NEPAL MUSTANG, IL PICCOLO TIBET - Kel 12

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MUSTANG, IL PICCOLO TIBET
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IL TUO VIAGGIO
MUSTANG, IL PICCOLO TIBET
Con il nome Mustang, generalmente si designa quel territorio che da Jomson si protende e
poi s’incunea nel Tibet. In realtà Mustang è il nome nepalese della regione, una
traslitterazione approssimata del nome originario, Lo Men Thang, ovvero Terra, Valle del
Sud (a sud del Tibet) della Medicina. Il Regno del Mustang etnicamente si divide in due
parti, un’inferiore abitata prevalentemente da popolazione Gurung e quella superiore che
da Samar si estende fino al confine con il Paese delle nevi, segnata sulle mappe e sui permit,
come Upper mustang. Tutta la regione è abitata dai Lo-Pa, la gente della Terra di Lo.
Burocraticamente il Basso Mustang termina a Kagbeni, oltre il quale è necessario essere
dotati di permessi speciali. Una spedizione che ancora può regalare momenti indimenticabili
anche al viaggiatore più esperto e avventuroso. Un viaggio che combina il percorrere strade
in alta quota circondati dalle vette più alte del mondo con l’incontro di popolazioni semplici
dalla cultura arcaica e millenaria e con una profonda religiosità e un surreale misticismo. Un
paese aperto al turismo solo dal 1992 e dove solo un certo numero di stranieri è ammesso
ogni anno, trattandosi di un’”area ristretta”. Un viaggio per scoprire l’antica cultura tibetana e
risentire il richiamo di una natura e una vita ancora intatte. Assieme al Dolpo, il Mustang è la
regione del Nepal che più a lungo ha vissuto un totale isolamento dal resto del mondo,
ambienti selvaggi con luci e colori irreali. Ad un’altitudine media di 3500 metri e con valichi
di oltre 4000 metri, il Mustang è un susseguirsi di valli, altipiani, gole in cui tutte le sfumature
del grigio, del rosa e del rosso si rincorrono, si fondono e si scompongono. Alti picchi rocciosi
erosi dal vento sovrastano fiumi, sentieri e i caratteristici villaggi costruiti in mattoni di fango
essiccato. Piccole terrazze, coltivate ad orzo, grano saraceno e colza, spezzano con i loro
brillanti colori verdi, rosa e bianchi la monocromia ocra del paesaggio.
Per secoli il Mustang ha svolto un ruolo strategico e commerciale di rilievo sulle vie
carovaniere del sale e del grano tra Nepal e Tibet. Quando, già nell’ottocento, il sale indiano
sostituì in gran parte quello proveniente dal Tibet, le forniture del Mustang declinarono ed
esso ritornò ad uno stato di significativo isolamento, ancora oggi l’agricoltura e la pastorizia
sono le uniche risorse della popolazione. Gli abitanti sono bothia (tibetani) e seguono i
precetti del buddismo lamaista.
Il Mustang viene proposto nel mese di ottobre, perché è uno dei mesi migliori in cui recarsi
in questa parte del Nepal: il cielo è terso, condizione indispensabile per godere della visione
delle splendide montagne che ci accompagneranno per tutto il viaggio.
Dal 2014 questo viaggio è diventato più facile: infatti, tutto il percorso è ormai praticabile
con i fuoristrada, per cui non è più necessario effettuare il viaggio a piedi. Questo non toglie
comunque nulla al fascino di questo Paese, essendo ancora molto pochi i mezzi presenti in
questa regione. Le strade sono molto accidentate e per questo motivo noi abbiamo deciso
di privilegiare il comfort dei nostri viaggiatori prevedendo solo tre persone per ogni
fuoristrada Toyota.

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•   1° giorno
     Partenza dall' Italia per Kathmandu con volo di linea. Pasti e pernottamento a bordo e arrivo il
     giorno seguente

 •   2° giorno
     Arrivo a Kathmandu, fatica permettendo si potrà cominciare la visita della capitale nepalese

 •   3° giorno
     Trasferimento all' aeroporto e partenza per Pokhara, durante il volo si può ammirare la catena
     Himalayana centrale

 •   4° giorno
     Volo da Pokhara a Jomson; a bordo di fuoristrada, costeggiando il fiume Kali Gandaki, si
     raggiunge il villaggio di Chhuksang

 •   5° giorno
     Lasciamo il villaggio di Chhuksang per arrivare a Ghami, passando per Samar

 •   6° giorno
     Oggi si raggiunge la nostra meta finale: il mitico regno di Lo-Manthang, dove vive il re del
     Mustang. Prima di arrivare a Lo Manthang, sosta al villaggio di Dhakmar

 •   7° giorno
     Lo-Manthang: escursione alla Valle di Gharpu, uno spettacolo per gli occhi con i campi coltivati, i
     contadini nei campi di frumento e le montagne di arenaria colorata punteggiate da
     innumerevoli grotte naturali. nel pomeriggio visita di Lo Manthang

 •   8° giorno
     Dopo aver lasciato la città proibita di Lo-Manthang, ci dirigiamo verso Marang per visitare il
     Ghar gompa, il più antico monastero dell'Himalaya. continuazione per Ghami

 •   9° giorno
     Ritorno verso Kagbeni, dove finisce l'area ristretta e proseguimento per Jomson

 •   10° giorno
     Escursione ai villaggi di Marpha e Tukuche

 •   11° giorno
     Volo di rientro a Kathmandu via Pokhara. Nel pomeriggio visita delle spettacolari città newari di
     Baktapur e Patan.

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•   12° giorno
    Ancora una giornata dedicata alla visita della città di Kathmandu

•   13° giorno
    Partenza per l'Italia

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1° giorno
Partenza dall' Italia per Kathmandu con volo di linea. Pasti e pernottamento a bordo e arrivo
il giorno seguente

Partenza dall’Italia con voli di linea per Kathmandu via scalo intermedio. Pasti e
pernottamento a bordo.

2° giorno
Arrivo a Kathmandu, fatica permettendo si potrà cominciare la visita della capitale nepalese

