RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - lunedì 15 luglio 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 15 luglio 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Dall'ascensore di palazzo alla fibra ottica sui monti. Piano opere da 45 milioni (Piccolo)
Bimbi malati, la scuola arriva a casa (Gazzettino)
Dai codici ai numeri, così sta cambiando l'emergenza al pronto soccorso (M. Veneto, 2 articoli)
«Compiti e ruoli dei Forestali: adesso servono regole certe» (M. Veneto)
Da Tarvisio al Pordenonese, al via la cessione delle caserme (M. Veneto)
Commessa cinese da 50 milioni di euro per la Plaxtech (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Il Pd: «Gas per la centrale? Opzione di retroguardia» (Piccolo Goprizia-Monfalcone)
Cartelli anti-bikini, per don Malnati «scandaloso è colpire i senzatetto» (Piccolo Go-Monf)
Atap 2.0, la svolta è sociale. Nuovi canali per l'utenza (Gazzettino Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Dall'ascensore di palazzo alla fibra ottica sui monti. Piano opere da 45 milioni (Piccolo)
Marco Ballico - A Trieste, nel palazzo della giunta regionale, c'è da sostituire l'ascensore che non funziona. A
Udine, nella pur giovane sede dell'amministrazione del Friuli Venezia Giulia in via Sabbadini, c'è da rifare la
pavimentazione. Mentre a Pordenone si tratta di prevenire gli incendi a Palazzo. La Regione, nel
Programma triennale 2019-21 dei lavori pubblici su sue proprietà, mette in fila 48 opere da adeguare,
ristrutturare, manutenere. Interventi anche di particolare rilievo, a partire dai lavori di approfondimento
del canale di accesso e del bacino di evoluzione del porto di Monfalcone, che valgono 18 milioni di euro.
L'importo totale sul triennio è di 45,5 milioni. Nell'elenco compaiono altre 9 voci superiori al milione di
euro. Dopo quello per Monfalcone, i due importi più alti sono stanziati per restauro e risanamento
conservativo dell'immobile di Riva Nazario Sauro (4.600.000) e del Narodni Dom, la Casa del popolo di
Trieste (poco meno di 4 milioni). Quindi i 3 milioni per il restauro dell'esedra di Levante di Villa Manin, i 2,2
milioni per la manutenzione del Natissa, il fiume che attraversa Aquileia, i 2 milioni per la riqualificazione
del magazzino di Valmaura. A seguire, la manutenzione straordinaria in piazza Oberdan nella sede del
Consiglio regionale (1.750.000 euro) e nel compendio Doidis-Villa ex Rizzani a Pagnacco (1.200.000),
l'adeguamento e la ristrutturazione del magazzino stradale di via Ferraris a Pordenone e della sede di Scala
Cappuccini a Trieste (1.200.000). Tra le novità del Programma triennale spunta anche la necessità di portare
la fibra ottica a Sappada, il comune "conquistato" dal Fvg dopo una lunga battaglia prima dei cittadini poi
dei parlamentari eletti in regione. Per l'affidamento in delegazione amministrativa della progettazione e
realizzazione di interventi di collegamento digitale nella località montana è prevista una spesa di 1.035.205
euro. Con importi inferiori al milione sono in agenda altri 38 interventi. In piazza Unità si prevede la
manutenzione straordinaria e la sostituzione dell'ascensore adiacente la scala monumentale nel palazzo
della giunta regionale: serviranno 85.000 euro. Sempre in piazza Unità si dovranno aggiungere 331.442
euro per restauro colonne e intonaci a piano terra e altri 200.000 per restauro e pulizia dello scalone di
rappresentanza. «Sono impegni importanti - commenta l'assessore Graziano Pizzimenti - e mirati, oltre che
ad adeguare edifici e impianti alle norme vigenti, anche a migliorare il decoro degli immobili di proprietà
regionale. L'obiettivo generale rimane comunque sempre quello di dare migliori servizi ai cittadini». A
Udine, nella sede della Regione, si lavorerà così per il rifacimento della pavimentazione esterna (400.000
euro) e a Pordenone per la prevenzione incendi in via Oberdan (750.000) e per l'adeguamento
dell'auditorium in Largo San Giorgio (90.000). Non mancano opere anche a Gorizia: dall'adeguamento
antincendio dell'Ufficio Tavolare (380.000) al risanamento dei controsoffitti storici a palazzo Attems
(250.000) e all'adeguamento dell'ex sala consiliare e del secondo piano del palazzo Tre Portoni (460.000
euro, compresa la manutenzione straordinaria di casa Cotar e villa Olivo). Nel Programma, che ha visto
coinvolti, oltre ai servizi Lavori pubblici e Porti e navigazione interna della direzione Infrastrutture e
Territorio, anche i servizi Conservazione e Valorizzazione del patrimonio immobiliare della direzione
Finanze e il servizio Gestione territorio montano della direzione Risorse agricole, compaiono opere in varie
zone della regione. Ci sono alvei da ripulire, la foce del Tagliamento a Lignano Sabbiadoro da tenere in
buono stato, come pure, tra gli altri, stazioni forestali in Alto Friuli, la foresteria piccola in uso al Collegio del
Mondo Unito, le sedi delle motorizzazioni civili di Trieste, Gorizia e Udine, l'impianto di climatizzazione di
Villa Manin, il compendio di Fontanabona a Pagnacco e pure un capannone da adibire ad archivio nella
sede regionale di Cervignano.

