Lo scheletro umano Atlante di anatomia umana e comparata online: www.eskeleton.org (in inglese )
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Lo scheletro umano (adulto)* è composto da circa 206 ossa (80% peso corporeo) * Questo conteggio non vale per i subadulti che hanno normalmente un numero di ossa superiore a quello citato, poiché ogni osso è formato da più segmenti che si saldano con l’accrescimento
Il tessuto osseo: struttura e funzioni L’osso è un tessuto connettivo con funzioni protettive, meccaniche e metaboliche. E’ il tessuto costitutivo di quasi tutto lo scheletro e inoltre forma la dentina e il cemento dei denti. Come tutti i tessuti connettivi è formato da due componenti: E’ la matrice usata per le datazioni al C14 e Cellule (osteociti, osteoblasti, osteclasti …) per altre indagini chimiche sulle ossa Matrice organica (ca. 30%): fibre collagene proteine non collageniche proteoglicani Matrice intercellulare glicoproteine (in cui sono immerse le cellule), organica e inorganica. Matrice inorganica (ca. 70%): fosfato e carbonato di calcio sotto forma di idrossiapatite
Processo di accrescimento delle ossa L’ accrescimento osseo avviene tramite un processo di sostituzione del tessuto cartillaginoso mediante l’attività degli osteoblasti. Le ossa si formano quindi mediante centri di ossificazione dove avviene la congiunzione di più segmenti fino a saldatura completa Centri di ossificazione dell’omero
Il tessuto osseo: struttura e funzioni Dal punto di vista macroscopico si distinguono due tipi di tessuto osseo: osso spugnoso e osso compatto Entrambi i tipi di osso hanno una struttura lamellare: ciascuna lamella è formata da cellule (osteociti) e sostanza intercellulare. Gli osteociti sono accolti in cavità scavate nella matrice calcificata. Osso spugnoso: le lamelle si aggregano formando trabecole irregolari, disposte disordinatamente, che delimitano un sistema di spazi intercomunicanti occupati da midollo osseo, con funzione emopoietica. Osso compatto: le lamelle si associano parallelamente formando strutture compatte molto regolari. L’osso è avvolto da una membrana connettivale esterna detta periostio e da una interna detta endostio: queste membrane, molto vascolarizzate, assicurano il nutrimento alle cellule e intervengono nei processi di formazione e riparazione dell’osso.
Istologia dell’osso L'osso compatto è costituito , per la maggior parte da una sostanza interstiziale calcificata detta matrice; questa è organizzata in lamelle che disponendosi in forme concentriche delimitano il canale di Havers. Nella sostanza fondamentale sono distribuite cavità a forma di lente biconvessa dette lacune ossee ciascuna delle quali è occupata dalla cellula ossea: osteocita, l'insieme prende nome di osteone. I canali di Havers contengono vasi sanguigni e linfatici, fibre nervose e tessuto connettivo, sono disposti in modo parallelo tra di loro, comunicano con la superficie libera dell'osso e la cavità midollare nonché tra di loro con dei canali disposti trasversalmente e obliquamente detti canali di Wolkmann.
Lo scheletro ha diverse funzioni: • sostiene i tessuti muscolari (permettendo la locomozione) • protegge gli organi interni (encefalo, cuore…) • ha funzioni emopoietiche (da origine alle cellule del sangue) Si differenzia in: •Scheletro assile •Scheletro appendicolare
Scheletro assile: Cranio 16 ossa per il neurocranio e lo splancnocranio 1 mandibola Colonna vertebrale 24 vertebre Più ossa sono tenute insieme da: 24 costole - articolazioni (ginocchio, gomito…) 1 sterno - sinfisi (pelvi) 2 scapole - cinti (pelvi, torace) 2 clavicole Scheletro appendicolare: Arti superiori Omero Ulna Radio Ossa della mano (carpo, metacarpo, falangi) Arti inferiori Femore Tibia Perone rotula Ossa del piede (tarso, metatarso, falangi) Cinti: Pelvico (2 ossa coxali, sacro) Toracico (sterno, clavicole, scapole)
Classificazione dei tipi di ossa: Lunghe: quelle ossa la cui lunghezza supera la larghezza e lo spessore. Sono di solito quelle degli arti, suddivise in una diafisi e due epifisi (distale e prossimale). Piatte: quelle ossa hanno lunghezza e larghezza pressochè equivalenti. Un esempio di osso piatto è l’osso del bacino. Brevi e/o irregolari: quelle ossa in cui lunghezza, larghezza e spessore si equivalgono. Rientrano nella categoria delle ossa rregolari quelle per le quali non è possibile stabilire con certezza il rapporto tra le varie dimensioni.
