Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata

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Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata
Tesi conclusiva

     Perché yoga? Yoga perché….
Esperienza di un percorso di yoga per ragazze/i dai 15 ai 19 anni

                       Candidata

                    Vanna Viezzoli

                         Relatore

                   Antonietta Rozzi
Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata
Capitoli

Cap. 1 - Motivazione del progetto                                            pag. 2
Cap. 2 - Sostenibilità e diffusione                                          pag. 4
Cap. 3 - Cinque punti chiave          1. Scienza millenaria                  pag. 6
                                      2. Conoscenza di se stessi             pag. 7
                                      3. Relazione corpo mente emozioni      pag. 7
                                      4. Supporto allo studio                pag. 8
                                      5. Strumento di creatività             pag. 9
Cap. 4 - Strumenti                    1.Relazione all’interno del gruppo     pag. 10
                                      2. Respiro                             pag. 11
                                      3. Saluto al sole                      pag. 14
                                      4. Posizioni                           pag. 19
                                      5. Suono, mantra e mandala             pag. 25
                                      6. Rilassamento                        pag. 31
Cap. 5 - Osservazioni sulla pratica proposta                                 pag. 32
Cap. 6 - Feedback degli allievi                                              pag. 32
Cap. 7 - Conclusione e prospettiva per proposte future                       pag. 34
Cap. 8 – Schema di pratica proposta                                          pag. 37

Nota introduttiva
Ho voluto presentare un progetto di lavoro rivolto a ragazze e ragazzi che frequentano
la scuola secondaria di secondo grado. L’argomento della tesi fa riferimento
all’esperienza di un corso effettivamente svolto nei primi mesi del 2011, al quale
hanno aderito sei ragazze/i. Il corso è stato effettuato al di fuori dell’ambiente
scolastico e si è articolato su dieci incontri di un’ora e mezzo ciascuno.

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Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata
Capitolo 1
Motivazione del progetto

Nell’ambito delle mie conoscenze personali mi sono relazionata due anni fa con
alcuni insegnanti di scuole medie superiori di Trieste e Monfalcone (GO) in merito
alla possibilità di proporre all’interno delle istituzioni scolastiche la pratica dello
yoga. Gli insegnanti da me contattati sono persone che loro stesse praticano yoga o
che si sono comunque dimostrate sensibili all’argomento. Grazie all’interessamento
di alcune di esse abbiamo avviato degli interventi all’interno dell’orario scolastico
nell’ambito di progetti “Dispersione Scolastica – Yoga a scuola” in un istituto
professionale e “Yoga a scuola” in un istituto magistrale.
Gli interventi hanno riscontrato interesse sia da parte degli allievi che degli
insegnanti.
Al momento attuale però i tagli effettuati all’economia scolastica non hanno reso
possibile il poter riproporre queste, come altre, attività esterne.
Ho pensato quindi di proporre un ciclo di incontri al di fuori delle strutture
scolastiche utilizzando uno spazio privato e dare comunque la possibilità ai ragazzi/e
di potervi partecipare a titolo gratuito, sostenendo solamente il costo di tesseramento
e assicurazione, e richiedere un finanziamento alla Provincia di Trieste presentando il
Progetto Sportivo: “Elementi di yoga per studenti scuole medie superiori”.
Descrizione sintetica del progetto:
“Il progetto intende proporre un ciclo di 10 incontri rivolti agli studenti delle scuole
medie superiori della Provincia di Trieste con lo scopo di promuovere elementi base
dello yoga, come strumenti di crescita della persona, di integrazione e autostima, per
le prevenzione e la rimozione dei fenomeni di disagio giovanile e di dispersione
scolastica”.
Il progetto è stato presentato a novembre 2010, e la mia idea era di svolgerlo tra
febbraio e maggio 2011, in modo da poterlo concludere prima della fine dell’anno
scolastico.
Quindi il progetto è stato avviato a fine febbraio senza ancora sapere però se ci fosse
stato o no finanziamento da parte della Provincia di Trieste. Ho deciso di iniziare
ugualmente considerando che poteva rappresentare per i ragazzi/e che avevano
voglia di sperimentare una opportunità, e dal mio punto di vista una pratica di
servizio accompagnato dalla possibilità di approfondire il contatto con ragazzi/e e

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Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata
sperimentarmi nell’insegnamento con una fascia di età normalmente non presente ai
corsi di yoga che propongo.
La fascia di età scelta, quella corrispondente all’adolescenza tra i 15 e 19 anni,
corrisponde ad una pubertà e ad un passaggio biologico di maturazione sessuale già
avvenuto, ma spesso difficile da gestire, e ad un importante               momento di
riconoscimento di nuovi ruoli in ambito psicologico e sociale. Nella nostra realtà
moderna questa ricollocazione risulta incerta, confusa, non più sancita dai riti di
passaggio di tipo famigliare, sociale o religioso, o governata da ruoli all’interno della
famiglia. Nel passato, e soprattutto nelle culture e tradizioni più legate al culto della
Terra, i riti di passaggio costituivano momenti chiari di passaggio da una dimensione
all’altra, spesso collegati a cicli della vita individuale e/o a momenti biologici.
Permettevano inoltre di legare l’individuo al gruppo, ma anche di strutturare la vita
dell’individuo a tappe precise, dando una percezione tranquillizzante nel rapporto
con la temporalità e la mortalità. Quindi l’importanza del rito è rivolta all’individuo,
alla relazione tra l’individuo ed il gruppo, e alla coesione del gruppo nel suo insieme.
Il gruppo può essere inteso anche come l’elemento della famiglia, con il suo ruolo di
contenimento e di guida, senza che si trasformi in costrizione e imposizione. Spesso
anche questo aspetto risulta incerto e confuso, e l’odierna realtà sociale priva i
giovani, e non solo, di validi e positivi modelli di riferimento, ma parallelamente
propone una serie di modelli alternativi che, ben lungi da potersi definire come
modelli di riferimento, disorientano e alterano la visione del mondo che ci circonda,
ci danno un’immagine distorta di quegli aspetti di rispetto, tolleranza e convivenza
che dovrebbero definirsi universali.
Gli iniziali cambiamenti nel corpo fisico risultano destabilizzanti anche a livello
mentale, ma la crisi va vista come opportunità di superare una difficoltà, ed è il
momento di attuare il passaggio verso la possibilità di utilizzo del pensiero in forma
articolata. Si apre la possibilità alla dimensione verbale, alla rielaborazione delle
proprie esperienze, al pensiero astratto. Quindi cambiamenti, che portano ad una
situazione di crisi, che danno però la possibilità di una grande svolta, all’elaborazione
del proprio vissuto, alla conoscenza di sé stessi. Nello specifico lo strumento dello
yoga si può dimostrare come elemento eccellente per sostenere questo processo, per
corroborare le risorse intrinseche in ciascuno e liberare il proprio potenziale latente.

