PRIMAVERA DEI TEATRI nuovi linguaggi della scena contemporanea
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PRIMAVERA DEI TEATRI nuovi linguaggi della scena contemporanea XXI EDIZIONE 08 > 14 OTT 2020 CASTROVILLARI Gent.mi Siamo lieti di invitarla Giovedì 8 ottobre alle ore 18.30 al Castello Aragonese di Castrovillari (CS) RASSEGNA STAMPA 2020 Per l’inaugurazione dell’installazione carta stampata Alla luce dei fatti. Fatti di luce. Opera di teatro / architettura in cinque atti simultanei di Gianfranco Cauteruccio Evento che aprirà ufficialmente la XXI edizione di Primavera dei Teatri. QUI IL PROGRAMMA Un progetto di REPUBBLICA ITALIANA REGIONE CALABRIA COMUNE DI CASTROVILLARI Dipartimento Turismo, Spettacolo e Beni Culturali PROGETTO PRESENTATO A VALERE SUL PAC 2007/2013 NUOVA OPERAZIONE NR. 7
• La Lettura del Corriere della Sera «È sempre più difficile riuscire a comunicare» di Magda Poli – Pro- sa, pag. 49 – 4 ottobre 2020
• Il Fatto Quotidiano «Torna “Primavera dei Teatri”. A ottobre ‘Ripartiamo tutti insieme dal coraggio”» di Matteo Petri, p. 21 – 26 settembre 2020
• La Repubblica – Napoli «Napoli brilla al festival di Castro- villari» di Giulio Baffi – Spettacoli p.19 – 11 ottobre 2020 Napoli brilla al festival di Castrovillari Fabio Pisano riscrive l’Alcesti di Euripide con tre attori e Marcello Cotugno fa “Peggy Pickit” Di Giulio Baffi “Primavera dei teatri” insegue il tempo e sfugge alle forche caudi-ne del lockdown imposto dal coronavirus; coraggiosi ed infaticabili Saverio La Ruina, Dario De Luca e Settimio Pisano che per “Scena Verticale” da più di vent’anni guidano a Ca- strovillari il primo, in ordine di tempo, tra i festival nazionali, ambito appuntamento di linguaggi del teatro contemporaneo, lo hanno spostato nei giorni di fine estate. Alberi che assumono i colori dell’autunno tutt’intorno a Castrovillari, e almeno un paio di spettacoli, anteprime e prime nazionali, ogni giorno, ospitando compagnie che indagano e mettono in scena il meglio, o almeno quanto di più interessante, stimolante, nuovo, c’è nella drammaturgia contemporanea. Relazioni e crisi delle relazioni ispirano il teatro di questi giorni, per scelta o per coincidenze poetiche. Questa sera in scena due compagnie napoletane, Libera Imago e Teatri Associati di Napoli, con due spettacoli attesi, “A.D.E. A.lcesti D.i E.uripide”, riscrittura e regia di Fabio Pisano, e “Peggy Pickit guarda il volto di dio” di Roland Schimmelpfennig, firmato per la regia da Marcello Cotugno. Solo tre attori in scena per la novità assoluta di Fabio Pisano, Francesca Borriero, Roberto Ingenito e Rafaele Ausiello a misurarsi con il capolavoro euripideo che, partendo dalla domanda se sia dramma o tragedia, Pisano riscrive e mette in scena
sconvolgendo il testo originale «come no e si scontrano dopo tempi ed espe- punto di partenza o pretesto, per pro- rienze diversi. vocarlo asciugando ai raggi del tempo Il festival prosegue poi, dopo spet- i rapporti epici tra i protagonisti, por- tacoli firmati da Fabrizio Sinisi e da tando all’interno della perversa scato- Marco Martinelli, fino a mercoledì 14, la del dramma borghese ció che resta con Saverio La Ruina che firma il suo di un giorno di lutto» in cui l’incontro nuovo spettacolo “Mario e Saleh” co- di una moglie, un marito, un padre, struendo l’incontro tra un occidenta- un amico, è «riscrittura che determina le cristiano ed un mussulmano, Paolo una lingua nuova la cui cornice è un Mazzarelli che incontra e rielabora coro antico». Con loro firmano le mu- Shakespeare nel suo monologo “Sof- siche Francesco Santagata, i costumi fiavento”, Giacomo Ferrau che cura Rosario Martone, le scene Luigi Fer- testo e regia de “La notte di Antigone. rigno, il disegno luci Cesare Accetta. E ancora spettacoli di Roberto Ema- Quattro invece gli attori che con Mar- nuele Latini I sacchi di sabbia, Ange- cello Cotugno firmano in collettivo lo Campolo con “Stay Hungry”, Tea- il progetto di messa in scena del te- tro delle Ariette, Piccola Compagnia sto tedesco: Valentina Acc,. Valentina Dammacco, Maurizio Rippa, Babilo- Curatoli, Emanuele Valenti e Biagio nia Teatri, Nostos Teatro. Forestieri, in una «scrittura sincopata con una serie di stop&go narrativi, nel tempo di un aperitivo, tra i quattro di una doppia coppia» con scene di Sara Palmieri, costumi di Ilaria Barbato, per un incontro di amici che si ritrova-
• Libero «La primavera dei teatri arriva adesso» di Gianluca Veneziani – Spettacoli, p. 21 – 8 ottobre 2020
