La Fondazione Ravello celebra il Rito delle tenebre con Haydn

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La Fondazione Ravello celebra
il Rito delle tenebre con
Haydn
Saranno le prime parti del Teatro San Carlo ad eseguire “Le
ultime sette parole di Cristo sulla croce” nella trascrizione
per quartetto d’archi, tra le antiche pietre della chiesa di
San Giovanni del Toro

Di Olga Chieffi

La celebrazione del Venerdì Santo era detta “delle Tenebre” in
ricordo degli antichi riti notturni attraverso i quali si
intendeva rievocare l’oscurità che discese sulla terra alla
morte di Cristo e l’immagine della Chiesa che brancola nel
buio senza il suo Dio. La Fondazione si affiderà per celebrare
in musica il triduo pasquale, alla musica di Franz Joseph
Haydn e al suo celeberrimo oratorio, che ascolteremo dagli
archi del Teatro San Carlo, in forma di quartetto, “Le ultime
sette parole di Cristo sulla Croce”, il 2 aprile alle ore
18.00   sui   siti   ufficiali    www.ravellofestival.com,
www.fondazioneravello.it, sulle pagine Facebook della
Fondazione e sul portale cultura.regione.campania.it. Haydn
compose queste pagine su richiesta di un canonico di Cadice
che cercava la colonna sonora per l’emozionale officio delle
tenebre. L’ opera del genio tedesco, nacque così per il gran
teatro della Passione, di estrazione spagnola, che noi campani
abbiamo ereditato: “Circa quindici anni fa – scriveva Haydn –
mi fu chiesto da un canonico di Cadice di comporre della
musica per Le ultime sette Parole del Nostro Salvatore sulla
croce. Nella cattedrale di Cadice era tradizione produrre ogni
anno un oratorio per la Quaresima, in cui la musica doveva
tener conto delle seguenti circostanze. I muri, le finestre, i
pilastri della chiesa erano ricoperti di drappi neri e solo
una grande lampada che pendeva dal centro del soffitto rompeva
quella solenne oscurità. A mezzogiorno le porte venivano
chiuse e aveva inizio la cerimonia. Dopo una breve funzione il
vescovo saliva sul pulpito e pronunciava la prima delle sette
parole (o frasi) tenendo un discorso su di essa. Dopo di che
scendeva dal pulpito e si prosternava davanti all’altare.
Questo intervallo di tempo era riempito dalla musica. Allo
stesso modo il vescovo pronunciava, poi, la seconda parola,
poi la terza e così via, e la musica seguiva al termine ogni
discorso. La musica da me composta dovette adattarsi a queste
circostanze e non fu facile scrivere sette Adagi di dieci
minuti l’uno senza annoiare gli ascoltatori”. Un evento,
questo promosso dal Ravello Festival che si attaglia
perfettamente ai tempi che stiamo vivendo. L’analisi musicale
di “Le sette parole di Cristo” di Haydn, tratte dai Vangeli di
Luca e Giovanni, da “Padre perdona loro perché non sanno
quello che fanno” a “Padre nelle tue mani consegno il mio
spirito”, sarà svolta da Eduardo Savarese il giovedì santo
alle 16, in Villa Rufolo, un preludio al concerto, che
saluterà protagonista il quartetto d’archi del Teatro San
Carlo, formato da Cecilia Laca e Giuseppe Carotenuto al
violino, Antonio Bossone alla viola e Luca Signorini al
violoncello, che si esibiranno tra le antiche pietre di San
Giovanni del Toro, il giorno successivo. Le parole cedono,
successivamente, il posto alla musica che, dal maestoso
iniziale, attraverso sette stazioni, arriva al vertiginoso
“Terremoto” in Do minore, dove raggiunge vette sublimi, grazie
anche a un linguaggio strumentale che riesce a penetrare, nel
profondo, il dramma di una umanità intera. L’opera è ispirata
alle sette frasi pronunziate da Cristo prima di morire.
«Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt». Padre,
perdona loro perché non sanno quello che fanno. La parola-
chiave è la prima, «pater», evocata dai violini, con un tono
contemplativo e malinconico in cui si coglie, oltre alla
richiesta di perdono, il disincanto sulla natura di «quelli»,
di noi esseri umani. «Hodie mecum eris in paradiso». In verità
ti dico: oggi sarai con me in paradiso. L’oggi, è l’oggi
perfetto: un “Hodie” eterno, che indica quello che sta per
accadere nel giro di poche ore e nello stesso tempo dà la
misura dell’eternità. Infatti, le note sono: “do-mi-re-si-do”,
Haydn parte dal do e torna al do, e poi “sol-do-si-la-sol”, si
parte dal sol e torna al sol — quindi si formano come due
cerchi”, appunto il simbolo dell’infinito: “Idea consapevole
oppure mistero del genio?”. “Mulier, ecce filius tuus”; Donna,
ecco tuo figlio. Qui la parola-chiave è “ecce”.
Particolarmente toccante è “Deus meus, Deus meus, ut quid
derelequisti me?”; Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato? Per restituire la frase più drammatica, la musica
deve esprimere un senso di trascinamento; il suono a un tratto
si ferma, come fossero singhiozzi. Mancano le parole riferite
da Matteo riguardanti il “Terremoto”, in assenza della
Resurrezione. C’è qualche via d’uscita? Quando la parola
rivela la sua impotenza, bisogna pensare per immagini. Se le
immagini vacillano nel voler catturare il non raffigurabile,
rimane la musica. Il grido non è più afono, riacquista la voce
mediante la “tavolozza sonora” di un musicista come Franz
Josef Haydn, che ha composto le sette suonate nel 1786 per le
sette ultime parole del Cristo in croce. I suoni sono i mezzi
più immateriali di cui disponiamo per comunicare, dopo i
pensieri. Ma è difficile comunicare da pensiero a pensiero.
Allora la musica ci viene in aiuto. Haydn crea una
composizione dove realizza un perfetto equilibrio tra parole e
musica, senza perdere il senso della drammaticità della
Crocifissione. Così, nella quinta sonata che si fonda sulla
richiesta del Cristo, “Sitio”, ho sete, la musica ci trasporta
in questo mondo dove la realtà irrompe con tutta la sua forza
e implacabilità. Possiamo, nei tempi oscuri di quest’epoca,
trasfigurare dolore e amore in musica? Noi lo crediamo
fermamente. Il dolore si può esprimere attraverso il colore o
attraverso la musica, c’è infatti chi sostiene che il colore
lo si possa ascoltare, come il silenzio. Interpretare
significa, scoprire il suono, sia della parola che del colore,
tanto l’opera haydniana riesce a conferire al silenzio una
ispirazione mistica, un modo di trasfigurare il dramma in
elemento musicale e di trasformare il mistero della Croce nel
mistero della fede.

