NATALE 2020 - FILIPPINO_LIPPI_ - ADORAZIONE_DEL_BAMBINO - PARROCCHIA ...
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Bollettino Parrocchiale dell’Unità Pastorale di Arzignano Centro - Dicembre 2020 OGNISSANTI NATALE 2020 Filippino_Lippi_ - Adorazione_del_Bambino 1
Non ci saranno mai due Natali uguali o simili! Natale è contemplare questo mistero. Considerando che il primo Natale ha sconvolto la Questo Natale sarà il Natale dell’umanità: storia dell’umanità ed è diventato il punto di riscoprire la nostra umanità per riscoprire la riferimento del computo degli anni e della storia, presenza di Dio che si è fatto uomo. Penso alle quello di quest’anno 2020 sarà certamente un paure che abbiamo di non poterci “rivestire” delle Natale diverso da quelli di tutti gli anni cose tradizionali del Natale: i doni, gli incontri, le precedenti, come la Pasqua del 2020 è stata luci, le tante cose che tolgono l’apparenza di diversa da tutte le Pasque della mia vita. Il povertà alle nostre case, alle nostre strade, alle coronavirus ha certamente sconvolto tutte nostre piazze; tant’è vero che non ci pare le nazioni del mondo e non possiamo non neanche Natale senza un’atmosfera di festa. considerarlo un accadimento planetario che costringe tutti gli uomini di tutti i paesi a riflettere Ecco perché il Natale quest’anno mi sembrerà per non lasciarsi travolgere dagli eventi. Ho particolarmente bello, davvero unico. Mi sto pensato a lungo, come cristiano e come prete, preparando, e spero di avere l’occasione propizia a cosa mi potrà dire un avvenimento così per viverlo in modo completamente diverso; nella radicale che ha sconvolto il mio modo di vivere, gioia di una povertà ed essenzialità evangelica. la mia vita di uomo, di cristiano e di prete. Mi Mi diceva un vecchio prete che l’esclamazione ha fatto riflettere sulle parole del nostro Papa più bella che si può pronunciare dopo aver letto il Francesco*, sui suoi gesti profetici proprio Vangelo è dire: “È vero… È tutto vero!” e questo perché inconsueti, ma profondamente pensati. è l’augurio per il Natale 2020 nel quale ancora una volta, come dice l’evangelista Giovanni: “Il Eppure il Papa, così citato e ascoltato, è anche Verbo si è fatto carne… La Parola si è fatta difficilmente creduto e accolto perché la sua carne”. Mi auguro e Vi auguro di poter incontrare parola chiede una profonda conversione l’umanità del povero, del piccolo, del malato e dell’uomo e dell’umanità. La sua attenzione agli dell’anziano; l’umanità della persona sola e di ultimi, a quelli che egli chiama gli “scarti causati quelle che rinunciano a tutto per stare vicino e dal nostro modo di vivere”, la sua attenzione alla fare qualcosa per gli altri; l’umanità dello natura, al rispetto di tutti gli esseri viventi che il straniero e dell’abbandonato e di poterlo Signore ci ha donato perché “li coltivassimo e contemplare dicendo: “È davvero Dio… È davve- custodissimo”, la riscoperta di una fede più ro Dio!”. Buon Natale! profonda, più umana proprio perché divina, sono al centro del Natale che vogliamo celebrare. Don Mariano Lovato Un Natale davvero nuovo, diverso che ci riporta al senso vero del mistero: Dio si è fatto povero *PER NON DIMENTICARE per diventare uomo, Dio si è fatto mortale per I DOCUMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DI PAPA FRANCESCO: condividere la condizione umana. Fratelli tutti: lettera enciclica sulla fraternità e l’amicizia universale; 3 ottobre 2020 Natale è contemplare questo mistero. Perché Querida Amazonia: esortazione apostolica post sinodale al Dio, per salvarmi, si è abbassato invece di popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà; 2 febbraio innalzare me? Dio mi ha innalzato facendosi 2020 uomo. Christus vivit: esortazione apostolica post sinodale ai giovani e tutto il popolo di Dio; 25 marzo 2019 Gaudete et exsultate: esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo; 19 marzo 2018 Amoris Letizia: esortazione apostolica sull’amore nella famiglia; 19 marzo 2016 Laudato si’: lettera enciclica sulla cura della casa comune; 24 maggio 2015 Evangelii Gaudium: esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo; 24 novembre 2013 Lumen fidei: lettera enciclica ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici sulla fede; 29 giugno 2013. 2
a cura di don Gigi Fontana Non si vuole bene solo con la presenza e la vicinanza, ma anche con un atteggiamento delicato che può integrare il nostro modo di amare preoccupandosi dell’altro. Mi ha incuriosito e fatto riflettere questo articolo di don , prete milanese e psicoterapeuta, incaricato per la formazione permanente del clero di Milano. Credo possa far riflettere un po’ tutti. Non si tratta di una forzatura per fare di ogni necessità (la distanza) una virtù (l’elogio del distanziamento), quanto piuttosto di una riflessione intelligente e capace di dare senso anche a questo tempo, da vivere come risorsa e non solo come fatica e peso. n un tempo così difficile e strano di pandemia tutti possiamo imparare, forse con qualche fatica, cose inedite e preziose per le relazioni sociali. Tutti siamo stati invitati, anche con precise disposizioni civili ed ecclesiastiche, a stare a distanza di sicurezza. La prima reazione comprensibile è stato un senso di rifiuto, ma poi in molti stiamo comprendendo che questa distanza, non è un rifiuto degli altri, ma è una preoccupazione, una premura e una precauzione per il bene di sè stessi e degli altri, che in queste circostanze sono con più evidenza indissolubilmente legati, ma sono sempre interdipendenti. Proprio in questo tempo possiamo riconoscere e sorprenderci del fatto che se anche di solito siamo molto vicini a molti altri, non è detto che ci accorgiamo dell’altro e tantomeno ci preoccupiamo e, forse a volte neanche lo rispettiamo. Non è detto che nello stile delle nostre relazioni lasciamo all’altro/a tutto lo spazio per potersi sviluppare in tutto ciò che è, e quindi in senso teologico nella sua vocazione. Essere vicini non significa essere prossimi e diventare prossimi chiede prima una distanza per riconoscere il valore sacro dell’altro. La pedagogia della distanza, anche se in questo tempo è esigente, rigida e costretta, ci invita a scoprire nel voler bene anche la delicatezza della distanza: del lasciar spazio, del fare un passo indietro, del cedere il posto, del fermarsi sulla soglia, dell’aspettare, del non essere invadenti, del rispettare i confini personali. Il voler bene non è solo presenza, ma anche distanza, perché in questo spazio fisico e psichico una persona, una gruppo, una comunità possano muoversi e cambiare. 3
