La Fondazione Ravello celebra il Rito delle tenebre con Haydn
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La Fondazione Ravello celebra il Rito delle tenebre con Haydn Saranno le prime parti del Teatro San Carlo ad eseguire “Le ultime sette parole di Cristo sulla croce” nella trascrizione per quartetto d’archi, tra le antiche pietre della chiesa di San Giovanni del Toro Di Olga Chieffi La celebrazione del Venerdì Santo era detta “delle Tenebre” in ricordo degli antichi riti notturni attraverso i quali si intendeva rievocare l’oscurità che discese sulla terra alla morte di Cristo e l’immagine della Chiesa che brancola nel buio senza il suo Dio. La Fondazione si affiderà per celebrare in musica il triduo pasquale, alla musica di Franz Joseph Haydn e al suo celeberrimo oratorio, che ascolteremo dagli archi del Teatro San Carlo, in forma di quartetto, “Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce”, il 2 aprile alle ore 18.00 sui siti ufficiali www.ravellofestival.com, www.fondazioneravello.it, sulle pagine Facebook della Fondazione e sul portale cultura.regione.campania.it. Haydn compose queste pagine su richiesta di un canonico di Cadice che cercava la colonna sonora per l’emozionale officio delle tenebre. L’ opera del genio tedesco, nacque così per il gran teatro della Passione, di estrazione spagnola, che noi campani abbiamo ereditato: “Circa quindici anni fa – scriveva Haydn – mi fu chiesto da un canonico di Cadice di comporre della musica per Le ultime sette Parole del Nostro Salvatore sulla croce. Nella cattedrale di Cadice era tradizione produrre ogni anno un oratorio per la Quaresima, in cui la musica doveva tener conto delle seguenti circostanze. I muri, le finestre, i pilastri della chiesa erano ricoperti di drappi neri e solo una grande lampada che pendeva dal centro del soffitto rompeva
quella solenne oscurità. A mezzogiorno le porte venivano chiuse e aveva inizio la cerimonia. Dopo una breve funzione il vescovo saliva sul pulpito e pronunciava la prima delle sette parole (o frasi) tenendo un discorso su di essa. Dopo di che scendeva dal pulpito e si prosternava davanti all’altare. Questo intervallo di tempo era riempito dalla musica. Allo stesso modo il vescovo pronunciava, poi, la seconda parola, poi la terza e così via, e la musica seguiva al termine ogni discorso. La musica da me composta dovette adattarsi a queste circostanze e non fu facile scrivere sette Adagi di dieci minuti l’uno senza annoiare gli ascoltatori”. Un evento, questo promosso dal Ravello Festival che si attaglia perfettamente ai tempi che stiamo vivendo. L’analisi musicale di “Le sette parole di Cristo” di Haydn, tratte dai Vangeli di Luca e Giovanni, da “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” a “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”, sarà svolta da Eduardo Savarese il giovedì santo alle 16, in Villa Rufolo, un preludio al concerto, che saluterà protagonista il quartetto d’archi del Teatro San Carlo, formato da Cecilia Laca e Giuseppe Carotenuto al violino, Antonio Bossone alla viola e Luca Signorini al violoncello, che si esibiranno tra le antiche pietre di San Giovanni del Toro, il giorno successivo. Le parole cedono, successivamente, il posto alla musica che, dal maestoso iniziale, attraverso sette stazioni, arriva al vertiginoso “Terremoto” in Do minore, dove raggiunge vette sublimi, grazie anche a un linguaggio strumentale che riesce a penetrare, nel profondo, il dramma di una umanità intera. L’opera è ispirata alle sette frasi pronunziate da Cristo prima di morire. «Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt». Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. La parola- chiave è la prima, «pater», evocata dai violini, con un tono contemplativo e malinconico in cui si coglie, oltre alla richiesta di perdono, il disincanto sulla natura di «quelli», di noi esseri umani. «Hodie mecum eris in paradiso». In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso. L’oggi, è l’oggi perfetto: un “Hodie” eterno, che indica quello che sta per
accadere nel giro di poche ore e nello stesso tempo dà la misura dell’eternità. Infatti, le note sono: “do-mi-re-si-do”, Haydn parte dal do e torna al do, e poi “sol-do-si-la-sol”, si parte dal sol e torna al sol — quindi si formano come due cerchi”, appunto il simbolo dell’infinito: “Idea consapevole oppure mistero del genio?”