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Arrivo a Kathmandu in mattinata. Al nostro arrivo all’aeroporto, dopo aver sbrigato le
formalità relative all’ottenimento del visto, incontro con la guida locale e trasferimento in
bus privato all’hotel. Resto della giornata dedicata alla scoperta della città. Kathmandu è un
museo all’aperto e anche se negli ultimi anni è molto cambiata, con una miriade di
costruzioni senza alcuno stile, è diventata rumorosissima, caotica e con molto inquinamento,
non ha tuttavia perso il suo antico fascino e se quando siamo a Durbar Square pensiamo solo
ad immergerci nella sua magica atmosfera, riusciremo a dimenticare tutti gli aspetti negativi
di questa città. La città si trova a 1.340 m slm ed è situata in posizione centrale rispetto alla
valle che domina, più in lontananza, attorno alla valle, decine di montagne alte più di 6000 m
che formano la catena himalayana. La città può essere visitata in diversi modi, ma l’ideale è
scoprirla a piedi. Nel cuore della città vecchia: il Durbar, cioè “la piazza della corte reale”,
dove sembra di tornare indietro nel tempo. Nel Durbar vi sono più di cinquanta templi e
monumenti e fra questi spicca il magnifico Tempio di Taleju, che ospita la divinità della
famiglia reale e che è possibili visitare solo esternamente. I suoi tre tetti sono ricoperti di
rame dorato e una serie di campanelle tintinnanti rende atmosfera ancora più magica. Fu
costruito dal re Mahendra Malla tra il 1549 e il 1596 dedicandolo alla divinità indiana Taleju
Bhawani. Il Kasthamandap, il cui nome vuol dire “casa di legno”, venne costruito nel XII secolo
e fu il re Laxmi Nar Singh Malla che volle la sua costruzione con il legno di un unico albero di
“sal”. Inizialmente nell’edificio si tenevano cerimonie ed era il luogo di riunione dei forestieri
che vi partecipavano e solo successivamente venne dedicato a Gorakhnath. Dietro questo
edificio si trova il minuscolo tempio dell’Ashok Binayak, conosciuto anche come Maru
Ganesh, una divinità molto amamta dai nepalesi, il dio con la testa di elefante. Tornando più
verso la piazza si trova il Tempio di Shiva. Sempre nella piazza, il vecchio Palazzo Reale,
l’Hanuman Dhoka (il dio scimmia). Il palazzo venne fatto costruire nel XVII secolo dal re
Pratap Malla, ma nel corso degli anni furono fatte diverse migliorie ed aggiunte. Nei pressi
delle piazza, il Palazzo della Kumari, un edificio monastico costruito a metà del XVIII secolo e
capolavoro dell’arte newar, con le finestre di legno riccamente scolpite. Qui vive la dea
vivente, o Kumari, incarnazione di Taleju Bhavani, la dea protettrice della famiglia reale,
manifestazione di Durga. Interessante anche il Tempio di Jagannath, l’edificio più antico
della piazza (XVII secolo). Dal 25 settembre al 9 ottobre in Nepal si celebra il Festival Dashain,
il più importante del paese, molto sentito dalle persone di ogni fede religiosa e casta.
Durante questo festival, che si svolge subito dopo il periodo del monsone, Durga, una forma
di Devi, la Madre Divina e tutte le sue nove manifestazioni, sono venerate con molte offerte
e migliaia di animali (capre, bufali, maiali, oche e galli) sono sacrificati nei templi a loro
dedicati o in case. In questi giorni, il poema epico che parla di Chandi/Durga a tutti i seguaci
di tale culto dai sacerdoti per dieci giorni, dal primo giorno del Festival al nono giorno, per
ottenere poteri speciali, pace, prosperità e lunga vita. Ghatasthapana, che significa
letteralmente ‘installazione di un recipiente’ e simboleggia la Dea della potenza, segna il
primo giorno del festival. Questo recipiente, chiamato kalasha è riempito di acqua sacra,

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coperta di sterco di vacca e semi d’orzo sono piantati nelle scura stanza sacra. Il settimo
giorno, chiamato Phulpati è dedicato alle offerte di fiori e foglie. Bande musicali militari nei
costumi tradizionali prendono il recipiente con l’acqua sacra, i fiori e le piante d’orzo che si
trovano a Gurkha Durbar e le portano al Tempio Taleju con una grande processione. L’ottavo
giorno, chiamato Mahaasthami è quello in cui sono sacrificati molti animali nei templi
dedicati a Durga, nelle caserme e in molte case private. Il giorno più importante del Festival
è il decimo, chiamato Dashain, durante il quale le persone più anziane danno la loro
benedizione a quelle più giovani. Nel nostro giorno a Kathmandu, cercheremo di
partecipare ad alcune celebrazioni. Cene e pernottamenti in hotel.
Pernottamento (Soaltee Crowne Plaza 5* )
Buona struttura a pochi km dalla centro città e da Durbar Square immersa in 5 ettari di
tranquilli giardini, con camere dotate di ogni comfort, una piscina all'aperto, trattamenti
benessere, un centro fitness, 3 ristoranti tra cui ‘’Al Fresco’’ che propone piatti della cucina
italiana.

Indirizzo: Tahachal, Kathmandu 00000, Nepal
Tel: +977 1-4273999
www.crowneplaza.com

3° giorno

Trasferimento all' aeroporto e partenza per Pokhara, durante il volo si può ammirare la
catena Himalayana centrale (Kathmandu - Pokhara (1 ora di volo).)

Dopo la colazione e prima di andare in aeroporto, visitiamo il complesso di Bodhnath e di
Pashputinath. Lo stupa di Bodhnath è il più grande del Nepal e tra i più grandi del mondo. In
questo luogo si respira l’aria del Tibet, perché qui vive la più grande comunità tibetana del
Nepal in fuga dal loro paese di origine dopo l'invasione cinese del a959. le origini di questo
luogo sono sconosciute anche se pare che sia stato costruito nel VI secolo dal sovrano

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tibetano Songsten Gompa, convertitosi al buddhismo. Tutto intorno allo stupa sono sorti
piccoli monasteri e le tradizioni tibetano sono ancora vive, con i pellegrini che arrivano qui da
tutto l’Himalaya.
Pashputinath invece è il tempio indù più importante del Nepal, dedicato a Pashupati, una delle
reincarnazioni di Shiva nel suo aspetto positivo, come pastore di animali, di uomini e segno di
fertilità, il cui simbolo è il lingam. Il complesso sorge sulle rive del fiume Bagmati che scorre
principalmente d’estate dopo il periodo delle piogge. In questo luogo avvengono anche le
cremazioni, dopo le quali le ceneri sono buttate nel fiume. Il complesso è piuttosto grande e
oltre a comprendere il Tempio d’Oro, uno dei templi più sacri del Nepal, al quale hanno
accesso solo le persone di fede induista, troviamo anche diverse cappelle dove si trovano i
lingam e dove dormono anche i sadhu.
Trasferimento all’aeroporto in tempo utile per il volo per Pokhara (890 m.), durante il quale si
può ammirare la catena Himalayana centrale. All’arrivo a Pokhara, trasferimento in hotel. La
giornata sarà dedicata alla visita della cittadina che ha visto un rapido sviluppo negli ultimi
anni. Punto di riferimento della città il lago Phewa, sul quale si specchiano alcune delle più alte
vette dell’Himalaya (quando il cielo è limpido). Tra queste il Machhapuchhare (6.944m.), il cui
nome tradotto vuol dire coda di pesce. Durante la bella stagione oltre a questa cima, si
possono ammirare anche l’Annapurna I (8.091 m.), uno dei 14 “ottomila” della Terra, altre
quattro vette del massiccio dell’Annapurna, il Dhaulagiri (8.167 m.) e l’Himalchuli Himal (7.893
m.). La cittadina è anche il punto di partenza di numerosi trekking e quindi sulla strada che
costeggia il lago, si affacciano numerosi ristorantini, negozi di artigianato e di attrezzatura da
montagna. A Pokhara si trova un solo edificio religioso di una certa importanza, il Tempio di
Binde Vasini, in cima a una collinetta con ai suoi piedi un parco. Il tempio è dedicato a Durba
(Parvati) nella sua rappresentazione di Binde Vasini Bhagwati e la sua immagine è un saligram
(fossile di ammonite nera risalente al Giurassico, più di 100 milioni di anni fa). Nel 2004 a
Pokhara è stato inaugurato il Museo Internazionale della Montagna Himalayana. Pensione
completa e pernottamento in hotel.

Pernottamento (Fishtail Lodge 5* )
Situato su una penisola tra il Lago Fewa e una collina boscosa, il Fish Tail Lodge offre una
splendida vista sul Lago Fewa, i boschi circosanti e la catena himalayana. Le camere sono
dotate di aria condizionata, TV, minibar, salotto; il ristorante propone vario assortimento di
specialità nepalesi, cinesi e indiane.