Tribuna politica, Mimmo De
Maio visto dal web
di Aniello Salzano

Il Direttore Tommaso D’Angelo e la giornalista Erika Noschese,
in un momento in cui i cittadini sono impossibilitati a
partecipare ai dibattiti e ai riti politici, hanno preso
l’iniziativa della messa in onda di una Tribuna elettorale su
piattaforma Web, in grado di rendere possibile una prima
conoscenza dei programmi dei partiti e dei candidati alle
prossime consultazioni amministrative. Un servizio pubblico in
piena regola. Chapeau !

Ad inaugurare il ciclo delle puntate che ci accompagneranno
nei prossimi mesi non poteva che essere il Sindaco di Salerno
Enzo Napoli, da 5 anni alla guida della nostra città. Impegni
istituzionali glielo hanno però impedito e al suo posto quindi
il neo Vice-Sindaco Mimmo Di Maio, che ha voluto fin da subito
precisare, mettendo un po’ le mani avanti, che il quinquennio
ultimo è stato molto complicato e la pandemia sanitaria ha
senz’altro reso più arduo il compito agli amministratori, già
di per sé difficile per la precaria situazione finanziaria in
cui versano le casse del Comune.

Sin dalle prime battute si è percepito che il Vice-Sindaco è
Amministratore di lungo corso e quindi persona informata sui
vari temi e problemi amministrativi, che naturalmente non
potevano essere tutti esauriti in un’ora di trasmissione.
Molti dei quali, del resto, risultano ancora irrisolti ed
alcuni si sono addirittura aggravati. Mimmo Di Maio ha la mia
riconoscenza per l’impegno con il quale si dedica alla cosa
pubblica, per i suoi comportamenti rispettosi delle
Istituzioni, ma questo non mi esime dal rilevare che alla
città di Salerno è mancato il delegato alla Mobilità, dal
momento che egli ha trascurato completamente i problemi ad
essa connessi, dedicandosi quasi esclusivamente ai temi
Urbanistici. Ritengo poi che l’Amministrazione di cui fa parte
ha programmato poco e concretizzato ancora meno. Quanto
realizzato, per es. il rinascimento, è figlio di quanto era
stato già programmato, finanziato e messo in cantiere molti
anni fa e quindi oggi in via di definizione. Di Maio ha usato
molto il futuro. Infatti si è distinto parlando soprattutto
delle future realizzazioni e dei progetti che verranno: nuova
struttura ospedaliera, prolungamento del prolungamento della
metropolitana, della galleria Porta ovest, di smart city e
città green, di inaugurazioni di là da venire, etc…. Né
potevano metterlo in difficoltà gli interventi “domestici” di
Antonio Ilardi e di Pina Testa. Più partecipato e sentito il
grido di dolore di Mario Arciuolo, rappresentante di un mondo
in grande difficoltà. I tasti più spinosi li hanno toccato i
conduttori.

Di Maio, parlando di bilancio positivo dell’Amministrazione,
ha detto di affrontare la prossima campagna elettorale con con
serenità. Beato lui ! I cittadini tanto sereni non lo sono per
niente. E pare che la pensino proprio diversamente: rilevano
che la città è peggiorata sotto l’aspetto dell’igiene,
nonostante un esercito di addetti al settore; riscontrano che
forme di abusivismo e di illegalità diffusa non hanno trovato
una decisa lotta e un fermo contrasto, che lavori pubblici
sono al palo dal suo inizio, per es. il Trincerone est e il
palazzetto dello sport, che un eccessivo e scriteriato consumo
di suolo ha reso possibile una dissennata cementificazione
sfregiando orrendamente le colline e la costa. Nessuna
politica è stata attuata per creare le condizioni favorevoli
all’insediamento di nuove aziende capaci          di   evitare
l’emorragia di giovani verso ilo Nord.

