Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata
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Tesi conclusiva Perché yoga? Yoga perché…. Esperienza di un percorso di yoga per ragazze/i dai 15 ai 19 anni Candidata Vanna Viezzoli Relatore Antonietta Rozzi
Capitoli Cap. 1 - Motivazione del progetto pag. 2 Cap. 2 - Sostenibilità e diffusione pag. 4 Cap. 3 - Cinque punti chiave 1. Scienza millenaria pag. 6 2. Conoscenza di se stessi pag. 7 3. Relazione corpo mente emozioni pag. 7 4. Supporto allo studio pag. 8 5. Strumento di creatività pag. 9 Cap. 4 - Strumenti 1.Relazione all’interno del gruppo pag. 10 2. Respiro pag. 11 3. Saluto al sole pag. 14 4. Posizioni pag. 19 5. Suono, mantra e mandala pag. 25 6. Rilassamento pag. 31 Cap. 5 - Osservazioni sulla pratica proposta pag. 32 Cap. 6 - Feedback degli allievi pag. 32 Cap. 7 - Conclusione e prospettiva per proposte future pag. 34 Cap. 8 – Schema di pratica proposta pag. 37 Nota introduttiva Ho voluto presentare un progetto di lavoro rivolto a ragazze e ragazzi che frequentano la scuola secondaria di secondo grado. L’argomento della tesi fa riferimento all’esperienza di un corso effettivamente svolto nei primi mesi del 2011, al quale hanno aderito sei ragazze/i. Il corso è stato effettuato al di fuori dell’ambiente scolastico e si è articolato su dieci incontri di un’ora e mezzo ciascuno. 1
Capitolo 1 Motivazione del progetto Nell’ambito delle mie conoscenze personali mi sono relazionata due anni fa con alcuni insegnanti di scuole medie superiori di Trieste e Monfalcone (GO) in merito alla possibilità di proporre all’interno delle istituzioni scolastiche la pratica dello yoga. Gli insegnanti da me contattati sono persone che loro stesse praticano yoga o che si sono comunque dimostrate sensibili all’argomento. Grazie all’interessamento di alcune di esse abbiamo avviato degli interventi all’interno dell’orario scolastico nell’ambito di progetti “Dispersione Scolastica – Yoga a scuola” in un istituto professionale e “Yoga a scuola” in un istituto magistrale. Gli interventi hanno riscontrato interesse sia da parte degli allievi che degli insegnanti. Al momento attuale però i tagli effettuati all’economia scolastica non hanno reso possibile il poter riproporre queste, come altre, attività esterne. Ho pensato quindi di proporre un ciclo di incontri al di fuori delle strutture scolastiche utilizzando uno spazio privato e dare comunque la possibilità ai ragazzi/e di potervi partecipare a titolo gratuito, sostenendo solamente il costo di tesseramento e assicurazione, e richiedere un finanziamento alla Provincia di Trieste presentando il Progetto Sportivo: “Elementi di yoga per studenti scuole medie superiori”. Descrizione sintetica del progetto: “Il progetto intende proporre un ciclo di 10 incontri rivolti agli studenti delle scuole medie superiori della Provincia di Trieste con lo scopo di promuovere elementi base dello yoga, come strumenti di crescita della persona, di integrazione e autostima, per le prevenzione e la rimozione dei fenomeni di disagio giovanile e di dispersione scolastica”. Il progetto è stato presentato a novembre 2010, e la mia idea era di svolgerlo tra febbraio e maggio 2011, in modo da poterlo concludere prima della fine dell’anno scolastico. Quindi il progetto è stato avviato a fine febbraio senza ancora sapere però se ci fosse stato o no finanziamento da parte della Provincia di Trieste. Ho deciso di iniziare ugualmente considerando che poteva rappresentare per i ragazzi/e che avevano voglia di sperimentare una opportunità, e dal mio punto di vista una pratica di servizio accompagnato dalla possibilità di approfondire il contatto con ragazzi/e e 2
sperimentarmi nell’insegnamento con una fascia di età normalmente non presente ai corsi di yoga che propongo. La fascia di età scelta, quella corrispondente all’adolescenza tra i 15 e 19 anni, corrisponde ad una pubertà e ad un passaggio biologico di maturazione sessuale già avvenuto, ma spesso difficile da gestire, e ad un importante momento di riconoscimento di nuovi ruoli in ambito psicologico e sociale. Nella nostra realtà moderna questa ricollocazione risulta incerta, confusa, non più sancita dai riti di passaggio di tipo famigliare, sociale o religioso, o governata da ruoli all’interno della famiglia. Nel passato, e soprattutto nelle culture e tradizioni più legate al culto della Terra, i riti di passaggio costituivano momenti chiari di passaggio da una dimensione all’altra, spesso collegati a cicli della vita individuale e/o a momenti biologici. Permettevano inoltre di legare l’individuo al gruppo, ma anche di strutturare la vita dell’individuo a tappe precise, dando una percezione tranquillizzante nel rapporto con la temporalità e la mortalità. Quindi l’importanza del rito è rivolta all’individuo, alla relazione tra l’individuo ed il gruppo, e alla coesione del gruppo nel suo insieme. Il gruppo può essere inteso anche come l’elemento della famiglia, con il suo ruolo di contenimento e di guida, senza che si trasformi in costrizione e imposizione. Spesso anche questo aspetto risulta incerto e confuso, e l’odierna realtà sociale priva i giovani, e non solo, di validi e positivi modelli di riferimento, ma parallelamente propone una serie di modelli alternativi che, ben lungi da potersi definire come modelli di riferimento, disorientano e alterano la visione del mondo che ci circonda, ci danno un’immagine distorta di quegli aspetti di rispetto, tolleranza e convivenza che dovrebbero definirsi universali. Gli iniziali cambiamenti nel corpo fisico risultano destabilizzanti anche a livello mentale, ma la crisi va vista come opportunità di superare una difficoltà, ed è il momento di attuare il passaggio verso la possibilità di utilizzo del pensiero in forma articolata. Si apre la possibilità alla dimensione verbale, alla rielaborazione delle proprie esperienze, al pensiero astratto. Quindi cambiamenti, che portano ad una situazione di crisi, che danno però la possibilità di una grande svolta, all’elaborazione del proprio vissuto, alla conoscenza di sé stessi. Nello specifico lo strumento dello yoga si può dimostrare come elemento eccellente per sostenere questo processo, per corroborare le risorse intrinseche in ciascuno e liberare il proprio potenziale latente. 3