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Bimbi malati, la scuola arriva a casa (Gazzettino)
Garantire la continuità scolastica ai bambini e ragazzi che sono colpiti da malattie tali da costringerli alla
degenza in ospedale o all'impossibilità di uscire di casa. La Regione passa dalle previsioni (legge regionale
13 del 30 marzo 2018) ai fatti: con una delibera proposta dall'assessore al Lavoro e all'Istruzione Alessia
Rosolen e dall'assessore alla Salute Riccardo Riccardi, la Giunta Fedriga ha approvato un documento che
contiene le linee-guida da realizzare e fissa al 16 settembre prossimo il termine per proporre i relativi
progetti. La legge entrata in vigore l'anno scorso (nell'ultimo scorcio dell'Amministrazione Serracchiani)
autorizza la Regione a l'Amministrazione regionale astipulare convenzioni con l'Ufficio scolastico del Friuli
Venezia Giulia, nonché con le scuole regionali singole o in reti, per lo sviluppo di interventi, da realizzarsi
anche in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati con adeguate competenze nel settore, volti a
favorire lo sviluppo di modelli innovativi di intervento a sostegno della didattica, della formazione degli
insegnanti e degli operatori, e alla realizzazione di servizi di accoglienza a favore dei bambini e degli alunni
ricoverati nelle strutture ospedaliere e nel proprio domicilio. L'operazione vale anche per i fratelli e le
sorelle dei bambini e dei ragazzi malati che siano costretti a non frequentare la scuola a tutela del piccolo
paziente.
Lo Stato, da parte sua, è chiamato a fornire i servizi didattici fondamentali (a cominciare, naturalmente,
dagli insegnanti) con gli obiettivi, tra gli altri, di garantire l'integrazione dell'intervento della scuola
ospedaliera con quello della classe di appartenenza e con l'attività didattica di istruzione domiciliare dello
studente. E se spetta al livello centrale il compito di individuare strategie didattiche e relazionali adeguate
al contesto, è invece una competenza dell'Ufficio scolastico regionale individuare una o più scuole di
riferimento, alle quali destinare le risorse ministeriali poste a disposizione: per tutto il Friuli Venezia Giulia
la scuola chiamata a fungere da polo è l'Istituto comprensivo Dante Alighieri di Trieste. Alla base di tutto
serve un protocollo operativo fra Amministrazione statale, Regione, scuola e associazioni di volontariato:
occorrerà sviluppare modelli di didattica innovativa e integrata tra insegnanti ed esperti-educatori del
mondo dell'associazionismo per lo sviluppo delle competenze trasversali, della creatività e dell'espressione
culturale, nonché di altri ambiti tematici ed educativi, ma escluse le materie fondamentali. Per ampliare
l'offerta formativa a beneficio degli alunni ricoverati in ospedale o costretti a casa, le scuole devono
prevedere specifiche modalità di integrazione tra i consigli di classe e i referenti del mondo
dell'associazionismo per lo sviluppo di un piano personalizzato, la definizione di un coordinamento
didattico e il monitoraggio del piano stesso, nonché una valutazione condivisa e integrata degli esiti degli
apprendimenti e del percorso formativo dell'alunno. Ma per far sentire l'alunno incluso a tutti gli effetti
nella comunità dei compagni di classe che studiano, la Regione prevede la possibilità di predisporre
specifiche piattaforme esistenti allo scopo di attivare modalità di interazione con la comunità di
appartenenza, senza contare i vantaggi derivanti dall'impiego del web e dell'informatica in generale sia per
imparare a distanza che per sostenere gli esami al termine del ciclo di studi.