• Corriere del Mezzogiorno – Campania 12 NA TEMPO LIBERO Sabato 17 Ottobre 2020 Corriere del Mezzogiorno «Se il regista è un drone» di Enrico Fiore Belle Arti Con 46 voti a suo favore contro i 30 della storica dell’arte Giovanna due mandati consecutivi. Nato a Napoli nel 1955, Renato teatro, ha firmato le scenografie di oltre settanta spettacoli anche DENTRO Renato Lori nuovo direttore Cassese, lo scenografo Renato su “The Mountain” – 17 ottobre 2020 Lori ha vinto ieri pomeriggio il Lori è uno scenografo teatrale e cinematografico di fama per Carlo Buccirosso, Stefano Incerti, Fortunato Calvino, Mirko LE CITTÀ dell’Accademia ballottaggio ed è stato eletto nuovo direttore dell’Accademia di nazionale, con una lunga carriera iniziata proprio sul palcoscenico Di Martino. Tra questi, spiccano L’opera da tre soldi che inaugurò il a cura di Belle Arti di Napoli per il triennio nel 1977 accanto a registi teatro Bellini di Napoli e David Vanni Fondi 2020-2023. Lori succede importanti come Ugo Gregoretti, Copperfield e Voci della città di all’antropologo Giuseppe Gaeta, Tato Russo, Toni Servillo, Mauro Servillo. Diplomato proprio che aveva ricoperto l’incarico per Bolognini, Mico Galdieri. Per il presso l’Accademia di Belle Arti di Teatro La tappa a Castrovillari dell’Agrupación Señor Serrano Un gruppo innovativo, che a Napoli non è mai venuto SE IL REGISTA È UN DRONE ragazza che si autodefinisce Sherpa lo ricopre di neve finta con una bomboletta spray. In effetti, accadde che Mal- lory venne visto per l’ultima vol- ta dal campo base quando era a soli 230 metri dalla vetta. Poi venne inghiottito da un banco di nebbia e da quel momento di Enrico Fiore non se ne seppe più nulla. Riu- scì a giungere in cima? Che cosa vide da lassù? E che cosa può F ra le carenze del Napoli documentare la verità dei fatti Teatro Festival Italia (e, in realmente accaduti dopo che il genere, della program- banco di nebbia inghiottì lo mazione nei teatri citta- scalatore? Ci restano unica- dini «impegnati») mi è capitato mente le riflessioni di Ruth, la in più occasioni d’indicare il moglie di Mallory, a proposito fatto che non è mai venuta a Na- dell’onestà e della tenacia del poli l’Agrupación Señor Serra- marito. no. Si tratta di una delle più in- Dal canto suo, l’Agrupación teressanti formazioni nel- Señor Serrano tenta di ricon- l’odierno panorama internazio- durre quel mistero alla verità nale del teatro di ricerca. E mi inoppugnabile degli elementi sembra arrivato il momento di fisici: vedi la «trasmigrazione» parlarne un po’: perché - men- per cui nel filmato d’epoca sulla tre, ripeto, l’ormai famoso spedizione di Mallory una vide- gruppo catalano a Napoli non è ocamera a circuito chiuso incu- mai venuto - l’ho ritrovato, inve- nea, poniamo, i primissimi pia- ce, nella landa sperduta di Ca- ni delle mani di uno dei perfor- strovillari, ospitato da un festi- mer in azione coperte dai mezzi val, «Primavera dei Teatri», tan- guanti tipici degli scalatori. Ed to eroico quanto povero. è questo, s’intende, solo un Incontrai per la prima volta esempio di come l’inventiva e la l’Agrupación Señor Serrano a padronanza degli strumenti Venezia, quando, nel 2015, la adoperati si traducano nel pre- Biennale Teatro le assegnò il detto identificarsi della tecno- Leone d’Argento per l’innova- logia con la drammaturgia. zione. In quella circostanza pre- sentò «A house in Asia», uno spettacolo basato sull’indivi- Lo strumento indirizza lo sguardo Il punto più alto, su una stra- da del genere, si tocca, poi, quando entra in azione un dro- duazione e l’uccisione di Osa- ma Bin Laden da parte dei Navy Seals statunitensi. Ma, ben al di degli spettatori, per esempio ne che svolge nel vero senso della parola le funzioni di regi- sta: per esempio, indirizza lo là del plot, il tema profondo che veniva svolto nella circostanza sui particolari del plastico di una città ❞ era lo scarto fra la realtà e la ri- produzione e/o la manipola- zione della stessa; e constatai come ne conseguissero, in per- thryn Bigelow aveva girato il tain», tale identificarsi della Nella pagina, to, non si vede altro che nuvole Strumenti fetta coincidenza con l’assunto, film, «Zero Dark Thirty», basa- tecnologia con la drammatur- due foto e nebbia che ricoprono tutto o Non sono potenziamenti forme che attenevano allo to per l’appunto sull’individua- gia investe - nel solco dell’attivi- dello un paesaggio che cambia a se- scambio ininterrotto fra la per- zione e l’uccisione dello «sceic- tà precedente della formazione spettacolo conda dell’ora del giorno o del o abbellimenti della formance dal vivo e il mondo