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Quaderni Migranti Alle radici delle migrazioni dall’aFRICA tempi o moderni Ogni parola ha delle conseguenze. Ogni silenzio anche. Centro per il Volontariato • Onlus
Quaderni Migranti Alle radici delle migrazioni dall’aFRICA tempi o moderni Ogni parola ha delle conseguenze. Ogni silenzio anche. Centro per il Volontariato • Onlus
INDICE PREFAZIONE 6 Marco Omizzolo – Presidente Tempi Moderni 7 Paolo Tomassone - Presidente Centro Culturale Francesco Luigi Ferrari 8 INTRODUZIONE 11 Piero Confalonieri e Paola De Meo CAPITOLO I 14 Guerre e dittature in Africa: lo stato attuale Piero Confalonieri CAPITOLO II 24 I Quaderni Migranti sono parte del progetto “Nuove Narrazioni per la Cooperazione” (www.narrazionidellacooper- Colonialismo, decolonizzazione e neocolonialismo azione.it) e sono stati realizzati con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. I contenuti di Roberta Della Sala questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità di Terra Nuova, e non rappresentano necessariamente il punto di vista dell’Agenzia. CAPITOLO III 28 L’evoluzione delle organizzazioni contadine in Africa Occidentale Nora McKeon CAPITOLO IV 34 Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo Le migrazioni ambientali: le sfide attuali rispetto ai cambiamenti climatici via Salvatore Contarini 25, Roma Alessandro Dessì www.aics.gov.it - infonet@aics.gov.it Facebook @AgenziaItalianaCooperazione Twitter @aics_it | YouTube: AICS Cooperazione CAPITOLO V 40 Instagram @aics_cooperazione_it Land grabbing: accaparramenti delle risorse naturali in Africa ISBN 978-88-98521-54-8 Raffaele Pugliese Coordinamento editoriale Alessia Bartolomei e Raffaele Pugliese Coordinamento scientifico Paola De Meo CAPITOLO VI 48 Progetto grafico Rossella Provini Editing e stampa Centro culturale Francesco Luigi Ferrari Donne, uomini e bambini in fuga per la vita Emilio Drudi Finito di stampare nel luglio 2019 Terra Nuova Onlus, insieme all’associazione di promozione sociale Tempi Moderni, al centro culturale Francesco Conclusioni 57 Luigi Ferrari e alla cooperativa sociale Oltremare, sono responsabili del progetto “Quaderni Migranti” GLI AUTORI 58 | 5 |
prefazione Marco Omizzolo Presidente Tempi Moderni I Quaderni Migranti nascono dall’esigenza di raccontare, mondiale che soffre di fame o malnutrizione, dalla crisi Le migrazioni sono il più radicale fattore di mutamen- alle strutture di lavaggio e latrine, confinamento costante, in modo approfondito e chiaro, alcune delle infinite sfac- migratoria e ambientale e al contempo dal diffondersi di to sociale che qualunque società possa mai incontrare. rifiuto di contatto con il mondo esterno e malnutrizione. cettature, problematiche ed esperienze positive legate un clima di intolleranza e sfiducia nell’operato delle ONG Esse costituiscono sempre un’occasione per aggiornare La tortura è quotidiana come anche le esecuzioni som- al complesso tema delle migrazioni. In un mondo dove le cosiddette “di sviluppo”. l’organizzazione sociale dei paesi e rielaborare i rapporti marie. Le condizioni igieniche portano alla diffusione di popolazioni sono in continuo movimento, ci auguriamo che di forza, le espressioni culturali, le economie e i processi infezioni cutanee e delle vie respiratorie, diarrea acuta e fare chiarezza sulle dinamiche, le ragioni e le politiche che A pochi anni dall’adozione dell’Agenda 2030 per lo Svi- sociali. Negare questo fenomeno significa negare l’evi- altri disturbi, mentre il trattamento medico è gravemen- definiscono gli spostamenti, sia di aiuto a definire in modo luppo Sostenibile, l’opinione pubblica non solo non ha denza. Ogni deriva securitaria fondata sul pregiudizio, la te inadeguato. I minori sono detenuti insieme agli adulti diverso il nostro rapporto con l’“altro” e a promuovere una ancora familiarità rispetto ai temi della sostenibilità, ma discriminazione o il razzismo basa invece la propria le- in condizioni altrettanto difficili, mentre le donne vivono nuova narrazione della cooperazione internazionale. è attraversata da fenomeni crescenti di radicalismo che gittimazione sulla negazione de “l’altro”, del suo diritto di in strutture senza guardie di sesso femminile e questo le non riconoscono l’impatto positivo che hanno le molte- emigrare, anche se spesso lo fa per salvarsi la vita e quella espone ad abusi sessuali. Tutti i profughi reclusi hanno Questa pubblicazione è la prima di tre, e intende approfon- plici esperienze realizzate negli ambiti indicati dell’Agen- dei propri familiari. Le politiche securitarie che molti pa- bisogno di assistenza medica, psicologica e di riabilita- dire in modo critico, attraverso i contributi di esperti del set- da. Si conoscono poco, ad esempio, le reali dimensioni esi europei, Italia in primis, stanno elaborando e introdu- zione. Si ricorda l’orribile pratica dell’ustione con metalli tore e l’aiuto di mappe e infografiche, alcune delle possibili numeriche e le potenzialità del fenomeno dell’immigra- cendo nel relativo ordinamento e nella propria organiz- caldi, dell’elettrocuzione e degli abusi sessuali nei con- cause delle migrazioni, in particolare dal continente africano zione, mentre a livello globale si assiste al restringimen- zazione sociale, costituiscono l’esperienza più avanzata fronti di donne e ragazze per estorcere denaro alle loro verso l’Europa. Senza la pretesa di essere esaustivo, questo to degli spazi di partecipazione democratica. Spazi da e pericolosa di un rinnovato negazionismo che mira non famiglie attraverso un complesso sistema di trasferimenti primo Quaderno si apre con una breve prospettiva stori- sempre difesi dalle organizzazioni della società civile. solo a distinguere in maniera radicale tra Noi e Loro, ma a di denaro. Vengono inoltre spesso venduti da una banda co-politica per arrivare a un’analisi della situazione attuale di respingere Loro sempre e comunque. Anche se ciò si- criminale a un’altra e sono costretti a pagare un riscatto buona parte dell’Africa. Affrontando tematiche che vanno Terra Nuova, ONG partner del progetto “Nuove narra- gnifica rispedirli, ad esempio, nelle braccia dei trafficanti più volte prima di essere liberati o portati in zone costie- dal fenomeno del land grabbing al cambiamento climatico, zioni per la cooperazione”, in collaborazione con Tempi di uomini e di organi che comandano gran parte delle re per la traversata del Mediterraneo. Numerosi rifugiati dalle guerre alla disoccupazione e al sovraffollamento delle Moderni (associazione di promozione sociale, autrice di carceri e dei centri di accoglienza in Libia. sono morti durante la prigionia dopo essere stati colpiti, città, il panorama delineato tenta di fotografare un continen- studi e ricerche di interesse accademico), il Centro Cul- torturati o lasciati morire per fame o per negligenza me- te pieno di forza e vitalità, ma ancora imprigionato da