RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - lunedì 16 marzo 2020
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 16 marzo 2020 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) I sindacati: tutte le fabbriche si fermino subito per sanificare (M. Veneto) Mascherine per l'industria, la Sbe ne acquista 40 mila (Piccolo) «Tamponi per medici e infermieri. Il personale è senza protezione» (M. Veneto) Un'escalation di tamponi positivi all'interno delle residenze per anziani (Piccolo) De Monte: «Velocità di contagio e complicanze molto gravi portano alla terapia intensiva» (M. Veneto) Nei laboratori dell'Icgeb lo studio sulle mutazioni del Sars-Cov-2 (Piccolo) Electrolux chiuderà lunedì per disinfettare. Poi 6 ore di lavoro (Mv domenica 15 marzo) La Regione arruola altri 357 infermieri I morti salgono a 13, 44 nuovi contagi (Piccolo domenica 15 marzo) CRONACHE LOCALI (pag. 9) In arrivo il bonus da 400 mila euro per le famiglie con figli under 6 (Piccolo Trieste) «Covid-19, inadeguato il nuovo reparto allestito. Organico insufficiente» (M. Veneto Pordenone) Sacile-Maniago chiusa, collegamenti garantiti soltanto con gli autobus (M. Veneto Pordenone) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) I sindacati: tutte le fabbriche si fermino subito per sanificare (M. Veneto) Maurizio Cescon - Il mondo delle fabbriche si mobilita: i lavoratori hanno paura del coronavirus e chiedono alle aziende di mettere in campo tutte le risorse necessarie per sanificare sedi e uffici e per attuare, fin da oggi, le misure necessarie alla tutela della salute. Nel caso le aziende fossero indisponibili o inadempienti, la Fiom Cgil ha già optato per la mobilitazione fino al 22 marzo con iniziative di sciopero. Fim Cisl e Uilm devono ancora decidere per gli scioperi, ma non è escluso che possano optare per questa soluzione. Alcune grandi industrie, comunque, hanno già adottato provvedimenti per far fronte all'emergenza sanitaria. Fincantieri, per esempio, chiuderà lo stabilimento di Monfalcone per le prossime due settimane. Electrolux, il colosso dell'elettrodomestico di Porcia, che occupa oltre 1.600 addetti, ha comunicato che, alla luce del protocollo per il contrasto alla epidemia, tutti i siti saranno chiusi oggi per sanificare gli ambienti e per controllare la conformità allo stesso delle procedure già intraprese, che vanno dall'evitare le distanze ravvicinate alla dotazione di mascherine all'adozione dello smart working. La direzione aziendale ha intenzione di estendere la riduzione dell'orario di lavoro a 6 ore giornaliere a ogni stabilimento, coprendo le restanti due ore con la cassa integrazione, così da ridurre la circolazione delle persone in virtù dell'eliminazione della mensa. Anche un big dell'arredamento come Calligaris, in due dei suoi tre stabiimenti, fa lavorare a rotazione i dipendenti, garantendo il 50% circa del potenziale produttivo.I metalmeccanici«In assenza di provvedimenti specifici per i luoghi di lavoro da parte del Governo - si legge in una nota dei sindacati - , il protocollo sottoscritto con Cgil, Cisl, Uil e le parti datoriali offre strumenti utili per la contrattazione di accordi necessari alla tutela della salute dei metalmeccanici. Fim, Fiom e Uilm del Friuli Venezia Giulia chiedono a tutte le imprese di applicare le disposizioni definite dal protocollo, di concordare con le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) e le strutture territoriali le fermate a partire da oggi, lunedì 16 marzo, per l'attuazione di tutte le misure necessarie alla tutela delle lavoratrici e dei lavoratori». Nel caso le aziende siano indisponibili ed inadempienti, la Fiom proclama la mobilitazione fino al 22 marzo sostenendo con iniziative di sciopero il confronto per l'adozione delle misure adeguate in tutti i luoghi di lavoro. «Le attività produttive possono proseguire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione», conclude il comunicato.Le iniziative CgilÈ in programma per questo pomeriggio una videoconferenza con tutti i rappresentanti Cgil delle varie categorie e il segretario regionale Villiam Pezzetta. Sarà l'occasione per fare il punto della situazione e soprattutto capire quante e quali aziende avranno già predisposto il piano per le sanificazioni degli ambienti e per fornire le dotazioni di sicurezza (mascherine per chi lavora a meno di un metro di distanza da un collega e gel igienizzanti a disposizione di tutte le maestranze) ai lavoratori. «Credo sia doverosa una fermata di una giornata nel settore metalmeccanico - spiega il leader regionale Cgil Pezzetta - per provvedere alle disinfettazioni delle sedi. Se ciò non verrà attuato, noi procederemo con gli scioperi. La salute degli addetti viene prima di tutto. Il problema principale è quello della produzione, che non si può fisicamente spostare, mentre per i colletti bianchi è praticabile, anzi consigliabile, lo smart working, il lavoro da casa». Pezzetta analizza anche altri settori fondamentali del mondo produttivo. «Per quanto riguarda il commercio - afferma - con lo scopo di dare respiro agli addetti, che sono sotto pressione, chiediamo la chiusura totale la domenica, anche di chi vende generi alimentari. Nel settore legno-arredo i grandi nomi come Fantoni, Snaidero, Calligaris e altri stanno cercando un dialogo con le Rsu per maggiori controlli sui fornitori che vengono da fuori, mentre negli stabilimenti chiudono spogliatoi e gestiscono le mense. C'è la necessità di dotare