Riflessione del Vescovo alla elezioni
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Riflessione del Vescovo alla vigilia delle elezioni: «Abbiamo bisogno di star bene insieme» La tradizionale processione cittadina lauratana, nella serata di giovedì 2 maggio, ha ufficialmente aperto a Cremona il mese mariano. Tempo prezioso di fiducia, proprio guardando alla dimora di Nazareth, casa della fiducia. «Abbiamo bisogno di star bene insieme», ha detto il Vescovo nella sua riflessione, incentrata sul bene comune con un riferimento esplicito alle prossime elezioni e al ruolo dei cattolici, sia sul versante dei candidati che dei cittadini elettori. Così mons. Napolioni ha auspicato un mese di maggio vissuto nella spiritualità mariana, ma non per distogliere dalla realtà, quanto piuttosto per aiutare «a vivere nel mondo da figli di Dio, da fratelli, sorelle, costruttori di giustizia e di pace, testimoni del Vangelo, che è infinitamente giovane, nuovo, primavera della fede della Chiesa e primavera dell’umanità, anche domani». La serata è iniziata in Cattedrale, dove dal cero pasquale si è attinta la luce per accendere le candele che i fedeli hanno portato in processione per le vie del centro cittadino, naturalmente pregando il Rosario. Un percorso quasi a ostacoli tra i tavolini dei bar e un po’ differente dal solito, visto che all’imbocco di corso Matteotti – a motivo di un cantiere in vicolo Lauretano – la processione ha svoltato verso piazza Lodi, proseguendo poi per via Amati sino a S. Abbondio. Ad aprire la processione i ministranti e i sacerdoti della città, poi i canonici e il Vescovo. Dietro il sindaco in fascia tricolore, le religiose e numerosi fedeli.
A loro in particolare si è rivolto il Vescovo nell’omelia a S. Abbondio, al termine del canto delle litanie. E subito il pensiero di mons. Napolioni è andato alle speranze e alle preoccupazioni che ciascuno ha affidato a Maria durante il tragitto. Con il desiderio, però, di allargare lo sguardo, perché «se il mondo si fa sempre più piccolo, come si fa a star bene davvero? Non si può star bene da soli, è impossibile!». «Abbiamo bisogno di star bene insieme», ha quindi affermato il Vescovo rivolgendo l’attenzione alle prossime elezioni. E un primo pensiero è stato rivolto a quanti hanno deciso di impegnarsi in prima persona: «Ho il dovere di dire grazie – ha affermato – a tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà che non si tirano indietro dall’impegnarsi per il bene di tutti». Con parole indirizzate specialmente ai cattolici impegnati nella prossima sfida elettorale: «So che ci sono cristiani che hanno scelto di impegnarsi e di candidarsi nelle diverse liste, con diverse visioni della società e delle scelte da compiere. In particolare a ciascuno di loro stasera chiedo, in nome della Chiesa, di essere testimoni credibili e affidabili. Non di un valore rispetto a un altro, non a un pezzo di Vangelo rispetto a un altro. Anzi, chiedo, se possibile, di lasciare per un attimo il Vangelo nel cassetto. Che ognuno se lo legga e lo preghi, magari con la famiglia e con la comunità, per ritrovarvi le grandi ispirazioni; ma questo mese non è il momento di sbandierarlo. C’è spazio per tante letture del Vangelo, ma che portino al bene di tutti!». Poi il Vescovo si è rivolto agli elettori: «Desidero sognare e sperare che a Cremona si veda una politica più bella che magari in altre città italiane. Che a Cremona non ci siano voti in meno, cioè persone più scoraggiate e tenute lontane da questo dovere civico, ma che i votanti siano più dell’altra volta. Perché è troppo facile criticare, lamentarsi, puntare il dito, scoraggiarsi, buttar via la vita. Mentre invece tutti
dobbiamo fare la nostra parte!». E ancora rivolto ai candidati: «Chiedo a tutti coloro che si mettono a disposizione della comunità, in particolare a chi si ispira alla fede, di trattare i fratelli e le sorelle a cui chiedono fiducia da adulti, da persone intelligenti. Dico a tutti: non diteci bugie, non fateci promesse illusorie, non vendeteci prodotti taroccati. Diteci la verità, con umiltà. Diteci come stano davvero le cose. Aiutateci ad aiutarci. Perché, se i tempi sembrano davvero bui e possono diventare violenti, tocca a noi scorgere il vero bene, farlo brillare, sceglierlo, custodirlo e testimoniarlo». Poi parole di elogio per una città che «mi impressiona per la ricchezza di forme di solidarietà, di impegno e di servizio», grazie alla Caritas diocesana e insieme a «tutte le cooperative e i gesti di accoglienza che non si risparmiano nei confronti di chi soffre varie limitazioni alla propria dignità e alla propria libertà». «Questo è un patrimonio da custodire – ha sottolineato il Vescovo – del quale andare fieri e da moltiplicare attraverso l’impegno di tutti». «Che cosa potrà pensare e sentire una madre di Dio e degli uomini – ha concluso mons. Napolioni – se noi ci dividiamo su ciò che è più essenziale, se noi facciamo degli interessi di parte, delle lotte di potere o, peggio, conquistiamo delle poltrone e non ci laviamo i piedi gli uni gli altri, a cominciare dagli ultimi?». Mentre l’assemblea cantava il Magnificat, il Vescovo si è recato nella Santa Casa per l’omaggio a Maria. Durante la preghiera, un vero e proprio affidamento della città, con tutte le sue varie componenti. Un particolare riferimento è stato proprio per i futuri amministratori locali, per i disoccupati e i poveri, chiedendo a Maria anche un particolare sguardo sulla prossima visita pastorale.