quel- turale Francesco Luigi Ferrari di Modena (esperto nello Quest’ultimo continua a essere un paese governato da dica. In tutta la Libia, corpi non identificati di profughi con lo che può essere definito business as usual, dove i profitti studio delle dinamiche economiche, politiche, culturali, bande criminali che praticano la tortura, lo stupro seriale e la ferite da arma da fuoco, segni di tortura e ustioni, sono passano sopra i diritti umani. storiche e sociali che caratterizzano il territorio locale e violenza sistematica. Un sistema ben noto al governo italiano stati scoperti in cestini dell’immondizia, letti di fiumi sec- regionale in relazione alle realtà europee e ai fenomeni e a quelli di tutto l’Occidente, che con la loro ignavia e il chi, fattorie e deserto. Il progetto Nuove narrazioni per la cooperazione, coor- internazionali emergenti) e la Cooperativa Sociale Oltre- complesso intreccio di interessi economici e geostrategici dinato da ActionAid e finanziato dall’Agenzia Italiana per mare (realtà del commercio equo e solidale di Modena e finiscono col tenerlo in piedi. La legge libica criminalizza l’in- Dinnanzi a una situazione di tale gravità, l’attuale Ministro la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), nasce in risposta provincia) hanno coordinato e curato questa collana. gresso irregolare, il soggiorno o l’uscita dal paese con una dell’Interno italiano, Matteo Salvini, si è permesso di defi- alle sfide che pone un contesto caratterizzato dagli ef- pena detentiva arbitraria, obbligatoria e indefinita in palese nire quei lager dei centri all’avanguardia. Non è solo razzi- fetti economici e sociali della crisi economica e finan- Nella speranza che troviate il Quaderno utile e motivo di violazione dei diritti umani. La Libia, inoltre, non ha un sistema smo. È la disumanizzazione dell’umanità e un pericolosis- ziaria del 2008, dai numeri crescenti della popolazione riflessione, vi auguriamo una buona lettura. d’asilo, non ha ratificato la Convenzione del 1951 sullo status simo processo di arretramento sul piano della civiltà per dei rifugiati e non riconosce l’Alto commissariato delle Na- pura strategia di potere. Negare o nascondere, come ha zioni Unite per i rifugiati (UNHCR). fatto il governo italiano, quanto accade in Libia, in Eritrea, nel Sud Sudan, in alcune aree della Nigeria, più in genera- La stragrande maggioranza di rifugiati che sono reclusi le nella fascia del Sahel, è in sé un crimine contro l’umanità nelle carceri - ufficiali e segrete - del paese non sono mai di cui l’Italia è drammaticamente protagonista. stati accusati o processati e sopravvivono in detenzione fino a quando non vengono restituiti attraverso i rimpatri Per questa ragione non solo è necessario un testo come umanitari volontari dell’Organizzazione internazionale per questo, ma la sua diffusione deve sollecitare - questo è la migrazione, evacuati dall’UNHCR o espulsi con la forza l’auspicio - riflessioni e approfondimenti che portino a una dalle autorità libiche. Molti report internazionali di Ong e concreta presa di coscienza della popolazione italiana e agenzie indipendenti denunciano grave sovraffollamento, in particolare dei più giovani, fino a una rivolta civile con- scarsa ventilazione e illuminazione, accesso inadeguato tro le politiche razziste, securitarie e segregazioniste di | 6 | | 7 |
Paolo Tomassone presidente Centro culturale Francesco Luigi Ferrari questo governo. Comprese quelle economiche ed estere che parole, si stanno replicando, ancora una volta, una «Sono troppi e sempre di più i giovani che, ingannati da minerali più preziosi? Dove leggiamo le notizie dei trenta che altro non sono se non la via per riaffermare una for- politica e un’economia che speculano sulla disperazio- falsi messaggi, scelgono di abbandonare il Burkina Faso milioni di persone a rischio di morte per fame in Etiopia, ma di neocolonialismo che depreda i paesi poveri delle ne di gente che fugge da guerre e carestie, dagli ef- per cercare un futuro e una vita migliore in Europa. Fanno Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, loro risorse naturali e produce devastanti danni ambien- fetti devastanti dei cambiamenti climatici, dalle dittature male prima di tutto a se stessi, perché a loro non viene che subiscono la peggior crisi alimentare degli ultimi cin- tali e sociali. Conoscere, dunque, per comprendere da un come quella dell’Eritrea (e non solo), con la quale invece presentata la verità sul viaggio, sull’attraversamento in mare, quant’anni secondo l’ONU?1 lato le ragioni di un mondo che emigra e bussa alla porta - come viene ricordato nel volume - il governo italiano sulle violenze che potranno subire e sulle effettive condi- dell’Occidente, dall’altro le responsabilità di quest’ultimo. e l’Unione europea sottoscrivono accordi internazionali zioni di vita che potranno trovare in Europa. E fanno male al Ci sono associazioni e organizzazioni da sempre impe- Per capire i processi interni e le politiche estere responsa- allo scopo di impedire a migliaia di persone di fuggire da nostro paese, che perde in questo modo le forze migliori». gnate a studiare le migrazioni: Terra Nuova e Tempi Mo- bili della costruzione di muri, di confini extraterritoriali pre- quella morsa mortale, negando loro la possibilità di tro- Me lo ha raccontato un anno fa mons. Prosper Kontiebo derni ne sono gli esempi a noi più vicini. Ci sono persone sidiati militarmente da bande di criminali pagati coi soldi vare una vita migliore all’estero e soprattutto in Europa. vescovo della Diocesi di Tenkodogo, durante una visita in che da anni denunciano l’ipocrisia di chi dice «aiutiamoli delle democrazie occidentali, della costruzione di centri di Quella stessa Europa che, a partire dalla seconda metà Burkina Faso con la ONG Ho avuto sete, da anni impegnata a casa loro», ma poi non fa nulla per mettere in campo in- accoglienza che diventano luoghi di tortura e della morte del Novecento, dopo la tragedia del nazismo e del fasci- a realizzare progetti di cooperazione in Africa e promuo- terventi in sostegno dei paesi svantaggiati e non si ado- nel Mediterraneo di migliaia di persone sotto gli occhi di smo, avendone fatto esperienza, aveva come orizzonte vere, in Italia, attività culturali sul tema dell’inclusione. pera per trovare soluzioni praticabili per ridurre gli effetti un governo che mostra il suo sguardo più violento e truce politico quello di costruire uno spazio civile, democrati- dei cambiamenti climatici, che sono una delle prime cau- contro i più deboli del pianeta. co, di pace, in cui dominasse il diritto e non la prepotenza Mi torna in mente quando sento definire una «pacchia» se della fame e della denutrizione. affaristica e razzista. Un orizzonte che è stato tradito e che quella di chi fugge da guerre e fame. O quando qualcu- no – dal politico alla gente comune – sostiene di stare C’è voluta una ragazzina