PreventivaMente Genitori - La fabbrica del volontariato sociale - A.GE. CASSINO

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PreventivaMente Genitori - La fabbrica del volontariato sociale - A.GE. CASSINO
La fabbrica del
  volontariato sociale

PreventivaMente
    Genitori
PreventivaMente Genitori - La fabbrica del volontariato sociale - A.GE. CASSINO
A.Ge. Cassino - Sezione Pio Di Meo - Associazione di Volontariato
Via Pietro Bembo, 3 - 03043 Cassino (Fr) - Tel. 338 1129348 / 349 0608164
Sito Internet: www.agecassino.it e-mail: info@agecassino.it
Affiliata Associazione Italiana Genitori onlus www.age.it

BADANTI SOS
Via E. De Nicola, 157 – 03043 Cassino (Fr)
Tel. 366 3926547
tel. /fax 0776 320172 e-mail: info@badantisos.org
o sulla pagina facebook “ Badanti S.O.S.”

CLUB DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTO
Via Cascatelle, 45 – 03036 Isola del Liri (Fr)
Info: 0776 808530 – 339 4542192
email: mauro.difolco@libero.it

DAS - Associazione Diritto alla Salute
Info: tel. 393 0723990.
Web: www.dirittoallasalute.com. e-mail: info@dirittoallasalute.com

MENS SANA
Via Matteotti, 36 – 03031 Aquino (Fr)
Info: 339 1469508 - 329 0065147 – 328 0436809
email: odvmenssana@libero.it

AVIS NAZIONALE: www.avis.it – avisnazionale@avis.it - numero verde 800 261 580
Avis Provinciale di Frosinone - V.le Mazzini (ex ospedale)
Tel/Fax 0775 852790 - e-mail: avis.prfr@libero.it
Avis Ripi: piazza Guido Baccelli snc – Ripi (FR)
avisripi@libero.it Tel. 349 3393328 – fax 0775/1680027

PER NOI DONNE. INSIEME CONTRO LA VIOLENZA
Via Mura S. Andrea - 03037 Pontecorvo (Fr)
info: 0776742357 - Cellulare 3931766831
E-mail: pernoidonne.onlus@libero.it

V.S.C. (VOLONTARI SOCCORSO CECCANO)
PROTEZIONE CIVILE E TUTELA AMBIENTALE
Via Fiano, 1 – 03023 Ceccano (Fr)
Info: Tel/Fax 0775 604580 - 3405844060 - 3471375014
email: vsc.ceccano@alice.it

E.C CECCANO - PROTEZIONE CIVILE E TUTELA AMBIENTALE
Via Fiano, 1 – 03023 Ceccano (Fr)
Info: Tel/Fax 0775 604580 - 3405844060 - 3471375014
email: ec.ceccano@alice.it
sito internet: www.ecceccano.altervista.org

PIOGGIA CADENTE Associazione di volontariato
Via Fornace, 28 - 03031 Aquino (FR)
email: marianigiacomo@libero.it Tel. 347/0180697

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Bando “SOCIALMENTE 2012”
                          SCHEDA PROGETTO
                   “La fabbrica del volontariato sociale”
                  “La Fabbrica del volontariato sociale” prende corpo dalla volontà di
                   10 organizzazioni di volontariato di unirsi per dare una “risposta globale”
                   a diverse esigenze e problematiche presenti sul territorio della provincia
                   di Frosinone.
                   Le Organizzazioni di volontariato hanno maturato negli anni, ciascuna
                   una specifica esperienza sul campo.
                   Scopo principale della rete è, pertanto, quello di fare prevenzione
                   realizzando attività per contrastare nuove forme di dipendenza e disagio
                   giovanile, di discriminazione e violenza, di marginalità degli anziani sul
                   territorio e proporre nuove forme di sostegno alle famiglie.
Proponiamo una partecipazione attiva alla vita sociale ed una maggiore consapevolezza
rispetto alle problematiche sociali, per migliorare la qualità della vita.
Il percorso svolto nell’ambito del laboratorio di progettazione partecipata promosso dai
Centri di servizio Cesv e Spes di Frosinone, ha coinvolto: A.Ge. Cassino – Capofila; Per
Noi Donne. Insieme contro la violenza. (Pontecorvo); Avis comunale Ripi ; Mens Sana
(Aquino); Badanti SOS (Cassino); CAT (Isola del Liri); Diritto alla Salute (Anagni);
EC Ceccano (Ceccano); VSC (Ceccano); Pioggia Cadente (Aquino);

                             ABSTRACT ATTIVITÀ
“PREVENTIVAMENTE RAGAZZI”
Le Associazioni, partendo dal proprio know-how, realizzeranno un ciclo di
incontri/laboratori innovativi su rischi legati all’utilizzo di nuove sostanze psicotrope e
all’abuso di alcol, sull’educazione alla diversità affrontando i temi della violenza di genere,
del razzismo, della disabilità, per trattare poi il tema della difesa del suolo e quello dei
rischi legati all’utilizzo non consapevole dei social network e di internet.
Metodi utilizzati: peer education e comunicazione orizzontale + simulazione con kit.
Per alcune tematiche si utilizzerà il metodo della simulazione per dimostrare ai ragazzi
quali sintomi potrebbero provocare ad esempio alcune sostanze psicotrope.
Le attività si svolgeranno nelle classi seconde e terze delle scuole medie nei Comuni di
Cassino, Aquino, Pontecorvo, Ripi, Ceccano, Anagni, Isola del Liri. Le Associazioni
realizzeranno, inoltre, uno studio sul rapporto tra i ragazzi delle 3 Classi delle scuole
medie e l’utilizzo di nuove sostanze psicotrope ed alcol attraverso questionari che
saranno sottoposti ai ragazzi durante gli incontri nelle scuole.
I risultati saranno analizzati e diffusi nel corso delle iniziative previste nelle successive
azioni.