Photogallery della serata Il farmaco blocca pubertà è una rischiosa scorciatoia Ci sono segnali in controtendenza rispetto al permissivismo assoluto e all’uso puramente strumentale della sessualità, come dimostra la campagna per rendere illegale la prostituzione in Olanda. È quanto afferma padre Maurizio Pietro Faggioni O.F.M., consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e ordinario di Bioetica presso l’Accademia Alfonsiana, in questa intervista con Vatican News nella quale invita a considerare i rischi connessi all’uso della triptorelina per bloccare la pubertà nei ragazzi che manifestano problemi con la loro identità sessuale. In Olanda 42mila giovani hanno firmato una petizione per chiedere che la prostituzione diventi illegale. La campagna “Sono impagabile” è stata condotta principalmente da gruppi di ispirazione cristiana e femminista. In uno dei Paesi più permissivi al mondo, si assiste a una presa di posizione da parte di una generazione che, siamo abituati a pensare, sia più portata a difendere la libertà di fare tutto. Qualcosa sta cambiando? Stiamo assistendo a una presa di coscienza globale da parte delle giovani generazioni. Sono loro che scendono in piazza e protestano quando vedono qualcosa che non va. Hanno attirato molto l’attenzione le grandi manifestazioni in favore dell’ambiente, ma anche questa mobilitazione nei Paesi Bassi meriterebbe maggiore spazio e considerazione. I giovani sono
molto più sensibili e acuti nel registrare squilibri e ingiustizie: nel momento in cui questi ragazzi olandesi hanno capito che dietro la facciata della libera prostituzione si nascondeva in realtà uno sfruttamento di donne povere, non hanno esitato a metterci la faccia – infatti la campagna è su Instagram – per dire basta, non è in vendita, non è giusto che questo abbia un prezzo. Nell’Esortazione post-sinodale “Christus vivit” il Papa, parlando del matrimonio, invita i giovani a «educare la propria sessualità, in modo che sia sempre meno uno strumento per usare gli altri e sempre più una capacità di donarsi pienamente a una persona in modo esclusivo e generoso». È un richiamo importante e attuale. Francesco nell’Esortazione osserva che “in un mondo che enfatizza esclusivamente la sessualità, è difficile mantenere una buona relazione col proprio corpo e vivere serenamente le relazioni affettive”. In effetti viviamo nell’epoca dell’ipersessualizzazione, della sessualità esasperata e sovraesposta, della libertà di accesso senza limiti a qualsiasi tipo di immagine e di pornografia. Gli psicologi lamentano un aumento delle patologie legate alla sfera sessuale proprio nei giovani e nei giovanissimi, con crisi di ansia da prestazione da un lato e alla violenza dall’altro. Se tra ragazzini delle scuole medie diventa normale chiedersi foto di nudi come “prove d’amore” e poi usarle per ricattare e bullizzare, forse qualche cosa non funziona nella presunta liberazione dai tabù. In alcuni bambini e adolescenti c’è una certa “confusione” legata alla sessualità, alla percezione di sé, al proprio corpo. Qui entra in gioco anche l’educazione sessuale. In un’epoca dominata dal tutto e subito, dall’assunzione precoce di ruoli e atteggiamenti erotizzati, dall’affrettarsi dei tempi del debutto sessuale, un aspetto fondamentale e delicato della crescita come quello dell’educazione sessuale rischia di ridursi a una informazione sulle tecniche