di 15 anni, Greta Thunberg, a Questi flussi migratori sono vere e proprie fughe per la oggi pare rievocare i nefasti anni dei regimi totalitari che subendo una «invasione», che va respinta con l’innalza- ricordare ai potenti del mondo riuniti a Katowice in Po- vita, che mettono alla prova la nostra democrazia e la sua nel cuore del Vecchio continente hanno scritto dramma- mento di muri e steccati. lonia per il COP24 che «se le soluzioni all’interno del capacità di inclusione. Accoglierli o meno è l’interrogati- tiche pagine di morte. Vale la pena, dunque, leggere e sistema sono così impossibili da trovare, forse dovremmo vo specifico di una democrazia immatura e che conserva approfondire questo testo perché non si possa dire, un Le migrazioni contemporanee appaiono caratterizzate da cambiare il sistema». Prima di lei lo aveva ribadito papa approcci razzisti e xenofobi non solo nel suo corpo so- domani, di non aver saputo o capito. Abbiamo sotto gli elementi di novità rispetto ai movimenti migratori di un se- Francesco nell’enciclica Laudato si’: «Molti poveri vivono ciale, ma anche in quello politico, istituzionale, imprendi- occhi una tragedia umana che da anni si ripete quotidia- colo fa. Basti pensare, quali elementi innovativi, alla forte in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al toriale e normativo. L’Italia, ad esempio, conserva ancora namente. Se non vogliamo essere condannati dai nostri accelerazione dei flussi, alla moltiplicazione dei modelli riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono il reato di clandestinità, promulga il decreto Sicurezza che figli, sul piano morale e umano, conviene partire da qui migratori, all’aumento della complessità della loro com- fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi mortifica la seconda accoglienza, ossia l’esperienza più per rilanciare un’idea d’Italia, d’Europa e di mondo fon- posizione (riscontrando ad esempio un numero sempre dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le risor- avanzata di accoglienza e punto di riferimento in Europa, data sul rigoroso rispetto dei diritti umani, della storia per maggiore di partecipazione femminile) e all’imprevedibi- se forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e incentivando la politica della prima accoglienza fondata come l’abbiamo vissuta e per le esperienze che da essa lità delle traiettorie. altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti sui grandi numeri per scarsi servizi. La vera domanda è abbiamo tratto, dei processi di autodeterminazione e di climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno “Quale accoglienza?” e la risposta certo non può essere lotta. Per evitare, il prima possibile, il persistere di politi- Ma chi, in Italia, può affermare di conoscere le ragioni delle poco accesso a servizi sociali e di tutela». il modello imposto dall’attuale governo italiano. In po- che neocoloniali, razziste e negazioniste d’ogni sorta. migrazioni del ventunesimo secolo? E ancora prima: quali sono i contesti di cui si parla? Per esempio del Sud Sudan, L’informazione sbrigativa dei nostri giorni ci sommerge coinvolto in una paurosa guerra civile che ha già causato quotidianamente di notizie, ma nessuno ci aiuta a conte- almeno 300mila morti e milioni di persone in fuga? Chi si stualizzarle e a capirne il significato profondo. è mai interessato del Sudan, governato da un regime dit- tatoriale in guerra contro i Nuba, popolo martire dell’Afri- Da qui dobbiamo ripartire, da un investimento culturale ca, e contro le etnie del Darfur? Chi si ferma a leggere i che è fatto di ricerca – e questi Quaderni ne sono una reportage sulla Somalia, in guerra civile da oltre trent’anni prima prova tangibile – di divulgazione delle notizie, di con milioni di rifugiati? Chi conosce l’Eritrea, schiacciata incontri e di contaminazioni. Consapevoli di essere di da uno dei regimi più oppressivi, con centinaia di miglia- fronte a una sfida cruciale del nostro tempo, ad un bivio: ia di giovani in fuga verso l’Europa? Chi parla del Centra- da una parte diventare una società aperta, giusta, acco- frica, che continua a essere dilaniato da una guerra civi- gliente e inclusiva; dall’altra diventare una società chiu- le che sembra non finire mai? Chi ha sentito parlare della sa, diffidente, dominata da aggressività e fantasmi che drammatica situazione della zona dal Ciad al Mali, dove i – come ci ha insegnato la storia – invece di metterci al violenti gruppi integralisti musulmani potrebbero costitu- riparo dall’insicurezza, la alimentano. ire un nuovo Califfato dell’Africa nera? Chi analizza a fon- do la situazione caotica in Libia, dov’è in atto uno scontro fra bande e tribù? Chi parla di quanto avviene nel cuore 1 Lo ha recentemente ricordato il fondatore del Gruppo Abele e di dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri Libera, don Luigi Ciotti, in Lettera a un razzista del terzo millennio, Ed. Gruppo Abele, Torino 2019. | 8 | | 9 |
INTRODUZIONE Piero Confalonieri PRESIDENTE TERRA NUOVA Paola De Meo coordinatrice advocacy Terra Nuova Scrivere di Africa come se esistesse oggi una realtà unica finanziarie o importanti accordi tra stati, hanno come altra e uniforme con questo nome è molto difficile, poco serio faccia la brutalità dei conflitti presenti: questa è l’ambiva- e abbastanza intriso di una visione coloniale. Al contempo lenza del presente. Se si sono approfonditi gli aspetti cri- è vero che alcuni processi storici hanno segnato in modo tici, non è per “afro-pessimismo” ma perché si intende fare analogo e simultaneo questo continente. Come scrisse luce, nel possibile, sulle ragioni dei flussi migratori. il giornalista-scrittore Kapuściński, «i grandi antropologi Diverse cause e dinamiche, con origini differenti ma che non hanno mai parlato di “cultura africana” o di “religione si intersecano e si alimentano vicendevolmente, portano africana” in generale, ben sapendo che non esiste niente oggi a vaste e crescenti aree d’instabilità. L’urbanizzazione di simile e che l’essenza dell’Africa sta nella sua sconfinata accelerata e “per espulsione”; gli impatti diretti e dramma- varietà».1 Le Afriche, dunque. tici sui poveri della distruzione ambientale; il crescere di Cinque sono le “lenti” scelte qui per interpretare e ana- “particolarismi armati” su base più o meno sinceramente lizzare la situazione odierna del continente: la maledizio- etnica o religiosa, con guerre localizzate estremamen- ne della ricchezza di risorse naturali, “non-luoghi” per te brutali e dove si intrecciano interessi e fattori non facili “non-persone”, accaparramento delle risorse del conti- da decifrare: questi fenomeni non sono e saranno sempre nente, frontiere instabili e signori della guerra, stati fragili/ meno temi che potremo ignorare. «I grandi antropologi non hanno mai uomini forti, terre morte/laghi prosciugati/clima impaz- zito. Ci sono però anche le