“SPORTELLO POLIVALENTE PREVENTIVAMENTE IN RETE”
Lo sportello d’ascolto polivalente PreventivaMente è una risposta alla logica del silenzio e
dell’assenza, terreno fertile per la crescita del malessere e del disagio.
Si configura come uno spazio d’ascolto all’interno di una relazione di aiuto; un servizio di
consulenza gratuito pensato per rispondere alle più svariate problematiche dei cittadini
del nostro territorio. Professionisti competenti saranno a disposizione gratuitamente per
ascoltare, recepire, promuovere, sostenere, favorire una riflessione attiva sulle
problematiche e le difficoltà incontrate, per favorire il contenimento del disagio,
promuovere il benessere, trovare le risorse personali più adeguate per far fronte alle
singole situazioni. Le esperienze maturate in questi anni dai volontari delle associazioni
messe a disposizione della rete.
                                                                             Coordinatore Progetto
                                                                       Dott. Antonio Felice Fargnoli
                                                         Info: 349 0608164 - e-mail: afar27@libero.it

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SCUOLA E UNIVERSITÀ

FAMIGLIA E SOCIETÀ

IL MONDO DEI NOSTRI FIGLI

MEDIA E MINORI

AMBIENTE E SALUTE

EUROPA, MONDIALITÀ E

INTEGRAZIONE

Info: 349 0608164
e-mail: info@agecassino.it

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PROGETTO ANDREA
                       “Il Progetto Andrea” è un programma di umanizzazione e qualità
                       delle strutture, dedicate ai soggetti in età evolutiva: nel progetto il
                       ruolo del bambino e dei suoi genitori non è marginale, ma fondamentale,
                       tanto da diventare partner/cogestori essi stessi, sia in forma singola
                       che associata attraverso l'A.Ge. di tutto il processo. Il progetto ha un
                       aspetto sanitario nel caso dei servizi e strutture pediatriche e riabilitative,
                       con il Network "Gli Ospedali di Andrea", uno educativo nel caso dei
                       servizi scolastici, con la "Rete delle scuole di Andrea", uno sportivo
                       promuovendo sport a misura di bambino e di genitore con "Gli sport di
                       Andrea".

LA CRISI DEL DIALOGO NELLA FAMIGLIA CONTEMPORANEA
                             La famiglia è come un sistema in costante trasformazione e il tema centrale è
                             quello del cambiamento.
                             Per meglio capire l'importanza del cambiamento nella realtà del sistema famiglia,
                             proviamo a pensare a tutte quelle variabili che ne influenzano il percorso
                             evolutivo, sia dall'interno che nel contesto sociale, come: la relazione coniugale,
                             la rete dei rapporti sociali, la situazione lavorativa, quella economica.
                             Questi sono soltanto alcuni esempi di eventi critici che caratterizzano il
                             succedersi delle fasi di sviluppo della famiglia, e che ogni volta prospettano
                             nuovi compiti, ma anche soluzioni alternative.
                             Esistono eventi attesi e altri meno prevedibili: la nascita di un figlio, i passaggi
                             scolastici, la sua adolescenza, l’emancipazione dal nucleo famigliare di origine,
                             ecc. che descrivono e rappresentano, il normale ciclo vitale di una famiglia.
A questi si affiancano altri eventi imprevisti, che rompono l’equilibrio normale della famiglia. I casi di giovani
che cadono nel disagio esistenziale, nella depressione, che porta a cadute nell'alcol e nella droga, sono
momenti di crisi in cui le abilità adattative del sistema familiare e delle persone che lo compongono
ricoprono la massima importanza. Il disagio giovanile fa si che aumentino notevolmente i fattori di stress,
sia interni che esterni, tanto che si verifica un aumento notevole della rigidità strutturale del nucleo
familiare e meno la famiglia sarà in grado di mettere in atto il processo di cambiamento necessario a
superare il momento critico, più sarà difficile traghettare tutto il sistema famigliare verso un equilibrio più
funzionale. La formazione deve incoraggiare i genitori trasmettendo loro conoscenze al fine di creare una
cultura che permetta di comprendere la propria condizione e aiutarli a vivere in maniera da pensare in modo
aperto e libero. La nostra condizione, in qualità di esseri umani, è segnata dall'incertezza. I giovani ne sono
investiti proprio entrando nell'adolescenza, quando iniziano a domandarsi: “Chi sono Io?”, “Qual è il mio
posto nella società?”, “Cosa farò da grande?”, ecc.
Una condizione particolare, quella che vivono i giovani, che spesso i ragazzi capiscono che i genitori si
sentono in difficoltà verso di loro, e questo influisce negativamente sul rapporto genitori-figli, così come
scrivo nel mio saggio "Conflitto tra genitori e figli, La crisi del dialogo nella famiglia contemporanea".
Si vive come se si camminasse nella notte nella nebbia, e l’unica soluzione a questa grande incognita, che
è la vita, è quella di imparare a dialogare con l’incertezza.

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ALCOL: + SAI - RISCHI
Nella nostra cultura ormai il consumo di alcol inizia in ambiente familiare, con un consumo
che possiamo definire “alimentare”. Con il passare del tempo tuttavia, soprattutto in età
adolescenziale, i ragazzi/e tendono ad allontanarsi da queste “abitudini alimentari”
sperimentando l’alcol come uno strumento per identificarsi tra i coetanei. Si passa
velocemente ai superalcolici, mostrando fin da subito comportamenti inadeguati come
l’abuso. L’idea di consumare una bevanda non diventa quindi legato al gusto di
quest’ultima, ma soltanto alla ricerca di quello stato alterato e momentaneo di
euforia/benessere che può provocare.
Esistono quindi diversi tipi di giovani consumatori:
- Alcuni lo fanno per inserirsi nel mondo adulto (per sentirsi grandi)
- Altri lo usano come farmaco (crisi adolescenziali, noia, solitudine, depressione).

COS’È L’ALCOL?
L'alcol etilico, o etanolo, è una sostanza liquida che si forma per fermentazione di alcuni zuccheri semplici o per
distillazione del mosto fermentato. Ovviamente, oltre all’acqua, è il principale componente delle bevande alcoliche.
È una sostanza estranea all’organismo, non essenziale, è tossica per le cellule ed è un potente agente tumorale.
Nonostante questo possiede un elevato valore calorico, ben 7 Kcal per grammo. Tuttavia questa caratteristica viene
utilizzata per il metabolismo di base, risparmiando altri principi come zuccheri o grassi: fa ingrassare per questo
motivo.