La pedagogia della distanza mette in evidenza un altro aspetto. Ci invita a prendere coscienza che ciascuno di noi può essere “anche pericoloso” per gli altri e non solo in tempi di “coronavirus”, visto che potremmo essere portatori del virus senza sintomi o in incubazione, ma in ogni circostanza della vita. In una cultura in cui spesso la “stima di sé” si propaga in senso banalmente narcisistico, imparare anche a diffidare di se stessi potrebbe essere una grande risorsa di responsabilità per “custodire” l’altro e costruire rapporti di “civica amicizia”. La pedagogia della distanza, oltre che alla giusta prudenza verso gli altri, ci induce a una certa diffidenza di noi stessi. Tutti coloro che anche rispetto agli abusi e al male che si può fare ad altri – professionisti, edu- Spesso riteniamo che il male giunga catori, preti ecc… – si ritengono al di sopra e dall’esterno, dagli altri o da un ipotetico nemico pensano che questi sono problemi che riguardano esterno, ma più raramente riconosciamo che può solo gli altri, rischiano di essere le persone più venire da noi stessi. Questo mancato pericolose. riconoscimento indebolisce una società dal di dentro, dal suo cuore, dalla famiglia, dai rapporti Gli italiani che sono fuggiti al sud tra l’8 e il 9 tra amici, compagni di lavoro e vicini di casa. marzo, la maggior parte dei quali senza dichiararsi al medico di base e senza quarantena Nella nostra vita facciamo purtroppo una volta arrivati, non hanno sbagliato per esperienza di una sofferenza drammaticamente egoismo – li giustificheremmo -, ma per stupidità, inevitabile, ma c’è anche una sofferenza evitabile, al punto di non comprendere di poter essere un che dipende dalle responsabilità personale di danno per propri cari, parenti, amici e ciascuno secondo il suo compito e ruolo. compaesani… Così quei casi isolati di preti che a Quanta sofferenza potremmo risparmiare al tutti costi radunano fedeli, magari di nascosto, nostro prossimo se imparassimo anche a diffidare comportandosi come se in Italia non ci fosse la un po’ di noi stessi nel modo di trattare gli altri. libertà religiosa. Senza la delicatezza della distanza, Nella prossimità, il farsi vicino e la delicatezza senza aiutare a stare nei giusti limiti né si della distanza non sono nemiche, anzi si educa, né si ama. La pedagogia della distanza è integrano. Senza capacità di rispetto e distanza non c’è prossimità, ma si rischiano forme di una dimensione importante non solo per la identificazioni confusive. Certo, riconoscere la qualità delle relazioni personali e famigliari, ma anche in una comunità cristiana e della “distanza” come un bene di solito non è così società intera. Per una cultura della prossimità è spontaneo, ma “custodire” l’altro chiede di andare necessaria una anche un pedagogia della oltre la compiacenza. distanza. Grazie, don Enrico! Col desiderio di poterci riabbracciare quanto prima, non ci limitiamo a sognare l’abbraccio ma ci impegniamo tutti a non mortificare la RELAZIONE, respiro e ossigeno di ogni persona umana! 4
Come è noto, dal 29 novembre scorso, prima domenica di Avvento, abbiamo iniziato a usare la terza edizione italiana del Messale Romano. Dopo quasi vent’anni di lavoro, richiesti per tradurre e approvare il testo dal latino all’italiano, finalmente abbiamo potuto iniziare ad usare questo nuovo libro, con una traduzione nuova del rito della Messa e con alcune modifiche alle risposte dell’assemblea (la più famosa sicuramente è il Padre Nostro, “non abbandonarci alla tentazione”). Qualcuno potrebbe chiedersi il senso di un’operazione simile, se davvero valeva la pena riprendere in mano tutto il Messale. Non andava bene così com’era? Per tentare di rispondere, bisogna fare un passo indietro, e seguire i passaggi che ci sono stati. P apa Giovanni XXIII, nel 1962, diede inizio al Già verso la fine degli anni ’60 si iniziò a Concilio Vaticano II, per rispondere al bisogno di sperimentare, a celebrare in italiano e con il aggiornamento che si respirava nella Chiesa. prete rivolto verso i fedeli, mentre la Aggiornamento richiesto anche per quanto commissione continuava il suo compito. Dopo un riguarda la liturgia. Chi ha più di 60 anni ricorderà lavoro molto intenso, nel 1970 è stata come la Messa, al tempo, si svolgeva in modo pubblicata la prima edizione (in latino) del molto diverso rispetto ad ora, con il prete che Messale; ogni Chiesa nazionale avrebbe poi celebrava di spalle, con il coro che dovuto tradurre il testo e adattarlo alla propria accompagnava il rito come una “colonna sonora” situazione specifica. e con la gente che pregava il rosario oppure leggeva libretti devozionali (“Massime eterne” e Il Messale in italiano è uscito quindi nel 1973; era simili). solamente la traduzione in italiano del Messale, Il Concilio, nell’avviare la riforma liturgica, ha senza nessuna aggiunta. anche insistito sul considerare la liturgia come Nel 1975 uscì la seconda edizione latina, che fu una espressione di ciò che la Chiesa è, e non tradotta in italiano nel 1983. Questa seconda solamente un’ azione che la Chiesa fa. edizione (usata fino ad ora) era molto più ricca, con molte preghiere composte proprio dalla La liturgia non è più vista come una “bella chiesa italiana, con adattamenti e aggiunte che cerimonia”, magari anche commovente, ma mostrano una creatività molto vivace. come una azione di tutto il popolo (questo è il significato della parola greca liturgia). Ognuno è fondamentale per la celebrazione liturgica, e non è solamente un affare del prete, del lettore e dell’organista, ma anche dell’ultima persona seduta in fondo alla chiesa, magari con un piede fuori dalla porta: anche lei è fondamentale perché la liturgia esprima veramente ciò che la Chiesa è. L’importante decisione presa dal Concilio è stata quella di introdurre nella Messa le lingue parlate e non soltanto il latino. Mentre il Concilio era ancora in corso, si è i stituita una commissione che attuasse la riforma liturgica e mettesse in pratica questa nuova concezione di liturgia. 5