risposte emergenti, come la Da un’analisi che interpreta i flussi migratori dall’Africa non con lo schema obsoleto dei pull factors, cioè come pro- parlato di “cultura africana” o di “religione nascita e il consolidamento della rete delle organizzazioni contadine africane in difesa dell’agricoltura familiare e di dotto di una attrazione verso il miraggio europeo, ma per l’espulsione dai contesti di vita di migliaia di contadini, africana” in generale, ben sapendo che piccola scala, che nel corso del tempo non solo ha ela- borato risposte alle molteplici difficoltà che deve affron- pastori e pescatori, ne dovrebbe discendere da un lato, una revisione delle politiche di respingimento/accoglien- non esiste niente di simile e che l’essenza tare, ma è stata in grado di porsi come un interlocutore credibile, anche se non sempre ascoltato, nei confronti za perché è chiaro che risultano inadeguate e inefficaci, oltre che doppiamente inumane: la proposta di corridoi dell’Africa sta nella sua sconfinata varietà» delle istituzioni nazionali e regionali. Quelle affrontate in questo primo quaderno sono solo al- umanitari è quella più sensata, ma implica anche attrezzare i paesi ospitanti con le attenzioni specifiche, professionali e cune delle sfide che affronta il continente africano, nella integrali, dovute a persone che fuggono da violazioni dei sua “sconfinata varietà”, all’inizio del XXI secolo. diritti umani, violenze, perdita di speranza. Dall’altra impli- Ryszard Kapuściński Trasversale a tutte è la sfida demografica: entro il 2050 cherebbe rivedere le politiche economiche, commerciali, creditizie, di cooperazione e di controllo delle aziende, sia la popolazione del continente africano sarà la più gran- a livello dei singoli stati europei che dell’Unione europea de e la più giovane del mondo, raddoppiando fino a 2,5 e delle agenzie sovranazionali, perché queste fanno parte miliardi di persone, di cui la metà sotto i 25 anni. Se si senza dubbio dell’articolato e complesso dispositivo che sottolineano problemi e aspetti negativi, non è perché si genera tale drammatica situazione. intende ignorare o sottovalutare le speranze che fiorisco- no (la fine della guerra tra Etiopia ed Eritrea e un nuovo, Situazione i cui effetti sono già qui, tra noi, con le persone coraggioso ma controverso processo di pace), dittatori che fuggono. Le classificazioni teoriche che vorrebbero che fanno le valige dopo elezioni democratiche (come separare i «migranti che scappano dalla guerra» da quelli per esempio Yahya Jammeh, del Gambia, uno dei tiran- che scappano dalla siccità, dalle espulsioni per investi- ni più longevi del pianeta), processi culturali significativi menti minerari o agricoli, dalla violenza inter-comunitaria, (come l’affermazione di nuove correnti musicali, di autori non hanno nessun senso reale e funzionano solo sulla di letteratura o registi, che ottengono spazio e rilevanza carta. Non aiutano quindi a risolvere le questioni circa chi internazionale), la lotta per la protezione delle risorse ge- «ha il diritto» di entrare in Europa e chi no. Chi si può arro- netiche portata avanti da ampie coalizioni della società gare il diritto di indicare «i sommersi ed i salvati»?3 civile come AFSA (Alliance for Food Sovereignty in Afri- ca), l’attenzione per l’agroecologia e i mercati locali come strada per il futuro alimentare, il grande dinamismo eco- 1 Kapuściński R., Ebano, Feltrinelli, Milano 2000. 2 Olivier Piot, Incontro con i pionieri del “capitalismo africano”, arti- nomico e la crescita di una classe media e di nuovi ricchi colo in Le monde diplomatique - edizione italiana, novembre 2017. (i membri del cosiddetto black business2). 3 Riferimento al libro di Primo Levi I sommersi e i salvati in cui narra la sua esperienza nei lager nazisti e l’arbitrarietà con cui si decideva, da Vi è un indubbio dinamismo, parallelo però all’incremento parte dei kapò ma anche da parte di chi si trovava nel meccanismo di fasce di esclusione e disperazione. Raffinate operazioni concentrazionario, chi poteva salvarsi e chi finiva nei forni crematori. | 10 | | 11 |
previsioni di crescita della PERCENTUALE DI CRESCITA della popolazione mondiale (2017 - 2100) POPOLAZIONE AFRICANA (2017 - 2100) < 10% 100%-250% 10%-100% 250%-500% MONDO TUNISIA 15% > 500% MAROCCO 22% 10.000.000 AFRICA ALGERIA LIBIA EGITTO SAHARA 51% 16% 103% OCCIDENTALE ASIA 132% EUROPA AMERICA LATINA/CARAIBI 8.000.000 MAURITANIA 251% ERITREA NORD AMERICA SENEGAL MALI NIGER 191% 348% SUDAN 308% 794% 242% OCEANIA CHAD GAMBIA 314% DJIBOUTI 241% 32% GUINEA BISSAU NIGERIA 217% GUINEA COSTA 315% SUD ETIOPIA 280% 5.000.000 D’AVORIO REPUBBLICA SUDAN 137% 326% CENTRAFRICANA 240% SIERRA LEONE 201% 118% CAMERUN LIBERIA TOGO 280€ 276% 223% BENIN SOMALIA KENYA 435% GHANA 296% 185% 4.000.000 ISOLE 166% BURKINAFASO GABON 146% REP. DEM. UGANDA 325% DEL CONGO 398% SAINT’ELENA 0% 365% CAPO VERDE 30% CONGO RUANDA 348% TANZANIA 130% 3.000.000 RIUNIONE 6% 430% SEYCHELLES 15% BURUNDI 401% MAURITIUS 26% COMORE 165% ANGOLA SAO TOME 197% 480% &PRINCIPE ZAMBIA 2.000.000 452% ZIMBABWE 146% NAMIBIA MALAWI 1.000.000 2100 130% BOSTWANA 64% 306% MOZAMBICO 355% Nigeria 793.942 MADAGASCAR ESWATINI 283% 79% Rep. Dem. Congo 378.975 SUD AFRICA 2017 2030 2050 2100 2017 2030 2050 2100 Tanzania 303.832 34% LESOTO Etiopia 249.530 74% Uganda 213.758 Egitto 198.748 Niger 192.187 AFRICA Angola Kenya 172.861 142.124 4.467.588 Sudan 138.648 Mozambico Costa D’Avorio 135.046 103.563 MONDO Altri 43 paesi 1.438.892 11.184.368 | 12 |
Guerre e dittature in Africa: lo stato attuale piero confalonieri Sembra esserci una maledizione per territori ricchi di ma- altro tipo di spazi «artificializzati» e svuotati di relazioni terie prime e risorse naturali, ma con una bassa capaci- sociali (i grandi aeroporti, i centri commerciali), prendia- tà delle istituzioni di garantirne uno sfruttamento soste- mo a prestito questa espressione per indicare aree dove nibile ed equo: l’espressione coniata per il Perù, che lo si ammassano gli espulsi, discariche dove i «rifiuti umani» definisce come un mendicante seduto su un giacimento finiscono ai margini della storia. Gli slum delle grandi me- d’oro, si può estendere a molti paesi africani. Non è un tropoli africane crescono come neoplasie e accerchiano caso se i grandi bacini diamantiferi dell’Angola, del Ca- i centri urbani di origine coloniale: «Nel 2010, il 33% della binda o del Congo, i giacimenti di idrocarburi del delta popolazione urbana nelle regioni in via di sviluppo vive- del fiume Niger, le miniere a cielo aperto di estrazione va in baraccopoli. L’Africa subsahariana detiene il record d’oro in Repubblica Democratica del Congo o di fo- delle persone che vivono in tali baraccopoli: 199,5 milioni sfati nella costa occidentale del Maghreb, siano anche (61,7% della popolazione urbana)».3 Nel 2050, le città afri- Capitolo I zone di povertà e di tensione. Gli investimenti di imprese