gli operai delle mascherine, qualcuno lavora già a scartamento ridotto. Nell'edilizia registriamo una marea di richieste di cassa integrazione, si trattava di un comparto che stava appena risalendo la china dopo anni e anni di difficoltà. Non dimentichiamo i circa 15 mila lavoratori che in Friuli Venezia Giulia, penso agli addetti delle coop, chi fa assistenza educativa, le pulizie e molti altri che al momento sono privi di coperture. Infine un grande plauso va agli operatori sanitari, medici, infermieri, operatori, che si stanno prodigando per noi e che hanno il diritto ad avere il massimo della dotazione di sicurezza, visto che lavorano a stretto contatto con gli ammalati. In ogni caso tutti i lavoratori attendono i dettagli del decreto del Governo per gli ammortizzatori sociali, che in questa fase emergenziale sono vitali».Le regoleÈ stato varato qualche giorno fa il protocollo per aziende e dipendenti che detta le condizioni per continuare a 2
produrre. Le misure, oggetto di un confronto fiume, hanno coinvolto associazioni datoriali, sindacati e governo. Adesso si dovrà vigilare perchè le regole vengano messe in pratica nei diversi luoghi di lavoro. Vediamo quali sono gli elementi più importanti del protocollo. I lavoratori devono restare nel loro domicilio in presenza di febbre oltre i 37,5° o altri sintomi influenzali, devono chiamare il proprio medico di famiglia e l'autorità sanitaria. Non si potrà entrare in azienda o restarvi se sussistono condizioni di pericolo (sintomi di influenza, temperatura, provenienza da zone a rischio, contatto con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti, ecc. All'interno dell'azienda vanno rispettate le regole come mantenere la distanza di sicurezza, osservare le regole di igiene delle mani e tenere comportanti corretti sul pianto dell'igiene. Si consente di misurare la temperatura alle persone che entrano in azienda, soprattutto i lavoratori. Per l'accesso ai fornitori si prevede vengano individuare procedure di ingresso, transito e uscita tali da «ridurre le occasioni di contatto con il personale in forza nei reparti o negli uffici». Se possibile gli autisti dei mezzi di trasporto devono restare a bordo, non è consentito loro l'accesso agli uffici. Per le attività di carico e scarico il trasportatore dovrà mantenere la distanza di un metro dalle altre persone. E ancora si chiede alle aziende di assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. Mascherine per l'industria, la Sbe ne acquista 40 mila (Piccolo) Tiziana Carpinelli - Quando il salario traballa i conti rischiano di non tornare mai. È per questo motivo che davanti alla brusca chiusura di Fincantieri, un provvedimento comunque sollecitato dal Comune e adottato dalla società per cause di forza maggiore, ora l'amministrazione di Monfalcone si pone la necessità di tutelare i lavoratori indiretti, cioè l'appalto: l'anello più fragile della catena. Nello stesso tempo il sindaco, dopo aver ispezionato le sue "aziende" pubbliche (la casa di riposo, ma pure asili e scuole per i quali, benché chiusi, ha ugualmente voluto far scattare l'operazione sanificazione), intende proseguire con le visite alle altre importanti realtà produttive sul territorio: Sbe, Nidec, Mangiarotti e via di seguito. Un passo che segue il sopralluogo della scorsa settimana alla grande fabbrica di Panzano. La finalità è duplice: verificare l'adozione dei dispositivi di protezione individuale, nonché il rispetto delle distanze imposte con decreto, e chiaramente apprendere lo stato in cui versa l'industria. Chi al momento decisamente non accusa problemi di carenza delle mascherine è l'imprenditore della Sbe-Varvit di via dei Bagni: in tempi ante "coprifuoco", «quando tutti dicevano che non servivano a nulla», Alessandro Vescovini ne ha acquistate in due stock, polacco (già pervenuto) e cinese (atteso domani), da 20 mila pezzi, a 0,7 euro ciascuno. Totale: 40 mila protezioni in dote. Sicché l'azienda accantonerà, generosamente, una piccola parte per destinarla ai fabbisogni del Comune. Alla Sbe già da due settimane, secondo quanto riferito dal vertice, i dipendenti - 430 a Monfalcone, 650 in totale - stanno impiegando le mascherine. Sempre con accordo sindacale sottoscritto si sono poi chiuse, di pari passo, la mensa e l'area caffè. L'espresso non viene ovviamente negato agli operai: semplicemente ci si può recare all'erogatore solo uno alla volta e si consuma la tazza alla propria postazione. Viene «sconsigliato il ricorso alla doccia», a meno che le condizioni del lavoratore non siano tali dal richiederlo. Simultaneamente si sono introdotte forme di flessibilità: «La parte impiegatizia che conta una quindicina di lavoratori - spiega Vescovini - è stata dotata di un pc per svolgere le mansioni da casa, attraverso smart working». Quanto al prosieguo dell'attività nelle prossime settimane Vescovini è schietto: «Andremo avanti finché ci sarà possibile». Come tutti, si vive alla giornata. Le prime difficoltà, per l'azienda di via dei Bagni, si sono avvertite nel campo logistico, con i trasporti. Intanto, sul fronte dell'indotto Fincantieri, dall'amministrazione una linea chiara a favore della tutela salariale. «Nel momento in cui migliaia di lavoratori sono costretti a rimanere fuori dalla produzione per cause così straordinarie di natura sanitaria - sottolinea il sindaco Anna Cisint - il Comune si batterà in tutte le sedi necessarie affinché non siano penalizzati, e non rimangano quindi senza reddito, tutti quei lavoratori delle imprese dell'indotto che spesso sono titolari di contratti anomali o le cui ditte non dovessero garantire questi diritti». «È del tutto evidente - rileva - che stiamo attraversando una situazione di carattere emergenziale. Che, in quanto tale, richiede l'applicazione di norme e garanzie inedite rispetto al passato per tutelare, oltre alla salute, anche gli stipendi dei lavoratori». 3