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Indirizzo: Lakeside Pokhara, P.O. Box 10, Pokhara 33700, Nepal
Telefono: +977-61-465071

www.fishtail-lodge.com

4° giorno
Volo da Pokhara a Jomson; a bordo di fuoristrada, costeggiando il fiume Kali Gandaki, si
raggiunge il villaggio di Chhuksang (Pokhara - Jomson (1 ora di volo); Jomson - Chhuksang
(circa 3 ore e mezzo di fuoristrada - strada sterrata))

Nella mattinata trasferimento all’aeroporto per il volo per Jomsom (2.710 m.). Durante il volo e
tempo permettendo si possono ammirare a destra le cime del Machapuchere (6.999 m.),
l’Annapurna South (7.219 m.), lo Hiuchuli (6.441 m.) e parte dell’Annapurna I (8.091 m.), mentre a
sinistra il massiccio del Daulaghiri (8.167 m.) e il Putali Himal. A Jomson incontro con il nostro
staff e ultimati i preparativi, partenza in fuoristrada in direzione di Kagbeni (2.810 m.).
Lasciando Jomsom verso nord, si costeggia il fiume Kali Gandaki (Mare Nero). Dopo circa
un’ora e mezza dalla partenza si attraversa il Pandra Chu (chu in tibetano significa acqua,
fiume). In alto, su un pianoro, sorge il villaggio di Palek, al quale si scende giungendo dalla
regione del Dolpo, attraverso il Charka e Sunda. Si giunge a Eklabatti, un insediamento sorto
circa dieci anni orsono, dove parte la strada per Muktinah (3.810 m.), passando per Kagbeni. Il
panorama è cambiato e ora alle brulle pietraie delle vallate del nord del Mustang si
contrappone il verde della conca di Muktinah. Il significato delle due parole sanscrite da cui è
formato il nome Mukti-nah è il Luogo del Signore della Liberazione, mentre nella lingua
tibetana è detto Luogo delle Cento Sorgenti. Muktinath (3.810 m.), ritenuto luogo sacro già
prima dell’avvento del Buddismo, è un importantissimo centro religioso e meta di
pellegrinaggio per indù e buddisti e base di partenza per alcuni circuiti dell’Annapurna. A
Muktinath, si trova un gonpa, il tempio di Vishnu e più in basso, in un vecchio tempio è
custodita una fiamma sacra sprigionata da un gas naturale. che si visiterà al ritorno, si stacca da
quello che prosegue lungo il fiume per Kagbeni. Da Eklabatti la strada conduce all’affascinante
e quasi fortificata Kagbeni, la Porta della Terra Proibita, infatti, al limitare del villaggio termina

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l’area visitabile con il normale trekking permit. Probabilmente nel passato il villaggio era
pensato come una fortezza per difendersi dal nemico, mentre oggi offre un valido baluardo
all’impeto del vento che implacabile si alza nella tarda mattinata di ogni giorno. Il villaggio è
sovrastato dal massiccio del Nilghiri (7.061 m.) e in lontananza si scorge il colosso del Thorong.
Kagbeni, il cui nome significa “alla confluenza di due fiumi”, sorge dove il fiume Jong Chu,
proveniente da Muktinath, s’immette nel fiume Kali Gandaki; in cima si erge la tozza e
massiccia costruzione del gompa (tempio in tibetano). Nel monastero vive una comunità di
monaci dell’ordine Sakya e, infatti, sui muri esterni spiccano le caratteristiche strisce di colore
grigio alternate a strisce rosse, segno distintivo di quest’ordine (i visitatori stranieri non sono
ammessi all’interno del tempio). Il terreno attorno al villaggio è stato strappato alla montagna
attraverso il lavoro dell’uomo che ha creato dei terrazzamenti dove sono coltivati orzo, patate
e fagioli. Gli abitanti di questo villaggio appartengo all’etnia Gurung e la loro lingua è un
intreccio tra il tibetano e il nepalese. Pensione completa e pernottamento in guest house.
(da Kagbeni comincia l’area per la quale è necessario essere muniti di un permesso speciale
rilasciato dall’Autorità competente, all’ottenimento del quale provvederà l’organizzazione
locale).
Si prosegue, lasciando il corso del Kali Gandaki e seguendo una strada che comincia a salire,
fino ad arrivare a un punto dal quale, si può vedere Kagbeni alle nostre spalle e l’imponente
Nilgiri come sfondo. Il paesaggio è mozzafiato. Il fiume si fa strada attraverso le montagne
creando un ampio letto. Il fiume scorre alla nostra sinistra e il sentiero che percorriamo,
inizialmente largo, in seguito si stringe e corre lungo il fianco della montagna. Dall’altra parte
del fiume il villaggio di Tiri Gaon circondato da campi coltivati. La strada che in alcuni punti è
stretta, è un continuo saliscendi e se si incrociano altre carovane è necessario avanzare a sensi
alternati, essendo impossibile talvolta per le bestie con il carico procedere nei due sensi. Gli
animali delle carovane avanzano in fila indiana e sono tutti bardati: al collo pesanti campanacci,
sulla fronte un triangolo di stoffa tessuto come i tipici tappeti tibetani che riproducono i
simboli di buon auspicio o altri simboli dell’iconografia buddista; i capi fila sfoggiano dei
pennacchi di coda di yak bianchi e rossi; le selle di legno poggiano su due tappeti. Si
raggiunge un piccolo plateau da cui si può ammirare il fiume Kali Gandaki nel punto in cui
riceve le acque del Ghilungpa Khola (khola in nepalese significa fiume). In alto sulla sinistra si
scorge il sentiero che giunge dal Dolpo, mentre altri sentieri disegnati sui fianchi della
montagna dagli uomini e dagli animali conducono ai pascoli estivi per gli yak. In vista del
villaggio di Tangbe (3.060 m.) la strada scende verso il fiume per poi risalire verso le prime
abitazioni del villaggio. Non si può non cercare di immortalare quello che si vede: sotto di noi il
terreno forma dei contrafforti naturali chiamati sandbar. Si arriva a Tangbe, antico villaggio
fortezza, con i suoi viottoli strettissimi che corrono tra gli alti muri delle costruzioni e sulle quali
si aprono piccole finestre bordate da una spessa striscia di colore rosso. Tangbe è un grazioso
villaggio, ormai abitato da poche persone di etnia Tagbeni Gurung. L’attuale villaggio non è
l’originario che sorgeva più in basso ma che è scivolato a valle a causa di una frana. Uscendo da

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Tangbe, in breve si giunge a Chuksang (2.980 m.), un villaggio che si protende sul fiume Kali
Gandaki, mentre intorno è circondato da uno scenario di rocce dai mille colori. Disseminate tra
le rocce, innumerevoli grotte, ricordo di un passato movimentato e oggi quasi tutte
inaccessibili; in tempi remoti furono abitazioni, ricoveri per carovane e pellegrini, ma anche
eremi per monaci e asceti. Ancora d’etnia Gurung, a Chuksang la gente comprende e parla
anche la lingua tibetana, ci si trova, infatti, al bivio tra due mondi quello nepalese che stiamo
lasciando per entrare in un angolo intatto del Tibet. Sul greto dei fiumi e dei torrenti è
relativamente facile trovare i saligram (fossili di ammonite nera) che i locali raccolgono per
vendere agli stranieri (l’amministrazione nepalese ne vieta l’acquisto e all’aeroporto di Jomsom
chi ne è trovato in possesso rischia multe salate). Disseminati attorno all’ambiente
innumerevoli chorten (in tibetano reliquario e rappresentazione tridimensionale dell’universo
Buddista). Pensione completa e Pernottamento in guesthouse.

