Mindfulness strumenti per migliorare l'approccio alla vita e al lavoro 23, 30 giugno 2021; 7 luglio 2021 - www.mindfulnessinterpersonale.com ...

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Mindfulness strumenti per migliorare
  l’approccio alla vita e al lavoro
 23, 30 giugno 2021; 7 luglio 2021
                                            MARIA BEATRICE TORO
                                                    &
                                              MARCO MARIOTTI

        www.mindfulnessinterpersonale.com
          www.mariabeatricetoro.com
           Mail – psico.2tc@gmail.com
                Cell. 393 - 8006229
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Mindfulness è una parola che non ha una sua traduzione
              specifica in italiano ed è forse insufficiente per indicare
              un'esperienza complessa che ha grandi effetti sulla nostra
              mente e sulla nostra vita.

Che cos’è
la
              La mindfulness è innanzittutto un'esperienza in prima
              persona: un particolare modo di essere, o meglio
              di esserci.

mindfulness   È un processo che coinvolge il corpo, le emozioni e i
              pensieri, e amplia il nostro modo di stare nel presente,
              rendendoci progressivamente più aperti, disponibili a
              incontrarci là dove siamo, così come siamo, donandoci il
              coraggio gentile di stare con quello che c’è.
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Che cos’è
                             la mindfulness

           Da secoli, in molte tradizioni contemplative e filosofiche, la pratica della
           consapevolezza è stata un asse portante dello sviluppo della saggezza,
                        della comprensione o dell’unione con l’assoluto.

 È per merito di Jon Kabat-Zinn che oggi questa pratica è accessibile in
un contesto aperto, laico e secolare, attraverso un percorso strutturato di
  otto settimane, con un protocollo chiaro e con esercizi che guidano i
  partecipanti a sviluppare sistematicamente l’abilità di aprirsi alla loro
                      esperienza attimo per attimo.
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Che cos’è
la mindfulness

La mindfulness è un approccio semplice e concreto alla
meditazione: fu messa a punto da Jon Kabat Zinn negli USA
all’interno di diversi Istituti in cui venivano accolte soprattutto
persone che soffrivano di un qualche disturbo fisico.
La sua ricerca tra il 1979 e il 2002 si è concentrata, non a caso,
sulle interazioni mente - corpo e sull’impatto che la
meditazione potesse avere per accelerare la guarigione o
convivere in modo più saggio e compassionevole con una
condizione patologica.
La meditazione di mindfulness è quella che più di tutte prende
per oggetto il rapporto mente corpo nelle due direzioni: essa
studia, infatti, come lo stato del corpo influenzi la mente e
come o stato mentale possa influenzare il corpo.
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La definizione di Kabat-Zinn

               Partiremo quindi dalla definizione che Kabat-Zinn ha dato di mindfulness per comprenderla meglio

   LA MINDFULNESS E’ LA CONSAPEVOLEZZA CHE EMERGE
   QUANDO SI PRESTA ATTENZIONE (flessibile e aperta)
   u   INTENZIONALMENTE
   u   AL MOMENTO PRESENTE
   u   IN MODO NON GIUDICANTE

Questa definizione ci permette di cogliere due elementi fondamentali:
- in primo luogo che la mindfulness è sia un’attività specifica nella quale ci impegniamo intenzionalmente, sia un tratto del
nostro carattere, una disposizione con cui sperimentiamo la nostra vita e che è in grado di manifestarsi spontaneamente,
quasi senza sforzo;
- in secondo luogo, apprendiamo che questo tratto si può sviluppare, un atto intenzionale di presenza dopo l’altro. Così
    facendo riusciremo non solo a manifestare una consapevolezza spontanea, ma anche a ridurre stabilmente la nostra innata
    reattività e il giudizio critico su noi e sugli altri.
- Il fulcro su cui occorre far leva è la nostra intenzione
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QUINDI LA MINDFULNESS NON è

NON è TRAINING
                                   NON è ENTRARE IN
 AUTOGENO O                                           NON è METTERE A
                  NON è IPNOSI      UNO STATO DI
UNA TECNICA DI                                        TACERE LA MENTE
                                       TRANCE
 RILASSAMENTO

                             NON è UNA
           NON è UNA          FORMA DI            NON è
            TECNICA      BUONISMO IN CUI      CONCENTRAZIONE
                         SI DIVENTA GENTILI
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Nella mindfulness ogni volta è la prima volta

    u    Si dice che la consapevolezza incomincia quando disinseriamo il
            pilota automatico, svegliandoci a ciò che sta effettivamente
                   accadendo nelle nostre vite: ma che vuol dire?