1. Prossimale Piani di orientamento dello scheletro 2. Distale 3. Frontale o anteriore 4. Dorsale o posteriore 5. Laterale 6. Mediale 7. Ulnare 8. Radiale 9. Tibiale 10. Fibulare 11. Volare 12. Dorsale Piano sagittale Piani frontale (A) e trasversale (B)
Cranio Il cranio conta circa 24 ossa distribuite nel neurocranio (cranio neurale) e nello splancnocranio (cranio facciale o viscerale) Neurocranio: Frontale Parietale Occipitale Temporale Sfenoide Ossa accessorie: Etmoide Ossa dell’orecchio Osso ioide Splancnocranio: Mascella Nasale Lacrimale Vomere Turbinato Palatino Malare Mandibola
Anatomia dello scheletro – CRANIO (norme) Funzioni: • protezione dell’encefalo e degli organi di senso • substrato per i muscoli della faccia Variabili metriche, morfologiche e degenerative • diagnosi di sesso • diagnosi di età • patologie (cranio e dei denti)
Anatomia dello scheletro – CRANIO (norme) Posteriore Superiore Inferiore Frontale Laterale
CRANIO: le suture principali
Il cranio: le suture principali sutura coronale tra l’osso frontale e le ossa parietali sutura sagittale tra le due ossa parietali sutura lambdoidea tra l’osso occipitale e le ossa parietali sutura squamosa tra le ossa parietale, temporale e sfenoide In base allo stato di saldatura delle suture è possibile stabilire l’età alla morte di un individuo
Il cranio Mascellare Mandibola
Colonna vertebrale Vertebre cervicali (7) Vertebre dorsali (12) Vertebre lombari (5) Sacro (5) Coccige (ca. 3)
La colonna vertebrale Ogni vertebra è composta da un corpo, da cui si dipartono due prolungamenti (dx e sx) che formano l’arco vertebrale. Tale arco delimita il foro vertebrale, all’interno del quale decorre il midollo spinale. spinale Posteriormente all’arco vertebrale è presente un processo spinoso (o apofisi spinosa) mentre lateralmente sono presenti due processi detti processi traversi.
Vertebre Le vertebre cervicali hanno un corpo piccolo e basso, con apofisi bifide e fori posti lateralmente al corpo (arteria vertebrale). Le prime due vertebre cervicali (atlante ed epistrofeo si distinguono dalle altre per la loro morfologia. Le vertebre dorsali hanno il corpo più grande delle cervicali, e si distinguono dalle toraciche per le faccette articolari poste sui lati del corpo. La spina o apofisi non è bifida come nelle cervicali. Le vertere lobari sono le più grandi che aumenta di grandezza dalla prima alla quinta. Sono prive delle faccette articolari sui lati del corpo e hanno le apofisi trasverse verticalizzate e la spina rettangolare. Le vertebre sacrali (nell’adulto) sono fuse in un unico osso che si articola con le due ossa del bacino.
