova). 3 Anche le note biografiche, che seguono ogni contributo, Il loro è uno sguardo dall’interno sul teatro, ma senza gli sono in realtà auto-biografie in tre righe. Lisetta Carmi, Cisternino, ottobre 2010 (foto di Maria Nadotti) 4 5
dialoghi Dialoghi con cinque attrici e un attore Il palcoscenico: un luogo da cui si guarda renziale, non autobiografico, nel senso che piano piano In Maria Maddalena i punti di commozione erano tanti, Incontro con Maria Luisa Abate nelle parole che dico mi riconosco completamente. Evi- perché si parla continuamente d’amore, di un amore asso- Torino, 19 giugno 2010 dentemente certi fattori sono dentro di me e mettendoli luto e quando la gente sente parlare di una cosa così non fuori finalmente li vedo, li riconosco. È come nei cori può che piangere, perché dentro di sé ce l’ha il desiderio Incontriamo Maria Luisa Abate in un appartamento di rin- mantrici, nel senso che la tua voce è già stata moltiplicata d’amore. Maria Maddalena mi ha dato l’impressione di ghiera a Torino, sede del suo gruppo di appartenenza, Marcido e esce con una potenza ulteriore. Se si riesce a entrare in una creatura che cerca Dio dentro di sé, non per sé ma Maridorjs e Famosa Mimosa. Un gruppo – fondato nel 1983 questo meccanismo che è sempre performantico – il che per gli altri, e trovatolo dentro l’uomo lo mette fuori per dal demiurgico regista Marco Isidori insieme a lei, già attrice, non si dà tutte le sere, anche se lo si vorrebbe – sulla scena vederlo. Lei naturalmente ha la sua cultura religiosa, però e alla scenografa Daniela Dal Cin – che, dopo i primi impor- la voce singola si carica di tutte queste componenti. Non quando parla di questo amore morto come amore assolu- tanti riconoscimenti di Giuseppe Bartolucci, ha continuato la è mai sola, è fatta con. to, totale, definitivo, è come se fosse un essere umano che sua ricerca con ostinato rigore, a prescindere dai tempi e dai guardandosi dentro vede l’amore immenso di cui è capace destini del Nuovo teatro italiano, facendo della marginalità Nel Lago dei leoni Isidori è intervenuto massicciamente e lo pone davanti a sé, fuori di sé, come una divinità. un orgoglioso luogo di libertà artistica. Un’appartenenza for- sulle parole di Maria Maddalena. Dell’originale è rimasto te, dunque, che ha marchiato l’identità e i percorsi di Maria il venti per cento. Il suo lavoro drammaturgico è stato Dici che la mia voce a un certo punto non è più esterna, Luisa e ne ha accentuato l’originale potenza artistica. quasi di semplificazione poetica. È andato per folgorazio- è come se parlasse da dentro.1 Questo non è voluto, non Con lei dobbiamo innanzitutto affrontare un problema di ni, scegliendo di esprimere con una parola magari dieci è studiato. Avviene. È un testo in cui mi sono ritrovata linguaggio. Non appartengono al suo lessico termini come versi. Il lavoro principale è stato fatto sul coro, anche se completamente, non so per quale motivo, forse per via personaggio, voce e pubblico in astratto. L’attore viene de- qui era minimo e doveva ‘portare’ solo le didascalie. Io dell’età, del momento della vita che sto attraversando… finito “generale” per sottolineare il primato del coro e delle ho assistito a tutte le prove del coro. Non è che arrivo L’ho penetrato fino in fondo, ma non a livello intellettua- stratificazioni linguistiche che costruiscono lo spettacolo come e recito, un po’ anche perché faccio da tramite con gli Manifesto di Daniela Dal Cin per Nel lago dei leoni le, a livello di pancia. Ho fatto mie le parole di Isidori, unità assoluta a partire dal testo, o meglio dalle sue parole allievi più giovani. perché delle Estasi una o due sono abbastanza simili al- sottoposte a un deciso processo di essenzializzazione e risigni- muovere. Il lavoro dei Marcido è assolutamente diretto al l’originale, ma il resto è ritradotto in un linguaggio che ficazione. Quanto al pubblico la relazione è strettissima, in Isidori imbastisce la musica, poi mi dà la battuta, pezzo pubblico, per smuoverlo, per insultarlo senza insultarlo, era già mio, perché dopo venticinque anni di lavoro con un’ottica di “fruizione globale non solo visiva ma anche ener- per pezzo, parola per parola, e io gliela restituisco meglio per commuoverlo. Si piange dai Marcido, come al cine- Marco il suo linguaggio artistico è diventato il mio e ho getica”, grazie alla vicinanza estrema “in qualità d’amanti che posso. Lui mi corregge e io gliela restituisco di nuovo. ma, anche di più. fatto mie quelle parole. molto ben sigillati” fra corpo attoriale e corpo del pubblico. Quando riesco a recitarla è detto tutto, perché in condi- Di qui la creazione di dispositivi scenici che costruiscono lo zioni non di scena è molto difficile recitare davvero, en- Da dove parte la lacrima? Da una disabitudine alla gene- Davanti alle Estasi di Maddalena de’ Pazzi molti hanno spazio, mettendo attore/attrice e spettatore/spettatrice in si- trare in quella condizione che è la recitazione. Solo allora rosità della scena. Un’energia così grande portata verso il pianto. Si tratta senz’altro di un testo drammatico, ma una tuazioni costrette in cui si agisce e insieme si subisce lo sguar- lui può andare avanti. Queste estasi sono state costruite pubblico è invasiva e spiazza perché lo spettatore non ci parte di commozione