contraccettive e sulla prevenzione delle malattie sessuali, senza affrontare temi decisivi per la formazione psicoaffettiva della persona. E alcune problematiche connesse con la sessualità dei giovanissimi possono oggi trovare soluzioni medicalizzate e scorciatoie rischiose. A questo proposito, in Italia è stato da poco autorizzato l’uso della triptorelina per bloccare la pubertà nei ragazzi che manifestano la cosiddetta “disforia di genere”. Che cosa ne pensa? L’impiego della triptorelina nel caso di giovanissimi con difficoltà di definizione della propria identità sessuale è emblematico. Nel tentativo di superare situazioni di indubbio disagio si può essere indotti a percorrere la via farmacologica di efficacia e di conseguenze non ancora ben note. I dati pubblicati sono preliminari e manca la conferma che viene dagli usuali e rigorosi protocolli sperimentali. Si conoscono alcuni risultati della triptorelina in diverse situazioni patologiche come la pubertà precoce e alcuni tumori, ma non esistono ancora dati sufficienti non solo su alcuni temuti effetti a livello fisiologico, ma soprattutto sulle conseguenze psicologiche di un innaturale prolungarsi della situazione prepubere. Per non dire che la possibile definizione della identità favorita dallo sviluppo dei caratteri sessuali e dagli effetti degli steroidi sessuali sul cervello viene ad essere impedita. In questo modo quello che viene giustificato come un tempo di attesa, può configurarsi, facilmente e prematuramente, come il primo passo di una decisione virtualmente definitiva. Oggi il web è diventato lo “sportello” a cui chiedere ogni informazione, soprattutto su questi temi. La generazione dei “genitori amici” pare non riuscire ad essere il principale interlocutore per i ragazzi che cercano informazioni sulla sessualità.
Il paradosso dell’educazione sessuale all’interno della famiglia moderna è proprio questo: per quanto sia stata smitizzata la figura autoritaria dei genitori, i giovani continuano a chiedere a terzi quando si tratta di informazioni e paure legate alla sfera sessuale. Gioca certamente un certo grado di pudore e di riserbo, ma, allo stesso tempo, il tentativo di essere considerati “coetanei” e amici dei propri figli ha ingenerato un clamoroso fraintendimento dei ruoli. Parlare di affettività e di sessualità vuol dire parlare di rispetto e di consapevolezza, vuol dire mettersi in gioco ed essere credibili. Questo è sempre più difficile quando sono gli stessi genitori a esporsi, a volte in maniera imbarazzante, proprio attraverso quei social sul cui uso indiscriminato mettono in guardia i figli. A luglio ad Assisi il corso di perfezionamento liturgico- musicale Anche quest’anno l’Ufficio liturgico nazionale propone il Corso di perfezionamento liturgico-musicale (Co.Per.Li.M.), che dal 1994 si occupa della formazione liturgico-musicale di coloro che operano in questo ambito, sia nelle Diocesi sia nelle comunità ecclesiali. La prossima sessione residenziale avrà luogo ad Assisi dal 15 al 21 luglio: iscrizioni entro il 30 aprile. Il Corso si rivolge a tutti coloro che abbiano interesse per la ministerialità liturgico-musicale e che siano in possesso di una preparazione musicale adeguata (diploma di Conservatorio, di Scuola Diocesana di Musica Sacra o equivalenti). In assenza di un titolo musicale accademico l’ammissione al Corso potrà avvenire attraverso un apposito
colloquio preliminare teso a verificare le competenze del candidato. Brochure informativa Il Papa: donazione di organi gesto di fraternità e dono a Dio La donazione di organi non è solo un “atto di responsabilità sociale”, ma anche un “espressione della fraternità universale che lega tra loro tutti gli uomini e le donne”. Per i credenti, poi, “è un dono fatto al Signore sofferente”, un gesto di amore generoso che contrasta le minacce contro la vita “dell’aborto e dell’eutanasia”. Papa Francesco parla così ai 400 volontari dell’Associazione italiana donatori di organi, l’Aido, accolti nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, in rappresentanza, ricorda, “di migliaia di persone che hanno scelto di testimoniare e diffondere i valori della condivisione e della donazione, senza nulla chiedere in cambio”. Donare gli organi è una necessità sociale Dopo il saluto della presidente Aido Flavia Petrin, il Pontefice ricorda che “gli sviluppi della medicina dei trapianti hanno reso possibile donare dopo la morte, e in certi casi anche in vita (come ad esempio nel caso del rene), degli organi per salvare altre vite umane”. Ma anche “per conservare, recuperare e migliorare lo stato di salute di tante persone malate che non hanno altra alternativa”. Quindi, sottolinea il Papa, la donazione degli organi “risponde ad una