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Perché yoga? Yoga perché - Tesi conclusiva Candidata
Capitolo 2
Sostenibilità e diffusione

La sostenibilità economica del percorso proposto era legata all’approvazione del
progetto da parte della Provincia di Trieste. Tagli economici non hanno consentito di
accedere a questa forma di finanziamento, ma il progetto è stato ugualmente attuato
in forma di servizio volontario.
Per la diffusione del progetto mi sono avvalsa della collaborazione di alcuni
insegnanti conoscenti che ne hanno parlato ai loro allievi, ho chiesto di poter esporre
delle locandine in alcune scuole, ne ho parlato con miei allievi adulti genitori di figli
nella fascia di età interessata, ed ho utilizzato la diffusione tramite social network.
Purtroppo i tempi erano stretti, e non mi hanno consentito di poter proporre degli
incontri informativi presso le scuole per poter meglio esporre a ragazzi/e e genitori le
finalità e i contenuti del progetto. Questo aspetto credo possa dimostrarsi
estremamente utile per poter dare delle informazioni non solamente relative al
programma del percorso proposto, ma soprattutto per meglio definire l’aspetto
universale dello yoga, le valenze inerenti la prevenzione sia in campo fisico che
psicologico, il supporto nella gestione dello stress, e in generale l’aiuto, attraverso
varie metodologie, per l’attraversamento di questa importante fase di costruzione
della propria identità.
Mi sono avvalsa della collaborazione di una comunicatrice visiva per la stesura di una
locandina che potesse illustrare, riassumendo in cinque punti chiave, alcuni concetti
base in relazione allo yoga da poter proporre a giovani. E’ stato utilizzato l’elemento
del fumetto con il suo ruolo di richiamare al dialogo diretto, ad un rapporto con
l’interlocutore che sta leggendo, dove domande e risposte creano un’interazione, e
quindi mette in una condizione di dialogo tra le parti. Un dialogo inteso anche tra
mondo attuale e tradizione antica. Le figure stilizzate che raffigurano alcune asana
vogliono mettere in gioco e coinvolgere l’interlocutore con una comunicazione
amichevole, schematizzata, alla portata di tutti. Di fronte alla domanda che un
giovane può fare: “perché dovrei praticare yoga?” vengono date alcune semplici e
sintetiche risposte in relazione alla realtà del mondo adolescenziale.

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Capitolo 3
Cinque punti chiave

1. Scienza millenaria
Un concetto fondamentale è quello dello yoga quale strumento molto antico ed
universale. L’abbinamento al termine scienza pone l’accento sull’attualità degli
insegnamenti dello yoga. Oggi la scienza è in grado di dare delle spiegazioni al come e
perché lo yoga è di estrema utilità soprattutto nella prevenzione di disturbi e malattie,
nonché nella cura e nell’affiancamento a terapie ufficiali, ha un ruolo importante
nella gestione dello stress, e la scienza quantica studia ciò che oltrepassa i limiti del
tangibile, spiegando i funzionamenti della nostra mente e l’influenza dei pensieri
sulla realtà circostante. Esiste un ponte tra il tangibile e l’intangibile, tra ciò che
facciamo, tocchiamo e vediamo e ciò che i nostri pensieri sono in grado di creare nella
realtà che ci circonda.
Grandi filosofi, scienziati e mistici del passato e contemporanei ci riconducono allo
stesso concetto di realtà che viviamo.
Di fatto il processo di civilizzazione degli ultimi secoli e soprattutto degli ultimi
decenni ha creato una distorsione nel nostro stile di vita, sempre più sradicato dalla
natura e dai suo ritmi, sempre più centrato sul voler curare le malattie e gli stati
psichici alterati piuttosto che sul voler mantenere uno stato di salute fisico e mentale
sano, sostenuti spiritualmente da dogmi religiosi spesso limitanti e lontani dai reali
insegnamenti originali.
“Sii te stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” (Gandhi)
Questa è la grande possibilità che lo yoga propone, attraverso la quale l’essere umano
moderno può ritrovare la volontà di esistere e la gioia di vivere in salute globale.

“Le leggi della salute non sono né restrittive né limitative; anzi, sono semplici, poco
numerose e ci procurano una grande libertà, liberandoci da una serie di restrizioni
che altrimenti ci impedirebbero di gioire pienamente della vita. Tutto quello che è
contro la natura è anche contro lo yoga, e tutto quello che è contro lo yoga è anche
contro la natura. Questo precetto è semplice e razionale, e non dobbiamo mai
dimenticarlo se vogliamo avere meravigliosi benefici” (André Van Lysebeth)

“Mentre nella religione si è di fronte ad un culto, a una fede, a una meta, a dei
valori, nello yoga la meta è rendere la coscienza libera, senza limitazioni, oltre il

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nome e la forma. Patanjali, all’inizio dei suoi Yoga Sutra afferma: Yoga è il
controllo totale di tutte le funzioni della consapevolezza. Perciò, coloro che sono
desiderosi di fare esperienza dello yoga, dovrebbero concentrarsi molto di più sulle
pratiche piuttosto che su una serie di regole e imposizioni sul modo di mangiare, di
dormire, sulle relazioni matrimoniali o sulle relazioni sociali.” (Sw. Satyananda
Saraswati)

2. Conoscenza di sé stessi
Un altro aspetto sul quale è stato posto l’accento nell’ambito della pratica degli asana
è il contatto con il proprio corpo e con la terra, connesso anche al senso di
appartenenza ad un gruppo, ma anche ad una realtà più vasta. In questo contesto è
stato introdotto l’argomento dei ritmi della natura, ritmi del cosmo e ritmi del corpo.
E’ importante in questo momento adolescenziale di grande trasformazione del corpo
fisico e di grandi domande (chi sono? che ci faccio qui?) il fissare un contatto
profondo con la terra, con il proprio corpo, il poter sentire tutto ciò che compone il
corpo, il respiro, l’energia vitale che permea i corpi e tutto ciò che ci circonda. Il poter
immergersi in questi elementi fissa una consapevolezza di appartenenza profonda
alla sorgente dalla quale siamo venuti.
Nell’ambito della pratica degli asana e del saluto al sole c’è stato anche un accenno
all’aspetto simbolico delle posizioni, all’energia alla quale ci connettiamo, per meglio
collocare e comprendere il nostro corpo e le sue funzioni, la nostra posizione nel
mondo, la nostra possibilità di accedere ad una determinata situazione o piuttosto ad
un’altra, con la possibilità di sperimentare la vita in una situazione consapevole,
piuttosto che farsi trascinare dalla massa, dal “così fanno tutti”, per elaborare una
conoscenza di sé stessi che possa fare da guida nelle scelte che sempre più
strettamente si presentano del percorso della vita.

3. Relazione corpo mente emozioni
Il senso di appartenenza e di connessione alla terra ci collega al fatto di far
comprendere ai ragazzi/e quello che è l’insieme del loro essere, in quanto aggregato
di funzioni fisiche, psichiche ed emozionali, che tanto intensamente vengono vissute
in quest’età.
Il ruolo del prana, della forza vitale che permea l’intero universo, e del corpo pranico
- pranomayakosha - riveste un ruolo fondamentale di connessione tra l’aspetto fisico
e mentale/emozionale.