Su questi temi si è sorvolato e il Vice-Sindaco su alcuni
argomenti, come per es. il Trincerone per il quale fino ad
oggi sono stati spesi ben 10milioni, ha offerto risposte di
circostanza e non del tutto convincenti.

Le elezioni ormai sono prossime, i partiti sono in subbuglio,
l’amministrazione comunale è traballante ed ha pochissimo
tempo per rimediare al pressappochismo e alle inefficienze
degli ultimi anni per sfuggire al giudizio severo e rigoroso
degli elettori, che non perdonano le incapacità a realizzare
di questi ultimi anni.

Pd, Serracchiani capolista e
al suo fianco Piero De Luca
A ventiquattro ore dall’assemblea dei deputati dem chiamata a
eleggere la capogruppo alla Camera, non si spegne il fuoco
delle polemiche. Al j’accuse di Marianna Madia, che sabato ha
parlato di “cooptazione mascherata” portata avanti da Graziano
Delrio, segue oggi l’appello di Walter Verini a Debora
Serracchiani e alla stessa Madia perche’ “non facciano accordi
di tipo correntizio e, se questi accordi sono gia’ stati
stipulati, non li riconoscano o non li applichino”, come
spiega il tesoriere Pd contattato dall’AGI. In una nota,
infatti, Verini aveva rimarcato che “la competizione” tra due
donne non riconducibili ad alcuna corrente precisa “potrebbe
essere un contributo importante per provare a marginalizzare,
ridimensionare il peso di un correntismo asfissiante ed
esasperato”. Ancora piu’ netta e’ la posizione della senatrice
Monica Cirinna’: “Se fossi Delrio azzererei tutto e aprirei le
candidature, piu’ ce ne sono e meglio sara’. Chi si ritiene di
essere in grado di essere capogruppo puo’ avanzare la propria.
E poi che vinca la migliore”. L’appello fa seguito a una lunga
serie di colloqui e riunioni delle aree del partito che –
stando a quanto spiegato da una fonte di maggioranza – sembra
aver portato a una saldatura di Areadem, l’area che fa capo a
Dario Franceschini, con Base Riformista, quella che si
raccoglie attorno a Luca Lotti e Lorenzo Guerini, sul nome di
Debora Serracchiani. Stando a quanto riferisce una fonte
parlamentare di Base Riformista, nelle ultime ore si e’ tenuta
una assemblea della corrente nel corso della quale “in piena
liberta’ e a carattere individuale” molti deputati hanno detto
di volere sostenere Serracchiani. Accanto a questo, prende
piede l’ipotesi di vedere affiancato alla futura capogruppo
della Camera un esponente di Base Riformista come il deputato
Piero de Luca.  “Ma molto dipendera’ dai numeri che usciranno
dall’assemblea”, spiega un parlamentare della minoranza dem
alla Camera: “In ogni caso, il resto dell’ufficio di
presidenza si eleggera’ in un secondo momento”. Se dovesse
concretizzarsi questa ipotesi, l’area di Base Riformista
otterrebbe ben tre suoi esponenti ai vertici dei gruppi
parlamentari: a Palazzo Madama con la presidente dei senatori,
Simona Malpezzi, e il vice presidente Alan Ferrari; alla
Camera con Piero de Luca. Per capire come andra’ a finire
bisognera’ attendere le 18 di domani, ma intanto si puo’
escludere che ci possa essere unanimita’ attorno all’uno o
all’altro nome. “Se una delle due non fa un passo indietro,
non c’e’ dubbio che si votera’ a maggioranza”, viene spiegato.
E, almeno per il momento, non c’e’ nell’aria una ipotesi
simile. Le due candidate, viene riferito da fonti parlamentari
dem, “sono impegnate in queste ore a contattare i singoli
parlamentari” per capire quale sia il rapporto di forze
interno. Il segretario Enrico Letta ribadisce la necessita’ di
avere due donne ai vertici del partito, non come “operazione
di immagine” o “per scardinare degli equilibri”, quanto
perche’ un partito che ha l’ambizione di giocare da
protagonista in Europa non puo’ permettersi di avere solo
uomini ai suoi vertici: “Io ho detto che per me la cosa
essenziale che fosse una donna, perche’ io sono uomo, i
ministri sono uomini, almeno i due capigruppo che siano due
donne”, spiega Letta: “Ho preso di petto una questione perche’
nel 2021 non esiste che il Pd debba essere un partito di soli
uomini”. Ad ogni modo, conclude, “I parlamentari sono autonomi
nel scegliersi il presidente del gruppo. Io non ho detto
scegliete quella. Domani ci sara’ il voto. Il tutto va gestito
in grande serenita’ se posso permettermi di usare questo
termine”. E il segretario ne approfitta per sgomberare il
campo dai sospetti doi chi vede un ‘partito renziano’ dentro
al Pd: “Non e’ vero: la scissione e’ stato un momento molto
doloroso e chi l’ha fatta l’ha fatto con convinzione. Io sono
per superare a tutto tondo la logica degli ‘ex’ siamo tutti e
tutte democratiche e democratici e lavorero’ in questa
direzione proponendo anche una classe dirigente di giovani”.
Parole, quelle del segertario, salutate con favore dall’ala di
base Riformista, che si raccoglie attorno a Lorenzo Guerini e
Luca Lotti: “Siamo tutti democratici e democratiche, chi e’
rimasto nel Pd lo ha fatto con convinzione: superiamo la
logica degli ex”. Chiare, nette e pienamente condivisibili le
parole di Enrico Letta: ora avanti su lotta alla pandemia,
ripartenza economica e voto nelle citta’”, scrive Andrea
Romano, portavoce di Base Riformista.