co del terrore» da parte dei Na- catalana a cui ho fatto riferi- a Castrovillari, tempo. Allora, com’è questo drammaturgia, ma essi virtuale. vy Seals statunitensi. E mi limi- mento - il tema della verità. scattate mondo? Com’è questa verità? stessi la drammaturgia Così, in «A house in Asia» si to a un solo esempio per dare Ecco come gli autori, nel pre- da Jordi Soler Esiste la verità? È la verità una mescolavano - gestiti dai tre l’idea di che cosa ne scaturiva. sentare lo spettacolo, annun- cima da coronare e ba- performer in scena (Àlex Serra- Mentre sul fondale scorreva il ciano quel sta, o piuttosto un sen- sguardo degli spettatori, che no, Pau Palacios e Alberto Bar- film girato dagli tiero freddo e inospitale non riuscirebbero a scorgerli berá) come in un puzzle post- stessi Navy Seals e che deve essere conti- date la loro distanza dall’ogget- pop - modelli inscala, sequenze in cui si vedevano i nuamente percorso?». to e le dimensioni dello stesso, cinematografiche, videoproie- loro elicotteri da Lo spettacolo aggan- su determinati particolari (un zioni in tempo reale e la tecno- combattimento av- cia questi interrogativi edificio, una strada...) del pla- logia quotidiana rappresentata vicinarsi alla casa di a tre eventi, che, ovvia- stico di una città; o emette un da macchine fotografiche, Bin Laden, in scena mente, s’intrecciano potente getto d’aria compressa smartphone, tablet e video- un performer teneva fra loro: la prima spe- che ripulisce il tavolato dai vola- games. E tale «mélange» si tra- in mano e spostava a dizione (giusto il tito- ni lasciati dalla partita di bad- duceva, al di là dell’assoluta e mezz’aria un model- lo) sull’Everest, il pa- minton, in modo che «Sherpa» impassibile padronanza dei lino di quegli elicot- nico seminato da Or- possa tranquillamente afferma- mezzi utilizzati, in un’accorata teri, che veniva segui- son Welles col pro- re, così producendosi nel suo considerazione sul fatto che to dalla videocamera gramma radiofonico bravo «numero» di distorsione della storia in generale perce- di un altro performer «La guerra dei mon- della realtà, che si trattava di piamo appena i riflessi. Fino a che ne mandava l’im- di» e un discorso di una partita di baseball. diventare noi stessi dei riflessi. magine a inserirsi fra Vladimir Putin che, Inutile, a questo punto, spre- Le protagoniste assolute era- gli elicotteri veri del soddisfattissimo di care parole sull’abilità dei quat- no, insomma, la polimorfia e la film. Era proprio come sé, straparla di fidu- tro performer in scena: Anna polisemia della realtà, nello se vedessimo un’unica cia e, per l’appunto, Pérez Moya, Àlex Serrano, Pau stesso tempo naturali e indotte. ripresa. Solo che si trat- verità. Palacios e David Muñiz. Piutto- A partire dal fatto che, mentre il tava della fusione/con- Ebbene, assistiamo - circa sto occorre sottolineare la se- titolo si riferiva a una sola casa, fusione di un pezzo di tema: «C’è un’immagine am- questi eventi - a una continua quenza conclusiva. I drappeggi l’ultima dimora pachistana in vita e di un ectoplasma digitale. piamente diffusa che ripercorre «trasmigrazione» nell’altro da del telo che prima avevano si- cui Osama Bin Laden si nascon- Dunque, ciò che distingue la storia delle idee: scalare una sé. A cominciare da quella di mulato le rocce su cui giaceva il deva insieme con la famiglia, l’Agrupación Señor Serrano è il montagna, superare tutte le dif- uno dei quattro giocatori di ba- corpo inanimato di Mallory si nello spettacolo ne compariva- fatto che, nei suoi spettacoli, la ficoltà per raggiungerne la ci- dminton impegnati nella parti- gonfiano, si ergono e finiscono no tre: quella originale di Ab- tecnologia dispiegata sul palco- ma e, una volta lì, poter vedere il ta che si svolge all’inizio: diven- a disegnare perfettamente... sì, bottabad, quella creata dalla Cia scenico non è, come di solito mondo «così com’è». Raggiun- ta George Mallory, il primo che, «The Mountain», parente stret- in una base militare del Nord accade, un potenziamento o un gere la verità e non solo ombre nel 1924, tentò di raggiungere la ta della Moby Dick che, come Carolina per consentire ai mari- abbellimento della dramma- o riflessi. È una bella immagine vetta dell’Everest; e quindi ne lei, incarna proprio il fantasma nes di esercitarsi e quella rico- turgia, ma è essa stessa la dram- a tutti gli effetti. Ma è davvero assume il corpo, che vediamo irraggiungibile della verità. struita in Giordania, dove Ka- maturgia. E qui, in «The Moun- così? Spesso, guardando dall’al- prono sulle rocce mentre una © RIPRODUZIONE RISERVATA