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“In ogni essere umano vi sono due shakti. Una è prana shakti, la vitalità, e l’altra è
manas shakti, la mente. Queste sono fisicamente paragonabili con il sistema
nervoso simpatico e parasimpatico. Se uno di questi sistemi è predominante e l’altro
è assoggettato, allora il sistema predominante esprime sé stesso anche attraverso il
comportamento. Perciò deve essere stabilito l’equilibrio tra il prana e la mente.
Naturalmente quando dico prana non intendo solo il respiro ma intendo la forza
vitale; e quando dico mente o manas, non intendo solo il pensiero, ma intendo la
coscienza totale. In yoga questi sistemi sono chiamati ida e pingala. Il sistema ida è
responsabile del controllo della componente mentale. Se ida predomina su prana
shakti, la mente si muove senza ingranaggi e ne risultano frustrazioni e
indisciplina. Tuttavia, se viene stabilito un equilibrio tra i due, se gli impulsi dei
sistemi simpatico e parasimpatico vengono controllati alla loro fonte, nel cervello, il
comportamento espressivo esteriore sarà in accordo con ciò che avviene
interiormente” (Sw. Satyananda Saraswati)

Nell’età evolutiva è di particolare importanza la pratica di suryanamaskara –saluto
al sole, che, unitamente ad altre pratiche, svolge un ruolo importante in relazione
all’attività della ghiandola pineale. La ghiandola pineale è connessa alla ghiandola
pituitaria, e il loro ruolo è centrale nello sviluppo ormonale. La pubertà precoce
spesso non corrisponde ad un’altrettanto veloce processo di maturazione mentale
generando stati di squilibrio. La mente non è in grado di fare fronte ai rapidi ed
intensi cambiamenti fisici ed emozionali. Attraverso la pratica dello yoga iniziata già
nella fase pre-adolescenziale possiamo aiutare uno sviluppo integrato e controllato
delle funzioni psichiche e fisiche.

4. Supporto allo studio
Chiaramente la fascia di età interessata è coinvolta nel processo di apprendimento e
di studio. Risulta perciò di primaria importanza offrire degli strumenti atti            a
migliorare le capacità di apprendimento, memorizzazione e capacità di sintesi. Gli
strumenti offerti dallo yoga nella forma di pratiche di visualizzazione e di
concentrazione sono ottimi supporti per perseguire questi obbiettivi. Tutte le pratiche
proposte dallo yoga contengono in sé una componente relativa alla concentrazione.
Nella fase adolescenziale, periodo di grandi cambiamenti, nel corpo, nella mente e
nelle emozioni, e nel contesto del mondo attuale sostenuto da molteplici stimoli
spesso contraddittori, c’è il rischio di arrivare ad una situazione di dispersione e di

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confusione mentale. Attraverso la concentrazione sul corpo nelle pratiche di asana,
sul respiro, e attraverso pratiche specifiche di concentrazione e visualizzazione
l’attività della mente viene incanalata ed utilizzata in forma costruttiva e creativa.

5. Strumento di creatività
Cosa può significare per un adolescente fermarsi per un’ora e mezza in una situazione
di silenzio, attenzione del respiro, posizioni, rilassamento? E’ l’entrare in una
dimensione molto diversa dalla frenesia degli impegni pressanti, del tecno-stress da
cellulari e computer, da amicizie virtuali da social network, da dialoghi compressi
con interlocutori metallici. E’ una grande possibilità per entrare in una realtà molto
concreta di contatto con sé stessi e con la sorgente della vita.
Ed è proprio contattando questi elementi che si possono liberare le espressività
creative di ciascuno. Oltre agli asana ed alle pratiche di respirazione sono stati
introdotti alcuni strumenti specifici di lavoro con i mandala e alcune semplici
pratiche con l’utilizzo della voce, del ritmo e del canto delle vocali associando
specifiche posture del corpo.
Credo anche che la pratica del rilassamento svolga un ruolo fondamentale nello
sviluppo creativo.   Soprattutto la pratica di yoga nidra fornisce un supporto al
rilassamento psichico oltre che fisico, con l’utilizzo di visualizzazioni che rifacendosi
ad immagini archetipe stimolano la liberazione del potenziale creativo.

“Nella pratica di yoga nidra non si dorme, ma attraverso il rilassamento si sviluppa
una coscienza dinamica. Questo rilassamento è indirizzato ad ogni parte del corpo,
cominciando dal pollice della mano destra e rilassando l’intera area coperta dal
sistema nervoso centrale…..Se si pratica la tecnica una volta al giorno per mezz’ora,
non solo si sperimenta la tranquillità, ma si sviluppa in sé stessi una personalità
dinamica. In yoga nidra, le risoluzioni che vengono fatte, le decisioni che vengono
prese, i pensieri che creiamo, diventano potenzialmente molto efficaci. Essi
raggiungono la profondità del subconscio e dell’inconscio, e con il tempo diventano
realtà” (Sw. Satyananda Saraswati)

Rispetto alla pratica proposta agli adulti, durante la sessione per i ragazzi/e sono stati
inserito un maggior numero di asana, mantenendo tempi di esecuzione più brevi,
una maggiore presenza di elementi dinamici e tempi più brevi per le pratiche di
respirazione e il rilassamento.

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Capitolo 4
Strumenti

1. Relazione all’interno del gruppo
Il gruppo di sei ragazze/i è stato inizialmente invitato a muoversi liberamente per la
stanza, passando poi ad un ritmo comune che si alternava tra più lento e più veloce.
C’è stato poi un invito ad un primo approccio di relazione attraverso scambio di
sguardi, successivamente di sorridersi reciprocamente. Il gruppo è stato poi invitato a
disporsi in cerchio, ed iniziare un’inter-relazione personale presentandosi con il
proprio nome ad un compagno/a che a sua volta si andava a presentare ad un altro
componente.
Un altro momento dinamico che si è dimostrato utile all’aggregazione del gruppo è
stato il movimento libero nello spazio della stanza con dei momenti di stop che
facevano prendere un ampio respiro sollevando le braccia e un lasciar ricadere il
busto in avanti emettendo un suono libero. A questa situazione che ha creato un
momento di divertimento (anche se un po’ imbarazzato) è seguito il riunirsi in
cerchio, inteso come elemento di aggregazione del gruppo. Il concetto del riunirsi in
cerchio, che appartiene alla nostra natura di esseri inter-dipendenti ed inter-
connessi, sembra forse un po’ dimenticato dalla nostra struttura sociale. Ci riuniamo
si ma in maniera molto inconsapevole e alle volte vuota. Diverso è il riunirsi in forma
rituale con lo scopo di mettere in contatto i partecipanti presenti l’uno con l’altro,
riconoscendo la similarità e l’interdipendenza. In questo caso al riunirsi in cerchio è
seguito il canto del mantra OM, come momento rituale di riconnessione con l’evento
originale della creazione, e con tutti quelli che hanno partecipato al rituale nel
passato. Il rituale ha a che fare con l’attraversamento del tempo, portando il passato
nel presente e conservando il presente per il futuro. E’ legato alla storia dell’universo.