Lega, su vaccino Sputnik De
Luca crea false aspettative
“Polemica assurda da parte del presidente della Regione
Campania De Luca sul vaccino Sputink. In una fase cosi’
complessa, come quella che stiamo vivendo, serve chiarezza e
trasparenza. Bene la linea del governo e della Lega: prima si
attende l’ok da Ema e Aifa e poi si procede. llustri esponenti
dello stesso partito del governatore chiedono coordinamento,
linearita’ e soprattutto un metodo unico per tutte le Regioni.
L’annuncio dell’acquisto del vaccino russo ha solo generato
incertezze nella cittadinanza. Non si comprende su quale
base De Luca impegni risorse pubbliche in accordi economici,
addirittura secretando gli importi”. Lo ha dichiarato in una
nota il segretario regionale ed eurodeputato della Lega
Valentino Grant. “I campani nella lotta al covid chiedono
risposte immediate e concrete e non confusionarie fughe in
avanti. Chiediamo trasparenza sul costo della fornitura
contrattualizzata. Basta con sterili prove di forza, occorre
agire in sintonia con governo centrale per evitare possibili
penalizzazioni alle regioni. Siamo favorevoli, come espresso
nelle settimane scorse allo Sputnik, ma le procedure, devono
essere trasparenti. In questa fase e’ necessario puntare
sull’accellerazione della somministrazione dei vaccini da
parte dei medici di famiglia, che necessita di ulteriori
protocolli, ed inoltre la piattaforma per le prenotazioni deve
essere potenziata ed efficientata. Ci auguriamo, per il bene
dei campani, che non abbiano a ripetersi ancora inutili
annunci che alimentano solo false aspettative”, cosi’ i
consiglieri regionali della Lega Gianpiero Zinzi, Severino
Nappi e Attilio Pierro.
Truffa    per    sito    di
compostaggio: 13 indagati a
Fisciano
di Pina Ferro

Truffa per sito di compostaggio: 13 indagati e sequestro di
1,9 milioni di euro. Tra le persone che sono state iscritte
sul registro degli indagati vi sono il sindaco di Fisciano
Vincenzo Sessa, alcuni componenti l’esecutivo, dei tecnici e
il presidente della Fisciano Sviluppo, società ad intero
capitale pubblico del Comune di Fisciano, nata nel 2001 come
Azienda Speciale. Nella mattinata di ieri, la Procura di
Nocera Inferiore ha disposto il sequestro di 1.950.000,00 euro
a carico del Comune di Fisciano e della società Fisciano
Sviluppo spa. Il decreto è stato eseguito dal personale della
sezione di polizia giudiziaria. Il provvedimento rappresenta
il primo esito di un’indagine coordinata dal sostituto
procuratore Roberto Lenza e dal procuratore Antonio Centore ed
è legata alla progettazione e realizzazione di un impianto di
compostaggio aerobico in località Prignano, nel Comune di
Fisciano. Nell’inchiesta sono indagate 13 persone, indagate
per truffa e tentata truffa aggravata. Dagli accertamenti,
secondo gli investigatori, sono emerse condotte fraudolente ai
danni della Regione Campania: al progetto, per il quale era
stata richiesta un’anticipazione del 10%, sarebbero state
allegate tavole planimetriche relative ad un’altra zona del
comune di Fisciano. Ciò avrebbe comportato un posizionamento
inesatto del sito che, secondo la Procura, era “finalizzato ad
ottenere un regime procedimentale complessivamente meno
stringente quanto alla valutazione di impatto ambientale cui
il progetto è stato sottratto”. La Regione Campania, sulla
scorta di questi documenti, ha approvato il progetto
preliminare pari a 19.500.000,00 euro e ha erogato
l’anticipazione di 1.950.000,00 euro. In tal modo, secondo
l’accusa, il Comune di Fisciano avrebbe incamerato
“indebitamente il finanziamento” che in parte è stato devoluto
alla società partecipata Fisciano Sviluppo quale onere per
l’esproprio delle aree sulle quali avrebbe dovuto sorgere
effettivamente il sito di compostaggio. Il legale del primo
cittadino di Fisciano ha già preannunciato ricorso al
tribunale avverso al provvedimento eseguito nella mattinata di
ieri.

Cammarano   (M5s),    no   a
delocalizzazione    fonderie
Pisano   a   Buccino   senza
ascolto parere popolazione
“La scelta di delocalizzare le fonderie Pisano dall’area di
Fratte, a Salerno, al comune di Buccino, non puo’ non essere
assunta senza che prima non vi sia stata una fase di ascolto
delle tante realta’ che rappresentano il territorio”. Lo ha
dichiarato il presidente della Commissione speciale regionale
Aree Interne Michele Cammarano a margine dell’audizione di
questa mattina: “Per questo, dopo averne recepito le
rispettive istanze, questa mattina ho voluto convocare in
audizione nella Commissione speciale Aree Interne i referenti
istituzionali delle aree interessate, cosi’ da avere un quadro
completo delle possibili criticita’ e dei disagi che il nuovo
insediamento potrebbe comportare. Con tutti condividiamo le
preoccupazioni relative alla presenza di un’industria pesante
in un territorio a fortissima vocazione naturalistica. Senza
dimenticare che l’area industriale in questione e’ stata
dichiarata distretto agroalimentare, ed e’ la ragione per cui
affermate aziende trasformatrici hanno costruito qui, negli
anni, la loro fortuna e la loro reputazione a livello
nazionale e internazionale. La stessa area, inoltre, e’ in
procinto di entrare a far parte della strategia nazionale
delle aree interne, in cui requisiti restano uno sviluppo
coerente con le risorse umane, naturali ed economiche del
luogo”.