• Io Donna «Di nuovo in scena» su Primavera dei Teatri 2020 – Uscire, Spettaco- li Mostre Concerti Eventi di Emilia Grossi, pag. 29 – n° 40 – 3 ottobre 2020
• La Gazzetta del Sud «La primavera? A ottobre!» di Elisabetta Reale – Cultura Spettacoli, p. 9 – 25 set- tembre 2020
• Il Quotidiano del Sud presentazione cartellone XXI edi- zione – Società & Cultura, p. 24 – 25 settembre 2020
• Donna Moderna «Un festival per condividere idee e pro- poste» sull’incontro “Lo stato dell’arte”» – sezione News, pag. 36 – 1 ottobre 2020
• Film TV «La sera della prima» di Matteo Marelli – p. 26 – 6 ottobre 2020
• Il Quotidiano del Sud L’Altra Voce dell’Italia, «La vita è un tea- tro» di Edvige Vitaliano – Inserto cultura- le nazionale “Mimì”, pag. XIII – 4 ottobre 2020
• Gazzetta del Sud «“Primavera” uguale rinascita, Allora rico- minciamo dal teatro» di Elisabetta Reale – Cultura Spettacoli p.8 – 8 ottobre 2020
• Il Quotidiano del Sud «Cauteruccio e la sua architettura della luce» di Alessandro Chiappetta – Società & Cultura p.37 – 8 ottobre 2020
• Hystrio «Castrovillari, il teatro e la città sul filo del CRITICHE/CALABRIA presente» di Claudia Cannella, Tommaso Chimenti e Alessandro Toppi, Critiche Calabria, p.74-76, anno XXXIV 1/2020 Castrovillari, il teatro e la città glie con le piastrelle della cucina per farla sentire nel suo ambiente prefe- rito, senza mai essersi accorto che lei in equilibrio sul filo del presente odiava far da mangiare. Un’idea sem- plice, ma insidiosa, perché a rischio di deprimente melensaggine, che Rippa ha trasformato in uno di quei pochi, Vivere è un’altra cosa (foto: Angelo Maggio) preziosi momenti in cui ci si sente parte di una piccola comunità solida- le, consapevole dell’importanza di ri- cordare e di dire il nome di chi non c’è più. Lo ha fatto, oltre che con le sue straordinarie doti canore, intreccian- do tre qualità molto rare da possede- re insieme: il garbo, l’ironia e l’empa- tia. Chapeau! Claudia Cannella PEGGY PICKIT GUARDA IL VOLTO DI DIO, di Roland Schimmelpfennig. Traduzione di Marcello Cotugno e Suzanne Kubersky. Regia, luci e musiche di Marcello Cotugno. Scene di Sara Palmieri. Costumi di Ilaria Barbato. Con Valentina Acca, Valentina Curatoli, Aldo Ottobrino, VIVERE È UN’ALTRA COSA, ideazione luto di Umberto Terruso), la ragazza cessione degli spettatori, ciascuno a Emanuele Valenti. Prod. Tan-Teatri e regia di Stefano Cordella. single in crisi esistenziale, il ragazzo consegnare a Maurizio Rippa un bi- Associati Napoli. PRIMAVERA DEI Drammaturgia collettiva di che ha sempre preferito la solitudine gliettino con il nome di un morto che TEATRI, CASTROVILLARI (Cs). Compagnia Oyes. Scene di Stefano che scopre di voler convivere con la fi- si desidera ricordare. Lui sembra me- Un salotto e due coppie d’amici che si Zullo. Luci di Giuliano Almerighi. danzata, la giovane donna che mette in morizzarli tutti, silenziosamente, per rivedono dopo sei anni: Liz e Frank, in- Con Martina De Santis, Francesca discussione il suo rapporto matrimo- poi dedicare loro l’ultima canzone, fettivologo lui ex infermiera lei, che Gemma, Francesco Meola, Dario niale, il ragazzo pressato dalle aspet- Over the Rainbow. Occhi lucidi per abitano in una «città universitaria Merlini, Umberto Terruso. Prod. tative della famiglia composta da per- questo rito laico di memoria, privato e qualsiasi del mondo occidentale»; Ca- Oyes, Milano. PRIMAVERA DEI sone di successo (un toccan te pubblico al tempo stesso. E gratitudi- rol e Martin, medici di Ong di ritorno TEATRI, CASTROVILLARI (Cs). Francesco Meola). Centrata la trovata ne per quel contraltista e performer dall’Africa, dove hanno toccato con ma- dei fondi di caffè che si spargono sul (bravissimo) che, accompagnato alla Come vedere, e rivivere, il lockdown no le malattie, i conflitti e i dolori del modellino di un palazzo illuminato al chitarra da Amedeo Monda, ha saputo attraverso gli occhi di cinque giovani Continente Nero. Inizia quindi un dialo- centro della scena: il caffè che serve tirarci dentro le sue storie, che sono uomini e donne, i cinque attori degli go che avviene per contrapposizioni per svegliarsi e che non riesce a scuo- diventate le nostre. L’idea di far parla- Oyes che hanno ripercorso, nella regia (la figlia di Liz e Frank e la bimba cura- terci dal torpore, il fondo del caffè che re i defunti si ispira all’Antologia di ritmica di Stefano Cordella, la loro ta da Carol e Martin; la bambola di pla- qualcuno utilizza per leggere un futu- Spoon