“Grandi avvenimenti, nuove lune, equinozi, il cambio delle stagioni, il morire delle
stelle, o lo spuntare di un nuovo germoglio, lo sforzo di un uccello per cantare, il
volo di una farfalla, essere testimoni della vita nella sua continua trasformazione,
nel suo alternato prendere e dare testimoniando il continuo sforzo di guarigione
spontaneo che la natura organizza e struttura, seguendo un impulso intuitivo. Non
è un impulso cosciente quello che seguiamo quando ci organizziamo nello spazio in
circolo, con un centro chiaro, col quale ognuno di noi è in relazione. E’ come se lo
spazio fosse orientato ed aggiustato intorno a questo centro, e tutte le strutture

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all’interno od intorno a quel centro trovino una via armonica di essere nello spazio.
Questo organizzarsi nello spazio è di per sé anche uno spazio di guarigione
spontanea, presente dappertutto nel mondo, in ogni cultura ed in ogni popolazione
primitiva o moderna.” (M. Fox – Creativity)

Il riunirsi in cerchio ci connette anche al concetto dell’accoglienza, dove tutti siamo
uguali pur con le nostre diversità, dove ognuno è accolto per ciò che è in quel
momento, e dove l’accogliersi reciprocamente ci fa diventare uno.

2. Respiro
Uno degli elementi importanti inseriti all’interno del percorso è quello del respiro e
del prana. Possiamo rimanere senza cibo per molti giorni, senz’acqua per un paio di
giorni ma l’assenza di aria può normalmente essere portata a pochi minuti, dopo di
che avvengono danni gravissimi se non letali nel corpo. Quindi l’elemento del respiro
in quanto portatore di ossigeno al nostro sistema corporeo globale è basilare a
qualsiasi funzione fisica e non solo. Considerando gli aspetti sottili del nostro essere il
respiro assume un ruolo aggiuntivo quale mezzo per prepararci alla consapevolezza
dei livelli più sottili dell’esistenza.
La nostra esistenza richiede un costante apporto di cibo acqua ed aria che sono
indispensabili per un corretto metabolismo. Con il metabolismo le sostanze vengono
trasformate ed utilizzate secondo necessità dalle cellule dell’organismo. In questo
processo l’energia viene accumulata ed utilizzata nelle diverse funzioni dal corpo.
L’ossigeno contenuto nell’aria è una delle sostanze fondamentali e più importanti nel
mantenimento della vita. La respirazione propriamente detta interessa il flusso
dell’aria all’interno dei polmoni. I muscoli respiratori fanno sì che l’aria entri nei
polmoni, permettendo l’assorbimento dell’ossigeno e l’espulsione di anidride
carbonica dal sangue attraverso gli alveoli polmonari. La fitta rete di capillari che va
ad irrorare tutte le cellule del corpo consente alle cellule stesse una respirazione
interna, un costante scambio tra anidride carbonica ed ossigeno.
Nel processo respiratorio il naso svolge svariati ruoli in quanto purifica, riscalda e
umidifica l’aria prima del suo percorso all’interno delle cavità nasali, faringe, laringe,
trachea, bronchi, bronchioli ed infine gli alveoli polmonari, dove di fatto avviene lo
scambio di ossigeno ed anidride carbonica. La superficie degli alveoli polmonari è
circa venti volte la superficie del corpo, e quindi circa 50 mq.

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L’atto del respiro interessa il diaframma che risucchia come un mantice l’aria
all’interno dei polmoni unitamente ai movimenti dei muscoli addominali,
intercostali, del collo e delle spalle.
Il respiro è di per sé un atto spontaneo, inconscio, ed il centro del controllo del
respiro è situato nel midollo allungato e nel bulbo alla base del cervello, la parte del
cervello primitivo. Tramite i nervi spinali vengono inviati impulsi al diaframma ed ai
muscoli preposti. Fattori fisici, mentali ed emozionali influenzano l’intensità e la
qualità del respiro. Su questa funzione involontaria possiamo però intervenire con un
atto di volontà ed utilizzare questo processo per migliorare non solo le nostre funzioni
vitali ma anche i processi sottili. Il ruolo del corpo pranico - pranomayakosha – è
quello di tenere in vita e sostenere il corpo fisico e mentale, e permettere un
interscambio tra di essi.
Tutto ciò che esiste è costituito da prana , macrocosmo e microcosmo, ed è sostegno
di tutta la vita. Dall’energia cosmica onnipervadente – mahaprana – attingiamo
attraverso il respiro il prana che sostiene i nostri corpi e che in esso si differenzia nei
5 vayu che svolgono funzioni specifiche. Prana può essere inteso come energia
multidimensionale elettrica, magnetica, elettromagnetica, fotonica, ottica, termica,
mentale, che assume densità diverse. Prana costituisce l’aspetto attivo della
manifestazione, l’energia vitale (Shakti) inscindibile dall’aspetto stabile ed immobile
del principio coscienziale (Shiva) .
Nel Vedantha questi due aspetti sono conosciuti come Purusha (coscienza) e Prakriti
(energia).   Purusha deve agire insieme a Prakriti, senza prana la coscienza è
incapace di creare.
Pranomayakosha, corpo pranico, energetico, “di luce, eterico o bioplasmico”, è
costituito da migliaia di nadi che conducono l’energia –Shakti – all’interno del
corpo. Il processo del Pranayama consente di espandere la dimensione del prana.
Nell’ambito della proposta di yoga ai ragazzi/e è stato posto l’accento sull’utilizzo del
respiro sia in forma involontaria con l’osservazione del respiro spontaneo che in
forma volontaria con la        pratica della respirazione completa, il respiro a narici
alternate – nadi shodhana pranayama - e il respiro dell’ape ronzante – bhramari
pranayama.
L’osservazione della respirazione naturale, involontaria, è stato utilizzato anche come
mezzo di auto osservazione e di auto consapevolezza. E’ stato sottolineato l’aspetto
unificante del respiro, il fatto che attingiamo tutti dalla stessa sorgente di prana, e
questo funge da elemento unificatore per tutti. L’ascolto del respiro porta poi al

