Rivista di inchieste teatrali - Titivillus

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Rivista di inchieste teatrali - Titivillus
Rivista Semestrale
                                                                                                               Anno XVI – numero 2 – dicembre 2010

                                                                                          Rivista di inchieste teatrali

                                                                           la spettatrice attratta
                                                                                  dialoghi e testimonianze
                                                                                   a cura di Laura Mariani
                                                                                           e Maria Nadotti

                                                                                             contributi di
                                                                                       Maria Luisa Abate
                                                                                          Anna Bonaiuto
                                                                                        Isabella Bordoni
                                                                                        Alessandra Cava
                                                                                        Maria Consagra
                                                                                         Silvia Gallerano
                                                                                          Anna Leonardi
                                                                                       Sandro Lombardi
Spedizione in abbonamento postale – legge 662/96 art. 2 – 70 % DRT – DCB

                                                                                          Licia Maglietta
                                                                                            Ida Marinelli
                                                                                          Ilaria Palermo
                                                                                         Annalisa Sacchi
                                                                                           Adelina Suber
                                                                                           Laura Tarroni
                                                                                       Serena Terranova

                                                                                      dossier fotografico di
                                                                                            Lisetta Carmi
Editoriale
                                                                                                                                               Discorso amoroso e corpo/persona
                                                                                                                                               Trasformazioni teatrali in prossimità della “spettatrice attratta”
Prove di Drammaturgia
Rivista di inchieste teatrali                                                          Indice                                      Fin dalle prime uscite, «Prove» rileva con riflessioni, in-         della scena l’uomo a cui rivolgersi e di cui prevedere le
Dedicata a Claudio Meldolesi                                                                                                       terviste e forum critici i processi culturali e creativi che si     reazioni era soprattutto lo spettatore o il proprio partner
                                                              Editoriale                                                           addentrano nei diversi livelli della composizione teatrale,         scenico, per il resto, nel tempo delle prove, non c’erano
                                                              Discorso amoroso e corpo/persona.                                    accompagnandone gli sviluppi estetici e le reciproche in-           maestri che potessero insegnare l’arte essenziale di sedur-
Direttore Responsabile: Gerardo Guccini                       Trasformazioni teatrali in prossimità della “spettatrice attratta”   terferenze. Per tale ragione, la tematica affrontata nel pre-       re il pubblico e l’autore stesso tendeva a rientrare, come
                                                                                                                                   sente numero – l’ultimo programmato insieme a Claudio               l’opera letteraria, del resto, fra i puri e semplici pretesti
                                                              La spettatrice attratta
Comitato di redazione: Fabio Acca (Univ. di Bologna),                                                                              Meldolesi – costituisce al contempo un’evidenziazione e             d’una esposizione potentemente incardinata all’identità
                                                              di Laura Mariani e Maria Nadotti
Marco Consolini (Univ. Paris VIII), Ilona Fried (Univ. di                                                                          una verifica degli indirizzi generali della rivista. Le voci rac-   teatrale dell’attrice. Tutto all’opposto, le nostre artiste con-
Budapest), Gerardo Guccini (Univ. di Bologna), Marina         DIALOGHI                                                             colte da Laura Mariani e Maria Nadotti consentono infatti           dividono con il regista il processo della gestazione scenica,
Sanfilippo (Univ. di Madrid), William Sauter (Univ. di        con cinque attrici e un attore                                       di confrontare le dinamiche della performance e della per-          mentre, dal versante della platea, intercettano soprattutto
Stoccolma)                                                     Il palcoscenico: un luogo da cui si guarda, incontro con            cezione al modello “biologico” della creazione teatrale: me-        – ancor più che le reazioni del pubblico femminile – le
                                                                 Maria Luisa Abate                                                 tafora di riferimento per «Prove di Drammaturgia», dove             reazioni femminili del pubblico nelle quali si riconoscono
Assistenti di redazione: Nicoletta Lupia                       La mia sola tecnica? La vita, incontro con Anna Bonaiuto            vengono frequentemente indagate le relazioni fra i valori           nella misura in cui ne sono conosciute. È un’elettività che
                                                               Il corpo è veicolo, incontro con Silvia Gallerano                   biografici, le opere e le dialettiche che, tanto nelle sedi-        s’aggancia all’esclusione dell’amore uomo/donna dagli ar-
CIMES, Via Azzo Gardino 65a, 40122 – Bologna                   Il corpo emozionato della spettatrice, incontro con                 mentazioni formali che nei relativi processi di fruizione, si       gomenti teatrali e alla sua sostituzione epocale con un’in-
Tel. 051/2092400 – Fax. 051/2092417                              Sandro Lombardi                                                   svolgono fra i linguaggi ereditati e le loro modificazioni. In      trospezione affettiva in cui il corpo comunica le forze che
                                                               La verità del gesto, incontro con Licia Maglietta                   altri termini, le identità dei teatranti, come abbiamo spesso       lo rendono persona, esplicitando – per riprendere la sem-
Library of Congress Washington:                                In veste di, incontro con Ida Marinelli                             avuto modo di osservare, disseminano le pratiche sceniche           pre più attuale osservazione di Roland Barthes – l’«estrema
Codice della Rivista                                          L’ARTE DELLO SCATTO                                                  di “germi” che sviluppano tecniche, poetiche, idee, opere,          solitudine» in cui versa, oggi, «il discorso amoroso»1.
ISSN 1592-6680 (stampa)                                       Incontro con Lisetta Carmi                                           percorsi, repertori, lingue sceniche, testi.                        Maria Nadotti, in altro testo, ha spiegato questo processo
ISSN 1592-6834 (on-line)                                                                                                           Per la verità, Mariani e Nadotti non prefigurano risultati          investigando la pittura di Frida Kahlo. Anche in teatro,
                                                              TESTIMONIANZE                                                        di sorta, anzi, conducendo l’indagine sulla “spettatrice”           possiamo dire con le sue parole, il corpo femminile non
www.muspe.unibo.it/period/pdd/index                           I piaceri della spettatrice                                          senza pregiudizi e lasciando libero corso alle risposte, si         viene «pensato, guardato o rappresentato in funzione del
                                                               Isabella Bordoni, Corpografie                                       guardano bene dal sollecitare connessioni fra le specificità        desiderio maschile, bensì da un interno/esterno che è
                                                               Maria Consagra, Corpi vivi                                          del pubblico femminile e quelle del pubblico maschile,              passione e patimento di chi lo abita»2.
                                                               Anna Leonardi, Dal palco di proscenio                               tuttavia, la distinzione sessuata, una volta messa in campo,        Al corpo che oggettiva e modella il desiderio che sale dalla
                                                               Annalisa Sacchi, La spettatrice imperfetta                          ha sollevato nelle persone interpellate significative indica-       platea maschile, si sostituisce un corpo-conduttore che sta-
                                                               Adelina Suber, I Demoni di Peter Stein                              zioni circa le interazioni uomo/donna tanto al livello dei          bilisce un sistema di vasi comunicanti fra le stanze, chiuse e
                                                               Alessandra Cava, Ilaria Palermo, Laura Tarroni,                     processi creativi che a quello della reattività percettiva. I       segrete, dell’introspezione femminile. Con Ibsen e Čechov,
                                                                 Serena Terranova, L’Avaro delle Albe                              “dialoghi” e le “testimonianze”, che strutturano il numero,         con la drammaturgia di Susan Glaspell3 e, naturalmente,
                                                                                                                                   non parlano solo dell’empatia che contraddistingue le rea-          con Eleonora Duse4, la spettatrice sensibile e impegnata si
                                                                                                                                   zioni delle spettatrici, del filtro intellettuale che gli uomini    manifesta in scena proiettandovi personaggi e interpreta-
                                                                                                                                   interpongono fra sé e l’azione scenica, del particolarissi-         zioni dei quali il proprio vivere costituisce l’effettivo sot-
                                                                                                                                   mo riposizionarsi del pubblico femminile, che inquadra              totesto. La tradizionale empatia, per cui il pubblico fem-
                                                                                                                                   le presenze teatrali in successioni di ricordi e di esperienze,     minile e quello maschile tendeva a riconoscersi, secondo
                                                                                                                                   ma spiegano anche come la realizzazione scenica nasca dai           variabili geometrie di transfert, nella coppia dei personaggi
                                                                                                                                   rapporti fra l’attrice e il regista. C’è, racchiuso in queste       innamorati, incomincia così a ritrarsi facendo luogo a un
                                                                                                                                   pagine, il racconto dei mutamenti che hanno riformulato             diverso panorama emozionale e relazionale del quale, que-
                                                                                                                                   le alchimie emozionali dell’evento teatrale. Per ricavarlo,         sto dossier, costituisce ora un documento imprescindibile.
                                                                                                                                   basta confrontare alla situazione attuale l’epoca in cui le
                                                                                                                                   attrici erano – diceva Carlo Gozzi – «impastate d’amore» e                                                         Gerardo Guccini
Immagine di copertina: Lisetta Carmi, Autoritratto, se-                                                                            il recitare significava, per una donna, modellare il deside-
conda metà anni ’50 (per gentile concessione dell’autrice).                                                                        rio sessuale degli spettatori (fino a convertirlo, se interve-         1
                                                                                                                                                                                                            Cfr. Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Elaborazione grafica di Cristiano Minelli.                                                                                         niva il Genio, in contiguità poetica e aspirazione ideale).         (1977), Torino, Einaudi, 1979, p. 3.
                                                                                                                                   Due osservazioni emergono dai “dialoghi” raccolti da                   2
                                                                                                                                                                                                            Maria Nadotti, Frida Kahlo o della finzione narcisistica, nel
                                                                                                                                   Mariani e Nadotti, stabilendo, al di là delle personalità           sito http://cartesensibili.wordpress.com
                                                                                                                                   e delle tipologie sceniche, uno sfondo antropologico co-               3
                                                                                                                                                                                                            Su Susan Glaspell, pioniera – all’inizio del passato secolo
Edizione cartacea                                                                                                                  mune. Da un lato, le attrici ribadiscono la corresponsabi-          – d’un teatro d’arte e comunitario, cfr. Roberta Gandolfi, La
© Teatrino dei Fondi/Titivillus Mostre Editoria 2010                                                                               lità creativa della funzione registica. Dall’altro, è per tutte     prima regista. Edith Craig, fra rivoluzione della scena e cultura
                                                                                                                                   evidente che le spettatrici, si consideri più o meno stabile        delle donne, Roma, Bulzoni, 2003, pp. 385-402.
Ebook                                                                                                                              o culturalmente significativo questo dato, “sentono” con               4
                                                                                                                                                                                                            Sulla consapevole e sapiente sintonia creativa di Eleonora
© Teatrino dei Fondi/Titivillus Mostre Editoria 2016                                                                               maggiore immediatezza e profondità, e che questa loro               Duse con il proprio pubblico femminile cfr. Laura Mariani,
via Zara, 58, 56024 – Corazzano (Pisa)                                                                                             allerta emozionale orienta l’agire scenico avvalorandone            Amicizie e “possesso di sé” nel teatro, la Duse e le giovani attrici,
Tel. 0571 462825/35 – Fax 0571 462700                                                                                              elementi indiziari e tracciati sottotesto.                          in Maria Ida Biggi, Paolo Puppa, Voci e anime, corpi e scritture.
internet: www.titivillus.it • www.teatrinodeifondi.it                                                                              Rispetto al teatro preregistico, la posizione dell’uomo è,          Atti del Convegno internazionale su Eleonora Duse, Roma, Bul-
e-mail: info@titivillus.it • info@teatrinodeifondi.it                                                                              dunque, radicalmente cambiata. Per le antiche signore               zoni, 2009, pp. 355-372.