River, ma mediata dall’ironia di quarantena con le paure, le ansie, il stica e la statuetta di legno; la noia di ro incerto e nebuloso, i fondi di caffè Cartoline dai morti di Franco Arminio, panico, le incertezze sul lavoro, sulla una coppia e i tradimenti dell’altra) e che sono polvere che torna alla polve- per arrivare a comporre una serie di vita di coppia, sul mondo là fuori che per anti-naturalismo discorsivo, giac- re e che alimentano la terra per conci- brevi racconti di congedo dalla vita, a snocciolava soltanto numeri di conta- ché in Peggy Pickit le battute dette marla. La metafora colpisce quando si ognuno dei quali viene dedicata una giati e morti. Una riflessione certo sul convivono con le intenzioni taciute e i sfarinano, come ci siamo dissolti nelle canzone, magnificamente interpreta- mondo del lavoro dell’attore, fermato pensieri impronunciabili ma scenica- nostre certezze, disorientati da una ta (Alfonsina y el mar, Danny Boy, Pa- dai decreti, ma anche su una delle fa- mente verbalizzati. Ne viene la futilità vita che non riconoscevamo più come loma, Moon River, La prima vez, Love sce d’età più trascurate durante la d’ogni frase; ne viene il distacco defini- tale. Infatti Vivere è un’altra cosa: una me tender…). Personaggi sfumati chiusura: i trenta-quarantenni, gene- tivo tra le parole sulla tragicità della fotografia amara. Tommaso Chimenti dall’ironia, si diceva, ma sempre lieve razione abituata a poter fare tutto vita e la tragicità reale della vita per senza limiti. La sofferenza psicologica e venata di surreale. Come l’anziana cui la guerra, la fame e quella bambina PICCOLI FUNERALI, di e con signora amante della lettura che sce- è quella che esce più potente e com- - rimasta lì, sola e in balia della violen- Maurizio Rippa, e con (chitarra) glie una badante inetta, ma capace di movente da questo Vivere è un’altra za - non sono ormai che chiacchiere Amedeo Monda. Prod, 369gradi, leggerle libri fino alla fine dei suoi cosa, cinque storie nelle quali tutti in dette tra convenevoli e tensioni perso- Roma. PRIMAVERA DEI TEATRI, giorni, o la bambina di una famiglia qualche modo ci siamo rivisti, tra leg- nali. Lascia dubbi la regia di Cotugno CASTROVILLARI (Cs). circense morta e resuscitata dopo gerezza e passi struggenti. È una visita poiché affida soprattutto al proscenio al nostro Io più profondo, uno spazio È il piccolo gioiello che non ti aspetti, aver ingoiato una biglia. Oppure Silvia la stratificazione del testo di Schim- dove chiedersi se ci sentiamo realizza- quello che trovi per caso, questa volta e Osvaldo, a un passo dal coronare il melpfennig - lì sono infatti i microfoni ti e se stiamo seguendo la giusta dire- in un chiostro a Morano Calabro, in loro sogno d’amore in tarda età, in- per le confessioni veritiere - quasi trat- zione per cercarla questa benedetta un’umida sera d’autunno. Inizia con franto dalla distrazione di lui che at- tandole come fossero gli a parte di una felicità. C’è l’attore che ha perso il fuo- una battuta di Laerte sulla morte di traversa la strada senza guardare, o commedia borghese priva di quarta co per andare sul palco (il piglio riso- Ofelia e finisce con una piccola pro- il marito che riveste la bara della mo- parete mentre costituiscono la trama Hy74
CRITICHE/CALABRIA decisiva di un’opera amara e politica, lo tra la posa statuaria da tragicità sentimenti, senza la patina lacrimevole non è Paolo Mazzarelli. E allora chi è che svela la frattura tra l’Europa (sa- classica e un dettato verbale che non del santino. L’Eco di Fondo si fa rumore, quest’attore che interrompe lo show tolla e ipocrita o solidale poco impor- esprime più alcun pathos. Segni es- si fanno ascoltare, si fanno applaudire. per mettersi a parlare col pubblico ta) e il resto del (terzo) mondo. Alta la senziali sono le scene di Ferrigno; so- Tommaso Chimenti sommando sproloqui («essere nello qualità degli interpreti; una nota va a no sottili come lame le luci con cui Ce- stesso spazio, nello stesso tempo, se- Valentina Acca e Valentina Curatoli che sare Accetta taglia l’oscurità costante SOFFIAVENTO. UNA NAVIGAZIONE parati da un abisso ma in contatto»), sul finale s’accucciano vicine, incar- dello spettacolo. Alessandro Toppi SOLITARIA CON ROTTA SU MACBETH, autoelogi («c’è gente che ha visto i nando l’unico istante di sincera umani- di e con Paolo Mazzarelli. Scene miei spet tacoli trenta volte») e tà della storia. Alessandro Toppi LA NOTTE DI ANTIGONE, di Paola Castrignanò. Luci di proclami («un artista o è un artista o drammaturgia di Giacomo