La Regione, inoltre, intende finanziare ore aggiuntive di insegnamento a questi alunni meno fortunati una
volta che avranno fatto ritorno in aula. Possono partecipare con i loro progetti sia scuole pubbliche che
paritarie. La Regione sosterrà con proprie risorse, oltre alle ore aggiuntive del personale scolastico, le spese
per acquisire servizi di consulenza e di esperti esterni, il noleggio di strumenti, attrezzature e materiali. La
Regione approverà entro il 15 ottobre prossimo gli schemi di convenzione e i progetti, con il relativo riparto
di risorse. Le convenzioni dovranno essere stipulate entro il 31 ottobre e varranno per due anni scolastici, a
cominciare dal prossimo. (Maurizio Bait)

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Dai codici ai numeri, così sta cambiando l'emergenza al pronto soccorso (M. Veneto)
Elena Del Giudice - L'emergenza in sanità passa dai colori ai numeri. Ma non sarà solo un restyling di
facciata: per il ministro della Salute Giulia Grillo, accanto ai "numeri" del triage dovrà esserci anche il tempo
massimo di attesa. La "rivoluzione" arriva dunque in pronto soccorso dove oggi si accede con priorità
diversa a seconda del codice assegnato in sede di triage (che è la fase di valutazione della richiesta di
prestazione sanitaria che assegna a ciascun paziente un codice secondo un criterio di emergenza-urgenza
crescente, che va dal bianco, il più basso, al rosso, massima urgenza), e domani invece con un numero, da 1
a 5, ma con l'introduzione dei tempi massimi di attesa che andranno dai 15 minuti per la priorità più elevata
ai 240 minuti per il codice più basso.È il ministero della Salute ad aver messo a punto la proposta che punta
a rivedere l'accesso ai servizi di emergenza degli ospedali e l'ha consegnata alle Regioni. Formalmente
l'intesa ancora non c'è, ma pare che la proposta - nella sostanza - sia stata accettata, tanto che dovrebbe
approdare negli ospedali entro 18 mesi.La novità non sta tanto nella trasformazione dei colori in numeri
(peraltro già utilizzati in passato), ma nel fatto che per ciascuno dei cinque codici si indica anche il tempo
massimo di attesa per «l'accesso alle aree di trattamento che va - si legge nel documento - dall'accesso
immediato per l'emergenza all'accesso entro 240 minuti per le situazioni di non urgenza».Il nuovo sistema
prevede l'assegnazione di un codice numerico in base all'urgenza e tempi di attesa stabiliti. I numeri vanno
da 1 a 5.Il primo riguarda i casi di emergenza e prevede l'accesso immediato del paziente. Il numero 2 è
l'urgenza - rischio di compromissione di funzioni vitali o condizione stabile con rischio evolutivo o dolore
severo - con accesso entro 15 minuti. Il 3 e 4 corrispondono a urgenza differibile o urgenza minore con
accesso da 60 a 120 minuti con la differenza che il primo caso richiede prestazioni complesse e il secondo
cure più «semplici mono specialistiche».Infine c'è il codice 5: è la cosiddetta non urgenza. Qui la buona
notizia è riservata a quei pazienti che si recano in pronto soccorso e che oggi classificheremo in codice
bianco (perché la loro richiesta non è urgente e, probabilmente, l'accesso al dipartimento di emergenza è
anche improprio) e che hanno davanti a loro attese che si protraggono per ore e ore, e che con il nuovo
sistema sapranno di dover comunque attendere ma per non più di 4 ore. Ora è intuibile che la sfida, per
dare sostanza alle promesse del ministero, sarà l'organizzazione del dipartimento di emergenza finalizzata a
garantire il rispetto dei tempi di attesa. Non tanto nelle situazioni gravi in cui la vita è in pericolo, perché le
attese non ci sono proprio, quanto per la gestione dei casi non urgenti a cui comunque andrà data risposta
entro 4 ore, un limite spesso oggi non rispettato. Va detto però che in Fvg i tempi di attesa in pronto
soccorso sono monitorati e c'è la possibilità - consultando il sito internet o la app dedicata - di scegliere a
quale struttura rivolgersi con la ragionevole certezza di non dover attendere troppo.
