L'esperienza ottimale nella Psicologia dello Sport - Marisa Muzio
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9. L’esperienza ottimale nella Psicologia dello Sport di Marisa Muzio, Luca Argenton Introduzione Lo studio delle relazioni tra attività fisica e qualità della vita rappresenta una delle aree di maggiore interesse per diverse discipline psicologiche, dalla psicologia della salute a quella applicata allo sport, fino alla psicologia del ciclo di vita. L’attività motorio-sportiva influenza direttamente le condizioni fisiche e la percezione individuale di benessere, andando a giocare un ruolo rilevante tra i fattori modulanti la qualità della vita (Bal Filoramo, 2001; Berger & Tobar, 2007; Bize, Johnson, & Plotnikoff, 2007; Trabucchi, 2003). Alla pratica di esercizio fisico continuativo sono associati cambiamenti positivi del tono dell’umore, dell’idea di sé e dell’autostima, della self efficacy, l’abbassamento degli indicatori psicologici e fisiologici di stress (per un approfondimento si vedano Penedo & Dahn, 2005), così come esperienze caratterizzate da percezione di positività, gioia, benessere, divertimento, piacere o intensità emotiva, tipiche dei peak moments. D’altronde, lo sport e l’attività fisica rappresentano alcune fra le attività maggiormente predisponenti l’ingresso nello stato di flow (Csikszentmihalyi, 1990; Jackson & Csikszentmihalyi, 1999). La concettualizzazione dei confini della psicologia dello sport, così come delle aree d’indagine in cui essa si muove e delle ricadute applicative che la caratterizzano, diviene dunque un presupposto fondamentale per comprendere la centralità della tematica del benessere nella prestazione sportiva. 1
La psicologia dello sport: il modello ricerca-formazione- counseling La psicologia dello sport e dell’esercizio fisico si presenta oggi, dopo oltre un secolo di evoluzioni e cambiamenti, come area teorico-applicativa in cui convergono e si integrano i contributi delle scienze dello sport (biomeccanica, fisiologia dell’esercizio, sviluppo ed apprendimento motorio, medicina dello sport, pedagogia dello sport, sociologia dello sport) e delle discipline psicologiche (psicologia clinica, generale e sperimentale, fisiologica, dello sviluppo, della personalità) (Brewer, 2009; Cei, 1998; Cox, 2011; Guicciardi, 2003; Horn, 2008; Meterangeli, 2007; Nascimbene, 2011; Spinelli, 2002; Weinberg & Gould, 2007). La psicologia dello sport approccia un vasto dominio d’indagine, come risulta evidente dalla schema che segue. Tab.1 - Aree d’indagine della Psicologia applicata allo sport (Muzio, 2004; Muzio & Argenton, 2011, modificato) Psicologia dell’esercizio Attività motorio-sportiva, salute, qualità della vita e del benessere Acquisizione delle Acquisizione e sviluppo delle attività motorie abilità e modelli di Psicomotricità e aspetti psicopedagogici apprendimento Sport e ciclo di vita Sport: dall’età dello sviluppo all’invecchiamento Sport e Handicap Attività motorio-sportiva, riabilitazione e rieducazione Agonismo PSICOLOGIA Psicofisiologia dello Neuropsicologia dell’attività motorio-sportiva DELLO sport Processi cognitivi, coordinamento e controllo del SPORT movimento Motivazione all’attività motorio-sportiva e ciclo di vita Motivazione nelle Sport e identità di genere attività sportive Drop out nell’età dello sviluppo Modelli motivazionali e sport di alto livello Prestazione e aspetti di personalità Caratteristiche Prestazione: risposte emotivo-cognitive individuali e prestazione Talento sportiva Esperienza ottimale Goal setting 2
Tecniche psicologiche di Regolazione dell’arousal incremento della Imagery performance Controllo e modulazione dell’attenzione Self talk e controllo del pensiero Leadership: stili e skills Dinamiche sociali e sistemiche nel team Dinamiche di gruppo Fasi di sviluppo, programmazione, motivazione Comunicazione Esperienza ottimale nei gruppi Preparazione mentale individuale Counseling Team counseling Outplacement dello sportivo di alto livello Riabilitazione psicologica da infortunio Gestione di problematiche cliniche Modelli di valutazione psicologica integrata Tecniche di valutazione Sviluppo e validazione di strumenti diagnostici. Tecniche psicometriche di analisi dei dati Il sistema integrato ricerca – formazione – counseling (Muzio, 2004; Muzio & Argenton, 2011) caratterizza l’operare in un così vasto scenario. Sviluppata sulla base del metodo d’indagine scientifico proprio della psicologia sperimentale, la ricerca prevede: - lo sviluppo di teorie e modelli esplicativi, la loro validazione ed applicazione sul campo; - la messa a punto, la taratura e la standardizzazione di strumenti e metodologie di valutazione; - l’applicazione di tecniche quantitative e qualitative di analisi dei dati; - il supporto e la verifica teorica di conoscenze e pratiche empiriche scaturite dal campo. La formazione si articola in: - insegnamento in ambito accademico; - formazione teorica ed applicativa rivolta a professionisti del settore; - sensibilizzazione rivolta a atleti, tecnici e figure dirigenziali. Il counseling - implicazione operativa degli sviluppi teorici - è andato evolvendo dal tradizionale modello d’intervento psicoterapeutico ad un approccio orientato all’analisi e all’ottimizzazione della prestazione (Bal 3