PERCHÉ L’ALCOL È NOCIVO E PERICOLOSO?
Perché in grado di provocare danni a organi come il cuore, il fegato, stomaco e cervello.
Soprattutto in quest’ultimo produce fenomeni come perdita dell’equilibrio, della memoria,
rallentamento dei riflessi, riduzione della lucidità e reazioni ritardate a stimoli luminosi e
sonori.
Perché l’autocontrollo è compromesso, a tal punto da perdere il controllo delle proprie
azioni e della capacità di valutare i pericoli.
Perché si rischia la propria vita e quella degli altri. Bevendo in poco tempo si arriva
velocemente all’intossicazione da alcol, che se non controllata in tempo può portare al
coma e alla morte. Se a questo aggiungiamo la guida di un veicolo il pericolo è
immediato, per sè e per gli altri.

 MASCHI

 FEMMINE

 MASCHI E FEMMINE

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DATI ACAT
In Italia la rilevazione statistica dei dati relativi ai club degli alcolisti in trattamento risale al
2004. Da allora la banca dati ha smesso di raccogliere ed elaborare dati con una perdita
enorme di informazioni. Da quest’anno (2013) con la ripresa di un progetto formativo
nazionale (Scuola nazionale di perfezionamento in alcologia) si è rilanciato l’obiettivo di
una nuova fase di rilevazione statistica. Al 2004 in Italia erano presenti 2192 club con 21
Arcat (associazioni regionali). Il Lazio non ha mai inviato le schede compilate per la
rilevazione e pertanto possiamo solo ipotizzare che non si discosti molto dai dati
nazionali. Nel 2003 è stato censito il 47,3% dei club italiani. Considerando che in ogni
club entrano ogni anno circa 2,5 famiglie si può ipotizzare che nei circa 2200 club italiani
entrino ogni anno 5000 nuove famiglie. Per quanto riguarda le famiglie che si allontanano
si può stimare una perdita di 1500 famiglie l’anno. Rispetto ai comportamenti dei membri
che frequentano i Club, i dati indicano che dal momento dell’ingresso al club in relazione
a quanto accade prima di esso l’85,9% riduce l’uso di alcool. Significativo anche la
diminuzione nell’uso di altre droghe( 73,5%) e di psicofarmaci non prescritti dal medico
(52,4%).
Anche i comportamenti che non rappresentano un obiettivo specifico del club si riducono
sensibilmente; le persone senza fissa dimora sono diminuite del 56,8% e anche il ricorso
a cure psichiatriche del 22,3% sembra essere un buon indice di un generale
miglioramento della salute della popolazione dei club.
Nella provincia di Frosinone sono attivi 8 club cosi distribuiti: 2 ad Isola del Liri, 1 a Monte
San Giovanni Campano, 1 a Sora, 1 ad Alvito, 2 a Frosinone, 1 a Ferentino. Oltre a questi
abbiamo due club con spazi e servitori insegnanti disponibili e presenti ma che non
hanno ancora membri (1 a Monte San Giovanni Campano e 1 ad Isola).
Nei prossimi mesi è prevista l’apertura di un club a Cassino e uno a Vicalvi.
Il numero minimo previsto per i membri di club è 2; il massimo è 12.
Alla 13esima famiglia il club si moltiplica formandone un altro.
                                     QUALCHE CONSIGLIO
   Consapevolezza e responsabilità di cosa si beve e quanto si beve
   Non abbinare l’alcol a farmaci/droghe illegali. Nausea, vomito, problemi cardiaci/respiratori
   sono sintomi di questo abbinamento.
   Se conosci qualcuno che ha problemi causati dall’alcol incoraggialo a smettere oppure
   chiedi aiuto ad un medico, psicologo o servizi sanitari o alle associazioni di volontariato che
   si occupano di questo problema.