u       Lo stato di «persone sveglie» è un modo, colloquiale ma efficace, di
          descrivere la presenza mentale: una condizione di viva e fresca
             consapevolezza, in cui siamo totalmente presenti a ciò che
                           facciamo, qualunque cosa sia.
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Mindful eating
Ci impegniamo, non per andare da qualche parte, ma per essere fino in fondo qui dove siamo
già, proprio ora. E capiamo che la capacità di esserci, con tutti se stessi, non è affatto
scontata, ma è piuttosto un’arte meravigliosa tutta da imparare.

 Il primo esercizio che Kabat-Zinn propone in ogni protocollo di mindfulness è un momento di
                                 alimentazione consapevole.

Nel mindful eating, forse per la prima volta, si viene invitati a non definire, non etichettare, non
avvicinarsi alla realtà pensando che non ci sia nulla da scoprire. Al contrario, l’intenzione che
si vuole trasmettere al gruppo è quella di comportarsi da neofiti in ogni esperienza, come se la
                               si stesse vivendo per la prima volta.
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u   Non importa se si è già praticato il mindful eating o se si conosce come esercizio,
                          perché non è sicuramente mai stato fatto in questo momento.
                      u   Mangiare è un’attività che conosciamo benissimo e dunque tendiamo a eseguirla in

Risvegliare i sensi
                          automatico, mentre facciamo tante altre cose e soprattutto pensiamo ad altre
                          cose.
                      u   Di solito mangiamo di corsa, scegliendo cibi gustosi o dietetici, giudicandoci se
                          mangiamo troppo o troppo poco. Parliamo con i commensali, guardiamo la
                          televisione, mandiamo messaggi su WhatsApp, controlliamo i social e ci distraiamo
                          così tanto che spesso finiamo il piatto senza accorgercene. Proviamo, dunque, a
                          farlo in modo diverso e notiamo cosa accade.
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Durante le pratiche meditative, in qualche
               modo, il corpo «parla», rivelandoci la sua
               sapienza antica attraverso una serie di segnali.

     La
conoscenza     La letteratura scientifica sta raccogliendo un
               gran numero di dati a testimonianza che
 parte dal     questa pratica riduce i processi infiammatori
               nel corpo, aiuta nelle malattie autoimmuni, ha
   corpo       un effetto potente sull’equilibrio ormonale e
e ha effetto   persino sul DNA.
 sul corpo     Secondo uno studio pubblicato nel 2016 i
               meditanti esperti hanno una ridotta risposta
               infiammatoria e da stress rispetto ad agenti
               stressanti psicologici e chimici controllati in
               laboratorio rispetto a chi non medita.
Per quanto riguarda lo stato infiammatorio
 generale del corpo oggi incominciamo a
capire che è l’humus su cui mettono radici
            squilibri più gravi.

    Secondo uno studio divenuto in
   breve un riferimento importante
       per la comunità scientifica,
   quindici minuti di meditazione
     hanno un effetto immediato
     sull’espressione dei geni che
     sono coinvolti nella risposta
   infiammatoria dell’organismo.
    Anche una breve meditazione,
      infatti, è in grado di evocare
       rapidamente la reazione di
        benessere e cambiare la
          secrezione ormonale.
meditazione
         e orologio biologico

u   Non mancano, infine, esperimenti e test che
    suggeriscono con chiarezza una cosa desidera
    bellissima per tutti: la meditazione è in grado di
    rallentare l’orologio biologico, incidendo sui
    meccanismi che determinano l’invecchiamento,
    sia a livello cellulare sia per quanto concerne il
    nostro cervello. Di certo va tenuto conto del fatto
    che chi medita, mediamente, ha abitudini di vita
    più sane, mangia meglio, fa una vita spesso molto
    regolare. Ma il punto è che, pur se teniamo conto
    dello stile di vita del meditante, resta una mole di
    benefici – rigorosamente misurati – che non
    possiamo ricondurre solo alle buone abitudini.
OSSERVARE I PROPRI STATI INTERIORI
    RALLENTA L’INVECCHIAMENTO?
LE PRINCIPALI IPOTESI SU CUI GLI SCIENZIATI RAGIONANO PER
SPIEGARE I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE SONO CINQUE:

