La nostra storia attraverso la pubblicità e il fumetto
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La nostra storia attraverso la pubblicità e il fumetto Prologo storiografico Ricerca Prof .Campanelli Testo di Damiano Falchetti Nel 1845 in Francia fa la comparsa la prima concessionaria di pubblicità “Société Générale des Annonces”, che gestì l‟esclusiva gli spazi pubblicitari di tre grandi giornali. L‟Italia non stette a guardare e nel 1863 fu fondata la Manzoni, organizzazioni che raccoglievano inserzioni per più giornali contemporaneamente, assicurando così un flusso di denaro costante e crescente, permettendo lo sviluppo della stampa quotidiana dall‟800 ad oggi. Gli Stati Uniti, un passo sempre avanti, crearono la prima “agenzia di pubblicità” che offriva ai propri clienti una struttura di scrittori ed artisti per le proprie inserzioni. La crescita vorticosa di questo nuovo metodo di comunicazione, pose all‟attenzione i primi limiti comunicativi, in altre parole la ristrettezza di spazi sui giornali e la sintesi dei manifesti. Nell‟800 il messaggio pubblicitario apparve sempre più frequentemente nei giornali e ad affiancare questo si impose all‟attenzione il manifesto. Oggi ancora icona della pubblicità. La resa di stampa dei quotidiani era scarsa, annunci realizzati grezzamente e confinati in apposite pagine senza colore. La stampa, litografica, dei manifesti permetteva oltre al colore, una resa ottima ed un‟ottima qualità. Il manifesto così si impone come mezzo primario di comunicazione di massa. Ed ecco “spuntare” il primordiale Direct Marketing, ovvero il sistema con cui si inviano comunicazioni a degli indirizzi selezionati divisi in categorie. Un particolare sistema per fare pubblicità per le strade ottocentesche fu l‟uomo sandwich: un uomo che passeggiando in giù ed in su, portava appesi al corpo per mezzo di bretelle, dei grandi cartelloni con messaggi o manifesti pubblicitari. Nel „900 questa disciplina assunse finalmente il termine di Pubblicità. Nel 1907 furono realizzati i primi studi su di essa e suoi aspetti sociali. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, la pubblicità venne utilizzata per raccolte di denaro, arruolamenti (alzi la mano chi non conosce lo Zio Sam che punta il dito), difesa civile e cosi via. Finita la guerra, la pubblicità assume toni sempre più professionali, tralasciando l‟aspetto decorativo affinandosi sempre più verso uno studio del mercato cui è rivolta, del linguaggio e della grafica. Gli anni ‟30 vedono la comparsa della radio. Trasmissioni a puntate seguitissime e sponsorizzate. Nascono i primi concorsi sui settimanali, le primordiali promozioni vendite. Nel secondo dopoguerra in Italia fu un fiorire di nuove associazioni “a tema”, datata ‟45 è la nascita dell‟Associazione Italiana Tecnici Pubblicitari; l‟UPA di lì a poco e seguita dalla Federazione Italiana della Pubblicità e così via. Nasce l‟associazione per gli studi di mercato e viene indetto il primo premio per la Pubblicità: la Palma d‟Oro. Colti impreparati i pubblicitari Italiani, nel dopoguerra videro l‟ascesa in casa loro di società internazionali di pubblicità, venute in aiuto agli investitori stranieri visti sprovvisti di strutture adatte e locali.
Gli anni cinquanta e sessanta, come tutti sappiamo, videro il boom industriale, economico e consumistico del nostro Paese e per non tediare con argomenti economico-politici inutili visti la loro ovvietà, riporterò solo alcuni influssi nel campo pubblicitario che il boom economico portò. Di calibro, e pesante, è la nascita nel 1954 della Radio Televisione Italiana, la Rai. Nel 1957 cominciò la programmazione di Carosello, uno spettacolino di due minuti in cui con scenette comiche si alludeva ad un prodotto per poi citarlo esplicitamente solo nei quindici secondi finali del programma. Pubblicità all‟Italiana. (la saga di Carmencita fu un fulgido esempio di tutto ciò – creazione di A. Testa). In questi anni si diffondono le conoscenze teoriche sulla comunicazione pubblicitaria e viene introdotto il vocabolario dei termini tecnici di questa disciplina. I bambini vengono “presi di mira” e scoperti come target privilegiato su cui puntare, prodotti mirati per questa fascia sono creati dall‟industria alimentare e la pubblicità contribuì alla loro diffusione. Nel 1960 lo stile di vita consumistico americano si impadronisce dell‟italica popolazione e la pubblicità si sbizzarrisce per promuovere sempre nuovi consumi. Nel 1966 nasce il codice di autodisciplina pubblicitaria (tratterò in seguito questo argomento). Gli anni della rivoluzione a cavallo tra il ‟68 e gli anni ‟70 vedono il rovesciamento delle teorie consumistiche e la presa di coscienza di un modello di vita alternativo. Il consumo e le ideologie del lavoro vengono prese di mira e la pubblicità additata come fomentatore del consumismo sfrenato. Anni rivoluzionari che vedranno inoltre l‟importante nascita delle televisioni private. Telemilano la prima del gruppo Berlusconi, insieme a una miriade di altre emittenti private. Nel 1986 il Convegno Nazionale della Pubblicità porta ad un rilancio della stessa, nell‟ottica del rinato consumismo di questi anni. La nuova offerta delle televisioni private porta agli apici del successo la promozione su questo mezzo, gli interpreti sono delle star e la domanda-offerta di spazi e in crescita esponenziale. Il caro e vecchio Carosello andò in pensione lasciando spazio alla consapevolezza che le sponsorizzazioni (sportive, culturali ecc…) erano tecniche di comunicazione di grande rilevanza. La pubblicità è tanta e la confusione pure, nacque l‟Auditel, l‟ente garante per la rilevazione dei dati di ascolto. E sempre, negli anni ‟80 fanno la comparsa i primi programmi di grafica e editoria per computer. Gli anni novanta e quelli odierni, vedono la crisi internazionale che influì sugli investimenti pubblicitari e conseguentemente sulle strutture della comunicazione. Gli investimenti pubblicitari calano e le aziende puntano alla promozione piuttosto che alla pubblicizzazione. Con questo lungo escursus e nei limiti dettagliato, ho stilato per passi la storia della pubblicità dagli albori ad oggi. Caratterizzando soprattutto l‟aspetto evolutivo che ha distinto il nostro paese. Per le conclusioni ovviamente c‟è da analizzare e valutare la situazione odierna.