Perché   una nuova storia
letteraria 05 di Federico
Sanguineti

 Donne che fan la storia letteraria
Di Federico Sanguineti

In un racconto di Edith Wharton, intitolato La tragedia della
Musa (The Muse’s Tragedy) e pubblicato nel 1899, si immagina
la storia d’amore, platonicamente vissuta, fra una donna, Mary
Anerton, ispiratrice del poeta Victor Rendle (“Silvia” in un
“immortal sonnet-cycle”) e un critico letterario, Lewis
Danyers. Quest’ultimo, durante un viaggio in Italia, si
innamora di lei, che, in una lettera conclusiva, lo respinge
rivelando la sua delusione nei confronti del mondo maschile. I
sonetti per “Silvia” erano rivolti a un’entità astratta, non a
una donna concreta: “But what are they? A cosmic philosophy,
not a love-poem; addressed to Woman, not to a woman”. Nella
misura in cui si afferma il modo di produzione capitalistico,
la borghesia priva la donna della propria soggettività
culturale e la riduce a oggetto della soggettività maschile:
nasce quello che Carla Lonzi definisce nel 1970 (in Sputiamo
su Hegel) “il monologo della civiltà patriarcale”. Così, nella
manualistica scolastica, a partire dalla Storia della
letteratura italiana (1870) di De Sanctis, meno dell’1% dello
spazio è riservato a scrittrici. Ciò rispecchia il fatto che,
nel modo di produzione capitalistico, meno dell’1% della
proprietà privata globale è in mano alle donne. Ma, un secolo
prima di De Sanctis, in un’altra Storia della letteratura
italiana, quella di Tiraboschi (pubblicata fra il 1772 e il
1782), le donne sono ben presenti in quanto soggetto
culturale, non ridotte a puro e semplice oggetto
dell’intellettuale borghese per il quale, “se vuoi trovare
l’ideale femminile compiutamente realizzato nella vita in quel
suo complesso di amabili qualità, dèi cercarlo non nella donna
ma nell’uomo” (parole omoerotiche di De Sanctis nel capitolo
dedicato a Torquato Tasso). Invece, agli occhi di Tiraboschi,
le scrittrici sono sempre esistite: per la Magna Grecia, Teano
e Nosside; per Roma, Sulpicia. Venendo alla prima età moderna,
due capitoli sono assegnati alla “celebre Cristina da Pizzano”
(1365-1430), “donna poco nota in Italia, a cui pure accrebbe
non poco onore”. Segue, “ben istruita in tutte le scienze”,
Isotta Nogarola (1418-1466). Dopo Lucrezia Tornabuoni
(1427-1482) “e altre simili poetesse”, si segnala Ippolita
Sforza (1445-1484), “dotta nella lingua greca e in ogni genere
di amena letteratura”, nonché Cassandra Fedele (1465-1558).
Sotto silenzio non restano Laura Cereta (1469-1499), “di cui
ha scritta la Vita, e pubblicate nel 1680 le lettere Latine
Jacopo    Filippo    Tommasìni”,     e   Alessandra     Scala
(1475-1506). Finalmente, più o meno spazio è riservato non
solo a Veronica Gambara (1485-1550) e Vittoria Colonna
(1490-1547), presentate come Poetesse celebri, ma anche ad
Altre poetesse e scrittrici:Chiara Matraini (1515-1604), Laura
Terracina (1519-1577), Isabella di Morra (ca. 1520-ca. 1546),
Lucia Bertana (1521-1567), Gaspara Stampa (1523-1554), Olimpia
Morato (1526-1555), Ersilia Cortese (1529-1587 [?]), Tarquinia
Molza (1542-1617), Veronica Franco (1546-1591), Maddalena
Campiglia (1553-1595) e Modesta Pozzo, “che prese talvolta il
nome di Moderata Fonte” (1555-1592). Inoltre: Margherita
Sarrocchi (1560-1617), Isabella Andreini (1562-1604), Lucrezia
Marinella (1571-1653), Faustina Maratti Zappi (ca. 1679-1745)
e Luisa Bergalli Gozzi (1703-1779). Così, in una pagina
intitolata La Poesia Italiana coltivata da molte Donne, si
giunge alla conclusione: «Fin dal primo nascere della Poesia
Italiana avean cominciato le Donne a gareggiare cogli uomini
nel coltivarla».