La colonna vertebrale L’articolazione di una vertebra all’altra è assicurata da spazi appositi dette faccette articolari, localizzati sui processi articolari superiore e inferiore. I corpi vertebrali sono separati tra loro da dischi intervertebrali, fibrocartilaginei, che ammortizzano i movimenti di flessione ed estensione della colonna. La degenerazione del disco intervertebrale che si verifica con il progredire dell’età, o a seguito di stress biomeccanici, può causare patologie osservabili sulle vertebre (atropatie, ernie del disco o ernie di Schmörl).
Costole e sterno – cinto toracico Le vertebre della regione toracica sono articolate con le costole, le quali si Le costole sono in numero di 12 paia. portano ventralmente a costituire la Le prime sette si articolano direttamente con lo gabbia toracica. sterno (vere); le successive 3 si articolano allo sterno ancorandosi alla cartilagine della costola precedente (false); le ultime 2 sono fluttuanti.
Costole e sterno Lo sterno è formato da 3 parti: manubrio, corpo, processo xifoideo.
Cinto toracico L’elemento di raccordo tra lo scheletro assile e lo scheletro appendicolare superiore (vale a dire l’arto superiore) è il cinto toracico o scapolare. scapolare Esso è formato da due ossa pari: la scapola e la clavicola. La scapola è un osso piatto triangolare, formato soprattutto da tessuto osseo compatto. Si articola con l’omero a livello della cavità glenoidea e con la clavicola a livello della faccia acromiale. La clavicola è un osso lungo a forma di S. Si articola con la scapola (a livello dell’acromion) e con lo sterno. Scapola e clavicola concorrono ai movimenti articolari della spalla: di abduzione, cioè di allontanamento del braccio dall’asse del corpo, e di elevazione dello stesso al di sopra del capo.
Arto superiore L’omero, come tutte le ossa OMERO (braccio) lunghe è composto da una diafisi e due epifisi. La diafisi ha sezione più o meno cilindrica che mostra una tuberosità detta deltoidea posta a circa metà sezione. L’epifisi prossimale viene detta testa e si affianca a due tuberosità dette trochite e trochine. L’epifisi distale presenta anteriormente una fossa radiale (per l’articolazione con il radio) e posteriormente la fossa olecranica con il condilo e la troclea. Lateralmente sono visibili l’epicondilo (lateralmente) e l’epitroclea (medialmente)
Arto superiore RADIO E ULNA (avambraccio) Il radio è formato da una diafisi a sezione prismatico- triangolare. L’epifisi prossimale è costituita da un capitello e da una tuberosità, mentre quella distale ha forma triangolare e presenta un processo stiloideo. L’ulna ha una diafisi con sezione triangolare con margini più acuti. L’epifisi prossimale presenta l’olecrano che si articola con l’omero (fossa olecranica) mentre l’epifisi distale è piccola e leggermente appuntita; anche essa presenta un processo stiloideo.
Arto superiore MANO Le ossa che compongono la mano sono 2, divise in: carpo, metacarpo e falangi. Le ossa del carpo sono 8, disposte in due linee parallele e corrispondono all’articolazione del polso. Sono: scafoide, semilunare, piramidale, pisiforme, trapezio, trapezoide, grand’osso e uncinato Metacarpo: 5 ossa (I-V) Falangi Sono tre per dito: Prossimali Intermedie Distali Il pollice ne ha solo 2
BACINO Il bacino è l’osso maggiormente diagnostico per la determinazione del sesso. Il bacino o pelvi è formato dalle due ossa dell’anca e dal sacro e il coccige. L’osso dell’anca è composto da tre segmenti (che corrispondono a quelli che si saldano durante l’accrescimento) che sono ileo, ischio e pube. L’ileo è composto da un segmento inferiore (corpo) dove si trova la faccetta di inserzione della testa del femore (acetabolo) e da uno superiore (ala). L’ischio è formato da un ramo, che si estende verso il pube e da un corpo che presenta il forame otturato e termina nella tuberosità ischiatica. Il pube è composto da due rami che terminano nella sinfisi pubica.