Filoramo, 2001; Cei, 1998, 2011; Muzio, 2004). Tale orientamento, basato sull’integrazione di presupposti teorici cognitivo-comportamentali, psicofisiologici e sistemici prevede l’analisi integrata di: - caratteristiche individuali dell’atleta (tecniche, psicologiche); - contesto ambientale e situazionale di riferimento; - modalità di espressione della prestazione ottimale ed elementi situazionali ad essa collegati; - potenzialità di sviluppo della prestazione in riferimento ai parametri di eccellenza individuali; - predisposizione ed attuazione di training mirati allo sviluppo delle componenti ad elevata potenzialità secondo programmi a medio-lungo termine; - valutazione di parametri tecnici e psicologico-comportamentali in itinere In linea con le attuali tendenze della Positive Psychology (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000), l’approccio applicativo non focalizza la propria attenzione su aspetti negativi, deficitari o devianti, da modificare nell’atleta o nel sistema in analisi. Tende piuttosto a costruirne il modello di funzionamento ottimale e a supportare e sviluppare le condizioni individuali ed ambientali predisponenti e/o favorenti la sua espressione. Case History: Federazione Italiana Golf Ad esemplificazione del modello integrato ricerca – formazione – counseling, si presenta un intervento rivolto al settore professionistico della Federazione Italiana Golf negli anni 2002-2004. Il progetto intendeva favorire una crescita globale, non solo agonistica, dei giocatori, promuovendo, parallelamente, lo studio degli aspetti propriamente psicologici del golf di alto livello e delle tecniche di preparazione mentale ad essi relative. In questa logica va intesa la messa a punto di un piano di lavoro basato su ricerca, formazione e counseling. Fasi Ricerca La ricerca si è prevalentemente orientata sullo studio dei rapporti tra flow, peak performance e variabili di personalità e sulla rilevazione di parametri 4
cinetico-dinamici, attraverso il Device Daphne, nell’ambito di un collaborazione con il Dipartimento di Meccanica, Laboratorio di Robotica, Politecnico di Milano). I giocatori, impegnati nella fase di assessment, sono stati 28 professionisti componenti la Selezione Nazionale Italiana, di età compresa tra 20 e 45 anni (media 27), di cui 23 maschi e 5 femmine. A integrazione della fase di assessment sono stati utilizzati, oltre alla F.S.S, il Cognitive Behavioural Assessment - Sport (C.B.A. - Sport, G.Vidotto, G.P.Turchi, A.Salvini, A.Appolonia, R.Iacopazzi, 2002), il Questionario di Antonietti, Resinelli (1995 e il Test di Corsi (Milner, 1971). Fig.1 - Punteggi medi delle 9 dimensioni della F.S.S. per il golf, in riferimento a sport individuali e di squadra Relativamente al flow, i dati hanno evidenziato come nel campione di golfisti fossero presenti: - punteggi elevati, nel vissuto di flow di D9 (esperienza autotelica) - correlazioni significative tra una positiva valutazione dell’affermazione di sé e D1 (equilibrio sfida-abilità) e D3 (mete chiare) - correlazioni significative fra la capacità di impegnarsi in modo assiduo e D7 (perdita di autoconsapevolezza); - correlazioni positive tra il livello di attivazione e il tempo di reazione semplice; - correlazioni positive tra la velocità nel compito di reazione semplice e D4 (feedback immediati) 5
Le specificità relative al funzionamento ottimale hanno trovato immediate ricadute nell’intervento di counseling. Ad esempio: la D9 (esperienza autotelica) è la dimensione caratterizzata da più alto punteggio. Uno degli aspetti sui quali si è maggiormente lavorato è la costruzione di un atteggiamento mentale positivo in fase di allenamento. Il pensiero “Non ho le sensazioni, oggi non pratico” andava riorientato: “E’ una sfida per me ricercare le sensazioni e su queste costruire un percorso di lavoro allenante”. Counseling Gli interventi su campo, durante i raduni collegiali, hanno previsto osservazioni comportamentali, colloqui individuali di sensibilizzazione alle tematiche dell’allenamento mentale. Il concetto di funzionamento ottimale è stato il punto di partenza. Sono stati oggetto di attenzione la restituzione dei risultati dell’assessment, l’analisi dei bisogni e delle caratteristiche del singolo giocatore e la messa a punto di tecniche personalizzate. Attraverso una modellazione del setting in base allo stato di avanzamento del singolo giocatore e degli obiettivi tecnici da raggiungere, le sedute, effettuate sia in sede, che sul campo, hanno previsto l’impostazione e la verifica di specifici esercizi di allenamento mentale da associare alle sedute di allenamento tecnico e l’ottimizzazione dell’approccio mentale ai singoli colpi. Modulato sulla base delle esigenze individuale, l’intervento di preparazione mentale ha seguito tre fasi fondamentali (meglio illustrate nel cap. 13): educazione, apprendimento e allenamento. Da rilevare come l’attenzione si sia rivolta sia al singolo giocatore che al gruppo squadra. Il golf è una disciplina individuale per eccellenza: la proposta di incontri finalizzati ad incrementare team building e team identity ha evidenziato non pochi pregiudizi. In particolare, il programma è stato predisposto per supportare e monitorare il passaggio da un’ottica di rendimento del gruppo (insieme di prestazioni individuali) ad una visione di integrazione armonica e dinamica di singole performance e competenze; in una squadra proiettata verso obiettivi condivisi. Formazione La formazione dei tecnici ha previsto la definizione, acquisizione e sistematizzazione di strumenti e metodologie interdisciplinari integrate. Alla base, obiettivi di empowerment su tematiche quali leadership, comunicazione, auto ed 6
etero-motivazione, team building, team management. Nell’ottica di un continuo processo di cambiamento. La messa in atto di cambiamenti diversificati determina infatti il conseguimento di migliori risultati sul campo, alimentando la percezione di self- efficacy e self-confidence. Ne deriva un aumento di rendimento e motivazione. Si creano, infatti, le condizioni perché emergano livelli ottimali di arousal con un conseguente maggior investimento di risorse. Dall’altra parte, un’adeguata gestione del ruolo professionale, garantita da una corretta gestione dell’eustress, incrementa l’autoefficacia percepita. Ne conseguono migliori risultati e maggiore apertura al cambiamento. All’interno di questo sistema virtuoso, il processo formativo promuove dunque il cambiamento come punto di partenza e risultato del percorso stesso (Muzio & Crosta, 2004). Fig. 2 - Il cambiamento per una migliore gestione del ruolo (Muzio & Crosta, 2004) Verso una tecnologia del rendimento ottimale Pensare alla psicologia applicata allo sport come ad un artefatto tecnologico volto alla promozione del benessere e della prestazione 7