Farmaci carenti o non più prodotti, e anche in Fvg è corsa all'estero
Elena Del Giudice - Cambiare una specialità medicinale può essere a volte banale. Cambia il nome
commerciale ma il principio attivo è lo stesso, la dose anche, al di là della "simpatia" che possiamo provare
per quel farmaco che, magari, assumiamo da anni, il problema vero non c'è. Il discorso varia se, invece,
proprio quella specifica specialità medicinale non c'è più e dobbiamo cercarne un'altra, con un principio
attivo diverso. E magari anche all'estero, come avviene anche in Fvg.Già qui i problemi, invece, possono
insorgere, la terapia potrebbe non avere l'effetto voluto, o generare reazioni avverse, o provocare ricadute
di una patologia...Ma che cosa genera la carenza dei farmaci? Le ragioni possono essere diverse, e alcune
"mancanze" possono essere temporanee, generate da problemi di produzione generati, ad esempio, da una
richiesta non prevista di quella specialità che la produzione non riesce a soddisfare, oppure dalla carenza di
una sostanza che compone il farmaco...Accade anche che la casa farmaceutica decida di interrompere
definitivamente la produzione di un medicinale perché non è più conveniente, o che il farmaco venga
proprio ritirato dal mercato.Oltre a tutte queste legittime motivazioni, vi è poi anche un fenomeno
"distorsivo" legato alle esportazioni parallele. In questo caso la ragione della "scomparsa" di un medicinale
è determinata dal fatto che, magari nel Paese vicino, quella specialità ha una remunerazione più elevata (a
volte significativamente più alta) e quindi venga privilegiato il mercato estero, trascurando quello
nazionale.Sono molti gli esempi di farmaci che scompaiono e attivi in varie branchie: tra questi alcuni
antitumorali, gli antiepilettici, eparine a basso peso molecolare, antipsicotici, farmaci per il trattamento del
morbo di Parkinson e dell'ipertensione.

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«Compiti e ruoli dei Forestali: adesso servono regole certe» (M. Veneto)
Piero Cargnelutti - «È necessario dotare il corpo forestale regionale di una norma organica, oggi mancante a
causa dell'attuale normativa frammentata, per dare chiarezza sui compiti e sui ruoli». L'assessore regionale
alle risorse agroalimentari e forestali Stefano Zannier ha preso parte alla celebrazione del patrono dei
forestali d'Italia, San Giovanni Gualberto, che si inserisce nelle manifestazioni per i 50 anni dalla fondazione
del corpo forestale regionale: tale celebrazione si è svolta nel duomo di Venzone, e in seguito è proseguita
nel salone consiliare del municipio, con i saluti istituzionali e la relazione annuale, curata da Adolfo Faidiga,
comandante del corpo forestale, sulle attività svolte dai quattro ispettorati forestali e 27 stazioni forestali in
cui operano nel complesso 286 unità. «È indispensabile - ha detto Zannier - ricostituire a livello normativo
un inquadramento del Cfr al pari di qualsiasi altro corpo per superare anche alcune difficoltà nelle gestioni
quotidiane. Fra le sfide che ci attendono vi è anche quella di mantenere quello spirito che da 50 anni
caratterizza il corpo forestale; per farlo è necessario favorire il ricambio generazionale attraverso
l'implementazione della dotazione organica per dare continuità professionale ma anche storica fra le nuove
leve e chi opera da anni nel corpo forestale».Il corpo forestale regionale, nel 2018, ha realizzato 45 mila
servizi di vigilanza ambientale, consentendo di effettuare oltre 38 mila controlli. Gli illeciti penali sono stati
282, mentre 113 sono stati quelli amministrativi. I controlli in ambito venatorio sono stati circa 4 mila
mentre in materia di vigilanza di flora spontanea, funghi e fauna minore si sono registrati 2200 servizi con
2745 controlli, 144 sanzioni amministrative e 107 i sequestri. Quanto al settore forestale (vincolo
idrogeologico e utilizzazioni boschive), i controlli sono stati oltre 2 mila e hanno permesso di rilevare 3
illeciti penali e 129 amministrativi. Nel 2018, il personale del Cfr è stato impegnato anche nelle operazioni
di estinzione degli incendi boschivi per complessive 878 ore. Un'altra attività a cui il Cfr si è dedicato ha
riguardato l'educazione ambientale con oltre 400 servizi rivolti, in particolare, ai bambini e ai ragazzi delle
scuole. Fra le ulteriori attività anche quella della vigilanza nelle aree a maggior tutela naturalistica della
regione, con circa 3 mila servizi dedicati e oltre 2 mila controlli.