Sviluppo del bacino La fusione delle 3 ossa dell’anca (ileo, ischio e pube) si completa entro i 13-15 anni La valutazione dello stato di saldatura delle ossa dell’anca consente una stima dell’età alla morte nei soggetti subadulti
Morfologia del bacino La valutazione della morfologia del bacino è importante per la diagnosi di sesso degli individui adulti
Arto inferiore FEMORE La misura della testa del femore viene usata nella diagnosi di sesso Il femore ha la diafisi a sezione più o meno circolare, che presenta lungo la superficie posteriore una inserzione muscolare detta linea aspra. L’epifisi prossimale è formata da una testa (che si articola con il bacino tramite l’acetabolo) e da aree di inserzione muscolare dette grande trocantere e piccolo trocantere. L’epifisi distale è data da due aree distinte dette condili (mediale e laterale) intervallati da una fossa detta intercondiloidea.
Arto inferiore La tibia ha una diafisi con TIBIA E PERONE (o fibula) sezione triangolare. L’epifisi prossimale presenta due condili (mediale e laterale) separati da un’area intercondiloidea. Anteriormente è visibile una tuberosità tibiale. L’epifisi distale ha un processo posto medialmente detto malleolo. Distalmente è visibile un incisura peroneale per l’articolazione con il perone, appunto. Il perone (o fibula) è piuttosto sottile e ha sezione molto irregolare con margini acuti. L’epifisi prossimale ha una testa, mentre quella distale ha un malleolo laterale.
Arto inferiore: rotula La rotula (o patella) è un osso pari che viene considerato come un osso sesamoide in quanto si trova inserito nello spessore di un tendine. E’ di forma triangolare con apice verso il basso. Posteriormente presenta due superfici articolari con i condili del femore (la superficie mediale è la più piccola).
Anatomia dello scheletro – arti inferiori Le ossa che compongono il PIEDE piede sono circa 27, divise in tarso, metatarso e falangi. Le ossa del tarso sono 7, disposte in due linee parallele e corrispondono all’articolazione della caviglia. Tra queste le più importanti sono calcagno e l’astragalo Metatarso (I-V) Falangi (I-V): Prossimali Intermedie Distali (I-IV) Esistono nel piede ossa sovrannumero dette sesamoidi
Elementi di antropometria
Antropometria (nel vivente) o Osteometria (per i resti scheletrici) L’osteometria (o misurazioni delle diverse ossa dello scheletro) rappresenta il nucleo storico dell’antropologia fisica. In particolare la misura del cranio umano (considerato come la parte più nobile del corpo) ha ricevuto tanta attenzione da generare una sottodisciplina, la craniologia. Johann Friedrich Blumembach (1752-1840), studioso tedesco, alla fine del XVIII secolo intraprende lo studio sistematico delle variazioni fisiche/morfologiche nell’uomo, osservando in particolare il cranio. Questo approccio richiede necessariamente una serie di norme codificate che rendano più rigorosi i criteri di osservazione e garantiscano una obbiettività che si svincoli dal giudizio dell’osservatore. Alla fine del ‘700 Camper misura l’angolo facciale, stabilendo che esiste una gradazione di valori che vedono ad un estremo i bianchi Europei (angolo tendente i 100°) e all’altro le scimmie antropomorfe (57°). I neri presentano un valore intermedio che si aggira intorno ai 70°.
Craniologia Paul Broca (1824-1880), anatomista e clinico, a Parigi tiene la cattedra di Antropologia. La sua formazione è prevalentemente naturalistica. Il suo lavoro contribuisce enormemente alla disciplina. Mettendo a punto una serie di strumenti antropometrici e tecniche di misurazione Broca detta norme precise di rilevamento in base a punti antropometrici di riferimento (landmarks). Con il suo metodo è possibile confrontare i caratteri metrici di una serie di popolazioni scheletriche (per lo più crani). I musei di tutta Europa si riempiono di crani/scheletri che vengono misurati a scopo comparativo (Museum period). Tra i caratteri di misurazione Broca identifica anche tratti come il colore della pelle, delle iridi, dei capelli. Anders Retzius (1796-1860) Femmine Maschi Forma utilizzerà i rapporti tra misure del cranio per determinare l’indice < 75% < 65% dolicocefalo cefalico (anche detto indice di 75% to 80% 65% to 75% mesocefalo Retzius) ed esprimere tramite un > 80% > 75% brachicefalo valore numerico la forma del cranio.