ottimale potrebbe suscitare perplessità. Quasi a rievocare le metafore computazionali del primo cognitivismo, o a fare della psicologia sportiva il doping del terzo millennio. Eppure, nella sua origine etimologica, la parola “tecnologia” rimanda a tèchne e all’espressione hèxis nou, riferita alla possibilità di essere padroni e di disporre della propria mente (Galimberti, 2002, 2009). In quanto tèchne psychès - metodo, abilità e possibilità dello psichico - la psicologia risulta così naturalmente propensa ad accogliere la psychè altrui, a fare in modo che questa possa esplodere le proprie peculiarità nell’autentica possibilità di essere, almeno in qualche modo, padroni della propria essenza. Potremmo, quindi, parlare di una tecnologia eudaimonica, volta alla promozione del benessere attraverso un percorso di empowerment che tenga conto della globalità della persona e del suo posizionarsi all’interno del sistema sociale di riferimento. In questo senso, la psicologia applicata allo sport si delinea come risorsa concreta e strumento efficacemente integrabile nel panorama allenante. In particolare, l’analisi delle caratteristiche dell’esperienza personale dell’atleta nelle situazioni di resa ottimale ne permette la comprensione e la replica in situazioni di eccellenza. Rientrano in questa sfera teorico-applicativa gli studi riferiti ai processi e agli stili percettivo-cognitivi, considerati nella loro relazioni con la prestazione motorio-sportiva (Fuelscher, Ball, & Macmahon, 2012; Moran, 2012), i modelli teorici riguardanti le attitudini intellettive ed il problem solving in ambito sportivo (Ripoll, Kerlirzin, Stein, & Reine, 1995), così come l’ampio ventaglio di ricerche sulla dimensione attentiva e sulla concentrazione. Accanto a tali ricerche va, tuttavia, tenuta in considerazione anche l’analisi della componente emotiva, considerata nella sua natura, nei suoi antecedenti e nelle sue conseguenze (Hanin, 2000), così come nella sua relazione con la dimensione cognitiva. Proprio a quest’ultima area di interesse si riferiscono gli studi sull’intelligenza emotiva nello sport (Lane, Thelwell, Lowther, & Devonport, 2009; Meyer & Fletcher, 2007), sulla durezza mentale (mental thoughness) (Jones, 2002; Jones, Hanton, & Connaughton, 2007), la passione (Vallerand et al., 2008) o sulle strategie di coping (Nicholls & Polman, 2007) utilizzate dagli atleti. Il tutto con un’attenzione costante alla dimensione sociale in cui l’individuo è inserito (Manzi & Gozzoli, 2009). E’ in questo quadro di riferimento che si contestualizzano gli studi sulla peak performance - e sui peak moments in generale -, nonchè l’utilizzo teorico-applicativo di modelli di analisi fenomenologica (Berger & Motl, 8
2001; Hunter & Csikszentmihalyi, 2000; Jackson & Csikszentmihalyi, 1999; Willig, 2008). Tali contributi analizzano il comportamento individuale attraverso la valutazione della qualità dell’esperienza percepita e tendono ad attribuire alle differenti valenze motivazionali intrinseche dei vissuti psicologici (da positivi a negativi), la ragione della differente probabilità di riproduzione di situazioni e comportamenti. Le percezioni ed i vissuti positivi rappresenterebbero così gli elementi propulsori dello sviluppo delle abilità dell’atleta (Jackson & Csikszentmihalyi, 1999), portandolo alla continua ricerca di situazioni di performance caratterizzate da richieste di compito a difficoltà e complessità crescenti. Converge verso medesime assunzioni anche la personal investment theory (Roberts, Treasure, & Conroy, 2007), secondo cui il comportamento risulta determinato dal significato personale che le specifiche situazioni rivestono per l’individuo-atleta. Il personal meaning si riferisce, in particolare, a incentivi individuali, percezione del sé (competenza percepita, fiducia in sé, orientamento agli obiettivi, identità sociale) e opportunità percepite (Dishman, 1994). I peak moments La specificità dei costrutti di flow, peak experience, peak performance e exercise high (Berger & Tobar, 2007) rintraccia un proprio denominatore comune in esperienze apicali definite come peak moments. Si tratta di stati caratterizzati da un totale investimento delle risorse psico-fisiche dell’individuo nell’azione con la conseguente esclusione dallo spazio attentivo di ogni elemento estraneo alla situazione generatrice. Tali stati non rispondono a logiche di pianificazione o anticipazione volontaria, ma sono il frutto di una complessa sinergia di fattori multidimensionali temporanei. Pur sperimentabili in differenti attività, presentano un’elevata probabilità di comparsa – ad eccezione della peak experience - durante la pratica delle attività motorio-sportive (Csikszentmihalyi, 1990; Harmison, 2011; McInman & Grove, 1991). Peak Performance La peak performance è definita come stato di funzionamento eccezionale del sistema psicofisico individuale (Berger & Motl, 2001). 9
Corrisponde ad un’espressione comportamentale, nella quale la prestazione oggettiva oltrepassa il livello normalmente espresso dall’atleta in una determinata situazione. Al superamento dello standard abituale corrispondono specifici correlati psicologici: chiara focalizzazione dell’attenzione sull’attività (clear focus), iniziale coinvolgimento nel compito (fascination with the task), spontaneità (spontaneity) e forte senso del Sé (strong sense of self) (Berger & Tobar, 2007). Fig.3- Il rapporto fra flow, peak experience, peak performance e exercise high (Berger & Tobar, 2007, modificato) Analizzando la relazione tra peak performance e flow, risulta evidente come alcune principali componenti della prima risultino analoghe a caratteristiche basilari dell’esperienza ottimale (concentration on task at hand, clear goals, action-awareness merging; Jackson & Marsh, 1996). In letteratura, Privette (2001) mette in relazione i due costrutti, delinea elementi comuni e differenze tra flow e peak performance, giungendo peraltro a talune considerazioni non del tutto condivisibili. In particolare gli elementi “full focus” e “a sense of self in clear process” vengono attribuiti 10
