Quei mal di pancia dem sul ritorno di Illy - Anci Fvg

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IL MESSAGGERO VENETO 9 GENNAIO

Lo "spauracchio" dell'ex governatore scatena i commenti negativi dell'ala
maggiormente renziana del partito regionale

Quei mal di pancia dem sul ritorno di Illy
di Mattia Pertoldi UDINE Il possibile ritorno di Riccardo Illy, auspicato da tanti, pare non piacere all'ala
filo-renziana del Pd che non vede di buon occhio la pista che potrebbe riportare all'ex governatore. E
questa volta non si tratta di sussurri, ma di veri e propri commenti apparsi sui social network.«In Fvg
siamo oltre 1,2 milioni di abitanti. Tolti quelli che hanno meno di 18 anni io ritengo che Illy sia l'unico
non candidabile per noi. Perché? Perché all'indomani della sconfitta con Tondo, il generale Illy ha
abbandonato le truppe e se n'è andato. - scrive Andrea Simone Lerussi, ex candidato del Pd in
Provincia di Udine e caposegreteria dell'assessore Mariagrazia Santoro -. Oggi mi sono sentito in
dovere di citare Mauro Travanut con cui condivido l'analisi sul punto. Se poi Illy vorrà candidarsi
portando in dote ulteriori alleati, farà le primarie con Bolzonello e accetterà il risultato». A fargli eco,
quindi, ci ha pensato l'assessore comunale di Udine Cinzia Del Torre secondo cui Illy «se ne andò
senza nemmeno mai ringraziare chi lo aveva sostenuto e aveva lavorato per lui. Ricoprire un ruolo
importante comporta responsabilità: chi lascia in quel modo, non merita di tornare».Sulla stessa linea
d'onda, quindi, il consigliere comunale di Prata Moreno Puiatti che prima si chiede se «in odore di
sconfitta lo si riesuma dal sarcofago per evitare ad altri di fare l'agnello sacrificale?» e poi aggiunge:
«Riccardo Illy, molti nel centro sinistra friul-giuliano hanno ancora il calendario del 2003 appeso in casa.
Bei tempi di spartizione di poltrone, incarichi ben pagati, nomine nei Cda e vitalizi regionali. La mia
astensione dal voto è garantita». E in calce al post di Puiatti c'è anche il commento firmato dall'ex
vicesindaco di Aviano - e candidato al Municipio alle passate elezioni - Sandrino Della Puppa:
«Particolare da non trascurare. Il signor Illy, perse le elezioni del 2008, si è dimesso perché al signorino
non piace perdere. Un vero leader rimane tale anche in minoranza. Illy è il passato, lasciamolo
lì».Insomma, forse non tornerà, forse spariglierà le carte, ma basta pronunciare il nome di Illy, a
distanza di 10 anni dal suo addio, per scatenare ancora, nel centrosinistra, reazioni e controreazioni. E
non è poco.

il CAPOGRUPPO DEL CARROCCIO

Fedriga dopo la Lombardia
«Resto ancora in corsa»
UDINE L'addio di Roberto Maroni in Lombardia e la convergenza sul nome di Attilio Fontana non
cambiano nulla per il Fvg. Parola di Massimiliano Fedriga, capogruppo alla Camera del Carroccio e da
domenica ufficialmente inserito - a dimostrazione del peso che riveste nel partito - nella squadra
leghista che dovrà stilare il programma elettorale del centrodestra per le Politiche del 4 marzo ma,
soprattutto, ancora in piena corsa per occupare la casella di candidato governatore del Fvg. Fedriga
partiamo dal vertice di Arcore: che giudizio si può trarre dall'incontro? «Per noi è stato molto positivo
perché abbiamo ottenuto le rassicurazioni che volevamo su legge Fornero, flat tax e immigrazione.
Adesso entreremo nei dettagli con gli alleati. Una nostra vittoria? No, è dell'intera coalizione perché
soltanto stilando un programma di netto cambiamento rispetto alle politiche del Pd potremo vincere e
governare».La notizia del giorno, però, è stata quella della non ricandidatura di Maroni...«Non me
l'aspettavo, ma quando entrano in gioco scelte e motivazioni personali vanno rispettate. L'importante, in
ogni caso, è aver trovato subito la condivisione di tutti su un nome valido come quello di
Fontana».Cosa cambia in ottica futura per il Fvg la scelta di Fontana in Lombardia?«Nulla. Potrei dire
che, in fondo, la Lombardia era già della Lega, ma in realtà, come ho sempre sostenuto, le scelte non
verranno prese con il vecchio manuale Cencelli, bensì individuando il migliore candidato possibile.
Sono stato e resto a disposizione della coalizione, e per me sarebbe un onore diventare presidente
della Regione, ma non dobbiamo trasformare la decisione in una battaglia personalistica. L'importante
è l'unità di intenti tra alleati, poi troveremo il più adatto a guidare la squadra».Quando scioglierete il
nodo legato al candidato in Fvg?«Ci vorrà qualche settimana per chiudere tutte le partite, ma il segnale
che arriva dalla Lombardia è importante. A Milano abbiamo scelto la figura più adatta per
l'amministrazione regionale, non c'è stata una semplice spartizione di poltrone. E lo stesso avverrà
anche per il Fvg».Nemmeno la scelta di Pietro Fontanini a Udine può incidere nei rapporti interni?«No.
Mi risulterebbe facile sostenere che con Fontanini si chiude il cerchio dei capoluoghi di Provincia, con
Trieste a un civico, Gorizia a Fi e Pordenone a Fdi, ma la realtà è che il presidente della Provincia è
semplicemente il nome più adatto da spendere in campagna elettorale e il più forte per poter finalmente
riconquistare la città». (m.p.)