necessità sociale perché, nonostante lo sviluppo di molte cure mediche, il fabbisogno di organi rimane ancora grande”. Esperienza profondamente umana e carica di amore Non si tratta però solo di un gesto “utile”, ma, chiarisce Francesco, “di esperienze profondamente umane e cariche di amore e di altruismo”. La donazione significa guardare e andare oltre sé stessi, oltre i bisogni individuali e aprirsi con generosità verso un bene più ampio. In questa prospettiva, la donazione di organi si pone non solo come atto di responsabilità sociale, bensì quale espressione della fraternità universale che lega tra loro tutti gli uomini e le donne. Il Catechismo: “atto di generosa solidarietà da incoraggiare” Quindi Papa Francesco cita il Catechismo della Chiesa Cattolica, quando sottolinea che “La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà”. L’uomo vive di relazioni, spiega il Papa, e quindi “ciascuno di noi realizza sé stesso anche attraverso la partecipazione alla realizzazione del bene altrui”. Atto gratuito e non retribuito: il corpo non è merce Francesco ricorda quindi che San Giovanni Paolo II, nell’enciclica “Evangelium vitae”, chiarisce che “tra i gesti che concorrono ad alimentare un’autentica cultura della vita ‘merita un particolare apprezzamento la donazione di organi compiuta in forme eticamente accettabili – questo va sottolineato – per offrire una possibilità di salute e perfino di vita a malati talvolta privi di speranza’”. E’ importante mantenere la donazione degli organi come atto gratuito non retribuito. Infatti, ogni forma di mercificazione del corpo o di una sua parte è contraria alla dignità umana.
Nel donare il sangue o un organo del corpo, è necessario rispettare la prospettiva etica e religiosa. I credenti vivano la donazione come un’offerta al Signore Per quanti non hanno una fede religiosa, sottolinea ancora il Pontefice, il gesto verso i fratelli bisognosi è compiuto “sulla base di un ideale di disinteressata solidarietà umana”. I credenti sono chiamati a viverlo come un’offerta al Signore, il quale si è identificato con quanti soffrono a causa della malattia, di incidenti stradali o di infortuni sul lavoro. È bello, per i discepoli di Gesù, offrire i propri organi, nei termini consentiti dalla legge e dalla morale, perché si tratta di un dono fatto al Signore sofferente. Promuovere una cultura della donazione Gesù infatti ha detto, ricorda Papa Francesco, “che ogni cosa che abbiamo fatto a un fratello nel bisogno l’abbiamo fatta a Lui”. È importante, quindi, conclude il Papa “promuovere una cultura della donazione che, attraverso l’informazione, la sensibilizzazione e il vostro costante e apprezzato impegno, favorisca questa offerta di una parte del proprio corpo, senza rischio o conseguenze sproporzionate, nella donazione da vivente, e di tutti gli organi dopo la propria morte”. Dalla nostra stessa morte e dal nostro dono possono sorgere vita e salute di altri, malati e sofferenti, contribuendo a rafforzare una cultura dell’aiuto, del dono, della speranza, della vita. Di fronte alle minacce contro la vita, cui dobbiamo purtroppo assistere quasi quotidianamente, come nel caso dell’aborto e dell’eutanasia – per menzionare soltanto l’inizio e la fine della vita -, la società ha bisogno di questi gesti concreti di solidarietà e di amore generoso, per fare capire che la vita è una cosa sacra. Continuate a difendere e promuovere la vita