5° giorno
Lasciamo il villaggio di Chhuksang per arrivare a Ghami, passando per Samar (Chhuksang -
Ghami, circa 4 ore di strada sterrata ed accidentata)

Si lascia Chuksang e si attraversa il Narsing Khola, un affluente del Kali Gandaki. Per un tratto
la strada corre parallela ai possenti muri di pietra che delimitano gli appezzamenti coltivati e
poi costeggia il fiume.Il paesaggio intorno è un tripudio di colori e d’imponenti pareti
rocciose. A destra s’intravede in lontananza il villaggio di Tetang. In cima a una ripida e
polverosa salita è appollaiato il villaggio di Chele (3.050 m.). Nel raggiungere le porte del
villaggio, un ultimo sguardo a Chuksang immerso in uno splendido panorama. Lasciando
Chele e poco dopo, si avvista il sentiero che la collega, dopo aver attraversato un ponte
sospeso, al villaggio di Ghiekar appollaiato su uno sperone di roccia, circondato da campi
coltivati. Il nostro percorso invece, sale al piccolo passo Taklam La (3.624 m.), da dove ci si
addentra in uno spazio pietroso e selvaggio, uno dei luoghi più suggestivi di tutto il
territorio. Superato un breve plateau, la strada sale tortuosa. Dopo la salita il percorso si
snoda dolcemente fino al Dajori La (3.550 m.). Quasi su ogni cima, su ogni valico si scopre un
luogo propiziatorio per accendere un fuoco e svolgere i riti del caso che consistono
nell’offerta degli incensi e nel creare un profumo da donare agli Dei, emanato da sostanze
quali il burro, la tsampa (in tibetano farina d’orzo), il the e il ginepro. Sul Dajori La si scorge
Samar (Terra Rossa – 3.660 m.). Alberi e acqua caratterizzano l’ingresso al villaggio. Porte e
portali delle abitazioni sono ornati da un cranio di capra, posto a protezione dalle persone
defunte che non vogliono abbandonare i luoghi dove vissero e che è lo stesso tipo di
protezione che è data dai chorten che circondano l’abitato. Dalla cima ove sorgeva il castello
del re, con il cielo limpido, da destra a sinistra si stagliano il Nilghiri (7.061 m.) e il Tilicho (7.136
m.), il gruppo del Tharong (6.482 m.). L’area di Samar è parte integrante del Mustang da

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circa cento anni: un tempo era un piccolo feudo governato da un re locale. Lasciando il
villaggio di Samar si prosegue fino a giungere a un bivio, a sinistra la strada carovaniera porta
agevolmente, attraverso il Beza La (3.720 m.) e lo Yamdo La (3.760 m.) a Syangboche (3.800
m.), a destra, scende nuovamente e risale faticosamente, fino a raggiungere il modesto
passo su cui ondeggiano bandierine delle preghiere. Intorno a noi svettano le cime del
Nilghiri, del Damodar, la catena del Dhaulagiri e del Tharong e sotto di noi i canyons del
fiume Kali Gandaki. Interessante la flora himalayana e con un po’ di fortuna si potranno
avvistare pernici e aquile. Superato il piccolo valico, si procede oltre il massiccio e antico
chorten che domina la vallata e davanti a noi si apre uno spazio che sembra non avere
confini: tutto è bianco, la roccia, la sabbia. In questa immensità monocolore, si distingue
nettamente la piana verdeggiante del villaggio di Ghelling (3.570 m.), dove poi la strada sale
tra i campi al centro della valle, passando attraverso il villaggio di Tama Gaon e si raggiunge
il passo di Nyi La (3.990 m.). Da questo punto, quando il cielo è limpido, si può ammirare la
catena dell’Annapurna Nilgiri in tutto il suo splendore. Si scende verso il villaggio di Ghemi
(3.520 m.). Fanno da sfondo al villaggio imponenti montagne rocciose, dai profili morbidi e
sinuosi, che sembrano la tavolozza di un pittore, tanti sono i colori che vi si scorgono.
L’abitato spunta tra il verde delle coltivazioni. Fermata a Ghemi, con i suoi chorten dipinti
con i colori dei Sakya, il palazzo reale disabitato da tempo e i due piccoli gonpa. Il Kang Ka
Cho Tò Gonpa della setta Sakya, fu edificato circa seicento anni fa. All’estremità del villaggio,
sorge il piccolo Jo Mho Gonpa.
Pensione completa e pernottamento in guesthouse.

6° giorno
Oggi si raggiunge la nostra meta finale: il mitico regno di Lo-Manthang, dove vive il re del
Mustang. Prima di arrivare a Lo Manthang, sosta al villaggio di Dhakmar (Ghami - Dhakmar,
circa 30' di strada sterrata e accidentata; Dhakmar - Tsarang, circa 1 ora di strada sterrata e
accidentata; Tsarang - Marang, circa 40' di strada sterrata e accidentata; Tsarang - Lo-
Manthang, circa 1 ora di strada sterrata.)

Dopo la colazione, lasciamo Ghemi per raggiungere Tsarang. La strada scende tra rocce
multicolori che caratterizzano la vallata e giunge a un ponte d’acciaio che supera il fiume
Tangmar Chu, quindi risale incontrando quello che probabilmente era il muro mani più lungo
del Nepal. I muri mani sono una manifestazione religiosa concreta dei seguaci del Buddismo
tibetano e sono interamente costituiti da pietre votive di varie dimensioni sulle quali sono
state scolpite preghiere o brani di testi sacri. Il termine mani è l’abbreviazione del mantra
(formula sacra), Om Mani Padme Hum, dedicato ad Avalokitesvara, il Boddhisattva della
compassione. Parola di origine sanscrita, mani, è entrata a far parte della lingua tibetana,
letteralmente traduce: il Gioiello, la Gemma. Il percorso raggiunge un altro passo, per poi
digradare dolcemente verso Tsarang. Secondo i monaci il nome del villaggio significa “cresta

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di gallo”, a causa delle costruzioni religiose di colore rosso che sorgevano numerose sui
crinali gialli delle montagne. Il gonpa, del XIV secolo, appartiene all’ordine dei Sakya e ospita
una settantina di monaci, alcuni dei quali vi soggiornano solo periodicamente. Nel pronao
del gonpa sono rappresentati i quattro Guardiani della Fede, la storia del mondo e una ruota
della vita. La ruota della vita, sipa khorlo, in tibetano, rappresenta il ciclo della nostra
esistenza, condizionata dalle emozioni fondamentali quali: l’ignoranza, l’attaccamento e
l’avversione, che sono rappresentati sotto forma di animali al centro della ruota stessa.
All’interno del tempio, sul grande altare di legno, una vetrina racchiude molte statue, la
principale raffigura Campa, e davanti file di grosse ciotole colme d’acqua; a destra dell’altare,
si trovano le scaffalature, dove sono riposte le pecia (in tibetano, libri sacri) e le pareti sono
ricoperti di immagini di Buddha. Poco prima di giungere a Tsarang, deviazione al villaggio di
Dhakmar, circondato da pareti rocciose colorate sulle quali sono scavate grotte che
testimoniano un passato misterioso. Il piccolo monastero del villaggio si raggiunge con una
breve camminata.
Si parte da Tsarang per raggiungere la città proibita di Lo Manthang (3.730 m.). La strada
scende di 125 m., attraversa il fiume Charang Chu per risalire poi tra le rocce fino a
raggiungere un cumulo di pietre situato sulla cresta di fronte al villaggio e poi scende nella
valle del Tholung. Sullo sfondo, dietro il villaggio, le cime del Nilgiri, il Damar, il Tilichi e dietro
l’Annapurna 4. La strada sale ancora, oltrepassa un torrente e prosegue attraverso un
paesaggio desolato che ha tutte le sfumature del grigio e del giallo. Dopo non molto
tempo, s’incontra sulla strada il Sungdo Chorten, uno dei più belli del Mustang. Arrivati in
cima al Lo La (3.940 m.), compare, adagiata ai nostri piedi, la città murata di Lo Manthang
racchiusa da montagne dalle forme e colori più svariati. È una grande emozione e
soddisfazione essere arrivati fino a qui!
Pensione completa e pernottamento in Hotel.