«Tamponi per medici e infermieri. Il personale è senza protezione» (M. Veneto) Alessandra Ceschia -Sospendere tutte le prestazioni sanitarie che non hanno il carattere di urgenza, innalzare le misure di sicurezza e sottoporre a tampone tutto il personale sanitario che lavora all'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, una realtà che conta otre 8.700 dipendenti. A lanciare l'allarme, con un documento che è stato inviato al direttore generale Massimo Braganti, sono i rappresentanti delle Rsu e di Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fp, Fials, Fsi Usae e Nursind, che chiedono urgentemente un incontro in videoconferenza, alla presenza dei vertici della Direzione medica e del Rischio clinico per conoscere i servizi interessati dalle riorganizzazioni in corso, gli scenari possibili, gli spostamenti di personale avvenuti e previsti per affrontare l'emergenza sanitaria. «Con un problema ormai dichiarato di carenza o assenza di dispositivi di protezione individuale - è la denuncia dei sindacati -riteniamo improrogabile assumere decisioni che consentano di tutelare il personale, apprendendo al meglio ciò che di utile si può capire, attraverso l'analisi del fenomeno nelle regioni più colpite. I reparti coinvolti da questi importanti focolai epidemici sono stati principalmente quelli che non sono in prima linea per la gestione dei casi di coronavirus e, da quanto ci risulta, nel nostro caso pare siano proprio i servizi meno forniti di Dpi». Da qui la richiesta di un incontro e una serie di proposte urgenti sollecitate dal personale sanitario per tentare di contenere la pandemia da Covid19.La prima fa capo alla necessità di ridurre ulteriormente l'erogazione delle prestazioni che non hanno carattere di urgenza, non solo nelle sedi ospedaliere, ma anche in riferimento alle prestazioni erogate a domicilio. «Questo consentirà - osservano - di consumare meno Dpi e soprattutto di contenere la diffusione dell'infezione tra sanitari e assistiti»Parte da un'ottica di tutela del personale, ma anche di contenimento del fenomeno pandemico, la necessità di avviare una verifica sanitaria che permetta di sottoporre a tampone tutto il personale sanitario che lavora in Azienda, partendo dalle realtà di reparto per poi estendersi a tutti gli altri, prima che siano troppo estesi i focolai. Andranno limitati e sostituiti da collegamenti telematici, spiegano le Rsu, gli spostamenti del personale per riunioni o consulti, specie se coinvolgono una moltitudine di addetti. Analogamente, è la segnalazione, i passaggi di consegne dovranno essere effettuati solo in spazi sufficientemente ampi da garantire le distanze di sicurezza. Un problema che va urgentemente affrontato, avvertono, è quello legato alla carenza di dispositivi di protezione individuale, mascherine in primis, contingentate fino ai giorni scorsi in svariate reparti e strutture. «Abbiamo registrato dal personale - assicurano i sindacati - che alcuni dipendenti sono stati ripresi, in molti casi e da vari livelli di gestione, quando facevano uso delle mascherine chirurgiche in assistenza diretta e mobilizzazione anche prolungata di pazienti a distanze sotto il metro». Ha preso corpo così l'ipotesi di riutilizzare le mascherine chirurgiche o di altro materiale monouso attraverso interventi di sterilizzazione o di sanitizzazione secondo le istruzioni introdotte dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. In attesa di avviare le procedure, il personale sta raccogliendo il materiale all'interno di sacchi e contenitori dedicati. A garantire un potenziamento delle misure di sicurezza, il personale propone l'inasprimento delle limitazioni per gli accessi di esterni alle strutture di degenza e la produzione di soluzioni alternative al gel alcolico per garantire a tutti l'igiene delle mani e ridurre la contaminazione. Ulteriori misure di igienizzazione, suggeriscono, dovranno riguardare maniglie delle porte, pulsantiere, interruttori della luce, degli ascensori e, soprattutto, telefoni fissi e cordless oltre che gli smartphone del personale. «Per quanto riguarda la gestione degli assistiti Covid19 - concludono i sindacati -, si chiede quindi di conoscere quali siano le unità operative allestite e l'organizzazione dei posti di Terapia intensiva dedicati. Urge conoscere anche la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale specifici nella gestione dei pazienti più critici». 4