Prima di congedarsi, Francesco incoraggia i volontari dell’Aido a proseguire nei loro sforzi “di difendere e promuovere la vita, attraverso i mezzi meravigliosi della donazione degli organi”. E conclude con le parole di Gesù: “Date e vi sarà dato: una buona misura, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”. Riceveremo la nostra ricompensa da Dio, commenta il Pontefice, “secondo l’amore sincero e concreto che abbiamo mostrato verso il nostro prossimo”. Rete mondiale di preghiera del Papa: il 23 aprile a Caravaggio la prima conferenza interregionale Martedì 23 e mercoledì 24 aprile presso il Santuario di Caravaggio si terrà la prima Conferenza interregionale del Nord Italia della Rete mondiale di preghiera del Papa. Sono invitati a partecipare innanzitutto i promotori, direttori, presidenti, segretari, tesorieri e delegati regionali delle cinque regioni ecclesiastiche Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte-Val d’Aosta, Triveneto (Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige) ma anche gli animatori dei centri locali e chiunque abbia a cuore lo sviluppo della Rete mondiale del Papa nel nord Italia. L’appuntamento è per il pomeriggio di martedì 23 Aprile (ore 15). Dopo la preghiera Introduttiva e il saluto del promotore lombardo padre Giancarlo Bagatti, la relazione del vicepresidente del Consiglio nazionale Raffaele Pier Luca Di
Francisca. Al termine della condivisione assembleare vi sarà un tempo di adorazione eucaristica. Dopo cena la proiezione del film “Chiamatemi Francesco, il Papa della gente”. La preghiera di compieta chiuderà la giornata. L’incontro si concluderà nella mattinata di mercoledì 24 Aprile: alle 8 la Messa e dopo la colazione la conclusione (ore 9). È necessario segnalare la propria presenza all’evento entro il 13 aprile scrivendo a adpsaronno@gmail.com. Il costo di iscrizione (con pernottamento, cena e colazione) è di 45 euro a persona; 10 euro per la sola partecipazione ai lavori. «Anche a livello diocesano auspichiamo la partecipazione a questo evento – afferma il responsabile diocesano, don Antonio Trabucchi, che mensilmente offre ai sacerdoti i sussidi da utilizzare per la preghiera -. Vuole essere l’occasione per presentare questa iniziativa, semplice ma di profondo significato, fortemente caldeggiata da Papa Francesco. Una attenzione che è bello possa contagiare ogni comunità della diocesi”. L’evento di Caravaggio è proposto anche in preparazione all’incontro con Papa Francesco in programma a fine giugno in occasione dei 175 di questo servizio ecclesiale, ora riconosciuto come Opera pontificia. L’incontro in Aula Paolo VI il 28 giugno, in occasione della solennità del S. Cuore di Gesù. La Rete Mondiale di Preghiera del Papa – Apostolato della Preghiera è un opera pontificia dal 27 marzo 2018 per volontà del Santo Padre Papa Francesco. Intende diffondere le intenzioni mensili del Papa anche attraverso i nuovi mezzi di
comunicazione e collaborare con tutte le realtà ecclesiali e sociali per mettere in pratica le sfide mensili che il Pontefice pone all’attenzione degli uomini di buona volontà in tutto il mondo. Il sito ufficiale Nuovi ministri straordinari della Comunioni: le segnalazioni entro il 15 maggio Entro il 15 maggio i parroci devono presentare, tramite l’Ufficio diocesano per il Culto Divino, i nominativi dei candidati a essere ministri straordinari della Comunioni, precisando i motivi pastorali della richiesta e l’idoneità del candidato. Proprio alla preparazione dei nuovi ministri è finalizzato il corso di formazione che nei pomeriggi di sabato 18 e 25 maggio e 1° giugno (dalle 15.30) si terrà presso il Centro pastorale diocesano di Cremona (chi ha già ricevuto il mandato vi può comunque partecipare). L’ufficio diocesano per il Culto Divino ricorda che quest’anno scade il mandato conferito nel 2016: non c’è riconferma automatica, perciò anche per questi ministri i parroci devono presentare di nuovo la domanda di istituzione. Il conferimento del mandato ai nuovi ministri avverrà nel pomeriggio di sabato 22 giugno, vigilia del Corpus Domini, in Seminario (dalle 15.30 alle 17.30) in occasione dell’anniale incontro di spiritualità.