Luigi Biondi. Musiche di Luca non è nulla») tra citazioni di maestri A.D.E., A.LCESTI D.I. E.URIPIDE, Ferraù e Giulia Viana. Regia di Cancello. Prod. Theatron 2.0, e aneddoti formativi? È l’incarnazione testo e regia di Fabio Pisano. Giacomo Ferraù. Scene e luci di Roma. PRIMAVERA DEI TEATRI, del “fintume” che domina parte della Scene di Luigi Ferrigno. Costumi Giuliano Almerighi. Movimenti CASTROVILLARI (Cs). scena dell’ultimo trentennio. Ci sono di Rosario Martone. Luci di Cesare scenici di Riccardo Olivier. Con infatti in Pippo Soffiavento i grandi Accetta. Musiche di Francesco Who is the King - con cui Mazzarelli Edoardo Barbone, Enzo Curcurù, testi ridotti in trovate istantanee, le Santagata. Con Francesca (con altri) affrontava il tema della so- Giacomo Ferraù, Ilaria Longo, soluzioni visive buone per avere gli Borriero, Roberto Ingenito, vranità, della trasmissione del pote- Giulia Viana. Prod. Eco di Fondo, applausi, la performatività di chi non Raffaele Ausiello. Prod. Compagnia re, dell’ossessione/condanna costitu- Milano. PRIMAVERA DEI TEATRI, sa recitare; ci sono l’amoralità imbel- Liberaimago, Napoli. PRIMAVERA DEI ita dalla corona - era un lavoro CASTROVILLARI (Cs). lettata dalla retorica sulla bellezza e TEATRI, CASTROVILLARI (Cs). severo, essenziale: carne d’attore, È nel cerchio di terra/agorà polverosa misura nei gesti, cura filologica degli sull’arte e l’ignoranza vestita alla mo- Nell’A.D.E. di Fabio Pisano - che ha la che si dipana la storia antica di Antigo- intrecci, una progettualità da gran da; c’è la crisi teatrale attuale, in cui forma di un palco in penombra, un ne che si mischia con quella dei nostri saggio su Shakespeare. Era cioè l’op- i più furbi comunque sguazzano. rettangolo di carboni fumanti perime- giorni di Stefano Cucchi, come di tutti posto del Macbeth che Pippo Soffia- Insomma: Soffiavento porge al teatro tra l’assito mentre al centro e a quelli che hanno trovato la morte per vento (il personaggio interpretato italiano lo specchio perché s’accorga mezz’altezza sta Alcesti, in una tomba mano di chi li/ci doveva/dovrebbe pro- ora da Mazzarelli) mette in scena: at- dei suoi tratti deformi. Quanti lo gelida quanto una teca espositiva da teggere, le forze dell’ordine. I milanesi to quinto, scena quinta - la foresta di comprenderanno, riconoscendosi? museo - la tragedia non è mai tragica Eco di Fondo in questi anni sono cre- Birnam che si muove - e una poltrona Bravo davvero nell’essere un fool ce- né la commedia è stra-comica, il sciuti molto e le loro narrazioni sono da psicanalista, il camerino con spec- lato nel ruolo di un artista che si cre- dramma è davvero drammatico e la leggere coltellate, perché mettono con chio e telefono, una corda, un fucile, de un re è Paolo Mazzarelli. Scene, satira veramente satiresca. Manca di le spalle al muro, creano riflessione e una vela che dovrebbe gonfiarsi, una musica e luci (il fumo e la penombra, continuo l’essenziale a questa neo- discussione su temi sociali e contem- riscrittura che svilisce l’opera. Dun- i tagli caldi dei fari e Such a Shame versione dell’Alcesti. C’è il nero delle poranei, uniscono e impastano il Mito que: tanto questo Macbeth non è Who dei Talk Talk) impreziosiscono l’ope- vesti, il capo rasato per lutto, un gesto con l’attualità, prendendo posizione is the King quanto Pippo Soffiavento ra. Alessandro Toppi di dolore eppure nero, lutto e dolore con delicatezza e garbo. Qui il paralleli- vengono troncati prima che smo è tra il personaggio della tragedia A.D.E., A.Lcesti D.I. E.uripide prorompano tanto quanto sono greca, raccontatoci da Sofocle, e Ilaria troncati tutti gli altri sentimenti (lo Cucchi, sorella di Stefano (che qui è un strazio per la perdita di una moglie, il Polinice sublimato e tratteggiato con rancore tra un padre e un figlio, il decoro ma senza timori reverenziali), perdono che un amico offre a un che si è battuta per avere giustizia per amico) affinché non si manifestino la morte del fratello: un’eroina dei no- c o m p le t a m e n t e . Q u e s t o h a d i stri giorni, che non ha né chiesto né sorprendente lo spettacolo, dunque: cercato né avrebbe voluto essere tale. che dell’originale ellenico valorizza il E c’è un corpo, al centro, nudo, che gri- mancante estremo ovvero quell’as- da vendetta, un corpo da nascondere senza del segno decisivo che - a di- dietro i paraventi di una camera da let- stanza di millenni - ci faccia dire oltre to che si trasforma in camera mortua- ogni ragionevole dubbio: Alcesti è una ria, un corpo che grida in silenzio. Tutto