straniere (occidentali, ma anche cinesi) sono parte di un cane con più di 5 milioni di abitanti si stima saranno 35 con Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo-R- meccanismo dalle molte sfaccettature e responsabilità, DC) e Lagos (Nigeria) con oltre 30 milioni di abitanti (era- che però spesso si concretizza nell’estrazione vorace di no 3 nel 2010). risorse non rinnovabili, lasciando territori distrutti e con un Si stima che la densità di abitanti in Africa passerà dai 34 basso o nullo ritorno economico per le popolazioni locali abitanti per Km2 del 2010 ai 70 ab./Km2 del 2050. Se- «Il campo di Dadaab, in Kenya, è l’immagine e provocando molte volte l’espropriazione e l’allontana- mento dalle proprie terre o fenomeni come la corruzione, condo il rapporto Un-Habitat del 20144 il 56% della po- polazione urbana in Africa subsahariana vive in slum, in immediata della desolazione e dell’assenza di la prostituzione e lo sfilacciamento dei legami familiari. Molteplici sono gli attori che svolgono un ruolo in que- abitazioni fatiscenti, con insufficiente spazio vitale, senza accesso all’acqua, ai servizi sanitari e a una adeguata si- futuro. Nel campo sono nati ragazzi che oggi ste tragedie: élites politiche locali corrotte, organizzazio- ni criminali, notabili del posto. È un’economia predatoria, curezza. Uno slum, scrive Davis, «è la zona d’impatto in cui le forze centrifughe della città collidono con l’implosione hanno 25 anni, li potremmo definire non-persone, che saccheggia i territori per estrarre fino all’ultimo gram- mo delle ricchezze presenti, siano metalli, idrocarburi, le- della campagna».5 Oggi siamo di fronte a una urbaniz- zazione «per espulsione».6 A Nairobi, capitale del Kenya, nel senso che non hanno patria, tradizioni, gname o altro. Esempio emblematico è l’estrazione dei diamanti in Sierra Leone, che viene svolta in larga misura come denuncia il rapporto di Amnesty International La maggioranza invisibile, due milioni di persone (la metà prospettive, certezze» in modo artigianale, poiché qui sono pietre in strati allu- vionali che affiorano libere, a differenza di quanto avviene della popolazione di Nairobi), vivono in insediamenti abi- tativi precari, stipati nel 5% della superficie residenziale e nei giacimenti in Sudafrica, dove si trovano incastonate in nell’1% dei terreni su cui si estende la città. Milioni di per- conglomerati rocciosi. Le condizioni di lavoro sono du- sone – verrebbe da dire persone senza diritti e opzioni, rissime per i molti ragazzi che, in un Paese con l’80% di cittadini senza cittadinanza, non-persone – che vivono disoccupazione, inseguono il miraggio dell’arricchimen- in condizioni squallide a causa non solo della mancan- to. I diamanti sono stati anche uno dei fattori determinanti za dei servizi fondamentali, ma anche di discriminazione, della guerra civile che tra il 1991 e il 2002 provocò almeno insicurezza ed emarginazione. Gli abitanti degli slum di 120mila civili morti e migliaia di persone mutilate, donne Nairobi intervistati nel rapporto di Amnesty Internatio- violentate, bambini arruolati e traumatizzati per sempre.1 nal, descrivono una vita fatta di privazioni, aumento del Si può parlare anche dell’Angola, un paese che, secondo prezzo del cibo, mancanza di servizi sanitari ed educativi, quanto scrisse A. Ferrari nel 2008, fornisce circa il 14% persecuzione da parte delle autorità e costante minaccia del fabbisogno cinese di petrolio ed è diventato uno dei di sgombero forzato.7 Dietro l’etichetta generica di «ur- partner principali della Cina. Il forte indebitamento del banizzazione», si nasconde in molte capitali africane da paese e la totale mancanza di trasparenza alimenta un si- un lato l’affermazione di enclaves legate al business e agli stema altamente corrotto.2 stili di vita occidentali; dall’altra l’incremento abnorme e mostruoso di insediamenti dove la precarietà è la carat- Effetto dell’estrazione di idrocarburi e di altri minerali o teristica dominante. dell’accaparramento di terre o acque, è l’espulsione (di- Non–luoghi sono anche i campi profughi, che da solu- retta o indiretta) di ampi settori della popolazione locale zione temporanea per popolazioni in fuga da avvenimenti da interi territori. Sebbene con l’espressione «non-luo- specifici, spesso sono diventati agglomerati ormai de- ghi», l’antropologo Marc Augé facesse riferimento a un finitivi nella loro precarietà, come quelli che accolgono | 14 | | 15 |
i palestinesi in Giordania e in altri paesi arabi dal 1948 e L’intervento militare – prima francese e poi di un corpo L’estrazione dei diamanti viene svolta in modo dal 1967, o quelli dei Saharawi esistenti dal 1976 in Algeria. Secondo un dossier del 2015 dell’Istituto di Politica In- multinazionale di truppe africane con mandato dell’O- NU – ha domato solo superficialmente la ribellione, da un SIERRA LEONE artigianale con condizioni di lavoro durissime ternazionale (ISPI), «nel 2012 quelli (campi profughi, ndr.) lato estendendola verso il Burkina Faso e il Niger, dall’altro Disoccupazione 80% I Diamanti sono complici della Guerra Civile ufficialmente censiti erano 700, ma ce ne sono in realtà de-strutturando il tessuto di identificazione nazionale e (1991 - 2002) che causò più di 120.000 morti civili centinaia di altri che si sottraggono al conto».8 L’UNHCR, dimostrando come il processo post-coloniale di costru- nell’ultimo rapporto annuale Global Trends9, afferma che zione di uno stato di diritto e indipendente sia tuttora in- ANGOLA ~IL 14% del fabbisogno Fornisce nel 2017 a livello globale ci sono stati 68,5 milioni di fug- compiuto. Ad oggi la situazione è ancora insoluta. gitivi (tre milioni in più rispetto al 2016). Il campo profughi Diverso il contesto e gli attori, ma simili le dinamiche che CINESE di PETROLIO (A. Ferrari, 2008) di Bidi Bidi, in Uganda, raccoglie quasi 300mila profughi tuttora insanguinano la Repubblica Democratica del provenienti dal Sud Sudan. Il paese, che conta circa 45 Congo. Dal 1990, la lunga transizione e la fine del regime milioni di abitanti, ospita complessivamente poco meno di Mobutu Sese Seke, le costanti interferenze dei pae- di un milione e mezzo di persone in fuga (dalla Repubblica si vicini (in particolare del Ruanda), i dissapori tra gruppi Democratica del Congo, dal Sud Sudan e dal Burundi10), piazzandosi così al primo posto tra i paesi africani per etnico-culturali (strumentalizzati da alcuni attori per raf- forzare il controllo sulle risorse naturali), hanno generato KENYAAFRICA - 2010SUBSAHARIANA 33% della popolazione viveva in baraccopoli numero di profughi ospitati (e al terzo a livello mondiale una sconvolgente, ininterrotta guerra fratricida che ha dopo Turchia e Pakistan). Il campo di Dadaab, in Kenya, provocato circa 4 milioni di morti e altrettanti profughi. AFRICA SUBSAHARIANA NAIROBI è l’immagine immediata della desolazione e dell’assenza Sconvolge la durata