Le disposizioni diocesane che regolano questo ministero sono scaricabili dall’apposita sezione del minisito dell’Ufficio liturgico, così come i moduli per la presentazione dei nuovi candidati, da inviare entro il 15 maggio all’indirizzo e- mail liturgia@diocesidicremona.it. La Settimana Santa per riscoprire l’identità di Cristo al di là di consuetudini e immaginazioni Con l’Eucaristia della Domenica delle Palme, nel pomeriggio del 14 aprile in Cattedrale, il vescovo Antonio Napolioni ha dato inizio alle celebrazioni della Settimana Santa, che culmineranno nella grande veglia pasquale di sabato 21 aprile, con il conferimento dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana ai catecumeni adulti. All’inizio della celebrazione il ricordo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme con la benedizione dei rami di palma e di olivo, che a causa del maltempo non si è svolto nella vicina chiesa di S. Girolamo, ma direttamente in Cattedrale. Ad accompagnare questo momento i canti del coro “Saint Michel Archange”, cui hanno fatto seguito quelli del Coro della Cattedrale. Accanto a mons. Napolioni c’erano il vescovo emerito Dante Lafranconi, i canonici del Capitolo della Cattedrale e i seminaristi diocesani, che hanno prestato il servizio liturgico aprendo la processione.
A caratterizzare la liturgia della Parola è stata la lettura del Passio letta dai diaconi. Nell’omelia il vescovo Napolioni ha voluto evidenziare come all’inizio delle celebrazioni della Settimana Santa abbiamo l’occasione per chiedere al Signore che cosa ha fatto per l’umanità, perché «se anche noi siamo peccatori, Lui ci rivela la sua identità, anche al di là delle nostre consuetudini e delle nostre immaginazioni: lui è un Dio nudo e risorto attraverso la crocifissione». «Un inizio – ha precisato infine il Vescovo – che è occasione per lasciarci toccare dalla Pasqua». Photogallery della celebrazione Il 16 aprile a Cremona la Via Crucis ricordando le vittime sul lavoro Nella serata di martedì 16 aprile, alle 20.30, le Acli di Cremona organizzano in città la consueta Via Crucis dei lavoratori. La partenza sarà presso la sede di via cardinal Massaia 22. A tema gli infortuni e le morti sul lavoro, tragica attualità di cui la Lombardia vanta il triste primato. Nel percorso si alterneranno momenti di riflessione, preghiera e testimonianze. Tutti i partecipanti sono invitati a indossare un indumento bianco come simbolo delle morti bianche. «Le Acli – precisano gli organizzatori – hanno a cuore i
problemi del lavoro, ne colgono la complessità e cercano di impegnarsi perché il lavoro sia fonte di vita per le persone, di benessere per la comunità e non motivo di sofferenza o di morte. Riflettere e pregare per chi resta infortunato o muore per lavorare è prima di tutto un gesto dovuto di umana solidarietà. È un richiamo per tutti all’impegno di garantire la sicurezza a chi lavora e a rimuovere le cause che generano le morti bianche. La persona sia posta al centro del lavoro e non viceversa». In caso di pioggia la Via Crucis si terrà nella chiesa di San Bernardo. Locandina Questo il percorso della Via Crucis: 1. sede Acli – Gesù è condannato dai poteri del suo tempo: presentazione del tema della via Crucis 2. centro Ri-uso Amici di Emmaus – Gesù cade sotto il peso della croce: i morti sul lavoro oggi (con Monica Manfredini) 3. deposito ferroviario ex Squadra Rialzo – Gesù viene inchiodato alla croce: testimonianza di chi ha perso un familiare sul lavoro (con Simona Carnesella) 4. supermercato Penny – Gesù colpito dalla lancia: gli infortuni sul lavoro (con Franco Berettini) 5. sagrato chiesa di S. Bernardo – Gesù muore in croce per risorgere: quando il lavoro fa ammalare l’ambiente e la salute (con Antonio Vezzosi) 6. chiesa di S. Bernardo – riflessioni e preghiera finale
Veglia delle Palme, i giovani sulle orme di Maria donna del “sì” “Scommetti il tuo «sì»” è il titolo scelto per la Veglia delle Palme, tradizionale appuntamento per la celebrazione della Giornata della Gioventù in diocesi. È Maria a guidarla dando ragione del suo “sì”. Al centro della scena, a lato del maxi–schermo che segue la narrazione della serata, domina una moderna icona mariana. Due attori del “TeatroDaccapo” interpretano la Madre di Gesù e Giuda, il discepolo che ha tradito: le parole dei vangeli e le immagini sul video introducono i passaggi della vicenda spirituale di Maria. Photogallery della preghiera con il Vescovo Photogallery della consegna delle palme «Voglio essere silenzio», recita evocando l’annunciazione. Seguono le scene della disputa nel tempio di Gerusalemme, le nozze di Cana, la crocifissione e la Pentecoste. A segnare il cammino è il movimento della croce che accompagna tutta la vita della ragazza di Nazaret attraverso le coreografie create da un gruppo di danzatrici della compagnia “Il Laboratorio” dell’oratorio di Cristo Re in Cremona. I dialoghi e i canti del Grande coro diocesano compongono la trama della vita di Maria, inframmezzate da due testimonianze.