in modo esclusivo alla peak performance: il primo corrisponde ad una caratteristica basilare per il verificarsi anche dello stato di flow (concentration on task at hand, Jackson & Marsh, 1996); il secondo risulta invece di difficile definizione, soprattutto se messo in relazione alla loss of self, come intesa da Csikszentmihalyi (Csikszentmihalyi, 1990). In merito al rapporto tra i due costrutti, Massimini & Delle Fave (1999), concordano con Jackson (1992, 1995) sottolineando che il termine peak performance denota “uno standard di prestazione piuttosto che uno stato psicologico”. Non ritengono opportuno analizzarla quale esperienza, bensì quale particolare forma di comportamento, la cui eccezionalità in termini di prestazione è promossa da uno stato esperienziale positivo, identificabile sostanzialmente con il flow (Massimini & Delle Fave, 1999). In conclusione, risulta possibile ipotizzare e riconoscere il flow come condizione necessaria, ma non sufficiente al verificarsi della peak performance. Peak Experience La peak experience è definita come stato psicologico caratterizzato da stati affettivi positivi profondi e ad elevata intensità emotiva, quali felicità, estasi, gioia e/o illuminazione (Berger & Tobar, 2007). E’ un evento tendenzialmente raro, caratterizzato da uno stato di ‘trascendenza’, contemplazione estatica, appagamento, ma anche da una condizione di recettività e passività da parte del soggetto. L’attenzione non è necessariamente focalizzata su uno stimolo esterno, o connessa ad un’attività pratica; al contrario, questo tipo di esperienza viene spesso descritta in assenza di comportamento manifesto. Risulta pertanto evidente come tale stato esperienziale rientri solo marginalmente nelle condizioni sperimentate dagli atleti durante la pratica sportiva, all’interno di momenti non finalizzati al confronto agonistico o ad obiettivi di performance, per definizione richiedenti focalizzazione dell’attenzione sull’attività in atto (e non sugli stati interni), ricerca attiva di feedback e programmazione continua di specifiche risposte psicomotorie. Il costrutto si differenzia dal flow per la condizione di recettività e fruizione passiva che lo caratterizza, per la focalizzazione delle risorse attentive su stati e componenti interne, nonché per l’assenza di bilanciamento dinamico tra livello di sfida e capacità di risposta percepite e monitorate attraverso la ricerca di continui feedback. Prevale, inoltre, nella peak experience, il completo assorbimento in uno stato di estasi e piacere interiore, rispetto alle percezioni di controllo, padronanza ed efficacia 11
tipiche dell’esperienza ottimale. Exercise high Il costrutto è definito come stato esperienziale, solitamente inaspettato, caratterizzato da percezione di benessere profondo, sensazioni di euforia, percezione di forza fisica e/o psicologica, abbattimento delle barriere spazio- temporali, senso di perfezione e spiritualità, sperimentate durante la corsa o l’attivita motoria intrapresa (Berger & Tobar, 2007). Può essere considerato una forma specializzata di peak experience (Berger, 1996), anche se registrata sempre in presenza di stati comportamentali di attività (situazione riportata tipicamente dai corridori o da praticanti attività motorio-sportive funzionalmente simili). I riferiti degli atleti risultano prevalentemente non omogenei e differenziati, principalmente in relazione al tipo di attività praticata. Non sempre il vissuto collegato a tale stato di estraneamento è riportato come positivo, connotandosi in modo ambivalente, se non negativo. Differentemente dal flow, lo stato di exercise high non rappresenta una condizione di predisposizione positiva nell’ottica della crescita di abilità e di incremento dei livelli di performance. Bibliografia Bal Filoramo, L. (A cura di). (2001). La psicologia dello sport tra performance e benessere. Contributi multidisciplinari. Torino: Celid. Berger, B. G., & Motl, R. (2001). Physical activity and quality of life. In R. N. Singer, H. A. Hausenblas & C. M. Janelle (Eds.), Handbook of sport psychology. Berger, B. G., & Tobar, B. A. (2007). Physical Activity and Quality of Life. Key Considerations. In G. Tenenbaum & R. C. Eklund (Eds.), Handbook of Sport Psychology. New York: New York. Bize, R., Johnson, J. A., & Plotnikoff, R. C. (2007). Physical activity level and health-related quality of life in the general adult population: A systematic review. Preventive Medicine, 45(6), 401-415. Brewer, B. (2009). Sport Psychology. New York: John Wiley & Sons. Cei, A. (1998). Psicologia dello sport. Bologna: Il Mulino. Cei, A. (2011). Allenarsi per vincere. Perugia: Calzetti e Mariucci. Cox, R. (2011). Sport Psychology: Concepts and Applications. New York: McGraw-Hill 12
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10. Le nove dimensioni del Flow: dalla ricerca al campo di Marisa Muzio, Luca Argenton Introduzione Di flow in ambito sportivo sentiamo parlare per la prima volta a Orlando, in Florida, nel 1997. In realtà, all’estero, il concetto è ampiamente conosciuto: gli scout, ad esempio, selezionano i giovani di talento sulla base delle loro capacità di esprimere in campo una condizione di funzionamento ottimale. L’occasione per noi è un grande evento di basket: l’Hoop Summit, partita di forte impatto mediatico, organizzata ogni anno da Nike. E’ trasmessa in tutto il mondo in prime time. Protagonisti sul parquet sono i migliori giocatori under 20 degli Stati Uniti, messi a confronto con una squadra composta da atleti della stessa età, selezionati nei cinque continenti. Sandro Gamba - ex CT della Nazionale Italiana di Basket, Hall of Fame - è stato scelto per sedere in panchina quale Head Coach della squadra “Resto del mondo”. Tra i giovani di talento selezionati quell’anno c’è Dirk Nowitzki, oggi tra i giocatori di basket più forti al mondo, vincitore con i Dallas Mavericks del campionato NBA 2011. Gli scout nel 1997 intravidero in lui capacità di leadership, gioco d’anticipo e intelligenza emotiva: le premesse per un ingresso nello stato di flow, a fronte di acerbe competenze tecniche. Un’altra esperienza. Un anno dopo - siamo nel 1998 -, durante i Goodwill Games a New York, la squadra americana della staffetta 4x400 stabilisce con il tempo di 2’54’’20 il nuovo record del mondo. Al pubblico presente pareva corressero senza peso. Di lì a poco, ascoltiamo i cronisti nella sala stampa commentare la prestazione eccellente: gli atleti hanno corso in stato di flow. E quel termine venne pronunciato senza incertezze: tutti parevano conoscerlo. 15