nasceva dal fatto che quelle parole do: sia l’Ovale delle Serve di cui parlerà Maria Luisa Abate a blocchi, la prima, la seconda, la terza, ognuna con un è abituato. Si piange, ma si ride anche. Il pubblico parla andavano a smuovere cose più delicate. Perché è successo – scena chiusa da pesanti tende che comunica con gli spetta- proprio andamento musicale, finché questa musica non è anche restando muto. Per cominciare questo lavoro di dappertutto, a Roma, Milano, mentre le repliche torinesi tori seduti all’esterno, in un’unica fila, tramite una feritoia stata pronta dentro di me. solito si sceglie una parte del pubblico, su duecento spet- sono state più fredde. Il mio tentativo ogni volta che vado – sia la Torre del Vortice del Macbeth (si veda il volume tatori ti concentri su alcuni… per Maddalena quelli che in scena – e veramente anche nella vita – è ‘andare fuori’: curato da Davide Barbato su I teatri della Marcido Marci- Poi abbiamo portato qua la struttura, in cucina, perché hai di fronte. È importante avere qualcosa di interessante se l’hai provato una volta, come in amore, non ci puoi più dorjs e Famosa Mimosa, pubblicato nel 2006 da Editoria nell’altra stanza non ci stava, e abbiamo cominciato a fare davanti a te, perché non puoi andare troppo di lato. Miro rinunciare, devi sempre andare in quella direzione. A Mi- & Spettacolo). lo stesso con me su questa sedia, perché queste estasi io e sparo, e parlo quasi sempre direttamente. lano sono stata costretta – e ne sono ancora felice – da un Dell’intervista a Maria Luisa verranno proposte citazioni dovevo trovare modo di cantarle. Per il movimento lui si calo improvviso di voce. Quasi sempre si dà il meglio di sui due spettacoli che più l’hanno segnata – Le serve, una lascia molto guidare da me, vuole che sia io a scoprire le Una scena in cui scoppia il pianto? Parto da un lavoro sé proprio quando non si ha voce, perché chi ne ha molta danza di guerra (da Genet, 1987), appunto, e Nel lago dei potenzialità della struttura, a decidere come dire alcune molto antico, Le serve di Genet. C’è nello spettacolo, spesso gode ad ascoltarla. Chi non ce l’ha deve entrare leoni (dalle Parole dell’estasi di Maria Maddalena de’Pazzi, cose piuttosto che altre, perché ho ancora un’agilità che quello dell’Ovale, una scena molto particolare in cui So- subito in un’altra condizione. Io quella sera a Milano mi 2010) – e alcune sue notazioni di spettatrice. mi consente di fare dei movimenti estrosi. Anzi è lui che lange rinfaccia a Chiara le loro passeggiate. Isidori aveva sono detta: “faccio finta di averla”. E veramente, quando a volte li riduce, mentre io tenterei cose più acrobatiche, pensato a una passeggiata al livello della feritoia in cui mi sono trovata sulla scena, le parole mi hanno parlato: la Nel Lago dei leoni io non sono sola, sono parte di un perché quando il corpo è più impegnato l’attore è più Solange (io), appesa al portatore (Ferdinando D’Agata) cosa più bella che possa succedere. Questo può accadere a tutto che non è soltanto la coralità dietro di me, queste libero di recitare. Se sono in difficoltà fisica sicuramente con il codazzo di Claire (Lauretta Dal Cin), passa con un attore quando è solo a governare le sue maree, quando monacelle, ma è anche la scenografia, la musica, il te- entro nel meccanismo della recitazione, poi magari posso la testa all’altezza della feritoia guardando gli spettatori la responsabilità dello spettacolo è sulle sue spalle. sto, l’indirizzo dato alla parola, il modo di dirle. Ecco, io diminuire il movimento. a uno per uno negli occhi e parla di se stessa che sfoggia come personaggio vivente, Maria Luisa Abate, tento di al balcone queste toilettes, le passeggiate come signora Quali spettacoli mi hanno segnato come spettatrice? Pri- entrare in questa armonia, in questa unità, pur spiccan- La costrizione è parte integrante del meccanismo dei Mar- con le volpi… Quando ho avuto lo spettacolo in mano, ma di Isidori nessuno, dopo Isidori tutto quello che vedo done come protagonista. cido: è un modo di sollecitare l’attore all’interpretazione guardavo a una a una queste persone e nel mio occhio mi forma, si impara da tutto. che si riverbera anche sullo spettatore, sulla spettatrice. c’era “l’hai fatto anche tu?” Perché è così, se c’era nel mio Se mi chiedete ciò che mi ha divertito nel senso di dever- All’inizio il lavoro è molto meccanico, perché la presta- Non credo però che abbia senso distinguere gli spettatori occhio c’era anche nell’occhio dello spettatore. È un mo- tere, far cambiare direzione, allora andiamo su un nume- zione richiesta da Marco Isidori è altamente performan- in base al sesso: il pubblico è pubblico. Certo mi sono mento in cui ti accorgi della fragilità maschile. Quello ro minimo. Per esempio l’Amleto della Societas Raffaello tica. Il prodotto teatrale deve essere subito perfetto, limi- posta anch’io la domanda: “se fosse un pubblico di tutti degli uomini è un pianto interno, mentre le donne si pie- Sanzio è stato uno degli spettacoli che mi hanno colpita tato ma perfetto, invece il nostro è sempre in progress. uomini o di tutte donne?” Senza dubbio, poiché la mia gano subito alla commozione, si piegano in giù… e le veramente, anche perché ho capito poi, leggendo la storia Almeno una settimana di repliche per digerire il testo, arte è quella di interprete, farei dei tentativi diversi, però lacrime non tardano a venire. L’uomo invece si pietrifica, dell’attore protagonista, Paolo Tonti, che il teatro deve perché sia completamente dentro la gola, perché tu lo il livello di commozione è simile fra uomo e donna, anzi ma quella è la sua commozione, come se fosse stato colto essere chiuso agli attori e aperto alle persone problemati- studi, lo ripeti, ma è la scena che lo fissa. Ed è autorefe- le donne sono più dure, gli uomini sono più teneri da in fallo, di debolezza potremmo dire. che come me. Lui era quello spettacolo, forse per questo 6 7