L'avvocato udinese ha rifiutato l'offerta per il collegio dell'Alto Friuli. Si propone
anche la Grim

Puschiasis rinuncia, non sarà in lista col Pd
UDINE Barbara Puschiasis non si presenterà in un collegio uninominale del Fvg come candidato del
Pd. La decisione, dopo le sollecitazioni dem dei giorni scorsi, è stata comunicata dallo stesso avvocato
udinese prima al segretario provinciale di Udine Roberto Pascolat e poi diffusa attraverso il proprio
profilo Facebook dell'ex presidente di FederconsumatoriFvg.«Ringrazio tutti coloro che in questi giorni
in cui ho cercato di staccare un attimo la spina - ha scritto - hanno mostrato il loro affetto e sostegno.
Ringrazio anche chi, nel manifestare la sua vicinanza, ha cercato di coinvolgermi in un percorso politico
ma, come ho precisato sin da subito, il mio attuale impegno è nella società civile, la quale si è stretta
attorno a me e che su di me e sul mio gruppo conta per tentare di raggiungere un risultato che è quello
della tutela dei consumatori e dell'affermazione dei valori».Partita chiusa, dunque, almeno per le
Politiche, con il Pd, quindi, che dovrà adesso trovare il candidato più adatto per quel collegio dell'Alto
Friuli in cui sperava di candidare, appunto, Puschiasis. L'ultima idea, adesso, porta a Gianna Malisani,
nome emerso anche nel corso dell'Assemblea provinciale di Udine di ieri in cui i dem hanno
sostanzialmente confermato l'elenco delle loro possibili richieste. Nella lista ci sono, come ci si
aspettava, Debora Serracchiani, Franco Iacop e Paolo Coppola per quanto il destino dell'onorevole
uscente paia essere legato all'area, oppure alle aree in caso di pluricandidatura, in cui verrà schierato
Ettore Rosato.Il capogruppo alla Camera è blindatissimo, come noto, e non ha certo bisogno del placet,
peraltro scontato, arrivano anche dall'assemblea triestina che ha indicato il suo nome oltre a quello del
senatore uscente Francesco Russo con la richiesta - data la molto probabile non ricandidatura di
Tamara Blazina - di garantire anche la rappresentanza di un esponente della minoranza slovena. La
segretaria regionale del partito Antonella Grim, infine, ha offerto la propria disponibilità a correre in un
collegio uninominale. Quasi inevitabile, nel caso di via libera, che la segretaria venga schierato nel
collegio che comprende Trieste, sia esso quello della Camera o del Senato. (m.p.).

l'ex governatore

Tondo a Roma coi centristi
«Farei il bene della Regione»
UDINERenzo Tondo è carico. Le notizie che rimbalzano da Roma sono positive, l'asse centrista in Fvg
si consolida e per l'ex governatore essere tornato al centro della ribalta vale, di per sé, già una mezza
vittoria personalePresidente che ruolo immagina per Noi con l'Italia alle Politiche?«Determinante.
Siamo un partito popolare, ma non populista, governativo e composto da persone che hanno già
dimostrato di essere in grado di gestire la res publica. Garantiremo i voti necessari a esorcizzare il
rischio di alleanze innaturali con il Pd. E, in ogni caso, c'è un aspetto da considerare».Prego...«Non
basta vincere le elezioni, bisogna essere in grado di governare. Ci sono partiti più portati a raccogliere
voti che a leggere le carte e quindi servono anche figure più esperte».Parliamo di lei: sempre convinto
di voler correre per il Parlamento?«Vedremo. Certamente per Noi con l'Italia il vertice di Arcore è stato
molto positivo e adesso, con Raffaele Fitto in prima linea, comincerà la trattativa per l'assegnazione dei
collegi».Considerato che Matteo Salvini ha posto il veto su tre nordici come Maurizio Lupi, Enrico
Zanetti e Flavio Tosi, crescono le chances che lei ottenga un collegio in Fvg?«Mettiamola così. L'ipotesi
di ritornare in Parlamento a distanza di 10 anni in una coalizione con responsabilità di governo è
intrigante e, vista la mia esperienza da governatore, credo potrebbe essere anche molto utile alla
Regione».Dopo le Politiche si svolgeranno le Regionali. Il centrodestra è in vantaggio?«Siamo in buona
posizione e Ar sarà presente con il suo logo, forte di 5 anni di radicamento sul territorio e apprezzato
lavoro in Consiglio regionale».Come vede la corsa per il candidato governatore?«Sono pronto a
sostenere il candidato della coalizione, poi, se dovessi essere io, ancora meglio. A parte tutto credo che
siamo vicini alla fumata bianca».E come andrà a finire?«Immagino che Fi non accetti di scomparire dal
Nord e dal Nordest in particolare. La scelta di Roberto Maroni e la decisione di schierare Attilio Fontana
rafforzano le possibilità che in Fvg corra Riccardo Riccardi perché una cosa è mantenere lo status quo,
un'altra piazzare in Lombardia un nuovo esponente leghista».Cosa ne pensa di Riccardi e Massimiliano
Fedriga?«Con Fedriga il rapporto è ottimo. Riccardi è stato un ottimo assessore. Ha lavorato
benissimo, anche grazie alla copertura politica che gli ho sempre garantito. Obiettivamente è il
candidato più logico, ma non si può prescindere dalla reciprocità: i patti si fanno in due e si rispettano
senza farsi distrarre da appetiti personali eccessivi». (m.p.)
Firmata l'intesa tra Regione e Unioni che grazie ai fondi di Bilancio finanzierà 262
interventi per 147 milioni nell'arco di un triennio