Da quel momento, lo studio dell’esperienza ottimale diventa per noi oggetto di forte interesse. Nell’ambito dello sport, il flow è conosciuto dagli addetti ai lavori, ma la psicologia ha gli strumenti per valutarlo? Due ricercatori della University of Queensland di Brisbane (Australia), Susan A. Jackson e Herbert W. Marsh hanno messo a punto la Flow State Scale. L’attività di ricerca parte da lì. Traduzione e adattamento della FSS in lingua italiana: le fasi Strumento di indagine del flow, la Flow State Scale è stata costruita (FSS, Jackson & Marsh, 1996) ed applicata in ambito sportivo (Jackson & Csikszentmihaliy, 1998; Jackson & al., 1998) da Jackson e collaboratori, a partire da precedenti studi effettuati nel settore (Jackson & Roberts, 1992; Jackson, 1995, 1996). La traduzione del questionario in lingua italiana (Muzio, Nitro & Crosta, 1998) non ha comportato modifiche strutturali della scala. Si è basata, laddove possibile, sulla trasposizione letterale di termini e concetti presentati in lingua originale. Anche a fronte di modifiche grammaticali, volte a favorire una migliore comprensione degli item, la connotazione semantica è infatti rimasta invariata. Per valutare la correttezza e la generabilità della traduzione è stato effettuato uno studio preliminare (1998) su un campione di 136 atleti agonisti e praticanti tennis, ginnastica artistica, pattinaggio di figura, karate, atletica leggera, jujitsu, hitball, twirling e windsurf. Tab. 1- Flow State Scale (Jackson & Marsh, 1996) 1 I was challenged, but I believed my skills would allow me to meet the challenge 1 2 3 4 5 2 I made the correct movements without thinking about trying to do so. 1 2 3 4 5 3 I knew clearly what I wanted to do 1 2 3 4 5 4 It was really clear to me that I was doing well 1 2 3 4 5 5 My attention was focused entirely on what I was doing 1 2 3 4 5 6 I felt in total control of what I was doing 1 2 3 4 5 7 I was not concerned with what others may have been thinking of me 1 2 3 4 5 8 Time seemed to alter (either slowed down or speeded up) 1 2 3 4 5 9 I really enjoyed the experience 1 2 3 4 5 10 My abilities matched the high challenge of situation 1 2 3 4 5 11 Things just seemed to be happening automatically 1 2 3 4 5 16
12 I had a strong sense of what I wanted to do 1 2 3 4 5 13 I was aware of how well I was performing 1 2 3 4 5 14 It was no effort to keep my mind on what was happening 1 2 3 4 5 15 I felt like I could control what I was doing 1 2 3 4 5 16 I was not worried about my performance during the event 1 2 3 4 5 17 The way time passed to be different from normal 1 2 3 4 5 18 I loved the feeling of that performance and I want to capture it again 1 2 3 4 5 19 I felt I was competent enough to meet the high demand of situation 1 2 3 4 5 20 I performed automatically 1 2 3 4 5 21 I knew what I wanted to achieve 1 2 3 4 5 22 I had a good idea while I was performing about how well I was doing 1 2 3 4 5 23 I had total concentration 1 2 3 4 5 24 I had a feeling of total control 1 2 3 4 5 25 I was not concerned with how I was presenting myself 1 2 3 4 5 26 It felt like time stopped while I was performing 1 2 3 4 5 27 The experience left me feeling great 1 2 3 4 5 28 The challenge and my skills were at an equally high level 1 2 3 4 5 29 I did things spontaneously and automatically, without having to think 1 2 3 4 5 30 My goals were clearly defined 1 2 3 4 5 31 I could tell by the way I was performing how well I was doing 1 2 3 4 5 32 I was completely focused on the task at hand 1 2 3 4 5 33 I felt in total control of my body 1 2 3 4 5 34 I was not worried about what others may have been thinking of me 1 2 3 4 5 35 At times, it almost seemed like things were happening in slow motion 1 2 3 4 5 36 I found the experience extremely rewarding 1 2 3 4 5 Tab. 2 -Flow State Scale, versione in lingua italiana (Muzio, Nitro & Crosta, 1998; da Jackson & Marsh, 1996, modificato) 1 Sentivo molto la sfida, ma ero certo di esserne all'altezza 1 2 3 4 5 2 Eseguivo le azioni corrette, senza pensare al modo in cui le stessi facendo. 1 2 3 4 5 3 Sapevo chiaramente cosa volessi fare 1 2 3 4 5 4 Mi era molto chiaro il fatto che stessi facendo bene. 1 2 3 4 5 5 La mia concentrazione era interamente focalizzata su quello che stavo facendo 1 2 3 4 5 6 Sentivo di avere il pieno controllo delle mie azioni. 1 2 3 4 5 7 Ero del tutto disinteressato a ciò che gli altri avrebbero potuto pensare di me. 1 2 3 4 5 8 Lo scorrere del tempo sembrava alterato (rallentato o accelerato). 1 2 3 4 5 17
9 Quell'esperienza mi ha veramente entusiasmato. 1 2 3 4 5 10 Le mie abilità erano adeguate alle difficoltà della sfida. 1 2 3 4 5 11 Sembrava che le azioni mi riuscissero automaticamente. 1 2 3 4 5 12 Avevo un'idea molto chiara di ciò che volessi fare. 1 2 3 4 5 13 Ero conscio di quanto bene stessi andando. 1 2 3 4 5 14 Era facile tenere la mente concentrata su quel che stava accadendo 1 2 3 4 5 15 Sentivo di poter controllare tutto ciò che stavo facendo. 1 2 3 4 5 16 Ero tranquillo e sicuro della mia prestazione mentre questa avveniva. 1 2 3 4 5 17 Il tempo sembrava passare in modo diverso dal solito. 1 2 3 4 5 Le sensazioni che ho provato durante quella prestazione sono state molto 18 1 2 3 4 5 piacevoli e desidero provarle ancora. Sentivo di essere sufficientemente competente rispetto alle difficili richieste della 19 1 2 3 4 5 situazione. 20 Agivo in modo automatico. 1 2 3 4 5 21 Sapevo bene cosa volessi ottenere 1 2 3 4 5 22 Durante la prestazione, avevo un'idea corretta di quanto stessi andando bene. 1 2 3 4 5 23 Ero totalmente concentrato 1 2 3 4 5 24 Avevo una sensazione di totale controllo 1 2 3 4 5 25 Mi disinteressavo totalmente dell'impressione che avrei dato di me stesso. 1 2 3 4 5 26 Durante la prestazione, sembrava che il tempo si fosse fermato. 