Capitolo 2 Sostenibilità e diffusione La sostenibilità economica del percorso proposto era legata all’approvazione del progetto da parte della Provincia di Trieste. Tagli economici non hanno consentito di accedere a questa forma di finanziamento, ma il progetto è stato ugualmente attuato in forma di servizio volontario. Per la diffusione del progetto mi sono avvalsa della collaborazione di alcuni insegnanti conoscenti che ne hanno parlato ai loro allievi, ho chiesto di poter esporre delle locandine in alcune scuole, ne ho parlato con miei allievi adulti genitori di figli nella fascia di età interessata, ed ho utilizzato la diffusione tramite social network. Purtroppo i tempi erano stretti, e non mi hanno consentito di poter proporre degli incontri informativi presso le scuole per poter meglio esporre a ragazzi/e e genitori le finalità e i contenuti del progetto. Questo aspetto credo possa dimostrarsi estremamente utile per poter dare delle informazioni non solamente relative al programma del percorso proposto, ma soprattutto per meglio definire l’aspetto universale dello yoga, le valenze inerenti la prevenzione sia in campo fisico che psicologico, il supporto nella gestione dello stress, e in generale l’aiuto, attraverso varie metodologie, per l’attraversamento di questa importante fase di costruzione della propria identità. Mi sono avvalsa della collaborazione di una comunicatrice visiva per la stesura di una locandina che potesse illustrare, riassumendo in cinque punti chiave, alcuni concetti base in relazione allo yoga da poter proporre a giovani. E’ stato utilizzato l’elemento del fumetto con il suo ruolo di richiamare al dialogo diretto, ad un rapporto con l’interlocutore che sta leggendo, dove domande e risposte creano un’interazione, e quindi mette in una condizione di dialogo tra le parti. Un dialogo inteso anche tra mondo attuale e tradizione antica. Le figure stilizzate che raffigurano alcune asana vogliono mettere in gioco e coinvolgere l’interlocutore con una comunicazione amichevole, schematizzata, alla portata di tutti. Di fronte alla domanda che un giovane può fare: “perché dovrei praticare yoga?” vengono date alcune semplici e sintetiche risposte in relazione alla realtà del mondo adolescenziale. 4
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Capitolo 3 Cinque punti chiave 1. Scienza millenaria Un concetto fondamentale è quello dello yoga quale strumento molto antico ed universale. L’abbinamento al termine scienza pone l’accento sull’attualità degli insegnamenti dello yoga. Oggi la scienza è in grado di dare delle spiegazioni al come e perché lo yoga è di estrema utilità soprattutto nella prevenzione di disturbi e malattie, nonché nella cura e nell’affiancamento a terapie ufficiali, ha un ruolo importante nella gestione dello stress, e la scienza quantica studia ciò che oltrepassa i limiti del tangibile, spiegando i funzionamenti della nostra mente e l’influenza dei pensieri sulla realtà circostante. Esiste un ponte tra il tangibile e l’intangibile, tra ciò che facciamo, tocchiamo e vediamo e ciò che i nostri pensieri sono in grado di creare nella realtà che ci circonda. Grandi filosofi, scienziati e mistici del passato e contemporanei ci riconducono allo stesso concetto di realtà che viviamo. Di fatto il processo di civilizzazione degli ultimi secoli e soprattutto degli ultimi decenni ha creato una distorsione nel nostro stile di vita, sempre più sradicato dalla natura e dai suo ritmi, sempre più centrato sul voler curare le malattie e gli stati psichici alterati piuttosto che sul voler mantenere uno stato di salute fisico e mentale sano, sostenuti spiritualmente da dogmi religiosi spesso limitanti e lontani dai reali insegnamenti originali. “Sii te stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” (Gandhi) Questa è la grande possibilità che lo yoga propone, attraverso la quale l’essere umano moderno può ritrovare la volontà di esistere e la gioia di vivere in salute globale. “Le leggi della salute non sono né restrittive né limitative; anzi, sono semplici, poco numerose e ci procurano una grande libertà, liberandoci da una serie di restrizioni che altrimenti ci impedirebbero di gioire pienamente della vita. Tutto quello che è contro la natura è anche contro lo yoga, e tutto quello che è contro lo yoga è anche contro la natura. Questo precetto è semplice e razionale, e non dobbiamo mai dimenticarlo se vogliamo avere meravigliosi benefici” (André Van Lysebeth) “Mentre nella religione si è di fronte ad un culto, a una fede, a una meta, a dei valori, nello yoga la meta è rendere la coscienza libera, senza limitazioni, oltre il 6
nome e la forma. Patanjali, all’inizio dei suoi Yoga Sutra afferma: Yoga è il controllo totale di tutte le funzioni della consapevolezza. Perciò, coloro che sono desiderosi di fare esperienza dello yoga, dovrebbero concentrarsi molto di più sulle pratiche piuttosto che su una serie di regole e imposizioni sul modo di mangiare, di dormire, sulle relazioni matrimoniali o sulle relazioni sociali.” (Sw. Satyananda Saraswati) 2. Conoscenza di sé stessi Un altro aspetto sul quale è stato posto l’accento nell’ambito della pratica degli asana è il contatto con il proprio corpo e con la terra, connesso anche al senso di appartenenza ad un gruppo, ma anche ad una realtà più vasta. In questo contesto è stato introdotto l’argomento dei ritmi della natura, ritmi del cosmo e ritmi del corpo. E’ importante in questo momento adolescenziale di grande trasformazione del corpo fisico e di grandi domande (chi sono? che ci faccio qui?) il fissare un contatto profondo con la terra, con il proprio corpo, il poter sentire tutto ciò che compone il corpo, il respiro, l’energia vitale che permea i corpi e tutto ciò che ci circonda. Il poter immergersi in questi elementi fissa una consapevolezza di appartenenza profonda alla sorgente dalla quale siamo venuti. Nell’ambito della pratica degli asana e del saluto al sole c’è stato anche un accenno all’aspetto simbolico delle posizioni, all’energia alla quale ci connettiamo, per meglio collocare e comprendere il nostro corpo e le sue funzioni, la nostra posizione nel mondo, la nostra possibilità di accedere ad una determinata situazione o piuttosto ad un’altra, con la possibilità di sperimentare la vita in una situazione consapevole, piuttosto che farsi trascinare dalla massa, dal “così fanno tutti”, per elaborare una conoscenza di sé stessi che possa fare da guida nelle scelte che sempre più strettamente si presentano del percorso della vita. 3. Relazione corpo mente emozioni Il senso di appartenenza e di connessione alla terra ci collega al fatto di far comprendere ai ragazzi/e quello che è l’insieme del loro essere, in quanto aggregato di funzioni fisiche, psichiche ed emozionali, che tanto intensamente vengono vissute in quest’età. Il ruolo del prana, della forza vitale che permea l’intero universo, e del corpo pranico - pranomayakosha - riveste un ruolo fondamentale di connessione tra l’aspetto fisico e mentale/emozionale. 7