                                                                                                                                                                                                                                                                          3
La spettatrice attratta                                                                                                                                                                                                                    La spettatrice attratta

di Laura Mariani e Maria Nadotti                                  bile termine di riferimento per uno studio dello sguardo           nostre complementari diversità, sottraendoci alla rigidez-       schermi della critica teatrale di mestiere. Tutti questi testi
                                                                  femminile proprio là dove il corpo vivo è in scena.                za dello schema investigativo approntato a freddo.               rivendicano la soggettività dell’esperienza spettatoriale e
Quando Gerardo Guccini ha chiesto a Laura di curare               Inevitabile dunque, in questa fase aurorale della ricerca,         Ciascuna attrice, ci siamo accorte lungo strada, aveva un        il suo permanere in forma di frammento mnemonico che
un numero monografico di «Prove di drammaturgia» sui              rivolgerci a chi il teatro lo ‘fa’, alla sua cellula originaria:   suo modo di aderire o fare resistenza alla materia del-          si crea e si cristallizza intorno a un’emozione.
rapporti tra teatro e gender si è imposto da subito il pro-       l’attore e lo spettatore. Virandoli però al femminile, as-         la nostra indagine. Traspare dalla forma che, nei testi          Talvolta i frammenti di memoria di cui le autrici parla-
blema di delimitare il campo con precisione ancorandolo           sumendo insomma che i corpi e la loro storia sessuata              raccolti nella sezione “Dialoghi”, assumono le singole           no rimandano a momenti cruciali, di grande teatralità,
alla pratica scenica. La scelta è caduta sul tema della spet-     contino e non siano indifferenti.                                  interviste: in alcuni casi ci troviamo di fronte a veri e        scientemente costruiti sulla scena. Talaltra il lavoro di
tatorialità, sul vincolo che lega il pubblico teatrale allo       Abbiamo così deciso di interpellare da un lato alcune              propri monologhi, in altri a dialoghi dove le domande            identificazione del frammento ‘memorabile’ è frutto di
spettacolo.                                                       attrici e dall’altro alcune spettatrici ‘attratte’2. Abbiamo       alimentano risposte che propongono domande nuove e               libera e autonoma associazione da parte della spettatri-
Il primo pensiero che ha tenuto dietro a questo posizio-          invitato le prime a dialogare con noi sul loro mestiere e          inaspettate, in altri ancora a racconti in prima persona         ce: autobiografia e moventi personali ne sono la matrice
namento, visto che la categoria di spettatore generico è          su quanto la pratica attoriale è influenzata dal rapporto          in cui l’osmosi tra l’io parlante e l’io/noi che ascolta è       imprevedibile.
ormai poco fertile se non ingannevole, è che il pubblico          con il pubblico, e chiesto alle seconde una testimonian-           evidente e feconda.                                              A teatro, dunque, si piange di meraviglia e di commo-
andava disaggregato e analizzato nelle sue componenti,            za scritta sugli spettacoli che più si sono incisi nella loro      Frutto di questa serie di incontri è senza dubbio il desi-       zione: su quelle immagini e quei suoni che ridisegnano
prima fra tutte quella sessuale.                                  memoria e che più hanno marcato il loro modo di guar-              derio di affiancare alle voci femminili un punto di vista        il mondo reale coniugando nostalgia e scoperta, e su di
Mentre la letteratura teatrale non solo italiana si è fino-       dare.                                                              maschile. Ci siamo rivolte a Sandro Lombardi, un attore          sé, sul proprio cercare nel buio un canale attraverso cui
ra occupata del cosiddetto spettatore neutro, lasciando           Come abbiamo scelto le une e le altre? Per quanto riguar-          dotato di competenza teatrale globale e maestria capoco-         esprimere emozioni profonde.
filtrare solo negli interstizi del discorso e delle testimo-      da le attrici, questa prima rosa di nomi ha avuto come cri-        micale, capace di legare l’intensità performativa all’intel-     Per concludere, ci piace elencare quelle che ci paiono le
nianze elementi più complessi di differenziazione, quella         terio di selezione innanzitutto la rappresentatività genera-       ligenza della sensibilità. Ne è nato un ‘autoritratto sospe-     parole chiave emerse da questa prima fase di ricerca e su
cinematografica ha in questi anni, soprattutto in ambito          zionale, geografica, artistica e produttiva. Ci siamo mosse        so’, un invito per chi scrive e chi leggerà a scandagliare       cui varrà la pena di indagare in futuro.
angloamericano, prodotto un corpus ricchissimo di ana-            tra Roma (Anna Bonaiuto e Silvia Gallerano) e Milano               più a fondo il lavoro che l’attore fa sullo spettatore e su      Eccole, in ordine rigorosamente alfabetico: ascolto, au-
lisi e interpretazioni. L’intera Feminist Film Theory si è co-    (Ida Marinelli), Torino (Maria Luisa Abate) e Napoli (Li-          di sé attraverso lo spettatore e sulla materia instabile delle   tobiografia3, commozione, corpo, emozione, erotismo,
struita sullo svelamento del rapporto che lega l’immagine         cia Maglietta), tra teatro di ricerca e teatro di tradizione,      relazioni tra maschile e femminile.                              fantasma, frammento, genere, inganno, invecchiamento,
filmica (e il desiderio che ne nasce) allo sguardo che ad         tra centralità della compagnia o del gruppo e autonomia            Chiude l’area dei “Dialoghi” l’incontro con Lisetta Car-         mascheramento, maternità, memoria, mestiere, morte,
essa risponde e, rispondendole, crea alla seconda poten-          produttiva, tra scena teatrale e incursioni cinematografi-         mi, fotografa di scena al Teatro Duse di Genova nei primi        passività, paura, pianto, postura, reciprocità, sguardo,
za. È entrata perciò in campo Maria, che tra le prime in          che. Le età svariano dai trenta ai sessant’anni.                   anni sessanta. Ci interessavano il suo sguardo di fotografa      specchio, teatralità, travestimento, verità, voce.
Italia ha sollevato e fatto conoscere queste problematiche,       Ognuna di queste interviste si è svolta in forma di dialogo        grande e attenta alle mutazioni in corso nell’Italia del mi-     C’è molto lavoro da fare.
curando insieme a Giuliana Bruno due volumi indiriz-              a tre voci. Ritenevamo infatti che fosse utile complicare          racolo economico e la sua ricettività di spettatrice teatrale                                            (13 novembre 2010)
zati l’uno al pubblico di lingua inglese, l’altro a lettrici      l’asse dello sguardo e dell’ascolto, obbligare l’intervistata      all’ennesima potenza. Nelle sue immagini di allora l’ar-
e lettori italiani1. La provocatoria scoperta dell’analisi        a decentrarsi e a guardarsi con e attraverso di noi. E noi         ticolazione dello spazio e il movimento degli attori sulla          1
                                                                                                                                                                                                           Giuliana Bruno and Maria Nadotti, Off Screen, Women
cinematografica femminista – il coincidere di soggetto            stesse, in quell’alternanza di voci e di domande che cre-          scena sono colti e fissati per sempre nella loro carismatica     and Film in Italy, Routledge, London and New York 1988; G.
desiderante/sguardo della spettatrice e oggetto del desi-         scevano spesso in modo imprevisto proprio dalla dinami-            perfezione, ma anche nel loro essere ‘vita’.                     Bruno e M. Nadotti, Immagini allo schermo. La spettatrice e il
derio/corpo sullo schermo – si pone infatti come possi-           ca a tre, ci siamo potute guardare e scoprire meglio nelle         Nella seconda parte della rivista, intitolata “Testimonian-      cinema, Rosenberg & Sellier, Torino 1991.
                                                                                                                                     ze”, compaiono scritti di spettatrici fortemente ‘attratte’:        2
                                                                                                                                                                                                           Riprendiamo la bella formula coniata da Claudio Meldole-
                                                                                                                                     tre attrici (Isabella Bordoni, Maria Consagra e Anna Leo-        si. Vedi Teatralità, in Anatomia del teatro. Dizionario di antro-
                                                                                                                                     nardi), due studiose (Annalisa Sacchi e Adelina Suber),          pologia teatrale a cura di Nicola Savarese, la casa Usher, Firenze
                                                                                                                                     quattro studentesse del DAMS di Bologna (Alessandra              1983, pp. 201-203.
                                                                                                                                     Cava, Ilaria Palermo, Laura Tarroni e Serena Terranova).            3
                                                                                                                                                                                                           Anche le note biografiche, che seguono ogni contributo,
                                                                                                                                     Il loro è uno sguardo dall’interno sul teatro, ma senza gli      sono in realtà auto-biografie in tre righe.