Con il passare del tempo, il lavoro sulla riforma Negli anni, le varie conferenze episcopali hanno liturgica non si è fermato. Basti pensare a quanti ricevuto l’approvazione della traduzione fatta, ma nuovi santi sono stati proclamati in questi talvolta suscitando critiche e polemiche. È il caso trent’anni. Per citarne solo alcuni, padre Pio, del messale in inglese, approvato nel 2009. Il madre Teresa di Calcutta, Giovanni XXIII, Paolo linguaggio usato era molto arcaico, erano state adottate parole distanti dall’inglese parlato VI, Giovanni Paolo II, Giuseppina Bakhita… correntemente e con termini quasi Ciò ha richiesto la revisione del Messale, per incomprensibili per i fedeli. inserire i nuovi santi e le nuove feste che erano La traduzione italiana, invece, non era ancora state istituite. stata approvata e molti coltivano il sospetto che lo “scoglio” fosse proprio la scelta di mantenere il Nel 2002 è stata pubblicata la terza edizione “per tutti”. latina del Messale (poi rivista nel 2008) e, come Nel frattempo i criteri di traduzione sono stati in passato, il testo è stato consegnato alle cambiati. Nel 2017 papa Francesco ha singole Chiese nazionali per il lavoro di ridimensionato le prerogative della Santa Sede traduzione. Il criterio richiesto era di assoluta per quanto riguarda l’approvazione dei testi fedeltà al latino, evitando il più possibile liturgici, lasciando più responsabilità ai vescovi adattamenti o personalizzazioni. locali. Questo, da un lato, ha comportato una revisione della traduzione, ma dall’altro, ha Un aspetto problematico della traduzione italiana consentito di mantenere il “per tutti”, oltre ad altre (e di altre traduzioni) riguardava il momento più particolarità della traduzione italiana, che importante, la preghiera eucaristica altrimenti sarebbero andate perdute. (“consacrazione”), e nello specifico le parole sul Ecco quindi spiegato il divario di tempo tra calice, quando si dice che il sangue di Cristo è l’edizione latina (2002) e quella italiana (2020). stato “versato per voi e per tutti”. In latino, invece, si trova “per molti” (pro multis). La richie- Dopo questo rapido sguardo al passato riemerge sta della Santa Sede (con un documento ufficiale la domanda: perché un’operazione simile? nel 2001 e poi con una lettera di Benedetto XVI È comprensibile che possiamo sperimentare ai vescovi tedeschi nel 2012) era di tradurre “per nostalgia per alcune formule che abbiamo molti”. imparato a memoria e che ci hanno aiutato a Questa richiesta ha suscitato un vivace dibattito pregare in questi anni. La decisione di cambiare il Messale potrebbe essere vista come una teologico, che è difficile riassumere in poche questione marginale (“con tutti i problemi che ci righe. sono nel mondo, la Chiesa cambia la preghiere? Secondo numerosi studiosi e vescovi, la scelta di Perché non si dedica ai poveri, alla pace…?”). tradurre “per molti” avrebbe provocato scandalo nei fedeli, che vedevano modificate parole in un Per cercare di rispondere torniamo, ancora una momento importante della Messa, e lasciavano volta, al Concilio. Nel documento che tratta la intendere che Gesù era morto per molti, e non riforma liturgica (la costituzione Sacrosanctum per tutti (quindi escludendo qualcuno…). Concilium), in due passaggi molto importanti, ci I tentativi di giustificare il “per molti” sono stati dà una “strada” su cui possiamo camminare. molteplici ma, allo stesso tempo, insufficienti. Gli Innanzitutto afferma: «ogni celebrazione liturgica, stessi vescovi italiani, quando hanno dovuto in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo votare per la traduzione da adottare, si sono corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne espressi a stragrande maggioranza (189 contro uguaglia l'efficacia». 10) per mantenere “per tutti”. Per cui ogni azione della Chiesa (catechesi, Il messale francese, invece, ha scelto di tradurre servizio educativo, servizio verso i poveri ecc.) è il “per molti” con “per la moltitudine” (e ricevendo subordinata alla celebrazione dell’Eucaristia. La l’approvazione della Santa Sede). Messa è il vertice massimo raggiungibile per ogni parrocchia, per tutta la Chiesa. Allo stesso tempo però, la Messa è anche una forte spinta a tornare a servire i poveri, ad annunciare il Vangelo e a dedicarci ai giovani. Nel seguito del testo, il Concilio infatti dice: «La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore». 6
Questo è il motivo per cui, una volta ricevuta la Per essere fedeli occorre essere sempre disposti Comunione, dopo pochi istanti la Messa si a cambiare, per cercare di rispondere nel modo conclude: perché siamo chiamati a portare fuori migliore possibile ai bisogni e le necessità del dalla chiesa ciò che abbiamo celebrato, e a nostro tempo. tornare in chiesa la domenica seguente, per Diceva il compositore Gustav Mahler: “La ricevere il nutrimento necessario per proseguire tradizione non è il culto delle ceneri ma la la nostra testimonianza di fede. custodia del fuoco”. Tocca a noi ora, con il nuovo Proprio per questo è importante che i libri liturgici Messale, alimentare il fuoco della fede, perché continuino a rinnovarsi. Il modo di celebrare la possa continuare ad ardere per il nostro tempo e Messa non è mai stato intoccabile e chi, tra i per gli anni che verranno; sia che aggiungiamo nostalgici del rito in latino, parla della “Messa di un ramoscello o un grosso ceppo, continuiamo la sempre”, commette un errore grossolano, perché nostra opera. Il nuovo Messale, vissuto e il rito della Messa è stato modificato numerose celebrato, ci aiuterà a portare nuova legna al volte. Solamente a titolo di esempio, il Messale fuoco, e a questo fuoco potremo continuare a del Concilio di Trento è stato pubblicato nel 1570 scaldarci. da papa Pio V e la prima modifica al Messale è avvenuta nel 1571, dallo stesso Pio V che ha introdotto la festa della Madonna del Rosario; dopo di lui ci sono state altre sei modifiche al Messale, fino all’ultima riforma voluta da Giovanni XXIII nel 1962, alla vigilia del Concilio. Potremmo parlare di fedeltà alla Tradizione. Ho scritto Tradizione con la “T” maiuscola, per differenziarla dalle nostre tradizioni. Queste ulti- me sono espressione di un contesto culturale e di un periodo storico, la Tradizione (gli scritti del Padri, i canti liturgici…) invece è un tesoro che ci viene donato dai nostri padri e che noi, costantemente, dobbiamo alimentare. Fedeltà non significa “non cambiare mai”! Se questo significasse essere fedeli, allora una mamma, per essere fedele al proprio figlio, dovrebbe preparargli il biberon anche quando ha vent’anni! Don Davide Zanoni 7