. “Mulier, ecce filius tuus”; Donna, ecco tuo figlio. Qui la parola-chiave è “ecce”. Particolarmente toccante è “Deus meus, Deus meus, ut quid derelequisti me?”; Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Per restituire la frase più drammatica, la musica deve esprimere un senso di trascinamento; il suono a un tratto si ferma, come fossero singhiozzi. Mancano le parole riferite da Matteo riguardanti il “Terremoto”, in assenza della Resurrezione. C’è qualche via d’uscita? Quando la parola rivela la sua impotenza, bisogna pensare per immagini. Se le immagini vacillano nel voler catturare il non raffigurabile, rimane la musica. Il grido non è più afono, riacquista la voce mediante la “tavolozza sonora” di un musicista come Franz Josef Haydn, che ha composto le sette suonate nel 1786 per le sette ultime parole del Cristo in croce. I suoni sono i mezzi più immateriali di cui disponiamo per comunicare, dopo i pensieri. Ma è difficile comunicare da pensiero a pensiero. Allora la musica ci viene in aiuto. Haydn crea una composizione dove realizza un perfetto equilibrio tra parole e musica, senza perdere il senso della drammaticità della Crocifissione. Così, nella quinta sonata che si fonda sulla richiesta del Cristo, “Sitio”, ho sete, la musica ci trasporta in questo mondo dove la realtà irrompe con tutta la sua forza e implacabilità. Possiamo, nei tempi oscuri di quest’epoca, trasfigurare dolore e amore in musica? Noi lo crediamo fermamente. Il dolore si può esprimere attraverso il colore o attraverso la musica, c’è infatti chi sostiene che il colore lo si possa ascoltare, come il silenzio. Interpretare significa, scoprire il suono, sia della parola che del colore, tanto l’opera haydniana riesce a conferire al silenzio una ispirazione mistica, un modo di trasfigurare il dramma in elemento musicale e di trasformare il mistero della Croce nel
mistero della fede. Tribuna politica, Mimmo De Maio visto dal web di Aniello Salzano Il Direttore Tommaso D’Angelo e la giornalista Erika Noschese, in un momento in cui i cittadini sono impossibilitati a partecipare ai dibattiti e ai riti politici, hanno preso l’iniziativa della messa in onda di una Tribuna elettorale su piattaforma Web, in grado di rendere possibile una prima conoscenza dei programmi dei partiti e dei candidati alle prossime consultazioni amministrative. Un servizio pubblico in piena regola. Chapeau ! Ad inaugurare il ciclo delle puntate che ci accompagneranno nei prossimi mesi non poteva che essere il Sindaco di Salerno Enzo Napoli, da 5 anni alla guida della nostra città. Impegni istituzionali glielo hanno però impedito e al suo posto quindi il neo Vice-Sindaco Mimmo Di Maio, che ha voluto fin da subito precisare, mettendo un po’ le mani avanti, che il quinquennio ultimo è stato molto complicato e la pandemia sanitaria ha senz’altro reso più arduo il compito agli amministratori, già di per sé difficile per la precaria situazione finanziaria in cui versano le casse del Comune. Sin dalle prime battute si è percepito che il Vice-Sindaco è Amministratore di lungo corso e quindi persona informata sui vari temi e problemi amministrativi, che naturalmente non potevano essere tutti esauriti in un’ora di trasmissione.
Molti dei quali, del resto, risultano ancora irrisolti ed alcuni si sono addirittura aggravati. Mimmo Di Maio ha la mia riconoscenza per l’impegno con il quale si dedica alla cosa pubblica, per i suoi comportamenti rispettosi delle Istituzioni, ma questo non mi esime dal rilevare che alla città di Salerno è mancato il delegato alla Mobilità, dal momento che egli ha trascurato completamente i problemi ad essa connessi, dedicandosi quasi esclusivamente ai temi Urbanistici. Ritengo poi che l’Amministrazione di cui fa parte ha programmato poco e concretizzato ancora meno. Quanto realizzato, per es. il rinascimento, è figlio di quanto era stato già programmato, finanziato e messo in cantiere molti anni fa e quindi oggi in via di definizione. Di Maio ha usato molto il futuro. Infatti si è distinto parlando soprattutto delle future realizzazioni e dei progetti che verranno: nuova struttura ospedaliera, prolungamento del prolungamento della metropolitana, della galleria Porta ovest, di smart city e città green, di inaugurazioni di là da venire, etc…. Né potevano metterlo in difficoltà gli interventi “domestici” di Antonio Ilardi e di Pina Testa. Più partecipato e sentito il grido di dolore di Mario Arciuolo, rappresentante di un mondo in grande difficoltà. I tasti più spinosi li hanno toccato i conduttori. Di Maio, parlando di bilancio positivo dell’Amministrazione, ha detto di affrontare la prossima campagna elettorale con con serenità. Beato lui ! I cittadini tanto sereni non lo sono per niente. E pare che la pensino proprio diversamente: rilevano che la città è peggiorata sotto l’aspetto dell’igiene, nonostante un esercito di addetti al settore; riscontrano che forme di abusivismo e di illegalità diffusa non hanno trovato una decisa lotta e un fermo contrasto, che lavori pubblici sono al palo dal suo inizio, per es. il Trincerone est e il palazzetto dello sport, che un eccessivo e scriteriato consumo di suolo ha reso possibile una dissennata cementificazione sfregiando orrendamente le colline e la costa. Nessuna politica è stata attuata per creare le condizioni favorevoli