Lisetta Carmi, Cisternino, ottobre 2010 (foto di Maria Nadotti)

4                                                                                                                                                                                                                                                                     5
dialoghi                                                                                                                                                                                                                                                  Dialoghi
con cinque attrici e un attore

Il palcoscenico: un luogo da cui si guarda                               renziale, non autobiografico, nel senso che piano piano                                                                          In Maria Maddalena i punti di commozione erano tanti,
Incontro con Maria Luisa Abate                                           nelle parole che dico mi riconosco completamente. Evi-                                                                           perché si parla continuamente d’amore, di un amore asso-
Torino, 19 giugno 2010                                                   dentemente certi fattori sono dentro di me e mettendoli                                                                          luto e quando la gente sente parlare di una cosa così non
                                                                         fuori finalmente li vedo, li riconosco. È come nei cori                                                                          può che piangere, perché dentro di sé ce l’ha il desiderio
    Incontriamo Maria Luisa Abate in un appartamento di rin-             mantrici, nel senso che la tua voce è già stata moltiplicata                                                                     d’amore. Maria Maddalena mi ha dato l’impressione di
    ghiera a Torino, sede del suo gruppo di appartenenza, Marcido        e esce con una potenza ulteriore. Se si riesce a entrare in                                                                      una creatura che cerca Dio dentro di sé, non per sé ma
    Maridorjs e Famosa Mimosa. Un gruppo – fondato nel 1983              questo meccanismo che è sempre performantico – il che                                                                            per gli altri, e trovatolo dentro l’uomo lo mette fuori per
    dal demiurgico regista Marco Isidori insieme a lei, già attrice,     non si dà tutte le sere, anche se lo si vorrebbe – sulla scena                                                                   vederlo. Lei naturalmente ha la sua cultura religiosa, però
    e alla scenografa Daniela Dal Cin – che, dopo i primi impor-         la voce singola si carica di tutte queste componenti. Non                                                                        quando parla di questo amore morto come amore assolu-
    tanti riconoscimenti di Giuseppe Bartolucci, ha continuato la        è mai sola, è fatta con.                                                                                                         to, totale, definitivo, è come se fosse un essere umano che
    sua ricerca con ostinato rigore, a prescindere dai tempi e dai                                                                                                                                        guardandosi dentro vede l’amore immenso di cui è capace
    destini del Nuovo teatro italiano, facendo della marginalità         Nel Lago dei leoni Isidori è intervenuto massicciamente                                                                          e lo pone davanti a sé, fuori di sé, come una divinità.
    un orgoglioso luogo di libertà artistica. Un’appartenenza for-       sulle parole di Maria Maddalena. Dell’originale è rimasto
    te, dunque, che ha marchiato l’identità e i percorsi di Maria        il venti per cento. Il suo lavoro drammaturgico è stato                                                                          Dici che la mia voce a un certo punto non è più esterna,
    Luisa e ne ha accentuato l’originale potenza artistica.              quasi di semplificazione poetica. È andato per folgorazio-                                                                       è come se parlasse da dentro.1 Questo non è voluto, non
    Con lei dobbiamo innanzitutto affrontare un problema di              ni, scegliendo di esprimere con una parola magari dieci                                                                          è studiato. Avviene. È un testo in cui mi sono ritrovata
    linguaggio. Non appartengono al suo lessico termini come             versi. Il lavoro principale è stato fatto sul coro, anche se                                                                     completamente, non so per quale motivo, forse per via
    personaggio, voce e pubblico in astratto. L’attore viene de-         qui era minimo e doveva ‘portare’ solo le didascalie. Io                                                                         dell’età, del momento della vita che sto attraversando…
    finito “generale” per sottolineare il primato del coro e delle       ho assistito a tutte le prove del coro. Non è che arrivo                                                                         L’ho penetrato fino in fondo, ma non a livello intellettua-
    stratificazioni linguistiche che costruiscono lo spettacolo come     e recito, un po’ anche perché faccio da tramite con gli          Manifesto di Daniela Dal Cin per Nel lago dei leoni             le, a livello di pancia. Ho fatto mie le parole di Isidori,
    unità assoluta a partire dal testo, o meglio dalle sue parole        allievi più giovani.                                                                                                             perché delle Estasi una o due sono abbastanza simili al-
    sottoposte a un deciso processo di essenzializzazione e risigni-                                                                      muovere. Il lavoro dei Marcido è assolutamente diretto al       l’originale, ma il resto è ritradotto in un linguaggio che
    ficazione. Quanto al pubblico la relazione è strettissima, in        Isidori imbastisce la musica, poi mi dà la battuta, pezzo        pubblico, per smuoverlo, per insultarlo senza insultarlo,       era già mio, perché dopo venticinque anni di lavoro con
    un’ottica di “fruizione globale non solo visiva ma anche ener-       per pezzo, parola per parola, e io gliela restituisco meglio     per commuoverlo. Si piange dai Marcido, come al cine-           Marco il suo linguaggio artistico è diventato il mio e ho
    getica”, grazie alla vicinanza estrema “in qualità d’amanti          che posso. Lui mi corregge e io gliela restituisco di nuovo.     ma, anche di più.                                               fatto mie quelle parole.
    molto ben sigillati” fra corpo attoriale e corpo del pubblico.       Quando riesco a recitarla è detto tutto, perché in condi-
    Di qui la creazione di dispositivi scenici che costruiscono lo       zioni non di scena è molto difficile recitare davvero, en-       Da dove parte la lacrima? Da una disabitudine alla gene-        Davanti alle Estasi di Maddalena de’ Pazzi molti hanno
    spazio, mettendo attore/attrice e spettatore/spettatrice in si-      trare in quella condizione che è la recitazione. Solo allora     rosità della scena. Un’energia così grande portata verso il     pianto. Si tratta senz’altro di un testo drammatico, ma una