                         COMUNALE RIPI
L'Avis è un'Associazione di volontariato, disciplinata dalla
Legge 266/91, costituita tra coloro che donano volontaria-
mente, gratuitamente, periodicamente e anonimamente il
proprio sangue.
E' un associazione apartitica, aconfessionale, senza
discriminazione di razza, sesso, religione, lingua, nazionalità,
ideologia politica, esclude qualsiasi fine di lucro e persegue
finalità di solidarietà umana.
Fonda la sua attività istituzionale ed associativa sui principi
costituzionali della democrazia e della partecipazione sociale
e sul volontariato quale strumento insostituibile di solidarietà
umana.
Gli scopi dell'associazione, fissati dallo Statuto sono: venire
incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori
pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di
salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti,
senza alcuna discriminazione.
All'Avis possono aderire gratuitamente sia coloro che donano volontariamente e anonimamente il
proprio sangue e sia coloro che, pur non potendo donare per motivi di inidoneità, collaborano
gratuitamente a tutte le attività di promozione e organizzazione.
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SE NON PROVO NON CREDO!
                                                     L’Associazione “Mens Sana”, è impegnata da 5 anni nella
                                                     realizzazione di progetti educativi in ambito scolastico per prevenire
                                                     situazioni di disagio e di emergenza sociale della comunità locale,
                                                     favorendo l’inclusione sociale di tutti gli individui, soprattutto minori.
                                                     Le informazioni sulle sostanze di abuso sono oggi facilmente
                                                     accessibili su internet, in televisione ecc. Si parla molto degli effetti e
                                                     dei danni provocati dall’uso di droghe ed è proprio sulla prevenzione e
                                                     sull’informazione adeguata che si deve puntare per dare un aiuto
                                                     concreto a chi nel tunnel della droga ci è già caduto, ma soprattutto a
                                                     coloro che potrebbero avvicinarvisi! Parlare spesso di droga in modo
corretto e realistico, senza esaltarla o demonizzarla, sembra essere l’unico strumento in mano agli “educatori” per
scoraggiare i ragazzi, sempre più giovani, ad avvicinarsi alle sostanze di abuso. La prima forma di informazione e
prevenzione dovrebbe nascere in famiglia, dove i genitori per primi dovrebbero essere in grado di affrontare
serenamente e coscienziosamente l’argomento con i figli. Da questa premessa deriva però la necessità che i genitori
siano informati sulle diverse caratteristiche delle droghe e sui loro effetti nocivi, cercando di non favorire l’instaurarsi di
un tabù che può avere, specie sugli adolescenti, un effetto attrattivo anziché deterrente. Dagli ultimi dati emersi (Sps-Ita
2011 del DpA) è evidente l’abbassamento dell’età in cui si ha la prima esperienza con le droghe, in molti casi
addirittura prima dell’adolescenza, per cui sembra giustificabile un’azione preventiva mirata alla fascia d’età che va dai
10 ai 13 anni. I genitori devono però anche confrontarsi con angosce, timori e spesso con una forte conflittualità con i
figli, per cui devono poter avere a disposizione degli “strumenti di conoscenza” che integrino e supportino la loro azione
preventiva e delle “conoscenze di base” che utilizzeranno nel compito di fornire informazioni ai loro figli.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce con il termine “droga” le sostanze psicoattive che agiscono sul
sistema nervoso centrale, provocando alterate percezioni della realtà. Queste sostanze, di uso non terapeutico, creano
dipendenza fisica e/o psicologica, tolleranza (dosi crescenti per avere lo stesso effetto iniziale), alterano il livello
biologico (biochimica cerebrale), psicologico (annullano l’equilibrio psicologico e la capacità di adattamento) e sociale
dei soggetti.
Agiscono cioè sui meccanismi delle funzioni cerebrali, interferiscono sulla trasmissione e l’elaborazione di impulsi
nervosi determinando una perturbazione stabile delle funzioni delle cellule nervose; le droghe compromettono o
addirittura annullano gli equilibri psicologici, la capacità di adattamento dell’individuo all’ambiente e le possibilità che
esso ha di far fronte a situazioni di disagio psichico, ambientale e interpersonale. Gli strumenti più potenti per
combattere in modo efficace l’uso di droga tra i giovani sono senza dubbio l’informazione, e accanto ad essa, la
disponibilità da parte dei genitori a trascorrere parte del loro tempo insieme ai figli, per parlare con loro della scuola,
degli amici o di qualsiasi altra cosa interessi loro. Tale abitudine strutturata precocemente e protratta nel tempo
garantisce lo sviluppo di individui con una sana autostima ed un buon senso critico, fattori questi che li proteggeranno
dal cadere nella trappola della dipendenza da droga o alcol.

                     DATI MINISTERO DELL’INTERNO - DIPARTIMENTO DI PUBBLICA SICUREZZA

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EDUCAZIONE ALLA DIVERSITÀ                     DIRE NO                            ALLA DISCRIMINAZIONE E AL RAZZISMO

La famiglia gioca un ruolo fondamentale nell’educazione dei bambini perché è il primo luogo
dove impara le regole del vivere sociale, il rispetto per gli altri e l’accettazione della diversità
come valore indissolubile che previene discriminazione e razzismo. I genitori sono i punti di
riferimento dei bambini e costituiscono dei modelli. Per questo vi invitiamo a essere prudenti,
rispettando sempre gli altri senza utilizzare la violenza verbale, fisica o psicologica.
Questi sono alcuni degli aspetti utili su cui dobbiamo educarli:
- all’Uguaglianza: gli esseri umani sono uguali non importa il luogo di nascita, il colore della
pelle, la lingua parlata o il lavoro svolto.
- al Rispetto degli altri e della loro cultura: accettare l’altro com’è, non usare soprannomi
sgradevoli per parlare delle persone, non giudicare o insultare, contribuire all’armonia e alla
tranquillità, non cadere nei luoghi comuni ascoltando e rispettando gli altri.
- alla Fiducia nei compagni: anche se questi sono diversi o stranieri, non avere paura della
diversità.
- alla Solidarietà: non essere indifferenti verso gli altri e
verso le loro necessità, essere disponibili con gli altri, non
escludere nessuno.
- all’Empatia: sentirsi parte dell’altro.

Un’indagine Istat (luglio 2012) ha posto in evidenza l’esistenza di un atteggiamento ambivalente degli italiani verso gli immigrati: da
una parte ritengono che siano troppi, dall’altra riconoscono che sono trattati peggio degli autoctoni, nonostante la loro presenza sia
arricchente. In ogni caso, è certo che l’immigrazione continuerà a crescere. Secondo le previsioni sul futuro demografico del paese
(scenario medio), nel 2065 la popolazione complessiva (61,3 milioni di residenti) sarà l’esito di una diminuzione degli italiani di 11,5
milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e di un saldo positivo di 12 milioni delle migrazioni con l’estero (17,9 milioni di
ingressi contro 5,9 milioni di uscite): in questo nuovo scenario demografico gli stranieri supereranno i 14 milioni.
Caritas e Migrantes, nell’introduzione al Dossier, pongono in evidenza che il quadro socio-statistico sollecita l’adozione di misure in
grado di raggiungere obiettivi quali il recupero dal sommerso, la qualificazione dei nuovi cittadini, la stabilizzazione del loro
soggiorno (nel 2011 sono stati soggetti a rinnovo 850mila permessi di soggiorno), la semplificazione della burocrazia e il
potenziamento delle misure di inserimento (le famiglie immigrate sono maggiormente soggette al rischio di povertà), senza
trascurare l’accoglienza delle persone che si spostano per esigenze di carattere umanitario e abbisognano di protezione. Sono
funzionali a queste prospettive iniziative quali la regolarizzazione di chi è già inserito nel mercato occupazionale, la semplificazione
delle procedure riguardanti i documenti di soggiorno e la riduzione del loro costo, la stabilizzazione della permanenza (evitando
un’eccessiva rotazione), la facilitazione nell’accesso alla cittadinanza almeno per i minori nati in Italia, la possibilità di accedere ai
servizi senza dover aspettare la carta di soggiorno, lo sviluppo di spazi di partecipazione e il superamento delle discriminazioni in
tutti gli ambiti (incluso quello pubblico, come ha dimostrato il mancato accesso al servizio civile).
Il Dossier vuole essere un sussidio per conoscere la realtà dell’immigrazione, ma vuole anche sollecitare, l’impegno per la
promozione umana, una dimensione strutturalmente insita nella testimonianza cristiana, indispensabile per promuovere una
convivenza fruttuosa con gli immigrati sia a livello sociale che religioso. È una questione di valori ma anche un dovere di coerenza
con la nostra lunga storia di emigrazione (sono ancora 4.208.997 gli italiani registrati come residenti all’estero, come ha ricordato il
Rapporto Italiani nel Mondo 2012 della Fondazione Migrantes), che ci ha fatto sperimentare la difficile condizione dell’essere
stranieri in un altro paese.