Scuole, sport e cultura: ecco tutti i lavori
di Maura Delle Case UDINE Sviluppo del turismo lento attraverso una fitta rete di percorsi ciclabili,
messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, valorizzazione del patrimonio storico-artistico e
interventi per migliorare il welfare.È in queste aree che le 18 Uti si preparano ad aprire cantieri nei
prossimi tre anni, forti dei 147 milioni portati in dote dall'Intesa per lo sviluppo regionale e locale 2018-
20 che ieri mattina, in Regione, la presidente Debora Serracchiani ha sottoscritto insieme al presidente
del Cal, Andrea Carli. Un tesoretto che finanzia 262 interventi, almeno uno per ogni Comune aderente
alle Uti, concertati dagli stessi enti locali in tavoli ad hoc. Ennesimi banchi di prova per la riforma voluta
da Paolo Panontin che, a margine della firma, ha parlato di «rivoluzione copernicana».L'intesa supera
infatti la logica dei bandi, libera gli uffici da montagne di burocrazia (e dunque da costi), ma soprattutto
dà la parola ai Comuni: chiamati a scegliere, in una logica plurale, di concertazione dal basso, dove
investire le risorse. Guardando (anche) ai campanili vicini. «La nostra riforma è innovativa - ha
rivendicato Serracchiani - perché oltre a mettere insieme funzioni e servizi punta sulle intese così da far
ragionare insieme i territori oltre i confini dei singoli Comuni. Abbiamo usato la Specialità fino in fondo».
L'intesa individua come detto 262 interventi finanziati con 147 milioni di risorse regionali: 20 milioni di
euro per l'anno 2018, 40 milioni per il 2019 e 40,2 milioni per il 2020.A questi si aggiungono le quote di
avanzo non vincolato - 27 milioni - delle ex Province di Gorizia, Pordenone e Trieste e ulteriori 20 di
quota di cofinanziamento da parte delle amministrazioni comunali. La natura degli interventi è
eterogenea. Si va dai 5,3 milioni per la sistemazione delle strutture scolastiche secondarie di Udine ai
quasi 10 milioni per la bonifica dei terrapieni di Barcola e Acquario a Trieste e Muggia. Molte Uti hanno
puntato sulle connessioni ciclabili, anche per rendere organici i tratti già realizzati, altre hanno preferito
investire su scuole, sport e patrimonio storico. Nel Noncello, l'intesa ha destinato 2,5 milioni di euro al
restauro filologico del giardino di villa Dolfin (Porcia), nell'Uti Tagliamento 1,3 milioni sono andati alla
riqualificazione dell'area dell'ex convento domenicano a Spilimbergo, nell'Uti del Natisone 2,8 milioni
per il restauro conservativo del monastero di Santa Maria in Valle e per il 2º lotto del Tempietto
longobardo. Nella lunga lista di interventi, le Valli e Dolomiti friulane hanno inserito la realizzazione di
due punti di osservazione e altrettanti parcheggi alla diga del Vajont (410 mila euro), ma anche la
manutenzione e valorizzazione del patrimonio malghivo (1,1 milioni).

Pubblicati i 730 della giunta: il vicepresidente si conferma il più ricco con quasi
178 mila euro
Serracchiani cambia l'auto, Santoro investe e Torrenti cede il 50% della
comproprietà di una casa