all’insediamento di nuove aziende capaci di evitare l’emorragia di giovani verso ilo Nord. Su questi temi si è sorvolato e il Vice-Sindaco su alcuni argomenti, come per es. il Trincerone per il quale fino ad oggi sono stati spesi ben 10milioni, ha offerto risposte di circostanza e non del tutto convincenti. Le elezioni ormai sono prossime, i partiti sono in subbuglio, l’amministrazione comunale è traballante ed ha pochissimo tempo per rimediare al pressappochismo e alle inefficienze degli ultimi anni per sfuggire al giudizio severo e rigoroso degli elettori, che non perdonano le incapacità a realizzare di questi ultimi anni. Pd, Serracchiani capolista e al suo fianco Piero De Luca A ventiquattro ore dall’assemblea dei deputati dem chiamata a eleggere la capogruppo alla Camera, non si spegne il fuoco delle polemiche. Al j’accuse di Marianna Madia, che sabato ha parlato di “cooptazione mascherata” portata avanti da Graziano Delrio, segue oggi l’appello di Walter Verini a Debora Serracchiani e alla stessa Madia perche’ “non facciano accordi di tipo correntizio e, se questi accordi sono gia’ stati stipulati, non li riconoscano o non li applichino”, come spiega il tesoriere Pd contattato dall’AGI. In una nota, infatti, Verini aveva rimarcato che “la competizione” tra due donne non riconducibili ad alcuna corrente precisa “potrebbe
essere un contributo importante per provare a marginalizzare, ridimensionare il peso di un correntismo asfissiante ed esasperato”. Ancora piu’ netta e’ la posizione della senatrice Monica Cirinna’: “Se fossi Delrio azzererei tutto e aprirei le candidature, piu’ ce ne sono e meglio sara’. Chi si ritiene di essere in grado di essere capogruppo puo’ avanzare la propria. E poi che vinca la migliore”. L’appello fa seguito a una lunga serie di colloqui e riunioni delle aree del partito che – stando a quanto spiegato da una fonte di maggioranza – sembra aver portato a una saldatura di Areadem, l’area che fa capo a Dario Franceschini, con Base Riformista, quella che si raccoglie attorno a Luca Lotti e Lorenzo Guerini, sul nome di Debora Serracchiani. Stando a quanto riferisce una fonte parlamentare di Base Riformista, nelle ultime ore si e’ tenuta una assemblea della corrente nel corso della quale “in piena liberta’ e a carattere individuale” molti deputati hanno detto di volere sostenere Serracchiani. Accanto a questo, prende piede l’ipotesi di vedere affiancato alla futura capogruppo della Camera un esponente di Base Riformista come il deputato Piero de Luca. “Ma molto dipendera’ dai numeri che usciranno dall’assemblea”, spiega un parlamentare della minoranza dem alla Camera: “In ogni caso, il resto dell’ufficio di presidenza si eleggera’ in un secondo momento”. Se dovesse concretizzarsi questa ipotesi, l’area di Base Riformista otterrebbe ben tre suoi esponenti ai vertici dei gruppi parlamentari: a Palazzo Madama con la presidente dei senatori, Simona Malpezzi, e il vice presidente Alan Ferrari; alla Camera con Piero de Luca. Per capire come andra’ a finire bisognera’ attendere le 18 di domani, ma intanto si puo’ escludere che ci possa essere unanimita’ attorno all’uno o all’altro nome. “Se una delle due non fa un passo indietro, non c’e’ dubbio che si votera’ a maggioranza”, viene spiegato. E, almeno per il momento, non c’e’ nell’aria una ipotesi simile. Le due candidate, viene riferito da fonti parlamentari dem, “sono impegnate in queste ore a contattare i singoli parlamentari” per capire quale sia il rapporto di forze interno. Il segretario Enrico Letta ribadisce la necessita’ di
avere due donne ai vertici del partito, non come “operazione di immagine” o “per scardinare degli equilibri”, quanto perche’ un partito che ha l’ambizione di giocare da protagonista in Europa non puo’ permettersi di avere solo uomini ai suoi vertici: “Io ho detto che per me la cosa essenziale che fosse una donna, perche’ io sono uomo, i ministri sono uomini, almeno i due capigruppo che siano due donne”, spiega Letta: “Ho preso di petto una questione perche’ nel 2021 non esiste che il Pd debba essere un partito di soli uomini”. Ad ogni modo, conclude, “I parlamentari sono autonomi nel scegliersi il presidente del gruppo. Io non ho detto scegliete quella. Domani ci sara’ il voto. Il tutto va gestito in grande serenita’ se posso permettermi di usare questo termine”. E il segretario ne approfitta per sgomberare il campo dai sospetti doi chi vede un ‘partito renziano’ dentro al Pd: “Non e’ vero: la scissione e’ stato un momento molto doloroso e chi l’ha fatta l’ha fatto con convinzione. Io sono per superare a tutto tondo la logica degli ‘ex’ siamo tutti e tutte democratiche e democratici e lavorero’ in questa direzione proponendo anche una classe dirigente di giovani”. Parole, quelle del segertario, salutate con favore dall’ala di base Riformista, che si raccoglie attorno a Lorenzo Guerini e Luca Lotti: “Siamo tutti democratici e democratiche, chi e’ rimasto nel Pd lo ha fatto con convinzione: superiamo la logica degli ex”. Chiare, nette e pienamente condivisibili le parole di Enrico Letta: ora avanti su lotta alla pandemia, ripartenza economica e voto nelle citta’”, scrive Andrea Romano, portavoce di Base Riformista. Lega, su vaccino Sputnik De