La nostra storia A.Manzoni & C - Gruppo editoriale L'Espresso - Tutti i diritti riservati La Manzoni, fondata nel 1863, è la prima concessionaria di pubblicità italiana. Nascita Nel 1863 il farmacista bresciano Attilio Manzoni fonda la A. Manzoni & C. come società di commercio all'ingrosso di prodotti farmaceutici e chimici. Pubblicità dei prodotti farmaceutici La genialità e l'intuito di Manzoni si fanno subito evidenti quando, in un momento in cui la pubblicità è ancora agli inizi, egli ne intuisce l'importanza e il valore commerciale. In un contesto in cui la pubblicità non si era ancora rivelata come mezzo essenziale per far conoscere i prodotti alla vendita, Manzoni ha l'idea di appaltare per sé e per i suoi amici una parte dei giornali italiani dell'epoca. Questi spazi vengono direttamente utilizzati per promuovere i prodotti della propria azienda e delle case farmaceutiche estere, di cui si era intanto assicurato la rappresentanza esclusiva per la vendita nel nostro paese.
Quarta pagina L'intuizione di Manzoni è corretta e comincia a diventare un business. Così, la "quarta pagina", destinata agli avvisi commerciali, comincia ben presto ad ospitare anche la pubblicità di aziende e prodotti che nulla hanno a che fare con l'industria farmaceutica e chimica. Compravendita di inserzioni pubblicitarie Attilio Manzoni crea così una vera e propria attività, fino ad allora inesistente: l'amministrazione della pubblicità sui giornali e sulle riviste. E' probabilmente il primo in Europa ad impostare un sistema di compravendita delle inserzioni pubblicitarie. Case di provvista L'azienda continua ad espandersi e nel 1888 la Manzoni ha, oltre alla sede di Milano, filiali o "case di provvista" a Roma, Napoli, Genova, Parigi e Londra.
Prezzo Corrente In occasione dell'Esposizione Nazionale di Milano del 1881, la Manzoni inizia la pubblicazione di Prezzo Corrente, catalogo in ordine alfabetico e diviso per categoria di acque minerali, specialità medicinali, presidi chirurgici, articoli di medicazione e di profumeria venduti da Manzoni. Non appena uscito, Prezzo Corrente viene subito considerato uno strumento prezioso da fabbricanti, farmacisti e privati. Anche in questa pubblicazione, alla pubblicità delle case farmaceutiche si aggiunge ben presto quella di aziende di altri settori che vogliono rivolgersi al suo "target qualificato". Corriere della Sera Anche il Corriere della Sera nei suoi primi dieci anni di vita affida a Manzoni l'appalto del servizio pubblicità. Il primo numero uscito la domenica 5 marzo 1876 appare con l'ultima della sue 4 pagine dedicata alle inserzioni a pagamento. Le inserzioni in quarta pagina costavano 30 centesimi la linea di 7 punti.
Comunicazione Precorrendo di nuovo i tempi, nel Maggio 1959 la Manzoni inizia le pubblicazioni di un suo "house organ" trimestrale, elegante e impaginato modernamente, che si rivolge non solo ai propri dipendenti ma anche al più vasto pubblico dei suoi clienti, soprattutto del settore pubblicitario. Dalla stampa al multimedia Manzoni continua a svilupparsi e crescere, diventando la prima concessionaria pubblicitaria italiana per la carta stampata. Si afferma, inoltre, sui nuovi mezzi emergenti come la Radio e, più recentemente, Internet e TV, per il prestigio e la qualità dei servizi offerti. Da Cazzotto a Bacio. Storia di un brand di successo . Ci credereste se vi dicessi che il famosissimo bacio perugina, a inizio secolo, quando fu creato era chiamato il “cazzotto” di Perugia? Non vendeva molto, ed è facile immaginare il perchè! La storia narra che Luisa Spagnoli, la moglie di uno dei soci della Perugina, nel 1922, aveva riciclato la granella di nocciola residua da altre lavorazioni impastandola con cioccolato e aveva aggiunto una nocciola intera in cima prima di rivestire il tutto con una colata di cioccolato fuso. Questo cioccolattino, buonissimo al palato, aveva la forma di una mano chiusa e quiandi fu soprannominato il “cazzotto” di Perugia.