    tuazioni costrette in cui si agisce e insieme si subisce lo sguar-   lui può andare avanti. Queste estasi sono state costruite        pubblico è invasiva e spiazza perché lo spettatore non ci       parte di commozione nasceva dal fatto che quelle parole
    do: sia l’Ovale delle Serve di cui parlerà Maria Luisa Abate         a blocchi, la prima, la seconda, la terza, ognuna con un         è abituato. Si piange, ma si ride anche. Il pubblico parla      andavano a smuovere cose più delicate. Perché è successo
    – scena chiusa da pesanti tende che comunica con gli spetta-         proprio andamento musicale, finché questa musica non è           anche restando muto. Per cominciare questo lavoro di            dappertutto, a Roma, Milano, mentre le repliche torinesi
    tori seduti all’esterno, in un’unica fila, tramite una feritoia      stata pronta dentro di me.                                       solito si sceglie una parte del pubblico, su duecento spet-     sono state più fredde. Il mio tentativo ogni volta che vado
    – sia la Torre del Vortice del Macbeth (si veda il volume                                                                             tatori ti concentri su alcuni… per Maddalena quelli che         in scena – e veramente anche nella vita – è ‘andare fuori’:
    curato da Davide Barbato su I teatri della Marcido Marci-            Poi abbiamo portato qua la struttura, in cucina, perché          hai di fronte. È importante avere qualcosa di interessante      se l’hai provato una volta, come in amore, non ci puoi più
    dorjs e Famosa Mimosa, pubblicato nel 2006 da Editoria               nell’altra stanza non ci stava, e abbiamo cominciato a fare      davanti a te, perché non puoi andare troppo di lato. Miro       rinunciare, devi sempre andare in quella direzione. A Mi-
    & Spettacolo).                                                       lo stesso con me su questa sedia, perché queste estasi io        e sparo, e parlo quasi sempre direttamente.                     lano sono stata costretta – e ne sono ancora felice – da un
    Dell’intervista a Maria Luisa verranno proposte citazioni            dovevo trovare modo di cantarle. Per il movimento lui si                                                                         calo improvviso di voce. Quasi sempre si dà il meglio di
    sui due spettacoli che più l’hanno segnata – Le serve, una           lascia molto guidare da me, vuole che sia io a scoprire le       Una scena in cui scoppia il pianto? Parto da un lavoro          sé proprio quando non si ha voce, perché chi ne ha molta
    danza di guerra (da Genet, 1987), appunto, e Nel lago dei            potenzialità della struttura, a decidere come dire alcune        molto antico, Le serve di Genet. C’è nello spettacolo,          spesso gode ad ascoltarla. Chi non ce l’ha deve entrare
    leoni (dalle Parole dell’estasi di Maria Maddalena de’Pazzi,         cose piuttosto che altre, perché ho ancora un’agilità che        quello dell’Ovale, una scena molto particolare in cui So-       subito in un’altra condizione. Io quella sera a Milano mi
    2010) – e alcune sue notazioni di spettatrice.                       mi consente di fare dei movimenti estrosi. Anzi è lui che        lange rinfaccia a Chiara le loro passeggiate. Isidori aveva     sono detta: “faccio finta di averla”. E veramente, quando
                                                                         a volte li riduce, mentre io tenterei cose più acrobatiche,      pensato a una passeggiata al livello della feritoia in cui      mi sono trovata sulla scena, le parole mi hanno parlato: la
Nel Lago dei leoni io non sono sola, sono parte di un                    perché quando il corpo è più impegnato l’attore è più            Solange (io), appesa al portatore (Ferdinando D’Agata)          cosa più bella che possa succedere. Questo può accadere a
tutto che non è soltanto la coralità dietro di me, queste                libero di recitare. Se sono in difficoltà fisica sicuramente     con il codazzo di Claire (Lauretta Dal Cin), passa con          un attore quando è solo a governare le sue maree, quando
monacelle, ma è anche la scenografia, la musica, il te-                  entro nel meccanismo della recitazione, poi magari posso         la testa all’altezza della feritoia guardando gli spettatori    la responsabilità dello spettacolo è sulle sue spalle.
sto, l’indirizzo dato alla parola, il modo di dirle. Ecco, io            diminuire il movimento.                                          a uno per uno negli occhi e parla di se stessa che sfoggia
come personaggio vivente, Maria Luisa Abate, tento di                                                                                     al balcone queste toilettes, le passeggiate come signora        Quali spettacoli mi hanno segnato come spettatrice? Pri-
entrare in questa armonia, in questa unità, pur spiccan-                 La costrizione è parte integrante del meccanismo dei Mar-        con le volpi… Quando ho avuto lo spettacolo in mano,            ma di Isidori nessuno, dopo Isidori tutto quello che vedo
done come protagonista.                                                  cido: è un modo di sollecitare l’attore all’interpretazione      guardavo a una a una queste persone e nel mio occhio            mi forma, si impara da tutto.
                                                                         che si riverbera anche sullo spettatore, sulla spettatrice.      c’era “l’hai fatto anche tu?” Perché è così, se c’era nel mio   Se mi chiedete ciò che mi ha divertito nel senso di dever-
All’inizio il lavoro è molto meccanico, perché la presta-                Non credo però che abbia senso distinguere gli spettatori        occhio c’era anche nell’occhio dello spettatore. È un mo-       tere, far cambiare direzione, allora andiamo su un nume-
zione richiesta da Marco Isidori è altamente performan-                  in base al sesso: il pubblico è pubblico. Certo mi sono          mento in cui ti accorgi della fragilità maschile. Quello        ro minimo. Per esempio l’Amleto della Societas Raffaello
tica. Il prodotto teatrale deve essere subito perfetto, limi-            posta anch’io la domanda: “se fosse un pubblico di tutti         degli uomini è un pianto interno, mentre le donne si pie-       Sanzio è stato uno degli spettacoli che mi hanno colpita
tato ma perfetto, invece il nostro è sempre in progress.                 uomini o di tutte donne?” Senza dubbio, poiché la mia            gano subito alla commozione, si piegano in giù… e le            veramente, anche perché ho capito poi, leggendo la storia
Almeno una settimana di repliche per digerire il testo,                  arte è quella di interprete, farei dei tentativi diversi, però   lacrime non tardano a venire. L’uomo invece si pietrifica,      dell’attore protagonista, Paolo Tonti, che il teatro deve
perché sia completamente dentro la gola, perché tu lo                    il livello di commozione è simile fra uomo e donna, anzi         ma quella è la sua commozione, come se fosse stato colto        essere chiuso agli attori e aperto alle persone problemati-
studi, lo ripeti, ma è la scena che lo fissa. Ed è autorefe-             le donne sono più dure, gli uomini sono più teneri da            in fallo, di debolezza potremmo dire.                           che come me. Lui era quello spettacolo, forse per questo

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Dialoghi                                                                                                                     Dialoghi