Osteometria Storicamente, le misure del cranio sono state utilizzate per classificare le popolazioni secondo schemi tipologico- razziali. Le misure del cranio sono state sempre ritenute “molto più ereditarie” di quelle del più “ecosensibile” postcranio, e per questo privilegiate negli studi antropologici di fine ‘800-inizio ‘900 La moderna tendenza a considerare lo scheletro umano come un vero e proprio archivio biologico ha reso gli onori al trascurato scheletro postcraniale, rivalutato proprio per la sua maggiore sensibilità a fattori ambientali che su di esso possono lasciare tracce utili per ricostruire lo stile di vita, la presenza di stress alimentari e/o ambientali …
Osteometria La raccolta delle principali dimensioni delle ossa permette di definire alcuni parametri morfometrici del cranio e della faccia e di descrivere elementi della costituzione fisica e delle proporzioni corporee di un individuo o di una popolazione. Misure del cranio caratterizzazione fisica dell’individuo e della popolazione caratterizzazione costituzionale e Misure del postcranio valutazione della robustezza e del carico di stress biomeccanico dell’individuo e della popolazione
Osteometria Lo studio della morfometria scheletrica (insieme a quello della morfologia) permette di ricostruire il tipo e il livello di attività fisica nelle popolazioni del passato, oltre a fornire informazioni su eventuali disturbi alimentari e patologie croniche. Lo scheletro è infatti influenzato da una serie di fattori ambientali (sia durante l’accrescimento che durante la vita adulta) a cui risponde con modificazioni della sua struttura. Per es., individui che conducono una vita molto attiva, con elevato stress biomeccanico, hanno ossa più robuste, e la robustezza può essere quantificata mediante apposite misure. Una vita sedentaria si accompagna a un minor appiattimento delle sezioni trasverse delle diafisi del femore e della tibia …
Misure del cranio Esiste una serie di misure codificate del cranio (riferimento: Manuale di Martin e Saller, 1957-1962) che si basano sull’uso di particolari punti antropometrici di riferimento (landmarks). Alcuni esempi: 1. Lunghezza massima (g-op) 8. Larghezza massima (eu-eu) 10. Diametro frontale massimo (co-co) 11. Diametro frontale minimo (ft-ft) …
Indici del cranio… Sulla base delle misure del cranio è possibile calcolare una serie di indici cranici che caratterizzano in modo sintetico alcuni aspetti della forma del cranio. Indice cranico orizzontale: rapporto Dolicocrani (80) allungata (dolicocranio) o corta (brachicranio) della calotta cranica. L’indice cranico è stato ampiamente utilizzato per caratterizzare tipologicamente le popolazioni umane. Per es., classificazione di Biasutti in 4 principali razze caratterizzate da valori differenti dell’indice cefalico: • Negroidi e Australoidi: sono in media dolicocefali • Mongoloidi: brachicefali • Europoidi: sono rappresentate tutte le categorie dell’indice.
Misure del postcranio Come per il cranio, esiste una serie di misure codificate anche per il postcranio (Manuale di Martin e Saller, 1957-1962) basate sull’uso di punti antropometrici di riferimento.