Dialoghi Dialoghi Maria Maddalena è più me di altri spettacoli. Come sono La mia sola tecnica? La vita La tecnica, collegata a tutto il resto in modo spontaneo, Un personaggio attraverso cui potrei esemplificare quel stata Le serve. In questi casi ci sono cose che vanno a toc- Incontro con Anna Bonaiuto istintivo, presuppone un tenersi in esercizio. Attori non che ho appena detto? Hedda Gabler di Ibsen, che mette care l’autobiografico. Roma, 13 giugno 2010 si diventa. Le scuole possono solo essere maieutiche e aiu- in movimento tutto. Carlo Cecchi, il regista con cui l’ho tarti a gestire la forza che hai dentro. portata sulla scena, mi diceva: “È una stronza”. Cos’è una E poi Carmelo Bene: Homelette for Hamlet e lui che leg- L’incontro con Anna Bonaiuto, la prima delle attrici italiane ‘stronza’? Una non incasellabile, che non sta neanche nel geva Campana. cui abbiamo proposto questa conversazione a tre voci sul me- Oggi in Italia il problema è che l’attore non è più quel- teatro, una furia vendicativa dalla ferita aperta. stiere del recitare e in particolare sul rapporto con il pubblico lo che fa teatro. Oggi il mestiere dell’attore, al cinema Attraverso quali tappe ho costruito questo specifico per- Se mi chiedete di attrici viste sulla scena, non me ne viene femminile, avviene nel suo appartamento romano. È una do- e in TV, è esibizione. Dove domina la televisione, non sonaggio? Carlo voleva essere Hedda, ma non era in sce- in mente neanche una. Che ho potuto vedere in video, menica rovente e in città si respira l’umore da day after tipico c’è spazio per il fuoco del palcoscenico e la decadenza è na. Mi aveva dato indicazioni espressioniste, tagliate con sì. Mi fa impazzire l’attrice che ha fatto Natale in casa dei primi caldi. assicurata. l’accetta, che io, pur sentendomene lacerata, ho seguito Cupiello prima di Pupella Maggio, una donna orrenda, Quando arriviamo da lei, dopo esserci arrampicate per vari perché lo stimo e di cui mi sono liberata a poco a poco. un’attrice che c’è anche in Napoli milionaria, Nina De piani lungo una scala piranesiana in bilico tra rovina e re- Non mi piace il termine ‘pubblico’, lo considero ambi- Padova. È straordinaria. Poi Rossella Falk nelle cose di stauro, Anna ci accoglie con un caffè che più ristretto non si guo. Preferisco parlare di spettatori e spettatrici. Quando Io non capisco quel che faccio finché non lo faccio da- De Lullo. Rina Morelli è un mio mito. Era veramente può. E così, con un bel tasso di caffeina in circolo, comin- recito, sono spettatrice anch’io: mi rivolgo a me stessa, vanti al pubblico. A volte la mia replica più bella è l’ulti- grandissima. L’hanno definita un’attrice naturalistica ciamo a porle le nostre domande alternandoci, seguendo uno faccio quello che vorrei dall’attore. ma. Qualcosa aggiungi tutte le sere. mentre lei aveva una vibrazione continua. È la loro mae- schema comune, ma anche ciascuna un proprio filo. A teatro avviene uno scambio, un vero e proprio passag- Dopo la prima di Hedda Gabler ho avuto un’illuminazio- stria che mi colpisce e che ritrovo raramente in attrici Dei nostri quesiti, in questa prima occasione, non troverete gio erotico, perché la scena teatrale è l’ultimo luogo dove ne: in quanto donna, sapevo di Hedda più di quanto ne contemporanee. In Ermanna Montanari sì, mi avevano che una traccia indiretta, interna alle risposte di Anna, al suo un corpo si spoglia e dice e fa quel che nella vita non sapesse il regista. Che non avendocela nel corpo, non la colpito lei e la sua voce. Ho sempre amato moltissimo la morbido e aperto ragionare ad alta voce su temi che deve avere diresti e non faresti. sapesse riconoscere? sua vitalità, il suo essere luce in scena: Ermanna è lumi- elaborato a fondo nel corso del tempo. Qui di seguito vi propo- Più sono andata avanti negli anni, più ho pensato agli Ad aiutarmi è sempre il pubblico, sentirne il respiro. Si nosa. In Confine, uno dei suoi primi lavori, lei cantava niamo in forma di aforisma i punti salienti del suo dire. spettatori e all’indecenza di truffarli. Voglio che il pub- tratta proprio di una cosa fisica: se gli spettatori tossi- mangiando una carota in un ambiente circense. Aveva blico stia seduto sul bordo della poltrona e venga verso di scono, scartano una caramella, vuol dire che non sono una sua verità grande, lì non c’erano problemi messi in Nove volte su dieci è qualcun altro a offrirti un personag- me. Esagerare nell’altra direzione è offensivo per l’attore stati catturati. Chi è in scena percepisce queste onde di piazza se non l’umanità. gio, a chiamarti a interpretarlo. Capita però anche che sia e per gli spettatori. distrazione. tu