Pernottamento (Royal Mustang Resort )
Hotel di recentissima costruzione (aperto nel maggio del 2018) e il migliore della cittadina.
Dispone di 20 camere con bagno privato e acqua calda, ristorante e reception. È un po’ fuori
dal centro cittadino che è comunque raggiungibile a piedi.

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 14
Indirizzo: Lo Manthang, Nepal 33102
Tel. +977 974-6707045
https://royalmustangresort.com/

7° giorno
Lo-Manthang: escursione alla Valle di Gharpu, uno spettacolo per gli occhi con i campi
coltivati, i contadini nei campi di frumento e le montagne di arenaria colorata punteggiate
da innumerevoli grotte naturali. nel pomeriggio visita di Lo Manthang (Escursione alla Valle
di Garphu e ritorno - circa 3 ore di fuoristrada su strada sterrata.)

Giornata dedicata all’escursione al villaggio di Achenbuk/Dzong che ha sviluppato un’intera
cultura all’interno di numerose grotte. Si scende inizialmente verso il fiume che
attraversiamo per poi risalire. Davanti a noi distese di campi coltivati. Dopo la salita, la strada
diventa pianeggiante e alle nostre spalle si stagliano le cime che ci hanno accompagnato
durante il nostro viaggio. Si raggiunge la valle di Achenbuk (Chhosar), tagliata a metà dalla
valle di Dzo. Sulla destra si stende il villaggio di Garphu, dove molte delle costruzioni sono
appoggiate a delle grotte naturali. Sulla nostra sinistra, in fondo, il villaggio di Nyphu con
l’omonimo monastero appoggiato sulla parete della montagna e costruito in parte proprio
sfruttando la grotta naturale che si apre in essa. Tutta la valle è uno spettacolo per gli occhi: i
campi coltivati, i contadini che tagliano le spighe di frumento, cavalli e mucche al pascolo, le
montagne di arenaria punteggiate da innumerevoli grotte naturali che l’uomo ha adattato ai
propri usi e che circondano i piccoli villaggi. Rientro a Lo Manthang dopo l’escursione, dove
continueremo le nostre visite. Pensione completa e pernottamento in Hotel.

Pernottamento (Royal Mustang Resort )

8° giorno

                                                                        MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 15
Dopo aver lasciato la città proibita di Lo-Manthang, ci dirigiamo verso Marang per visitare il
Ghar gompa, il più antico monastero dell'Himalaya. continuazione per Ghami

Si lascia la Città Proibita per andare verso Marang, nella cui area sorge il Ghar Gompa, il
monastero precursore di Samye in Tibet. Fu costruito nell’ottavo secolo dal Guru Rimpoche
(Padmasambava) per attirare e sconfiggere gli dei maligni che avrebbero potuto
compromettere la costruzione di Samye che fu il primo monastero Buddhista edificato in Tibet
dal Guru Rimpoche su ordine del re Trhisong Detsen. La storia racconta che il monastero fu
edificato una prima volta, ma andò distrutto perché la valle in cui era stato costruito era invasa
da demoni. Padmasambava, quindi costruì Ghar Gompa per distrarli e poi li sconfisse sul colle
Hepo Ri, alla cui base poi finalmente edificò Samye. Il Ghar Gompa contiene migliaia di
immagini di Buddha scolpite nella pietra e finemente decorate e le scritture originali di
Padmasambhava, il Guru Rimpoche, almeno così dicono i monaci che risiedono qui.
Dopo la visita raggiungiamo l’incrocio della strada per Ghemi. Si ripercorre a ritroso un
cammino già percorso, ma l’ambiente che ci circonda non smette di incantarci. Si oltrepassa
l’affascinante villaggio di Tsarang, passando accanto al chorten che indica la via, si sale al Tiu La,
da dove si scorge in lontananza l’insediamento di Lari e più sulla destra il Mustang Chu (Kali
Gandaki). Superato il piccolo passo, si prosegue verso lo Tsarang La (3.900 m.). Da qui spicca la
macchia verde di Ghemi. Pensione completa e pernottamento in guesthouse.

9° giorno
Ritorno verso Kagbeni, dove finisce l'area ristretta e proseguimento per Jomson (Ghami -
Jomson, 50 km, circa 7 ore)

Scendiamo nell’area di Mendon, dove sorgono gli antichi chorten. La prima parte di questa
tappa ripercorre un tracciato già noto, si attraversano i due passi, il Nyi La e il Tziring La e, alla
base di quest’ultimo, si prosegue per Ghelling. Su una bassa cresta si scorgono i ruderi
dell’antico castello e del monastero femminile, mentre più su, scavate nella montagna, si
trovano le grotte che ospitarono i Khampa, durante i lunghi anni della resistenza. Nel villaggio
si trovano diversi monasteri e la costruzione posta più in alto sulla collina è il Gon Khan, la
Cappella della Divinità Protettrice che è un luogo molto sacro il cui ingresso è rigorosamente
vietato alle donne. Al di sotto sorge il Tashi Cho Gonpa, il tempio più antico per fondazione,
ma quasi completamente ricostruito in seguito ad un incendio. Anche quello di Ghelling, in
tempi passati, era un feudo indipendente da altre autorità, i suoi abitanti erano però costretti
a vivere qui isolati, non potevano scendere a Samar perché governata da un altro re, né a
Ghemi che si trovava sotto la giurisdizione di Manthang. Dopo aver superato il villaggio di
Syangboche, si sale verso l’omonimo passo e da questo raggiungiamo il Yamda La, dal quale si
vede in basso Bhena. Il paesaggio intorno a noi è particolare: il sentiero si snoda tra montagne
molto verdi punteggiate da diversi tipi di vegetazione, tra cui si possono riconoscere i ginepri
dai tronchi contorti, cespugli rigogliosi di bacche, felci….