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Da Tarvisio al Pordenonese, al via la cessione delle caserme (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - Il conto alla rovescia è iniziato per la dismissione dei beni demaniali in tutta Italia. Ad
azionare il contatore è stato il parere favorevole della Corte dei conti alla vendita di un elenco di proprietà il
cui valore si aggira intorno a 1,2 miliardi di euro. L'operazione farà entrare nelle casse dello Stato i 950
milioni di euro da destinare ai saldi 2019 già concordati con l'Ue. Mentre il ministero prepara le aste
pubbliche per la cessione del primo gruppo di beni, l'Agenzia del demanio si prepara a ricevere, tra il 15 e il
20 settembre, le offerte dai potenziali acquirenti di altri beni in Friuli Venezia Giulia.Si tratta delle ex
caserme della Guardia di finanza di Paluzza, Dolegna del Collio, Cormons, dei poligoni di tiro di Tarcento e
San Daniele, della stazione radio di Caneva, di alcuni terreni a Spilimbergo, Porpetto, Moruzzo e Coccau
(Tarvisio), di appartamenti a Lignano e Udine e dell'ex stazione radio di Caneva di Pordenone. E se queste
sono le cessioni in corso, altra cosa sarà il nuovo piano che potrebbe comprendere anche alcuni beni
richiesti da tempo dai comuni friulani. La caserma Lamarmora di Tarvisio, la Cantore di Tolmezzo, gli alloggi
militari di Casarsa della Delizia e l'area militare di Cordovado sono solo alcuni esempi. A questi vanno
aggiunti il rio Faiet situato a Cavazzo Carnico, stabili a Chiopris-Viscone, la caserma Francescatto a Cividale,
le aree di addestramento a Fontanafredda, le caserme e il castello di Gradisca, il condominio Baldassarre a
Maniago, gli ex sbarramenti a Resia, gli alloggi a San Vito al Tagliamento, la caserma Giavitto a Tarcento, la
polveriera a Travesio e alcuni beni a Trieste.La Regione sta lavorando per garantire il passaggio della
proprietà a titolo gratuito non solo delle ex caserme ma anche di palazzo de Nordis a Cividale, del
condominio Baldassarre a Maniago o degli alloggi militare a Casarsa della Delizia. Sono tutti beni già
richiesti ufficialmente dai sindaci all'assessore regionale al Patrimonio, Barbara Zilli, soddisfatta del passo
avanti fatto dal piano di dismissioni che, a Roma, dovrebbe ottenere il via libera in settimana. L'assessore
auspica che l'iter velocizzi anche il trasferimento a titolo gratuito delle aree demaniali destinate ai
Comuni.Due gli esempi citati dall'assessore: «Il sindaco di Sutrio mi ha chiesto i beni del demanio idrico sui
quali è stato realizzato il campo sportivo. Come Sutrio anche altri Comuni della Carnia e del Tarvisiano
hanno costruito gli impianti sportivi sui beni demaniali senza aver perfezionato il passaggio di proprietà».
Diversa la situazione a Chiusaforte dove il sindaco, Fabrizio Fuccaro, vuole trasformare le palazzine militari
in una casa di riposo per anziani autosufficienti e non. «L'obiettivo della Regione - ribadisce Zilli - è
assegnare ai sindaci le aree a titolo gratuito per realizzare opere a finalità pubblica».Nel capoluogo friulano
l'esempio più recente è quello del trasferimento dell'ex caserma Reginato e parte dell'ex ospedale militare,
all'Azienda per i servizi alla persona "La Quiete". Nello stesso complesso, a breve, si trasferirà pure la
Prefettura.