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concetto del ritmo, del fluire incessante di inspiro ed espiro, ed alla consapevolezza
del fluire della vitalità nel nostro corpo. Dei diversi ritmi presenti nel corpo quello del
respiro appare senz’altro tra i più evidenti e facilmente percepibili.
Le respirazioni sono state proposte nella forma di tecniche respiratorie con fasi di
inspiro espiro e brevissime fasi di ritenzione, facendo più che altro ascoltare il
momento di passaggio tra inspiro ed espiro. La fase di ritenzione avviene
spontaneamente nella respirazione normale per una frazione di secondo, ma non ne
abbiamo coscienza. Se l’inspirazione può essere vista come un respiro attivo e
positivo, l’espirazione come un respiro passivo e negativo –riguardo le polarità – la
ritenzione è l’elemento che trascende le polarità.
Respirazione completa. E’ stata proposta la respirazione completa per migliorare
la sensibilità e la capacità del respiro nelle tre fasi addominale, toracica e clavicolare.
Le tre fasi sono state prima proposte singolarmente, con l’appoggio delle mani
all’addome, ai lati della cassa toracica ed infine sotto le clavicole. Quindi è stata
utilizzata sia la percezione interna del corpo, soprattutto in relazione al movimento
del diaframma, che la percezione tattile dell’appoggio delle mani nelle aree del corpo
interessate. Successivamente la respirazione completa, con un flusso inspiratorio che
dall’addome si espande nel torace ed infine nell’area delle clavicole ed un flusso
espiratorio che si rilassa. La posizione adottata inizialmente è stata quella distesa, e
una volta appresa la base della pratica c’è stato l’invito alla posizione seduta –
siddhasana o sukhasana. Sono state proposte delle visualizzazioni associate al
movimento del respiro lungo il corpo, come il flusso di un’onda che sale e scende o il
movimento dell’acqua sul bagnasciuga. L’esperienza è stata supportata da immagini
anatomiche dell’apparato respiratorio.

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Respirazione a narici alternate. Nell’ambito delle respirazioni equilibranti è
stata proposta la pratica di nadi shodhana pranayama, la respirazione a narici
alternate. Il flusso del respiro in ciascuna narice è connesso con le varie funzioni duali
come le attività degli emisferi cerebrali destro e sinistro, la dominanza del sistema
nervoso simpatico e parasimpatico, azione e rilassamento, prana e mana shakti.
Queste fluttuazioni cicliche si riflettono nel respiro e in modo più evidente nel respiro
di ogni narice. La ricerca dell’equilibrio tra introversione ed estroversione, tra corpo e
mente, tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico, può essere facilitata dalla
pratica di nadi shodhana pranayama. Il significato di shodhana è pulire, purificare,
perciò con questa pratica è intesa anche a purificare e decongestionare i canali
pranici. L’alternanza di inspirazione ed espirazione tra le narici sinistra e destra
influenza le nadi ida e pingala, controlla le oscillazioni della struttura corpo/mente e
porta equilibrio ed armonia a tutto il sistema. Il ruolo equilibrante interessa sia
squilibri del corpo fisico che del corpo mentale. Nel periodo adolescenziale, così pieno
di cambiamenti, spesso accompagnati da sensazione di ansia e disagio, dove si
sviluppano la costruzione dell’immagine del proprio corpo in trasformazione, e si
costituiscono nuovi legami affettivi e sociali, il ruolo equilibrante di nadi shodhana
pranayama può certamente rivelarsi utile.

Respiro dell’ape ronzante. La pratica di bhramari pranayama prevede l’utilizzo
di una vibrazione sonora che unitamente al respiro apporta introversione e calma alla
mente e al sistema nervoso. E’ utile nelle forme di tensione mentale, ansietà, rabbia.
Si dimostra inoltre come pratica di introspezione, per risvegliare la percezione delle
vibrazioni e dei suoni sottili. L’espirazione tende naturalmente ad allungarsi, e quindi
anche l’inspirazione si farà progressivamente più profonda, e la concentrazione e
l’attenzione vengono incrementate. Inoltre l’emissione del suono implica, anche se in
questo caso a labbra chiuse, un’espressione di sé all’esterno.

3. Saluto al sole – Surya Namaskara
Uno degli elementi principali proposti ai ragazzi/e è stata la pratica del saluto al sole.
Trattandosi di una pratica dinamica è certamente molto adatta ai giovani (oltre che a
persone di tutte le età).
Troviamo tre importanti elementi in questa pratica: forma, energia e ritmo. Le dodici
posizioni creano la matrice fisica sulla quale è costruita la forma della pratica. La
pratica delle posizioni genera e incrementa il livello di prana – energia sottile - nel

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corpo. Possiamo considerare questa pratica come un generatore pranico in grado di
permetterci di vivere più pienamente e gioiosamente, con dinamismo e capacità di
azione. L’utilizzo consapevole del respiro e successivamente dei bija mantra solari
nell’esecuzione della pratica offre un’ulteriore possibilità di approfondimento.

Il ripetersi della sequenza delle dodici posizioni riflette importanti ritmi dell’universo.
Il numero dodici (tante sono le posizioni della pratica) è strettamente collegato alla
tradizione solare. Pensiamo al passaggio del sole nel corso dell’anno attraverso le
dodici costellazioni dello zodiaco, la suddivisione temporale dell’anno in dodici mesi,
della giornata in 12 + 12 ore (il giorno cinese tradizionale è di 12 ore, ed è stato poi
adeguato al nostro modo occidentale duplicando le ore), per includere le figure dei
dodici Apostoli di Cristo, dispensatore di Luce ed Energia.
L’adorazione del sole è una delle forme più antiche di espressione interiore e di
connessione ad una sorgente superiore. Nell’India antica il grande Avatar Rama
divenne il re della razza solare nel Ramayana. Nelle scritture vediche troviamo molti
riferimenti al sole.
“Colui che rimuove tutte le debolezze, cura tutte le malattie, Signore di tutto ciò che è
fermo e che si muove. Egli uccide i demoni e protegge gli adoratori”
“Meditiamo sulla gloria adorabile del sole radiante. Possa egli ispirare la nostra
intelligenza” (Rig Veda)
“Oh Signore ed essere della luce
Dall’irreale conducimi al reale
Dall’oscurità alla luce
Dalla morte all’immortalità” (Brhadaranyaka Upanishad)
Il culto dell’adorazione del sole fisico fa riferimento all’adorazione del Brahman,
l’Assoluto, e le sue manifestazioni di creatore, preservatore e distruttore dell’universo.
Il sole è visto come simbolo dell’Assoluto.
Nella Suryopanishad il sole viene personificato come: brillante come l’oro, con
quattro braccia, seduto su un loto rosso su un carro trainato da quattro cavalli. Mette
in moto la ruota del tempo e da lui emergono i cinque elementi fisici terra, acqua,
fuoco, aria ed etere, oltre che i cinque sensi.
In quanto fonte della luce fisica, mentale e spirituale, è l’immagine più vicina al
divino che possiamo concepire.

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“Il Sole è la divinità visibile, l’occhio del mondo, la causa del giorno. Esiste in eterno.
Nessun altro dio è uguale a lui. E’ l’origine del tempo. I pianeti, le stelle, le sfere
dell’esistenza, i principi di vita, il dio del vento, il dio del fuoco e tutti gli altri dèi
sono soltanto parte di lui” (Bhavishya Purana)

Gli adoratori del sole dell’India antica svilupparono anche un’analisi scientifica del
sistema solare, della misurazione del tempo, dei movimenti planetari, di eclissi,
solstizi ed equinozi.