Qualche anno dopo il sig. Giovanni Buitoni, colonna portante della Perugina, colpito dalla dolcezza del cioccolattino lo chiamò “Bacio”, traformandolo in un intramontabile simbolo di passione. Il tocco magico, comunque, fu dato dal direttore artistico del tempo (1930) che lo ha reso inconfondibile, creando la famosissima scatola blu che rappresenta il bacio di Hayez (una coppia di innamorati che scambiano effusioni amorose). Anche con un prodotto eccellente, se non viene valorizzato correttamente dal Brand e dalle azioni di Marketing, potrebbe non avere mai successo. Vale più il significato del prodotto che il prodotto stesso. La Perugina è un marchio storico dei prodotti dolciari italiani[1] . L‟azienda alimentare, specializzata nel settore della produzione di cioccolato e nella produzione e vendita di prodotti dolciari, venne fondata a Perugia il 30 novembre 1907. Nel 1988 entra far parte del gruppo svizzero Nestlè. Il suo cioccolatino più famoso è il Bacio Perugina, un guscio di cioccolato fondente con un ripieno morbido di gianduia e granella croccante di nocciole.
Con un capitale di 100.000 lire, il 30 novembre 1907 un laboratorio artigianale di Perugia viene ampliato e diventa la "Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti". I soci sono Francesco Buitoni, Annibale Spagnoli e sua moglie Luisa, Leone Ascoli e Francesco Andreani. Nel 1915 si trasferisce la produzione nel nuovo stabilimento di Fontivegge, vicino alla stazione ferroviaria di Perugia. Negli anni venti la Buitoni e la Perugina si alleano: Giovanni Buitoni è contemporaneamente amministratore delegato della Perugina e presidente della Buitoni. La "Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti" cambia ragione sociale in "La Perugina - Cioccolato e Confetture". Per volontà del suo giovane amministratore delegato Giovanni Buitoni, l'azienda dolciaria affida il suo nome ad una importante manifestazione motoristica, la "Coppa della Perugina", organizzata per quattro volte dal 1924 al 1927. Negli anni trenta la nuova tassa sullo zucchero crea non pochi problemi all'azienda. Per aumentare le vendite, Giovanni Buitoni e Aldo Spagnoli[2] (allora direttore della pubblicità) inventano un concorso di figurine legato al programma radiofonico I Quattro Moschettieri, con un montepremi. In palio c'è anche la "Topolino", un'automobile della FIAT.
A partire dal 1935 i prodotti Perugina vengono lanciati in America, e viene fondata a New York "La Bomboniera", società di gestione di un punto vendita di prodotti italiani sulla Fifth Avenue (dove la Buitoni presentava i suoi sughi pronti e la pasta). A partire dal 1954 la produzione del cioccolato si diversifica verso prodotti maggiormente di massa. Inizia la vendita di cioccolatini sciolti, di tavolette e di confezioni più economiche. Negli anni sessanta si aprono filiali nelle più importanti città del mondo e la Perugina trasloca da Fontivegge al nuovo stabilimento di San Sisto. Lo stabilimento Nestlè-Perugina di San Sisto, Perugia Nel 1969 la Buitoni viene incorporata alla Perugina: nasce l'IBP-Industrie Buitoni Perugina che però attraverserà varie difficoltà economiche fino alla sua vendita nel 1985 alla CIR di Carlo De Benedetti quando diventa Buitoni S.p.A.
De Benedetti non ottiene gli utili sperati e nel 1988 la cede al gruppo svizzero Nestlè, la cui sede legale italiana è a Milano: a Perugia rimangono solo gli stabilimenti produttivi. La storia della società, in termini di evoluzione tecnica, commerciale e di comunicazione, è visibile presso la Casa del Cioccolato Perugina, situata all'interno dello stabilimento di Perugia. Al suo interno, il museo storico propone un viaggio tra incarti, confezioni, filmati e Caroselli. di Francesco Milesi Con questa antologica dedicata a Federico Seneca si è voluto ricordare ed onorare l'illustre cittadino fanese è stato uno dei grandi maestri della grafica pubblicitaria europeè già successo per altri celebri concittadini il riconoscimento della à è giunto dopo la loro morte, o per alcuni è giunto affatto. D'altronde Nemo propheta in patria. Tutti conoscono la splendida scatola dei Baci Perugina, ma pochi sanno che è opera del grafico fanese che la disegnò negli anni Venti, quando era direttore pubblicitario della famosa ditta dolciaria. I manifesti di Federico Seneca, notissimi, sono infatti entrati a far parte della vita quotidiana di diverse generazioni in tutta Europa, ma altrettanta fama non ha ottenuto il loro autore schivo e modesto. Oltre alla immediata efficacia comunicativa, le opere di Seneca possiedono precisi riferimenti ai movimenti culturali ed artistici dell'epoca.