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Commessa cinese da 50 milioni di euro per la Plaxtech (M. Veneto)
Alessandro Cesare - Mentre si discute sulle conseguenze (positive o negative) che la cosiddetta via della
Seta porterà al comparto manifatturiero del Friuli Venezia Giulia, c'è chi, con la Cina, gli affari già li
conclude. Si tratta della Plaxtech di Basaldella, che ha firmato un accordo con le istituzioni della provincia di
Shandong e del comune di Dezhou per una commessa del valore di ben 50 milioni di euro. In pratica
l'azienda friulana porterà in estremo oriente la tecnologia Roteax, che grazie all'intuito imprenditoriale e
ingegneristico della famiglia Strizzolo, dà la possibilità di trasformare le plastiche miste non facilmente
riciclabili.E poiché la Cina, negli ultimi anni, ha cambiato rotta sulle tematiche ambientali, puntando molto
sulla sostenibilità, la tecnologia proposta dalla Plaxtech ha colto nel segno: saranno 8, infatti, le macchine
vendute alla compagnia cinese Jiana Environmental Protection Science and Technology, che permetteranno
di realizzare, con i materiali non riciclabili, pallet in plastica. L'accordo tra l'azienda friulana e le istituzioni
cinesi è stato celebrato nella sede di Basaldella della Plaxtech alla presenza, oltre che dei titolari e dei
partner dell'estremo oriente, anche dell'ex ministro all'Ambiente Corrado Clini e dell'assessore regionale
Fabio Scoccimarro. «Altro che paura della Cina - commenta Scoccimarro - magari ci fossero mille aziende
così che vendono i loro prodotti in quel Paese, facendo arrivare soldi in Friuli». Roteax è costituito da una
pressa dotata di quattro stampi, in grado di produrre indistintamente quattro oggetti diversi sia per peso
che per forma. Tra questi ci sono i pallets "verdi", interamente realizzati con rifiuti plastici misti non
utilizzabili in altri processi di trasformazione, elementi caratterizzati da una durata 10 volte superiore
rispetto a quelli prodotti in legno. Non solo, una volta giunti a fine ciclo di vita, possono essere riprocessati
con Roteax. «Una tecnologia che per essere sviluppata ha richiesto vent'anni - chiarisce Andrea Strizzolo,
titolare dell'azienda insieme al figlio Matteo - ci siamo assunti la responsabilità della buona riuscita del
processo avvalendoci di staff tecnico esterno, perché altrimenti, come azienda famigliare, con saremmo
riusciti a portare a termine il progetto. Con Roteax - aggiunge - possiamo dire, con orgoglio, di aver
"spostato" il mercato, visto che fino a qualche anno fa era impensabile considerare la plastica eterogenea
una risorsa per l'economia e per l'ambiente». Ogni impianto Roteax è in grado di trattare oltre 7.000
tonnellate di plastica riciclata all'anno, con una produzione di 500.000 pallets. Pertanto la fabbrica di
Dezhou è stata progettata per la gestione contemporanea di 8 impianti Roteax, ovvero per trattare più di
50.000 tonnellate di plastiche all'anno producendo almeno 4 milioni di pallets.«Si tratta di una tecnologia
importante - commenta l'ex ministro Clini - perché consente di togliere dal ciclo dei rifiuti quantità molto
importanti di plastica e che, in parte, risolve i problemi ambientali della Cina, recuperando materiale molto
utile per le loro attività industriali. Un'attenzione, quella cinese, che si porta appresso un duplice valore -
conclude - uno ambientale, l'altro economico a favore del made in Italy».