“In ogni essere umano vi sono due shakti. Una è prana shakti, la vitalità, e l’altra è manas shakti, la mente. Queste sono fisicamente paragonabili con il sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Se uno di questi sistemi è predominante e l’altro è assoggettato, allora il sistema predominante esprime sé stesso anche attraverso il comportamento. Perciò deve essere stabilito l’equilibrio tra il prana e la mente. Naturalmente quando dico prana non intendo solo il respiro ma intendo la forza vitale; e quando dico mente o manas, non intendo solo il pensiero, ma intendo la coscienza totale. In yoga questi sistemi sono chiamati ida e pingala. Il sistema ida è responsabile del controllo della componente mentale. Se ida predomina su prana shakti, la mente si muove senza ingranaggi e ne risultano frustrazioni e indisciplina. Tuttavia, se viene stabilito un equilibrio tra i due, se gli impulsi dei sistemi simpatico e parasimpatico vengono controllati alla loro fonte, nel cervello, il comportamento espressivo esteriore sarà in accordo con ciò che avviene interiormente” (Sw. Satyananda Saraswati) Nell’età evolutiva è di particolare importanza la pratica di suryanamaskara –saluto al sole, che, unitamente ad altre pratiche, svolge un ruolo importante in relazione all’attività della ghiandola pineale. La ghiandola pineale è connessa alla ghiandola pituitaria, e il loro ruolo è centrale nello sviluppo ormonale. La pubertà precoce spesso non corrisponde ad un’altrettanto veloce processo di maturazione mentale generando stati di squilibrio. La mente non è in grado di fare fronte ai rapidi ed intensi cambiamenti fisici ed emozionali. Attraverso la pratica dello yoga iniziata già nella fase pre-adolescenziale possiamo aiutare uno sviluppo integrato e controllato delle funzioni psichiche e fisiche. 4. Supporto allo studio Chiaramente la fascia di età interessata è coinvolta nel processo di apprendimento e di studio. Risulta perciò di primaria importanza offrire degli strumenti atti a migliorare le capacità di apprendimento, memorizzazione e capacità di sintesi. Gli strumenti offerti dallo yoga nella forma di pratiche di visualizzazione e di concentrazione sono ottimi supporti per perseguire questi obbiettivi. Tutte le pratiche proposte dallo yoga contengono in sé una componente relativa alla concentrazione. Nella fase adolescenziale, periodo di grandi cambiamenti, nel corpo, nella mente e nelle emozioni, e nel contesto del mondo attuale sostenuto da molteplici stimoli spesso contraddittori, c’è il rischio di arrivare ad una situazione di dispersione e di 8
confusione mentale. Attraverso la concentrazione sul corpo nelle pratiche di asana, sul respiro, e attraverso pratiche specifiche di concentrazione e visualizzazione l’attività della mente viene incanalata ed utilizzata in forma costruttiva e creativa. 5. Strumento di creatività Cosa può significare per un adolescente fermarsi per un’ora e mezza in una situazione di silenzio, attenzione del respiro, posizioni, rilassamento? E’ l’entrare in una dimensione molto diversa dalla frenesia degli impegni pressanti, del tecno-stress da cellulari e computer, da amicizie virtuali da social network, da dialoghi compressi con interlocutori metallici. E’ una grande possibilità per entrare in una realtà molto concreta di contatto con sé stessi e con la sorgente della vita. Ed è proprio contattando questi elementi che si possono liberare le espressività creative di ciascuno. Oltre agli asana ed alle pratiche di respirazione sono stati introdotti alcuni strumenti specifici di lavoro con i mandala e alcune semplici pratiche con l’utilizzo della voce, del ritmo e del canto delle vocali associando specifiche posture del corpo. Credo anche che la pratica del rilassamento svolga un ruolo fondamentale nello sviluppo creativo. Soprattutto la pratica di yoga nidra fornisce un supporto al rilassamento psichico oltre che fisico, con l’utilizzo di visualizzazioni che rifacendosi ad immagini archetipe stimolano la liberazione del potenziale creativo. “Nella pratica di yoga nidra non si dorme, ma attraverso il rilassamento si sviluppa una coscienza dinamica. Questo rilassamento è indirizzato ad ogni parte del corpo, cominciando dal pollice della mano destra e rilassando l’intera area coperta dal sistema nervoso centrale…..Se si pratica la tecnica una volta al giorno per mezz’ora, non solo si sperimenta la tranquillità, ma si sviluppa in sé stessi una personalità dinamica. In yoga nidra, le risoluzioni che vengono fatte, le decisioni che vengono prese, i pensieri che creiamo, diventano potenzialmente molto efficaci. Essi raggiungono la profondità del subconscio e dell’inconscio, e con il tempo diventano realtà” (Sw. Satyananda Saraswati) Rispetto alla pratica proposta agli adulti, durante la sessione per i ragazzi/e sono stati inserito un maggior numero di asana, mantenendo tempi di esecuzione più brevi, una maggiore presenza di elementi dinamici e tempi più brevi per le pratiche di respirazione e il rilassamento. 9
Capitolo 4 Strumenti 1. Relazione all’interno del gruppo Il gruppo di sei ragazze/i è stato inizialmente invitato a muoversi liberamente per la stanza, passando poi ad un ritmo comune che si alternava tra più lento e più veloce. C’è stato poi un invito ad un primo approccio di relazione attraverso scambio di sguardi, successivamente di sorridersi reciprocamente. Il gruppo è stato poi invitato a disporsi in cerchio, ed iniziare un’inter-relazione personale presentandosi con il proprio nome ad un compagno/a che a sua volta si andava a presentare ad un altro componente. Un altro momento dinamico che si è dimostrato utile all’aggregazione del gruppo è stato il movimento libero nello spazio della stanza con dei momenti di stop che facevano prendere un ampio respiro sollevando le braccia e un lasciar ricadere il busto in avanti emettendo un suono libero. A questa situazione che ha creato un momento di divertimento (anche se un po’ imbarazzato) è seguito il riunirsi in cerchio, inteso come elemento di aggregazione del gruppo. Il concetto del riunirsi in cerchio, che appartiene alla nostra natura di esseri inter-dipendenti ed inter- connessi, sembra forse un po’ dimenticato dalla nostra struttura sociale. Ci riuniamo si ma in maniera molto inconsapevole e alle volte vuota. Diverso è il riunirsi in forma rituale con lo scopo di mettere in contatto i partecipanti presenti l’uno con l’altro, riconoscendo la similarità e l’interdipendenza. In questo caso al riunirsi in cerchio è