Un'escalation di tamponi positivi all'interno delle residenze per anziani (Piccolo) Diego D'Amelio - I risultati dei tamponi sono arrivati e il Comune di Trieste è finalmente in grado di definire con precisione l'allarmante quadro delle case di riposo Serena, Bartoli e Gregoretti, dove aumentano ospiti e operatori positivi al coronavirus. La prima domenica di lockdown porta i contagiati in Fvg a 347, con un incremento sovrapponibile a quello di sabato e più basso in confronto ai giorni precedenti. La curva sale ancora ma, almeno per il momento, rallenta: troppo presto tuttavia per dire che si tratti di una tendenza dovuta al comportamento virtuoso dei cittadini o soltanto dei ritardi che cominciano ad accumularsi nei test, con centinaia e centinaia di tamponi in attesa di essere analizzati. Anche per questo l'Azienda sanitaria giuliano isontina, laboratorio di riferimento per tutta la regione, sta per dotarsi di nuovi macchinari che possano velocizzare le operazioni. La giornata di ieri registra quattro nuovi decessi, che portano a 17 il totale delle persone morte in presenza di Covid-19 e altre patologie, con un'età media superiore agli 80 anni. Restano 17 i pazienti clinicamente guariti. Il conto continua a pesare su Trieste, dove i deceduti sono arrivati a 11 (uno in più del giorno precedente) e i positivi a 140. La divisione per territorio stilata dal ministero racconta di 31 tamponi positivi a Gorizia, 5 decessi e 129 positivi a Udine, 1 morto e 42 positivi a Pordenone, oltre a 5 casi positivi ancora in via di registrazione. Proprio ieri il Comune di Trieste ha attestato che in città sono 5 su 11 i decessi di persone ospitate nelle case di riposo comunali, con 3 morti in ospedale provenienti dalla Serena e 2 dalla Gregoretti. In casa Serena i tamponi hanno riscontrato 22 ospiti positivi e 43 negativi. Alla Bartoli sono un'ottantina gli anziani in fase di analisi e risultano al momento alcuni casi positivi ma asintomatici. Alla Gregoretti non si è invece proceduto con test di laboratorio, ma gli ospiti sono monitorati e nessuno risulta sintomatico. Il municipio rende inoltre noto che, sulla base dei tamponi finora esaminati, le case Serena e Bartoli registrano 8 operatori positivi e 11 negativi. Nel caso della Gregoretti il personale colpito ammonta a 6 unità e quello negativo a 26. L'assessore alle Politiche sociali Carlo Grilli ha ottenuto dall'Azienda sanitaria la possibilità di installare in casa Serena un presidio medico e infermieristico fisso per consentire il monitoraggio sul posto e ridurre la necessità di ricoveri. Grilli ha chiesto a tutte le strutture di organizzarsi su tre "cerchi", contenenti uno gli ospiti positivi, uno quelli in attesa di responso e uno i negativi. Il nervo delle case di riposo è scoperto e ieri sono state 3 le persone decedute nella residenza Rovere Bianchi di Mortegliano, dove in questi giorni si sono verificate tutte e 5 le morti della provincia di Udine. Il calo dei nuovi contagi fa sperare in un abbassamento del trend: il +46 di ieri è infatti stazionario rispetto al +44 di sabato e segue il +52 di venerdì e il +79 di giovedì. Resta però l'incognita sui molti tamponi in arretrato. I test effettuati sono saliti a 3.558: 200 in più del giorno precedente, quando risultavano però ancora da esaminarne 600. Il laboratorio dell'Asugi dovrebbe disporre in settimana di nuova strumentazione per accelerare il ritmo. I prossimi giorni chiariranno l'andamento dei casi positivi, ma i ricoveri aumentano e dicono che il virus sta costringendo all'ospedalizzazione un paziente su 4. La Regione rende noto che i ricoverati sono saliti a 98 e il dato è aggravato dal fatto che sono numerosi i pazienti positivi rimasti in cura direttamente nelle case di riposo. Crescono anche i ricoveri in terapia intensiva, giunti ieri a 13 con un aumento di 3, dovuto a trasferimenti dalla Lombardia, che diventano 5 in totale. I sindacati rinnovano nel frattempo la richiesta di dispositivi di protezione per gli operatori di ospedali e case di riposo. Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al commissario di governo Valerio Valenti, domandando un tavolo a garanzia della salute pubblica e dei lavoratori della sanità e di ogni altro settore pubblico e privato. Fra le richieste, la necessità di rispondere alla «diffusa carenza dei necessari dpi», ovvero mascherine, occhiali protettivi e divise da lavoro. Identica rivendicazione è stata fatta pervenire alla direzione dalle rappresentanze dei lavoratori dell'Azienda sanitaria udinese, che denunciano «provvedimenti sbagliati e inefficienze organizzative molto pericolose». Il vicepresidente Riccardi ha più volte fatto pressioni sulla gestione commissariale nazionale e da Roma arrivano buone notizie sul possibile sblocco della situazione. A livello centrale la Consip ha appena concordato forniture per 30 milioni di mascherine, 7 milioni di guanti e 390 mila tamponi, oltre a 3.800 ventilatori polmonari che sono attesi ad esempio per le aree Covid-19 in allestimento all'ospedale Maggiore nei reparti di Pneumologia, Infettivologia e Geriatria, oltre che alla rsa San Giusto, riaperta e già in grado di ospitare una ventina di persone positive in buone condizioni. Gli ordini si sommano alle certificazioni facilitate che saranno introdotte per la produzione di mascherine in Italia. Bisognerà ora capire i tempi delle forniture e quale sarà la quota parte per il Fvg, i cui numeri sono fortunatamente ancora lontani da quelli ormai critici di Lombardia e Veneto. 5