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PreventivaMente Genitori - La fabbrica del volontariato sociale - A.GE. CASSINO
LA PROVINCIA DI FROSINONE
È una provincia anziana quella che emerge dall’ultimo censimento Istat svolto nel 2011,
con un numero molto alto di ultraottantenni, in crescita costante negli ultimi dieci anni,
confermato da una flessione molto consistente degli under 40.
Andando ad analizzare i dati, escludendo Roma, la provincia di Frosinone è quella con
maggior numero di ultraottantenni con ben 30874 individui con una crescita di 10760
unità (53,5%).
Nello stesso periodo si sono registrate percentuali preoccupanti per le altre fasce di età
centrando gli indici peggiori sulla variazione della popolazione da 0 a 64 anni. Infatti nella
fascia di età 0 – 14 anni c’è stato un calo del 10,6%; percentuale quasi identica tra i 15 e
39 anni (-10,2%); pesante anche l’indice di vecchiaia (155,7). Quest’ultimo dato si calcola
per determinare lo stato di invecchiamento di una popolazione dividendo il numero di
individui con età superiore ai 65 anni per il numero di chi ha non più di 14 anni; in tal
modo si determina il numero di anziani ogni 100 giovani. Nel nostro caso abbiamo quasi
56 anziani in più ogni 100 giovani.
In base a tale dati è facile tirare le somme sul futuro della società con indici di molto
superiore a 100 in termini di pensioni, assistenza e tutto quel che concerne una “società
anziana”.

STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE DAL 2002 AL 2011
L'analisi della struttura per età di una popolazione considera tre fasce di età: giovani 0-14
anni, adulti 15-64 anni e anziani 65 anni ed oltre. In base alle diverse proporzioni fra tali
fasce di età, la struttura di una popolazione viene definita di tipo progressiva, stazionaria
o regressiva seconda che la popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di
quella anziana. Lo studio di tali rapporti è importante per valutare alcuni impatti sul
sistema sociale, ad esempio sul sistema lavorativo o su quello sanitario.

DIRITTO ALLA SALUTE
                 L’Associazione Diritto alla Salute (DAS), fondata nel 2004 ad Anagni, si
                 occupa di sanità, ambiente, scuola pubblica, decoro cittadino e della
                 Valle del Sacco. Nata dall’iniziativa di alcuni cittadini preoccupati per la
                 sorte dell’Ospedale di Anagni, la DAS si è impegnata da subito nella
                 difesa della sanità pubblica della provincia di Frosinone. Nel 2008,
insieme al coordinamento delle associazioni provinciali, ha contribuito ad elaborare
Il Rapporto sui servizi della sanita’ pubblica locale e sulla situazione dei presidi
ospedalieri del capoluogo e della provincia di Frosinone. Gran parte delle attività
svolte sono state realizzate in coordinamento con le realtà associative cittadine,
provinciali e nazionali. La DAS ha sempre creduto nell'importanza del lavoro in rete e,
per questo motivo, ha aderito con convinzione al progetto della Fabbrica del volontariato
sociale. Solo grazie ad iniziative come questa, soprattutto in una provincia come la
nostra, geograficamente così "lunga", le distanze possono accorciarsi per risolvere, più
agevolmente, i tanti problemi che abbiamo in comune.

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La nostra associazione è di nuova costituzione ed è formata
                                            da soci che hanno tante idee e voglia di far condurre in modo
                                            dignitoso la vita delle persone anziane nel nostro territorio.
                                            Per far si che ciò possa accadere, pensiamo di partire con il
                                            dare il nostro contributo ai genitori, affinché i propri figli, facenti
                                            parte di una società troppo tecnologica e poco avvezza al
                                            rapporto con persone di una certa età, possano conoscere la
                                            ricchezza ed il bagaglio di informazioni di cui gli anziani sono
                                            scrigni e far riflettere che non si può pensare al futuro se non si
                                            volge lo sguardo al passato.
                                            Si, stiamo parlando proprio di quelle persone anziane che ci
LE NOSTRE ATTIVITÀ:                         circondano e che il più delle volte allontaniamo, alle quali non
• Fornire alla famiglia, all’anziano        diamo la giusta attenzione, ma sono loro che ci possono far
o al disabile un lavoratore-assistente      capire come meglio affrontare il futuro, facendoci conoscere,
familiare adeguatamente selezionato         attraverso i loro racconti e le loro esperienze il passato.
e formato per il lavoro di cura alla        La Nostra associazione intende dare un giusto supporto alle
persona e alla casa;                        persone che vogliono ascoltare e far si che la vita delle perso-
                                            ne anziane sia degna di essere vissuta nella modernità dei ns
• Offrire un supporto adeguato alla         tempi senza dimenticare le loro tradizioni vivendo la loro
famiglia nella gestione del ruolo di        anzianità in modo decoroso.
datore di lavoro (ruolo in cui spesso       Nella vita di tanti giovani che si sono avvicinati agli anziani, la
si trova per la prima volta) attraverso     solidarietà è divenuta una dimensione del vivere, l'affermazione
processi di informazione e mediazione;      di una fraternità che i circuiti sociali vengono a negare e di cui
                                            tutti, giovani o anziani, abbiamo bisogno. D'altra parte la
• Promuovere nuove opportunità di           cultura della solidarietà è un'istanza critica alla competitività
inclusione sociale ed occupazionali         come unico valore guida della vita. Gli anziani possono testi-
per lavoratori e lavoratrici appartenenti   moniare a chi è più giovane che si può essere felici sempre,
a fasce deboli scarsamente qualificate      in ogni stagione e condizione della vita e rappresentano una
del mercato del lavoro attraverso           speranza per tutti.
processi di informazione e mediazione;      Col progredire delle scoperte in campo medico scientifico, la
                                            vita media si sta allungando, soprattutto nei paesi occidentali.
• Dare impulso a nuove soluzioni            Per questo motivo è emersa sempre più la necessità di
organizzative per il mercato dei servizi    garantire alla popolazione, anche nella terza età, una buona
di cura domiciliare, in grado di            qualità della vita. Per tutelare la salute dell’organismo è
assicurare trasparenza e qualità sia sul    importante alimentarsi correttamente; ciò è vero soprattutto
versante della domanda che dell’offerta     dopo i sessantacinque anni di età, quando in entrambi i sessi
di prestazioni;                             si modificano sia la composizione corporea sia le richieste
                                            energetiche dell’organismo.
• Il servizio si propone anche come uno     Nella nostra associazione ci si può rivolgere a Marilena per
degli anelli di congiunzione con la rete    quanto concerne l’assistenza sociale , informazioni e
dei servizi territoriali deputati           quant’altro possa servire per il raggiungimento di una giusta
all’assistenza socio-sanitaria della        armonia familiare; vi potete rivolgere a Savia per non
persona non autosufficiente e come          dimenticare che in ogni famiglia vi sono delle precise scaden-
concreto punto di riferimento per le        ze, oneri da rispettare, cercare di far quadrare il bilancio fami-
famiglie.                                   liare per tutto ciò che riguarda il lato burocratico, per il disbri-
                                            go pratiche.