Luca crea false aspettative “Polemica assurda da parte del presidente della Regione Campania De Luca sul vaccino Sputink. In una fase cosi’ complessa, come quella che stiamo vivendo, serve chiarezza e trasparenza. Bene la linea del governo e della Lega: prima si attende l’ok da Ema e Aifa e poi si procede. llustri esponenti dello stesso partito del governatore chiedono coordinamento, linearita’ e soprattutto un metodo unico per tutte le Regioni. L’annuncio dell’acquisto del vaccino russo ha solo generato incertezze nella cittadinanza. Non si comprende su quale base De Luca impegni risorse pubbliche in accordi economici, addirittura secretando gli importi”. Lo ha dichiarato in una nota il segretario regionale ed eurodeputato della Lega Valentino Grant. “I campani nella lotta al covid chiedono risposte immediate e concrete e non confusionarie fughe in avanti. Chiediamo trasparenza sul costo della fornitura contrattualizzata. Basta con sterili prove di forza, occorre agire in sintonia con governo centrale per evitare possibili penalizzazioni alle regioni. Siamo favorevoli, come espresso nelle settimane scorse allo Sputnik, ma le procedure, devono essere trasparenti. In questa fase e’ necessario puntare sull’accellerazione della somministrazione dei vaccini da parte dei medici di famiglia, che necessita di ulteriori protocolli, ed inoltre la piattaforma per le prenotazioni deve essere potenziata ed efficientata. Ci auguriamo, per il bene dei campani, che non abbiano a ripetersi ancora inutili annunci che alimentano solo false aspettative”, cosi’ i consiglieri regionali della Lega Gianpiero Zinzi, Severino Nappi e Attilio Pierro.
Truffa per sito di compostaggio: 13 indagati a Fisciano di Pina Ferro Truffa per sito di compostaggio: 13 indagati e sequestro di 1,9 milioni di euro. Tra le persone che sono state iscritte sul registro degli indagati vi sono il sindaco di Fisciano Vincenzo Sessa, alcuni componenti l’esecutivo, dei tecnici e il presidente della Fisciano Sviluppo, società ad intero capitale pubblico del Comune di Fisciano, nata nel 2001 come Azienda Speciale. Nella mattinata di ieri, la Procura di Nocera Inferiore ha disposto il sequestro di 1.950.000,00 euro a carico del Comune di Fisciano e della società Fisciano Sviluppo spa. Il decreto è stato eseguito dal personale della sezione di polizia giudiziaria. Il provvedimento rappresenta il primo esito di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Roberto Lenza e dal procuratore Antonio Centore ed è legata alla progettazione e realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico in località Prignano, nel Comune di Fisciano. Nell’inchiesta sono indagate 13 persone, indagate per truffa e tentata truffa aggravata. Dagli accertamenti, secondo gli investigatori, sono emerse condotte fraudolente ai danni della Regione Campania: al progetto, per il quale era stata richiesta un’anticipazione del 10%, sarebbero state allegate tavole planimetriche relative ad un’altra zona del comune di Fisciano. Ciò avrebbe comportato un posizionamento inesatto del sito che, secondo la Procura, era “finalizzato ad ottenere un regime procedimentale complessivamente meno stringente quanto alla valutazione di impatto ambientale cui il progetto è stato sottratto”. La Regione Campania, sulla scorta di questi documenti, ha approvato il progetto preliminare pari a 19.500.000,00 euro e ha erogato l’anticipazione di 1.950.000,00 euro. In tal modo, secondo
l’accusa, il Comune di Fisciano avrebbe incamerato “indebitamente il finanziamento” che in parte è stato devoluto alla società partecipata Fisciano Sviluppo quale onere per l’esproprio delle aree sulle quali avrebbe dovuto sorgere effettivamente il sito di compostaggio. Il legale del primo cittadino di Fisciano ha già preannunciato ricorso al tribunale avverso al provvedimento eseguito nella mattinata di ieri. Cammarano (M5s), no a delocalizzazione fonderie Pisano a Buccino senza ascolto parere popolazione “La scelta di delocalizzare le fonderie Pisano dall’area di Fratte, a Salerno, al comune di Buccino, non puo’ non essere assunta senza che prima non vi sia stata una fase di ascolto delle tante realta’ che rappresentano il territorio”. Lo ha dichiarato il presidente della Commissione speciale regionale Aree Interne Michele Cammarano a margine dell’audizione di questa mattina: “Per questo, dopo averne recepito le rispettive istanze, questa mattina ho voluto convocare in audizione nella Commissione speciale Aree Interne i referenti istituzionali delle aree interessate, cosi’ da avere un quadro completo delle possibili criticita’ e dei disagi che il nuovo insediamento potrebbe comportare. Con tutti condividiamo le preoccupazioni relative alla presenza di un’industria pesante in un territorio a fortissima vocazione naturalistica. Senza dimenticare che l’area industriale in questione e’ stata dichiarata distretto agroalimentare, ed e’ la ragione per cui