       Surya ( Konark –India)                      Tempio a Surya ( Konark –India)

Anche in altre tradizioni troviamo riferimenti all’adorazione del sole. Nell’antico
Egitto le piramidi erano considerate templi e osservatori, in un tempo dove scienza e
religione erano strettamente connesse. L’osservazione scientifica del sole era parte di
rito di adorazione e cerimonia al tempo stesso.
Le civiltà degli Atzechi, degli Inca e dei Maya avevano templi molto elaborati dedicati
alle divinità solari. Il calendario Maya mostra una conoscenza dettagliata del sole già
migliaia di anni fa.
Stonehenge in Bretannia sembra essere stato usato come osservatorio solare di
solstizi, equinozi, e ugualmente come tempio.
Così pure i Nativi americani, gli aborigeni australiani e tutte le antiche civiltà della
Terra hanno sempre tenuto in considerazione questo aspetto vitale del sole e la sua
influenza, insieme alla luna, sulla nostra realtà.
Anche nell’antica filosofia cinese gli aspetti dello yang e yin, la relazione duale e/o
polare del sole e della luna, o pingala e ida nella filosofia yogica, altresì espresso nel
termine ha-tha, rappresentano la struttura del nostro essere.

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L’equilibrio tra queste due forze polari libera la forza di sushumna nadi,
corrispondente al risveglio dell’energia nel midollo spinale, alla liberazione della
dimensione trascendentale e spirituale.
Sia il macrocosmo che il microcosmo costituito dal corpo dell’uomo sono basati su
queste       due   polarità,      per     esempio      arterie/vene,   sistema   nervoso
simpatico/parasimpatico, sodio/potassio nella conduzione degli impulsi nervosi e
così via.

IDA                            PINGALA
respiro narice sinistra        respiro narice destra
introversione                  estroversione
consapevolezza                 energia ed azione
negativo                       positivo
femminile                      maschile
inattiva                       attivo
luna                           sole
intuizione                     analisi logica
lato sinistro del corpo        lato destro del corpo
lobo destro del cervello       lobo sinistro del cervello
yoni                           lingam
yin                            yang

L’insieme del susseguirsi delle dodici posizioni, l’alternanza dei movimenti nella
colonna vertebrale, unitamente agli elementi del pranayama, dei chakra e dei
mantra, fanno si che la pratica risulti come un importante elemento equilibratore
nell’insieme corpo-mente.
La sequenza di asana accentua il flusso naturale del prana verso l’alto e verso il
basso, i blocchi energetici si liberano e i flussi energetici all’interno del corpo
scorrono più fluidi. Le energie vengono canalizzate invece di essere dissipate. La
canalizzazione energetica è inoltre intensificata dalla stimolazione di manipura
chakra, connesso al plesso solare ed ai processi digestivi e di assimilazione del cibo.
Tutto il corpo viene caricato di vitalità quando manipura chakra è in buona salute.
Inoltre ogni asana della sequenza di suryanamaskara si ricollega ad immagini
archetipe con profondi effetti anche sulla mente. Il ruolo del simbolo in questo caso
veicolato attraverso la posizione del corpo può costituire per gli adolescenti un

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avvicinamento alla parte più profonda di sé stessi, in combinazione con la
consapevolezza del respiro e la consapevolezza della sequenza dinamica.

                               Sequenza di Surya Namaskara

La prima ed ultima posizione, pranamasana, posizione della preghiera, sanciscono
l’inizio e la fine di un ciclo, il momento dell’alba e del tramonto. E’ un momento di
calma, di pace e tranquillità, dove le forze del buio e della luce, ida e pingala, si
incontrano dando la possibilità alla forza della luce spirituale, sushumna, di liberarsi.
All’inizio della giornata ci prepariamo ad affrontare le sfide quotidiane rappresentate
dalle successive posizioni più dinamiche, e alla fine ristabiliamo un momento di
serenità e quiete. In queste posizioni l’espiro rappresenta sia l’introversione che il
dare sé stessi al mondo.
In hasta uttanasana, posizione con le braccia sollevate, inspiriamo l’energia del sole
attraverso il respiro polmonare e di tutti i pori del corpo, per poterci poi tuffare nella
vita quotidiana.

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In padahastasana, posizione delle mani ai piedi, dopo esserci rivolti al cielo per
l’ispirazione, ci volgiamo alla terra per la stabilità e l’equilibrio. Rappresenta anche
un momento di introspezione necessaria ad equilibrare l’estroversione richiesta nella
vita quotidiana. Pure parvatasana ci richiama a queste immagini e sensazioni.
Ashwa sanshalanasana, la posizione equestre, rappresenta il coraggio e la forza
necessari ad affrontare le sfide della vita, e ci dà la sicurezza che acquisiamo in noi
stessi quando entriamo in contatto con la nostra guida interiore, con l’energia di ajna
chakra.
Ashtanga namaskara, la posizione degli otto punti a terra, rappresenta il momento
culminante della giornata, il sole al punto del mezzogiorno, il momento di stasi e di
inerzia, un breve momento di riposo, di resa davanti alla forza del sole al suo
momento più forte.
Bhujangasana, la posizione del cobra, rappresenta il risveglio dell’energia vitale,
l’ascesa verso lo stato spirituale dopo il momento di inerzia. Si ricollega inoltre alla
simbologia del serpente notoriamente presente in tutte le culture quale elemento di
saggezza, fertilità e rinnovamento.
La sequenza di suryanamaskara funge quindi da matrice nella trasformazione
positiva della nostra mente, nel nostro percorso di evoluzione spirituale, e nel
mantenimento di un’ottima salute fisica.

4. Posizioni
Nella scelta delle posizioni utilizzate all’interno del percorso con i ragazzi/e sono stati
tenuti in considerazione diversi elementi. Innanzi tutto la necessità di prendere il
contatto del proprio e corpo e di farne esperienza sia attraverso situazioni di
movimento che attraverso diverse possibilità di postura, soprattutto in relazione alle
posizioni da distese e verticali. Ovvero percepire attraverso il corpo il salto evolutivo
che da creature rettili ci siamo evoluti a stato di quadrupedi ed infine di bipedi con la
possibilità di liberare gli arti inferiori e poterli utilizzare in maniera creativa. In
questa possibilità di apprendere nuovi schemi corporei e motori si inserisce
parallelamente la possibilità per la mente di accedere a una maggiore flessibilità e alla
possibilità di riconoscere nuovi punti di vista per uscire da un tipo di pensiero
omologato e superficiale e poter accedere ad una dimensione multiforme di pensiero
libero e creativo. Quindi il ruolo delle asana per metabolizzare le emozioni vissute
passivamente dal corpo con la possibilità di elaborazione per poter accedere ad un
senso di sicurezza e autostima. Il corpo svolge il ruolo di strumenti di apprendimento

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ed integrazione attraverso pratiche di flessibilità, forza, stabilità e rilassamento per
aiutare i ragazze/e in crescita a formare il proprio carattere. Indirettamente è pure un
mezzo per attuare la concentrazione, sia sul proprio corpo che sul respiro.
Sono state prese in considerazione diverse posizioni tra le più classiche, sviluppate
prima in forma dinamica e poi statica, approfondendone alcune ricche di valenze
simboliche. Quindi attraverso lo schema corporeo sono stati riportati alcuni
importanti concetti archetipici con l’invito ai ragazze/i ad esprimere alcune riflessioni
in merito all’argomento proposto.