Redditi, Bolzonello resta al top
solo Panontin sotto i 90 mila euro
di Anna Buttazzoni UDINE Il vicepresidente della Regione resta al top, ma nessun componente della
giunta se la passa male, con un reddito imponibile lordo che supera i 100 mila euro. Con un mese di
ritardo rispetto ai colleghi del Consiglio, ieri sul sito dell'esecutivo sono state pubblicate le dichiarazioni
dell'anno scorso, riferite al 2016.Il vicepresidente dell'esecutivo presenta una super-dichiarazione da
177 mila 916 euro (come riportato in tabella), risultato del suo ruolo da numero due dell'esecutivo ma
anche dei dividendi dell'avviato studio di commercialisti a Pordenone, di cui è socio. Il 730 dell'anno
scorso per Bolzonello è un po' in discesa rispetto a un anno fa, quando presentò una dichiarazione da
poco più di 204 mila, reddito imponibile lordo in salita rispetto a quello del 2014. Il componente
dell'esecutivo che vede il suo reddito in flessione è Paolo Panontin (Autonomie locali e personale), di
professione avvocato, che se nel 2015 aveva dichiarato quasi 104 mila euro, l'anno scorso si è fermato
a 83 mila. Cresce, invece, di 20 mila euro la dichiarazione del collega Gianni Torrenti (Cultura, sport e
immigrazione),di mestiere agente di commercio e titolare della società Expro. Tutti gli altri componenti
dell'esecutivo mantengono redditi in linea con gli anni precedenti. Le variazioni rispetto all'anno
precedente, comunque, per tutti i componenti dell'esecutivo sono minime. E se al top resta Bolzonello,
infondo alla classifica si piazza Panontin, seguito dall'architetto Mariagrazia Santoro (Infrastrutture e
Lavori pubblici) e da Francesco Peroni (Finanze e patrimonio), ex rettore dell'università di Trieste.Chi
ha fatto pubblicare sul sito maggiori informazioni, facoltà non obbligo di legge, è la presidente Debora
Serracchiani, che oltre al suo 730 ha voluto fossero resi noti anche quelli dei genitori e del fratello,
comprese le variazioni patrimoniali. Gli altri nove colleghi dell'esecutivo hanno pubblicato solo il proprio.
Serracchiani rispetto al 2015, ha segnalato di aver cambiato la propria automobile (un'Audi Q3), mentre
per il padre sono evidenziati gli investimenti (due piani di accumulo), mentre non c'è stato alcun
cambiamento nelle situazioni patrimoniali della madre e del fratello. Dei dieci componenti la giunta
solamente Serracchiani, Torrenti e Santoro hanno segnalato variazioni della situazione patrimoniale.
L'assessore alle Infrastrutture ha quindi segnalato la sostituzione di alcuni fondi comuni e di
obbligazioni per una consistenza dell'investimento di 23 mila 319,18 euro. Il collega alla Cultura, invece,
ha fatto sapere di aver venduto a fine ottobre 2016 il 50 per cento della comproprietà di un
appartamento di Trieste. @annabuttazzoni

domani

Martines presenta
la sua candidatura
a sindaco di Udine
L'investitura del partito, nell'assemblea di tutti gli iscritti, è arrivata a fine ottobre e da quel giorno il
candidato sindaco del Pd, Vincenzo Martines ha iniziato a lavorare alle prossime amministrative. E
domani si presenterà ufficialmente con una conferenza stampa convocata alle 11 in via Carducci 15,
sede della campagna elettorale dello stesso Martines. La presentazione quindi non si farà in una delle
sedi del Pd. Una scelta non casuale che certifica la volontà di Martines di allargare il più possibile la
coalizione. Nel giorno dell'incoronazione del Pd Martines aveva annunciato: «Incontrerò personalmente
tutte le forze politiche e civiche del centrosinistra per costruire insieme il nostro cammino». E ancora:
«Voglio coinvolgere il civismo nella costruzione del programma politico e anche nel progetto della
città». (c.r.)

centrodestra

Ar detta le condizioni
per sostenere
la corsa di Fontanini
Il leader di Autonomia responsabile, Renzo Tondo detta le condizioni per sostenere il candidato
sindaco Pietro Fontanini. «Gli assessorati - attacca - non devono, come invece pare, essere spartiti a
priori in base a numeri presunti, ma devono essere la conseguenza dei voti effettivamente raccolti. Da
parte nostra non c'è alcun veto nei confronti di Pietro Fontanini per il quale nel recente passato mi sono
speso in prima persona con l'obiettivo di tutelarlo dalla furia iconoclasta di Debora Serracchiani a danno
della Provincia. Con Fontanini c'è un rapporto consolidato di reciproca stima e amicizia e immagino che
ogni ostacolo per arrivare a una candidatura di tutto il centrodestra possa essere superato. Per quanto
ci riguarda - conclude - vogliamo la garanzia di essere considerati in base a quanto conteremo nelle
urne».