a sentire che ti manca qualcosa e a proporre. In genere Il pubblico è sempre più distratto, bisogna inchiodarcelo io ho recitato personaggi ‘canonici’. Non ho mai pensato al genere degli spettatori e alla diffe- Quand’è che le parole di un testo diventano mie? E cosa su quelle poltrone. Ma se utilizzi la scena come luogo renza sessuale. Le spettatrici sono più numerose, l’80 per ci metto di mio? Tutti abbiamo in noi una dose del per- poetico arrivi ovunque, lo penetri il distrattone. È un Perché si fa questo mestiere? Per essere felici recitando. cento almeno, e sono più curiose, desiderose di provare sonaggio che stiamo facendo, diciamo un due per cento. costo molto alto di energie, e poi c’è anche confusione, Naturalmente dipende dal personaggio e dalle persone qualcosa. Il che, quando riesci a conquistarle, determina Il mestiere dell’attore è ingigantirlo, senza però fare solo e noi Marcido ci sentiamo un po’ soffocati: è talmente con cui lavori. Se l’intesa è profonda, sai che darai di più. un grande filo di attenzione e di dono reciproco. Le don- se stessi. Qualcosa di te c’è sempre: la figura del padre, difficile farsi vedere. Non lavoro bene con la violenza, l’aggressività, l’isteria. ne sono più vive degli uomini. quella del marito non stimato, la ferita che porti in te, la Io lì mi blocco, sono meno creativa. La paura, la preoccu- frustrazione di artista, il non avere figli… C’è una trasmissione materna: tutti gli allievi che ho avuto pazione sono un ostacolo: a teatro bisogna essere sereni, Nel caso di Hedda Gabler, donna di fine Ottocento con sono creature, anche perché se non si entra in un rappor- occupati e concentrati. tutte le sue contraddizioni, direi lo strappo, l’uccisione to così non puoi pretendere che facciano quello sforzo, del padre, il demoniaco che viene. non è possibile. Questo è proprio del modo di fare teatro La bellezza del viaggio di conoscenza del personaggio sta dei Marcido. Non c’è seduzione, c’è erotismo. E comun- nel portarlo a compimento. Tu hai il compito di far passare Per me, attrice, l’essere guardata è una conditio sine qua que ho sempre pensato il palcoscenico dei Marcido come le parole dentro di te e di farle uscire nella loro limpidezza. non. La donna si è sempre rappresentata più dell’uomo. un luogo da cui si guarda, non da cui si è guardati. Ci si Come i fiumi carsici, le arricchisci dei tuoi sali minerali. Il destino di essere guardate è nella storia culturale delle espone ma per guardare, non per esibirsi. Il mondo dei Quello degli attori è un lavoro instancabile di scavo, in donne. Marcido o si apre o risucchia, non c’è ostentazione. O sei cui il regista è una figura chiave. Mio padre, quando lo informai che volevo fare l’attrice, dentro perché ti abbiamo catturato o siamo arrivati noi mi disse che sarei diventata poco seria, perché è un lavoro fino da te. Non c’è qualcuno che si fa guardare. Affascinante in questo lavoro, oltre allo studio e allo sca- “che si svolge di notte”. vo, è la densità che puoi avere come essere umano. La A noi donne è rimasta addosso la tagliola della seduzione. Maria Luisa Abate è nata il 18 Settembre del 1957 a densità di cui parlo non è quantificabile, è l’insieme delle Io penso che, a parità di bravura, il pubblico guardi la Torino, dove vive e lavora da sempre. Nasce come inter- tue esperienze, dolore e curiosità inclusi. Il Narciso non donna. Gli attori maschi lo sanno e sentono una rivalità, prete nel 1983 (“mi pare fosse ottobre”) quando incontra conta, ha a che fare con quel che hai accumulato nella sono coscienti che lo sguardo va dalla parte delle donne. Marco Isidori e, con lui e con sua moglie Daniela Dal vita. Se hai pianto e riso davvero, questo esce. E poi c’è la trappola del Narciso, che svuota completa- Cin, fonda la Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. mente di senso. Il Narciso c’è, ma va controllato. L’attore La mia sola tecnica? La vita. che ne è consapevole si sottrae e diventa seducente, non La tecnica nell’attore è innata. Nella mia famiglia transi- seduttivo. La Duse non si truccava, entrava in scena di 1 Maria Luisa risponde a Maria Nadotti, che ha visto lo spet- tava un mondo variegato. Io rifacevo tutti senza chieder- sguincio. Perché è la più grande? Perché si sottrae all’esca tacolo all’Out Off di Milano il 15 aprile 2010: “Un’intensità mi come e perché. della seduzione. pazzesca quella replica. Si capiva che c’era una difficoltà, si capi- Cosa mi permette di passare dal testo alla scena? Lo stu- A me piace lo scambio con attori e regista, ma sento che va che stava succedendo qualcosa, una sfida misteriosa fra te e il dio e una tecnica che, nascendo dalla vita, ha molto di anche da parte dei migliori c’è un’inconscia competizione. pubblico. E poi le luci. Paradisiache, bianche, una temperatura irrazionale. Per me si tratta davvero di un passaggio, un mistica. A tratti ho pensato che tu fossi un po’ abitata”. contagio, un attraversamento. Manifesto de Le false confidenze, con Anna Bonaiuto Eleonora Duse studiava le donne, il loro modo di par- 8 9