Maria Maddalena è più me di altri spettacoli. Come sono                 La mia sola tecnica? La vita                                          La tecnica, collegata a tutto il resto in modo spontaneo,     Un personaggio attraverso cui potrei esemplificare quel
stata Le serve. In questi casi ci sono cose che vanno a toc-            Incontro con Anna Bonaiuto                                            istintivo, presuppone un tenersi in esercizio. Attori non     che ho appena detto? Hedda Gabler di Ibsen, che mette
care l’autobiografico.                                                  Roma, 13 giugno 2010                                                  si diventa. Le scuole possono solo essere maieutiche e aiu-   in movimento tutto. Carlo Cecchi, il regista con cui l’ho
                                                                                                                                              tarti a gestire la forza che hai dentro.                      portata sulla scena, mi diceva: “È una stronza”. Cos’è una
E poi Carmelo Bene: Homelette for Hamlet e lui che leg-                   L’incontro con Anna Bonaiuto, la prima delle attrici italiane                                                                     ‘stronza’? Una non incasellabile, che non sta neanche nel
geva Campana.                                                             cui abbiamo proposto questa conversazione a tre voci sul me-        Oggi in Italia il problema è che l’attore non è più quel-     teatro, una furia vendicativa dalla ferita aperta.
                                                                          stiere del recitare e in particolare sul rapporto con il pubblico   lo che fa teatro. Oggi il mestiere dell’attore, al cinema     Attraverso quali tappe ho costruito questo specifico per-
Se mi chiedete di attrici viste sulla scena, non me ne viene              femminile, avviene nel suo appartamento romano. È una do-           e in TV, è esibizione. Dove domina la televisione, non        sonaggio? Carlo voleva essere Hedda, ma non era in sce-
in mente neanche una. Che ho potuto vedere in video,                      menica rovente e in città si respira l’umore da day after tipico    c’è spazio per il fuoco del palcoscenico e la decadenza è     na. Mi aveva dato indicazioni espressioniste, tagliate con
sì. Mi fa impazzire l’attrice che ha fatto Natale in casa                 dei primi caldi.                                                    assicurata.                                                   l’accetta, che io, pur sentendomene lacerata, ho seguito
Cupiello prima di Pupella Maggio, una donna orrenda,                      Quando arriviamo da lei, dopo esserci arrampicate per vari                                                                        perché lo stimo e di cui mi sono liberata a poco a poco.
un’attrice che c’è anche in Napoli milionaria, Nina De                    piani lungo una scala piranesiana in bilico tra rovina e re-        Non mi piace il termine ‘pubblico’, lo considero ambi-
Padova. È straordinaria. Poi Rossella Falk nelle cose di                  stauro, Anna ci accoglie con un caffè che più ristretto non si      guo. Preferisco parlare di spettatori e spettatrici. Quando   Io non capisco quel che faccio finché non lo faccio da-
De Lullo. Rina Morelli è un mio mito. Era veramente                       può. E così, con un bel tasso di caffeina in circolo, comin-        recito, sono spettatrice anch’io: mi rivolgo a me stessa,     vanti al pubblico. A volte la mia replica più bella è l’ulti-
grandissima. L’hanno definita un’attrice naturalistica                    ciamo a porle le nostre domande alternandoci, seguendo uno          faccio quello che vorrei dall’attore.                         ma. Qualcosa aggiungi tutte le sere.
mentre lei aveva una vibrazione continua. È la loro mae-                  schema comune, ma anche ciascuna un proprio filo.                   A teatro avviene uno scambio, un vero e proprio passag-       Dopo la prima di Hedda Gabler ho avuto un’illuminazio-
stria che mi colpisce e che ritrovo raramente in attrici                  Dei nostri quesiti, in questa prima occasione, non troverete        gio erotico, perché la scena teatrale è l’ultimo luogo dove   ne: in quanto donna, sapevo di Hedda più di quanto ne
contemporanee. In Ermanna Montanari sì, mi avevano                        che una traccia indiretta, interna alle risposte di Anna, al suo    un corpo si spoglia e dice e fa quel che nella vita non       sapesse il regista. Che non avendocela nel corpo, non la
colpito lei e la sua voce. Ho sempre amato moltissimo la                  morbido e aperto ragionare ad alta voce su temi che deve avere      diresti e non faresti.                                        sapesse riconoscere?
sua vitalità, il suo essere luce in scena: Ermanna è lumi-                elaborato a fondo nel corso del tempo. Qui di seguito vi propo-     Più sono andata avanti negli anni, più ho pensato agli        Ad aiutarmi è sempre il pubblico, sentirne il respiro. Si
nosa. In Confine, uno dei suoi primi lavori, lei cantava                  niamo in forma di aforisma i punti salienti del suo dire.           spettatori e all’indecenza di truffarli. Voglio che il pub-   tratta proprio di una cosa fisica: se gli spettatori tossi-
mangiando una carota in un ambiente circense. Aveva                                                                                           blico stia seduto sul bordo della poltrona e venga verso di   scono, scartano una caramella, vuol dire che non sono
una sua verità grande, lì non c’erano problemi messi in                 Nove volte su dieci è qualcun altro a offrirti un personag-           me. Esagerare nell’altra direzione è offensivo per l’attore   stati catturati. Chi è in scena percepisce queste onde di
piazza se non l’umanità.                                                gio, a chiamarti a interpretarlo. Capita però anche che sia           e per gli spettatori.                                         distrazione.
                                                                        tu a sentire che ti manca qualcosa e a proporre. In genere
Il pubblico è sempre più distratto, bisogna inchiodarcelo               io ho recitato personaggi ‘canonici’.                                 Non ho mai pensato al genere degli spettatori e alla diffe-   Quand’è che le parole di un testo diventano mie? E cosa
su quelle poltrone. Ma se utilizzi la scena come luogo                                                                                        renza sessuale. Le spettatrici sono più numerose, l’80 per    ci metto di mio? Tutti abbiamo in noi una dose del per-
poetico arrivi ovunque, lo penetri il distrattone. È un                 Perché si fa questo mestiere? Per essere felici recitando.            cento almeno, e sono più curiose, desiderose di provare       sonaggio che stiamo facendo, diciamo un due per cento.
costo molto alto di energie, e poi c’è anche confusione,                Naturalmente dipende dal personaggio e dalle persone                  qualcosa. Il che, quando riesci a conquistarle, determina     Il mestiere dell’attore è ingigantirlo, senza però fare solo
e noi Marcido ci sentiamo un po’ soffocati: è talmente                  con cui lavori. Se l’intesa è profonda, sai che darai di più.         un grande filo di attenzione e di dono reciproco. Le don-     se stessi. Qualcosa di te c’è sempre: la figura del padre,
difficile farsi vedere.                                                 Non lavoro bene con la violenza, l’aggressività, l’isteria.           ne sono più vive degli uomini.                                quella del marito non stimato, la ferita che porti in te, la
                                                                        Io lì mi blocco, sono meno creativa. La paura, la preoccu-                                                                          frustrazione di artista, il non avere figli…
C’è una trasmissione materna: tutti gli allievi che ho avuto            pazione sono un ostacolo: a teatro bisogna essere sereni,                                                                           Nel caso di Hedda Gabler, donna di fine Ottocento con
sono creature, anche perché se non si entra in un rappor-               occupati e concentrati.                                                                                                             tutte le sue contraddizioni, direi lo strappo, l’uccisione
to così non puoi pretendere che facciano quello sforzo,                                                                                                                                                     del padre, il demoniaco che viene.
non è possibile. Questo è proprio del modo di fare teatro               La bellezza del viaggio di conoscenza del personaggio sta
dei Marcido. Non c’è seduzione, c’è erotismo. E comun-                  nel portarlo a compimento. Tu hai il compito di far passare                                                                         Per me, attrice, l’essere guardata è una conditio sine qua
que ho sempre pensato il palcoscenico dei Marcido come                  le parole dentro di te e di farle uscire nella loro limpidezza.                                                                     non. La donna si è sempre rappresentata più dell’uomo.
un luogo da cui si guarda, non da cui si è guardati. Ci si              Come i fiumi carsici, le arricchisci dei tuoi sali minerali.                                                                        Il destino di essere guardate è nella storia culturale delle
espone ma per guardare, non per esibirsi. Il mondo dei                  Quello degli attori è un lavoro instancabile di scavo, in                                                                           donne.
Marcido o si apre o risucchia, non c’è ostentazione. O sei              cui il regista è una figura chiave.                                                                                                 Mio padre, quando lo informai che volevo fare l’attrice,
dentro perché ti abbiamo catturato o siamo arrivati noi                                                                                                                                                     mi disse che sarei diventata poco seria, perché è un lavoro
fino da te. Non c’è qualcuno che si fa guardare.                        Affascinante in questo lavoro, oltre allo studio e allo sca-                                                                        “che si svolge di notte”.
                                                                        vo, è la densità che puoi avere come essere umano. La                                                                               A noi donne è rimasta addosso la tagliola della seduzione.
    Maria Luisa Abate è nata il 18 Settembre del 1957 a                 densità di cui parlo non è quantificabile, è l’insieme delle                                                                        Io penso che, a parità di bravura, il pubblico guardi la
    Torino, dove vive e lavora da sempre. Nasce come inter-             tue esperienze, dolore e curiosità inclusi. Il Narciso non                                                                          donna. Gli attori maschi lo sanno e sentono una rivalità,
    prete nel 1983 (“mi pare fosse ottobre”) quando incontra            conta, ha a che fare con quel che hai accumulato nella                                                                              sono coscienti che lo sguardo va dalla parte delle donne.
    Marco Isidori e, con lui e con sua moglie Daniela Dal               vita. Se hai pianto e riso davvero, questo esce.                                                                                    E poi c’è la trappola del Narciso, che svuota completa-
    Cin, fonda la Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa.                                                                                                                                                       mente di senso. Il Narciso c’è, ma va controllato. L’attore
                                                                        La mia sola tecnica? La vita.                                                                                                       che ne è consapevole si sottrae e diventa seducente, non
                                                                        La tecnica nell’attore è innata. Nella mia famiglia transi-                                                                         seduttivo. La Duse non si truccava, entrava in scena di
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    Maria Luisa risponde a Maria Nadotti, che ha visto lo spet-         tava un mondo variegato. Io rifacevo tutti senza chieder-                                                                           sguincio. Perché è la più grande? Perché si sottrae all’esca
tacolo all’Out Off di Milano il 15 aprile 2010: “Un’intensità           mi come e perché.                                                                                                                   della seduzione.
pazzesca quella replica. Si capiva che c’era una difficoltà, si capi-   Cosa mi permette di passare dal testo alla scena? Lo stu-                                                                           A me piace lo scambio con attori e regista, ma sento che
va che stava succedendo qualcosa, una sfida misteriosa fra te e il      dio e una tecnica che, nascendo dalla vita, ha molto di                                                                             anche da parte dei migliori c’è un’inconscia competizione.
pubblico. E poi le luci. Paradisiache, bianche, una temperatura         irrazionale. Per me si tratta davvero di un passaggio, un
mistica. A tratti ho pensato che tu fossi un po’ abitata”.              contagio, un attraversamento.                                                Manifesto de Le false confidenze, con Anna Bonaiuto    Eleonora Duse studiava le donne, il loro modo di par-