1 2 3 4 5 Quell'esperienza mi ha lasciato una sensazione di crescita delle capacità: sentivo 27 1 2 3 4 5 di essere più forte di prima 28 Le difficoltà della sfida e le mie abilità erano entrambe allo stesso livello 1 2 3 4 5 29 Facevo le cose in maniera spontanea e automatica, senza doverci pensare 1 2 3 4 5 30 I miei obiettivi erano chiaramente definiti 1 2 3 4 5 31 Riguardo alla mia performance, avrei potuto dire quanto bene stesse andando 1 2 3 4 5 32 Ero completamente immerso nel compito che stavo eseguendo. 1 2 3 4 5 33 Sentivo di avere il pieno controllo del mio corpo. 1 2 3 4 5 Ero assolutamente disinteressato di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare di 34 1 2 3 4 5 me. 35 A volte sembrava che le cose avvenissero a rallentatore. 1 2 3 4 5 36 Ho trovato quell'esperienza estremamente appagante. 1 2 3 4 5 La scala è stata successivamente adattata al gergo tecnico delle singole discipline (Muzio & Nitro, 1999). Tab. 3 - Esemplificazione di alcune versioni sport-specifiche per 2 item (n. 4, 14) della FSS in lingua italiana. Item versione Item adattato Item adattato Item adattato al Item adattato 18
STANDARD alla SCHERMA all’ATLETICA NUOTO all’ HOCKEY 4. Mi era molto Mi era molto Mi era molto Mi era molto Mi era molto chiaro chiaro chiaro il fatto che chiaro il fatto che chiaro il fatto che il fatto che stessi il fatto che stessi stessi correndo stessi nuotando stessi giocando facendo bene. tirando bene. bene. bene. bene. 14. Era facile Era facile tenere Era facile tenere Era facile tenere Era facile tenere tenere la mente la mente la mente la mente la mente concentrata concentrata sulla concentrata sulla concentrata sulla concentrata sull’assalto gara. nuotata. partita. su quello che stava accadendo La ricerca: Il flow nello sport di alto livello 1 Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di indagare la possibilità di introduzione della Flow State Scale (FSS, Jackson & Marsh, 1996) nello sport italiano di alto livello. Accanto alla verifica delle capacità discriminative di ciascuna delle 9 dimensioni, ricopre motivo d’interesse il possibile impiego della scala quale punto di partenza per programmi di preparazione mentale. La procedura di raccolta dati si è sviluppata in due momenti cronologicamente distinti e ha interessato 1101 atleti (Tab.4). Nella prima fase (1998-2004) sono stati coinvolti 761 atleti agonisti di alto livello (squadre Nazionali italiane), di età compresa tra 16 e 48 anni. Nella seconda (2004-2010), la ricerca è stata estesa a discipline sportive meno conosciute, quali il surf, il wu-shu, la danza sportiva o il trial. Tab.4 - Composizione numerica del campione Disciplina Totale Maschi Femmine Livello tecnico Prima Fase (1998-2004) 1 Hanno collaborato alla fase di raccolta dati: Sofia Andreoni, Margherita Azzoni Tognola, Cecilia Battaglia, Raffaella Bonalumi,Federica Bontempi, Alessandro Buson, Laura Carta, Angelo Cattaneo, Francesca Cobianchi, Andrea Colombo, Marisa Colombo, Cristian Colucci, Fabio D’Argenio, Daniela Di Pinto, Michaela Fantoni, Federica Forni, Roberto Franzin, Matteo Fumagalli, Matteo Garaldi, Anna Gagliardi, Francesco Giovanetti, Milena Gnoni, Igor Guidotti, Flavio Lipari, Simona Lombardo, Filippo Maestrello, Mauro Magenes, Michele Marra, Loris Massignan, Stefano Masso, Elena giulia Montorsi, Marina Ninno, Matteo Oliva, Stefania Ortensi, Chiara Pigozzo, Gabriele Pirola, Fantasio Piscopo, Francesca Reali, Raffaella Ruggeri, Eduardo Sacco Caprotti, Pandora Segre, Silvia Seveso,Andrea Stella, Giovanni Teoli, Chiara Tresoldi, Milena Ungari, Veronica Valtorta, Alessandra Vinco, Marco Zacchetti , Marco Zago. 19
Ciclismo 53 42 11 Professionisti, juniores e challenge Sci 16 0 16 Squadra Nazionale italiana Scherma 40 23 17 Squadra Nazionale italiana Atletica 47 33 14 Squadra Nazionale italiana Nuoto 31 23 8 Squadra Nazionale italiana Calcio 121 64 57 Atleti serie A, B e C Volley 64 64 0 Atleti serie A1, A2, B1, B2 Hockey 38 38 0 Atleti serie A Danza 43 12 31 Professionisti classica e moderna Basket 58 28 30 Atleti Serie A1, A2, B1, B2 Rugby 38 38 0 Atleti serie A1, A2 Golf Squadra Nazionale italiana golfisti 28 23 5 professionisti Freeride 58 48 10 Squadra Nazionale italiana Pattinaggio 52 0 52 Squadra Nazionale italiana Orienteering 35 23 12 Squadra Nazionale italiana Parapendio 39 32 7 Squadra Nazionale italiana Seconda Fase (2004-2010) Trial 40 39 1 Squadra Nazionale italiana Wu-shu 16 13 3 Atleti di alto livello Surf 12 10 2 Nazionale Italiana Danza Atleti di alto livello, fra cui atleti internazionali sportiva 16 5 11 Apnea 21 15 6 Atleti di alto livello Pallamano 112 112 0 Atleti di alto livello Calcio 15 15 0 Selezione Serie B FIGC Equitazione 30 23 7 Atleti di alto livello Subacquea 80 65 15 Atleti di alto livello Si rimanda a Muzio (2004) e al sesto capitolo del presente volume per un approfondimento quantitativo dei risultati della ricerca. In questa sede, ne verranno prese in considerazione le ricadute applicative. Dalle nove dimensioni alla preparazione mentale Un’analisi delle implicazioni operative del vissuto di flow in ambito sportivo consente un’ulteriore interpretazione del modello multidimensionale proposto da Csikszentmihalyi (1990). Delle nove dimensioni, alcune possono essere considerate condizioni predisponenti la peak performance; le altre rappresentano caratteristiche descrittive dell’esperienza ottimale (Muzio & Crosta, 2004) Tra le condizioni predisponenti si indicano: - la D1 (percezione di equilibrio tra difficoltà del compito e abilità possedute), che promuove nell’atleta l’insorgere di un livello ottimale di arousal, con conseguente riduzione dell’instaurarsi di vissuti di ansia, o, al contrario, di noia e apatia; 20