del conflitto, la sua brutalità, il nume- Il 61,7% della popolazione Metà della popolazione di futuro. Nel campo sono nati ragazzi che oggi hanno ro delle vittime, l’affastellarsi di interessi diversi che però (199,5 milioni) vive in baraccopoli vive in insediamenti abitativi precari 25 anni, li potremmo definire non-persone, nel senso che convergono nel lasciare intatte le radici della violenza. non hanno patria, tradizioni, prospettive, certezze. L’Etiopia è il terzo paese africano (il secondo è il Sudan) che accoglie il maggior numero di profughi, 800mila se- Pochi anni fa è entrata in uso la definizione di «stati falli- ti»: entità statuali incapaci di esercitare pienamente la loro 2050 Si stima saranno 35 le città africane con più di 5 milioni di abitanti condo le stime dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite autorità su tutto il territorio per periodi prolungati di tem- per i rifugiati, molti nel campo di Dollo Ado. Secondo il po. La Somalia appare come un esempio emblematico sito Voci Globali: «l’84% dei rifugiati nel mondo è ospitato di uno Stato che dal 1991, dopo la caduta di Mohammed in Paesi a basso e medio reddito, 4,9 milioni di persone Siad Barre (presidente ormai da un ventennio), si è sgre- Una nuova ribellione della popolazione TUAREG sono accolte dunque in territori definiti poveri. Tra i die- tolato tornando a una vecchia divisione tra clan, spesso MALI 2011 ha conquistato in pochi mesi tutto il nord ci Paesi che nel 2016 hanno ospitato un maggior numero sotto il controllo di interessi politici locali o di potenze di persone in fuga, cinque sono africani: Etiopia, Kenya, Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Ciad. esterne, oppure legati a mafie e trafficanti. Caduto il governo autoritario di Barre, il Paese si è fran- REP. DEM. Dal 1990 l’ininterrotta GUERRA FRATRICIDA ha L’Uganda, da solo, ospita un numero di rifugiati nei campi tumato in territori dominati da milizie locali. I signori della CONGO provocato circa 4 milioni di morti e altrettanti profughi profughi sul proprio territorio superiore al numero totale guerra si finanziano con la tassazione, la pirateria, i rapi- di persone accolte in tutta l’Unione europea».11 menti, il traffico illegale di armi, droga e probabilmente rifiuti tossici provenienti dall’Europa (un tema sul quale si Tra i frutti tossici lasciati dall’epoca coloniale, vi è il “capo- presume stesse indagando la giornalista italiana Ilaria Alpi dopo la caduta di Siad Barre dal 1991 si è sgretolato lavoro” di confini disegnati con il righello nelle cancellerie uccisa assieme al cineoperatore Miran Hrovatin il 20 mar- SOMALIA tornando a una vecchia divisione tra clan europee, ignorando o deliberatamente separando le co- zo 1994). Mantenere il conflitto costante senza mai risol- munità culturali locali, unendo sotto una stessa bandiera verlo diviene un obiettivo di questi interessi locali forag- nazionale gruppi dalle identità culturali diverse. Il risultato giati da supporti esterni. Il movimento degli Al-Shabaab, Nato dopo la seconda guerra civile sudanese, dopo è che molti Paesi africani comprendono ampie comples- sità etnico-culturali, che in periodi di crisi danno vita a di ispirazione jihadista, in parte assorbe queste milizie, ma non rompe questa logica economico-militare di «guerra SUD SUDAN 3 anni dalla costituzione dello stato c’è una nuova guerra civile fratture e conflitti. Nella fase odierna, tramontato defini- a bassa intensità», che continua a produrre vittime e rap- tivamente l’assetto bipolare del mondo (periodo 1945- presenta un pericoloso focolaio d’instabilità regionale. Privo di sbocchi sul mare ma pieno di concessioni 1989, dominato dal confronto USA-URSS) e con molteplici Un altro esempio è il paese più giovane del pianeta, il potenze globali e regionali che si confrontano, vi sono Sud Sudan, riconosciuto come entità statale indipen- per l’estrazione di petrolio e gas naturale ampi spazi per l’emergere di forze centrifughe in molti dente dalla comunità internazionale dopo il referendum paesi africani. nel 2011, che ha segnato la fine della guerra interna tra le Nel 1991 si conclude una lunga guerra di liberazione con un Il caso del Mali è emblematico. Negli ultimi mesi del 2011, una nuova ribellione della popolazione tuareg, che vive regioni del sud e lo stato del Sudan (la cosiddetta secon- da guerra civile sudanese che è costata più di 1,9 milioni ERITREA movimento politico diventato poi più tirannico del precedente nel nord del Paese, si è saldata con il flusso di uomini e di morti e 4 milioni di profughi). Dopo appena tre anni armi provenienti dalla Libia post-Gheddafi, conquistan- dalla costituzione del nuovo Stato, privo di sbocchi sul do in pochi mesi tutto il nord, un territorio grande quasi mare ma pieno di concessioni per l’estrazione di petrolio Negli ultimi 10 anni si stima siano fuoriusciti il triplo dell’Italia. La regione – tra le altre cose al cen- e gas naturale, è piombato in una nuova guerra civile, che 400mila giovani (su una popolazione di 6 milioni) tro delle rotte del narcotraffico – era fuori controllo già oppone il presidente della repubblica al suo vicepresi- da alcuni anni. Dall’inizio del 2012 la situazione si è però dente. Diversi analisti affermano che il primo rappresen- sempre complicata: all’iniziale rivendicazione “etnica” dei ta e mobilita a suo favore la popolazione di etnia Dinka, tuareg si è sovrapposta e imposta la galassia jihadista. mentre il secondo è un Nuer e ha dalla sua parte questo | 16 | | 17 |
gruppo etnico. Una spiegazione del fallimento del Sud Sudan basata unicamente sul fattore etnica, però, non ni acuti di degrado irreversibile di ecosistemi e da studi scientifici di monitoraggio ambientale. Il continente africa- Principali materie prime e regge. Bisogna infatti considerare che le ingenti risorse del sottosuolo (petrolio, oro, rame, zinco, uranio, diamanti, no è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. La variabilità climatica, la crescente pressione demo- minerali estratti in Africa tungsteno e molte altre risorse minerarie) rappresentano grafica, le pratiche estrattive e il cambiamento climatico una posta in gioco assai golosa. L’amicizia tra il giovane governo sud-sudanese e la Cina non è piaciuta a molti globale sono tendenze che impattano sulla biodiversità e che si alimentano reciprocamente. Secondo un’indagine MONDO AFRICA governi e imprese occidentali. Ad oggi la guerra civile nel di Verisk Maplecroft, società di consulenza sul rischio cli- Sud Sudan avrebbe causato circa 300mila morti e un’on- matico13, dei dieci paesi al mondo più esposti agli effet- data di 2 milioni di sfollati. ti del cambiamento climatico, otto sono africani. La lista A volte la distanza tra Stati fragili e Stati forti non è così secondo un indice di vulnerabilità presentava nel 2016 al ampia. Anzi, spesso si è verificato che dalle ceneri di primo posto