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CRONACHE LOCALI

Il Pd: «Gas per la centrale? Opzione di retroguardia» (Piccolo Goprizia-Monfalcone)
Il destino della centrale termoelettrica con l'ipotesi-gas che s'è fatta avanti per il post-carbone sta
innescando dibattito e prese di posizione. Il Pd con Marco Ghinelli parla di una «scelta di retroguardia che
possiamo contrastare, considerando anche altre criticità connesse ai destini della centrale, lo
smantellamento degli impianti esistenti, la bonifica dell'area, il destino dei lavoratori». Il consigliere
Annamaria Furfaro (La Nostra Città), fa «doverosamente presente» l'emarginazione dei componenti del
consiglio comunale».«Crediamo che Monfalcone abbia pagato abbastanza per la presenza della Centrale a
ridosso della città - argomenta Ghinelli -. Finalmente entro il 2025, speriamo anche prima, l'uso del carbone
verrà eliminato. Cosa succede dopo? Circola l'ipotesi di un impianto a gas, quindi si continuerebbe a
produrre energia utilizzando combustibili fossili». L'esponente dem aggiunge: «Per centrare l'obiettivo di un
destino diverso per l'area, produzione di energia da fonti rinnovabili o riconversione ad uso portuale, o
ancora parco tecnologico sono necessarie scelte che non possono essere rimandate». Le elenca: «Va
riattivato al più presto il tavolo regionale in cui tutti i portatori di interessi collettivi possano confrontarsi.
Va rivisto il Piano energetico regionale, che alla misura 5 prevede che a Monfalcone diventi operativa una
centrale a gas. Sono punti nevralgici su cui l'attuale amministrazione comunale non ha mosso un dito».
Ghinelli conclude: «Chi governa oggi Monfalcone fa parte della stessa compagine che governa in Regione e
a livello nazionale. Che scuse si troveranno se, continuando con questo atteggiamento superficiale e
inadeguato per un problema così importante, ci ritroveremo con una nuova centrale e non con la soluzione
migliore per Monfalcone?».Furfaro quindi osserva: «Il sindaco Cisint ritiene di tenere lontani i componenti
del consiglio comunale - regolarmente eletti dai cittadini - da ogni documentazione, notizia e dibattito.
Infatti, dopo aver partecipato ad una riunione al Ministero sullo scenario futuro di A2A dagli esiti "secretati"
(testuale), l'assessore Cauci ha convocato, venerdi mattina alle 9, ad un tavolo "riservato" tre associazioni
ambientaliste e solo uno dei sei rioni». Sul fronte istituzionale dice: «La commissione comunale ambiente e
salute, rimasta senza presidente da due mesi, non viene attivata sul tema specifico. Nell'ultima riunione del
consiglio (maggio scorso!) l'assessore Cauci ha presentato una relazione sul suo operato: riguardava la cura
delle aiuole in centro, la progettazione di un parco "a zero pollini" per contrastare le allergie,
l'allontanamento di 1.081 piccioni e cenni su lotta a zanzare e ratti. Neppure un accenno circa il pesante
stato di inquinamento dell'aria, nè eventuali ragionamenti sul futuro energetico della città». Conclude:
«Monfalcone ha diritto ad avere il coinvolgimento di tutta la politica locale, delle associazioni, della
cittadinanza per arrivare a scelte condivise».

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Cartelli anti-bikini, per don Malnati «scandaloso è colpire i senzatetto» (Piccolo Go-Monf)
Andrea Pierini - «Scandaloso non è attraversare la strada in costume da bagnante, ma gettare
nell'immondizia gli indumenti di un senza tetto». Don Ettore Malnati va all'attacco, prima su Twitter e poi a
voce, del vicesindaco Paolo Polidori che replica in maniera sarcastica e volutamente provocatoria: «Se a
don Malnati non interessa il decoro per gli abitanti di Barcola, potremmo togliere dalle chiese i divieti di
entrare in costume». A innescare una nuova polemica tra i due sono stati i cartelli con tanto di logo del
Comune di Trieste applicati sugli attraversamenti pedonali di Barcola che invitano i cittadini a spostarsi sul
marciapiede lontano dal mare "indossando un abbigliamento adeguato".Don Malnati precisa di parlare a
titolo puramente personale e non in qualità di vicario per il Laicato e la cultura della Curia triestina, e non è
la prima volta che "bacchetta" l'esecutivo anche se precisa: «Non "bacchetto" nessuno, sono solo attento
anche perché la mia vita è impegnata a livello ecclesiale e anche etico. Siamo in una città con la zona di
Barcola, una realtà balneare dove non ci sono cabine o posti per cambiarsi. È una tradizione che il triestino
scenda dall'automobile già vestito da bagnante e giri per la zona in costume». «Personalmente - aggiunge
don Malnati - vado spesso a bere il caffè al mattino al California Inn e vedo sempre decoro e rispetto tra chi
frequenta la spiaggia dove non mi sembra che ci siano persone con grilli per la testa. Diciamo che è molto
meno decoroso buttar via le coperte di un senza tetto. La mancanza di pudore non dipende dal costume,
ma da come mi presento». Se per don Malnati l'abito non fa il monaco, Polidori all'inizio preferisce non
commentare salvo poi lanciare la sua provocazione: «A me sembra che si dovrebbero rispettare anche i
cristiani che abitano dall'altra parte della strada, che evidentemente per don Malnati non sono importanti.