IL PICCOLO 9 GENNAIO

Il centrodestra
"prenota"
27 seggi su 49

Regione
di Marco Ballico TRIESTE Una simulazione che, sondaggi alla mano, fa sorridere il centrodestra.
Berlusconiani e leghisti, dati in vantaggio se uniti, conterebbero 27 dei 49 seggi a disposizione nel
prossimo Consiglio regionale. I restanti 22 sarebbero invece divisi tra Pd e alleati, grillini, sinistra e
autonomisti. Sulla carta è l'esatto opposto di cinque anni fa. Il sistema di elezione di piazza Oberdan e
del presidente della Regione è del resto lo stesso del voto di aprile 2013 - le regole, oltre a quella
statutarie, sono contenute nella Lr 17/2007 -, con la sola differenza che stavolta gli elettori saranno
chiamati alle urne in una sola giornata, con ogni probabilità il 29 aprile prossimo. Alla coalizione o al
gruppo collegati al candidato eletto presidente spetterà dunque il 60% dei seggi se l'aspirante
governatore avrà ottenuto più del 45% dei voti, oppure il 55% se si fermerà sotto quella soglia. Lo
scenario più probabile è il secondo. Difficile ipotizzare che uno dei poli in campo possa far man bassa
fino a portare il primo candidato presidente oltre il 45%. Il dettaglio? La parte del leone sembrano
destinati a farla Forza Italia e Lega Nord, che viaggiano attualmente al 16% e al 12% stando alla
rilevazione ixé di fine dicembre (nel 2013 il Pd toccò il 26,8%) e che dunque incasserebbero insieme
una ventina di seggi, lasciando i restanti 6 (uno è quello del presidente) agli alleati: a oggi si tratta di
Autonomia responsabile, Fratelli d'Italia, Progetto Fvg, Udc e Pensionati. Il Pd (che nel 2013 conquistò
19 seggi, escluso quello di Debora Serracchiani) sarebbe il partito più ridimensionato. Anche se i
sondaggi vanno ulteriormente pesati in questo caso dato che la storia, per quanto breve, ha mostrato il
Movimento 5 Stelle più in difficoltà in Fvg che nel resto d'Italia. E dunque non è detto che il 22,8%
attuale dei dem e il 29% M5S siano in prospettiva regionali una fotografia corretta. I 22 seggi a
disposizione dell'opposizione, in ogni caso, andranno divisi tra le due sigle principali, la sinistra in
solitaria e il Patto per l'autonomia (Sergio Cecotti candidato presidente sarebbe un valore aggiunto in
Friuli non da poco). Verosimilmente il Pd con il sostegno di Cittadini e Territorio e società (Furio Honsell
e Giulio Lauri) potrebbe sopravanzare il M5S e conquistare fino a 12 seggi. Sinistra unita e gli
autonomisti potrebbero puntare a una quota da uno a tre seggi a testa, sempre che riescano a
superare la soglia di sbarramento del 4% (che si abbassa al 1,5% in caso di presenza in coalizione). La
composizione dell'aula terrà poi conto della capacità di raccolta delle preferenze da parte dei singoli. E
del diverso peso di partiti e movimenti a livello provinciale. Sono ancora le norme di legge a prevedere
che la circoscrizione di Udine assegni 18 seggi, quella di Pordenone 12, quella di Trieste 9, quella di
Gorizia 5 e quella dell'Alto Friuli 3, cui si aggiungono i 2 seggi del presidente eletto e del secondo
arrivato. Alcuni nomi si possono già fare, ma si deve anche tenere conto del fatto che più d'uno è in
gioco pure per le politiche. Nel Pd triestino, per esempio, la segretaria Antonella Grim potrebbe entrare
nel listino per il Parlamento, così come fare la capolista alle regionali nella circoscrizione del capoluogo
regionale. L'assessore all'Ambiente Sara Vito è invece in pole position nella circoscrizione di Gorizia,
mentre Cristiano Shaurli dovrebbe guidare la lista di Udine, Renzo Liva quella di Pordenone e Enzo
Marsilio quello dell'Alto Friuli. La corsa più difficile è proprio quella nella parte Nord della Regione, lì
dove ci sono solo 3 posti disponibili e vari "cacciatori" di voti, come Stefano Mazzolini della Lega Nord
(con Barbara Zilli forse nel collegio udinese), Renato Carlantoni di Forza Italia e il sindaco di Gemona
Paolo Urbani, segretario dell'Udc, con la possibile staffetta in municipio a Gemona con Roberto
Revelant di Ar in caso di accordo nazionale con Noi per l'Italia. Sempre a centrodestra Forza Italia è
condizionata a Trieste dall'attesa per l'appello su "rimborsopoli", nodo che frena al momento le
ambizioni di Piero Camber, Piero Tononi, Everest Bertoli e forse anche di Maurizio Bucci, mentre pare
certa la candidatura di Manuela Declich, fortemente sostenuta dall'uscente Bruno Marini. Per la Lega
c'è poi Pierpaolo Roberti, il vicesindaco, con il Carroccio che dovrà divedere a sua volta le carte
nazionali da quelle regionali. Tra i nomi di Ar ci sono Alessandro Colautti, Giuseppe Sibau, Valter
Santarossa e Michela Gasparutti. E per Fratelli d'Italia, con Fabio Scoccimarro, pure l'ex consigliere di
An Franco Baritussio.