De Monte: «Velocità di contagio e complicanze molto gravi portano alla terapia intensiva» (M. Veneto) Dottor De Monte, quanti posti letto sono disponibili oggi in terapia intensiva al Santa Maria della Misericordia di Udine?«Complessivamente sono 37 ma in sedi diverse e mission diverse».Ovvero?«In accordo con la Regione, nel cercare di pianificare la gestione dell'emergenza che avremmo dovuto affrontare e approfittando del fatto che l'epidemia da coronavirus è arrivata da noi più tardi e ci ha dato quindi modo di prepararci, abbiamo definito un piano utile a potenziare la risposta della terapia intensiva. La scelta che abbiamo compiuto è stata quella di riservare 12 posti letto, localizzati ai piani superiori rispetto al pronto soccorso, esclusivamente ai pazienti affetti da Covid-19. Nel nuovo ospedale ci sono poi 16 posti letto già operativi e 9 di prossima attivazione. Attualmente i ricoverati nelle terapie intensive per Covid-19 sono 11 a Udine, poi 4 a Trieste e due a Pordenone».Altre misure?«Sono stati diversificati anche i percorsi di accesso al pronto soccorso, per evitare contatti tra pazienti che manifestano sintomi che possano far pensare al coronavirus, e quelli che hanno patologie diverse. Ci sono poi altri reparti, come l'infettivologia, che si occupano di persone affette da Covid-19, e c'è già un piano per l'ulteriore espansione di posti letto dedicati, se questo fosse necessario».È stata ridotta anche l'attività chirurgica per evitare di "stressare" la terapia intensiva?«Al di là delle disposizioni ministeriali, la direzione dell'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale già da lunedì aveva disposto la riduzione delle attività chirurgiche fatta eccezione per gli interventi neoplastici, salvavita, emergenze e urgenze. Una motivazione è certamente quella di evitare di sovraccaricare le terapie intensive, ma anche per poter reperire anestesisti e personale infermieristico per aumentare i posti letto di terapia intensiva, oltre che a ridurre il numero di pazienti presenti in ospedale».Questo è il momento dell'emergenza e quindi è qui che ci si deve concentrare?«Esattamente, dedichiamo attenzione ed energie a questo, e non a ciò che può essere rimandato, senza pregiudizio per le persone. E questo avviene a Udine come nel resto della regione».C'è la disponibilità del Friuli Venezia Giulia ad accogliere pazienti da altre regioni i cui reparti intensivi sono oggettivamente in difficoltà a causa del coronavirus. A oggi quanti ne sono arrivati?«A Udine abbiamo accolto un paziente proveniente da Cremona, positivo al virus, al Cattinara sono arrivati altri pazienti dalla Lombardia che avevano necessità del ricovero in terapia intensiva generale, non quindi affetti da Sars-CoV- 2. Dopodiché si vedrà...».Secondo lei come andrà?«Bella domanda, se avessi la risposta equivarrebbe ad aver vinto il Superenalotto. Credo che una situazione di questo genere nessuno se l'aspettasse, sinceramente nemmeno io. È vero che, di fatto, è come un'influenza, perché le persone guariscono. Ciò che diversifica questa epidemia sono le complicanze, anche molto gravi, che portano i pazienti in terapia intensiva. Qui vediamo come la manifestazione della malattia possa essere impressionante. L'altro elemento di criticità è determinato dalla velocità di contagio e dal numero di casi complessi. Da questo punto di vista è una maxi-emergenza. Un conto è soccorrere mille pazienti in 4 mesi, un altro è farlo in 10 giorni».Come vive questa emergenza?«Devo ammettere che la vivo un po' male perché per il ruolo che ricopro devo occuparmi di organizzazione, gestione e coordinamento, tutti compiti che mi tengono lontano dal campo dove i miei colleghi e gli infermieri si adoperano tutti i giorni, e sono ammirevoli. Lavorare come stanno lavorando, bardati con scafandri e mascherine che rendono difficoltosa un'attività che già semplice non è... sono davvero bravissimi. Abbiamo dovuto rivedere i turni e definire una sosta ogni 3 ore per consentire loro di uscire dal reparto e fermarsi un attimo, perché lavorare con i dispositivi di isolamento è massacrante. Ribadisco: sono bravissimi e dimostrano ogni giorno la loro altissima professionalità e dedizione».Che ne pensa delle raccolte di fondi a favore della terapia intensiva?«È un'iniziativa che, emotivamente, mi ha molto colpito. Ho vissuto il periodo del terremoto e ho già avuto modo di apprezzare la solidarietà del popolo friulano. Ciò che è particolarmente bello e commovente questa volta è che l'iniziativa sia partita da ragazzi. Ci sono studenti di medicina che mi contattano per sapere come fare, altre persone che chiedono indicazioni... È come se in molti avessero preso coscienza ora, per la prima volta, di che cosa sia la terapia intensiva. Nell'elenco delle donazioni ci sono piccole cifre, che arrivano probabilmente da ragazzi, e anche donazioni importanti. Oltre a questo ci sono pizzerie che consegnano pizze gratis alle persone che stanno facendo i turni. Chi dona macchine del caffè e cialde per i reparti di terapia intensiva e infettivi. La gente friulana ha capito che chi è qui sta dando davvero tutto se stesso e vuole essere vicina come può. Una cosa incredibile...».Un insegnamento...«Questa epidemia ci lascerà qualcosa, forse ci servirà per prendere coscienza di che cosa significhino solidarietà, unione... e a 6