IN PELLEGRINAGGIO VERSO NATALE… LEGGENDO È iniziato domenica 29 novembre l’Avvento, il tempo forte che prepara al Natale. Quest’anno è un Avvento segnato dalla pandemia, dalle restrizioni, dal distanziamento fisico, dall’impossibilità di tenere “dal vivo” nelle parrocchie incontri e momenti di riflessione, dai timori anche nella partecipazione alle celebrazioni, dalle misure anti -Covid che accompagnano le Messe e la vita ecclesiale. E per prepararmi al Natale mi sono ispirato all’ Adorazione dei pastori del Giorgione eseguita per un collezionista intorno al 1505, un piccolo dipinto per la meditazione personale. Questi pastori sono appena due di numero, e così la loro decisione di affrontare "senz'indugio" il lungo viaggio ha il carattere di un pellegrinaggio personale. E così anch’io ho tentato di compiere un mini-pellegrinaggio in quattro tappe (come le settimane di Avvento) con qualche lettura ispirata al momento. “L’umiltà dei pastori” Ho iniziato il breve viaggio con il beato Charles de Foucauld, morto il 1 dicembre di 58 anni fa. Riporto qualche sua frase delle sue Opere Spiri- tuali, che ci propongono l’umiltà dei pastori «Gesù sceglie lui stesso i suoi adoratori. […] Attrae a sé con la voce degli angeli i pastori, che per primi vuole vedersi intorno, dopo Maria e Giuseppe. Per genitori ha scelto due poveri operai; per primi adoratori sceglie poveri pastori… Sempre la stessa abiezione, sempre lo stesso amore della povertà e dei poveri. Gesù non respinge i ricchi, è morto per essi, li chiama tutti, li ama, ma rifiuta di condividere le loro ricchezze e chiama per primi i poveri. Come sei divinamente buono, mio Dio! Se per primi tu avessi chiamato i ricchi, i poveri non avrebbero osato avvicinarsi a Te, si sarebbero creduti obbligati a restare in disparte a causa della loro povertà». Nella nostra società è apprezzato chi produce. Il vecchio, il malato, il disabile sono rispettati, amati, aiutati, ma sono sentiti spesso come un peso; non è immediata la percezione del loro valore e della preziosità del loro contributo a rendere più umano il nostro mondo. Premiamo gli efficienti e i capaci; stimiamo chi è riuscito a farsi da solo, remuneriamo chi lavora. Dio invece parte dagli ultimi, si interessa degli ultimi, privilegia e premia gli ultimi. Gratuitamente. 8
"Ogni essere umano “Salva Dio in te stesso” è un libro" Nella seconda settimana sono rimasto impressio- Si continua a parlare delle limitazioni nato dai tanti morti di coronavirus… per le festività natalizie. Il numero impressionava quasi di più dell’identità Per alcuni, le limitazioni sono diventate così di chi ci lasciava. Morivano senza la vicinanza importanti da spegnere il lumino o addirittura delle persone care, nel silenzio e nella solitudine, rendere il Natale senza senso oppure certamente confortati dalle cure dei sanitari, insopportabile, da dimenticare o non vivere ma… proprio. Per quanto la pandemia sia un evento terribile, credo sia in atto una sfida ben più Mi ha fatto riflettere il titolo di un articolo di profonda: dare senso a questo Natale. Non è giornale di Massimo Recalcati: “Ogni essere materia da Dpcm, ma è questione di mente e umano è un libro”. cuore. Non è troppo forzato rappresentare la vita umana come se fosse un libro, una superficie Natale appartiene a chi costruisce il suo futuro, stratificata sulla quale si sono scritte tutte le con responsabilità e lungimiranza, credente e tracce che le hanno dato forma? non. Natale appartiene a chi abita tra chi soffre la Non siamo forse tutti delle pagine stampate? malattia o le ristrettezze economiche, a chi La nostra storia è come un libro scritto alle nostre assiste negli ospedali (anche fino al dono della spalle? propria vita), a chi lavora seriamente nelle Di cosa siamo fatti se non dei fantasmi del nostro istituzioni per limitare i danni della pandemia, a passato, dei suoni, dei profumi, dei ricordi, degli chi sa che il calore di una famiglia è prima di incontri, delle sensazioni, delle emozioni, delle tutto interiore. Natale vuol proprio dire parole che hanno scritto la nostra vita? “salvare Dio in noi stessi”. “Siamo scritti da tutto quello che ci è accaduto ed è accaduto attorno a noi. Non siamo gli autori del libro che siamo, ma siamo il libro, non siamo il Così scriveva Etty Hillesum, un’ebrea olandese poeta ma il poema”. di Amsterdam, morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943; aveva ventinove anni. E’ veramente provocatorio e bello vedere le “Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte persone che ci circondano come un libro da per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi sfogliare, anzi da leggere, per scoprire le cose che mi bruciavano, davanti a me passavano buone che ognuno porta e ci offre. immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (…) tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento -Invece di salvare te, mio Dio. (Diario 1941-1943). 9
”Natale è l’arte dell’incontro” A ogni bambino che nasce viene dato un nome. Il figlio di Maria ha un doppio nome: quello usato dai suoi contemporanei – Gesù, colui che libera dai peccati – e quello che gli attribuiscono il profeta Isaia (Is 7,14) e l’evangelista Matteo (Mt 1,24) – Emmanuele, Dio con noi. Il nostro Dio si è fatto uomo e rimane per sempre uno di noi, non si è tirato fuori dal nostro mondo, è e rimane per sempre l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti” (n. 205), ha tradotto e attualizzato in modo originale “Dio con noi” e ce lo propone come uno stile di vita: “La vita è l’arte dell’ incontro, , malgrado ci siano tanti disaccordi nella vita”. La dignità umana, lo sviluppo umano integrale, l’essere in relazione, il dono di sé, che trova culmine nell’amore autentico, sono i pilastri di ogni relazione per essere uomini e donne capaci di vivere senza mai strumentalizzare e farci strumentalizzare, ricordando che – come scriveva san Paolo VI – “tutto ciò che è umano ci riguarda”. Natale è veramente una cosa artistica: è l’atteggiamento grandioso di Dio che si in- contra con l’uomo/donna, con ognuno di noi… e anche noi possiamo dipingere un’opera d’arte originale: incontrandoci tra di noi. Don Renato Dovigo 10