Si pensi, ad esempio, ai quattro manifesti degli anni 1924 - 1927 per la Coppa della Perugina, che testimoniano un'ideale adesione di Seneca al Manifesto del Futurismo: ...noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la terra, lanciata a corsa, essa pure, nel circuito della sua orbita ed alla ricerca futurista di Gerardo Dottori, che Seneca aveva conosciuto nel suo soggiorno a Perugia, codificata poi nel Manifesto dell'Aeropittura del 1929. Il riconoscimento di Seneca futurista è attestato da una dedica che Filippo Tommaso Marinetti, ideologo e propulsore del movimento, ha posto in calce al registro delle visite della ditta Perugina: Bravo, Seneca magnifico futurista del Cartello - Reclame! F.T. Marinetti. I manifesti della Coppa Perugina sono gli unici di chiara matrice futurista, infatti Seneca continua la sua ricerca espressiva ispirandosi a modelli che gravitano nell'area del Cubismo, come ha evidenziato Arturo Carlo Quintavalle nell'approfondito saggio critico in questo catalogo. Nei manifesti di questo periodo, la figura umana è rappresentata attraverso una metamorfosi geometrica, una sorta di antropomorfismo neocubista che trae origine dalla cultura francese, nei quali Seneca giunge a soluzioni plastico-dinamichedi grande suggestione. Ottenne allora in Francia grande ammirazione per il suo lavoro dal famoso grafico Raymond Savignac, collaboratore di Cassandre (Adolphe Mouron) che con Jules Chéret, fu maestro del rinnovamento dell'affiche. Una cosa è certa: l'alta professionalità di Seneca. Quando egli infatti realizzava un manifesto, non lasciava mai nulla al caso, ma progettava con estremo rigore ogni particolare, valutava il rapporto figura-sfondo, l'equilibrio formale, la configurazione, la luce, le ombre e poneva estrema attenzione al lettering, fino a far diventare la scritta un'icona (si pensi ai Baci Perugina). Nella progettazione delle sue opere grafiche, Seneca modellava addirittura delle figure in gesso, mostratemi dal figlio Bernardino - che ringrazio per la cortese collaborazione - per studiare i rapporti volumetrici e l'effetto di luce su di essi. Quale esempio di questo rigoroso procedimento, sono esposti in mostra due modellini in gesso realizzati per il manifesto 2a Mostra mercato dei vini tipici d'Italia (1935) e quello del 1950 delle Lane B.B.B.. Un discorso a parte merita lo splendido lavoro che Seneca realizzò nel 1951 - 1952 per Cinzano Soda: l'unico nel quale il personaggio, nell'atto di bere l'aperitivo, non è rappresentato volumetricamente ma sintetizzato dall'alto con due spessi segni grafici che comunque sottintendono una plasticità incombente. Un manifesto, questo, di una sintesi formale assoluta ed una pregnanza comunicativa che testimoniano, se ce ne fosse bisogno, la straordinaria creatà dell'artista. A questo proposito vorrei ricordare il manifesto di Seneca Agipgas - il gas liquido del sottosuolo italiano, realizzato negli anni cinquanta per l'E.N.I. di Enrico Mattei, suo estimatore, nel quale egli introduce l'idea geniale del gatto stilizzato a tre zampe dalla cui coda esce una fiamma. I manifesti di Seneca, come pagine di storia, hanno descritto l'economia italiana e il suo percorso dalla fine della prima guerra mondiale alla seconda ed al successivo risanamento economico, scandendo i progressi della nostra industria e pubblicizzando le novità sul mercato di una soà modesta, non ancora convertita ad un consumismo di massa. Questa mostra, nella quale sono esposte più di quaranta opere, voluta ed organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, vuol significare un sincero omaggio ad un grande artista fanese, famoso ed apprezzato in tutta Europa, ma forse, poco conosciuto dai suoi concittadini.