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DIRE BASTA ALLA VIOLENZA DI GENERE :
                            donne e uomini si nasce o si diventa?

                                Per dire basta alla violenza di genere urge educare le nuove
                                generazioni ad un diverso tipo di relazione tra i generi .
                                L’educazione di genere è l’insieme dei comportamenti, delle azioni
                                messe in atto quotidianamente, in modo più o meno intenzionale,
                                da chi ha la responsabilità educativa ma anche dai gruppi sociali,
                                culturali, religiosi, politici frequentati ed agiti.
Donne e uomini non si nasce, si diventa: femminilità e mascolinità non si configurano come
caratteristiche intrinseche delle persone ma come un insieme di significati ed attese
intersoggettive all’interno delle quali gli individui si situano e si comportano.
Tutta la nostra tradizione nasconde profonde asimmetrie di genere che legittimano
simbolicamente le relazioni di dominio dell’uomo sulla donna che spesso sfociano in dramma.
La relazione tra differenti, uomo e donna esige ,oggi, un sapere e un dire differenti che consenta-
no ai bambini, ai giovani di ricostruire la rappresentazione di ciò che è maschile e di ciò che
femminile; di avere una visione 'duale' del mondo dove la diversità sia un valore compatibile con
l’uguaglianza e il rispetto dell’altro/a ,delle sue peculiarità, delle sue idee, delle sue scelte.
La variabile educativa è centrale perché plasma l’interpretazione del genere personale, della
propria appartenenza di genere, del proprio corpo sessuato. E l’imprinting familiare è decisivo:
il modo di essere, in famiglia, donna e uomo adulto, mamma e papà e di relazionarsi concorre
alla costruzione simbolica delle identità di genere delle nuove generazioni .
L’educazione di genere è negli esempi di vita di mamma e di papà; si insinua nei giocattoli:
maschio/pistola/macchinina, femmina/bambola/ pentoline/trucchi; striscia attraverso
l’abbigliamento, le filastrocche e le fiabe raccontate, nelle trasmissioni televisive spesso ruoliz-
zanti: ”La pupa e il secchione”: lei bella ed oca/lui titolato, colto; ”Uomini e donne”: lei
corteggia/lui sceglie; programmi vari: lei corpo/lui mente. L’educazione di genere filtra dagli
stereotipi condivisi: ”Piangi come una femminuccia”, ”Ti comporti come un maschiaccio”; nelle
attività concesse o sanzionate pubblicamente; nella frequentazione di luoghi e ruoli speciali:
alcuni preclusi a priori, altri consigliati; traspare dagli sguardi che valorizzano o respingono
atteggiamenti legati al maschile o al femminile; è nelle situazioni, nelle aspettative spesso agite
inconsapevolmente; nei gesti quotidiani che, seppur compiuti senza intenti educativi, diventano
per i figli molto significativi di ciò che è maschio e di ciò che è femmina e, nel corso della loro
avventura del crescere, finiscono con l’adeguarsi.
Ai genitori il dovere di trasmettere un sistema valoriale basato su nuovi rapporti donna/uomo
senza disuguaglianze, senza disparità di diritti, doveri e poteri; di indebolire e scalzare valori
,comportamenti che si sono definiti in migliaia di anni e che trovano sostegno e accettazione
implicita nel linguaggio, negli atteggiamenti, nella religione
Sfuggire a questo impegno, al confronto su questo tema significa incentivare la disgregazione,
l’imbarbarimento sociale, un presente e un futuro meno sicuro per i nostri figli.

                                  Per dire basta chiama il numero 3931766831
                                  sarai ascoltata, aiutata, accompagnata fuori dalla violenza con il
                                  supporto di operatori esperti ; avrai consulenze di psico/pedagogiste,
                                  psicologhe, assistenti sociali per educare i tuoi figli al rispetto
                                  della diversità.

                                  L’Associazione, Ente senza scopo di lucro, mette a disposizione
                                  dell’utenza uno sportello antiviolenza per dare ascolto alle sofferenze,
                                  al disagio ed alle difficoltà delle donne che subiscono soprusi; consu-
                                  lenze gratuite di professionisti, avvocati e psicologi; corsi di informazio-
                                  ne e formazione per sensibilizzare e promuovere una cultura contro la
                                  violenza di genere.