comprendere che, davanti alle difficoltà, occorre fare fronte comune. Ne trarremo una lezione umana, oltre che politica e sociale».Avete necessità particolari?«La Regione Friuli Venezia Giulia devo dire che si è mossa con grande rapidità e ha subito avviato le procedure necessarie per attrezzare ulteriori 20 posti letto di terapia intensiva. Se si considera che un posto letto vale tra gli 80 e i 100 mila euro, si capisce come lo sforzo compiuto dalla Regione sia stato notevole. Questo potenziamento serve ora, per la gestione dell'emergenza, e resterà poi come ulteriore risorsa dei nostri ospedali».Dottor De Monte, parliamo di farmaci. Si dice del possibile utilizzo di specialità destinate a trattare altre patologie, dall'artrite alle neoplasie, che risulterebbero efficaci contro Covid-19. Voi che cosa fate?«In premessa va detto che una terapia di provata efficacia a oggi non c'è. Detto ciò, noi abbiamo una collaborazione costante con la Clinica di infettivologia e una unità di crisi che giornalmente si incontra e decide come muoversi in relazione alla terapia e agli adeguamenti organizzativi da attuare. È difficile affermare se un farmaco specifico sia davvero efficace, le risposte le avremo dopo».Essendo Sars-CoV-20 un virus, non ci sarà altra terapia efficace se non un vaccino?«Non sono un esperto di malattie infettive, ma credo che il vaccino avrà la sua portata. Essendo anche un virus nuovo, dovrà verificarsi quella che viene definita "immunità di gregge" per evitare il ripetersi di una epidemia. È anche possibile che, come accade per l'influenza, c'è chi la contrae e chi no, magari perché in passato è entrato in contatto con il virus e si è immunizzato. Sono andato a rileggermi quel che accadde con la famosa Spagnola che provocò 100 milioni di morti e all'epoca non c'era conoscenza scientifica, non c'era tecnologia, non c'erano farmaci. Se non avessimo il sistema sanitario che abbiamo, le conoscenze, la tecnologia, la sensibilità della popolazione, sinceramente non so quanti morti avremmo potuto contare oggi»... Nei laboratori dell'Icgeb lo studio sulle mutazioni del Sars-Cov-2 (Piccolo) Il coronavirus Sars-CoV-2 è stato isolato anche in Friuli Venezia Giulia. Il risultato è stato centrato a Trieste dai ricercatori di Icgeb, Azienda sanitaria e Area Science Park, che potranno ora esaminare le mutazioni di questo patogeno e comprendere da quali territori italiani ed esteri siano arrivate le infezioni che stanno interessando la regione in queste settimane.La notizia è stata annunciata ieri dal presidente Massimiliano Fedriga e dal vice Riccardo Riccardi, che hanno espresso «vivo apprezzamento ai ricercatori che hanno ottenuto isolamento e sequenziamento completo del virus a Trieste. È una buona notizia che conforta e che conferma il livello di eccellenza del sistema di ricerca che ha come fulcro il Fvg. Il virus è nuovo per l'uomo e stiamo incominciando a conoscerlo solo da pochi mesi: la ricerca scientifica è necessaria per rivelare la complessità della risposta cellulare all'infezione per identificarne i punti deboli».In Italia il coronavirus è già stato isolato all'istituto Spallanzani di Roma, ma è importante che l'operazione venga compiuta in più laboratori possibile perché il virus muta e dunque è necessario mettere assieme informazioni sulle diverse forme assunte nel tempo e nelle diverse zone del Paese. In questo modo si può procedere con le ricerche per la creazione di farmaci antivirali e del vaccino, ma conoscere la sequenza completa dei genomi permette inoltre di tracciare l'origine dei virus introdotti in regione. Il team al lavoro è un mix delle eccellenze scientifiche presenti a Trieste: è costituito da Alessandro Marcello del Centro internazionale di ingegneria genetica, Pierlanfranco D'Agaro direttore dell'Unità complessa Igiene e Sanità pubblica dell'Asugi (laboratorio di riferimento in Fvg per le diagnosi di coronavirus) e da Danilo Licastro responsabile della piattaforma di genomica ed epigenomica Open-Lab Argo in Area Science Park. La ricerca è in svolgimento nel laboratorio di Icgeb, che lavora con i massimi standard di sicurezza per il contenimento di virus patogeni, evitando dunque rischi per l'esterno. Piccole molecole possono essere adesso analizzate per capire come inibire il virus ed è possibile inoltre studiare la risposta immunitaria in grado di neutralizzare l'infezione. D.D.A. 7
Electrolux chiuderà lunedì per disinfettare. Poi 6 ore di lavoro (Mv domenica 15 marzo) Maurizio Cescon - . Il mondo delle fabbriche si sta attrezzando per fronteggiare la prossima settimana, quella dove i ritmi produttivi saranno inevitabilmente ridotti, causa emergenza sanitaria. Electrolux, il colosso svedese dell'elettrodomestico con stabilimenti e centri ricerca a Porcia dove lavorano circa 1.600 persone, ha comunicato che, anche alla luce del protocollo per il contrasto alla epidemia del Covid-19, tutti i siti saranno chiusi domani, lunedì 16 marzo, per sanificare gli ambienti e per controllare la conformità allo stesso delle procedure già intraprese, che vanno dall'evitare le distanze ravvicinate alla dotazione di mascherine all'adozione dello smart working. La direzione aziendale ha intenzione di estendere la riduzione dell'orario di lavoro a 6 ore giornaliere a tutti gli stabilimenti, coprendo le restanti due ore con la cassa integrazione, così da ridurre la circolazione delle persone in virtù dell'eliminazione della mensa.Cgil, Cisl e Uil, intanto, hanno chiesto di rafforzare il confronto con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, al fine di poter aumentare e verificare insieme la applicazione delle misure sanitarie nelle strutture pubbliche e private. «Pare che la fornitura di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale si stia regolarizzando, anche se la loro distribuzione all'interno delle strutture viene centellinata. È questo, adesso, a creare tensione e incertezza tra i lavoratori del settore sanitario e socio-sanitario, perché temono che la disponibilità possa venire meno». I sindacati del lavoro pubblico sintetizzano così la situazione riguardo alle dotazioni dei Dpi per i lavoratori