affermate aziende trasformatrici hanno costruito qui, negli anni, la loro fortuna e la loro reputazione a livello nazionale e internazionale. La stessa area, inoltre, e’ in procinto di entrare a far parte della strategia nazionale delle aree interne, in cui requisiti restano uno sviluppo coerente con le risorse umane, naturali ed economiche del luogo”. Perché una nuova storia letteraria 05 di Federico Sanguineti Donne che fan la storia letteraria Di Federico Sanguineti In un racconto di Edith Wharton, intitolato La tragedia della Musa (The Muse’s Tragedy) e pubblicato nel 1899, si immagina la storia d’amore, platonicamente vissuta, fra una donna, Mary Anerton, ispiratrice del poeta Victor Rendle (“Silvia” in un “immortal sonnet-cycle”) e un critico letterario, Lewis Danyers. Quest’ultimo, durante un viaggio in Italia, si innamora di lei, che, in una lettera conclusiva, lo respinge rivelando la sua delusione nei confronti del mondo maschile. I sonetti per “Silvia” erano rivolti a un’entità astratta, non a una donna concreta: “But what are they? A cosmic philosophy, not a love-poem; addressed to Woman, not to a woman”. Nella misura in cui si afferma il modo di produzione capitalistico, la borghesia priva la donna della propria soggettività culturale e la riduce a oggetto della soggettività maschile:
nasce quello che Carla Lonzi definisce nel 1970 (in Sputiamo su Hegel) “il monologo della civiltà patriarcale”. Così, nella manualistica scolastica, a partire dalla Storia della letteratura italiana (1870) di De Sanctis, meno dell’1% dello spazio è riservato a scrittrici. Ciò rispecchia il fatto che, nel modo di produzione capitalistico, meno dell’1% della proprietà privata globale è in mano alle donne. Ma, un secolo prima di De Sanctis, in un’altra Storia della letteratura italiana, quella di Tiraboschi (pubblicata fra il 1772 e il 1782), le donne sono ben presenti in quanto soggetto culturale, non ridotte a puro e semplice oggetto dell’intellettuale borghese per il quale, “se vuoi trovare l’ideale femminile compiutamente realizzato nella vita in quel suo complesso di amabili qualità, dèi cercarlo non nella donna ma nell’uomo” (parole omoerotiche di De Sanctis nel capitolo dedicato a Torquato Tasso). Invece, agli occhi di Tiraboschi, le scrittrici sono sempre esistite: per la Magna Grecia, Teano e Nosside; per Roma, Sulpicia. Venendo alla prima età moderna, due capitoli sono assegnati alla “celebre Cristina da Pizzano” (1365-1430), “donna poco nota in Italia, a cui pure accrebbe non poco onore”. Segue, “ben istruita in tutte le scienze”, Isotta Nogarola (1418-1466). Dopo Lucrezia Tornabuoni (1427-1482) “e altre simili poetesse”, si segnala Ippolita Sforza (1445-1484), “dotta nella lingua greca e in ogni genere di amena letteratura”, nonché Cassandra Fedele (1465-1558). Sotto silenzio non restano Laura Cereta (1469-1499), “di cui ha scritta la Vita, e pubblicate nel 1680 le lettere Latine Jacopo Filippo Tommasìni”, e Alessandra Scala (1475-1506). Finalmente, più o meno spazio è riservato non solo a Veronica Gambara (1485-1550) e Vittoria Colonna (1490-1547), presentate come Poetesse celebri, ma anche ad Altre poetesse e scrittrici:Chiara Matraini (1515-1604), Laura Terracina (1519-1577), Isabella di Morra (ca. 1520-ca. 1546), Lucia Bertana (1521-1567), Gaspara Stampa (1523-1554), Olimpia Morato (1526-1555), Ersilia Cortese (1529-1587 [?]), Tarquinia Molza (1542-1617), Veronica Franco (1546-1591), Maddalena Campiglia (1553-1595) e Modesta Pozzo, “che prese talvolta il
nome di Moderata Fonte” (1555-1592). Inoltre: Margherita Sarrocchi (1560-1617), Isabella Andreini (1562-1604), Lucrezia Marinella (1571-1653), Faustina Maratti Zappi (ca. 1679-1745) e Luisa Bergalli Gozzi (1703-1779). Così, in una pagina intitolata La Poesia Italiana coltivata da molte Donne, si giunge alla conclusione: «Fin dal primo nascere della Poesia Italiana avean cominciato le Donne a gareggiare cogli uomini nel coltivarla». “Assicurare vaccini a domicilio per persone costrette a letto” di Erika Noschese Assicurare la somministrazione a domicilio del vaccino anti covid ai soggetti allettati e non autosufficienti. È quanto chiedono, in una comunicazione inviata al prefetto di Salerno e al manager dell’Asl, il segretario generale della Cisl Salerno, Gerardo Ceres, e il segretario generale della Fnp Cisl provinciale, Giovanni Cantalupo che, in queste settimane, stanno raccogliendo le segnalazioni – provenienti da varie zone della provincia di Salerno – in merito alla particolare condizione di soggetti, non autosufficienti ed allettati, alcuni peraltro ultraottantenni, che attenderebbero la somministrazione del vaccino anti-Covid presso il proprio domicilio. “Le notizie di stampa dei giorni passati, relative alla scarsa disponibilità dei medici di base ad adoperarsi per le inoculazioni domiciliari, rende la condizione di questa particolare fascia di cittadini veramente soggetta a rischio.