seguito il canto del mantra OM, come momento rituale di riconnessione con l’evento originale della creazione, e con tutti quelli che hanno partecipato al rituale nel passato. Il rituale ha a che fare con l’attraversamento del tempo, portando il passato nel presente e conservando il presente per il futuro. E’ legato alla storia dell’universo. “Grandi avvenimenti, nuove lune, equinozi, il cambio delle stagioni, il morire delle stelle, o lo spuntare di un nuovo germoglio, lo sforzo di un uccello per cantare, il volo di una farfalla, essere testimoni della vita nella sua continua trasformazione, nel suo alternato prendere e dare testimoniando il continuo sforzo di guarigione spontaneo che la natura organizza e struttura, seguendo un impulso intuitivo. Non è un impulso cosciente quello che seguiamo quando ci organizziamo nello spazio in circolo, con un centro chiaro, col quale ognuno di noi è in relazione. E’ come se lo spazio fosse orientato ed aggiustato intorno a questo centro, e tutte le strutture 10
all’interno od intorno a quel centro trovino una via armonica di essere nello spazio. Questo organizzarsi nello spazio è di per sé anche uno spazio di guarigione spontanea, presente dappertutto nel mondo, in ogni cultura ed in ogni popolazione primitiva o moderna.” (M. Fox – Creativity) Il riunirsi in cerchio ci connette anche al concetto dell’accoglienza, dove tutti siamo uguali pur con le nostre diversità, dove ognuno è accolto per ciò che è in quel momento, e dove l’accogliersi reciprocamente ci fa diventare uno. 2. Respiro Uno degli elementi importanti inseriti all’interno del percorso è quello del respiro e del prana. Possiamo rimanere senza cibo per molti giorni, senz’acqua per un paio di giorni ma l’assenza di aria può normalmente essere portata a pochi minuti, dopo di che avvengono danni gravissimi se non letali nel corpo. Quindi l’elemento del respiro in quanto portatore di ossigeno al nostro sistema corporeo globale è basilare a qualsiasi funzione fisica e non solo. Considerando gli aspetti sottili del nostro essere il respiro assume un ruolo aggiuntivo quale mezzo per prepararci alla consapevolezza dei livelli più sottili dell’esistenza. La nostra esistenza richiede un costante apporto di cibo acqua ed aria che sono indispensabili per un corretto metabolismo. Con il metabolismo le sostanze vengono trasformate ed utilizzate secondo necessità dalle cellule dell’organismo. In questo processo l’energia viene accumulata ed utilizzata nelle diverse funzioni dal corpo. L’ossigeno contenuto nell’aria è una delle sostanze fondamentali e più importanti nel mantenimento della vita. La respirazione propriamente detta interessa il flusso dell’aria all’interno dei polmoni. I muscoli respiratori fanno sì che l’aria entri nei polmoni, permettendo l’assorbimento dell’ossigeno e l’espulsione di anidride carbonica dal sangue attraverso gli alveoli polmonari. La fitta rete di capillari che va ad irrorare tutte le cellule del corpo consente alle cellule stesse una respirazione interna, un costante scambio tra anidride carbonica ed ossigeno. Nel processo respiratorio il naso svolge svariati ruoli in quanto purifica, riscalda e umidifica l’aria prima del suo percorso all’interno delle cavità nasali, faringe, laringe, trachea, bronchi, bronchioli ed infine gli alveoli polmonari, dove di fatto avviene lo scambio di ossigeno ed anidride carbonica. La superficie degli alveoli polmonari è circa venti volte la superficie del corpo, e quindi circa 50 mq. 11
L’atto del respiro interessa il diaframma che risucchia come un mantice l’aria all’interno dei polmoni unitamente ai movimenti dei muscoli addominali, intercostali, del collo e delle spalle. Il respiro è di per sé un atto spontaneo, inconscio, ed il centro del controllo del respiro è situato nel midollo allungato e nel bulbo alla base del cervello, la parte del cervello primitivo. Tramite i nervi spinali vengono inviati impulsi al diaframma ed ai muscoli preposti. Fattori fisici, mentali ed emozionali influenzano l’intensità e la qualità del respiro. Su questa funzione involontaria possiamo però intervenire con un atto di volontà ed utilizzare questo processo per migliorare non solo le nostre funzioni vitali ma anche i processi sottili. Il ruolo del corpo pranico - pranomayakosha – è quello di tenere in vita e sostenere il corpo fisico e mentale, e permettere un interscambio tra di essi. Tutto ciò che esiste è costituito da prana , macrocosmo e microcosmo, ed è sostegno di tutta la vita. Dall’energia cosmica onnipervadente – mahaprana – attingiamo attraverso il respiro il prana che sostiene i nostri corpi e che in esso si differenzia nei 5 vayu che svolgono funzioni specifiche. Prana può essere inteso come energia multidimensionale elettrica, magnetica, elettromagnetica, fotonica, ottica, termica, mentale, che assume densità diverse. Prana costituisce l’aspetto attivo della manifestazione, l’energia vitale (Shakti) inscindibile dall’aspetto stabile ed immobile del principio coscienziale (Shiva) . Nel Vedantha questi due aspetti sono conosciuti come Purusha (coscienza) e Prakriti (energia). Purusha deve agire insieme a Prakriti, senza prana la coscienza è incapace di creare. Pranomayakosha, corpo pranico, energetico, “di luce, eterico o bioplasmico”, è costituito da migliaia di nadi che conducono l’energia –Shakti – all’interno del corpo. Il processo del Pranayama consente di espandere la dimensione del prana. Nell’ambito della proposta di yoga ai ragazzi/e è stato posto l’accento sull’utilizzo del respiro sia in forma involontaria con l’osservazione del respiro spontaneo che in forma volontaria con la pratica della respirazione completa, il respiro a narici alternate – nadi shodhana pranayama - e il respiro dell’ape ronzante – bhramari pranayama. L’osservazione della respirazione naturale, involontaria, è stato utilizzato anche come mezzo di auto osservazione e di auto consapevolezza. E’ stato sottolineato l’aspetto unificante del respiro, il fatto che attingiamo tutti dalla stessa sorgente di prana, e questo funge da elemento unificatore per tutti. L’ascolto del respiro porta poi al 12