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Dialoghi                                                                                                                      Dialoghi

lare, di muoversi. In che rapporto sono io con le donne          pubblico. Io per esempio piango davanti alla TV e alle            per darmi conferma delle mie capacità. È stata una fase
e in particolare con le spettatrici? Mi capita spesso che a      persone vere che raccontano con pudore. Quel che emo-             lunga, che si è risolta pian piano. Ho cominciato a in-
fine spettacolo vengano da me in camerino a dirmi cosa           ziona e fa piangere a teatro può essere il veder accadere in      terrogarmi, a incuriosirmi su cose ignote, a studiare.
le ha toccate e commosse. Mi emoziona in particolare il          quell’esatto momento, l’essere testimoni di qualcosa che          Ora sono in una fase diversa: le domande fondamentali
rapporto con le giovani aspiranti attrici. Mi è capitato di      si fa in uno spazio temporale definito, come se prima non         – cosa voglio esplorare, cosa mi incuriosisce, cosa voglio
sentirmi dire: “Lei è una combattente”. Io non mi sento          ci fosse stato nulla. L’emozione teatrale è più mediata e         fare – me le pongo prima di accettare o scegliere una
maestra di nulla, ma mi fa piacere.                              filtrata di ogni altra.                                           parte. Può capitare che mi propongano o che io scelga
                                                                                                                                   personaggi che non interpreterò mai. In questi giorni
L’unica autrice di cui ho portato sulle scene un testo è         Nel corso degli anni il mio rapporto con il pubblico è            per esempio sto pensando a Giulietta, un personaggio
Fabrizia Ramondino.                                              molto cambiato. All’inizio avevo paura del suo giudizio           che probabilmente non farò mai, che mi attira per il
Affinità? Poche. Magari affinità di conoscenza: Donna            e la paura blocca perché ne sei distratto. Poi, quando ti         suo entusiasmo per la vita, il suo abbandonarsi all’amo-
Rosa Priore in Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De           accorgi che il pubblico ti vuole bene, acquisti sicurezza.        re per amore della vita, al di fuori delle convenzioni.
Filippo, per la regia di Toni Servillo. Avevo nel corpo tut-     Dopo L’amore molesto, film diretto da Mario Martone, le           Il mio obiettivo è arrivare ad avere in me una tale chia-
ta quell’umiliazione per via della mia storia familiare.         spettatrici mi fermavano in strada per ringraziarmi. Dun-         rezza su quel che voglio indagare da produrre una coin-
                                                                 que si può osare e stare tranquille.                              cidenza perfetta tra i ruoli che mi saranno proposti e
Un personaggio che vorrei fare? Cleopatra in Antonio e                                                                             quelli che voglio interpretare.
Cleopatra di Shakespeare: Cleopatra in compagnia delle           Il mio corpo? Mi ci sento meglio ora. All’inizio ero tut-        Mariani – Chi ti ha proposto i ruoli interpretati finora?
due ancelle e in assenza di Antonio. Mi baserei sul rap-         ta goffaggine, vergogna, spalle sollevate. Più sono andata       Gallerano – Per dieci anni sono stata all’interno di una
porto di labilità che lega l’amore alla sua rappresentazio-      avanti, più il mio corpo mi è stato simpatico e ha smesso         struttura stabile, con una drammaturga interna che
ne.                                                              di farmi paura.                                                   scriveva liberamente, ma pensando a noi specifiche at-
La scrittrice Colette, in un’epoca in cui per essere se stesse   Quando nel 1985 ho interpretato Il pappagallo verde di            trici. Col tempo la cosa è diventata una specie di freno:               Silvia Gallerano in Canzone al Vangelo
le donne dovevano eccedere, coglie la centralità della pas-      Schnitzler, in cui si racconta di una donna sposata che si        lei scriveva per il mio colore prevalente, non ne cercava
sione amorosa, nonché della vicenda d’infanzia. Io invece        innamora di un ragazzo, il regista Otomar Krejča mi ha            altri, e il lavoro di scavo, di ricerca, lo dovevo fare da    La fatica all’inizio è stata grande, come se ripartissi da
lavoro a ‘togliere’. Oggi, non all’inizio. Ho cominciato         detto: “Non fare la fatalona, ricordati Anna che la bellez-       me. Per una lunga fase la regia dei nostri spettacoli è       zero. Era come se non sapessi nulla e dovessi ricomin-
con Luca Ronconi e Mario Missiroli, eccedendo!                   za è la verità. Tu fin qui hai recitato la seduzione, non mi      stata curata dalla drammaturga stessa.                        ciare dall’abc. Invece avevo dentro tanto, dovevo solo
Oggi sento tutto confuso e lontano, perciò nel buio e            hai emozionato”.                                                 Nadotti – Qual era il ‘colore’ che le interessava in te?       andare più a fondo. L’energia adolescenziale si era esau-
nell’isolamento del teatro mi sento in dovere di fare il         Da lì in avanti ho recitato lo stato d’animo e fatto inna-       Gallerano – Tinte varie, comunque forti, comiche e             rita, bisognava scavare un po’ più giù.
contrario di quel che c’è fuori.                                 morare il pubblico.                                               drammatiche. Io ero quella delle scene madri. Erano          Nadotti – Cos’hai trovato?
                                                                 È la verità che ti ispira, non il naturalismo, che mi lascia      sempre colori estremi. Il che corrispondeva anche un         Gallerano – Ho scoperto che mi ero costruita un’identità/
A me piace la parola. Mi piace che la gente ascolti.             indifferente. Sono io la prima a credere a quello che fac-        po’ alla scrittura di Renata Ciaravino, la nostra dram-       corazza difensiva per non spaccarmi, un personaggio/
Spettacoli amati? Quel che sapeva Maisie di Henry James,         cio, se no non passa. Me lo diceva anche Cecchi: “Non             maturga. Grazie a lei ho imparato molto, cercando di          maschera che cominciava a sgretolarsi. Si trattava di ab-
diretto da Luca Ronconi, e di recente I Demoni di Fëdor          recitare, credici”.                                               sostenere quella potenza. Poi ne ho sentito il limite e       batterli per andare alla fonte reale, cercare il cuore/fulcro
Michailovič Dostoevskij per la regia di Peter Stein. In          Togliere vuol dire trovare.                                       mi sono messa alla ricerca di tinte medie, dubbi, in-         del personaggio: è quello che ho fatto con me stessa.
quest’ultima opera c’è una verità teatrale enorme.               Quando smetti di imparare muori.                                  certezze.                                                     È stato tornare un po’ indietro, alla matrice, alla radice,
                                                                                                                                   In quegli anni una parte del nostro lavoro era su mate-       dove sei nata, dove sei cresciuta, la tua famiglia, il tuo
Quali sono stati gli snodi della mia carriera di attrice? Là      Anna Bonaiuto si diploma all’Accademia Nazionale                 riali portati da noi attori. Anch’io cercavo quelle tinte     corpo, come sei fatta, quanto sei alta, i tuoi capelli. In
dove ho imparato delle cose.                                      d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Ha lavorato con                forti.                                                        questa esplorazione di te trovi un tale fulcro di umanità
– Il saggio d’Accademia con Luca Ronconi: teatro come             Carlo Cecchi, Otomar Kreicha, Toni Servillo, Luca               Mariani – Che anni sono?                                       che poi puoi costruire qualsiasi personaggio.
  gioco, felice, ironico.                                         Ronconi, Andrea De Rosa, Roberto Andò; e nel cinema             Gallerano – La nostra compagnia, “I Dionisi”, è nata          Mariani – Nei primi dieci anni che ricordi hai del pub-
– Thomas Bernhard con Carlo Cecchi: quando le cose si             con Mario Martone, Liliana Cavani, Paolo Sorrentino,             nel 1999. Abbiamo lavorato insieme dal 2000 al 2009.          blico?
  mettono bene e tutto torna.                                     Daniele Luchetti e Andrea Molaioli.                              Oggi non ne faccio più parte, ma resto una collabora-        Gallerano – Anche qui c’è un percorso. Il rapporto con
– Le False confidenze di Pierre Marivaux e Sabato, do-                                                                             trice esterna. Continuo a fare i vecchi spettacoli, ma        gli spettatori ha due livelli: quando il personaggio è in
  menica e lunedì per la regia di Toni Servillo: amicizia,                                                                         non partecipo alle nuove produzioni. Ho ripreso in            costruzione lo spettatore è un grillo parlante che condi-
  affetto, poter parlare senza implicazioni amorose.                                                                               mano il mio desiderio di interprete, di attrice.              ziona, non va ascoltato. Bisogna cercare la verità senza
– Le tre sorelle di Anton Čechov per la regia di Otomar          Il corpo è il veicolo                                            Mariani – Uscita da lì, cosa hai fatto?                        preoccuparsi del suo giudizio.
  Krejča: poesia dell’est, riservatezza, amore per gli atto-     Incontro con Silvia Gallerano                                    Gallerano – Ho attraversato un momento di silenzio, poi        Mi sto staccando sempre più da quel che può pensare
  ri.                                                            Milano, 5 novembre 2010                                           ho ripreso a studiare recitazione. La vena della minie-       lo spettatore generico. Si tratta di un vero e proprio
                                                                                                                                   ra mi sembrava in esaurimento, perché l’obiettivo era         processo di liberazione, che ti mette direttamente in
Mi chiedete perché a teatro si piange e si ride meno che al        L’incontro con Silvia Gallerano avviene a casa di MN. Inizia    sempre lo stesso: squarciare le tende! Provavo noia, in-      relazione con il tuo occhio interno.
cinema, perché il pubblico è meno in balia delle proprie           alle 17.30 e termina alle 19.00, seguendo e arricchendo il      quietudine, mi sentivo una mestierante. Mi sono spa-          Il secondo livello è quello dello spettatore reale ed è
emozioni. Io penso semplicemente che a teatro le rea-              piano di lavoro e l’ordine dei temi che ci siamo date.          ventata come quando finisce una storia d’amore. Poi           positivo, rassicurante. Lo spettacolo è un momento di
zioni abbiano un’origine diversa. Nelle False confidenze                                                                           ho capito che la vena va nutrita. Bisogna fermarsi e la       incontro. Se hai bene in mente quel che stai raccon-
di Marivaux l’emozione spettatoriale nasceva dall’inten-         Nadotti – Come scegli i tuoi personaggi?                          fonte si riattiva.                                            tando e lo sostieni sulle tue gambe, il rapporto con il
sità della scena, dalla delicatezza con cui era restituita.      Gallerano – All’inizio non ho scelto. Lo facevano altri per       Così mi sono rimessa a studiare con Francesca De Sa-          pubblico è bello e vario: una sera si ride, un’altra ci
La spettatrice piangeva per la grazia con cui si parlava          me. Io ero talmente presa dalla voglia di fare, di stare         pio, che ha lavorato per anni con l’Actors’ Studio di         si commuove. Non bisogna sbrodolarsi in bocca agli
d’amore e l’emozione nasceva dalla sorpresa.                      su un palcoscenico, che accettavo tutto senza chieder-           New York e oggi insegna a Roma con il metodo Stra-            spettatori, ma neanche difendersi troppo. All’inizio
A teatro comunque, se piange l’attore, non piange il              mi quanto mi corrispondesse. Era una specie di sfida             sberg.                                                        per paura mi lasciavo trascinare e non sapevo più che