• AIUTA A RIDURRE I PROCESSI INFIAMMATORI;
• MODULA IN MODO OTTIMALE LA RISPOSTA IMMUNITARIA;
• HA UN EFFETTO TANGIBILE SUL SISTEMA CARDIOVASCOLARE;
• RIGENERA E FORTIFICA LA CORTECCIA CEREBRALE, CHE
• GOVERNA IL CORPO INTERO;
• PREVIENE LA MORTE CELLULARE ATTRAVERSO UN EFFETTO
  DIRETTO SUL DNA.
MEDITARE FA DIMINUIRE GLI
          ORMONI DELLO STRESS

E QUESTO CI AIUTA REGOLARE LA PRESSIONE E IL BATTITO CARDIACO,
NE SONO STATI DIMOSTRATI GLI EFFETTI SUL DNA
CHI MEDITA HA UNA MIGLIORE QUALITÀ A LIVELLO DEI TELOMERI,
PORZIONI DI MATERIALE GENETICO IMPORTANTISSIME PER VIVERE A
LUNGO E IN BUONA SALUTE.
SI TRATTA DELLE REGIONI TERMINALI DI CIASCUN CROMOSOMA, E
SONO
COMPOSTI DI DNA E PROTEINE. ESSI PROTEGGONO L’ESTREMITÀ DEL
CROMOSOMA STESSO DAL RISCHIO DI DETERIORAMENTO O DALLA
FUSIONE CON CROMOSOMI CONFINANTI, SPECIALMENTE DURANTE LA
DELICATA FASE DI DIVISIONE CELLULARE.
■   Avere telomeri corti è un dato associato all’insorgenza di molte patologie legate all’invecchiamento,
    prime fra tutte ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e demenze.
■   Diversi fattori accelerano la riduzione dei telomeri, dalla cattiva alimentazione alla mancanza di
    sonno, nonché, come possiamo facilmente supporre, abitudini negative quali il fumo, il bere e uno
    stile di vita sedentario.
■   Anche lo stress cronico può accelerare l'accorciamento dei telomeri. Ci interessa, ora,
    guardare quale sia l’effetto diretto della meditazione, e lo possiamo fare grazie a una serie studi di
    risonanza internazionale.
Studi
sull’effetto                             Ciò potrebbe essere dovuto all’aumento di
                                         attività di un enzima chiamato telomerasi,

diretto della                            che ricostruisce i telomeri.
                                         Nei meditatori Zen esperti si è osservata una
                                         lunghezza media maggiore dei telomeri

meditazione                              rispetto a persone di età e stile di vita simili. In
                                         questo caso, tuttavia, non è semplice
                                         comprendere se sia proprio l’attività di veglia
                                         concentrata che ha un effetto diretto, o se
Il primo fu rivolto ai telomeri delle    siano altri fattori, quali abitudini
cellule del sistema immunitario,         di vita e atteggiamenti psicologici, quali una
riscontrandone maggiore                  visione della vita serena e accettante, o
lunghezza in un gruppo di persone        l’atteggiamento compassionevole verso gli
che aveva partecipato a un ritiro        altri, che producono e sostengono questo
intensivo di meditazione di tre          effetto benefico.
settimane,
rispetto ai soggetti di controllo, che
non avevano meditato
Uno studio svolto all’Università di
     Saragosa su meditanti zen ha
     approfondito proprio questo quesito

Attraverso la metodologia statistica denominata regressione lineare.
Molti tratti psicologici sono stati associati con lunghi telomeri, tra cui consapevolezza
maggiore, nonché livelli di soddisfazione e felicità soggettiva percepita. Ma solo un basso
livello di evitamento esperienziale e profonda accettazione di sè sono direttamente
proporzionali alla presenza di telomeri più lunghi.
Effetti della mindfulness sul cervello
• La mindfulness è una delle poche pratiche efficaci per contrastare i processi di declino
  della memoria
• migliora le capacità di attenzione sostenuta sia nel soggetto anziano che nel giovane
• aiuta a orientarsi nello spazio
• a ragionare in modo più “integrato” considerando sia gli elementi logici che quelli
  emozionali
• consente un maggiore livello di intuizione, quella capacità di percepire il senso delle
  situazioni in modo immediato.