“Assicurare    vaccini    a
domicilio    per    persone
costrette a letto”
di Erika Noschese

Assicurare la somministrazione a domicilio del vaccino anti
covid ai soggetti allettati e non autosufficienti. È quanto
chiedono, in una comunicazione inviata al prefetto di Salerno
e al manager dell’Asl, il segretario generale della Cisl
Salerno, Gerardo Ceres, e il segretario generale della Fnp
Cisl provinciale, Giovanni Cantalupo che, in queste settimane,
stanno raccogliendo le segnalazioni – provenienti da varie
zone della provincia di Salerno – in merito alla particolare
condizione di soggetti, non autosufficienti ed allettati,
alcuni peraltro ultraottantenni, che attenderebbero la
somministrazione del vaccino anti-Covid presso il proprio
domicilio. “Le notizie di stampa dei giorni passati, relative
alla scarsa disponibilità dei medici di base ad adoperarsi per
le inoculazioni domiciliari, rende la condizione di questa
particolare fascia di cittadini veramente soggetta a rischio.
Pertanto, facendoci interpreti di questa diffusa
preoccupazione, chiediamo all’Asl di Salerno di provvedere a
comunicare le modalità operative e i tempi stimati per
assicurare la vaccinazione”, hanno dichiarato Ceres e
Cantalupo. Una richiesta dettata dalla necessità di permettere
a tutte le persone fragili di ricevere la loro dose di
vaccino, in virtù anche della risposta positiva da parte di
800 medici di famiglia, partiranno le vaccinazioni agli
anziani e ai cittadini fragili. Di fatti, gli allettati e le
persone non autosufficienti, nonostante le rassicurazioni
dell’unità di crisi della Regione Campania, pare che non
potranno avere la possibilità di attendere il vaccino al
proprio domicilio. Sul sito istituzionale dell’Asl di Salerno,
fin dal 15 febbraio, sono definite le modalità per la
richiesta della vaccinazioni a domicilio. “Moltissimi
cittadini che si trovano nelle condizioni previste, infatti,
si sono prenotati inviando una mail all’indirizzo pubblicato
sul sito. A oggi ci dicono, però, nessuna risposta è
pervenuto” il segretario generale della Cisl Salerno, Gerardo
Ceres, e il segretario generale della Fnp Cisl Salerno,
Giovanni Cantalupo che auspicano che finalmente si passi dai
proclami ai fatti dando la possibilità concreta a coloro che
versano in situazioni di grave fragilità di poter accedere ai
vaccini al proprio domicilio così come previsto. Nel
frattempo, la Filp Cisal si dice disponibile a mettere a
disposizione i locali del sindacato per il punto vaccinazioni:
“Come segreteria provinciale della Filp Cisal siamo pronti a
mettere disposizione i locali del nostro sindacato, al civico
11 di via Porta Elina, per farlo diventare un hub vaccinale.
Condivido le parole del Commissario straordinario per
l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il
contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica
Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo: ogni sede deve essere
utile per iniettare i vaccini e noi vogliamo fare la nostra
parte”, ha infatti dichiarato Gigi Vicinanza, segretario
generale della Filp Cisal Salerno che si dice disponibile ad
offrire la sede provinciale del sindacato alla Regione
Campania e all’Asl Salerno per farla diventare un hub
vaccinale nel centro storico della città. “Con l’avvio del
piano che vede protagonisti i medici di base, penso ai tanti
anziani della zona antica di Salerno. Certamente c’è il Teatro
Augusteo a poca distanza, ma noi siamo pronti a fare la nostra
parte se gli Enti preposti lo vorranno. Con la maggior parte
delle nostre attività in smart-working, i locali della Filp
Cisal a Salerno sono a disposizione del personale sanitario
impegnato nella lotta al virus – ha aggiunto Vicinanza –
Voglio precisare che questa non è un modo per ottenere prima
il vaccino. Nessuna scorciatoia o modo per aggirare le regole.
Tutti i componenti della Filp Cisal Salerno aspetteranno il
proprio turno, ma per senso civico vogliamo metterci al
servizio della comunità. D’altronde il sindacato nasce proprio
per la tutela dei lavoratori. Un concetto che, in fase di
pandemia, va allargato a tutti”.

Fausto Martino: “Serve una
squadra che si opponga a
oligarchia deluchiana”
di Erika Noschese