Dedica di F. T. Marinetti a Federico Seneca Cinzano Soda 1951 - 1952 (cm 140 x 100) Treviso, Raccolta Salce, Museo L. Bailo
Agipgas 1955 (cm 32 x 23) Casnate, Raccolta Seneca Storia d’Italia attraverso le immagini degli Amari dal 1895 . Anni Amari,……….ma Veri!!!!! Ricerca del Prof. Campanelli 1895 Dovera 1900 Malerba 00 Hohenstein 1 9 1905 Dudovich 1910 Anonimo 0 1910 Cappiello 0 1919 Franzoni 1920 Seneca 1920 Bresciani
1921 Palanti 1925 Chiesa 1926 Sacchetti 1928 Diulgherhoff 1930 Boccasile Boccasile 1937 Robys 935 1940 Boccasile 1935 Rossi Storia del fumetto italiano Primo Novecento: le origini Il 27 dicembre 1908 (data in cui uscì il primo numero del Corriere dei Piccoli, supplemento domenicale illustrato del Corriere della Sera fondato da Silvio Spaventa Filippi) viene tradizionalmente considerata la data di nascita del fumetto italiano. Inizialmente sulle tavole dai colori vivaci non furono inseriti i balloon, ma strofette rimate e moraleggianti poste sotto le vignette. Questa forma rappresentativa rimase così per decenni. Motivo di tale scelta fu dovuta al fatto che i balloon costituivano un eccessivo vuoto grafico non gradito ad Antonio Rubino, illustratore e collaboratore fondamentale del Corrierino fino al 1959. Inoltre la cultura letteraria del tempo era ancora lontana dal concepire libri per l‟infanzia finalizzati al puro
intrattenimento. Il fumetto quindi era visto come puro strumento educativo, atto a contribuire alla formazione dei giovani ragazzi. Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell‟epoca: Dopo storie originali americane finalmente il negretto Bilbolbul appare come primo vero personaggio italiano, da un‟invenzione del noto illustratore Attilio Mussino. Le storie, dal carattere surreale, erano ambientate in un‟Africa immaginaria e si basavano sulla rappresentazione dell‟impossibile tramite un gioco di metafore. Nel 1917 Sergio Tofano detto „Sto‟ crea il Signor Bonaventura, personaggio clownesco e sfacciatamente fortunato.
Anni Venti: fumetto medium della propaganda nazionalista A differenza degli Stati Uniti il fumetto in Italia è letto prevalentemente da un pubblico infantile e quindi considerato mezzo espressivo per chi ancora non sa leggere o vuole semplicemente divertirsi. Con l‟avvento del fascismo il Corriere dei Piccoli divenne medium della propaganda nazionalista di regime. Nel febbraio del 1923 nelle edicole italiane compare Il Balilla, giornalino a fumetti propagandistico in forte concorrenza con il Corrierino, dal quale infatti prese ispirazione per la grafica, e che propose nuove storie incentrate sui primi eroi del fumetto italiano. Pochi mesi più tardi uscì un altro concorrente di forte ispirazione cattolica: Il Giornalino.
Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell‟epoca: Nel 1928 prese vita sulle pagine del Corriere dei Piccoli Marmittone di Bruno Angoletta, tenero e goffo soldato semplice che tenta di sopravvivere al regime fascista. Sempre sul Corriere dei Piccoli, nel 1929, arrivò il nevrotico Sor Pampurio di Carlo Bisi, borghese perennemente insoddisfatto e soggetto a continui scatti d‟ira. Anni Trenta: diffusione del fumetto americano Il primo settimanale italiano a fumetti pubblicato fu Jumbo, apparso in edicola il 17 dicembre 1932, il quale pubblicava storie a puntate di produzione inglese e propose una convivenza tra la vecchia didascalia e il ballon. Il 31 dicembre dello stesso anno, considerata la crescente notorietà dei personaggi disneyani, l'editore Nerbini pubblicò il primo numero di Topolino. Il 14 ottobre 1934 sempre Nerbini pubblicò L'Avventuroso che ebbe molto successo per l'eliminazione delle didascalie a favore dei ballons e ospitò quasi esclusivamente fumetti d‟avventura americani. Anche altre testate periodiche come L'Audace e L'Intrepido pubblicarono soprattutto materiale americano. Nel 1936 nacque il settimanale di orientamento cattolico Il Vittorioso, pubblicato fino al 1966 e che propose una serie di fumetti rigorosamente dal sapore nazionale.
L'anno seguente esordì Argentovivo, il quale lanciò i famosi fumettisti Walter Molino e Rino Albertarelli. Nel frattempo il fumetto avventuroso statunitense continuava a collezionare un crescente numero di appassionati. Ma nel 1938 il regime cercò di opporsi ai contagiosi comics americani proibendone la pubblicazione delle storie, tranne che per Topolino. Presto in Italia cominciarono ad apparire i primi eroi nostrani, sostitutivi di quelli americani, ma non inferiori per qualità o originalità. Comunque finalmente le vecchie didascalie rimate cominciarono a essere sostituite dai più moderni e dinamici balloons di ispirazione americana. Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell'epoca: Nel 1930 uscì sul Corriere dei Piccoli Pier Cloruro de' Lambicchi di Giovanni Manca, dove famosi personaggi storici prendevano vita da un foglio di carta grazie alla miracolosa arcivernice. Il 30 marzo 1930 su L’illustrazione del Popolo appare per la prima volta Topolino. Nel 1935 uscì su Topolino S.K.1 di Guido Moroni-Celsi, prima avventura a fumetti fantascientifica italiana. Nel 1936 Guido Moroni Celsi dette il via al Ciclo della Malesia, ispirato alle narrazioni di Emilio Salgari e alle imprese del principe Sandokan. La serie continuò ad apparire su Topolino fino al 1941.