della sanità e dell'assistenza in regione, dopo l'allarme lanciato dallo stesso assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi. «È positivo - dichiarano i segretari regionali Orietta Olivo (Fp-Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl-Fp) e Luciano Bressan (Uil-Fpl) - che anche la giunta regionale faccia pressioni a livello nazionale perché vengano risolte tutte le criticità. Quanto alle soluzioni, se da un lato è condivisibile la centralizzazione degli acquisti, in questa fase di emergenza l'obiettivo condiviso è quello di arrivare a una distribuzione regolare e senza intoppi. È fondamentale infatti che i lavoratori si sentano protetti non solo nell'immediato presente, ma anche per quanto riguarda i prossimi giorni: solo così potranno operare con serenità e con la dedizione dimostrata finora nel far fronte in prima linea a questa emergenza epocale».Sul tema della sospensione delle attività lavorative, intervengono anche i sindacati del settore edilizia-legno. Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil regionali concordano sulla necessità di sospendere i cantieri e le produzioni, laddove non si riesca a garantire l'osservanza delle disposizioni contro la diffusione del coronavirus. È la salvaguardia della salute di tutti l'obiettivo primario: il rischio di contagio non si limita a chi va al lavoro e potrebbe infettarsi se entra in contatto ravvicinato con un collega, ma si estende anche ai suoi familiari. «Visto il continuo aumentare dei contagi di questi giorni, e anche dei decessi, siamo più che mai convinti che la vera priorità è fermare il contagio del virus - scrivono Massimo Minen, Emiliano Giareghi, Luciano Bettin - , anche prendendo decisioni doverose come fermare i cantieri edili e le attività produttive, per un breve periodo utile alla sanificazione e alla predisposizione delle misure necessarie. È più drammatica la sospensione dell'attività produttiva o la situazione che si sta vivendo nelle strutture ospedaliere a Bergamo o Brescia, con la Protezione civile che ogni sera ci aggiorna sul numero di morti e di nuovi contagi? É il momento della responsabilità condivisa tra le organizzazioni sindacali, le organizzazioni datoriali e le istituzioni pubbliche, assieme alla politica. Tutti assieme siamo chiamati a fare ciascuno la propria parte con un unico obiettivo: la salvaguardia della sicurezza e della salute di tutti lavoratori e di conseguenza delle famiglie. Il sindacato, da parte sua, si è impegnato con i ministeri competenti e con il Governo a concordare misure per garantire la sicurezza dei lavoratori e l'attivazione di ogni sostegno economico: ai lavoratori e alle imprese va assicurato il pieno sostegno. Nessun lavoratore deve perdere reddito a causa delle sospensioni dal lavoro per evitare il contagio». La Regione arruola altri 357 infermieri I morti salgono a 13, 44 nuovi contagi (Piccolo domenica 15 marzo) testo non disponibile 8
CRONACHE LOCALI In arrivo il bonus da 400 mila euro per le famiglie con figli under 6 (Piccolo Trieste) Massimo Greco - Un contributo alle famiglie, che abbiano figli fino a 6 anni e nelle quali i genitori lavorino. Con un occhio di riguardo a padri e madri che operano nella gestione dell'attuale emergenza sanitaria.Il progetto, proposto dall'assessore all'Educazione Angela Brandi in collaborazione con il dirigente del competente servizio Manuela Salvadei, viene finanziato da 400.000 euro, derivanti dalle minori spese sostenute dalla civica amministrazione nel periodo di chiusura degli istituti per evitare il contagio da coronavirus. La "serrata" è iniziata lo scorso 24 febbraio e si protrarrà fino a venerdì 3 aprile.La Brandi ha così pensato di reinvestire i costi risparmiati a vantaggio di circa 3000 nuclei familiari, ai quali spetterà un'erogazione massima di 200 euro, che potrà crescere del 50% se destinate a favore di famiglie con requisiti prioritari di assegnazione. Modalità non stringenti all'insegna dell'intervento a finalità sociale: la dazione è a fondo perduto, non prevede formalità particolari, è necessaria la residenza nel Comune triestino.Angela Brandi è intenzionata a entrare in azione, in termini di azione amministrativa, già da oggi, quando nel primo pomeriggio si riunirà la giunta. L'idea è quella di presentare ai colleghi un cosiddetto "verde", cioè un atto di indirizzo, cui farà seguito una proposta più dettagliata per organizzare l'erogazione "sul campo", attraverso la cooperazione con l'Area finanziaria diretta da Vincenzo Di Maggio. Infatti il testo del "verde", redatto da Manuela Salvadei, non indica la tempistica attuativa, da determinarsi una volta varata l'operazione in via ufficiale e verificate le compatibilità con le misure anti-coronavirus.Dal punto di vista contabile il quadro, nel periodo considerato, offre queste indicazioni, riassunte dallo stesso servizio scuola & educazione: le mancate entrate da tariffe valgono circa 755.000 euro, le mancate spese per appalti 1 milione 256.000 euro. Come accennato, la Brandi vuole utilizzare, a supporto delle famiglie con bambini piccoli, parte delle risorse non impiegate a causa della sospensione dell'attività educativa.Le mancate entrate riguardano circa 390.000 euro di servizi educativi non svolti tra febbraio-marzo-aprile e 366.000 euro di mensa scolastica non incassata. Le minori spese toccano innanzitutto poco meno di 1 milione di appalto mensa e altre forme di appalto (pre-accoglimento, convenzione nidi, trasporto scolastico, ecc.).Dal punto di vista tariffario - spiega il "verde" - i regolamenti dei "nidi" e delle scuole d'infanzia consentono di non richiedere pagamenti per i mancati servizi «non imputabili alla famiglia». Analogo trattamento è estensibile al Servizio di integrazione scolastica (Sis). Tra le minori spese, in questa sede non contabilizzate, s'ipotizzano 600.000 euro di supplenze di cui non c'è stata occorrenza.Insomma, il Comune, dal momento che non ha potuto assicurare il consueto servizio, ha pensato con questo contributo di dare una mano alle famiglie con figli, particolarmente esposte al disagio organizzativo nella cura dei loro piccoli anche in ragione - sottolinea il "verde" - delle «crescenti limitazioni nella tradizionale libertà di movimento». 9