Tadasana (Albero/Montagna)
“Nessuno può andare in cielo se la sua base non è ferma” (B.K.S. Iyengar)
“Come fa un albero a sapere di fare ombra e che questa ombra è un bene?” (B.K.S.
Iyengar)
La posizione del corpo, immobile e stabile come una montagna, con i piedi bene
ancorati a terra, richiama al concetto del radicamento a terra ed alla stabilità e
sostegno della terra stessa. La montagna ha un valore simbolico di dignità e
maestosità. Lo scalare la montagna può rappresentare una sfida ed il desiderio di
trascendere il proprio io individuale in un processo di ascesa e di ricerca spirituale. La
ricerca di un luogo elevato di pace e meditazione dove poter entrare in contatto con il
proprio Sé profondo, al di là di qualsiasi tipo di dualismo. L’immagine della
Montagna Sacra come simbolo del Centro, in cui cielo e terra si incontrano, è
presente in tutte le tradizioni. Ovunque si trovano montagne sacre ritenute dimore
degli dei. Sulle montagne avvenivano sempre eventi spiritualmente significativi. Mosè
ricevette le tavole della Legge sul monte Sinai, il Monte Kailash è dimora di Shiva, il
monte Meru rappresenta l’asse del mondo, e in molte tradizioni si possono
riscontrare immagini analoghe.
Il radicamento dei piedi a terra ci richiama alla figura dell’albero in quanto immagine
di riferimento molto diffusa e presente in moltissime tradizioni. L’albero della vita,
l’albero della conoscenza, l’albero dell’illuminazione e della saggezza, sono immagini
che richiamano l’aspetto dell’albero come centro del mondo, come asse vivente che
connette terra e cielo, ed è simbolo dell’uomo, una replica in piccolo dell’essere
Divino a cui immagine è fatto l’uomo. Le radici fissate al suolo, il tronco forte che
cresce verticalmente, e la chioma che tende verso il cielo, quest’immagine diventa
simbolo del legame della vita sulla terra e del cielo.

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Trikonasana (Triangolo)
“Mente, spirito e corpo devono essere una sola cosa: tre in uno, uno in tre” (B.K.S.
Iyengar)
La posizione proposta in alcune delle sue varianti si rifà al concetto del tre e del
triangolo. La figura del triangolo richiama alla forza, alla capacità di sopportare del
peso, alla stabilità. Facendo riferimento al treppiede come elemento di sostegno e
focalizzazione per poter ottenere un’immagine, per esempio fotografica, nitida. Nella
nostra tradizione la divinità è espressa come Trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo,
nella tradizione induista si esprime nella Trimurti come Brahma, Vishnu e Shiva,
con i corrispondenti aspetti femminili di Saraswati, Lakshmi e Durga/Parvati. Le
stesse energie sono espresse nei Triguna Sattwa, Rajas e Tamas e nei Tridosha
dell’Ayurveda come Vata, Pitta e Kapha. Nello yoga vengono presi in considerazione
gli aspetti di corpo, mente e spirito, dell’Hatha yoga, Jnana Yoga e Bhakti Yoga, i tre
aspetti di stato di veglia, sogno e sonno profondo, rappresentati dall’AUM. Tutto il
sistema dei chakra è intersecato dalle tre nadi principali Ida, Pinga e Sushumna.
L’elemento del tre è presente nel tridente di Shiva (e anche di Nettuno), nei tre occhi
di Shiva, ma anche nell’immagine simbolica del giglio come elemento di purezza con i
suoi tre petali e tre sepali petaloidi. Inoltre qualsiasi triangolo è perfettamente
inscritto in una circonferenza simbolo dell’unita e della perfezione, il Sat Chit
Ananda (Verità, Coscienza, Beatitudine).

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Garudasana (Aquila)
“Le costole sono le ali del corpo. Aprite le vostre ali.” (B.K.S. Iyengar)
Garuda è l’aquila, la regina degli uccelli, simbolo di potere e di vittoria, del reale e del
divino. Si libra in alti voli per controllare a distanza il territorio ed è dotata di una
vista acuta e penetrante. La possibilità di poter vedere chiaramente costituisce per noi
un elemento importante nel percorso di autoconoscenza e autoconsapevolezza. Si usa
definire “un’aquila” una persona dall’intelligenza eccezionale, che ha idee chiare, che
è capace di realizzare progetti che volano in alto, che può volgere il proprio sguardo al
proprio interno e apprendere tramite l’auto-osservazione, anziché attraverso prove ed
errori.
L’aquila rappresenta l’evangelista Giovanni, per le sue doti visionarie e come simbolo
dell’ascensione di Cristo, nella tradizione dell’antico Egitto è presente come fenice,
rappresenta lo Spirito Universale nella tradizione dei Nativi, era animale simbolico di
Zeus (Giove). L’immagine dell’aquila è presente da tempi antichi come simbolo di
sovranità.
Garuda è veicolo di Vishnu, e quindi simboleggia la divina visione, mezzo uomo e
mezzo volatile, con testa, ali, zampe e becco d’aquila e sembianze umane, attacca e
distrugge il male, rappresentato dal serpente.

Bhujangasana (Cobra)
“Come un serpente, si deve muovere la spina dorsale da un’estremità all’altra.
Muovendo la testa, il movimento deve trasmettersi fino alla coda.” (B.K.S. Iyengar)
L’immagine del serpente appare come animale simbolico in moltissime culture e
tradizioni, rivestendo ruoli multiformi. E’ particolare la sua posizione nel regno
animale per la sua possibilità di avanzare sulla terra senza zampe, di vivere in cavità
della terra e di sgusciare dall’uovo come un uccello. Inoltre il suo morso può rivelarsi
fatale ma allo stesso tempo il veleno può essere usato per scopi terapeutici, ed è
tipica la muta della pelle. Anche se in alcune situazioni riveste il ruolo della
tentazione, delle forze oscure, (pensiamo all’immagine della Madonna con un piede
appoggiato sulla testa del serpente) di fatto rappresenta la saggezza, la forza divina, la
fertilità e il potenziale creativo. Pensiamo all’aspetto della Kundalini Shakti come
potenziale latente situato alla base della nostra colonna vertebrale, simbolo della vita
e della saggezza. Il serpente avvolto intorno all’Albero della Conoscenza, l’Ouroboros,
il serpente che si morde la coda, simbolo dell’immensità, dell’eterno ritorno, della
discesa dello spirito nella materia, il bastone di Esculapio, e il Caduceo associato a

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Hermes (Mercurio), simbolo della fertilità, dell’equilibrio e dell’arte medica, i
serpenti piumati delle civiltà dell’america centrale, il serpente arrotolato Shesha che
galleggia sulle acque primordiali e funge da letto a Vishnu, il cobra attorcigliato al
collo di Shiva, la danza di Krishna sul serpente Kaliya, sono tutti elementi che ci
ricordano l’aspetto della vita, dell’eterno rinnovamento, del potenziale racchiuso in
ciascuno di noi, dell’equilibrio e del collegamento tra cielo e terra, tra mondo
superiore e mondo inferiore.