Dialoghi Dialoghi lare, di muoversi. In che rapporto sono io con le donne pubblico. Io per esempio piango davanti alla TV e alle per darmi conferma delle mie capacità. È stata una fase e in particolare con le spettatrici? Mi capita spesso che a persone vere che raccontano con pudore. Quel che emo- lunga, che si è risolta pian piano. Ho cominciato a in- fine spettacolo vengano da me in camerino a dirmi cosa ziona e fa piangere a teatro può essere il veder accadere in terrogarmi, a incuriosirmi su cose ignote, a studiare. le ha toccate e commosse. Mi emoziona in particolare il quell’esatto momento, l’essere testimoni di qualcosa che Ora sono in una fase diversa: le domande fondamentali rapporto con le giovani aspiranti attrici. Mi è capitato di si fa in uno spazio temporale definito, come se prima non – cosa voglio esplorare, cosa mi incuriosisce, cosa voglio sentirmi dire: “Lei è una combattente”. Io non mi sento ci fosse stato nulla. L’emozione teatrale è più mediata e fare – me le pongo prima di accettare o scegliere una maestra di nulla, ma mi fa piacere. filtrata di ogni altra. parte. Può capitare che mi propongano o che io scelga personaggi che non interpreterò mai. In questi giorni L’unica autrice di cui ho portato sulle scene un testo è Nel corso degli anni il mio rapporto con il pubblico è per esempio sto pensando a Giulietta, un personaggio Fabrizia Ramondino. molto cambiato. All’inizio avevo paura del suo giudizio che probabilmente non farò mai, che mi attira per il Affinità? Poche. Magari affinità di conoscenza: Donna e la paura blocca perché ne sei distratto. Poi, quando ti suo entusiasmo per la vita, il suo abbandonarsi all’amo- Rosa Priore in Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De accorgi che il pubblico ti vuole bene, acquisti sicurezza. re per amore della vita, al di fuori delle convenzioni. Filippo, per la regia di Toni Servillo. Avevo nel corpo tut- Dopo L’amore molesto, film diretto da Mario Martone, le Il mio obiettivo è arrivare ad avere in me una tale chia- ta quell’umiliazione per via della mia storia familiare. spettatrici mi fermavano in strada per ringraziarmi. Dun- rezza su quel che voglio indagare da produrre una coin- que si può osare e stare tranquille. cidenza perfetta tra i ruoli che mi saranno proposti e Un personaggio che vorrei fare? Cleopatra in Antonio e quelli che voglio interpretare. Cleopatra di Shakespeare: Cleopatra in compagnia delle Il mio corpo? Mi ci sento meglio ora. All’inizio ero tut- Mariani – Chi ti ha proposto i ruoli interpretati finora? due ancelle e in assenza di Antonio. Mi baserei sul rap- ta goffaggine, vergogna, spalle sollevate. Più sono andata Gallerano – Per dieci anni sono stata all’interno di una porto di labilità che lega l’amore alla sua rappresentazio- avanti, più il mio corpo mi è stato simpatico e ha smesso struttura stabile, con una drammaturga interna che ne. di farmi paura. scriveva liberamente, ma pensando a noi specifiche at- La scrittrice Colette, in un’epoca in cui per essere se stesse Quando nel 1985 ho interpretato Il pappagallo verde di trici. Col tempo la cosa è diventata una specie di freno: Silvia Gallerano in Canzone al Vangelo le donne dovevano eccedere, coglie la centralità della pas- Schnitzler, in cui si racconta di una donna sposata che si lei scriveva per il mio colore prevalente, non ne cercava sione amorosa, nonché della vicenda d’infanzia. Io invece innamora di un ragazzo, il regista Otomar Krejča mi ha altri, e il lavoro di scavo, di ricerca, lo dovevo fare da La fatica all’inizio è stata grande, come se ripartissi da lavoro a ‘togliere’. Oggi, non all’inizio. Ho cominciato detto: “Non fare la fatalona, ricordati Anna che la bellez- me. Per una lunga fase la regia dei nostri spettacoli è zero. Era come se non sapessi nulla e dovessi ricomin- con Luca Ronconi e Mario Missiroli, eccedendo! za è la verità. Tu fin qui hai recitato la seduzione, non mi stata curata dalla drammaturga stessa. ciare dall’abc. Invece avevo dentro tanto, dovevo solo Oggi sento tutto confuso e lontano, perciò nel buio e hai emozionato”. Nadotti – Qual era il ‘colore’ che le interessava in te? andare più a fondo. L’energia adolescenziale si era esau- nell’isolamento del teatro mi sento in dovere di fare il Da lì in avanti ho recitato lo stato d’animo e fatto inna- Gallerano – Tinte varie, comunque forti, comiche e rita, bisognava scavare un po’ più giù. contrario di quel che c’è fuori. morare il pubblico. drammatiche. Io ero quella delle scene madri. Erano Nadotti – Cos’hai trovato? È la verità che ti ispira, non il naturalismo, che mi lascia sempre colori estremi. Il che corrispondeva anche un Gallerano – Ho scoperto che mi ero costruita un’identità/ A me piace la parola. Mi piace che la gente ascolti. indifferente. Sono io la prima a credere a quello che fac- po’ alla scrittura di Renata Ciaravino, la nostra dram- corazza difensiva per non spaccarmi, un personaggio/ Spettacoli amati? Quel che sapeva Maisie di Henry James, cio, se no non passa. Me lo diceva anche Cecchi: “Non maturga. Grazie a lei ho imparato molto, cercando di maschera che cominciava a sgretolarsi. Si trattava di ab- diretto da Luca Ronconi, e di recente I Demoni di Fëdor recitare, credici”. sostenere quella potenza. Poi ne ho sentito il limite e batterli per andare alla fonte reale, cercare il cuore/fulcro Michailovič Dostoevskij per la regia di Peter Stein. In Togliere vuol dire trovare. mi sono messa alla ricerca di tinte medie, dubbi, in- del personaggio: è quello che ho