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 16
Si ripercorre il cammino già percorso, ma i paesaggi sono fra i più suggestivi di tutta la regione
ed è comunque piacevole riattraversarli. Meravigliosi panorami di canyon, aperture sulle rocce
circostanti e corsi d’acqua, riempiono i nostri occhi durante il cammino. Si attraversa il villaggio
di Chele da dove si scende verso le acque del Kali Gandaki e si raggiunge Chhuksang, dove
s’incontra nuovamente la cima del Nilgiri. Da Chhuksang, una passeggiata di 30 minuti circa ci
porta a Tetang (2.940 m.), un villaggio straordinariamente arroccato e fortificato, tagliato da
una ragnatela di viottoli interni angusti e bui: è interessante, perché diverso dagli altri villaggi
del Mustang. L’abitato si sviluppa su due alture separate dal fiume. Lo Jamh Putha Gompa,
edificato circa seicento anni or sono, fu distrutto da un incendio e ricostruito circa duecento
anni fa. È abitato soltanto durante i tre mesi estivi, per il resto dell’anno diventa sala di ritrovo,
dove a detta del monaco anziano si beve troppo chang (tib. Birra d’orzo). Sulle montagne, alle
spalle di Tetang, vivono i leopardi delle nevi che in inverno, spinti dalla fame, scendono e si
aggirano vicini alle case. Sopra il villaggio di Tetang s’innalzano numerosi chorten variamente
sagomati e una lunga fila di mulini delle preghiere. La discesa continua in un ambiente aperto
e quando arriviamo a picco sulla Kali Gandaki, il villaggio fortezza di Kagbeni si staglia in
lontananza. Si prosegue, scendendo verso Eklabatti. Ormai la strada è in piano e poco dopo si
raggiunge il letto del fiume Kali Gandaki. Finalmente in lontananza scorgiamo Jomsom.
Tempo libero per riposo o per passeggiare per il paese. Pensione completa e pernottamento
all’hotel Om’s Home.

Pernottamento (Om's Home )
Uno dei migliori hotel di Jomsom. Le camere sono spaziose e dotate di ogni comfort. Lo staff
è molto disponibile e accogliente. Il punto ristoro permette di degustare il cibo locale.

Indirizzo: Jomsom, Marpha, Puthan, Jomsom 33100, Nepal
Telefono: +977 69-440042
www.omshomejomsom.com

10° giorno

                                                                           MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 17
Escursione ai villaggi di Marpha e Tukuche (Jomson - Marpha - Tukuche - Jpmson, 40 km,
circa 5 ore di strada sterrata)

Giornata dedicate all’escursione ai villaggi di Marpha e Tukuche. Situato ad un’altitudine di
2.650 metri, il villaggio di Marpha (mar significa lavoro duro e pha persone) è abitato dai
Thakalis, un clan industrioso e intraprendente e non è certamente adatto a persone che
cercano una vita comoda. Prima del 1959, la maggior parte degli abitanti si dedicava al
commercio del sale con la Cina e il Tibet. Il turismo e l’allevamento degli asini sono stati delle
importanti occupazioni. Oggi, molti locali, sono direttamente o indirettamente impegnati
nella coltivazione delle mele. Questo si deve alla fondazione della Horticultural Farm nel
1966 che ha significato una vera e propria rivoluzione nella regione, introducendo diverse
varietà di mele e dei validi metodi di produzione. Marpha è oggi conosciuto come il
“Villaggio dei frutteti”. Le sue mele sono conosciute in tutto il paese per essere
particolarmente gustose. Alche il brandy che si ricava dalle mele è famoso.
Marpha è anche e soprattutto un grazioso villaggio dall’architettura tradizionale Thakali con
case pittoresche strade pavimentate. È dominato dall’imponente Monastero di Samtenling
che contiene immagini del Guru Rimpoche e di Chenresig, così come di strane divinità con la
testa di animale.
Tukuche (2.590 m.) crebbe d’importanza per il commercio del sale e della lana con il Tibet. Ci
sono quattro monasteri e alcune belle case di mercanti oggi trasformate in lodges. Un
piccolo museo racconta il periodo che il monaco Giapponese Ekai Kawaguchi ha trascorso
qui nel 1899. Il Qupar Nyingmapa Gompa ha più di 400 anni e la sua divinità principale è
Chenresig dalle 1000 braccia e 11 teste.
Tempo ed interesse permettendo, si può raggiungere il villaggio di Kalopani, da cui si può
godere della vista impressionante del Dhaualgiri e dell’Annapurna.
Al termine delle visite, rientro a Jomson. Pensione completa e pernottamento.

Pernottamento (Om's Home )

11° giorno
Volo di rientro a Kathmandu via Pokhara. Nel pomeriggio visita delle spettacolari città
newari di Baktapur e Patan.

Dopo colazione, volo per Pokhara e proseguimento per Kathmandu. Nel pomeriggio visita di
Bhaktapur, località situata a una quindicina di chilometri dalla capitale e molto ben
conservata che rispecchia un Nepal che forse a Kathmandu è più difficile percepire. L’altro
suo nome è Bhatghaon, che vuol dire “città dei devoti” ed è l’antica capitale di uno dei regni
della vallata. Essa ha un fascino particolare e pur avendo meno templi delle altre città, vanta
il primato di averne uno fra i più belli del Nepal, il Nyatapola Devala. Esso è anche il più alto

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 18
del Nepal e uno dei simboli del paese. E’ una grande pagoda di cinque piani che il re
Bupathindra Malla ha dedicato alla misteriosa dea tantrica Siddhi Laksmi nel 1702. In questa
città si respira veramente l’aria di un tempo, il rumore delle auto non c’è e la vita scorre come
in passato, senza televisione, senza traffico, ma con gli argentieri che battono il metallo, le
donne che attingono l’acqua alle fontane. Sembra che sia stata fondata nel IX secolo dal
leggendario re Ananda Malla e fu capitale della valle dal XIV al XVI secolo. Dal nucleo
originario di Dattatraya, la città si espanse poi verso Taumadi Tole, la piazza famosa per il
grande tempio a pagoda. Si visiteranno Durbar Square, la pagoda di Pashupati. Ad angolo
retto con il tempio di Nyatapola si trova il Tempio di Kasi Bishwanath che risale al XVIII
secolo. Dalla terrazza del ristorantino posto nella costruzione in stile nepalese che si trova di
fronte al tempio di Bhairav si può osservare l’andirivieni della piazza, sorseggiando un masala
tea. Dalla piazza ci dirigeremo verso i vecchi quartieri per scoprire questa parte della città e
giungere fino a Tachupal Tole, un tempo, il centro di Bhaktapur e al Golmadhi Tole. Le case
che si affacciano sulle due piazze hanno balconate di legno, i negozi e gli artigiani vendono e
producono di tutto. Proseguiamo per Potter’s Square, un luogo da non perdere: migliaia di
vasi modellati a mano sono messi ogni sulla piazza a essiccare. La nostra visita continua con la
città di Patan situata a soli 5 km. Dalla capitale. L’altro suo nome Latipur vuol dire “città della
bellezza”. Situata sull’altra riva del fiume Bagmati, è prevalentemente buddista e sembra
essere la più antica città buddista del mondo. La città è divisa in quattro sezioni grazie agli
assi stradali nord-sud ed est-ovest e il centro è formato da Durbar Square e il Palazzo Reale.
Questo grandioso complesso, esempio cittadino d’architettura newar, comprende palazzi,
pagode buddiste, santuari induisti, colonne elefanti di pietra e la ”Grande Campana”,
immancabile in tutte le piazze reali. Pensione completa e pernottamento in hotel.