tragedia; nient’affatto, è invece un ro- ruota attorno alla sempre convincente Antigone (foto: Lorenza D’Averio) mance, un grottesco o un burlesque. Giulia Viana che porta la croce e la re- Per questo la morte sacrificale della sponsabilità di mettere in scena, con donna e tutto ciò che ne deriva (ipocri- grazia e gentilezza, un fatto che ha tur- sie e promesse amorevoli, vergogne e bato e diviso l’Italia. Attorno a questo slanci ideali, bassezze e nobili intenti) sepolcro-obitorio (le foto di Cucchi de- viene ora espresso da un testo dalle ceduto sono ancora impresse nelle no- frasi smozzicate, private cioè delle lo- stre menti) si svolgono i flashback del- ro ultime parole: come se dire e dirsi la sua vita precedente all’arresto, una fino in fondo ciò che si prova fosse inu- vita fatta di chiusura, di scontri, di di- tile, inappropriato o impossibile. Inte- sagio, di rinascite. Ci vuole coraggio ressante la riscrittura drammaturgi- per essere Ilaria Cucchi, ci vuole corag- ca dunque, bravi gli attori perché gio a portarla in scena con questa for- portatori carnali di un contrasto: quel- za, senza cedere alla retorica dei buoni Hy75
CRITICHE/CALABRIA MADRE, di e con Ermanna DER MESSIAS, di Georg Friedrich PRIMAVERA DEI TEATRI Montanari, Stefano Ricci, Daniele Händel, adattamento di Wolfgang Mario e Saleh, lasciarsi tutto alle spalle Rossato. Poemetto scenico di Marco Martinelli. Prod. Teatro Amadeus Mozart. Regia, scene e luci di Robert Wilson. per riconoscersi come esseri umani delle Albe, Ravenna - Primavera Drammaturgia di Konrad Kuhn. dei Teatri, Castrovillari (Cs) Costumi di Carlos Soto. Video di MARIO E SALEH, testo e regia di Saverio La Ruina. Scene e costumi di - Officine Theatrikés Salénto, Tomasz Jeziorski. Les Musiciens Mela Dell’Erba. Luci di Michele Ambrose. Musiche di Gianfranco De Lecce. PRIMAVERA DEI TEATRI, du Louvre, direzione musicale di Franco. Con Chadli Aloui e Saverio La Ruina. Prod. Scena Verticale, CASTROVILLARI (Cs). Marc Minkowski, Philharmonia Castrovillari (Cs). PRIMAVERA DEI TEATRI, CASTROVILLARI (Cs). Nel mezzo di Miniature campianesi - Chor Wien, maestro del coro Walter A prima vista Mario e Saleh pare la coniugazione poetica di un’urgenza breviario dei ricordi d’origine, Erman- Zeh. Con Elena Tsallagova, Helena argomentativa imposta dalla cronaca: la complessità coabitativa del mul- na Montanari narra di Nora, «la nonna Rasker, Stanislas de Barbeyrac, ticulturalismo, le tensioni tra nativi e stranieri, l’io contro te per (ir)ra- dei pozzi», e della volta in cui stando al José Coca Loza, Alexis Fousekis, gioni di pelle, lingua, religione. Italia-Tunisia, Cristo-Maometto, noi-voi bordo del pozzo della nonna sentì l’i- Max Harris, Léopoldine Richards. e «siete ospiti», «sembrate un gregge di pecore», «statevene nel vostro Pa- stinto di andare giù portando con sé Prod. Mozarteum, SALISBURGO ese». Tuttavia così si nota solo l’aspetto più evidente, e più didascalico, la sorella, sedutale accanto. Proprio - Théâtre des Champs-Elysées, di un testo che si basa sui fraintendimenti continui (il tappeto usato co- sul fondo d’un pozzo - profondo chilo- PARIGI - Grand Théâtre, GINEVRA. me scendiletto, la tunica chiamata «pigiama», la preghiera scambiata per metri - si trova la madre di Madre: sta Il mondo in una stanza. Segnata ai ginnastica) e che in scena genera ripetute dinamiche di contrasto: met- lì, in questo poema in due parti in cui confini da gelide, geometriche linee di tendo sotto la stessa tenda un terremotato italiano e un tunisino senza Martinelli alla voce del figlio che è in luci al neon, l’ennesima scatola di fissa dimora l’opera, infatti, li costringe a una lotta ossessiva per la con- alto, intento a capire come tirar fuori ghiaccio di Bob Wilson ha ospitato - a quista di un po’ di spazio, il possesso di qualcosa, la rivendicazione di un la mamma, fa seguire le parole della Salisburgo e a Parigi, in occasione del- micro-privilegio domestico. Ma è proprio badando a come i due litigano donna, che incita il ragazzo a salvarla. la riapertura autunnale - la versione per la sedia, la radio, l’esposizione del crocifisso o di una sura coranica Tutta qui la storia, in apparenza. E in- del Messiah (1742) di Händel nell’adat- che lo spettacolo svela un senso ulteriore. vece, Madre è un groviglio di sugge- tamento realizzato da Mozart per il Mario e Saleh, infatti, mostra due uomini che, per riconoscersi in quanto stioni e discorsi, di allusioni e metafo- pubblico viennese nel 1789: fedelmen- uomini, devono lasciarsi tutto alle spalle: l’orrore del terrorismo e dell’in- re. C’è infatti in quest’opera, lunga te voltato in tedesco, ma soprattutto formazione tv, l’incidenza dei discorsi collettivi e generici, il valore asso- appena diciannove pagine: la frattura rivoluzionato nell’orchestrazione, che luto dei soldi, questi oggetti che hanno e che trattano come fosse l’unica generazionale, poiché madre e figlio qui risplende nel virtuosistico gioco di cosa che conta. Tant’è. Mario e Saleh termina in proscenio: dimenticata non dialogano davvero bensì mettono dinamiche plasmato dalla bacchetta la tenda con quel che contiene, i due se ne stanno lì, assieme, a sentire in sequenza due monologhi; c’è la di Minkowski. Wilson traduce in forma la neve che scende. Denudati metaforicamente dall’oppressione imposta rievocazione di quel perduto mondo scenica ciò che alla scena non era de- loro dalla contemporaneità, tornati a uno stato di natura (il cielo per tet- campianese - fatto di fiori e di mucche, stinato: un oratorio che ripercorre la to, dinnanzi i fiocchi di neve che cadono), capiscono di essere due ulti- di sere trascorse sull’aia, di padri se- storia della salvezza dell’umanità fino mi della Terra: entrambi fragili, feriti dalla vita e dunque con qualcosa di veri che annegano i gatti e di nonne alla comparsa del Messia, di cui peral- prezioso da dirsi e da darsi. dai lunghi capelli bianchissimi - che tro non si cita neanche il nome, in una A tratti incerta, o ancora troppo tesa, è la relazione attoriale tra Chadli sarebbe poi stato squarciato, nei suoi lettura trasversale delle Sacre Scrit- Aloui e Saverio La Ruina: come gli fosse preclusa quella fluidità “di me- riti e rapporti, dall’arrivo inebriante e ture. Ed è proprio la nozione della tra- stiere” propria d’uno spettacolo e delle sue repliche; realistica la ten- corrosivo della tv; c’è la messa-in-ar- sformazione dell’uomo, purgato dal da di Mela Dell’Erba; le luci calde e fredde di Michele Ambrose ac- gomento dell’oggi capitalistico, che fa peccato e chiamato a vita nuova, ad compagnano questa vicenda d’incontro-scontro, di conflitto e di pace. degli uomini un cumulo d’isolati (intor- animare quello che diventa un percor- Alessandro Toppi no al pozzo, finito il lavoro, ognuno se so spirituale, un viaggio dalle tenebre ne sta nella propria casa, catenaccio alla luce, una professione di fede laica alla porta) e che - a forza d’imporre il immaginata in risposta alla silhouette superfluo - ci ha fatto dimenticare l’es- nera che - durante l’ouverture - si ag- senziale: prendersi cura di quel fiore, gira in una sorta di camera obscura, quei fiumi o quegli alberi, ad esempio, mentre osserva un globo che troneg- o prestare attenzione a chi ci sta ac- gia sullo sfondo. Come di consueto Wil- canto. Nera visione, fiaba oscura, Ma- son evoca un teatro di immagini: ma dre in scena avviene intrecciando la forse più che in altre circostanze con- potente presenza “evocalica” della quista per il senso di mistero, per il Montanari, che con la voce - e pochi fascino ineffabile di una prossemica microgesti: uno sguardo insistito, la minutamente calcolata, di icone che mano sul collo, l’inclinazione della te- scuotono unicamente per la loro in- sta - rende ogni sfumatura reale e spi- spiegabile, inat tingibile potenza rituale della vicenda, il contrabbasso espressiva. Così per i sette rami di al- di Daniele Rosato (che dal fruscio delle beri che si librano sulla scena, braccia canne, delle foglie e del vento approda sospese in cerca di approdo; o per la a Flow My Tears di John Dowland) e i mescita d’acqua - da una caraffa a un disegni live al gessetto di Stefano Ric- bicchiere, quindi versata sul capo del Chadli Aloui e Saverio La Ruina in Mario e Saleh (foto: Tommaso Le Pera) ci: belli tanto da esser degni di una soprano - di un battesimo in purezza e mostra. Alessandro Toppi trasparenza; per la sinistra nocchiera Hy76
• Menabò presentazione cartellone XXI edizione – p. 12 – 2 ottobre 2020
• Il Quotidiano del Sud richiamo in prima pagina, copertina dell’Inserto Weekend e articolo di presentazione del cartellone della se- conda giornata – Inserto Weekend, p. 26-27 – 9 ottobre 2020
• Menabò presentazione del cartellone della XXI edizione – p.12 – 9 ot- tobre 2020
• Gazzetta del Sud «Quella dei palcoscenici adesso resti una primavera per tutti» di Elisabetta Reale – Cultura Spettacoli p. 6 – 19 ottobre 2020
• LEFT 9 > 15 ottobre 2020 - numero 41 del set- timanale – Teatro - segnalazione evento Primavera dei Teatri 2020
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