fatto con me stessa. quest’ultima opera c’è una verità teatrale enorme. Quando smetti di imparare muori. certezze. È stato tornare un po’ indietro, alla matrice, alla radice, In quegli anni una parte del nostro lavoro era su mate- dove sei nata, dove sei cresciuta, la tua famiglia, il tuo Quali sono stati gli snodi della mia carriera di attrice? Là Anna Bonaiuto si diploma all’Accademia Nazionale riali portati da noi attori. Anch’io cercavo quelle tinte corpo, come sei fatta, quanto sei alta, i tuoi capelli. In dove ho imparato delle cose. d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Ha lavorato con forti. questa esplorazione di te trovi un tale fulcro di umanità – Il saggio d’Accademia con Luca Ronconi: teatro come Carlo Cecchi, Otomar Kreicha, Toni Servillo, Luca Mariani – Che anni sono? che poi puoi costruire qualsiasi personaggio. gioco, felice, ironico. Ronconi, Andrea De Rosa, Roberto Andò; e nel cinema Gallerano – La nostra compagnia, “I Dionisi”, è nata Mariani – Nei primi dieci anni che ricordi hai del pub- – Thomas Bernhard con Carlo Cecchi: quando le cose si con Mario Martone, Liliana Cavani, Paolo Sorrentino, nel 1999. Abbiamo lavorato insieme dal 2000 al 2009. blico? mettono bene e tutto torna. Daniele Luchetti e Andrea Molaioli. Oggi non ne faccio più parte, ma resto una collabora- Gallerano – Anche qui c’è un percorso. Il rapporto con – Le False confidenze di Pierre Marivaux e Sabato, do- trice esterna. Continuo a fare i vecchi spettacoli, ma gli spettatori ha due livelli: quando il personaggio è in menica e lunedì per la regia di Toni Servillo: amicizia, non partecipo alle nuove produzioni. Ho ripreso in costruzione lo spettatore è un grillo parlante che condi- affetto, poter parlare senza implicazioni amorose. mano il mio desiderio di interprete, di attrice. ziona, non va ascoltato. Bisogna cercare la verità senza – Le tre sorelle di Anton Čechov per la regia di Otomar Il corpo è il veicolo Mariani – Uscita da lì, cosa hai fatto? preoccuparsi del suo giudizio. Krejča: poesia dell’est, riservatezza, amore per gli atto- Incontro con Silvia Gallerano Gallerano – Ho attraversato un momento di silenzio, poi Mi sto staccando sempre più da quel che può pensare ri. Milano, 5 novembre 2010 ho ripreso a studiare recitazione. La vena della minie- lo spettatore generico. Si tratta di un vero e proprio ra mi sembrava in esaurimento, perché l’obiettivo era processo di liberazione, che ti mette direttamente in Mi chiedete perché a teatro si piange e si ride meno che al L’incontro con Silvia Gallerano avviene a casa di MN. Inizia sempre lo stesso: squarciare le tende! Provavo noia, in- relazione con il tuo occhio interno. cinema, perché il pubblico è meno in balia delle proprie alle 17.30 e termina alle 19.00, seguendo e arricchendo il quietudine, mi sentivo una mestierante. Mi sono spa- Il secondo livello è quello dello spettatore reale ed è emozioni. Io penso semplicemente che a teatro le rea- piano di lavoro e l’ordine dei temi che ci siamo date. ventata come quando finisce una storia d’amore. Poi positivo, rassicurante. Lo spettacolo è un momento di zioni abbiano un’origine diversa. Nelle False confidenze ho capito che la vena va nutrita. Bisogna fermarsi e la incontro. Se hai bene in mente quel che stai raccon- di Marivaux l’emozione spettatoriale nasceva dall’inten- Nadotti – Come scegli i tuoi personaggi? fonte si riattiva. tando e lo sostieni sulle tue gambe, il rapporto con il sità della scena, dalla delicatezza con cui era restituita. Gallerano – All’inizio non ho scelto. Lo facevano altri per Così mi sono rimessa a studiare con Francesca De Sa- pubblico è bello e vario: una sera si ride, un’altra ci La spettatrice piangeva per la grazia con cui si parlava me. Io ero talmente presa dalla voglia di fare, di stare pio, che ha lavorato per anni con l’Actors’ Studio di si commuove. Non bisogna sbrodolarsi in bocca agli d’amore e l’emozione nasceva dalla sorpresa. su un palcoscenico, che accettavo tutto senza chieder- New York e oggi insegna a Roma con il metodo Stra- spettatori, ma neanche difendersi troppo. All’inizio A teatro comunque, se piange l’attore, non piange il mi quanto mi corrispondesse. Era una specie di sfida sberg. per paura mi lasciavo trascinare e non sapevo più che 10 11
Dialoghi Dialoghi storia stavo raccontando. Oppure, per tenere duro, mi Mariani – In questa coraggiosa nuova fase hai avuto un Rispetto alla figlia non so. Tre anni fa, quando ho sapu- Quella settimana non ho letteralmente chiuso occhio, nascondevo dietro una corazza/scudo e sfidavo il pub- rapporto diverso con il pubblico? to che il figlio che aspettavo era femmina, ho pensato ero potenza e energia allo stato puro, in intimità asso- blico, chiudendomi e diventando antipaticissima. Se il Gallerano – Sono meno preoccupata di quel che penserà. subito che non avrei voluto che facesse l’attrice, perché luta con il gruppo. Infatti, quando si è trattato di sce- pubblico ride non gli vai necessariamente dietro, ma Mi fido di più del mio punto di vista su quel che sto mi sarei messa in competizione con lei. gliere una scuola di recitazione, non ho esitato a deci- non devi neppure aggredirlo con la tua rigidezza. Se sai raccontando. Più sono concentrata sul testo e sulla mia Nadotti – Come attrice ti poni il