Pernottamento (Soaltee Crowne Plaza 5* )

12° giorno
Ancora una giornata dedicata alla visita della città di Kathmandu

Il mattino molto presto volo panoramico facoltativo per ammirare le cime più alte del
mondo. Tutta la giornata è dedicata alla visita di alcuni dei siti culturali della città.
Budhanikantha è un luogo sacro in cui convergono solo gli induisti fedeli di Vishnu, il dio dai
mille nomi, dalle varie forme ed incarnazioni che viene presentato anche come il dio Narayan
disteso sull’oceano cosmico. In questo tempio, la statua in pietra di Vishnu giace distesa in
una vasca piena d’acqua, su un letto formato dalle spire del serpente Ananta dalle undici
teste. Molti sono i fedeli che giungono in questo luogo, perché questa statua è amata e
venerata in tutta la valle. Solo un uomo non può vederla ed è il re che solo osasse
(rappresentando egli stesso un’incarnazione di Vishnu), morirebbe fulminato. La leggenda
narra che la statua fu trovata da un contadino mentre arava nel suo campo. Il suo vomere

                                                                        MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 19
urtò contro qualcosa e cominciò ad uscire del sangue e quindi iniziò a scavare e trovò la
statua. È alta circa 5 metri e potrebbe risalire al VII/VIII secolo, all’epoca dei Licchavi.
Il complesso buddhista di Swayambounath sorge su una collina ad ovest di Kathmandu e il
luogo è di fondamentale importanza poiché si narra che qui sorgesse un lago con al centro
un fiore di lor che emanava un raggio di luce azzurra che rappresentava l’Adhi Buddha, il
Buddha primordiale. Manjusri che desiderava odorare il fiore, per avvicinarsi tagliò con la sua
spada il lago facendo così nascere la Valle di Kathmandu. Questo tempio è il più antico del
Nepal ed è anche chiamato il “Tempio delle Scimmie”, poiché molti di questi animali
popolano l’area. Numerosi edifici compongono il complesso.
Verso l’ora di pranzo ci si reca in una casa locale di Kathmandu per la presentazione del
progetto atto a preservare le antiche tradizioni di tessitura dell’Upper Mustang. La signora
Chhing Lhomi promuove questo progetto da vari anni attraverso l’Himalayan Indigenus
Society supportata dal National Geographic. Presso questa casa si effettuerà anche il pranzo
con piatti tipici dell’Upper Mustang.
La nostra giornata potrà continuare con la visita di altri monumenti o dedicare il resto del
tempo libero allo shopping nella zona di Thamel.
Pranzo libero, cena e camere a disposizione in Hotel fino al trasferimento notturno in
aeroporto.
Importante: le persone interessate ad effettuare il volo panoramico sulla catena himalayana
sono pregati di segnalarlo il più presto possibile. Sarà nostra premura verificare costi e
disponibilità.

13° giorno
Partenza per l'Italia

Trasferimento in aeroporto per il volo per l’Italia. L’arrivo a Milano Malpensa è previsto nel
primo pomeriggio.

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 20
1. Chhuksang 2. Lo Manthang 3. Pokhara

                                     MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 21
PRIMA DELLA PARTENZA
BENE A SAPERSI
Procedure per l’ingresso in Nepal
A partire dal 10 marzo 2022 l’accesso al Paese è subordinato alla presentazione del certificato
vaccinale completo contro il Covid-19. In mancanza del possesso del suddetto documento, i
viaggiatori devono presentare il risultato negato di un test Covid negativo (RT-PCR, True
NAAT, Gene Xpert) effettuato entro le 72 ore precedenti la partenza dal primo porto di
imbarco.

Procedure per il rientro in Italia
-      Compilazione del Dplf al seguente LINK: https://app.euplf.eu/#/
-      Green pass

VOLI
I Voli di linea scelti per questo itinerario in NEPAL sono operati con la compagnia aerea
QATAR AIRWAYS.
ll programma di viaggio è stato elaborato in base agli orari attuali del vettore.
Eventuali variazioni di orario, potranno determinare modifiche all’itinerario di viaggio.
I voli di linea della QATAR AIRWAYS partono da Milano Malpensa e Roma Fiumicino, con due
distinti aeromobili (in alcuni periodi è possibile partire anche da Venezia e Pisa).
È prevista la partenza per entrambe gli aeroporti italiani nel primo pomeriggio, con arrivo
all’aeroporto di KATHMANDU la mattina del giorno successivo la partenza.
Il volo di Linea Italia – Nepal non è diretto (non esistono voli diretti dall’Italia), si effettua uno
scalo con cambio di aeromobile all’aeroporto internazionale Hamad di DOHA, base
operativa e hub negli Emirati della Qatar Airways.
Lo scalo a Doha durerà circa due ore e ci permetterà di effettuare il cambio di aeromobile e
ripartire verso L'Aeroporto Internazionale Tribhuvan di KATHMANDU in Nepal.
Per vostra opportuna conoscenza un esempio dei nostri voli, con partenza da Milano, con le
ore effettive di volo:

Milano- Doha 5:30 ore di volo
Doha - KATHMANDU 4:35 ore di volo

I voli sono giornalieri e vengono operati sulla tratta Milano/Roma Doha con aeromobili
Airbus 350-900 di ultima generazione dalla capacità di trasporto di oltre 300 passeggeri.
Mentre per le tratte DOHA KATHMANDU opera sempre voli giornalieri con aeromobili di
ultima generazione Boeing 787 DreamLiner dalla capacità di oltre 250 persone, sempre
suddivisi su due classi Business ed Economy.

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 22
I voli di rientro verranno effettuati sempre dal Nepal dall’aeroporto di KATHMANDU con le
stesse caratteristiche dell’andata ma, si parte da KATHMANDU il mattino per arrivare in
serata dello stesso giorno in Italia.
Gli aeromobili della QATAR Airways sono configurati su due classi di servizio in cabine di
Business Class ed Economy Class.
La Business è di ottimo livello, ed è una delle migliori al Mondo con svariati e confortevoli
servizi speciali inclusi.
La Classe Economy è sempre di ottimo livello, con spazio per le gambe poggiatesta e visori
per l’intrattenimento ad ogni singolo posto.
Sui voli di Linea QATAR è possibile richiedere servizi accessori tra cui: web check-in, pasti
speciali, pre-assegnazione del posto e all'occorrenza extra bagaglio e assistenze speciali per
disabilità.
I servizi vanno richiesti in fase di prenotazione e provvederemo noi ad effettuarli e
richiederli. Alcuni di essi potrebbero essere a pagamento e sono comunque soggetti a
riconferma da parte della compagnia aerea.

Perché scegliamo QATAR AIRWAYS ?
La scegliamo perché è tra le compagnie migliori del mondo, ogni anno premiata da
SKYTRAX con le 5 Stelle per l’alta qualità del suo prodotto nei servizi sia in volo che a terra.
Premiata da molti anni come miglior Business Class del mondo ma soprattutto una classe
Economy anche lei premiata ogni anno tra le migliori. Inoltre si è dimostrata nel corso degli
anni puntuale ed affidabile.
Nasce come compagnia aerea nel 1993 ed è attualmente membro dell’alleanza mondiale
ONEWORLD di cui fa parte anche la British Airways e molte altre. (possibile inserimento di
carte frequent flyer)
Detiene in flotta oltre 200 aeromobili, Qatar Airways vanta una delle flotte più giovani con
aerei all'avanguardia con un'età media per velivolo di circa cinque anni.
Parte proprio dall’età e dalla modernità della flotta la mission del vettore per avere la
migliore affidabilità ed efficienza operativa: i consumi sono inferiori del 20% con
conseguente minor impatto ambientale.