Tutto ciò avviene grazie a modificazioni funzionali (capacità di avviare e inibire processi
     mentali più agevolmente) e anatomiche (cambiamenti strutturali delcervello).
Negli ultimi 30 anni studi e ricerche sugli
effetti della mindfulness sul cervello sono
stati svolti al fine di identificare le regioni
cerebrali e le reti neuronali coinvolte dalla
meditazione;

• I cambiamenti organici più evidenti
  riguardano aree cerebrali che consideriamo
  cruciali per le attività di autoregolazione
(come prendere decisioni, saper considerare
le cose da più punti di vista alternativi,
ragionare in modo astratto, essere consapevoli
delle conseguenze dei comportamenti propri
e altrui, programmare, progettare ed eseguire
azionicomplesse).
I CAMBIAMENTI ORGANICI PIÙ
                  EVIDENTI
• Tra queste aree, la corteccia prefrontale, il cui ispessimento è ormai un dato consolidato
  risulta sperimentalmente ben correlata al potenziamento dell’abilità di meta-
  consapevolezza: quell’accorgersi di ciò che accade dentro e fuori di noi e quella capacità di
  autocoscienza che ci rende gli esseri più evoluti che abbiano mai abitato il pianeta.
• Anche le regioni corticali sensoriali e l’insula, deputate alla consapevolezza del corpo
  vengono modificate dalla meditazione, dato che mostra come la mindfulness ci porti a
  essere più consapevoli del corpo;
• altri cambiamenti significativi vengono osservati a livello dell’ippocampo, struttura correlata
  ai processi della memoria e alla costruzione della propria identità “storica”.
• La corteccia cingolata anteriore, la corteccia cingolata media, la corteccia orbitofrontale e
  l’amigdala subiscono cambiamenti ancor più singolari, laddove, in particolare, si osserva la
  diminuzione del volume delle are responsabili della reazione di ansia allarme.
NELL’INSIEME, MEDITARE CAMBIA L A PERCEZIONE DEL PROPRIO “IO”
FACENDOCI SENTIRE PIÙ PRESENTI, MA MENO IPERCOINVOLTI DALLE
CIRCOSTANZE ESTERNE E DAI NOSTRI STESSI PENSIERI NEGATIVI.

• Nel giugno del 2002, Richard Davidson e collaboratori
  hanno confrontato l’attività cerebrale di monaci
  abituati a lunghe sessioni di silenzio e preghiera con
  un gruppo formato da studenti con nessuna
  esperienza di meditazione. I religiosi, dopo pochi
  minuti di calma concentrata, esaminati con un
  semplice Elettroencefalogramma, producevano onde
  gamma, generalmente deboli e difficili da visualizzare,
  legate a stati di coscienza di profonda presenza,
  correlate con la volontà,
Un altro cambiamento cerebrale osservato è collegato al
noto miglioramento del controllo delle sensazioni di dolore
dei meditanti: si osserva, infatti, dopo otto settimane di
training, una diminuita attivazione della corteccia
prefrontale e a una migliore regolazione delle aree deputate
alla valutazione del dolore primario, ovvero la regione
dell’insula, la corteccia somatosensoriale e il talamo.
Ultimo, ma non ultimo, il potente effetto dei programmi
mindfulness sulla salute mentale (depressione, dipendenze,
disturbi alimentari, panico)
uLa  meditazione di mindfulness ha
effetto anche sui disturbi dei bambini,
come il deficit di attenzione con
iperattività, vera emergenza sanitaria
ed educative del nostro tempo.

u  I bambini sono aggrediti dal nostro
stile di vita e la loro mente malleabile
è più vulnerabile per certi versi rispetto
alla mente adulta.

uRegalare   a un bambino la capacità di
stare attento, di essere consapevole, di
gestire in modo saggio gli ostacoli che
la vita inevitabilmente metterà sul suo
cammino significa davvero dare una
speranza a questo nostro mondo ferito.
Senza il sostegno della presenza mentale, non è facile vivere in
modo veramente significativo. I giorni scorrono, uno dopo l’altro,
senza lasciare molto. Lo sviluppo della presenza mentale non è un
miracolo, richiede un po’ di disciplina, per poter diventare una
buona abitudine costruttiva e positiva.
Per fare esperienza concretamente del “risveglio” alla vita che
scorre, all’inizio almeno venti minuti al giorno ci servono tutti. se poi
diventano trenta, o quaranta, la nostra mente apprenderò a entrare
in uno stato di presenza con più agio.
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