concetto del ritmo, del fluire incessante di inspiro ed espiro, ed alla consapevolezza del fluire della vitalità nel nostro corpo. Dei diversi ritmi presenti nel corpo quello del respiro appare senz’altro tra i più evidenti e facilmente percepibili. Le respirazioni sono state proposte nella forma di tecniche respiratorie con fasi di inspiro espiro e brevissime fasi di ritenzione, facendo più che altro ascoltare il momento di passaggio tra inspiro ed espiro. La fase di ritenzione avviene spontaneamente nella respirazione normale per una frazione di secondo, ma non ne abbiamo coscienza. Se l’inspirazione può essere vista come un respiro attivo e positivo, l’espirazione come un respiro passivo e negativo –riguardo le polarità – la ritenzione è l’elemento che trascende le polarità. Respirazione completa. E’ stata proposta la respirazione completa per migliorare la sensibilità e la capacità del respiro nelle tre fasi addominale, toracica e clavicolare. Le tre fasi sono state prima proposte singolarmente, con l’appoggio delle mani all’addome, ai lati della cassa toracica ed infine sotto le clavicole. Quindi è stata utilizzata sia la percezione interna del corpo, soprattutto in relazione al movimento del diaframma, che la percezione tattile dell’appoggio delle mani nelle aree del corpo interessate. Successivamente la respirazione completa, con un flusso inspiratorio che dall’addome si espande nel torace ed infine nell’area delle clavicole ed un flusso espiratorio che si rilassa. La posizione adottata inizialmente è stata quella distesa, e una volta appresa la base della pratica c’è stato l’invito alla posizione seduta – siddhasana o sukhasana. Sono state proposte delle visualizzazioni associate al movimento del respiro lungo il corpo, come il flusso di un’onda che sale e scende o il movimento dell’acqua sul bagnasciuga. L’esperienza è stata supportata da immagini anatomiche dell’apparato respiratorio. 13
Respirazione a narici alternate. Nell’ambito delle respirazioni equilibranti è stata proposta la pratica di nadi shodhana pranayama, la respirazione a narici alternate. Il flusso del respiro in ciascuna narice è connesso con le varie funzioni duali come le attività degli emisferi cerebrali destro e sinistro, la dominanza del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, azione e rilassamento, prana e mana shakti. Queste fluttuazioni cicliche si riflettono nel respiro e in modo più evidente nel respiro di ogni narice. La ricerca dell’equilibrio tra introversione ed estroversione, tra corpo e mente, tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico, può essere facilitata dalla pratica di nadi shodhana pranayama. Il significato di shodhana è pulire, purificare, perciò con questa pratica è intesa anche a purificare e decongestionare i canali pranici. L’alternanza di inspirazione ed espirazione tra le narici sinistra e destra influenza le nadi ida e pingala, controlla le oscillazioni della struttura corpo/mente e porta equilibrio ed armonia a tutto il sistema. Il ruolo equilibrante interessa sia squilibri del corpo fisico che del corpo mentale. Nel periodo adolescenziale, così pieno di cambiamenti, spesso accompagnati da sensazione di ansia e disagio, dove si sviluppano la costruzione dell’immagine del proprio corpo in trasformazione, e si costituiscono nuovi legami affettivi e sociali, il ruolo equilibrante di nadi shodhana pranayama può certamente rivelarsi utile. Respiro dell’ape ronzante. La pratica di bhramari pranayama prevede l’utilizzo di una vibrazione sonora che unitamente al respiro apporta introversione e calma alla mente e al sistema nervoso. E’ utile nelle forme di tensione mentale, ansietà, rabbia. Si dimostra inoltre come pratica di introspezione, per risvegliare la percezione delle vibrazioni e dei suoni sottili. L’espirazione tende naturalmente ad allungarsi, e quindi anche l’inspirazione si farà progressivamente più profonda, e la concentrazione e l’attenzione vengono incrementate. Inoltre l’emissione del suono implica, anche se in questo caso a labbra chiuse, un’espressione di sé all’esterno. 3. Saluto al sole – Surya Namaskara Uno degli elementi principali proposti ai ragazzi/e è stata la pratica del saluto al sole. Trattandosi di una pratica dinamica è certamente molto adatta ai giovani (oltre che a persone di tutte le età). Troviamo tre importanti elementi in questa pratica: forma, energia e ritmo. Le dodici posizioni creano la matrice fisica sulla quale è costruita la forma della pratica. La pratica delle posizioni genera e incrementa il livello di prana – energia sottile - nel 14
corpo. Possiamo considerare questa pratica come un generatore pranico in grado di permetterci di vivere più pienamente e gioiosamente, con dinamismo e capacità di azione. L’utilizzo consapevole del respiro e successivamente dei bija mantra solari nell’esecuzione della pratica offre un’ulteriore possibilità di approfondimento. Il ripetersi della sequenza delle dodici posizioni riflette importanti ritmi dell’universo. Il numero dodici (tante sono le posizioni della pratica) è strettamente collegato alla tradizione solare. Pensiamo al passaggio del sole nel corso dell’anno attraverso le dodici costellazioni dello zodiaco, la suddivisione temporale dell’anno in dodici mesi, della giornata in 12 + 12 ore (il giorno cinese tradizionale è di 12 ore, ed è stato poi adeguato al nostro modo occidentale duplicando le ore), per includere le figure dei dodici Apostoli di Cristo, dispensatore di Luce ed Energia. L’adorazione del sole è una delle forme più antiche di espressione interiore e di connessione ad una sorgente superiore. Nell’India antica il grande Avatar Rama divenne il re della razza solare nel Ramayana. Nelle scritture vediche troviamo molti riferimenti al sole. “Colui che rimuove tutte le debolezze, cura tutte le malattie, Signore di tutto ciò che è fermo e che si muove. Egli uccide i demoni e protegge gli adoratori” “Meditiamo sulla gloria adorabile del sole radiante. Possa egli ispirare la nostra intelligenza” (Rig Veda) “Oh Signore ed essere della luce Dall’irreale conducimi al reale Dall’oscurità alla luce Dalla morte all’immortalità” (Brhadaranyaka Upanishad) Il culto dell’adorazione del sole fisico fa riferimento all’adorazione del Brahman, l’Assoluto, e le sue manifestazioni di creatore, preservatore e distruttore dell’universo. Il sole è visto come simbolo dell’Assoluto. Nella Suryopanishad il sole viene personificato come: brillante come l’oro, con quattro braccia, seduto su un loto rosso su un carro trainato da quattro cavalli. Mette in moto la ruota del tempo e da lui emergono i cinque elementi fisici terra, acqua, fuoco, aria ed etere, oltre che i cinque sensi. In quanto fonte della luce fisica, mentale e spirituale, è l’immagine più vicina al divino che possiamo concepire. 15