Ho deciso di raccogliere le richieste dei residenti e mi sembra che raccomandare un comportamento civile e
di rispetto reciproco non dovrebbe scomporre la coscienza pulita di nessuno, coscienza che peraltro, io, ho
perfettamente a posto». Intanto, nella prima domenica dei cartelli sul lungomare, i triestini li hanno
guardati con un po' di curiosità e qualche battuta. Un signore parlando alla moglie: «Coverzite che te devi
eser adeguata». Secca e divertita la replica: «Ga parlà Brad (Pitt, ndr) che anche col maion te resti poco
adeguato».

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Atap 2.0, la svolta è sociale. Nuovi canali per l'utenza (Gazzettino Pordenone)
La rivoluzione corre sul web. Atap, la società che gestisce il trasporto pubblico locale su gomma, si apre al
mondo dei giovani e progetta una svolta social: l'idea è quella di avvicinarsi alla fetta di popolazione che a
conti fatti rappresenta l'80 per cento dell'utenza, cioè l'universo degli under 30. Il numero uno dell'Atap,
Narciso Gaspardo, spiega l'apertura della società nei confronti del mondo dei social network e in generale
della rete. «L'80 per cento della nostra clientela - ha illustrato Gaspardo - è composto da ragazzi e ragazze,
e in generale da persone ormai abituate a usare internet sia per informarsi che per interfacciarsi con le
varie realtà. Per questo - ha proseguito il presidente di Atap - abbiamo deciso di intraprendere un
programma di apertura nei confronti del mondo dei social network». Ecco, nello specifico, in cosa
consisterà la svolta programmata da Atap per i prossimi mesi.
La novità principale riguarderà il mondo della comunicazione: d'ora in avanti, la società comunicherà tutte
le sue novità sui social network, ma soprattutto si aprirà a una comunicazione con una doppia direzione:
non sarà infatti solo l'azienda, a raggiungere i suoi utenti, ma anche gli utenti stessi a comunicare ad Atap
tutti i disservizi oppure i consigli per migliorare il servizio. I ritardi degli autobus, le questioni relative alla
sicurezza, le richieste particolari: tutto viaggerà online, per stare al passo con le più moderne regole non
scritte del trasporto pubblico locale. «Vogliamo che la nostra clientela - ha spiegato ancora Gaspardo - sia
fidelizzata anche per mezzo dei canali più moderni». E come detto ci sarà anche un diverso modo, da parte
della società, di comunicare le novità ai propri utenti. Ad esempio, sempre tramite i canali più moderni
come i social network (Facebook, Twitter, Instagram), Atap si rivolgerà ai più giovani in occasione di eventi
particolari, come concerti o manifestazioni. «Vogliamo veicolare proprio gli eventi che sono organizzati in
zona - ha spiegato il presidente di Atap - e soprattutto legarli alle nostre linee e ai nostri servizi, in modo
tale da permettere ai giovani di poter usare i mezzi per raggiungere le sedi dei concerti e delle
manifestazioni».
La tecnologia al servizio dell'utenza, ecco le nuove linee guida di Atap. Intanto prosegue l'implementazione
di dispositivi di sicurezza, come ad esempio di telecamere di ultima generazione, a bordo degli autobus del
trasporto pubblico. Ora il parco è praticamente al completo, e il presidente ha segnalato una diminuzione
dei fatti che hanno messo in pericolo autisti e controllori. È un obiettivo parallelo a quello relativo al
miglioramento dell'esperienza a bordo degli autobus del trasporto pubblico. (Marco Agrusti)

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