Indici del postcranio: alcuni esempi Indice diafisario dell’omero: rapporto percentuale tra i diametri minimo e massimo misurati a metà diafisi. Quando il valore dell’indice si avvicina a 100 i due diametri sono simili e la diafisi ha una forma rotondeggiante, mentre quando il diametro minimo è molto più piccolo del diametro massimo si ha un appiattimento dell’omero (platibrachia) che può essere causato dal lavoro del bicipite e del deltoide. Indice pilastrico del femore: rapporto percentuale tra i diametri antero-posteriore e trasverso, misurati al centro della diafisi. Un indice elevato indica un forte sviluppo della linea aspra associato al lavoro muscolare della coscia. Indice di robustezza del femore: rapporto percentuale tra la somma dei diametri antero-posteriore e trasverso, e la lunghezza fisiologica del femore. Un indice maggiore di 12,5 indica robustezza della gamba.
Indici di proporzioni corporee Le proporzioni tra le diverse parti del corpo possono essere espresse mediante una serie di indici applicati sia all’interno dello stesso arto (come rapporto tra segmento prossimale e distale), sia tra arti superiori e inferiori. Questi indici forniscono informazioni sulla costituzione corporea delle popolazioni e su eventuali adattamenti a fattori ambientali in base a Regole eco-geografiche Regola di Allen: prevede un allungamento relativo delle appendici, e in particolare del segmento distale degli arti, in relazione all’adattamento a climi caldi. Indice radio-omerale: rapporto percentuale 80: radio lungo Indice tibio-femorale: rapporto percentuale tra la lunghezza totale della 82: tibia lunga Indice intermembrale: rapporto percentuale tra la lunghezza dell’arto superiore e la 70: media maschile lunghezza dell’arto inferiore. 69: media femminile
Indice di lateralizzazione degli arti Attraverso questo indice è possibile valutare le differenze tra arto dx e sx ottenendo così informazioni su un eventuale maggior utilizzo di un lato del corpo rispetto al controlaterale: inferenze su movimenti ripetititvi, che producono una asimmetria tra i due lati. Formula di Schultz (1937): rapporto percentuale tra la differenza delle misure dei lati dx e sx, e la minore delle due lunghezze. Indice di lateralizzazione: dx – sx / min (dx, sx) x 100
Indice di dimorfismo sessuale Le differenze dimensionali tra i due sessi possono essere valutate calcolando il grado di dimorfismo sessuale attraverso l’Indice di Hall (1982), equazione applicabile a qualsiasi misura scheletrica. Valori elevati di questo indice possono essere correlati ad attività lavorative sesso- specifiche Indice di Hall: rapporto percentuale tra la differenza delle medie delle misure della popolazione maschile e femminile e la media delle misure maschili Indice di Hall: (media M – media F)/media M x 100
Calcolo della statura Uno degli indicatori più utilizzati per definire le dimensioni corporee delle popolazioni umane attuali e del passato è la statura. La statura può essere influenzata da vari fattori – ambientali, genetici, sociali, geografici – e a livello di popopolazione può fornire indicazioni su condizioni di adattamento all’ambiente. Secondo la Regola di Cope, l’incremento della mole corporea, esprimibile nel caso degli ominidi anche come incremento della statura, è indizio di successo evolutivo. Secondo la Regola di Bergmann, si osserva un incremento della mole corporea al crescere della latitudine, in quanto la diminuzione del rapporto tra superficie corporea e volume è vantaggiosa in condizioni di clima freddo. La statura inoltre può essere considerato come un indicatore di stress, in quanto una bassa statura nell’adulto può essere legata a situazioni di malnutrizione infantile e giovanile cronica.
Calcolo della statura Stime della statura da resti scheletrici si possono ottenere se si ha a disposizione lo scheletro completo e ben conservato, sommando le altezze di tutti i distretti scheletrici e aggiungendo coefficienti che sostituiscono le parti molli e le curvature della colonna vertebrale. Ma visto che i resti scheletrici sono solitamente frammentari, vengono usate delle equazioni di regressione che permettono di ottenere la statura a partire dalle misure di lunghezza delle ossa degli arti. • Trotter e Gleser (1952, 1958, 1977) • Olivier et al. (1978) • Manuvrier (1893) • Sjøvold (1990) 3,08 x lunghezza omero + 70,45 ± 4,05
Puoi anche leggere