Sempre su Topolino apparve nel 1937 Kit Carson, fumetto di Rino Albertarelli ispirato dalla già crescente fascinazione italiana per il West americano. Anche la fantascienza cominciò a prendere piede con Saturno contro la Terra, serie di Federico Pedrocchi e Giovanni Scolari ispirata alle avventure dell'americano Flash Gordon, uscita su I tre porcellini. Nel 1938 nacque la serie dell‟Intrepido e Robusto poliziotto italo-americano Dick Fulmine, sempre di ispirazione americana, ma adattata ai canoni imposti dal regime. Successivamente ribattezzata Fulmine per stesse motivazioni, fu ideata da Vincenzo Baggioli e disegnata da Carlo Cossio. Sulle pagine del Vittorioso apparve nel 1938 la serie dell'aviatore Romano il Legionario illustrata dall'ingegnere Kurt Caesar. Caratterizzata dalla passione dell'autore per la tecnologia e la meccanica e in linea con la propaganda fascista, la serie durò fino al 1940. Nel 1939 esordì, sulle pagine dell'Audace, Virus, il mago della foresta morta, fumetto di fantascienza creato da Federico Pedrocchi e Walter Molino. Anni Quaranta: eroi del dopoguerra Finita la guerra la produzione del fumetto riprese vigore ma alla figura del supereroe, troppo vicina a quella del superuomo, venne sostituita la figura del giustiziere dall‟identità segreta, eroe umano mascherato. Incominciò a imporsi anche l‟immagine della donna aggressiva e provocante. Nel 1944 finì la lunga esperienza del Corriere dei Piccoli. Tra i disegnatori più amati del dopoguerra emerge Franco Caprioli, le cui storie, come quella del celebre Moby Dick, erano ambientate per la maggior parte nei mari del Sud.
In questo periodo nasce anche un nuovo tipo di fumetto, più realistico, rivolto in particolar modo alle lettrici: il fotoromanzo. Tra i più famosi quelli pubblicati da Grand Hotel dei fratelli del Duca e Bolero Film di Mondadori. Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell‟epoca: Il rinnovamento del fumetto italiano avvenne nel 1945, quando Alberto Ongaro e Mario Faustinelli inventarono l‟eroe mascherato di ispirazione americana Asso di Picche. La fortunata serie vide la collaborazione di Hugo Pratt. Max Massimino Garnier e Paul Campani crearono Misterix, l‟uomo della porta accanto che grazie a un misterioso congegno riesce a trasformarsi in un eroe. Nel 1946 Cesare Solini e Antonio Canale, in arte Phil Anderson e Tony Chan, crearono Amok, giustiziere mascherato asiatico. L‟italo-americano Gim Toro fu ideato da Andrea Lavezzolo nel 1946 e disegnato da Edgardo Dell‟Acqua, Antonio Canale, Luigi Cappadonia e Carlo Cossio. Nel 1948 nacque dai testi di Gian Giacomo Dalmasso e dai disegni di Enzo Magni Pantera Bionda, ispirata alle vicende di Sheena e soggetta a ripetuti intereventi di censura da parte della Chiesa dovuti all‟abbigliamento troppo ridotto. Nel 1948 Gianluigi Bonelli ideò Tex Willer, uno dei più fortunati fumetti italiani di tutti i tempi e tutt‟ora in stampa.
Nel 1949 Guido Martina inventò Pecos Bill, il leggendario eroe del Texas. Andrea Lavezzolo scrisse la spietata storia di vendetta Kinowa, le cui illustrazioni furono realizzate dallo studio EsseGesse.
Anni Cinquanta: i disneyani d’Italia Gli anni Cinquanta videro l‟incredibile successo dei fumetti tascabili. Uscirono in Italia le storie disneyane pubblicate da Arnoldo Mondadori, le quali ebbero molto successo. Nel 1958 fu pubblicata la “grande parodia” Dottor Paperus di Luciano Bottaro. Nel 1953 Romano Scarpa creò alcune storie di Topolino, come Il doppio segreto di Macchia Nera e sempre nel 1953 Giovan Battista Carpi entrò nel mondo Disney creando diverse storie. Con l‟arrivo di Giorgio Cavazzano, negli anni Settanta, i fumetti disneyani furono modernizzati dal suo stile molto più dinamico.
Ecco un elenco delle principali pubblicazioni dell‟epoca: Nel 1950 fu pubblicato il primo numero del piccolo corsaro Pepito, di Luciano Bottaro, che ebbe molta fortuna all‟estero. Akim, ispirato alle vicende di Tarzan, fu creato da Augusto Pedrazza su testi di Roberto Renzi. Sebastiano Craveri propose sulle pagine del Vittorioso Zoolandia, una serie di storie avvincenti i cui protagonisti sono animali antropomorfizzati. Sempre per il Vittorioso nel 1951 Lino Landolfi creò il poliziotto italo-americano Procopio. Le storie erano raccontate dai suoi antenati che avevano vissuto in prima persona grandi fatti storici. Benito Jacovitti creò I 3P, le avventure umoristiche dei ragazzi Pippo, Pertica e Palla e collaborò al Vittorioso. Nel 1957 inventò per Il Giorno dei Ragazzi le storie del cowboy che beveva solo camomilla Cocco Bill. Nel 1952 Roberto Renzi inventò la fortunata serie Tiramolla, il famoso personaggio di gomma. Sulla scia di Tiramolla uscì nel 1959 Pugacioff di Giorgio Rebuffi.