RISCOPRIAMO IL NATALE Nel pensiero comune la parola “Natale” suscita In primo piano vediamo Gesù neonato. sentimenti di tenerezza, calore, luce, desiderio di Maria lo sta scoprendo leggermente per sentirsi più buoni, nostalgia dell’infanzia, voglia di mostrarlo a due angeli venuti a vederlo. pace e di famiglia. Alle spalle della Madre, nell’ombra, Giuseppe guarda estasiato il bimbo. I rischi sono due: o ci si ferma all’esteriorità, alle Il dipinto ha colori scuri fondamentalmente: luci, ai regali, alla festa dimenticandosi di Gesù l’unica fonte di luce proviene dal lenzuolo bianco che nasce o si mette l’accento solo sul bambino di Gesù: ne simboleggia la purezza e il fatto che tenero e dolce, rendendo infantile una festa Egli stesso è la Luce, capace di squarciare liturgica, che celebra un mistero grandissimo. l’oscurità del mondo. Nella fede sappiamo che il Natale festeggia E’ una rappresentazione che suscita una grande l’Incarnazione di Gesù, il Figlio di Dio, nato da tenerezza. Maria e concepito dallo Spirito Santo, divenuto uomo come noi, limitato, fragile, bisognoso di amore e di cura. Nei presepi tradizionali di solito viene rappresentato l’avvenimento storico: Giuseppe e Maria in una grotta o in una stalla con il Bambino Gesù deposto in una mangiatoia, mentre gli Angeli cantano la Gloria del Signore e i pastori vengono ad adorarlo. Dolcissima è la Natività dipinta da Gherardo delle Notti (Gerrith Von Hontorst) nel 1620 e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Possiamo ammirare un’immagine altrettanto Anche qui Maria solleva il lenzuolo per mostrare tenera nel nostro Duomo, se guardiamo la il figlio appena nato ai pastori, che manifestano lunetta che sta sopra la porta della sagrestia: il sorpresa, meraviglia e rispetto. dipinto raffigura l’Adorazione dei pastori. San Giuseppe, alle spalle della Madonna, contempla il Bambino che emana una calda luce. Scrive il dott. Antonio Lora nella “Breve guida illustrata del Duomo di Ognissanti” dell’ottobre 2007: “Sulla base del ‘motivo firma’ rappresentato dal cagnotto osservatore presente in basso a sinistra, possiamo ragionevolmente attribuire il dipinto al pittore vicentino Michelangelo Uliaco detto il Leoneda (1711- 1795). 11
Ora vorrei invitare tutti voi ad osservare un’icona Prima di tutto bisogna dire che l’icona non bizantina che rappresenta il Natale. L’autore è rappresenta l’avvenimento storico come i pre- Andrej Rublev (sec. XV) ed è conservata nella sepi tradizionali, ma è un riassunto della sto- Galleria Tetrjakov di Mosca. ria della salvezza, del grande mistero della Salvezza: il bambino che nasce a Betlemme è Gesù, il Cristo, che muore crocifisso per tutti gli uomini e che risorge, vincendo la mor- te per sempre. Se teniamo presente ciò, riusciremo a capire molti particolari dell’icona. Il Bambino è avvolto in bende che rimandano alla sepoltura e giace in una mangiatoia, che ha la forma di un sepolcro. E’ sulla soglia di una caverna oscura, simbolo dell’abisso, degli Inferi. “Lui è la luce che splende nelle tenebre” (Gv. 1,5) Guardando Gesù meditiamo già la sua pas- sione, la morte e la risurrezione (testimoniata dall’aureola da risorto che avvolge il capo del bimbo). Maria, la madre, è distesa su di un manto rosso fuoco, simbolo del sangue e dell’amore di Dio. Poggia la testa sulla mano e ha lo sguardo perduto nella contemplazione del mistero: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc. 2,19). Non è rivolta verso il bambino, ma verso di noi: il suo sguardo triste da un lato mostra la Tante domande e critiche suscita una tale sofferenza che l’attende, dall’altro il dolore rappresentazione: per l’umanità incapace di riconoscere nel suo bambino il Dio fatto uomo. -Ma com’è triste! Dov’è la gioia per la nascita di Gesù? In basso a sinistra c’è Giuseppe: è seduto, avvolto nel mantello, in preda al dubbio. Da- -Perché la Madonna non guarda il suo bam- vanti a lui un demone vestito da pastore lo bino e quasi gli gira le spalle? tenta, facendolo dubitare sulla legittimità del figlio, di cui non è padre. -Il bambino sembra un vecchio! Non ha Giuseppe rappresenta le nostre fatiche nel lineamenti infantili! credere, le nostre esitazioni e le nostre resi- stenze. -Che mangiatoia strana! In basso a destra due donne, secondo la te- -Che strano e triste il personaggio in basso a stimonianza dei vangeli apocrifi, preparano il sinistra e più ancora quello che gli sta da- bagno per il neonato (costui, se si guarda vanti: è inquietante. bene, ha le sembianze di un adulto, non di un bambino). Si vuole dimostrare la perfetta -Dov’è l’atmosfera magica del Natale? umanità del Dio Bambino e prefigurare il bat- tesimo: la piccola vasca ha la forma di un fonte battesimale. 12
A sinistra, guardando Maria, ci sono tre “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia personaggi, che rappresentano l’umanità alla del padrone, ma Israele non conosce e il mio ricerca di Dio: sono i Magi, pagani, non ebrei, ma popolo non comprende” (Is. 1,5). chiamati ugualmente ad entrare nel Regno di Simboleggiano i pagani, che sono più vicini alla Dio. Sono di tre diverse età: un vecchio, un verità del popolo eletto. adulto, un giovane a significare tutti gli uomini. Gli unici ad avere un’espressione serena e Gli Angeli cantano la Gloria di Dio: uno, però, compiaciuta sono l’asino e il bue, meglio il caval- guarda in giù verso il Bambino Gesù e tiene in lo e il bue, perché in Russia non conoscevano mano un mantello rosso, altro elemento che l’asino. ricorda la Passione, quando i soldati tirano a Non sono citati nei Vangeli ufficiali, ma solo nel sorte per sapere chi si approprierà delle sue vangelo apocrifo detto Pseudo-Matteo e la loro vesti. presenza è giustificata dalla parola del profeta Isaia: Da ultimo guardiamo un mosaico dei nostri gior- Anche qui è contemplato il mistero della ni: la Natività di Padre Marko Rupnik, che si tro- salvezza: il Bambino Gesù, con le sembianze da va nella Cappella delle Suore Adoratrici del grande, giace in una mangiatoia a forma di Santissimo Sacramento a Lenno (CO) croce e lui stesso stende le braccia come in cro- ce. La sua testa è circondata dall’aureola del Risorto (a segmenti gialli e rossi). La Madonna seria e pensierosa medita il grande mistero con il viso appoggiato alla mano e non è rivolta verso il suo bambino. Giuseppe anche qui personifica il dubbio e la fatica della fede. Sullo sfondo è il buio del ventre della terra, degli Inferi. Ho voluto guardare insieme a voi alcune rappresentazioni del Natale, perché, quando guardiamo un presepe, non ci fermiamo alla tenerezza che suscita la nascita del Bambino, ma, nella fede, vediamo in lui il Salvatore del mondo ed entriamo nel Mistero della sua Incarnazione. Giuliana Consolaro 13