il Ciad, seguito da Bangladesh, Niger, Hai- uno Stato indebolito e smembrato sorgano uomini forti e ti, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Nigeria, Sudan, governi autoritari. La storia dell’Eritrea è in questo senso Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo. emblematica: una lunga guerra “di liberazione” dall’occu- I paesi con basso reddito procapite, ridotta solidità isti- COBALTO TITANIO ORO pazione etiope si concluse nel 1991 con la presa del po- tuzionale ed economie dipendenti, sono i più esposti agli tere di un movimento politico che è diventato, soprattutto impatti dei repentini cambiamenti climatici. Il recente do- a partire da quando si riacceso lo scontro con l’Etiopia cumento della Banca Mondiale The Changing Wealth of nel 1998, sempre più tirannico. Negli ultimi 10 anni si sti- Nations 2018 introduce un nuovo indicatore denomina- ma siano fuoriusciti 400mila giovani su una popolazione to «Risparmio Netto Rettificato». Indica le variazioni nella CONGO 54,7% SUD AFRICA 17,4% SUD AFRICA 4,4% di sei milioni di eritrei. Chi resta è sottoposto a controllo ricchezza economica considerando anche il patrimonio ZAMBIA 3,9% MOZAMBICO 7,3% GHANA 4% poliziesco, la leva militare è obbligatoria e lunghissima, i ambientale e culturale. È quindi preferibile al «Prodotto ALTRI 6 7,8% ALTRI 4 12,5% ALTRI 29 12,8% diritti umani invece calpestati. Attualmente il Corno d’Afri- Interno Lordo», che non considera l’esaurimento delle ri- ca (e includendo anche Sud-Sudan, Sudan ed Egitto) si sorse naturali non rinnovabili e l’inquinamento. trovano al centro delle contrastanti politiche di egemonia Nell’ultima indagine a livello mondiale (con dati dal 1990 al regionale di Arabia Saudita da un lato, e Qatar dall’altro. 2015), la Banca Mondiale conclude che l’Africa Sub-saha- «Le mutevoli alleanze in Medio Oriente hanno innescato riana ha perso circa 100 miliardi l’anno di Risparmio Netto trasformazioni geopolitiche senza precedenti nel nordest Rettificato, essendo stata «l’unica regione con livelli nega- dell’Africa».12 Su un piano più complessivo, una lunga fa- tivi, il che indica come le politiche di sviluppo non stiano scia d’instabilità divide il continente in due: dalla Soma- promuovendo una crescita economica sostenibile. L’esau- lia con riflessi su tutto il Corno d’Africa, alla regione dei rimento delle risorse naturali è certamente uno dei fattori Grandi Laghi (Rwuanda, Burundi e RDC), alla Repubblica determinanti dei valori negativi del Risparmio Netto Rettifi- Centroafricana e poi alla Nigeria, e al Niger-Mali. Non a caso, proprio da questi paesi proviene parte consistente cato nella regione». La crisi ambientale genera i cosiddetti «rifugiati climatici». Questa lunga lista di crisi sociali e disa- PLATINO DIAMANTI DIAMANTI dei flussi migratori verso l’Europa. stri ambientali, di concentrazioni di potere e svuotamento (GEMME) (INDUSTRIALI) di istituzioni, non avviene però senza reazioni e resistenze Senza cadere nell’eco-pessimismo, è innegabile che si da parte della popolazione. Sarebbe una visione parzia- BOTSWANA 19,3% CONGO 24,7% abbia la sensazione di essere giunti ad un punto di non le, colpevole e priva di attori sociali; nella realtà, i processi SUD AFRICA 71,7% ZIMBAWE 8,1% ANGOLA 10,7% BOTSWANA 12,4% ritorno nell’impatto delle attività umane sull’ambiente. Sen- descritti si sviluppano con un alto grado di protagonismo ALTRI 12 12,6% ALTRI 12 15,9% sazione confermata dalle evidenze empiriche di fenome- di associazioni, gruppi d’interesse, categorie. 1 Casale E., I diamanti della guerra, reportage in Missioni consolata, 7 Amnesty International, Kenya. The unseen majority: Nairobi’s two luglio 2015, p. 35-50. million slum-dwellers, giugno 2009. 2 Ferrari A., Africa gialla. L’invasione economica cinese nel conti- 8 Rufini G., La difficile ricerca di una normalità: la vita in un campo GAS nente africano, Utet, Torino 2008. profughi, ISPI, 19 giugno 2015, p. 1-2. 3 Dipartimento di Economia e Affari sociali delle Nazioni Unite, World 9 UNHCR, Global trends. Forced displacement in 2017, 25 giugno Urbanization Trends 2014 - Key Facts, 2014, n. 1 (http://bit.ly/2KH2diT) 2018 (https://www.unhcr.org/5b27be547). UN Habitat,The Challenge of Slums - Global Report on Human Attanasio L., Uganda, la missione dei comboniani nel più grande RODIO NATURALE PETROLIO 4 10 Settlements 2003. campo profughi al mondo, su La Stampa, 2 settembre 2018 5 Davis M., Il pianeta degli slum, Feltrinelli, Milano 2006. (http://bit.ly/2IBbh68). 6 Ci si riferisce qui all’analisi di Mike Davis per cui mentre nei secoli 11 Caporale A., Profughi e rifugiati, è l’Africa che ne accoglie il nu- XIX e XX vi è stata una urbanizzazione «per attrazione» dovuta alla mero più alto, su Voci globali, 12 luglio 2017 (http://bit.ly/2Wx3eBj). SUD AFRICA 80,8% ALGERIA 2,6% NIGERIA 2% crescita dell’economia industriale che richiedeva mano d’opera, 12 Nyabola N., L’Africa fa gola ai paesi del Golfo, su The Cairo Review ZIMBABWE 5,5% NIGERIA 1,3% ANGOLA 2% oggi si è di fronte al fenomeno inverso: migliaia di persone si dirig- of Global Affairs, traduzione italiana Internazionale, n. 1290, 18 gen- ono verso le città africane perché non è più possibile vivere nelle naio 2019. ALTRI 10 1,8% ALTRI 16 4,4% loro zone d’origine. 13 Riportata da Rinnovabili.it, 6 novembre 2015 (http://bit.ly/31n6Ap4). Fonte: World mining data, 2016 | 18 | | 19 |
Dadaab, il terzo non-luogo più grande al mondo R. P. DADAAB Dadaab è una cittadina del Kenya, situata nella parte regole e i suoi spazi: nei campi ci sono scuole, stazioni orientale del paese, vicino al confine con la Somalia. di polizia e tende, ma anche case costruite con cal- Ospita 4 campi profughi gestiti dall’UNHCR: Haga- cestruzzo e mattoni. Ci sono persone nate e cresciute dera, Dagahley, Ifo e Ifo 2. Un altro campo, quello di lì, che non hanno visto altro in tutta la vita, mentre altre Kambioos, è stato chiuso nel marzo del 2017, mentre si entrano ed escono dal campo: vanno a cercare lavoro consolidava il campo Ifo 2. a Nairobi o in altre città del Paese, non avendo in realtà un vero e proprio posto sicuro dove tornare. Di fatto, Dadaab è un unico enorme refugee camp, il terzo più grande al mondo, dopo il Kutupalong in Ban- Il destino dei campi è tutt’altro che certo. Circa 2 anni KENYA gladesh (dove vivono circa 890mila rifugiati, per lo più fa, il governo del Kenya ha tentato di chiuderli per mo- Rohingya) e il Bidi Bidi in Uganda (con circa 285mila tivi di sicurezza. Nairobi, infatti, affermava che si fos- persone provenienti prevalentemente dal Sud Sudan). sero trasformati in covi di estremisti. A bloccare tut- to, a febbraio del 2017, ci ha pensato l’Alta Corte del CAMPO Secondo i dati dell’UNHCR, ad aprile 2018 erano pre- Kenya, che ha definito il provvedimento del governo DAGAHALEY senti oltre 225mila persone, di cui circa il 58% giovani. come discriminatorio. Da allora tutto