“Il Sole è la divinità visibile, l’occhio del mondo, la causa del giorno. Esiste in eterno. Nessun altro dio è uguale a lui. E’ l’origine del tempo. I pianeti, le stelle, le sfere dell’esistenza, i principi di vita, il dio del vento, il dio del fuoco e tutti gli altri dèi sono soltanto parte di lui” (Bhavishya Purana) Gli adoratori del sole dell’India antica svilupparono anche un’analisi scientifica del sistema solare, della misurazione del tempo, dei movimenti planetari, di eclissi, solstizi ed equinozi. Surya ( Konark –India) Tempio a Surya ( Konark –India) Anche in altre tradizioni troviamo riferimenti all’adorazione del sole. Nell’antico Egitto le piramidi erano considerate templi e osservatori, in un tempo dove scienza e religione erano strettamente connesse. L’osservazione scientifica del sole era parte di rito di adorazione e cerimonia al tempo stesso. Le civiltà degli Atzechi, degli Inca e dei Maya avevano templi molto elaborati dedicati alle divinità solari. Il calendario Maya mostra una conoscenza dettagliata del sole già migliaia di anni fa. Stonehenge in Bretannia sembra essere stato usato come osservatorio solare di solstizi, equinozi, e ugualmente come tempio. Così pure i Nativi americani, gli aborigeni australiani e tutte le antiche civiltà della Terra hanno sempre tenuto in considerazione questo aspetto vitale del sole e la sua influenza, insieme alla luna, sulla nostra realtà. Anche nell’antica filosofia cinese gli aspetti dello yang e yin, la relazione duale e/o polare del sole e della luna, o pingala e ida nella filosofia yogica, altresì espresso nel termine ha-tha, rappresentano la struttura del nostro essere. 16
L’equilibrio tra queste due forze polari libera la forza di sushumna nadi, corrispondente al risveglio dell’energia nel midollo spinale, alla liberazione della dimensione trascendentale e spirituale. Sia il macrocosmo che il microcosmo costituito dal corpo dell’uomo sono basati su queste due polarità, per esempio arterie/vene, sistema nervoso simpatico/parasimpatico, sodio/potassio nella conduzione degli impulsi nervosi e così via. IDA PINGALA respiro narice sinistra respiro narice destra introversione estroversione consapevolezza energia ed azione negativo positivo femminile maschile inattiva attivo luna sole intuizione analisi logica lato sinistro del corpo lato destro del corpo lobo destro del cervello lobo sinistro del cervello yoni lingam yin yang L’insieme del susseguirsi delle dodici posizioni, l’alternanza dei movimenti nella colonna vertebrale, unitamente agli elementi del pranayama, dei chakra e dei mantra, fanno si che la pratica risulti come un importante elemento equilibratore nell’insieme corpo-mente. La sequenza di asana accentua il flusso naturale del prana verso l’alto e verso il basso, i blocchi energetici si liberano e i flussi energetici all’interno del corpo scorrono più fluidi. Le energie vengono canalizzate invece di essere dissipate. La canalizzazione energetica è inoltre intensificata dalla stimolazione di manipura chakra, connesso al plesso solare ed ai processi digestivi e di assimilazione del cibo. Tutto il corpo viene caricato di vitalità quando manipura chakra è in buona salute. Inoltre ogni asana della sequenza di suryanamaskara si ricollega ad immagini archetipe con profondi effetti anche sulla mente. Il ruolo del simbolo in questo caso veicolato attraverso la posizione del corpo può costituire per gli adolescenti un 17
avvicinamento alla parte più profonda di sé stessi, in combinazione con la consapevolezza del respiro e la consapevolezza della sequenza dinamica. Sequenza di Surya Namaskara La prima ed ultima posizione, pranamasana, posizione della preghiera, sanciscono l’inizio e la fine di un ciclo, il momento dell’alba e del tramonto. E’ un momento di calma, di pace e tranquillità, dove le forze del buio e della luce, ida e pingala, si incontrano dando la possibilità alla forza della luce spirituale, sushumna, di liberarsi. All’inizio della giornata ci prepariamo ad affrontare le sfide quotidiane rappresentate dalle successive posizioni più dinamiche, e alla fine ristabiliamo un momento di serenità e quiete. In queste posizioni l’espiro rappresenta sia l’introversione che il dare sé stessi al mondo. In hasta uttanasana, posizione con le braccia sollevate, inspiriamo l’energia del sole attraverso il respiro polmonare e di tutti i pori del corpo, per poterci poi tuffare nella vita quotidiana. 18
In padahastasana, posizione delle mani ai piedi, dopo esserci rivolti al cielo per l’ispirazione, ci volgiamo alla terra per la stabilità e l’equilibrio. Rappresenta anche un momento di introspezione necessaria ad equilibrare l’estroversione richiesta nella vita quotidiana. Pure parvatasana ci richiama a queste immagini e sensazioni. Ashwa sanshalanasana, la posizione equestre, rappresenta il coraggio e la forza necessari ad affrontare le sfide della vita, e ci dà la sicurezza che acquisiamo in noi stessi quando entriamo in contatto con la nostra guida interiore, con l’energia di ajna chakra. Ashtanga namaskara, la posizione degli otto punti a terra, rappresenta il momento culminante della giornata, il sole al punto del mezzogiorno, il momento di stasi e di inerzia, un breve momento di riposo, di resa davanti alla forza del sole al suo momento più forte. Bhujangasana, la posizione del cobra, rappresenta il risveglio dell’energia vitale, l’ascesa verso lo stato spirituale dopo il momento di inerzia. Si ricollega inoltre alla simbologia del serpente notoriamente presente in tutte le culture quale elemento di saggezza, fertilità e rinnovamento. La sequenza di suryanamaskara funge quindi da matrice nella trasformazione positiva della nostra mente, nel nostro percorso di evoluzione spirituale, e nel mantenimento di un’ottima salute fisica. 4. Posizioni Nella scelta delle posizioni utilizzate all’interno del percorso con i ragazzi/e sono stati tenuti in considerazione diversi elementi. Innanzi tutto la necessità di prendere il contatto del proprio e corpo e di farne esperienza sia attraverso situazioni di movimento che attraverso diverse possibilità di postura, soprattutto in relazione alle posizioni da distese e verticali. Ovvero percepire attraverso il corpo il salto evolutivo che da creature rettili ci siamo evoluti a stato di quadrupedi ed infine di bipedi con la possibilità di liberare gli arti inferiori e poterli utilizzare in maniera creativa. In questa possibilità di apprendere nuovi schemi corporei e motori si inserisce parallelamente la possibilità per la mente di accedere a una maggiore flessibilità e alla possibilità di riconoscere nuovi punti di vista per uscire da un tipo di pensiero omologato e superficiale e poter accedere ad una dimensione multiforme di pensiero libero e creativo. Quindi il ruolo delle asana per metabolizzare le emozioni vissute passivamente dal corpo con la possibilità di elaborazione per poter accedere ad un senso di sicurezza e autostima. Il corpo svolge il ruolo di strumenti di apprendimento 19