Se quel maledetto virus che svolazzava silenzioso un anno fa, tra le case dei cinesi, non avesse oltrepassato i confini asiatici nascosto nelle borse dei mercanti lombardi e veneti che come Marco Polo si riportavano a casa dei ricordi non sempre piacevoli, per non dire pericolosi, il presepio del duomo avrebbe avuto anche in questo Natale il suo bel cielo azzurro capace di far brillare la sabbia dell’arida Giudea, come quello del 2019. L’affiatato gruppo che da anni si ritrova a All’approssimarsi, tuttavia, del nuovo Avvento, proporre le realizzazioni dei pensieri di ognuno più di qualcuno ricordava di più la fatica che la per farli diventare immagini adatte alla soddisfazione degli apprezzamenti, e pensava di meditazione di uno dei principali misteri della no- passare il testimone. Decisione che, alla fine era stra fede: l’Incarnazione, avrebbe voluto proporre rimandata all’anno successivo: come si potevano altri villaggi palestinesi, altri costumi e nuovi abbandonare gli amici? L’arrivo di nuovi artisti, angoli suggestivi che nascondono delicati pastori e onesti artigiani in attesa di un messia capace di di aiuti insperati, la collaborazione dei vivaci valorizzarli. sempreverdi ragazzi del “NOI” … avevano porta- Sperava davvero di poter dare seguito a to ogni anno quel grande pacco grigio che si apri- quell’idea gradita a tutti, lo scorso anno. Il gruppo va il 24 dicembre ai piedi dell’Immacolata. si era incontrato quest’autunno, si erano Pareva fatta anche questa volta, ma come non te- distribuiti i compiti, trovato dei ruoli ai nuovi ner conto del pericolo? Ed ecco la decisione fina- aggiunti … ma la mazzata inaspettata che aveva le. “Il presepio – abbiamo pensato – è l’attualiz- colpito la nostra valle a novembre, con tutti quei zazione della venuta silenziosa del Signore tra la morti e con un plotone di contagiati, danneggiò sua gente buona e generosa. Non servono, pertan- anche la grande buona volontà dei nostri presepisti, lasciando sul campo sgomento e to, molte cose: bastano un palco semplice ma ro- paura. Come si sarebbe potuto uscir da casa, busto perché vi metteremo sopra quei bravi pasto- tante sere d’Avvento, rassicurando i familiari che ri prima, e i saggi re d’oriente, poi. non ci sarebbero stati problemi, quando si sa che non possono essere preventivate distanze e isolamenti mentre si mettono insieme assi, teloni, quando si srotolano fili e si appiccicano chiodi, luci, spaghi? Da qualche decennio era obbligo fermarsi a con- templare dopo la messa, i progetti diventati arte capace di sussurrare al cuore di grandi e piccini, le parole diventate realtà che i vangeli non sem- pre riescono a esprimere. I leader di questa svolta gioivano nel sentirsi capaci di evangelizzare effi- cacemente e dopo settimane – per non dire mesi – di lavoro si sentivano appagati. 14
Statue di altri tempi, ferme da decenni in reconditi ripostigli, pecore e casupole che tanto piacevano ai nostri nonni nel dopoguerra, artigiani e signore oranti alte fino a settanta centimetri. Abbiamo recuperato la bella grande capanna di legno che riporteremo lì dove il redentore sarà ancora una volta solidale con noi, senza cieli supplementari o nuovi villaggi arabi, ma nella paglia profumata a rischiare raffreddamenti e a condividere albe e tramonti, sorrisi e pianti e, purtroppo, anche degli imprevedibili virus che ci rovinano il Natale, le feste, i conviti, i concerti. Ma vogliamo che Gesù nasca, forse ancora meglio degli scorsi anni, nella semplicità. E con Lui, rinasca la SPERANZA!”. Giuseppe Corato 15
Natale Quale periodo migliore per parlare di dono? Se cerchiamo sul vocabolario, troviamo la seguente definizione della parola “donare”: dare ad altri liberamente e senza compenso cosa utile o gradita. Proviamo un po’ ad osservare più da vicino Perciò voglio raccontare una storia, una storia questa parola: Dare è un verbo che piace un che fa sognare , ma che ci ricorda che tutto è po’ a tutti, si possono dare mille cose; ad altri possibile e una comunità può essere unita più implica la reciprocità, lo scambio, la relazione, che mai nella necessità e non solo. Una storia quando si dona non si è mai da soli ma c’è un che sta accadendo in tanti posti, ma accade “altro”; il fatto che sia senza compenso ci ri- anche qui ad Arzignano. Perché? Per mettervi corda che quando si dona, lo si fa senza vole- al corrente, per farvi capire quanto un dono re nulla in cambio, perché sentiamo che è possa essere prezioso, per ricordarvi che giusto e viene dal cuore. Infine la cosa deve mettersi nei panni degli altri alle volte è la essere utile e gradita, certo altrimenti non è un cosa migliore che possiate fare. Mettetevi dono, ma uno scherzo, una buffonata e la po- comodi, camino acceso, tazza di tè caldo in tenza del gesto perderebbe tutta la sua ma- mano e state ad ascoltare. C’era una volta gia. Babbo Natale che illustrava ai suoi elfi come preparare i pacchetti per tutti i bimbi, ma Una parola dalle mille sfaccettature. Quante anche per gli adulti. cose si possono donare? Denaro, libri, cibo, buoni regalo,…. Ma non solo cose concrete, anche astratte: amore, tempo, gioia… Liste che potrebbero non finire mai. Fermarsi a riflettere sulle parole, ci permette di non abusarne o usarle con leggerezza, ma- gari nascondono significati profondi. Quando penso ai doni, penso ai bambini, penso al Na- tale e al pacco sotto quell’albero. 16
Dovete sapere che Babbo Natale era così indaffarato che ogni tanto si dimenticava di qualcuno, non lo faceva apposta, gli sfuggiva, magari era un bambino silenzioso che non aveva il coraggio di chiedere o un adulto che aveva smesso di credere in lui. Così fece un appello per cercare degli Aiutanti. Avete capito bene, degli Aiutanti che non fossero elfi ma persone che vivevano in tutte le parti del mondo. Anche ad Arzignano c’erano questi Aiutanti, si! Erano di tutte le età, maschi e femmine, bambini, adulti e anziani. Aiutanti che erano accorsi appena avevano sentito che Babbo Natale aveva bisogno ed erano arrivati in gran numero: si mandavano messaggi, facevano chiamate, pubblicavano foto sui social per fare in modo di portare più Aiutanti possibili. Ognuno voleva aiutare. “Per fare cosa?” vi starete chiedendo: per portare felicità. Fare un dono vuol dire entrare in relazione con l’altro, come abbiamo visto. Tutti questi Aiutanti volevano creare dei legami con persone che non conoscevano. Infatti