Pertanto, facendoci interpreti di questa diffusa preoccupazione, chiediamo all’Asl di Salerno di provvedere a comunicare le modalità operative e i tempi stimati per assicurare la vaccinazione”, hanno dichiarato Ceres e Cantalupo. Una richiesta dettata dalla necessità di permettere a tutte le persone fragili di ricevere la loro dose di vaccino, in virtù anche della risposta positiva da parte di 800 medici di famiglia, partiranno le vaccinazioni agli anziani e ai cittadini fragili. Di fatti, gli allettati e le persone non autosufficienti, nonostante le rassicurazioni dell’unità di crisi della Regione Campania, pare che non potranno avere la possibilità di attendere il vaccino al proprio domicilio. Sul sito istituzionale dell’Asl di Salerno, fin dal 15 febbraio, sono definite le modalità per la richiesta della vaccinazioni a domicilio. “Moltissimi cittadini che si trovano nelle condizioni previste, infatti, si sono prenotati inviando una mail all’indirizzo pubblicato sul sito. A oggi ci dicono, però, nessuna risposta è pervenuto” il segretario generale della Cisl Salerno, Gerardo Ceres, e il segretario generale della Fnp Cisl Salerno, Giovanni Cantalupo che auspicano che finalmente si passi dai proclami ai fatti dando la possibilità concreta a coloro che versano in situazioni di grave fragilità di poter accedere ai vaccini al proprio domicilio così come previsto. Nel frattempo, la Filp Cisal si dice disponibile a mettere a disposizione i locali del sindacato per il punto vaccinazioni: “Come segreteria provinciale della Filp Cisal siamo pronti a mettere disposizione i locali del nostro sindacato, al civico 11 di via Porta Elina, per farlo diventare un hub vaccinale. Condivido le parole del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo: ogni sede deve essere utile per iniettare i vaccini e noi vogliamo fare la nostra parte”, ha infatti dichiarato Gigi Vicinanza, segretario generale della Filp Cisal Salerno che si dice disponibile ad offrire la sede provinciale del sindacato alla Regione
Campania e all’Asl Salerno per farla diventare un hub vaccinale nel centro storico della città. “Con l’avvio del piano che vede protagonisti i medici di base, penso ai tanti anziani della zona antica di Salerno. Certamente c’è il Teatro Augusteo a poca distanza, ma noi siamo pronti a fare la nostra parte se gli Enti preposti lo vorranno. Con la maggior parte delle nostre attività in smart-working, i locali della Filp Cisal a Salerno sono a disposizione del personale sanitario impegnato nella lotta al virus – ha aggiunto Vicinanza – Voglio precisare che questa non è un modo per ottenere prima il vaccino. Nessuna scorciatoia o modo per aggirare le regole. Tutti i componenti della Filp Cisal Salerno aspetteranno il proprio turno, ma per senso civico vogliamo metterci al servizio della comunità. D’altronde il sindacato nasce proprio per la tutela dei lavoratori. Un concetto che, in fase di pandemia, va allargato a tutti”. Fausto Martino: “Serve una squadra che si opponga a oligarchia deluchiana” di Erika Noschese “Parlare di candidato sindaco ora è prematuro, è necessario pensare ad una grande coalizione che unisca tutte le forze di opposizione all’amministrazione uscente per mettere in campo che una squadra che si opponga a questa oligarchia che ormai comanda Salerno da 30 anni per interposta persona”. Lo ha dichiarato Fausto Martino, membro di spicco de I Figli delle Chiancarelle, ex assessore all’urbanistica dimessosi nel 2003.