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Dialoghi                                                                                                                             Dialoghi

 storia stavo raccontando. Oppure, per tenere duro, mi         Mariani – In questa coraggiosa nuova fase hai avuto un           Rispetto alla figlia non so. Tre anni fa, quando ho sapu-      Quella settimana non ho letteralmente chiuso occhio,
 nascondevo dietro una corazza/scudo e sfidavo il pub-          rapporto diverso con il pubblico?                               to che il figlio che aspettavo era femmina, ho pensato         ero potenza e energia allo stato puro, in intimità asso-
 blico, chiudendomi e diventando antipaticissima. Se il        Gallerano – Sono meno preoccupata di quel che penserà.           subito che non avrei voluto che facesse l’attrice, perché      luta con il gruppo. Infatti, quando si è trattato di sce-
 pubblico ride non gli vai necessariamente dietro, ma           Mi fido di più del mio punto di vista su quel che sto           mi sarei messa in competizione con lei.                        gliere una scuola di recitazione, non ho esitato a deci-
 non devi neppure aggredirlo con la tua rigidezza. Se sai       raccontando. Più sono concentrata sul testo e sulla mia        Nadotti – Come attrice ti poni il problema del corpo che        dere per la Paolo Grassi di Milano, perché era quella in
 quel che fai è molto bello seguire l’onda.                     bolla creativa, più restituisco allo spettatore.                cambia, del corpo che invecchia?                               cui si lavorava di più sul corpo. Per me, fin da allora, il
 Ieri sera, per esempio, abbiamo rifatto Patate, uno           Mariani – Ci sono momenti in cui senti che il rapporto          Gallerano – Per ora sto cercando di uscire dalla negazio-       corpo è il veicolo che porta al personaggio. È la postura
 spettacolo rodatissimo, che ha alle spalle almeno cen-         con il pubblico si fa più intenso?                              ne del corpo. Credo che questo mi porterà ad accettare         che ti cambia il ritmo e con il ritmo i pensieri.
 tocinquanta repliche. Eravamo non lontano da Varese,          Gallerano – Nel mio ultimo lavoro, Canzone al Vangelo,           anche il corpo che cambia. Quanto più sei consapevole
 nello stesso teatro dove abbiamo realizzato le interviste      c’è un momento – quello della Crocifissione – in cui            della tua specificità, tanto più ti puoi riconoscere me-      Silvia Gallerano co-fonda la Compagnia Teatrale Dio-
 sulla guerra da cui è nato lo spettacolo. In sala c’era        sento che tutti sono con me. È una sensazione molto             ravigliosamente unica. Il problema sorge quando non           nisi e fino al 2009 è presente in tutte le sue produzioni,
 una delle nostre intervistate, una vecchia partigiana, e       bella. Bisogna essere umili, perché sembra di dirigere le       vuoi vedere alcune cose di te e di conseguenza sbagli i       tra cui Assola. Elogio della solitudine (menzione spe-
 si percepivano un rispetto e una commozione preven-            emozioni di tutti come un direttore d’orchestra. Tra te         ruoli e la costruzione dei personaggi. La coscienza di        ciale al Premio Scenario 2003). Nel 2009, con Can-
 tivi. Nessuno rideva. Ci siamo dovute sintonizzare con         e gli spettatori si crea un’unità di tempo e di spazio che      come sei fatta e della tua malleabilità ti avvicina al-       zone al Vangelo, intraprende una collaborazione con
 quello, senza forzare e senza deprimerci. Quando senti         si ripete a ogni singola replica.                               l’obiettivo.                                                  Cristian Ceresoli.
 meno il ritorno da parte degli spettatori, soprattutto         C’è un’altra scena in quello stesso spettacolo in cui suc-      Per fare bene questo mestiere è indispensabile uno
 negli spettacoli comici, rischi di perdere il ritmo. Ieri,     cede qualcosa di simile. È un momento più leggero,              sguardo senza veli su come si è fatti, dentro e fuori. È
 però, la consapevolezza era altissima.                         quello delle Nozze di Cana. Mentre recito sento salire          doloroso, perché ti obbliga a vedere che sei meno bella
Nadotti – La tua vecchia compagnia era formata preva-           l’entusiasmo un po’ anche in sala.                              di un’altra o meno brava. Ti devi misurare con l’invi-       Il corpo emozionato della spettatrice
 lentemente da donne. Anche il vostro pubblico era per         Nadotti – Sì, nella scena della Crocifissione è pratica-         dia, con le cose che non hai, con quel che non puoi          Incontro con Sandro Lombardi
 lo più femminile? Che relazione avevate con le spetta-         mente impossibile non commuoversi fino alle lacrime.            migliorare. E questo ti dà una direzione.                    Milano, 12 novembre 2010
 trici?                                                         Come se la trovata di scrittura di Cristian Ceresoli –          Le migliori attrici di una certa età conoscono perfet-
Gallerano – Ci venivano a vedere un sacco di donne e            quel Cristo che, inchiodato sulla croce, torna bambino          tamente la mappa delle loro decadenze. Se non le am-           Sandro Lombardi è tornato a Milano e a Testori con I pro-
 manifestavano gioia, una vera felicità, proprio perché         – fosse un meccanismo a orologeria. Quando arrivi lì            metti, ti chiudi. Se le identifichi, diventano uno straor-     messi sposi alla prova, di cui firma la drammaturgia insie-
 eravamo donne e ci autorizzavamo a parlare di tutto.           non puoi non piangere e piangi non su quello che ti             dinario strumento di apertura.                                 me a Federico Tiezzi. Vi assume più ruoli, fra cui quello del
 Il nostro era uno sguardo sul mondo che si interroga-          viene raccontato ma su di te, su te madre e su te figlia.      Nadotti – Ultimamente hai lavorato molto con lo scrit-          narratore,‘recitando’ per tutta la durata dello spettacolo anche
 va sulle questioni primarie. Il pubblico femminile lo          La tua recitazione è asciutta, tersa, contenuta e nello         tore, drammaturgo e regista Cristian Ceresoli, tuo             l’ascolto, qualità che possiede e pratica calorosamente nella
 sentiva.                                                       stesso tempo esplosiva. Forse proprio da lì nasce un’iden-      compagno nella vita. Come funziona il vostro sodalizio         vita. Lo incontriamo in un tardo pomeriggio alla libreria bar
 Uno dei nostri ultimi lavori, Serate bastarde, continua        tificazione che restituisce la spettatrice a se stessa.         artistico?                                                     del Piccolo Teatro Paolo Grassi, dove poi andrà in scena. Un