“Parlare di candidato sindaco ora è prematuro, è necessario
pensare ad una grande coalizione che unisca tutte le forze di
opposizione all’amministrazione uscente per mettere in campo
che una squadra che si opponga a questa oligarchia che ormai
comanda Salerno da 30 anni per interposta persona”. Lo ha
dichiarato Fausto Martino, membro di spicco de I Figli delle
Chiancarelle, ex assessore all’urbanistica dimessosi nel 2003.
In queste settimane, Martino è sotto i riflettori in qualità
di candidato sindaco delle Chiancarelle; ipotesi, questa, al
momento smentita proprio dall’ex assessore che chiede invece
di lavorare su squadra e programmi. Fausto Martino, in queste
settimane gira voce che sia lei il candidato sindaco de I
Figli delle Chiancarelle. È così? “Le voci non sono mai
fondate, sempre infondate anzi. Io sono amico delle
Chiancarelle, ne faccio parte e credo sia la realtà più vivace
d’opposizione; in questi anni, si è caratterizzata come una
vera opposizione, senza sé e senza ma all’amministrazione
uscente e a De Luca che ne è il protettore e il mentore. Da
che parte sia io è più che evidente, sulla ipotesi di
candidarmi sindaco non se ne parla, non c’è ipotesi alcuna in
questo momento ma c’è da dire che sto lavorando con le
Chiancarelle, sto spingendo affinché tutto il mondo
dell’associazionismo, il mondo che – in qualche modo – non si
riconosce in quest’amministrazione uscente faccia sintesi e si
unisca per tentare questa spallata. Al monopolismo di un
oligarca bisogna opporre una squadra; non c’è bisogno
dell’uomo della provvidenza, bisogna mettere in campo una
squadra che si opponga a questa oligarchia che ormai comanda
Salerno da 30 anni per interposta persona”. Per I Figli delle
Chiancarelle nove anni di battaglie tra esposti, inchiesta, un
lavoro instancabile per la città. Una loro lista era, forse,
particolarmente attesa… “Sì, penso sia una scelta giusta. Tra
l’altro, le Chiancarelle si sono caratterizzate per una
battaglia d’opposizione, le cose che ha nominato lei ci sono
tutte ma ce ne sono anche tante altre che sono venute alla
luce grazie all’attività instancabile dell’associazione.
Scendere in campo significa passare dalla protesta alla
proposta, anche farsi interpreti di un modo diverso di vedere
la città”. Chi potrebbe essere, secondo lei, il candidato
sindaco ideale? “Io penso che le Chiancarelle facciano bene a
scendere in campo e credo facciano bene a cercare di coagulare
quanto più è possibile, tutte le forze che non si riconoscono
in quest’amministrazione e che vorrebbero una gestione diversa
del territorio, una trasparenza diversa, dell’ambiente e così
via. Se si va verso la coalizione è la pluralità delle liste
ad esprimere il proprio candidato sindaco, per cui dicevo che
più che un candidato sindaco bisogna contrapporre una squadra
che rappresenti tutte le sensibilità che ci sono. Poi, il
candidato sindaco è sicuramente una figura importante ma è
l’ultima cosa; ora, serve mettere le basi per una coalizione
forte con tutti coloro che sono disgustati da questo modo di
amministrare la città”. Accetterebbe l’eventuale candidatura?
“E’ presto per dirlo. Comunque, c’è la mia disponibilità, per
supportare l’attività con quello che so fare, io mi occupo di
urbanistica e mi reputo esperto in questo settore e sono a
disposizione delle Chiancarelle e di quanti vorranno, in
maniera del tutto spassionata e senza contropartita, o
immaginano di potersi avvalere delle mie capacità. Pensare ad
una candidatura a sindaco, in questo momento, è prematuro
perché bisogna capire anche come è composta la coalizione: è
possibile che ogni gruppo che, in qualche modo, vuole aderire
a questa coalizione, avrà il suo candidato sindaco e, alla
fine, si sceglierà insieme. In questo momento, è un argomento
abbastanza divisivo, non inclusivo. Penso che prima di tutto
bisogna capire se c’è l’ipotesi di mettersi insieme su un
programma chiaro e, dalla coalizione, emergerà – mi auguro –
una squadra che si contrapponga al sindaco uscente, non so se
candideranno nuovamente lui o sceglieranno un’altra persona ma
sarebbe interessante contrapporre una squadra, fatta di
persone competenti, in grado di rappresentare le varie anime e
le varie sensibilità che possono mettersi insieme”. Crede sia
possibile questa grande coalizione civica con Oltre e tutti i
civici che hanno già annunciato la candidatura? “Credo sia
l’unica soluzione possibile, sarebbe una confederazione di
salute pubblica, come la chiamo io. C’è un problema che va
affrontato e non è possibile farlo separatamente perché la
strategia di De Luca – perché è sempre lui ad animare le liste
– è sempre stata quella del divide et impera, ovvero dividi e
comanda ed è per questo che bisogna mettersi insieme”. Qual è
stato l’errore più grande commesso in questi anni? Cosa
andrebbe ripristinato nell’immediato? “Andrebbero ripristinate
parecchie cose. Una su tutte, un uso consapevole del
territorio e quindi uno stop a questo consumo di suolo e a
questi interventi spot che si fanno ovunque, senza alcuna
logica urbanistica. La logica di utilizzare qualsiasi vuoto
urbano per tirare su un fabbricato, spesso una torre, è una
logica che va contro i principi che erano alla base del piano
regolatore che è stato vergognosamente disatteso in tutti i
suoi principi: tutta questa espansione urbana a cui stiamo
assistendo sta danneggiando irreversibilmente ogni possibilità
di riscatto di questa città. Va considerato che tra le materie
di cui si occupa il Comune, credo che il governo del
territorio sia ancora più importante del bilancio perché
quest’ultimo serve ad amministrare i fondi che vanno e
vengono, è un qualcosa di più fluido mentre il territorio non
è riproducibile, quando si consuma non c’è più; credo che la
prima cosa su cui mettere mano deve essere una saggia
revisione di tutto quello che si deve fare per gestire al