«Covid-19, inadeguato il nuovo reparto allestito. Organico insufficiente» (M. Veneto Pordenone) Il grido d'allarme arriva dal sindacato degli infermieri, che denuncia per l'ospedale di Pordenone «organico insufficiente e spesso non formato». E in particolare l'«inadeguatezza del nuovo reparto allestito per far fronte all'emergenza coronavirus».«Si apprende dai lavoratori la conversione della degenza breve chirurgica in degenza Covid-19 dalla notte del 13 marzo, ma non ha le caratteristiche di un reparto di malattie infettive - afferma il segretario provinciale del Nursind, Gianluca Altavilla -: non tutte le stanze sono dotate di bagno e dove è assente viene fornita una sedia comoda, che per essere svuotata necessita del transito attraverso la zona pulita, ossia il corridoio: un'operazione che aumenta il rischio di diffusione di altre malattie infettive. Sono assenti i filtri a pressione negativa e il personale non è stato sottoposto a visita con il medico competente per la valutazione di limitazioni e compatibilità con il nuovo reparto».Altavilla evidenzia che «l'organico resta comunque insufficiente e la copertura viene garantita da personale volontario, anch'esso non formato». La richiesta del Nursind è che «tutto il personale venga sottoposto a controllo medico competente e vengano previsti formazione adeguata, potenziamento dell'organico e riconoscimento dell'indennità malattie infettive a chi è coinvolto nell'emergenza».«Il Friuli Vg - prosegue Altavilla - è stato una delle ultime regioni del Nord a essere colpita, le cose potevano essere organizzate in maniera diversa, formando una task force di infermieri su base volontaria, con debita formazione». È inoltre «assente un vero pre-triage a Sacile, a San Vito e al distretto del Noncello, dove quindi le persone possono entrare e uscire senza controllo. Il Friuli è una regione con un alto tasso di anziani e occorre essere ancora più prudenti». E conclude: «A tutti gli operatori devono essere forniti i dispositivi per la protezione individuale: mascherine idonee e camici a norma. Non è il caso adesso di risparmiare su tali presidi». Sacile-Maniago chiusa, collegamenti garantiti soltanto con gli autobus (M. Veneto Pordenone) Chiara Benotti - Il coronavirus ferma il Minuetto sulla tratta ferroviaria Sacile-Maniago. Addio alle file di veicoli fermi davanti ai passaggi a livello della linea ferroviaria Pedemontana: le sbarre saranno sempre alzate per alcune settimane, perché la Regione ha cancellato le corse del tren e anche altre linee secondarie. I collegamenti sono garantiti dai pullman della flotta che sostituisce i traporti su ferro, almeno fino a quando l'emergenza Covid-19 non sarà rientrata. La sospensione delle lezioni nelle scuole è prevista fino al 3 aprile e ha svuotato le carrozze del Minuetto, di circa cento studenti pendolari, più lavoratori che saliranno sul bus. «Le ambulanze possono transitare senza problemi a Sacile sulla Pontebbana - ha sottolineato Evio Bonas, sacilese e pensionato di Ferrovie -. A San Giovanni del Tempio dove la linea ferroviaria abbassava le sbarre per tempi lunghi, non ci sono più problemi di attese». Sbarre sempre alzate, quindi, anche ai passaggi a livello in via Stadio, via Curiel e via Orzaie vicino a Nave. Invece ai passaggi a livello in viale Lacchin e via dello Sport le sbarre si abbassano, anche se alcuni treni Venezia-Udine hanno un orario rimodulato. «Per contenere ulteriormente la diffusione del coronavirus - ha informato online il Comitato pendolari - la Regione ha disposto, sulla base di una specifica ordinanza della protezione civile firmata dal governatore Massimiliano Fedriga e in linea con quanto previsto dal decreto del Governo la rimodulazione dei servizi di trasporto pubblico locale». L'assessore regionale alle infrastrutture Graziano Pizzimenti ha attivato una cabina di regia dedicata al trasporto locale. «Confronto sempre aperto - ha detto Pizzimenti - con i gestori dei servizi automobilistico, ferroviario e i rappresentanti delle organizzazioni di categoria per garantire l'adozione di eventuali ulteriori misure in modo condiviso e agile» . Il trasporto su gomma ha una riduzione che oscilla dal 25-35% delle corse e quello servizio ferroviario è stato rimodulato. Da sabato scorso è stato sospeso il 50% dei servizi sulle linee Venezia-Trieste, Venezia-Udine. I servizi sostitutivi sulla linea Sacile-Maniago sono garantiti con quattro coppie giornaliere di corse su gomma, per assicurare la mobilità con i pullman nelle fasce orarie dei pendolari. Per informazioni si consiglia di consultare i siti web - delle aziende di trasporto pubblico locale. 10
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