 a essere molto apprezzato dalle donne. In scena noi tre       Mariani – In questo spettacolo ritrovi lo stesso rapporto       Gallerano – Io sono sempre stata la sua prima lettrice e        luogo pubblico piacevole e animato, in cui senza sforzo co-
 attrici parliamo di tutto, ma con un punto di vista mol-       con il pubblico femminile di cui ci parlavi a proposito         lui il mio primo spettatore. Proviamo un piacere reci-         struiamo una sorta di isola per il nostro dialogo.
 to personale, dunque femminile. Alla fine le spettatrici       dei lavori precedenti?                                          proco nell’accompagnarci nella strada che ciascuno ha          Sandro parla del suo lavoro di attore riferendosi alla spetta-
 vengono in camerino a salutarci e tornano più volte a         Gallerano – Non saprei quantificare, ma in genere sono           scelto.                                                        torialità e introduce anche fisicamente spettatori e spettatrici,
 vedere lo spettacolo, perché è bello che in scena ci siano     le donne che vengono a dirti che hanno sentito molto            La prima collaborazione è stata quasi casuale: ho resisti-     nella consapevolevolezza di quanto i confini fra maschile e
 tre donne che si permettono di parlare di corpo, pelle,        certi personaggi, che il lavoro le ha riguardate da vi-         to, poi nel lavoro si è costruita la fiducia. Abbiamo un       femminile siano instabili e poco definibili con il vocabolario
 morte, sperma, politica, figli…                                cino. Quando recito in Canzone al Vangelo, provo un             gusto simile, la stessa tenacia, la fiducia reciproca che      corrente. Ne nasce un ritratto che rimane sospeso per le troppe
 Il rapporto con la parte femminile del pubblico era            enorme rispetto per gli spettatori e faccio con umiltà da       non scenderemo a compromessi comodi. Inoltre siamo             cose da dire e per il desiderio di darsi un tempo ulteriore.
 meno evidente quando mettevamo in scena testi di Re-           tramite tra il testo e il pubblico. È un rito collettivo, di    abituati entrambi a non fermarci alla superficie. Con lui
 nata Ciaravino in cui c’erano anche attori.                    cui tu attore sei il celebrante e, in quanto tale, respon-      non mi fermo alle prime indicazioni o al compromesso.        Lombardi – Partirei citando e approfondendo una cosa
Nadotti – Nella costruzione dei personaggi attingi molto        sabile delle persone che hai davanti. Non puoi rubare          Mariani – Quali sono le attrici e gli attori che ti com-        che disse Almodovar: le donne sono più buone, più
 a materiali autobiografici?                                    tutto tu, crogiolandoti nella tua sofferenza.                   muovono di più e gli spettacoli che ti hanno formata?          brave, più belle degli uomini, insomma hanno un ele-
Gallerano – Quando scopro un nuovo personaggio mi               In Serate bastarde facciamo cabaret, stand up comedy e         Gallerano – (lungo silenzio) Ultimamente ho visto più           mento in più. Sanno ascoltare e sono più intuitive, so-
 chiedo se c’è nella mia esperienza un riferimento che          utilizziamo uno stile da rock star, provocando nel pub-         film che spettacoli. Direi che la mia formazione di spet-      prattutto sono fatte per portare la vita, per accoglierla
 lo riporti oggettivamente a me. A volte mi capita di ve-       blico femminile tutta l’ebbrezza che nasce dal veder            tatrice è avvenuta durante l’infanzia. Mia madre non           dentro di sé. Non si tratta solo di stereotipi storicamen-
 dermelo davanti agli occhi, perché è già nel mio vissu-        fare alle donne quello che di solito fanno gli uomini.          mi portava al cinema o a teatro, ma aveva l’abitudine          te determinati, sono dati di esperienza.
 to. In altri casi lo cerco tra le persone che ho conosciuto    Nel Vangelo c’è il filo della storia. In Serate bastarde non    di raccontarmi le trame dei film. Ricordo in particolare       Ci sono molti uomini che hanno invidia della femmi-
 o tra le figure di cui ho letto.                               offici, sei protagonista.                                       quelli di Ernst Lubitsch. Sì, la mia è una formazione da       nilità. Faccio un nome per tutti, Federico Fellini: tutto
 È molto utile anche la ricerca iconografica. Certe volte      Mariani – Si dice che Perla Peregallo abbia smesso di            spettatrice cinematografica indiretta. Tuttora provo un        il suo cinema è segnato dalla nostalgia di un corpo fem-
 mi hanno aiutata dei quadri: uno sguardo intercettato          recitare quando morì sua madre, perché recitava per             enorme piacere a perdermi nelle storie dei film.               minile non da possedere o sopraffare e dal desiderio di
 in un dipinto può fare da ponte per entrare in quel ca-        lei. La Duse invece non voleva che la figlia la vedesse         Il teatro invece l’ho scoperto da sola e ne sono rimasta       pensare con un cuore che abbia una dimensione fem-
 rattere. Si tratta comunque di un viaggio di ricerca du-       recitare. Che rapporto hai con lo sguardo spettatoriale         folgorata. L’ho scelto perché permette di vivere tante         minile, che sappia portare la parola amore.
 rante il quale bisogna porsi le domande giuste. Alcune         di tua madre?                                                   vite in una vita. Il mio è stato un vero innamoramento.        Un esempio pratico? A fine spettacolo arrivano gli ami-
 possono portarti dove è agevole andare, non in luoghi         Gallerano – Una madre è una spettatrice difficile. È             Avevo diciotto anni quando decisi di partecipare a un          ci a salutare in camerino: baci, abbracci, parole dette in
 scomodi che si ha paura di andare a sviscerare. Prima o        come se avessi seduto in platea l’occhio giudicante che         seminario teatrale condotto da Hal Yamanouchi e, gli           fretta, tra il sudore e la confusione, ma gli spettatori,
 poi trovi il legame con il personaggio: la porta è quella.     devi evitare quando costruisci il tuo personaggio. La           ultimi tre giorni, da Marcel Marceau. Eravamo tutti lì         anche se ti dicono che è uno splendore, tendono a for-
 L’importante è ricordare sempre che stai cercando un           madre però puoi mettercela anche se non è fisicamente           per Marceau, ma io mi sono innamorata del metodo di            mulare un giudizio critico, con tutto il bene che questo
 percorso espressivo, l’universale nel singolare.               presente.                                                       Yamamouchi sul corpo e del lavoro di gruppo.                   comporta. La reazione delle spettatrice – senza voler

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