Sara e Stefano Gusberti portano la testimonianza di una famiglia che si apre all’accoglienza della vita. Parlano dei loro tre «sì»: quello della scelta matrimoniale, «quello di saper accettare i nostri limiti» – spiegano raccontando la sofferenza di non aver ancora ricevuto il dono dei figli – e infine il sì ad un progetto inatteso. «Abbiamo imparato – spiegano – che la maternità e la paternità possono nascere non solo dal ventre, ma anche dal cuore: come famiglia affidataria abbiamo accolto finora otto bambini. Alcuni sono ancora con noi e Tommaso, l’ultimo arrivato, è diventato nostro figlio con l’adozione». Una scelta difficile che non ha risparmiato dubbi e paure. «Ma lui aveva bisogno di qualcuno che lo accogliesse». Martha Ferrari, giovane insegnante alle scuole medie, parla ai ragazzi del «sì» a una vita di fede nel contesto della quotidianità. Ripercorre le tappe della sua vita in oratorio: le amicizie, la scuola, le scelte che davano una direzione al su percorso. «Quelle amicizie erano il modo in cui Lui aveva deciso di farsi sentire. Dio non è solo a Messa o alle Gmg… è presente quando mi fermo a parlare con le mamme arabe che incontro lungo la strada verso la scuola, quando rispondo alle domande degli alunni, quando discuto, quando non so rispondere ai dubbi di fede delle amiche, quando trovo il tempo per cenare con la mia famiglia». Momenti di «straordinaria normalità» in cui ogni giovane si trova e in cui ogni giovane può riconoscere la «proposta di bene, di felicità e di amore che il Signore ha pensato per me» e dire il suo sì.
I ragazzi – circa un migliaio – dagli spalti seguono il racconto, colgono le provocazioni suggerite da alcune domande a cui gli attori rispondono e via via il silenzio prende il suo spazio, fino al momento dell’adorazione silenziosa della croce. «Nel cuore della Chiesa risplende Maria, il grande modello per una Chiesa giovane». Nella sua riflessione il vescovo Napolioni richiama i passaggi del discorso che il Papa ha rivolto ai giovani di tutto il mondo a Panama. Mentre parla, sul parquet del palazzetto dello sport sono sparsi i cartoncini su cui i giovani hanno scritto parole e pensieri che la prima parte della Veglia ha suscitato in loro. «Le vostre parole…» esordisce il Vescovo, richiamando quelle parole scaturite dal sinodo diocesano e da quello dei vescovi. Simbolicamente consegna a due giovani e al diacono Arrigo Duranti la esortazione “Christus Vivit” con cui il Papa ha concluso il Sinodo dei giovani e lo porta nella vita di tutti giorni: “Come il sì di Maria che si prolunga nel tempo”. «Maria è anzitutto donna, laica, giovane, povera… Dio ha scelto lei e lei si è fatta coinvolgere liberamente, ricevette l’annuncio e non rinunciò a fare domande, perché la sua disponibilità maturasse». E allora un invito ai giovani. «Non tacete! Parlate, non per un dibattito
sterile, ma per un cammino vocazionale fatto di tanti piccoli grandi sì quotidiani». «Maria era decisa – continua -: il suo è il sì di chi vuole coinvolgersi e rischiare, con la forza della certezza di sentirsi portatrice di una promessa. Cercate la promessa che Dio ha nascosto nella vostra vita». «Da Maria davanti alla croce impariamo la pazienza di chi tenacemente lotta, resiste e la creatività: non posso sempre tenere le posizioni di quelli che non si perdono d’animo e ricominciano da capo». La promessa, la croce e la speranza: è questo il terzo segno che il vescovo propone alla riflessione dei vescovi, segno maturo della fedeltà di quella ragazza diventata madre «Una chiesa modellata su di lei – aggiunge citando ancora Papa Francesco – non invecchia perché in lei abbiamo la madre della speranza che veglia sui suoi figli». «Facciamo nostro un sì collettivo». Monsignor Napolioni coinvolge tutti e li invita a ripetere insieme le parole del Santo Padre: «Questo è ciò che vogliamo, che la luce della speranza non si spenga». «Vi auguro – conclude il vescovo – e prego perché questa Pasqua intorno alla croce di Gesù ci riempia della promessa di Dio e della Speranza di Maria». Dopo la preghiera i rappresentanti di ogni parrocchia scendono dagli spalti per ricevere dalle mani di monsignor Napolioni il