Dualismo dem al Senato
Russo e Iacop in ballo

le assemblee
TRIESTE Ettore Rosato, Francesco Russo, Antonella Grim e un esponente del mondo sloveno. Sono
queste le quattro indicazioni che l'assemblea provinciale del Pd di Trieste ha avanzato ieri in vista della
composizione delle liste per le elezioni politiche. Nessuna precisazione sulla collocazione degli
interessati, che sarà d'altronde decisa a Roma e lascerà a terra qualcuno dei nomi proposti a livello
locale, tanto più che le riunioni conclusesi ieri con gli incontri di Trieste e Udine hanno proposto
soluzioni che finiranno per confliggere, come nel caso del dualismo per il posto da capolista al Senato
tra Russo e Franco Iacop, a sua volta investito dall'assise friulana. Se Rosato è invece certo del ruolo di
capolista alla Camera, Grim si è messa a disposizione per un'eventuale «candidatura di servizio»,
mentre l'assemblea ha raccomandato di collocare in una casella contendibile un elemento della
minoranza slovena. Il resto è dibattito politico, con non pochi mugugni della componente orlandiana per
la sottorappresentazione della corrente, la mancata convocazione delle parlamentarie e l'assenza di un
patto interno che vieti la doppia candidatura a politiche e regionali. Tenutasi in contemporanea a quella
di Trieste, l'assemblea udinese ha invece confermato l'indicazione di Debora Serracchiani e Franco
Iacop al proporzionale: una probabile seconda dietro Rosato, l'altro capolista al Senato. Dopo la presa
d'atto del rifiuto dell'ex presidente di Confconsumatori, Barbara Puschiasis, l'incontro ha sancito inoltre
l'intenzione di veder riproposti i deputati uscenti Paolo Coppola e Gianna Malisani, il primo renziano e la
seconda orlandiana. Via libera anche rispetto alla disponibilità del sindaco di Palmanova Francesco
Martines e dell'orlandiana Cinzia Del Torre, entrambi pronti per l'uninominale di Udine, mentre Coppola
e Malisani ballano per il proporzionale. Segnalata infine la volontà dei circoli delle Valli del Torre per
una candidatura di Ilaria Celledoni nel collegio isontino. Domenica l'assemblea di Pordenone ha infine
segnalato l'uscente Giorgio Zanin, da collocare all'uninominale della Destra Tagliamento e
contemporaneamente come terzo posizionato al proporzionale della Camera. Pordenone sceglie inoltre
l'orlandiana Patrizia Del Col, che tuttavia ha poche chance di finire in lista. Gorizia, come noto, ha
invece già scelto Giorgio Brandolin per l'uninominale e Laura Fasiolo al Senato. (d.d.a.)

le regole

I paletti per le liste in corsa e le quota rosa
Per la seconda volta dopo la riduzione dei seggi da uno ogni 20mila a uno ogni 25mila abitanti, il
Consiglio Fvg conterà su 49 eletti, di cui 2 saranno il presidente eletto e il candidato alla medesima
carica primo dei non eletti, mentre i restanti 47 verranno ripartiti tra le cinque circoscrizioni elettorali in
proporzione alla popolazione residente. A essere ammessi alla ripartizione saranno le liste che abbiano
ottenuto almeno il 4% dei voti su base regionale, almeno l'1,5% facendo parte di una coalizione che
abbia ottenuto almeno il 15% o almeno il 20% dei voti in una circoscrizione. Ogni lista circoscrizionale
deve contenere non più del 60% di candidati dello stesso genere. (m.b.)

Fondi triennali
da 147 milioni
per le 18 Uti
La governatrice Serracchiani e e il presidente del Cal hannofirmato ieri a Udine l'Intesa per lo sviluppo
regionale e locale 2018-2020. Il documento sancisce il piano dei finanziamenti triennali alle 18 Uti per la
realizzazione degli interventi di area vasta,per un valore complessivo di 147 milioni di euro. Nel
dettaglio, le risorse ammontano a 20 milioni di euro per il 2018, 40 per il 2019 e 73 per il 2019. Vanno
aggiunti poi 27 milioni "ereditati" dalle Province e 20 di cofinanziamenti dai Comuni.
Con 178mila euro di imponibile il vicepresidente si conferma il più ricco
dell'esecutivo
Torrenti conquista la medaglia d'argento. Serracchiani al terzo posto con
118mila euro