problema del corpo che dere per la Paolo Grassi di Milano, perché era quella in quel che fai è molto bello seguire l’onda. bolla creativa, più restituisco allo spettatore. cambia, del corpo che invecchia? cui si lavorava di più sul corpo. Per me, fin da allora, il Ieri sera, per esempio, abbiamo rifatto Patate, uno Mariani – Ci sono momenti in cui senti che il rapporto Gallerano – Per ora sto cercando di uscire dalla negazio- corpo è il veicolo che porta al personaggio. È la postura spettacolo rodatissimo, che ha alle spalle almeno cen- con il pubblico si fa più intenso? ne del corpo. Credo che questo mi porterà ad accettare che ti cambia il ritmo e con il ritmo i pensieri. tocinquanta repliche. Eravamo non lontano da Varese, Gallerano – Nel mio ultimo lavoro, Canzone al Vangelo, anche il corpo che cambia. Quanto più sei consapevole nello stesso teatro dove abbiamo realizzato le interviste c’è un momento – quello della Crocifissione – in cui della tua specificità, tanto più ti puoi riconoscere me- Silvia Gallerano co-fonda la Compagnia Teatrale Dio- sulla guerra da cui è nato lo spettacolo. In sala c’era sento che tutti sono con me. È una sensazione molto ravigliosamente unica. Il problema sorge quando non nisi e fino al 2009 è presente in tutte le sue produzioni, una delle nostre intervistate, una vecchia partigiana, e bella. Bisogna essere umili, perché sembra di dirigere le vuoi vedere alcune cose di te e di conseguenza sbagli i tra cui Assola. Elogio della solitudine (menzione spe- si percepivano un rispetto e una commozione preven- emozioni di tutti come un direttore d’orchestra. Tra te ruoli e la costruzione dei personaggi. La coscienza di ciale al Premio Scenario 2003). Nel 2009, con Can- tivi. Nessuno rideva. Ci siamo dovute sintonizzare con e gli spettatori si crea un’unità di tempo e di spazio che come sei fatta e della tua malleabilità ti avvicina al- zone al Vangelo, intraprende una collaborazione con quello, senza forzare e senza deprimerci. Quando senti si ripete a ogni singola replica. l’obiettivo. Cristian Ceresoli. meno il ritorno da parte degli spettatori, soprattutto C’è un’altra scena in quello stesso spettacolo in cui suc- Per fare bene questo mestiere è indispensabile uno negli spettacoli comici, rischi di perdere il ritmo. Ieri, cede qualcosa di simile. È un momento più leggero, sguardo senza veli su come si è fatti, dentro e fuori. È però, la consapevolezza era altissima. quello delle Nozze di Cana. Mentre recito sento salire doloroso, perché ti obbliga a vedere che sei meno bella Nadotti – La tua vecchia compagnia era formata preva- l’entusiasmo un po’ anche in sala. di un’altra o meno brava. Ti devi misurare con l’invi- Il corpo emozionato della spettatrice lentemente da donne. Anche il vostro pubblico era per Nadotti – Sì, nella scena della Crocifissione è pratica- dia, con le cose che non hai, con quel che non puoi Incontro con Sandro Lombardi lo più femminile? Che relazione avevate con le spetta- mente impossibile non commuoversi fino alle lacrime. migliorare. E questo ti dà una direzione. Milano, 12 novembre 2010 trici? Come se la trovata di scrittura di Cristian Ceresoli – Le migliori attrici di una certa età conoscono perfet- Gallerano – Ci venivano a vedere un sacco di donne e quel Cristo che, inchiodato sulla croce, torna bambino tamente la mappa delle loro decadenze. Se non le am- Sandro Lombardi è tornato a Milano e a Testori con I pro- manifestavano gioia, una vera felicità, proprio perché – fosse un meccanismo a orologeria. Quando arrivi lì metti, ti chiudi. Se le identifichi, diventano uno straor- messi sposi alla prova, di cui firma la drammaturgia insie- eravamo donne e ci autorizzavamo a parlare di tutto. non puoi non piangere e piangi non su quello che ti dinario strumento di apertura. me a Federico Tiezzi. Vi assume più ruoli, fra cui quello del Il nostro era uno sguardo sul mondo che si interroga- viene raccontato ma su di te, su te madre e su te figlia. Nadotti – Ultimamente hai lavorato molto con lo scrit- narratore,‘recitando’ per tutta la durata dello spettacolo anche va sulle questioni primarie. Il pubblico femminile lo La tua recitazione è asciutta, tersa, contenuta e nello tore, drammaturgo e regista Cristian Ceresoli, tuo l’ascolto, qualità che possiede e pratica calorosamente nella sentiva. stesso tempo esplosiva. Forse proprio da lì nasce un’iden- compagno nella vita. Come funziona il vostro sodalizio vita. Lo incontriamo in un tardo pomeriggio alla libreria bar Uno dei nostri ultimi lavori, Serate bastarde, continua tificazione che restituisce la spettatrice a se stessa. artistico? del Piccolo Teatro Paolo Grassi, dove poi andrà in scena. Un a essere molto apprezzato dalle donne. In scena noi tre Mariani – In questo spettacolo ritrovi lo stesso rapporto Gallerano – Io sono sempre stata la sua prima lettrice e luogo pubblico piacevole e animato, in cui senza sforzo co- attrici parliamo di tutto, ma con un punto di vista mol- con il pubblico femminile di cui ci parlavi a proposito lui il mio primo spettatore. Proviamo un piacere reci- struiamo una sorta di isola per il nostro dialogo. to personale, dunque femminile. Alla fine le spettatrici dei lavori precedenti? proco nell’accompagnarci nella strada che ciascuno ha Sandro parla del suo lavoro di attore