ramo di palma da portare in ogni comunità come segno della partecipazione della comunità diocesana. La raccolta fondi proposta durante la veglia quest’anno, prendendo parte alla Quaresima di Carità, destina le offerte dei giovani all’associazione “No Spreco” per il recupero delle eccedenze alimentari e la redistribuzione a chi ne ha bisogno. Il video della veglia (in collaborazione con Cremona1) Dopo la cena al sacco, la serata continua con uno spettacolo che mette al centro una grande figura della Chiesa cremonese: don Primo Mazzolari. Nel 60° della morte del sacerdote nato al Boschetto (Cremona), mentre è in corso la causa di beatificazione, don Paolo Arienti (incaricato di Pastorale giovanile) e don Umberto Zanaboni (vice postulatore) introducono la rappresentazione “Nostro fratello Giuda”, lettura teatrale di una delle più celebri e intense omelie del parroco di Bozzolo pronunciata in occasione del giovedì santo del 1958, nella interpretazione della compagnia bresciana Cieli Vibranti. Photogallery dello spettacolo “Nostro fratello Giuda” A Rivolta d’Adda la torre campanaria è tornata a
suonare Mancavano dal settembre scorso le dieci campane della chiesa parrocchiale di Santa Maria e San Sigismondo, a Rivolta d’Adda. Da quando sono state calate dalla torre campanaria che domina piazza Vittorio Emanuele II per essere portate a Coccaglio (Brescia), nel capannone della ditta “DAN De Antoni” dove sono state sistemate e tirate a lucido e dove è stato rifatto il castello che lo sorregge, non più in legno ma in acciaio zincato. Un’operazione costata circa 110.000 euro e finanziata all’80% dai fondi del meccanismo dell’8 per mille alla chiesa cattolica. La mattina di domenica 14 aprile l’inaugurazione ufficiale, con una breve cerimonia che, a causa del maltempo, si è svolta sotto i portici del municipio. «Sono ovviamente soddisfatto – ha detto il parroco don Dennis Feudatari nel suo intervento – perché dopo un lungo periodo di pene siamo finalmente arrivati a questo momento». Lungo periodo perché se è vero che le campane sono state tolte dal campanile circa sette mesi fa, è vero anche che dalla Settimana Santa del 2016 suonavano solo “a martello”, data la precarietà delle condizioni del castello in legno.
Lunga la lista dei ringraziamenti fatti dal sacerdote a chi, in una maniera o nell’altra, ha contribuito al raggiungimento di questo risultato: dal Consiglio degli affari economici della parrocchia a tutti coloro che hanno dato un contributo passando per tecnici e volontari a vario titolo, senza dimenticare il vescovo Antonio Napolioni, la Curia cremonese e don Gianluca Gaiardi, responsabile dell’ufficio Beni Culturali, e la Conferenza Episcopale Italiana. Anche Fabio Calvi, sindaco di Rivolta d’Adda, ha dato il bentornato alle campane a nome della cittadinanza. “Dopo mesi di insolito e disorientante silenzio – ha detto nel suo intervento, seguito a quello del parroco – la comunità che ho l’onore di rappresentare si ritrova oggi per dare il bentornato alle nostra campane. Mi sembra giusto e doveroso, a questo punto, fare un ringraziamento particolare a don Dennis per l’attenzione costante che da subito dopo il suo arrivo fra di noi ha dedicato al nostro paese. Ci sono mancate, le nostre belle campane, ma adesso la trepidante attesa è terminata». Domenica mattina si è anche aperta nell’atrio del palazzo comunale una mostra illustrativa della che riporta notizie sulle dieci campane della basilica (datate 1949), sulla decisione di procedere con i lavori di sostituzione del castello e sistemazione delle campane e sullo svolgimento dei
lavori stessi. Il progetto grafico di questa mostra è stato curato da Ivan Losio, ex vicesindaco, musicista, esperto di campane e già responsabile, per la parrocchia di Rivolta, del loro suono.
Puoi anche leggere