In queste settimane, Martino è sotto i riflettori in qualità di candidato sindaco delle Chiancarelle; ipotesi, questa, al momento smentita proprio dall’ex assessore che chiede invece di lavorare su squadra e programmi. Fausto Martino, in queste settimane gira voce che sia lei il candidato sindaco de I Figli delle Chiancarelle. È così? “Le voci non sono mai fondate, sempre infondate anzi. Io sono amico delle Chiancarelle, ne faccio parte e credo sia la realtà più vivace d’opposizione; in questi anni, si è caratterizzata come una vera opposizione, senza sé e senza ma all’amministrazione uscente e a De Luca che ne è il protettore e il mentore. Da che parte sia io è più che evidente, sulla ipotesi di candidarmi sindaco non se ne parla, non c’è ipotesi alcuna in questo momento ma c’è da dire che sto lavorando con le Chiancarelle, sto spingendo affinché tutto il mondo dell’associazionismo, il mondo che – in qualche modo – non si riconosce in quest’amministrazione uscente faccia sintesi e si unisca per tentare questa spallata. Al monopolismo di un oligarca bisogna opporre una squadra; non c’è bisogno dell’uomo della provvidenza, bisogna mettere in campo una squadra che si opponga a questa oligarchia che ormai comanda Salerno da 30 anni per interposta persona”. Per I Figli delle Chiancarelle nove anni di battaglie tra esposti, inchiesta, un lavoro instancabile per la città. Una loro lista era, forse, particolarmente attesa… “Sì, penso sia una scelta giusta. Tra l’altro, le Chiancarelle si sono caratterizzate per una battaglia d’opposizione, le cose che ha nominato lei ci sono tutte ma ce ne sono anche tante altre che sono venute alla luce grazie all’attività instancabile dell’associazione. Scendere in campo significa passare dalla protesta alla proposta, anche farsi interpreti di un modo diverso di vedere la città”. Chi potrebbe essere, secondo lei, il candidato sindaco ideale? “Io penso che le Chiancarelle facciano bene a scendere in campo e credo facciano bene a cercare di coagulare quanto più è possibile, tutte le forze che non si riconoscono in quest’amministrazione e che vorrebbero una gestione diversa del territorio, una trasparenza diversa, dell’ambiente e così
via. Se si va verso la coalizione è la pluralità delle liste ad esprimere il proprio candidato sindaco, per cui dicevo che più che un candidato sindaco bisogna contrapporre una squadra che rappresenti tutte le sensibilità che ci sono. Poi, il candidato sindaco è sicuramente una figura importante ma è l’ultima cosa; ora, serve mettere le basi per una coalizione forte con tutti coloro che sono disgustati da questo modo di amministrare la città”. Accetterebbe l’eventuale candidatura? “E’ presto per dirlo. Comunque, c’è la mia disponibilità, per supportare l’attività con quello che so fare, io mi occupo di urbanistica e mi reputo esperto in questo settore e sono a disposizione delle Chiancarelle e di quanti vorranno, in maniera del tutto spassionata e senza contropartita, o immaginano di potersi avvalere delle mie capacità. Pensare ad una candidatura a sindaco, in questo momento, è prematuro perché bisogna capire anche come è composta la coalizione: è possibile che ogni gruppo che, in qualche modo, vuole aderire a questa coalizione, avrà il suo candidato sindaco e, alla fine, si sceglierà insieme. In questo momento, è un argomento abbastanza divisivo, non inclusivo. Penso che prima di tutto bisogna capire se c’è l’ipotesi di mettersi insieme su un programma chiaro e, dalla coalizione, emergerà – mi auguro – una squadra che si contrapponga al sindaco uscente, non so se candideranno nuovamente lui o sceglieranno un’altra persona ma sarebbe interessante contrapporre una squadra, fatta di persone competenti, in grado di rappresentare le varie anime e le varie sensibilità che possono mettersi insieme”. Crede sia possibile questa grande coalizione civica con Oltre e tutti i civici che hanno già annunciato la candidatura? “Credo sia l’unica soluzione possibile, sarebbe una confederazione di salute pubblica, come la chiamo io. C’è un problema che va affrontato e non è possibile farlo separatamente perché la strategia di De Luca – perché è sempre lui ad animare le liste – è sempre stata quella del divide et impera, ovvero dividi e comanda ed è per questo che bisogna mettersi insieme”. Qual è stato l’errore più grande commesso in questi anni? Cosa andrebbe ripristinato nell’immediato? “Andrebbero ripristinate
parecchie cose. Una su tutte, un uso consapevole del territorio e quindi uno stop a questo consumo di suolo e a questi interventi spot che si fanno ovunque, senza alcuna logica urbanistica. La logica di utilizzare qualsiasi vuoto urbano per tirare su un fabbricato, spesso una torre, è una logica che va contro i principi che erano alla base del piano regolatore che è stato vergognosamente disatteso in tutti i suoi principi: tutta questa espansione urbana a cui stiamo assistendo sta danneggiando irreversibilmente ogni possibilità di riscatto di questa città. Va considerato che tra le materie di cui si occupa il Comune, credo che il governo del territorio sia ancora più importante del bilancio perché quest’ultimo serve ad amministrare i fondi che vanno e vengono, è un qualcosa di più fluido mentre il territorio non è riproducibile, quando si consuma non c’è più; credo che la prima cosa su cui mettere mano deve essere una saggia revisione di tutto quello che si deve fare per gestire al meglio il territorio disponibile per restituire alla città una dignità che ha perso. Poi, gli altri argomenti sono la trasparenza che in quest’amministrazione manca abbastanza, dalle scelte agli incarichi, passando per le società miste