                                  La violenza può essere fisica: schiaffi , calci, pugni; psicologica: insulti,
                                  minacce, umiliazioni, stalking; economica: controllo degli averi persona-
                                  li, esclusione dalla gestione del bilancio familiare; sessuale: prevarica-
                                  zione, rapporti sessuali imposti con violenza o minacce; subita dai figli
                                  costretti ad assistere ai maltrattamenti

                                                   11
ANZIANI E VIOLENZA
                        La maggiore dipendenza e la fragilità individuale e sociale delle
                         persone anziane amplifica i loro diritti, non li diminuisce.
                           Gli anziani si presentano oggi con particolari condizioni di
                             debolezza che li espongono ad un minor grado di protezione da
                             certe rischiosità del vivere e dell’invecchiare.
                          La violenza nei confronti dell’anziano non è solo fisica, vi sono
                        forme più sottili di abuso. I luoghi e i modi in cui si svolge la vita
                       delle persone anziane sono carichi di piccole aggressioni quotidiane
                       che hanno la loro causa anche nel rapporto con gli operatori e le
                       strutture che offrono i servizi, con i familiari che spesso non si rendo-
                         no conto di praticare abusi quasi che una certa forma di violenza
                           nei rapporti con l’anziano fragile sia necessaria, che sia quasi un
                            prezzo inevitabile da pagare o una terapia da somministrare.
                            E la persona anziana spesso o non distingue più i comportamenti
                            leciti da quelli illeciti o soccombe, tace ,soffre sino a convincersi
                         che il non essere più giovane e forza lavoro comporti il non avere il
                      diritto di ricevere cure di buon livello, di vivere in un ambiente sociale
                      positivo. E come riporta la letteratura in materia, specie quella anglo-
sassone, l’anziano può arrivare a praticare su stesso l’autolesionismo, senza che gli sia
impedito da chi l’assiste: in pratica sfocia in una larvata forma di eutanasia o di omissione
di cure.
Attenti: c’è violenza ogni qualvolta che in un rapporto interpersonale una libertà vuole
forzarne un’altra tanto più se di persona anziana.
L’OMS definisce l’abuso e il maltrattamento sugli anziani come un’azione singola o
ripetuta mancanza di cure appropriate che avvengono in una relazione nella quale vi è
un’aspettativa di fiducia e che causa ferite, sofferenze e stress.
Gli abusi possono assumere varie forme: abusi fisici, mentali, psicologici, economici e
finanziari. Possono essere collettivi:
le persone anziane vengono assimilate ad un gruppo sociale indifferenziato, tutelate
come soggetti deboli, malati, considerati un peso sociale (stereotipi);
istituzionali: negligenze, maltrattamenti in ospedali, case di cura e di riposo: gli anziani
sono considerate persone che, secondo un noto gerontologo, ”aspettano la morte”;
economici (appropriazione di beni o denaro da familiari, parenti ,assistenti);
individuali: avvengono nell’abitazione dell’anziano per truffe, raggiri, negligenza, abusi
fisici, violenza psicologica.
Le possibilità e i modi di violenza psicologica sull’anziano sono pressoché illimitati, se
non altro perché non lasciano alcun segno visibile e permanente e possono facilmente
essere percepiti come fisiologiche manifestazioni di senilità. È il caso delle forme di ansia
indotta, delle minacce di abbandono, dell’indifferenza, dei rifiuti opposti alle richieste
dell’anziano, delle violenze che si esprimono attraverso il linguaggio verbale: «quand’è
che te ne vai?», «non vedo l’ora che muori», «di te non ne posso più», «che tu sia
dannata», e simili in una casistica pressoché priva di confini, ma piuttosto agevole da
immaginare. E «le parole sono pietre», soprattutto quando provengono da persone assai
vicine alla vittima, come congiunti stretti e caregivers, che rappresentano l’unica e sola
fonte di sostentamento e di assistenza.
E il tutto quasi sempre avviene all’interno di ”un colpevole silenzio” e raramente sfocia in
una denuncia di reato perché facilmente occultabile e di difficile rilevamento. Le vittime di
violenza infatti o non sono più capaci di vigilanza e controllo autonomo e responsabile
sugli eventi della propria vita fisica, psichica, relazionale e anche patrimoniale o non
hanno la forza di gridare il loro dolore e di reclamare giustizia; o ancora arrivano a
considerare gli abusi eventi o rischi generici legati alla loro condizione.
Gli anziani sappiano che hanno il diritto ad un’esistenza all’insegna del benessere e del
rispetto della propria dignità e quindi devono rompere il silenzio per uscire dalla
solitudine, dalla paura, dall’impotenza.Tutti noi dobbiamo costruire una rete di solidarietà
per «dare voce» a quegli anziani che non hanno la forza di gridare il loro dolore e di
reclamare giustizia; dobbiamo lottare in nome loro, con loro e per loro.
E’ una battaglia di civiltà e di uguaglianza.

                                              12
LA PROTEZIONE CIVILE
In Italia la Protezione Civile è un “servizio nazionale” organizzato su quattro livelli di competenza
e responsabilità, immaginati per individuare tutte le soluzioni per i diversi problemi. Il primo livello
è quello comunale: il Sindaco è la prima autorità di Protezione Civile nel Comune, la più vicina al
cittadino, ed ha la responsabilità di vigilare e affrontare, con le risorse e gli uomini di cui dispone,
i primi momenti di difficoltà o le situazioni molto localizzate. Se il Comune non può affrontare da
solo l’emergenza, intervengono la Provincia e gli Uffici territoriali di Governo, cioè le Prefetture, e
quindi la Regione, che attivano in favore delle aree colpite da calamità tutto il potenziale di
intervento di cui dispongono. Nel caso delle situazioni più gravi e generalizzate subentra il livello
nazionale: la responsabilità dell'intervento viene assunta in tal caso direttamente dal Presidente
del Consiglio dei Ministri, che opera tramite il Dipartimento della Protezione Civile.
La Protezione Civile, a ciascun livello, impiega per le diverse esigenze tutte le risorse delle
strutture locali e centrali: fanno parte del Servizio Nazionale tutti i corpi organizzati dello Stato,
dai Vigili del Fuoco alle Forze dell'Ordine, dalle Forze Armate al Corpo Forestale, dai Vigili Urbani
alla Croce Rossa, da tutta la comunità scientifica al Soccorso Alpino, dalle strutture del Servizio
sanitario al personale e ai mezzi del “118”. Un ruolo di particolare importanza hanno assunto le
Organizzazioni di volontariato di Protezione Civile, cresciute in ogni regione del Paese sia in
numero che in termini di capacità operativa e di specializzazione.
Ogni pompiere, ogni agente, ogni soldato, ogni volontario, ogni infermiere rappresenta il sistema
della Protezione Civile. Questi sono i “professionisti” che 24 ore su 24 e 365 giorni dell'anno
vigilano sulle condizioni della nostra vita quotidiana. Ma ricorda: sei tu, con il tuo nucleo familia-
re, il primo elemento organizzativo della Protezione Civile.
La Protezione Civile si sta trasformando da “macchina per il soccorso”, che interviene solo dopo
un evento calamitoso, a sistema di monitoraggio del territorio e dei suoi rischi, di previsione e di
prevenzione.
Questa trasformazione ha coinvolto i principali organismi scientifici e tecnici che operano nel
nostro Paese, ad ogni livello del sistema.