riferendosi alla spetta- vengono in camerino a salutarci e tornano più volte a Gallerano – Non saprei quantificare, ma in genere sono scelto. torialità e introduce anche fisicamente spettatori e spettatrici, vedere lo spettacolo, perché è bello che in scena ci siano le donne che vengono a dirti che hanno sentito molto La prima collaborazione è stata quasi casuale: ho resisti- nella consapevolevolezza di quanto i confini fra maschile e tre donne che si permettono di parlare di corpo, pelle, certi personaggi, che il lavoro le ha riguardate da vi- to, poi nel lavoro si è costruita la fiducia. Abbiamo un femminile siano instabili e poco definibili con il vocabolario morte, sperma, politica, figli… cino. Quando recito in Canzone al Vangelo, provo un gusto simile, la stessa tenacia, la fiducia reciproca che corrente. Ne nasce un ritratto che rimane sospeso per le troppe Il rapporto con la parte femminile del pubblico era enorme rispetto per gli spettatori e faccio con umiltà da non scenderemo a compromessi comodi. Inoltre siamo cose da dire e per il desiderio di darsi un tempo ulteriore. meno evidente quando mettevamo in scena testi di Re- tramite tra il testo e il pubblico. È un rito collettivo, di abituati entrambi a non fermarci alla superficie. Con lui nata Ciaravino in cui c’erano anche attori. cui tu attore sei il celebrante e, in quanto tale, respon- non mi fermo alle prime indicazioni o al compromesso. Lombardi – Partirei citando e approfondendo una cosa Nadotti – Nella costruzione dei personaggi attingi molto sabile delle persone che hai davanti. Non puoi rubare Mariani – Quali sono le attrici e gli attori che ti com- che disse Almodovar: le donne sono più buone, più a materiali autobiografici? tutto tu, crogiolandoti nella tua sofferenza. muovono di più e gli spettacoli che ti hanno formata? brave, più belle degli uomini, insomma hanno un ele- Gallerano – Quando scopro un nuovo personaggio mi In Serate bastarde facciamo cabaret, stand up comedy e Gallerano – (lungo silenzio) Ultimamente ho visto più mento in più. Sanno ascoltare e sono più intuitive, so- chiedo se c’è nella mia esperienza un riferimento che utilizziamo uno stile da rock star, provocando nel pub- film che spettacoli. Direi che la mia formazione di spet- prattutto sono fatte per portare la vita, per accoglierla lo riporti oggettivamente a me. A volte mi capita di ve- blico femminile tutta l’ebbrezza che nasce dal veder tatrice è avvenuta durante l’infanzia. Mia madre non dentro di sé. Non si tratta solo di stereotipi storicamen- dermelo davanti agli occhi, perché è già nel mio vissu- fare alle donne quello che di solito fanno gli uomini. mi portava al cinema o a teatro, ma aveva l’abitudine te determinati, sono dati di esperienza. to. In altri casi lo cerco tra le persone che ho conosciuto Nel Vangelo c’è il filo della storia. In Serate bastarde non di raccontarmi le trame dei film. Ricordo in particolare Ci sono molti uomini che hanno invidia della femmi- o tra le figure di cui ho letto. offici, sei protagonista. quelli di Ernst Lubitsch. Sì, la mia è una formazione da nilità. Faccio un nome per tutti, Federico Fellini: tutto È molto utile anche la ricerca iconografica. Certe volte Mariani – Si dice che Perla Peregallo abbia smesso di spettatrice cinematografica indiretta. Tuttora provo un il suo cinema è segnato dalla nostalgia di un corpo fem- mi hanno aiutata dei quadri: uno sguardo intercettato recitare quando morì sua madre, perché recitava per enorme piacere a perdermi nelle storie dei film. minile non da possedere o sopraffare e dal desiderio di in un dipinto può fare da ponte per entrare in quel ca- lei. La Duse invece non voleva che la figlia la vedesse Il teatro invece l’ho scoperto da sola e ne sono rimasta pensare con un cuore che abbia una dimensione fem- rattere. Si tratta comunque di un viaggio di ricerca du- recitare. Che rapporto hai con lo sguardo spettatoriale folgorata. L’ho scelto perché permette di vivere tante minile, che sappia portare la parola amore. rante il quale bisogna porsi le domande giuste. Alcune di tua madre? vite in una vita. Il mio è stato un vero innamoramento. Un esempio pratico? A fine spettacolo arrivano gli ami- possono portarti dove è agevole andare, non in luoghi Gallerano – Una madre è una spettatrice difficile. È Avevo diciotto anni quando decisi di partecipare a un ci a salutare in camerino: baci, abbracci, parole dette in scomodi che si ha paura di andare a sviscerare. Prima o come se avessi seduto in platea l’occhio giudicante che seminario teatrale condotto da Hal Yamanouchi e, gli fretta, tra il sudore e la confusione, ma gli spettatori, poi trovi il legame con il personaggio: la porta è quella. devi evitare quando costruisci il tuo personaggio. La ultimi tre giorni, da Marcel Marceau. Eravamo tutti lì anche se ti dicono che è uno splendore, tendono a for- L’importante è ricordare sempre che stai cercando un madre però puoi mettercela anche se non è fisicamente per Marceau, ma io mi sono innamorata del metodo di mulare un giudizio critico, con tutto il bene che questo percorso espressivo, l’universale nel singolare. presente. Yamamouchi sul corpo e del lavoro di gruppo. comporta. La reazione delle spettatrice – senza voler 12 13
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