Paschimottanasana (Pinza)
“Uno sforzo consapevole sulla schiena e uno sforzo visivo frontale: cervello e mente
devono funzionare come un’unità.” (B.K.S. Iyengar)
In Pashimottanasana la parte superiore del corpo tocca quella inferiore. Le mani
come simbolo di attività, di potere (anche di tipo terapeutico) afferrano i piedi, le
fondamenta dell’essere. C’è una sensazione di umiltà, di resa, di avvicinamento degli
opposti, emerge la chiarezza delle polarità presenti negli aspetti della vita. L’intensità
dello stiramento di muscoli e tendini aiuta la possibilità di estendere i limiti dei
pensieri, dei sentimenti e della comprensione. La tensione richiesta per effettuare il
piegamento con la colonna allungata ci fa pensare a quali ostacoli dobbiamo superare
nella nostra esistenza.

Ardha Matsyendrasana (Torsione spinale)
“L’intero corpo, ben lungi dall’essere ignorato, viene preso in considerazione dalla
disciplina spirituale, fino a quando l’intero essere umano si è trasformato in pura
fiamma. Una spina dorsale dritta, vigile, conferisce alla concentrazione un’intensità
spirituale tale da bruciare qualsiasi pensiero rivolto a distrarre e arrestare ogni
rimuginio sul passato e sul futuro, lasciando l’aspirante nel puro presente.” (B.K.S.
Iyengar)

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La torsione può evocare l’elemento della spirale. Il movimento in una o nell’altra
direzione, dal basso all’altro o viceversa, dal centro all’esterno o viceversa. La natura è
ricca di elementi a spirale, che racchiudono al proprio interno rapporti geometrici e
matematici di elevato spessore (il rapporto aureo e sequenza di Fibonacci si
esprimono nei vegetali, nelle conchiglie, nel corpo umano).
Il poter torcere il proprio corpo e riportarlo nella posizione di partenza può aiutarci a
scorgere le distorsioni della nostra mente, e la nostra possibilità o volontà di essere
flessibili. E la nostra possibilità di osservare quegli elementi della vita che possono
non essere sempre lineari, e dare una svolta, una “torsione” agli eventi. La torsione
aiuta a liberare energia immagazzinata e renderla disponibile. La flessibilità del
corpo si trasferisce alla possibilità della mente di sperimentare situazioni nuove e
stimolanti. Ritorna anche in questo contesto l’immagine del serpente nella sua
accezione di saggezza e forza in quanto animale capace di torcersi in svariate
soluzioni. La torsione permette anche il potersi guardare dietro, in atteggiamento
introspettivo nel percorso di autoconoscenza.

Viparita Karani Asana/Sarvangasana (posizione capovolta)
“Al momento in cui staccate i piedi dal pavimento, sperimentate l’identità dell’Io;
lasciate stare l’Io e trattenete l’Unità, la consapevolezza totale che deve persistere
durante tutta la posizione.” (B.K.S. Iyengar)
Stando con i piedi bene appoggiati a terra possiamo pensare di trovarci nella
posizione di risolvere i problemi. Nella situazione della posizione capovolta questa
idea viene sovvertita. Prendiamo un altro punto di vista nell’osservare ciò che ci sta
intorno, le nostre situazioni, creiamo un’opposizione alle abituali visioni
dell’ambiente circostante e alle nostre credenze più radicate. Pensiamo all’immagine
dell’albero capovolto, con la chioma appoggiata a terra e le radici rivolte verso l’alto.
Con i piedi radicati in cielo anziché in terra, una maggiore percezione intuitiva ci
aiuta a fronteggiare nuove e più complete situazioni. Ci aiuta ad accettare una
maggiore libertà e indipendenza. E’ un’inversione delle funzioni, il mantenere
l’equilibrio rinunciando alle più convenzionali posizioni sedute o erette.
L’appoggio del peso del corpo sulle spalle evoca inoltre la situazione del portare un
peso, ed alla possibilità di rinunciare a qualche peso o qualche responsabilità che non
ci riguardano più.

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Shavasana (posizione del cadavere)
“il miglior segno di un buon shavasana è un sentimento di profonda pace e vera
beatificazione. Shavasana è una vigile resa dell’Io. Dimenticando se stessi, si scopre
se stessi.” (B.K.S. Iyengar)
La posizione ci evoca la resa del proprio corpo alla terra, la rinuncia ad opporci alle
cose, la morte simbolica in funzione di una rinascita costruttiva. Possiamo anche
pensare alla resa della nostra mente ed al flusso incessante del pensiero nella
prospettiva di poter far emergere dentro di noi la Verità, di liberare i nostri aspetti
migliori, di permettere l’evoluzione dell’intelligenza e della coscienza che è lo scopo di
tutti gli esseri.
In Shavasana il rilassarsi è il primo passo verso la resa, verso il lasciar andare. Le
onde del lago della nostra mente si acquietano mentre seguiamo il flusso del respiro,
a poco a poco i sensi si calmano e si ritirano, e il corpo ha la possibilità di
autorigenerarsi. Corpo, mente ed emozioni si armonizzano in una dimensione di
pace e di luce. La resa del corpo è resa della mente alla Sorgente Suprema.

5. Suono, Mantra e Mandala
Om (Aum)
È stato utilizzato all’inizio e alla fine di ogni incontro il canto dell’Om, dando a questo
momento la valenza di elemento di tipo rituale, il sancire l’inizio e la fine della seduta,
il definire la sacralità dello spazio che il gruppo occupa e il tempo che si vuole
dedicare alle pratiche. Il canto dell’Om ha dato così la possibilità di definire il
concetto di mantra, nel suo significato letterale di “forza che libera la mente dai
legami” . E’ stato sottolineato l’aspetto universale del mantra Om, come vibrazione
universale che in forme diverse si esprime nelle principali correnti spirituali religiose
e filosofiche. La vibrazione sonora che nel cristianesimo è diventata Amen, nell’Islam
Amin.

Questo suono è l’imperituro Brahman (principio universale che tutto comprende e
tutto permea), è il cosmo.
Tutto ciò che era, che è e che sarà è OM e allo stesso tempo OM è tutto ciò che è al di
là di passato presente e futuro.
L’intero mondo esterno è Brahman, e lo è anche il nostro IO interiore.
Questo IO è tutt’uno con OM.
(Mandukya Upanishad)

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