Bolzonello resta in vetta
alla classifica dei redditi
TRIESTE Come un anno fa Sergio Bolzonello, nonostante una sensibile riduzione di entrate, sta
davanti a Debora Serracchiani. Ma stavolta pure un altro assessore, Gianni Torrenti, risulta più "ricco"
della presidente. Subito dopo la Befana ecco il quadro delle situazioni patrimoniali della giunta
regionale, da ieri online sul sito di Palazzo. Si tratta in questo caso di quelle relative ai redditi 2016, nel
rispetto delle norme nazionali su pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle
pubbliche amministrazioni.Il vicepresidente dell'esecutivo, diventato nel frattempo candidato del Pd alle
elezioni regionali 2018, dichiara 177.916 euro di imponibile, oltre 26mila in meno dei redditi 2015,
quanto toccò quota 204.009 euro. Nulla di nuovo comunque, quanto a posizione di classifica, per l'ex
sindaco di Pordenone che somma lo stipendio pubblico ai dividendi dello studio di commercialisti di cui
è socio. In questi anni per lui è sempre stato primo posto, visto che nel 2014 era salito a 179.932 euro e
nel 2013 a 168.242. Al secondo posto nei redditi 2016 spunta l'assessore alla Cultura. Torrenti ha un
imponibile di 128.755 euro, più di 20mila euro oltre la dichiarazione dell'anno precedente. Alla voce
"variazione patrimoniale" compare per il componente triestino di giunta la vendita di un appartamento
(comproprietà al 50%) in via Crispi.Al terzo posto c'è poi la presidente Serracchiani con 117.877 euro,
in calo rispetto al 2015 (imponibile di 121.437) e soprattutto a confronto con il 2013, anno di una
dichiarazione pari ai 95.561 euro di introiti regionali, cui si aggiunsero però quasi 40mila euro di
compenso da europarlamentare, entrata che non viene tassata in Italia. Nel documento 2016, per
Serracchiani, viene inoltre segnalato l'acquisto di un'automobile Audi Q3. A seguire tre donne:
Loredana Panariti (Lavoro e Istruzione), che con 106.801 euro fotocopia sostanzialmente la
dichiarazione 2015, Maria Sandra Telesca (Salute e Welfare), pure lei senza scossoni con 106.703
contro i 106.878 di dodici mesi fa, e Sara Vito (Ambiente), che con 104.904 fa segnare circa 1.300 euro
in meno del 2015. Quindi Cristiano Shaurli, l'assessore subentrato a metà mandato per sgravare il
carico di lavoro di Bolzonello. L'uomo dell'agricoltura regionale dichiara nel 2016 un imponibile di
102.419 euro, il record dopo i 97.034 del 2015 e i 93.844 del 2014, mentre da consigliere regionale, nel
2013, si era fermato a 74.718. Chiudono la classifica l'assessore alle Finanze Francesco Peroni
(101.827), la collega alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro (99.990) e quello alle Autonomie locali
Paolo Panontin (83.303). In tutti e tre i casi si tratta di cifre all'ingiù rispetto al passato. Peroni dichiara
poche decine di euro in meno del 2015, ma nel 2012, da rettore dell'ateneo di Trieste prima
dell'esperienza in giunta, viaggiava sopra i 155mila euro. Per Santoro (di cui nel portale regionale si
legge anche di fondi comuni di investimento per 23.319 euro) è invece la prima volta di un imponibile
sotto i 100mila euro dopo che nel 2013 aveva dichiarato 117.376 euro. Infine, Panontin. L'assessore
del dopo Province e delle nuove Uti, con 83.303 euro, scende di oltre 20mila da un anno all'altro e
dimentica i 262.662 euro dei redditi 2013, più di cinque volte i 46.810 euro dell'imponibile 2012. Il
raffronto con il 2012, tolti Peroni e Telesca (direttore amministrativo dell'ospedale di Udine, 110.715
euro il 730 di quell'anno), è all'insù per tutti. Nell'anno precedente alle elezioni Serracchiani, escluso lo
stipendio di Bruxelles (percepito a partire dalla vittoria alle europee del 2009), dichiarava 23.634 euro,
Bolzonello 68.715, Panariti 57.397, Santoro 54.647, Torrenti 54.770, Vito 39.508, Shaurli 23.781. Al
solito c'è chi in politica ci rimette rispetto al mestiere che faceva prima e chi invece vede ingrandito, e
non di poco, l'assegno mensile. (m.b.)

la classifica

E Santarossa diventa
recordman dell'aula
TRIESTE Roberto Dipiazza non c'è più, il suo primato lo ha spostato in Comune. Il nome nuovo in testa
alla classifica dei redditi 2016 del Consiglio regionale è così quello di Valter Santarossa, avvocato
pordenonese, consigliere di Autonomia responsabile. Il podio, dietro a Bolzonello, viene completato dal
dem triestino Franco Rotelli. Il sindaco di Trieste era irraggiungibile. Nella dichiarazione sul periodo
d'imposta 2015, l'imponibile di Dipiazza, ancora seduto nei banchi del gruppo presieduto da Renzo
Tondo, è stato di 453.861 euro. Santarossa si ferma molto sotto, ma supera comunque i 222mila euro
(222.508 per la precisione, contro i 131.645 dell'anno precedente). Bolzonello, che lavora in giunta da
eletto in piazza Oberdan, precede di circa 7mila euro Rotelli (170.872), in linea con il 2015. La top ten,
con dentro più di un medico, è completata dal forzista Elio De Anna (imponibile di 169.973 euro), dal
dem Daniele Gerolin (164.897), dal centrista ora nel Misto Giovanni Barillari (161.859), dall'ex Sel
Stefano Pustetto (137.973) da Franco Codega (Pd, 130.077), Paride Cargnelutti (Ap, 123.044) e
Debora Serracchiani. Poco sotto, al dodicesimo posto, c'è il presidente del Consiglio Franco Iacop con
116.162 euro. Renzo Tondo, con 107.043, è quindicesimo, il capogruppo democratico Diego Moretti,
con 95.180 euro, diciannovesimo, il capogruppo di Forza Italia Riccardo Riccardi, con 94.111 euro,
ventiduesimo. E ancora il primo del gruppo M5S (che restituisce una parte della paga pubblica e la
dirotta in un fondo per le piccole e medie imprese), Ilaria Dal Zovo, dichiara un imponibile di 93.164
euro, Elena Bianchi è poco sotto con 92.733 (17-18mila euro più dei compagni di viaggio Andrea Ussai,
Cristian Sergo e Eleonora Frattolin), il Cittadino Pietro Paviotti mette insieme 73.032 euro, l'aspirante
sindaco di Udine Vincenzo Martines 72.011, l'ex vicepresidente della giunta Luca Ciriani (vent'anni di
fila in Consiglio) 70.807, il neosindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna 70.662, il subentrato (a Dipiazza)
Giorgio Ret 64.683 euro. All'ultimo posto, con una dichiarazione pari a zero sul 2016, c'è l'ex sindaco di
Grado Roberto Marin, subentrato a Ziberna a fine giugno 2017. Nella situazione patrimoniale dei singoli
consiglieri vengono tra l'altro evidenziati gli investimenti per 55mila euro del presidente Iacop, l'acquisto
di un ulteriore 50% dell'albergo di Tolmezzo e di una Jeep Renegade da parte di Tondo, la nuova Golf
di Riccardi, che cambia inoltre una moto Bmw del 2005 con una della stessa marca ma del 2016. I
consiglieri di piazza Oberdan portano mensilmente a casa un assegno lordo tra i 9 e i 12mila euro.
Uguale per tutti è l'indennità di presenza, ridotta a inizio legislatura a 6.300 euro al mese, mentre
l'indennità di carica, altri 3.780 euro sempre lordi, spetta al solo presidente dell'aula. Per quasi un eletto
su due ci sono poi le somme aggiuntive dell'indennità di funzione, assegnata al vicepresidente del
Consiglio, ai presidenti dei gruppi e delle commissioni, ai segretari dell'ufficio di presidenza: si va da un
minimo di 1.134 a un massimo di 1.512 euro mensili. Ad aumentare la busta paga c'è poi il rimborso
forfettario. Per triestini e goriziani, i più vicino alla sede di lavoro, sono previsti 2.500 euro al mese, per
chi invece arriva dalle province di Udine e Pordenone si sale a 3.500 euro. (m.b.)