è rimasto fermo, La stragrande maggioranza – circa 216mila – sono so- fino a poche settimane fa. A febbraio 2019, infatti, Ra- mali. Ci sono poi persone provenienti da Etiopia, Sud dio France International (RFI) ha diffuso la notizia che il Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Burun- ministero degli Esteri del Kenya avrebbe richiesto alle di, Uganda, Sudan, Ruanda, Eritrea e da altri paesi. Nazioni Unite di ricollocare le centinaia di migliaia di L’UNHCR riporta che ad aprile 2018 i fondi necessa- persone presenti nel campo. ri per i campi ammontavano a 194,4 milioni di dollari. Quelli ricevuti, però, si fermavano al 19% (36,3 milioni di Nella lettera inviata all’UNHCR dal governo keniano si dollari): mancavano all’appello oltre 158 milioni di dol- chiede di iniziare entro sei mesi lo spostamento dei CAMPO lari, cioè l’81%. La scarsezza di risorse, ovviamente, ri- residenti in Somalia, che si ritiene ormai stabilizzata, o IFO 2 verbera le sue conseguenze sulla qualità dell’assisten- in altri paesi. In realtà, la Somalia non è ancora un posto za internazionale che è possibile fornire alle migliaia di sicuro in cui vivere. Cosa dimostrata anche dal fatto persone ce vivono nei campi. che molti di coloro che vi erano tornati con i prece- denti piani di rimpatrio volontario organizzati dalle Na- Il primo campo fu creato nel 1991, quando chi scappava zioni Unite, dopo poco tempo sono fuggiti di nuovo CAMPO dalla guerra civile in Somalia è arrivato in Kenya. Si trat- e tornati a Dadaab. Per di più, la chiusura dei campi, IFO tava di circa 130mila persone. Da allora, quello che era oltre a creare grossi problemi per l’economia locale, stato pensato come soluzione temporanea è diventato basata in gran parte sugli scambi con i profughi, po- un insediamento stabile, le cui dimensioni sono costan- trebbe provocare un esodo senza precedenti e un’e- temente cresciute. Di fatto, un non-luogo con le sue mergenza umanitaria su vasta scala. 58% Della popolazione di Dadaab sono BAMBINI (DATI AL 15 APRILE 2018) 75.744 Rifugiati Somali RIENTRATI VOLONTARIAMENTE A CASA dal Dicembre 2014 DADAAB Popolazione totale di Dadaab 225.557 216.992 Del totale vengono dalla SOMALIA 8.565 VENGONO DA: CAMPO ETIOPIA 7.237 HAGADERA 36.6 MLN SUD SUDAN CONGO 996 112 194.4 MLN RICHIESTI FONDI RICEVUTI BURUNDI 77 PER IL KENYA 158.1 MLN UGANDA 61 FONDI NON RICEVUTI SUDAN 56 ALTRI 26 Fonte: UNHCR 2012 | 20 | | 21 |
2010 Popolazione totale Africa Sub-Sahariana 2014 Popolazione SLUM Africa Sub-Sahariana classifica 50 ml 100 ml dei 150 ml10 slums 200 ml più300 250 ml grandi ml 350 ml al mondo Gli Slums: gli effetti di un esodo globale verso le metropoli R. P. 4 MANSHEYA NASIR A LIVELLO (EGITTO) MONDIALE La rapida urbanizzazione è un fenomeno che riguarda abitanti, raccoglie più o meno il 60% della popola- 1.5 MLN tutto il mondo, dovuto a diversi fattori. Enormi masse zione della capitale Nairobi. L’acqua potabile è prati- di persone sono spinte verso i grandi centri urbani in camente inesistente, mentre la corrente è un lusso di cerca di lavoro e con la speranza di una vita migliore. cui può godere solo il 20% delle abitazioni dello slum. Centri urbani che però non sono in grado di assorbire L’unica assistenza medica è quella offerta da Ong e un simile esodo. Così nascono gli slums, baraccopo- organizzazioni internazionali. li che sorgono intorno alle grandi metropoli, dove si 2 ammassano milioni di persone in condizioni di vita a Il secondo slum per grandezza (quarto al mondo) è A LIVELLO quello egiziano di Manshiet. Un milione e mezzo di MONDIALE dir poco precarie. In questi luoghi manca tutto: servizi primari, cibo, lavoro, sicurezza, per non parlare della persone ammassate vicino a El Cairo in cerca di un possibilità concreta di una vita migliore. lavoro. Al suo interno ci sono moltissimi profughi su- danesi in fuga dalla carneficina del Darfur. Non si tratta di un fenomeno marginale. Secondo i dati di UN-Habitat (United Nations Human Settlements Pro- Subito dopo, al terzo posto in Africa e al quinto nel gramme), l’Agenzia delle Nazioni Unite il cui compito mondo, c’è lo slum sudafricano di Khayelitsha, che MAKOKO è favorire un’urbanizzazione socialmente e ambien- conta 1,2 milioni di persone, di cui il 90% nere. Lo slum (NIGERIA) talmente sostenibile, nel mondo circa un miliardo di è sorto intorno al 1983 quando ai neri che arrivano a 110 ML Città del Capo in cerca di lavoro era vietato vivere ne- persone vive in slums: una persona su otto. Si tratta 9 A LIVELLO MONDIALE KIBERA di un quarto dell’intera popolazione urbana mondiale. Nei paesi in via di sviluppo, circa 881 milioni di persone gli stessi quartieri dei bianchi. Per tragica ironia, nella lingua degli Xhosa (il secondo gruppo etnico del Sud Africa dopo gli Zulu), khayelitsha significa «casa nuova». vivono in questi luoghi. (KENYA) 2.5 MLN Il dato è tanto più preoccupante in una prospettiva sto- Al nono posto a livello globale c’è il quarto slum rica: nel 1990 le persone costrette a vivere nelle barac- africano per grandezza. È quello nigeriano di Makoko, copoli erano “solo” 689 milioni. Si tratta di un aumento detto anche «Venezia d’Africa» perché la maggior del 28% in numeri assoluti. Dal 2000 la popolazione parte delle abitazioni è costituita da palafitte collega- globale degli slums è cresciuta di sei milioni l’anno, cioè te tra loro da canali. La maggior parte degli abitanti 16.500 persone al giorno. Nell’Africa Sub-Shariana circa – circa 110mila – provengono dal Togo e dal Benin. il 59% della popolazione vive in slums. Si tratta di situazioni che, se le cose non cambieran- Non è un caso tra i dieci più grandi slums del mon- no radicalmente, sono destinate a peggiorare in tut- do, quattro siano africani. Il più grande è Kibera, in to il mondo e, ovviamente, in Africa. Le previsioni di Kenya, che si piazza al secondo posto a livello mon- UN-Habitat, infatti, affermano che entro il 2050 saran- diale (dopo Neza-Chalco-Itza, in Messico, che conta no 1 miliardo e 200 milioni gli africani costretti a vivere 4 milioni di persone). Kibera, con circa 2,5 milioni di negli slums. KHAYELITSHA (SUD AFRICA) 1.2 MLN 5 A LIVELLO MONDIALE 2000 Popolazione totale Nord-Africa 2005 Popolazione SLUM Nord-Africa 10. Rocinha, Brazil – 69 mila persone 5. Khayelitsha, Sud Africa – 1,2 milioni di persone 9. Makoko, Nigeria – 110 mila persone 4. Manshiet, Egitto - 1,5 milioni di persone 2010 8. Cité Soleil, Haiti - 241 mila persone 3. Orangi Town, Pakistan - 1,8 milioni di persone Popolazione totale Africa Sub-Sahariana 7. Petare, Venezuela - 370 mila persone 2. Kibera, Kenya - 2,5 milioni di persone 2014 Popolazione SLUM 6. Dharavi, India – 1 milione di persone 1. Neza-Chalco-Itza, Messico – 4 milioni di persone Africa Sub-Sahariana 50 ml 100 ml 150 ml 200 ml 250 ml 300 ml 350 ml (Fonte Ispi 2015) | 23 | MANSHEYA NASIR A LIVELLO
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