e le assunzioni. Credo che la città debba essere chiamata a partecipare attivamente alla vita cittadina, non può essere chiamata solo a ratificare le scelte come si è fatto per il Crescent: la città prima si è divisa poi De Luca è andato in giro, come un saltimbanco, con il plastico sotto il braccio a chiedere il consenso dei cittadini e ora dice addirittura che quella cosa obbrobriosa l’avrebbe voluta il 70% dei cittadini ma sappiamo bene che così non è. Erano scelte che andavano sottoposte a referendum popolare. Andrebbe consentita la diretta streaming dei consigli comunali, vietata in questo momento; istituire come metodo per decidere le scelte fondamentali, l’istituto del referendum. Un esempio su tutti la vicenda di piazza Alario: l’amministrazione decide di distruggere un giardino storico con un parco giochi; operazioni, queste, contro i cittadini che hanno costituito il comitato per dire no alla realizzazione di un parco giochi che
nessuno vuole. L’amministrazione deve seguire la volontà dei cittadini, se ci fosse stato un referendum su piazza Alario, se ne sarebbero dovuti scappare con quella idea, come il Crescent che ha danneggiato in maniera irreversibile gli scenari paesaggistici più rilevanti della città di Salerno. Quella cosa è imputabile ad un solo uomo, De Luca che ha esercitato il controllo sugli organi che avrebbero dovuto dare i permessi. Trovo assurdo che un uomo solo al comando decida trasformazioni che resteranno lì almeno per i prossimi 300 anni”. Secondo lei, a Palazzo di Città esiste una vera opposizione? “Non c’è stata o almeno l’opposizione che c’è stata era numericamente troppo modesta; ci sono stati casi in cui De Luca comandava anche nell’opposizione, nei partiti degli altri. Ci sono state persone che si sono opposte, come Fausto Morrone che ha fatto un’opposizione sera ma era solo, c’è Roberto Celano ma è evidente la disparità dei numeri. Poi, ci sono state una serie di persone che fanno parte della cosiddetta opposizione e invece fanno parte di una maggioranza occulta. Per questo è importante che le Chiancarelle scendano in campo e facciano da elemento catalizzatore per tutte le altre forze che non si riconosco in questo modo di governare”. Cosa manca secondo lei, alle Chiancarelle, ora, per entrare a Palazzo di Città? Crede possibile una loro vittoria? “Credo che le Chiancarelle abbiano un potenziale elettorale tutto da scoprire, in grado di portare anche tre consiglieri a Palazzo di Città ma non è sufficiente, non è il risultato a cui tendere. Ognuna delle liste che si contrappone all’amministrazione uscente immagina di portare un proprio consigliere a Palazzo di Città ma finirebbero per non fare nulla, presenze che stenterebbero ad avere risultati. Vedo una presenza importante di tutte le altre componenti della vera opposizione solo in una logica di coalizione, con un programma unico, un obiettivo comune e la composizione di una squadra che si contrapponga al singolo candidato”.
Scuola in Presenza: i salernitani bussano a Palazzo Santa Lucia di Davide Gatto E’ stata una manifestazione in piena regola, la prima affollata in tempi di Covid. Sembra paradossale raccontare che la sede della regione Campania è stata presidiata da gruppi di genitori provenienti da ogni dove per chiedere le riapertura della scuola in Campania. Armati di campanellini, sonagli e accompagnati dai loro figli, i genitori campani hanno pacificamente protestato davanti la sede del Presidente Vincenzo De Luca. Persino la voce di una riapertura di elementari e prime medie dopo Pasqua non ha fermato questa fiumana di accaniti sostenitori che chiedono, pretendono, il ritorno a Scuola. In questa strana, forse unica giornata, in tempi di Covid, non si sono sottratti i genitori Salernitani. Da Agropoli a Pontecagnano, da Battipaglia ad Angri, da Scafati fino ad arrivare ai salernitani, molti gruppi di attivisti per la scuola in presenza si sono appalesati, complice la bella giornata, a Santa Lucia, pronti a fare sentire la loro voce. Infatti la mancanza di scuole in presenza a causa del Covid si è sentita molto in Campania, la regione che nell’ultimo anno ha sommato più “assenze” di tutte le altre regioni. Baciati da un caldo sole primaverile, diversi oratori da tutta la campania si sono alternati a parlare al megafono, moderato dalla presidentessa dell’associazione Scuole Aperte campania, Palmira Pratillo. Oltre a tanti genitori, docenti e alunni, hanno parlato anche Maria Mazza, nota showgirl e Clementina Sasso, scienziata delle oramai arcinote pagine informative dette “Pillole di Ottimismo”. “Oggi siamo scesi in piazza per ricordare a chi ci governa quali sono i diritti delle ragazze e dei ragazzi, cittadini a cui la regione Campania ha negato un servizio essenziale per un anno intero, discriminandoli rispetto ai
pari nazionali ed Europei.- Ci dice Rosaria Chechile, imprenditrice salernitana nel direttivo dell’associazione Scuole aperte Campania – Abbiamo letto ad alta voce e all’unisono l’art. 3 e l’art. 34 della nostra Costituzione per chiedere a gran voce alle Istituzioni di muoversi e di mettere in atto politiche tali da poter colmare al più presto il gap culturale, sociale ed economico che si è determinato da azioni politiche fini a se stesse anziché da determinazioni a tutela dei cittadini. Il baratro in cui i più giovani e i più fragili sono finiti sta diventando preoccupante e noi, come oggi, scenderemo ancora in piazza e adiremo qualunque via legale necessaria a ristabilire ordine nella disciplina normativa e parità di trattamento. Perché l’unico luogo in cui la scuola può esistere è a scuola.”
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