i pacchi che venivano preparati con tanto amore dagli Aiutanti, portavano solo un’etichetta con scritto a chi era indirizzato il pacco, se bambino, adulto, famiglia. . Null’altro. Era proprio un dono incondizionato. Questi Aiutanti a forza di fare pacchi si resero conto che mentre componevano i doni inserendo giochi, torrone, matite, cioccolata,… e chi più ne ha più ne metta, erano proprio felici e avevano il cuore che sorrideva all’idea di chi lo avrebbe aperto. Ad oggi, mentre sto scrivendo questa storia non c’è ancora un finale, poichè gli Aiutanti stanno impacchettando tutto, lì nelle loro casette. Ma posso immaginarlo e sicuramente anche voi che state leggendo: chiudete gli occhi, lo vedete quel bambino che apre un pacco ricevuto a sorpresa pieno di dolci e giocattoli? Invece, quell’uo- mo che vive per strada, mentre lo apre vede un maglione nuovo ed un profumo, che gioia. Quella donna che non ha mai potuto comparsi la sciarpa, perché c’erano altre necessità, ora ne ha una. Un dono porta gioia a chi lo fa e a chi lo riceve. Se non fosse così, non sarebbe un dono. Fate i doni con il cuore, non li farete solo agli altri, ma anche a voi stessi. Buon Natale! Anna Sartori 17
Il 2020 è stato un “annus horribilis” per tutto, la vita personale, i rapporti sociali, il lavoro, le relazioni e questo ha influito anche sulle Associazioni di Volontariato. Per noi della Pro Loco il Covid-19 ha significato, oltre che la paura per noi stessi e per i nostri cari, dover interrompere la nostra attività che da trent’anni ci vede impegnati nel proporre eventi culturali e nel far conoscere il nostro territorio attraverso serate, incontri e visite guidate. Potevamo arrenderci, regalarci un anno sabbatico, ma abbiamo deciso che era importante essere presenti in qualche modo sul territorio ed Accoglienza Domenica Ore 8,00 abbiamo scelto di metterci a disposizione dell’Unità Pastorale Centro di Arzignano. Se si va a sfogliare il dizionario si legge che Con quale attività? Per nostra natura organizzativa accoglienza, oltre ad essere un sostantivo la migliore era sicuramente la sorveglianza alle S. femminile, è l’atto di accogliere, di ricevere una Messe domenicali in Duomo e, precisamente, a persona; il modo e le parole con cui si accoglie quella delle 8 e delle 10,30. e quindi abbiamo cercato di rendere il più semplice Il Compito? Igienizzazione delle mani, controllo del e gradevole possibile l’arrivo e l’uscita dei fedeli corretto uso della mascherina ed evitare gli dalla Chiesa, tenendo sempre ben presente in assembramenti. quale Casa ci trovavamo a prestare servizio. Muniti di tutti i dispositivi e con i nostri giubbetti di riconoscimento ci siamo trasformati in “sceriffi” anti-covid che, con piglio deciso, igienizzando mani e riprendono i soliti furbetti che tengono la mascherina sotto il naso, sorvegliavano la corretta entrata in Chiesa. Ma la Pro Loco è questo? E’ tutto ordine e niente sorrisi? No noi non siamo così abbiamo quindi deciso, pian piano e domenica dopo domenica, di trasformare questo esercizio di “sorveglianza” in vera e propria ACCOGLIENZA. Accoglienza Domenica Ore 10,30 Abbiamo iniziato dalla cosa più semplice ma che non sembra essere la più scontata: il saluto e il sorriso. Tra una spruzzata e l’altra non manca mai il buongiorno o il buona domenica e il sorriso che, anche sotto la mascherina, riesce a trasparire e a contagiare la persona che entra. Col tempo abbiamo anche cercato di migliorare il servizio non limitandoci alla sola igienizzazione ma ampliando l’accoglienza con la consegna del foglietto giallo all’entrata e di quello per seguire la Accoglienza Domenica Ore 10,30 S. Messa. 18
Piccole cose che, oltre ad esser un atto di gentilezza, evitano il formarsi di assembramenti all’uscita. Il nostro bilancio? Senz’altro positivo. Tante levatacce domenicali (per la S. Messa delle 8 iniziamo alle 7,30) ma la sensazione di far qualcosa di utile per le persone; infine il sorriso e la riconoscenza dei sacerdoti e di alcuni fedeli che ci ringraziano per il servizio, non ha prezzo. Crediamo che se dopo tanti mesi, tante domeniche e festività siamo ancora qui, sempre presenti, abbiamo dato sì qualcosa ma abbiamo ricevuto anche tanto in cambio da tutti voi, che ci rendete il compito lieve e Accoglienza Domenica Ore 8,00 l’appuntamento atteso. Non vogliamo dimenticare, infine, un gruppo di signore che, al termine di ogni messa, diligentemente provvede ad igienizzare i banchi affinché, chi arriva dopo, possa sedere sicuro. A loro il nostro grazie per il servizio svolto con la stessa nostra costanza e col nostro stesso amore. Buon Natale da tutti noi e che il 2021 sia più lieve per tutti. Emma, Lucia, Milva, Angelo, Daniele, Lorenzo, Marco e Michele della Pro Loco di Arzignano Servizio igienizzazione La Pro Loco sarà presente anche alla S. Messa della Vigilia di Natale. Vi aspettiamo per scambiarci sereni auguri e la speranza di un tempo migliore. 19
COME SARÀ IL NOSTRO NATALE? Come sarà il nostro Natale? La gioia, la serenità, l’attesa entreranno nel nostro cuore? Oppure ansia, paura, distacco…. No …. Non si approprieranno di noi! Le coordinatrici dei vari gruppi di catechismo Ivana, Angelica, Patrizia, Debora e Monica, hanno accolto con gioia la proposta del gruppo organizzatore e hanno chiesto ai loro ragazzi una collaborazione visto che i più grandi sono a casa da scuola e tutti da attività sportive, culturali e religiose; allora perché non farli partecipi con un interrogativo? Sono state poste due domande: * Se qualcuno ti chiede cos’è il Natale, tu cosa rispondi? * * Come pensi sarà il tuo Natale quest’anno? L’obbiettivo è capire, secondo la fascia d’età, come i ragazzi si pongono davanti a gioia, paure, disinteresse, difficoltà di relazionarsi, problemi di vicinanza…. Siamo pronti noi adulti ad interagire con loro? Ad ascoltarli? Oppure ci lasciamo prendere dai nostri problemi, dal lavoro, dalle corse, dagli acquisti…. Non abbiamo tempo né di ascoltare né di accettare ciò che nostro figlio ci chiede; e per la religione, per la catechesi, abbiamo tempo? Poco, poco!!! L’Avvento è un periodo di riflessione, di ascolto, di preghiera, di preparazione, di attesa di un Bambino che nasce, non in una stalla, ma nel nostro cuore, per prepararci ad essere più buoni e caritatevoli. Iniziamo, quindi, con le risposte dei bambini di terza, quarta e quinta elementare: ALICE E MICHELLE * Il Natale è una festa molto importante perché è nato Gesù che ci aiuta nei momenti difficili. ** Quest’anno non potrò festeggiare con i miei parenti, ma con mamma, papà e mia sorella; forse capirò il vero significato del Natale. MATTIA, LORENZO, LEONARDO * Il Natale è un segno di amicizia e di gentilezza: è nato Gesù Bambino. ** Il Natale è bello perché in famiglia; speriamo che babbo natale non abbia preso il covid e che passi con tanti regali! 20