ed integrazione attraverso pratiche di flessibilità, forza, stabilità e rilassamento per aiutare i ragazze/e in crescita a formare il proprio carattere. Indirettamente è pure un mezzo per attuare la concentrazione, sia sul proprio corpo che sul respiro. Sono state prese in considerazione diverse posizioni tra le più classiche, sviluppate prima in forma dinamica e poi statica, approfondendone alcune ricche di valenze simboliche. Quindi attraverso lo schema corporeo sono stati riportati alcuni importanti concetti archetipici con l’invito ai ragazze/i ad esprimere alcune riflessioni in merito all’argomento proposto. Tadasana (Albero/Montagna) “Nessuno può andare in cielo se la sua base non è ferma” (B.K.S. Iyengar) “Come fa un albero a sapere di fare ombra e che questa ombra è un bene?” (B.K.S. Iyengar) La posizione del corpo, immobile e stabile come una montagna, con i piedi bene ancorati a terra, richiama al concetto del radicamento a terra ed alla stabilità e sostegno della terra stessa. La montagna ha un valore simbolico di dignità e maestosità. Lo scalare la montagna può rappresentare una sfida ed il desiderio di trascendere il proprio io individuale in un processo di ascesa e di ricerca spirituale. La ricerca di un luogo elevato di pace e meditazione dove poter entrare in contatto con il proprio Sé profondo, al di là di qualsiasi tipo di dualismo. L’immagine della Montagna Sacra come simbolo del Centro, in cui cielo e terra si incontrano, è presente in tutte le tradizioni. Ovunque si trovano montagne sacre ritenute dimore degli dei. Sulle montagne avvenivano sempre eventi spiritualmente significativi. Mosè ricevette le tavole della Legge sul monte Sinai, il Monte Kailash è dimora di Shiva, il monte Meru rappresenta l’asse del mondo, e in molte tradizioni si possono riscontrare immagini analoghe. Il radicamento dei piedi a terra ci richiama alla figura dell’albero in quanto immagine di riferimento molto diffusa e presente in moltissime tradizioni. L’albero della vita, l’albero della conoscenza, l’albero dell’illuminazione e della saggezza, sono immagini che richiamano l’aspetto dell’albero come centro del mondo, come asse vivente che connette terra e cielo, ed è simbolo dell’uomo, una replica in piccolo dell’essere Divino a cui immagine è fatto l’uomo. Le radici fissate al suolo, il tronco forte che cresce verticalmente, e la chioma che tende verso il cielo, quest’immagine diventa simbolo del legame della vita sulla terra e del cielo. 20
Trikonasana (Triangolo) “Mente, spirito e corpo devono essere una sola cosa: tre in uno, uno in tre” (B.K.S. Iyengar) La posizione proposta in alcune delle sue varianti si rifà al concetto del tre e del triangolo. La figura del triangolo richiama alla forza, alla capacità di sopportare del peso, alla stabilità. Facendo riferimento al treppiede come elemento di sostegno e focalizzazione per poter ottenere un’immagine, per esempio fotografica, nitida. Nella nostra tradizione la divinità è espressa come Trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo, nella tradizione induista si esprime nella Trimurti come Brahma, Vishnu e Shiva, con i corrispondenti aspetti femminili di Saraswati, Lakshmi e Durga/Parvati. Le stesse energie sono espresse nei Triguna Sattwa, Rajas e Tamas e nei Tridosha dell’Ayurveda come Vata, Pitta e Kapha. Nello yoga vengono presi in considerazione gli aspetti di corpo, mente e spirito, dell’Hatha yoga, Jnana Yoga e Bhakti Yoga, i tre aspetti di stato di veglia, sogno e sonno profondo, rappresentati dall’AUM. Tutto il sistema dei chakra è intersecato dalle tre nadi principali Ida, Pinga e Sushumna. L’elemento del tre è presente nel tridente di Shiva (e anche di Nettuno), nei tre occhi di Shiva, ma anche nell’immagine simbolica del giglio come elemento di purezza con i suoi tre petali e tre sepali petaloidi. Inoltre qualsiasi triangolo è perfettamente inscritto in una circonferenza simbolo dell’unita e della perfezione, il Sat Chit Ananda (Verità, Coscienza, Beatitudine). 21
Garudasana (Aquila) “Le costole sono le ali del corpo. Aprite le vostre ali.” (B.K.S. Iyengar) Garuda è l’aquila, la regina degli uccelli, simbolo di potere e di vittoria, del reale e del divino. Si libra in alti voli per controllare a distanza il territorio ed è dotata di una vista acuta e penetrante. La possibilità di poter vedere chiaramente costituisce per noi un elemento importante nel percorso di autoconoscenza e autoconsapevolezza. Si usa definire “un’aquila” una persona dall’intelligenza eccezionale, che ha idee chiare, che è capace di realizzare progetti che volano in alto, che può volgere il proprio sguardo al proprio interno e apprendere tramite l’auto-osservazione, anziché attraverso prove ed errori. L’aquila rappresenta l’evangelista Giovanni, per le sue doti visionarie e come simbolo dell’ascensione di Cristo, nella tradizione dell’antico Egitto è presente come fenice, rappresenta lo Spirito Universale nella tradizione dei Nativi, era animale simbolico di Zeus (Giove). L’immagine dell’aquila è presente da tempi antichi come simbolo di sovranità. Garuda è veicolo di Vishnu, e quindi simboleggia la divina visione, mezzo uomo e mezzo volatile, con testa, ali, zampe e becco d’aquila e sembianze umane, attacca e distrugge il male, rappresentato dal serpente. Bhujangasana (Cobra) “Come un serpente, si deve muovere la spina dorsale da un’estremità all’altra. Muovendo la testa, il movimento deve trasmettersi fino alla coda.” (B.K.S. Iyengar) L’immagine del serpente appare come animale simbolico in moltissime culture e tradizioni, rivestendo ruoli multiformi. E’ particolare la sua posizione nel regno animale per la sua possibilità di avanzare sulla terra senza zampe, di vivere in cavità della terra e di sgusciare dall’uovo come un uccello. Inoltre il suo morso può rivelarsi fatale ma allo stesso tempo il veleno può essere usato per scopi terapeutici, ed è tipica la muta della pelle. Anche se in alcune situazioni riveste il ruolo della tentazione, delle forze oscure, (pensiamo all’immagine della Madonna con un piede appoggiato sulla testa del serpente) di fatto rappresenta la saggezza, la forza divina, la fertilità e il potenziale creativo. Pensiamo all’aspetto della Kundalini Shakti come potenziale latente situato alla base della nostra colonna vertebrale, simbolo della vita e della saggezza. Il serpente avvolto intorno all’Albero della Conoscenza, l’Ouroboros, il serpente che si morde la coda, simbolo dell’immensità, dell’eterno ritorno, della discesa dello spirito nella materia, il bastone di Esculapio, e il Caduceo associato a 22