L'Associazione di Volontariato EC Ceccano nasce nel 1988, denominata:
"EUROAFI CODACONS", un associazione composta da cittadini di Ceccano che per la prima
volta si affacciavano nel mondo del Volontariato di Protezione Civile, con il passare degli anni,
sempre di più le Normative e gli anni, fanno si che l'associazione di Volontariato cresca e arrivi
fino ad oggi con un Organico compreso tra i 25-30 persone operative e benemeriti.
La nostra associazione, come tutte le associazioni di Protezione Civile, non ha fini di lucro e i
suoi componenti sono tutti volontari ispirati ai principi canonici che riguardano la Protezione
Civile. Tutti i nostri associati sono accomunati da un unico scopo: offrire un aiuto a tutti coloro
che sono in difficoltà o che potrebbero trovarsi in pericolo.
Il nostro intervento può variare in base alle necessità che la comunità ha. Interveniamo quindi i
ad esempio: alluvioni, terremoti, incendi, ghiaccio, neve e presidiamo manifestazioni e feste per
assicurare il corretto funzionamento degli eventi.

                                          Protezione Civile Regionale

                                                  803 555
                                                  numero verde gratuito

                                                   13
FINALITÀ
            L’ A.I.D.O. promuove, in base al principio della solidarietà sociale, la cultura della
            donazione di organi, tessuti e cellule, promuove la conoscenza di stili di vita atti a
            prevenire l’insorgere di patologie che possano richiedere come terapia il trapianto di
            organi, provvede, per quanto di competenza, alla raccolta di dichiarazioni di volontà
favorevoli alla donazione di organi, tessuti e cellule post mortem.

                                              ATTIVITÀ
Promuove campagne di sensibilizzazione ed informazione permanente dei cittadini su tutto il
territorio nazionale. Instaura rapporti e collaborazioni con Istituzioni, Enti pubblici e privati ed
Associazioni italiane e internazionali. Svolge attività di informazione nelle materie di propria
competenza, con particolare riferimento al mondo del lavoro, della scuola, delle Forze Armate,
delle Confessioni religiose e delle Comunità sociali. Promuove e partecipa ad attività di formazio-
ne, informazione e sensibilizzazione e di sostegno alla ricerca scientifica nel campo del prelievo e
trapianto di organi, tessuti e cellule. Promuove la conoscenza delle finalità associative e delle
attività svolte attraverso la stampa associativa e materiale multimediale. Provvede, per quanto di
competenza, alle formalità necessarie per l’esecuzione della volontà degli iscritti. Svolge attività
di aggiornamento e formazione per i dirigenti associativi al fine di armonizzare gli interventi
formativi su tutto il territorio nazionale.
Info: A.I.D.O. Nazionale: www.aido.it – aidonazionale@aido.it – numero verde 800 736 745
       A.I.DO. Provinciale FR – Viale Umberto I° snc – Ripi – FR
       frosinone.provincia@aido.it – 349/3393328 – fax 0775/1680027

                       La Polisportiva Ripi opera a livello provinciale dal 2001. E’ una Associazione
                        di Promozione Sociale iscritta nell’albo regionale dell’associazionismo e
                        svolge le sue attività secondo le indicazioni delle Legge Nazionale 383/2000 e
                      della legge regionale Lazio 22/99. Essa si avvale prevalentemente delle attività
                   prestate in forma volontaria, libera e gratuita dai propri associati per il persegui-
mento dei fini istituzionali.
Le sue attività sono finalizzate:
All'attuazione dei principi di uguaglianza, di pari dignità sociale degli individui e dei gruppi.
All'attuazione del principio di solidarietà , per affermare i diritti di tutti i residenti, anche immigrati
e per superare squilibri economici, sociali, territoriali e culturali. Allo sviluppo della democrazia e
della persona umana. Alla valorizzazione della pace, della cultura multietnica e multireligiosa e
della solidarietà fra i popoli. Alla piena attuazione dei diritti di cittadinanza ed alla realizzazione
delle pari opportunità fra donne e uomini. Alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse ambientali
e del patrimonio storico ed artistico. Alla realizzazione di uno sviluppo economico e sociale che
valorizzi le attitudini e le capacità umane e professionali. Alla tutela dei diritti dei consumatori.
Alla realizzazione di un sistema integrato di servizi sanitari e sociali, nel quadro della sicurezza
sociale. Al superamento di tutte le forme di disagio sociale. All'affermazione del diritto alla cultura,
alla educazione ed alla formazione permanente. Allo sviluppo della pratica sportiva e di educazio-
ne del corpo ed alla promozione della salute. Allo sviluppo ed alla promozione del turismo sociale
e culturale con particolare riferimento alla terza età ed all'attività giovanile. Alla promozione di
un'efficace protezione civile.
Info: piazza Guido Baccelli snc–Ripi–FR–polisportivaripi@libero.it - Tel. 349/3393328 – fax 0775/1680027

                                                         L'Anno europeo dei cittadini 2013 è dedicato ai
                                                            diritti conferiti dalla cittadinanza dell'UE.
                                                        Nel corso dell'anno incoraggeremo il dialogo tra
                                                           tutti i livelli di governo, la società civile e le
                                                        imprese in occasione di eventi e conferenze che
                                                           si terranno in tutta Europa per discutere di
                                                               questi diritti e sviluppare una visione
                                                                  dell'Unione europea per il 2020.

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