Anni Sessanta: arrivano i cattivi e gli intellettuali In questi anni al fumetto viene riconosciuta una dignità di linguaggio pari a quella del romanzo tradizionale e una forte importanza artistica, questo grazie anche agli studi di importanti autori quali Umberto Eco, con il suo Apocalittici e integrati, e Roberto Giammanco. Data la crescente importanza attribuitagli, questo strumento comunicativo va sempre più specializzandosi in base alle diverse fasce di età e differenti target socio-culturali rappresentati da una variegata gamma di consumatori. Con la messa in discussione dei vecchi canoni della società nasce la figura dell‟eroe negativo, dalla personalità forte e ingegnosa, che non si riconosce nell‟ordine sociale esistente e per questo assume atteggiamenti anarchici. Questo antieroe si maschera per non farsi riconoscere e per non essere nessuno, non può fare a meno di rubare ed è continuamente sopraffatto da un forte desiderio di morte e distruzione. È la nascita in Italia del fumetto noir italiano, il quale prende ispirazione dal suo predecessore francese Fantax, creato nel 1945 da Marcel Navarro e Pier Mouchotte. Con Dino Battaglia, uno dei creatori di Asso di Picche il fumetto d‟autore italiano viene rinnovato sia dal punto di vista narrativo che grafico, con cambiamenti repentini della visuale tra le vignette e un disegno più emotivo e dinamicizzato. Ma l‟evento più importante riguardo alla storia del fumetto d‟autore moderno, non solo italiano, è da considerarsi l‟uscita del capolavoro di Hugo Pratt Una ballata del mare salato, primo episodio del suo più famoso personaggio Corto Maltese. Viene così inaugurato un nuovo modo di narrare con un fumetto più riflessivo, letterario, di narrativa, in cui le vicende, dal ritmo moderno, si svolgono in ambienti dal sapore esotico e sparsi in tutto il mondo. È il riflesso dell‟utopia e di quella ricerca di libertà, avventura dell‟autore.
Ecco un elenco delle principali pubblicazioni noir dell‟epoca: Il più famoso è sicuramente Diabolik ideato dalle sorelle Giussani nel 1962. Il protagonista impersonifica un cinico e violento assassino, un ladro mascherato all‟antitesi del superuomo. Anche la sua compagna, Eva Kant, rispecchia un nuovo modo di rappresentare la femminilità, più vicina al modello maschile. Collaborarono alla creazione grafica gli illustratori Luigi Marchesi, Enzo Facciolo, Glauco Coretti, Sergio Zambinoni e Franco Paludetti. Sulla scia di Diabolik escono altri protagonisti mascherati come Kriminal creato da Magnus e Max Bunker nel 1964. Stavolta incontriamo un personaggio ancora più violento e malvagio, emblema di morte e vendetta. Per sdrammatizzare, nel 1968 Bonvi crea Cattivik, brutto mostriciattolo che cerca di essere cattivo a tutti i costi, ma si rivela solo uno stupido sfortunato. Grottesco è l‟Alan Ford di Max Bunker (Luciano Secchi), sgangherato agente segreto del 1969. Sempre nel 1969 Giovan Battista Carpi crea insieme a Guido Martina il famoso Paperinik, il diabolico vendicatore. Anche le protagoniste femminili diventano più forti e spregiudicate: Satanik, la rossa del diavolo, ideata nel 1964 da Magnus e Bunker. È una donna fredda e crudele che utilizza la magia nera per portare a termine i suoi piani perversi. Grazie e un filtro magico riesce a ringiovanire e attirare i suoi amanti.
La nuova cultura che sta per affermarsi si rispecchia anche nelle vicende della bella fotografa milanese Valentina, creata da Guido Crepax e uscita nel 1965 su Linus. Non c‟è sadismo in lei, ma disinvoltura, mancanza di pudore, il protagonismo in una vita reale. Nel 1966 si ha la nascita del fumetto erotico popolare italiano con l‟Isabella de Frissac di Giorgio Cavedon e Sandro Angiolini. Detta la "duchessa dei diavoli”, la protagonista vive nella Francia settecentesca di Luigi XIII, e si presenta con un atteggiamento maschile, aggressivo, spudorato e provocatore. Tra le altre principali pubblicazioni dell‟epoca ritroviamo: Nel 1961 Guido Nolitta (Sergio Bonelli) inventa il western Zagor, difensore della giustizia e della pace tra bianchi e indiani. Nel 1965 esce Girighiz di Enzo Lunari, ambientato nella preistoria. È la prima striscia umoristica e satirica di produzione italiana. La serie Storia del West di Gino D‟Antonio comincia a uscire nel 1967 e si configura come prima rappresentazione veritiera e attenta alla realtà storico-geografica del continente americano. Nel 1967 Franco Bonvicini, in arte Bonvi, crea Sturmtruppen. Valentina Mela Verde di Grazia Nidasio appare nel 1969 e racconta la vita di una normale famiglia borghese in cui la giovane protagonista affronta i problemi dell‟adolescenza. Anni Settanta: la contestazione Sono gli anni della contestazione. Il fumetto, per il buon riscontro con il pubblico giovanile, la velocità di rappresentazione, e l‟immediatezza, diviene medium dell‟opposizione dei movimenti antagonisti e scena di una satira di costume e di politica molto aggressiva, metaforico, e talvolta irreale. Linus diverrà il centro di produzione di questo tipo di comic. Anche dal punto di vista narrativo avviene un rinnovamento dovuto al rifiuto dell‟avventura classica di stampo anglosassone, considerata troppo filoamericana, a favore della più nobile “letteratura grafica”. Sergio Toppi, proveniente da una decennale esperienza nel Corriere dei Piccoli, è da considerarsi un innovatore in questo senso. Nel 1974 esordisce sul Messaggero dei Ragazzi mostrando caratteristiche nell‟uso forte del nero e rompendo i tradizionali schemi delle vignette, con temi di grande impatto emotivo. Tra le sue creazioni, la collana Un uomo un’avventura e la serie Il collezionista. Molto importante sarà il contributo dei fumettisti sudamericani e soprattutto argentini, tra cui Alberto Salinas e Arturo Del Castillo.