Tramontata l'ipotesi Gelmini che avrebbe ridotto le chance forziste in Fvg

E Milano fa tirare il fiato a Riccardi
di Diego D'Amelio TRIESTEIl filo di Arianna che porterà alla designazione del candidato del
centrodestra alla presidenza della Friuli Venezia Giulia passa ormai per la partita che si giocherà il 4
marzo nel Lazio, chiamato all'election day per designare contemporaneamente sia i propri parlamentari
che il sostituto di Nicola Zingaretti al governo della Regione. Con l'uscita di scena di Roberto Maroni e
l'indicazione come suo successore del sindaco leghista Attilio Fontana, i giochi in Lombardia sembrano
infatti chiusi con l'assegnazione definitiva della casella al Carroccio, mantenendo dunque gli equilibri
immutati rispetto a quando, fino a 72 ore fa, si dava quasi per scontata la riproposizione del presidente
uscente.Il passaggio ad ogni modo fa tirare un respiro di sollievo al candidato di Forza Italia in regione,
Riccardo Riccardi, davanti al tramonto della ventilata ipotesi della successione affidata in Lombardia a
Mariastella Gelmini: una scelta di colore azzurro che, nel puzzle nazionale, avrebbe ridotto la chance
forziste di accaparrarsi anche il Fvg. Ma così non è stato, grazie a un avvicendamento che al Pirellone,
salvo colpi di scena, sarà tutto in casa leghista. Se nulla è cambiato, dunque, la partita legata a doppio
filo con il destino politico del Fvg resta a questo punto quella delle elezioni regionali del Lazio, che
Forza Italia sembra intenzionata a rivendicare a tutti i costi, Fvg incluso. Il quotidiano di Roma, Il
Messaggero, scrive non a caso che al momento «il disegno prevede la Lombardia e il Friuli alla Lega, il
Lazio a Forza Italia, il Molise a FdI», pur ammettendo che «lo schema è ancora aperto». I berlusconiani
sono intenzionati a spendere il nome del senatore Maurizio Gasparri, che i sondaggi commissionati
dagli azzurri danno in vantaggio sul Movimento 5 Stelle.Da quanto trapela, l'ex missino non fa salti di
gioia e preferirebbe il parlamento, ma non potrebbe sottrarsi all'ordine di scuderia. Resta ancora una
volta da risolvere la grana di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice vicino a Fratelli d'Italia, che continua
ad alzare la posta per una candidatura da leader del centrodestra nel Lazio, ma che potrebbe essere
ammansito con un seggio blindato per Camera o Senato. Verrebbe così sgomberata la strada di
Gasparri, che nel mentre non conferma né smentisce: «Non ho ancora ricevuto alcuna proposta. Il mio
nome gira come già è avvenuto altre volte».Il gran rifiuto di Roberto Maroni coglie il centrodestra
regionale ancora in mezzo al guado sul fronte della costruzione del programma. Tutto fermo, almeno
sul piano ufficiale, nonostante i ripetuti impegni di Sandra Savino a convocare prima di Natale il tavolo
dell'alleanza per riprendere il dialogo. Tra gli alleati continuano peraltro le schermaglie sulla leadership:
da una parte Renato Brunetta a sostenere nei giorni scorsi ancora una volta il nome di Riccardi e
quest'ultimo a chiedere equilibrio tra i partiti dopo la candidatura del leghista Pietro Fontanini a sindaco
di Udine; dall'altra Matteo Salvini a ribadire che la Lega vuole ovunque che la coalizione presenti il
candidato migliore e che questo in Fvg risponde al nome di Massimiliano Fedriga.Mentre il centrodestra
del Fvg pare in stallo e attende segnali dalle centrali nazionali, il capogruppo Pd in consiglio regionale,
Diego Moretti, va all'attacco: «Da cinque anni fanno opposizione a colpi di slogan. Da anni puntano il
dito contro la presidente Serracchiani, accusata di essere più attenta alle questioni romane che al Fvg.
In ogni occasione non fanno che affermare di essere loro i paladini della specialità e dell'autonomia,
salvo poi far decidere Arcore o Roma chi sarà il loro candidato presidente alle prossime elezioni:
complimenti per la coerenza».

IL GAZZETTINO 9 GENNAIO

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