meglio il territorio disponibile per restituire alla città una
dignità che ha perso. Poi, gli altri argomenti sono la
trasparenza che in quest’amministrazione manca abbastanza,
dalle scelte agli incarichi, passando per le società miste e
le assunzioni. Credo che la città debba essere chiamata a
partecipare attivamente alla vita cittadina, non può essere
chiamata solo a ratificare le scelte come si è fatto per il
Crescent: la città prima si è divisa poi De Luca è andato in
giro, come un saltimbanco, con il plastico sotto il braccio a
chiedere il consenso dei cittadini e ora dice addirittura che
quella cosa obbrobriosa l’avrebbe voluta il 70% dei cittadini
ma sappiamo bene che così non è. Erano scelte che andavano
sottoposte a referendum popolare. Andrebbe consentita la
diretta streaming dei consigli comunali, vietata in questo
momento; istituire come metodo per decidere le scelte
fondamentali, l’istituto del referendum. Un esempio su tutti
la vicenda di piazza Alario: l’amministrazione decide di
distruggere un giardino storico con un parco giochi;
operazioni, queste, contro i cittadini che hanno costituito il
comitato per dire no alla realizzazione di un parco giochi che
nessuno vuole. L’amministrazione deve seguire la volontà dei
cittadini, se ci fosse stato un referendum su piazza Alario,
se ne sarebbero dovuti scappare con quella idea, come il
Crescent che ha danneggiato in maniera irreversibile gli
scenari paesaggistici più rilevanti della città di Salerno.
Quella cosa è imputabile ad un solo uomo, De Luca che ha
esercitato il controllo sugli organi che avrebbero dovuto dare
i permessi. Trovo assurdo che un uomo solo al comando decida
trasformazioni che resteranno lì almeno per i prossimi 300
anni”. Secondo lei, a Palazzo di Città esiste una vera
opposizione? “Non c’è stata o almeno l’opposizione che c’è
stata era numericamente troppo modesta; ci sono stati casi in
cui De Luca comandava anche nell’opposizione, nei partiti
degli altri. Ci sono state persone che si sono opposte, come
Fausto Morrone che ha fatto un’opposizione sera ma era solo,
c’è Roberto Celano ma è evidente la disparità dei numeri. Poi,
ci sono state una serie di persone che fanno parte della
cosiddetta opposizione e invece fanno parte di una maggioranza
occulta. Per questo è importante che le Chiancarelle scendano
in campo e facciano da elemento catalizzatore per tutte le
altre forze che non si riconosco in questo modo di governare”.
Cosa manca secondo lei, alle Chiancarelle, ora, per entrare a
Palazzo di Città? Crede possibile una loro vittoria? “Credo
che le Chiancarelle abbiano un potenziale elettorale tutto da
scoprire, in grado di portare anche tre consiglieri a Palazzo
di Città ma non è sufficiente, non è il risultato a cui
tendere. Ognuna delle liste che si contrappone
all’amministrazione uscente immagina di portare un proprio
consigliere a Palazzo di Città ma finirebbero per non fare
nulla, presenze che stenterebbero ad avere risultati. Vedo una
presenza importante di tutte le altre componenti della vera
opposizione solo in una logica di coalizione, con un programma
unico, un obiettivo comune e la composizione di una squadra
che si contrapponga al singolo candidato”.
Scuola    in   Presenza:    i
salernitani bussano a Palazzo
Santa Lucia
di Davide Gatto
E’ stata una manifestazione in piena regola, la prima
affollata in tempi di Covid. Sembra paradossale raccontare che
la sede della regione Campania è stata presidiata da gruppi di
genitori provenienti da ogni dove per chiedere le riapertura
della scuola in Campania. Armati di campanellini, sonagli e
accompagnati dai loro figli, i genitori campani hanno
pacificamente protestato davanti la sede del Presidente
Vincenzo De Luca. Persino la voce di una riapertura di
elementari e prime medie dopo Pasqua non ha fermato questa
fiumana di accaniti sostenitori che chiedono, pretendono, il
ritorno a Scuola. In questa strana, forse unica giornata, in
tempi di Covid, non si sono sottratti i genitori Salernitani.
Da Agropoli a Pontecagnano, da Battipaglia ad Angri, da
Scafati fino ad arrivare ai salernitani, molti gruppi di
attivisti per la scuola in presenza si sono appalesati,
complice la bella giornata, a Santa Lucia, pronti a fare
sentire la loro voce. Infatti la mancanza di scuole in
presenza a causa del Covid si è sentita molto in Campania, la
regione che nell’ultimo anno ha sommato più “assenze” di tutte
le altre regioni. Baciati da un caldo sole primaverile,
diversi oratori da tutta la campania si sono alternati a
parlare al megafono, moderato dalla presidentessa
dell’associazione Scuole Aperte campania, Palmira Pratillo.
Oltre a tanti genitori, docenti e alunni, hanno parlato anche
Maria Mazza, nota showgirl e Clementina Sasso, scienziata
delle oramai arcinote pagine informative dette “Pillole di
Ottimismo”.    “Oggi siamo scesi in piazza per ricordare a chi
ci governa quali sono i diritti delle ragazze e dei ragazzi,
cittadini a cui la regione Campania ha negato un servizio
essenziale per un anno intero, discriminandoli rispetto ai
pari nazionali ed Europei.- Ci dice Rosaria Chechile,
imprenditrice salernitana nel direttivo dell’associazione
Scuole aperte Campania – Abbiamo letto ad alta voce e
all’unisono l’art. 3 e l’art. 34 della nostra Costituzione per
chiedere a gran voce alle Istituzioni di muoversi e di mettere
in atto politiche tali da poter colmare al più presto il gap
culturale, sociale ed economico che si è determinato da azioni
politiche fini a se stesse anziché da determinazioni a tutela
dei cittadini. Il baratro in cui i più giovani e i più fragili
sono finiti sta diventando preoccupante e noi, come oggi,
scenderemo ancora in piazza e adiremo qualunque via legale
necessaria a ristabilire ordine nella disciplina normativa e
parità di trattamento. Perché l’unico luogo in cui la scuola
può esistere è a scuola.”
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