- la D3 (mete chiare), che consente di identificare aspettative coerenti e adeguate; - la D4 (feedback immediato), che agisce da rinforzo, mantenendo l’orientamento del focus attentivo sugli obiettivi. Le restanti sei dimensioni (D2 – unione tra azione e coscienza; D5 – concentrazione sul compito; D6 – senso di controllo; D7 – perdita della autoconsapevolezza; D8 – destrutturazione del tempo; D9 – esperienza autotelica) derivano dai tre fattori predisponenti e ne rappresentano il prodotto esperienziale. Da esse origina infatti il valore intrinseco dell’esperienza di flow e la possibilità di contribuire alla peak performance attraverso un incremento di motivazione intrinseca, self-confidence e self- efficacy (Muzio & Crosta, 2004). Fattori Vissuto di flow: predisponenti aspetti emotivi e cognitivi D2 Unione tra azione e coscienza D5 Concentrazione sul compito D6 Senso di controllo D1 Percezione di equilibrio D7 Perdita della coscienza di sé tra sfide e abilità (mancanza di auto-monitoraggio) D3 Mete chiare D8 Destrutturazione del tempo D4 Feedback esplicito D9 Esperienza autotelica (entusiasmo e e immediato motivazione intrinseca) Ottimizzazione del Incremento di PEAK self-efficacy, livello di arousal e PERFORMANCE self confidence e del focus attentivo motivazione intrinseca Fig. 1 - Flow: differenziazione funzionale delle nove dimensioni (Muzio & Crosta, 2004) La specificità delle singole discipline 21
Negli anni, la pratica professionale ha confermato i risultati della ricerca, evidenziando la presenza di profili esperienziali specifici per ciascuna disciplina. Fig. 2 – FSS: Differenze disciplino-specifiche Consideriamo, a titolo esemplificativo, il caso della scherma. Il profilo esperienziale degli schermidori di alto livello si caratterizza per valori particolarmente elevati nella D2 (unione fra azione e coscienza), D4 (feedback immediato), D5 (concentrazione sul compito) e D9 (esperienza autotelica). Nella scherma- disciplina a open skills- la percezione di feedback immediati assume un’importanza fondamentale. In questo caso, l’informazione di ritorno non comunica soltanto all’atleta l’esito della sua azione, ma si rivolge all'ambiente esterno, o meglio, all’avversario, il quale 22
è costretto a modulare di conseguenza il suo comportamento. Ne deriva una spirale di rimandi bidirezionali cui prestare costantemente attenzione. D’altronde, proprio l’oculata gestione delle risorse attentive e della concentrazione rappresenta un fattore particolarmente predisponente l’esperienza ottimale. Le strategie di esplorazione visiva devono infatti svilupparsi in senso gestaltico, conciliando in modo complementare visione periferica e centrale. In questo modo, l’atleta può leggere anticipatamente i gli sviluppi della situazione e identificare, all’interno di essa, le stimolazioni di maggiore importanza. Il tutto avviene a grande velocità e in intervalli temporali estremamente ridotti. Per questo, la risposta dello schermidore, sia essa di attacco o di difesa, arriva durante l’analisi stessa della situazione, determinando una piena sincronia fra pensiero, intenzione e azione. Affinchè l’esperienza si percepita come ottimale, occorre però che l’atleta provi una sensazione di profondo divertimento nell’attività praticata. In allenamento L’analisi del vissuto di flow in fase di allenamento permette ulteriori considerazioni sul differente ruolo delle nove dimensioni. Alcune agiscono prevalentemente in chiave tecnica, altre assumono un significato più ampio. Una coppia di atleti di danza sportiva è di recente giunta alla nostra osservazione. Da anni, i due ballerini sono presenti nello scenario internazionale. Pur confortati da ottimi piazzamenti - sesti all’ultima edizione dei Campionati del Mondo a Singapore -, negli ultimi tempi avvertono forti difficoltà, sottolineando ripetutamente che “la chimica della coppia non funziona più”. Dai colloqui emergono problematiche affettive e disallineamento sugli obiettivi. In particolare, mentre il partner appare più motivato e dotato di forte self-efficacy, la ballerina dimostra problemi di immagine di sé e fragilità emotiva. Le differenze ci appaiono ancora più evidenti dai risultati della FSS. Sono per lui molto alte la D1 (equilibrio sfida-abilità) e la concentrazione sul compito (D5); per lei forte immersione nel compito, fluidità e piacere di ballare sono in netto contrasto con la D5: “La mia testa è affollata da troppi pensieri”. 23
Fig. 3- FSS: Esperienza ottimale di due ballerini di livello internazionale E’ interessante notare che entrambi gli atleti fanno riferimento alla stessa competizione. Condivisione e confronto dei risultati forniscono indicazioni per il piano di allenamento: si lavorerà su obiettivi a breve termine, ponendo particolare attenzione alle dinamiche emozionali. Parallelamente, si rendono necessari colloqui mirati ad un approfondimento delle cause di malesseri e conflitti. In alcune situazioni, la FSS può mettere in luce segnali di disagio, così come appare nel caso che segue. Riflettere su una dimensione come la D1(equilibrio sfida-abilità) sottolinea l’importanza di individuare mete chiare e realistiche, sulle quali orientare il piano di lavoro e la messa a punto di efficaci strumenti di feedback, ancor più indispensabili nel settore giovanile. Tematiche affrontate - a stagione agonistica avanzata - in un colloquio con un allenatore di ginnastica artistica. Pochi giorni prima, una sua atleta giunge alla nostra osservazione: ha tredici anni e fa parte della squadra Nazionale. Da qualche tempo si sente “molto stressata”, denuncia un calo di motivazione in allenamento e soventi episodi di infortuni, seppur lievi. Per il tecnico, ma soprattutto per i genitori non è facile ammettere, o forse, accettare, l’idea che si stiano commettendo degli errori. L’atleta si non si sente all’altezza di rispondere alle aspettative. La ginnastica ha perso il sapore del gioco. Il rischio non è solo il drop out, ma - fatto ancor più grave- l’arrecare danno al processo di sviluppo della ragazza. Non abbiamo conferma che le nostre parole abbiano avuto un seguito. I genitori hanno disdetto l’appuntamento successivo. 24