UNA BAMBINA * E’ un giorno speciale perché UN BAMBINO nasce Gesù e si festeggia una * Per me il Natale è importante perché nasce volta all’anno; comunque Gesù è Gesù: è la vita, è la luce che brilla nella grot- sempre nel nostro cuore ogni ta. giorno. ** Vivo questo Natale a casa con la mia ** Se possiamo uscire stiamo coi famiglia. Purtroppo perché il covid ci ha parenti al ristorante; altrimenti a imprigionato e non ci lascia uscire e avere casa con mamma e papà. contatto con i miei amici. Ma sono sicuro che questa situazione finirà e saremo liberi di divertirci ancora insieme UNA BAMBINA * Per me il Natale è l’amore e la feli- cità di stare in famiglia e condivi- dere la gioia di ritrovarsi insie- me con i propri cari. ** Questo Natale lo vivrò solo con la mia famiglia e soprattutto con le videochiamate perché così potrò sentirmi vicina alle persone a cui voglio bene anche da lontano e regalarsi un sorriso. UNA BAMBINA * Per me il Natale è la nascita di Gesù. UNA BAMBINA ** Quest’anno lo vivrò coi miei fratelli e la * Per me il Natale è un giorno di gioia mamma. Mi dispiace di non poter andare e pace, in cui sto con i miei parenti sulla neve. più cari. ** Questo Natale sarà molto diverso dagli altri, il più diverso di tutti, ma sarà lo stesso il giorno più bello di tutto l’anno: aprirò i regali, starò con la famiglia, cucineremo qualcosa di buono tutti insieme e guarderemo UN BAMBINO un film di Natale e saremo felici. • Per me il Natale è la nasci- ta di Gesù e il giorno in cui tutti non dobbiamo litigare ed essere amici e in famiglia lo vivo bene perché si è tutti UNA BAMBINA vicini e si ricordano le perso- * Per me il Natale è la nascita di Gesù e ne che non ci sono più. poter stare a casa da scuola con la ** Mi spiace non poter andare mia famiglia dai nonni. ** Quest’anno passerò il Natale con la mia famiglia. Purtroppo quest’anno non potrò andare danonni e dai miei cugini per colpa del Coronavirus. 21
UNA BAMBINA UNA BAMBINA * Per me il Natale è la festa più importante * Per noi cristiani il Natale è la festa che dell’anno ovvero il giorno della nascita di celebra la nascita di Gesù, che Gesù. avviene il 25 di dicembre. Quindi Dio si ** Anche se per colpa del covid non posso fa uomo e scende sulla terra per vedere alcuni miei amici o parenti questo salvare gli uomini. Invece per noi Natale sarà bellissimo anzi ancora meglio bambini è un giorno di attesa per perché avrò più tempo di stare con la mia ricevere i doni desiderati. Io ho scritto famiglia. quattro letterine, due ai miei nonni, una alla mia bisnonna, una ai miei genitori. Spero che Babbo Natale quest’anno sia generoso e porti un dono a tutti i bambini del mondo, anche ai più poveri. ** Quest’anno il Natale non potrò trascorrerlo insieme a tutti i miei nonni e zii, perché a causa del Covid non dobbiamo stare assembrati. A me dispiace tanto passare il Natale separati e spero che passi al più presto questo covid che ci tiene lontani. Io farò una preghiera a Gesù perché ci aiuti tutti a superare questo brutto momento. Ora sentiamo i ragazzi di prima, seconda media e prima superiore : AURORA * Il Natale per me ha un significato enorme, è un giorno di festa perché LEONARDO nasce Gesù nel nostro cuore e nelle * Per me il Natale è un momento di nostre case. E’ un giorno magico famiglia in ricordo della nascita del dove tutti sono gentili, in pace e Bambino Gesù. gioiosi. E’ un giorno in cui posso ** Penso di festeggiarlo coi miei genitori stare con mamma, papà, fratelli e la e mio fratello, ma in modo diverso e mia cagnolina, divertirci ad triste; a Natale eravamo soliti aprire i regali; pranzare con i nonni, augurare tutto il bene ai nonni e cugini e zii. bisnonni con un caloroso abbraccio. ** Quest’anno il Natale sarà felice Da pochi mesi i miei bisnonni non ci perché nasce Gesù, gioioso sono più; nonno Bepi se ne è andato perché sto con la mia famiglia, triste dieci giorni fa senza salutarci a causa perché non potrò stare con i miei di un maledetto virus! Non è Natale parenti; faremo una senza il loro sorriso. videochiamata per scambiarci gli auguri e trascorrere un po’ di tempo insieme. So che tutti noi non ci arrenderemo, per nessun motivo, Gesù è con noi e ci aiuterà. 22
GIULIA E FRANCESCO * A Natale nasce Gesù nelle nostre famiglie e tutti ci vogliamo bene. ELISA E GIULIA ** Questo sarà un Natale diverso, lo * Il Natale è una festa dove ci si riunisce viviamo diversamente senza cugi- con la famiglia, amici e parenti…. E ni e zii, non andiamo al ristoran- dove puoi trovare il tuo vero spirito te, ma a messa con mamma, pa- natalizio. pà e la nostra cara nonna. La gior- ** Quest’anno sarà un Natale di pace, di nata sarà serena, in famiglia. unione e armonia e spero di rivedervi tutti il prima possibile. ELISABETTA E ALICE * Santo Natale vuol dire nascita di Gesù, il momento dell’anno che mi piace di più per l’atmosfera che trasmette. Tutti cercano di essere più buoni con gli altri e anche con sé stessi! ** Quest’anno sarà molto triste e difficile, ma spero di trascorrerlo con le persone che più voglio bene. E’ un Natale diverso perché non si festeggia con tutta la famiglia. MARTINA ED ELIA L’atmosfera che si respira durante il Natale è la più particolare dell’anno: tradizioni, colori, luci e sapori che rendono speciale e unica questa festività. Lo splendore del Natale attrae davvero tutti, dai bambini più piccoli che con gioia attendono i regali dell’amato Babbo Natale, ai più grandi che aspettano questo momento per riabbracciare i parenti, questo 2020 non ce lo dimenticheremo mai, anzi, ci ha segnati profondamente, ci ha cambiati, ci ha tolto baci e ab- bracci, la gioia di stare tutti insieme, ma noi non molliamo e teniamo duro. Dopo le nuvole c’è sempre il sole. Ricordiamoci che il Natale celebra la sacralità della famiglia dove i genitori, come Maria e Giuseppe, si dedicano completamente con amore e responsabi- lità al proprio bambino. La famiglia deve essere il centro vitale della società. 23
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