Hermes (Mercurio), simbolo della fertilità, dell’equilibrio e dell’arte medica, i serpenti piumati delle civiltà dell’america centrale, il serpente arrotolato Shesha che galleggia sulle acque primordiali e funge da letto a Vishnu, il cobra attorcigliato al collo di Shiva, la danza di Krishna sul serpente Kaliya, sono tutti elementi che ci ricordano l’aspetto della vita, dell’eterno rinnovamento, del potenziale racchiuso in ciascuno di noi, dell’equilibrio e del collegamento tra cielo e terra, tra mondo superiore e mondo inferiore. Paschimottanasana (Pinza) “Uno sforzo consapevole sulla schiena e uno sforzo visivo frontale: cervello e mente devono funzionare come un’unità.” (B.K.S. Iyengar) In Pashimottanasana la parte superiore del corpo tocca quella inferiore. Le mani come simbolo di attività, di potere (anche di tipo terapeutico) afferrano i piedi, le fondamenta dell’essere. C’è una sensazione di umiltà, di resa, di avvicinamento degli opposti, emerge la chiarezza delle polarità presenti negli aspetti della vita. L’intensità dello stiramento di muscoli e tendini aiuta la possibilità di estendere i limiti dei pensieri, dei sentimenti e della comprensione. La tensione richiesta per effettuare il piegamento con la colonna allungata ci fa pensare a quali ostacoli dobbiamo superare nella nostra esistenza. Ardha Matsyendrasana (Torsione spinale) “L’intero corpo, ben lungi dall’essere ignorato, viene preso in considerazione dalla disciplina spirituale, fino a quando l’intero essere umano si è trasformato in pura fiamma. Una spina dorsale dritta, vigile, conferisce alla concentrazione un’intensità spirituale tale da bruciare qualsiasi pensiero rivolto a distrarre e arrestare ogni rimuginio sul passato e sul futuro, lasciando l’aspirante nel puro presente.” (B.K.S. Iyengar) 23
La torsione può evocare l’elemento della spirale. Il movimento in una o nell’altra direzione, dal basso all’altro o viceversa, dal centro all’esterno o viceversa. La natura è ricca di elementi a spirale, che racchiudono al proprio interno rapporti geometrici e matematici di elevato spessore (il rapporto aureo e sequenza di Fibonacci si esprimono nei vegetali, nelle conchiglie, nel corpo umano). Il poter torcere il proprio corpo e riportarlo nella posizione di partenza può aiutarci a scorgere le distorsioni della nostra mente, e la nostra possibilità o volontà di essere flessibili. E la nostra possibilità di osservare quegli elementi della vita che possono non essere sempre lineari, e dare una svolta, una “torsione” agli eventi. La torsione aiuta a liberare energia immagazzinata e renderla disponibile. La flessibilità del corpo si trasferisce alla possibilità della mente di sperimentare situazioni nuove e stimolanti. Ritorna anche in questo contesto l’immagine del serpente nella sua accezione di saggezza e forza in quanto animale capace di torcersi in svariate soluzioni. La torsione permette anche il potersi guardare dietro, in atteggiamento introspettivo nel percorso di autoconoscenza. Viparita Karani Asana/Sarvangasana (posizione capovolta) “Al momento in cui staccate i piedi dal pavimento, sperimentate l’identità dell’Io; lasciate stare l’Io e trattenete l’Unità, la consapevolezza totale che deve persistere durante tutta la posizione.” (B.K.S. Iyengar) Stando con i piedi bene appoggiati a terra possiamo pensare di trovarci nella posizione di risolvere i problemi. Nella situazione della posizione capovolta questa idea viene sovvertita. Prendiamo un altro punto di vista nell’osservare ciò che ci sta intorno, le nostre situazioni, creiamo un’opposizione alle abituali visioni dell’ambiente circostante e alle nostre credenze più radicate. Pensiamo all’immagine dell’albero capovolto, con la chioma appoggiata a terra e le radici rivolte verso l’alto. Con i piedi radicati in cielo anziché in terra, una maggiore percezione intuitiva ci aiuta a fronteggiare nuove e più complete situazioni. Ci aiuta ad accettare una maggiore libertà e indipendenza. E’ un’inversione delle funzioni, il mantenere l’equilibrio rinunciando alle più convenzionali posizioni sedute o erette. L’appoggio del peso del corpo sulle spalle evoca inoltre la situazione del portare un peso, ed alla possibilità di rinunciare a qualche peso o qualche responsabilità che non ci riguardano più. 24
Shavasana (posizione del cadavere) “il miglior segno di un buon shavasana è un sentimento di profonda pace e vera beatificazione. Shavasana è una vigile resa dell’Io. Dimenticando se stessi, si scopre se stessi.” (B.K.S. Iyengar) La posizione ci evoca la resa del proprio corpo alla terra, la rinuncia ad opporci alle cose, la morte simbolica in funzione di una rinascita costruttiva. Possiamo anche pensare alla resa della nostra mente ed al flusso incessante del pensiero nella prospettiva di poter far emergere dentro di noi la Verità, di liberare i nostri aspetti migliori, di permettere l’evoluzione dell’intelligenza e della coscienza che è lo scopo di tutti gli esseri. In Shavasana il rilassarsi è il primo passo verso la resa, verso il lasciar andare. Le onde del lago della nostra mente si acquietano mentre seguiamo il flusso del respiro, a poco a poco i sensi si calmano e si ritirano, e il corpo ha la possibilità di autorigenerarsi. Corpo, mente ed emozioni si armonizzano in una dimensione di pace e di luce. La resa del corpo è resa della mente alla Sorgente Suprema. 5. Suono, Mantra e Mandala Om (Aum) È stato utilizzato all’inizio e alla fine di ogni incontro il canto dell’Om, dando a questo momento la valenza di elemento di tipo rituale, il sancire l’inizio e la fine della seduta, il definire la sacralità dello spazio che il gruppo occupa e il tempo che si vuole dedicare alle pratiche. Il canto dell’Om ha dato così la possibilità di definire il concetto di mantra, nel suo significato letterale di “forza che libera la mente dai legami” . E’ stato sottolineato l’aspetto universale del mantra Om, come vibrazione universale che in forme diverse si esprime nelle principali correnti spirituali religiose e filosofiche. La vibrazione sonora che nel cristianesimo è diventata Amen, nell’Islam Amin. Questo suono è l’imperituro Brahman (principio universale che tutto comprende e tutto permea), è il cosmo. Tutto ciò che era, che è e che sarà è OM e allo stesso tempo OM è tutto ciò che è al di là di passato presente e futuro. L’intero mondo esterno è Brahman, e lo è anche il nostro IO interiore. Questo IO è tutt’uno con OM. (Mandukya Upanishad) 25
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