Tra le altre principali pubblicazioni dell‟epoca ritroviamo: Nel 1970 Alfredo Chiappori dà vita all‟Up il Sovversivo, riflesso di una nuova cultura che rifiuta quella dei padri e di un rovesciamento della visuale dei giovani rispetto al passato. La critica politica approda su Linus nel 1972 con Identikit di Tullio Pericoli. Nel 1974 Il laureato di Luca Novelli fa denuncia sociale sui problemi dei giovani laureati disoccupati. Esordisce su Linus Bobo, militante comunista inventato dall‟umorista Sergio Staino. Trino, dell‟autore satirico Francesco Tullio Altan, esce nel 1974. Nel 1976 Altan crea Cipputi, l‟operaio metalmeccanico. Renato Calligaro, fumettaro satirico di impostazione guevarista, narra delle aspirazioni e delle contraddizioni dei rivoluzionari. Nel 1973 crea Oreste e Nicola, le vicende di un vecchio operaio comunista e di uno studente extraparlamentare. Guido Buzzelli dà vita a favole nere, profetiche, storie violente e angosciose, come La rivolta dei racchi, I labirinti e Zil Zelub. Gianni De Luca entra al Giornalino e nel 1970 comincia la serie Il commissario Spada, poliziotto con un forte senso morale. Magnus (Roberto Raviola) crea nel 1975 Lo Sconosciuto, dove si svolgono le storie realistiche, violente e disperate di un cinico ex ufficiale della legione straniera. Nel 1973 appare sulle pagine del Corriere dei Ragazzi una banda di simpatici ladri gentiluomini, Gli Aristocratici di Alfredo Castelli. I cambiamenti del fumetto avventuroso sono visibili, tra humor e divertimento, in Mister No di Guido Nolitta (Sergio Bonelli). Hugo Pratt dà inizio alla serie Gli Scorpioni del Deserto, dove, tra le vicende di un cinico e negativo eroe, riesce ad amalgamare in un tutt'uno le impressioni dell'Africa Orientale e della seconda Guerra Mondiale. Milo Manara dimostra la sua devozione per Hugo Pratt nel 1978, creando la serie delle Avventure di Giuseppe Bergman. Guido Silvestri (Silver) inventa nel 1973 il fumetto umoristico Lupo Alberto. Agostino e Franco Origione creano Nilus rifacendosi all‟impostazione grafica americana, in satira di ambientazione egizia. Francesco Tullio Atlan crea nel 1975 la cagnetta Pimpa, un personaggio caratterizzato da allegria e humor leggero. Nel 1976 il quotidiano romano "Paese Sera" bandisce un grande concorso per un nuova striscia a fumetti italiana. Partecipano centinaia di nuovi autori. Vince il primo premio la striscia "PIERO" su testi di Marco Di Tillo e disegni di Fabio Petrassi. I due autori vengono premiati al salone dei Comics di Lucca da Hugo Pratt. Seconda classificata del concorso Paese sera, la stiscia "YETI" sempre su testi di Marco Di Tillo e disegni di Rodolfo Torti. Marco Di Tillo proseguirà il suo prolifico lavoro di autore su Il Giornalino con le serie "I grandi del jazz", "I grandi del calcio" e "I grandi del Cinema" su disegni dei migliori disegnatori italiani tra i quali Gianni De Luca e Rodolfo Torti. La rivoluzione sessuale accentua la disinvoltura delle protagoniste femminili che si mostrano senza veli e assumono atteggiamenti maschili: Sandro Angiolini disegna Vartàn, fumetto erotico di ambientazione western. Lo scrittore Giuseppe Pederialie l‟illustratore Leone Frollo creano una rivisitazione in chiave erotica, ma ironica, di Biancaneve.
Il giornale mensile IL MAGO di Mondadori pubblica il delizioso e particolarissimo "Grosky Hotel" di Marco Di Tillo e Fabio Petrassi. La casa editrice Edizioni Ottaviano si specializza in libri, impegnati politicamente o socialmente a fumetti: tra i suoi testi :* Conoscete Carlo Marx di Ro Marcenaro [1] e Se ti Muovi ti Stato! / di Jacopo Fo, L'enciclopedia del fumetto di Graziano Origa
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