MEZZI DI TRASPORTO
A marzo del 2014 è stato ultimato il tratto di strada che era ancora necessario percorrere a
piedi in Mustang. Di conseguenza, da Jomson a Lo-Manthang e ritorno, si viaggia
normalmente con fuoristrada locali che cambiano a seconda del tratto di strada da
percorrere. Infatti, le cooperative locali si sono accordate tra di loro, circa il percorso di
propria competenza. È bene tenere presente che si tratta di percorrere una strada sterrata e
accidentata e per questo motivo, per garantire il massimo comfort ai nostri viaggiatori e, nel

                                                                      MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 23
caso sia necessario utilizzare quel tipo di fuoristrada (Mahindra) abbiamo previsto che,
nonostante le jeep possano portare fino a 7 pax (uno davanti, tre nella seconda fila e tre nella
terza), noi prevediamo di far occupare solo il sedile di fianco all’autista e quello subito dietro
(tre pax in tutto). Il terzo sedile sarà occupato eventualmente solo dallo staff locale o dal
nostro esperto. Kel 12 però, riesce già da qualche anno ad utilizzare delle Jeep decisamente
più nuove e più confortevoli (Toyota) che saranno a nostra disposizione dall’inizio alla fine
del nostro viaggio in Mustang. Si tratta di jeep da 7 posti che verranno occupate da tre
passeggeri oltre l’autista.
Solo nel caso in cui il fiume Kali Gandaki dovesse essere particolarmente impetuoso dopo il
periodo dei monsoni, sarà necessario cambiare fuoristrada, non potendo attraversare il
fiume da Jomson.
A Kathmandu e nella sua valle si utilizzeranno dei minibus con numero di posti adeguati al
numero di partecipanti, avendo come priorità il distanziamento e il comfort dei passeggeri.

Esempio fuoristrada Toyota:

BAGAGLIO
Il bagaglio deve essere preferibilmente costituito da sacche morbide di max 15 kg in totale.
Le sacche morbide sono più facili da stivare nelle jeep. Importante portare qualche capo per
proteggersi dal “vento”.
E’ importante rispettare il limite di 15 Kg anche perchè nel volo Pokhara/Jomson sono
consentiti solo 15 kg di bagaglio, comprensivo del bagaglio a mano. Il peso in eccesso, potrà
essere lasciato in deposito nell’hotel di Kathmandu.

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 24
SISTEMAZIONI
Alcuni pernottamenti in Mustang sono previsti in Guesthouse semplici/spartane. Si tratta di
costruzioni a due piani con 6-12 camere (due letti separati). Possibilità alcune volte di fare la
doccia (l’acqua non necessariamente è calda). I bagni possono essere anche in comune e non
è presente il riscaldamento. Si consiglia l’utilizzo del proprio sacco a pelo o di un sacco
lenzuolo, in quanto nei letti normalmente è previsto solo il lenzuolo che copre il materasso.
In Mustang, A CAUSA DELLA SCARSA OFFERTA DI STRUTTURE RICETTIVE, LA CAMERA
SINGOLA NON PUO’ ESSERE GARANTITA. I pernottamenti previsti in hotel sono in camera a
due letti con servizi privati (Kathmandu, Pokhara e Jomson). La conferma definitiva delle
strutture utilizzate sarà comunicata con il foglio notizie alcuni giorni prima della partenza. A
Lo Manthang abbiamo previsto di pernottare in un hotel di recente costruzione che
essendo attualmente il migliore dell’area ha anche un costo superiore rispetto agli altri, ma
riteniamo che un maggior comfort possa giustificare una maggior costo.
Il Mustang si è aperto da pochi anni al turismo e di conseguenza l’ospitalità non è
paragonabile a quella di altri paesi. In particolare, nelle camere non sono quasi mai presenti
asciugamani e carta igienica, che quindi consigliamo di portare.

PRANZI E CENE
Per questo itinerario è previsto il trattamento di pensione completa ad eccezione di due
pranzi (2° giorno e 13° giorno).
I pranzi si consumano generalmente in piccoli ristoranti locali ed in alcuni casi sono a picnic.
La maggior parte delle cene è prevista in Hotel o Guesthouse, in alcuni casi in ristoranti
locali.

INFORMAZIONI UTILI E IMPORTANTI PER QUESTO ITINERARIO

 •   Lo speciale permit per il Mustang, rilasciato a un minimo di due persone, si ottiene solo
     tramite agenzia locale e per ottenerlo sono necessarie 1 fotografia a colori, 1 copia a
     colori delle prime pagine del passaporto e i dati personali. Il costo giornaliero è di 50
     usd per persona per un minimo di 10 giorni.
 •   I COSTI DEI PERMESSI PER IL MUSTANG E PER L’ANNAPURNA CONSERVATION AREA
     DEVONO ESSERE PAGATI IN ANTICIPO IN ITALIA.
 •   Il gruppo oltre alla guida e al personale necessario, potrebbe essere accompagnato,
     per tutta la durata del viaggio, dal Liason Officer, un funzionario governativo garante
     dell’impatto turistico con l’ambiente e la popolazione locale. Svolge quindi una
     funzione di controllo e vigilanza estesa a tutti i membri della carovana, stranieri e locali,
     affinché siano rispettate tutte le norme atte a salvaguardare i delicati equilibri socio-

                                                                       MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 25
ambientali del luogo. Il costo dell’Ufficiale di Collegamento è a carico del gruppo (in
     realtà tale Ufficiale di Collegamento non è mai partito con il gruppo). All’atto del rilascio
     del permesso speciale i partecipanti devono sottoscrivere una lettera di garanzia nella
     quale s’impegnano a:
 •   Mantenere pulito il percorso del trekking e l’ambiente circostante.
 •   A rivolgersi all’organizzazione per qualsiasi problema dovesse sorgere durante il
     trekking.
 •   A non donare denaro o altri beni alla popolazione locale.
 •   A non compiere alcuna azione dannosa nei confronti di beni culturali, religiosi e
     ambientali.
 •   A percorrere solo l’itinerario prescritto.
 •   A contattare il governo nepalese, qualora si verificasse l’esigenza. Solo tramite l’Ufficiale
     di Collegamento.
 •   A registrare i nomi e i documenti ai posti di controllo e negli altri uffici prescritti dal
     governo del Nepal.
 •   A non dividersi in sottogruppi e percorrere itinerari diversi.
 •   A non svolgere alcuna attività proibita nel regno del Nepal.
 •   A seguire ogni regola e legge.
 •   Ad acconsentire alla presenza dell’Ufficiale dell’Ambiente per tutta la durata del
     trekking.
 •   Effettuando un viaggio in altitudini che superano i 3.000 m., bisogna tenere presente
     che ci potrebbero essere dei problemi fisici dovuti al mal di montagna (nausea, mal di
     testa, diarrea). Il periodo di acclimatamento e il bere molto durante la giornata
     dovrebbero evitare questo problema ed esistono anche alcuni farmaci che aiutano a
     risolvere questi problemi (Diamox).
 •   In Mustang, ogni giorno e in qualsiasi stagione, soprattutto da Jomson a Chele, a partire
     dalla tarda mattinata si alza sempre il vento, per cui si preferisce partire la mattina
     presto per arrivare alla destinazione prevista nella giornata il primo possibile.
 •   La maggior parte delle zone attraversate durante questo viaggio non sono fornite di
     reti sanitarie funzionanti. Si consiglia di essere sempre indipendenti per quanto
     riguarda le medicine. Tutti i medicinali usati personalmente devono essere portati in
     quantità sufficiente per il periodo del viaggio.
 •   Per tutta la durata del tour, Kel 12 garantisce una valida guida locale parlante inglese e il
     capo spedizione Kel 12 al raggiungimento del numero minimo di partecipanti.
 •   Nonostante siano tolleranti, i locali non vedono volentieri gli occidentali che si
     esibiscono con vestiti che lasciano scoperti le gambe, la spalla, il decolté o che sono
     trasparenti.

MUSTANG, IL PICCOLO TIBET | 26
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