La FSS può trovare un ulteriore possibilità di impiego: l’ottimizzazione dello spogliatoio. Lo scenario è quello di una squadra di calcio, che milita nella prima divisione professionistica di un campionato straniero. La richiesta di counseling è formulata dal Presidente della Società, persona dotata di forte leadership e dalla mentalità internazionale. Da subito emerge nella squadra la presenza di individualità, culture, esperienze sportive e di vita differenti. La situazione complessa suggerisce di programmare colloqui individuali con la dirigenza, incontri di gruppo ed individuali con lo staff tecnico ed interventi per piccoli gruppi. Si ritiene fondamentale acquisire un quadro più completo di individualità, sinergie, e modalità di comunicazione in campo, nonché di possibili conflitti. Appare necessario e prioritario un intervento che alimenti empatia, che lavori sulla fiducia e che crei un terreno di condivisione e di allineamento degli obiettivi. Il focus si orienterà soprattutto sul Mister, determinante nell’alimentare e sostenere le risorse emotivo-motivazionali dei giocatori. Una crescita della self efficacy percepita e uno staff sempre più allineato sono i protagonisti di una fase di Campionato in cui la squadra inizia ad esprimere le sue potenzialità. La FSS lo conferma (Fig.4). C’è maggiore leggerezza (D9), si gioca una partita alla volta (D3), si rischiano nuovi schemi di gioco, sembra emergere una maggior consapevolezza e capacità di assumere responsabilità in campo (D5). Con il supporto del Mister si parla di flow in spogliatoio. Dei 36 item ne vengono identificati e condivisi 9 (1 per dimensione). Di volta in volta, ai giocatori si chiede di mettere a confronto l’allenamento appena concluso con il profilo di funzionamento ottimale. Evidenti i vantaggi in termini collective efficacy e motivazione intrinseca. Fig. 4 – L’esperienza ottimale di una squadra di calcio professionistica 25
In Gara Di pari interesse risulta l'approfondimento delle tematiche del flow in fase di gara. L’analisi delle singole dimensioni della FSS o dei dati generali, come nel caso che segue, può fornire indicazioni interessanti. I grafici riportano i profili di due marciatori, nella stagione invernale in anno olimpico. Per entrambi la gara in Portogallo avrà esito negativo, preannunciato dallo stato di “non condizione” emerso dai punteggi alla FSS compilata nei giorni di poco precedenti la trasferta. Gli atleti sono in fase di carico: per l’uno la D1(equilibrio sfida-abilità) e per l’altra la D6 (senso di controllo) parlano chiaro. Lo stesso vale per la D9 (esperienza autotelica). Venire a conoscenza, comprendere e condividere il momento delicato permette di andare in gara, meglio preparati a risultati che non possono essere che modesti. Diverse le considerazioni sul piano emotivo: un ritiro o un risultato negativo, accettati sul piano razionale, vanno accompagnati da supporti capaci di equilibrio e di vision. Le medaglie olimpiche originano anche da lì. Fig. 5 - L’esperienza ottimale di due marciatori di livello olimpico. Per entrambi, la gara di Molfetta identifica il profilo di funzionamento ottimale. Oltre a monitorare lo stato di flow, opportuni interventi possono aumentare la possibilità di rientrarvi. Si rendono necessari a riguardo, la ricerca e lo sviluppo di meccanismi capaci di riorientare l’attenzione verso il compito. Differenti strumenti - meglio descritti nella parte finale del capitolo - potranno essere d’aiuto. Ne sono un esempio il self-talk (Dagrou, Gauvin, & Halliwell, 1992; Hardy, Gammage, & Hall, 2001; Hardy, Hall, & Alexander, 2001), le routine preparatorie (Weinberg & Gould 1995) e la focalizzazione su stimoli specifici della prestazione 26
(Martens, 1991), in precedenza selezionati in base al loro potere di orientare l’attenzione sull’azione in atto. Il flow in un processo di preparazione integrata Lo sport agonistico richiede, a partire dai settori giovanili, un allenamento integrato che tenga conto delle diverse componenti alla base della prestazione (Fig. 6). In linea con gli studi della Positive Psychology (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000), l’impegno è quello di costruire il modello di funzionamento ottimale dell’atleta, supportando e sviluppando le condizioni individuali ed ambientali predisponenti e/o favorenti la sua espressione. Fig 6 - Modello di preparazione integrato Un programma di preparazione mentale integrato dovrà dunque tener conto di aspetti: - strutturali, volti all’analisi e al rispetto della conformazione psicologica dell’atleta; - funzionali, per un’ ottimizzazione dei processi di elaborazione delle informazioni nel sistema cognitivo; - psicofisiologici, volti modulazione della reattività psicofisica; - sistemici, per una concettualizzazione situata dell’atleta nei contesti sociali di riferimento Esso si svilupperà poi in tre fasi (Muzio, 2004; Weinberg & Gould, 2007): 27
- educazione, finalizzata a sviluppare la consapevolezza di come le abilità mentali influenzino la prestazione e a riconoscerne l’allenabilità - apprendimento, momento dell’apprendimento delle tecniche e delle strategie necessarie allo sviluppo delle differenti abilità mentali; - allenamento, fase mirata all’automatizzazione delle abilità mentali e al loro trasferimento in gara. Strumenti e Tecniche Veniamo ora operativamente a prendere in considerazione come le nove dimensioni siano punto di partenza e, nel medesimo tempo, obiettivo di un protocollo di preparazione mentale. Tab. 5- Dalle nove dimensioni del flow alla preparazione mentale Preparazione Mentale: strumenti e tecniche Esperienza Ottimale: Dimensioni Allenabili 1. Assessment psicodiagnostico Screening del profilo di funzionamento ottimale 2. Colloquio Trasversale alle nove dimensioni 3. Goal Setting D3: Mete Chiare 4. Training Propriocettivo D2: Unione fra azione e coscienza D4: Feedback immediato 5. Rilassamento e gestione dello stress D1: Equilibrio sfida-abilità D4: Feedback immediato D6: Senso di controllo 6. Controllo del pensiero e self-talk D1: Equilibrio sfida-abilità D5: Concentrazione D6: Senso di controllo D7: Perdita di autoconsapevolezza 7. Concentrazione D5: Concentrazione D6: Senso di controllo 8. Imagery D1: Equilibrio sfida-abilità D3: Mete Chiare D5: Concentrazione D6: Senso di controllo 9. Allenamento ideomotorio D1: Equilibrio sfida-abilità D3: Mete Chiare D5: Concentrazione D6: Senso di controllo 28
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