L'esperienza ottimale nella Psicologia dello Sport - Marisa Muzio

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L'esperienza ottimale nella Psicologia dello Sport - Marisa Muzio
9. L’esperienza ottimale nella Psicologia dello
  Sport
di Marisa Muzio, Luca Argenton

Introduzione

    Lo studio delle relazioni tra attività fisica e qualità della vita rappresenta
una delle aree di maggiore interesse per diverse discipline psicologiche,
dalla psicologia della salute a quella applicata allo sport, fino alla
psicologia del ciclo di vita. L’attività motorio-sportiva influenza
direttamente le condizioni fisiche e la percezione individuale di benessere,
andando a giocare un ruolo rilevante tra i fattori modulanti la qualità della
vita (Bal Filoramo, 2001; Berger & Tobar, 2007; Bize, Johnson, &
Plotnikoff, 2007; Trabucchi, 2003). Alla pratica di esercizio fisico
continuativo sono associati cambiamenti positivi del tono dell’umore,
dell’idea di sé e dell’autostima, della self efficacy, l’abbassamento degli
indicatori psicologici e fisiologici di stress (per un approfondimento si
vedano Penedo & Dahn, 2005), così come esperienze caratterizzate da
percezione di positività, gioia, benessere, divertimento, piacere o intensità
emotiva, tipiche dei peak moments.
    D’altronde, lo sport e l’attività fisica rappresentano alcune fra le attività
maggiormente predisponenti l’ingresso nello stato di flow
(Csikszentmihalyi, 1990; Jackson & Csikszentmihalyi, 1999).
    La concettualizzazione dei confini della psicologia dello sport, così
come delle aree d’indagine in cui essa si muove e delle ricadute applicative
che la caratterizzano, diviene dunque un presupposto fondamentale per
comprendere la centralità della tematica del benessere nella prestazione
sportiva.

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L'esperienza ottimale nella Psicologia dello Sport - Marisa Muzio
La psicologia dello sport: il modello ricerca-formazione-
counseling

    La psicologia dello sport e dell’esercizio fisico si presenta oggi, dopo
oltre un secolo di evoluzioni e cambiamenti, come area teorico-applicativa
in cui convergono e si integrano i contributi delle scienze dello sport
(biomeccanica, fisiologia dell’esercizio, sviluppo ed apprendimento
motorio, medicina dello sport, pedagogia dello sport, sociologia dello sport)
e delle discipline psicologiche (psicologia clinica, generale e sperimentale,
fisiologica, dello sviluppo, della personalità) (Brewer, 2009; Cei, 1998;
Cox, 2011; Guicciardi, 2003; Horn, 2008; Meterangeli, 2007; Nascimbene,
2011; Spinelli, 2002; Weinberg & Gould, 2007).
    La psicologia dello sport approccia un vasto dominio d’indagine, come
risulta evidente dalla schema che segue.

Tab.1 - Aree d’indagine della Psicologia applicata allo sport (Muzio, 2004; Muzio &
Argenton, 2011, modificato)

               Psicologia dell’esercizio   Attività motorio-sportiva, salute, qualità della vita
               e del benessere

               Acquisizione delle
                                           Acquisizione e sviluppo delle attività motorie
               abilità e modelli di
                                           Psicomotricità e aspetti psicopedagogici
               apprendimento

               Sport e ciclo di vita       Sport: dall’età dello sviluppo all’invecchiamento

               Sport e Handicap            Attività motorio-sportiva, riabilitazione e rieducazione
                                           Agonismo

PSICOLOGIA     Psicofisiologia dello       Neuropsicologia dell’attività motorio-sportiva
  DELLO        sport                       Processi cognitivi, coordinamento e controllo del
   SPORT
                                           movimento

                                           Motivazione all’attività motorio-sportiva e ciclo di vita
               Motivazione nelle           Sport e identità di genere
               attività sportive           Drop out nell’età dello sviluppo
                                           Modelli motivazionali e sport di alto livello

                                           Prestazione e aspetti di personalità
               Caratteristiche             Prestazione: risposte emotivo-cognitive
               individuali e prestazione   Talento
               sportiva                    Esperienza ottimale

                                           Goal setting

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Tecniche psicologiche di   Regolazione dell’arousal
               incremento della           Imagery
               performance                Controllo e modulazione dell’attenzione
                                          Self talk e controllo del pensiero

                                          Leadership: stili e skills
                                          Dinamiche sociali e sistemiche nel team
               Dinamiche di gruppo        Fasi di sviluppo, programmazione, motivazione
                                          Comunicazione
                                          Esperienza ottimale nei gruppi

                                          Preparazione mentale individuale
               Counseling                 Team counseling
                                          Outplacement dello sportivo di alto livello
                                          Riabilitazione psicologica da infortunio
                                          Gestione di problematiche cliniche

                                          Modelli di valutazione psicologica integrata
               Tecniche di valutazione    Sviluppo e validazione di strumenti diagnostici.
                                          Tecniche psicometriche di analisi dei dati

   Il sistema integrato ricerca – formazione – counseling (Muzio, 2004;
Muzio & Argenton, 2011) caratterizza l’operare in un così vasto scenario.
   Sviluppata sulla base del metodo d’indagine scientifico proprio della
psicologia sperimentale, la ricerca prevede:

-   lo sviluppo di teorie e modelli esplicativi, la loro validazione ed
    applicazione sul campo;
-   la messa a punto, la taratura e la standardizzazione di strumenti e
    metodologie di valutazione;
-   l’applicazione di tecniche quantitative e qualitative di analisi dei dati;
-   il supporto e la verifica teorica di conoscenze e pratiche empiriche
    scaturite dal campo.

    La formazione si articola in:

-   insegnamento in ambito accademico;
-   formazione teorica ed applicativa rivolta a professionisti del settore;
-   sensibilizzazione rivolta a atleti, tecnici e figure dirigenziali.

   Il counseling - implicazione operativa degli sviluppi teorici - è andato
evolvendo dal tradizionale modello d’intervento psicoterapeutico ad un
approccio orientato all’analisi e all’ottimizzazione della prestazione (Bal

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Filoramo, 2001; Cei, 1998, 2011; Muzio, 2004). Tale orientamento, basato
sull’integrazione di presupposti teorici cognitivo-comportamentali,
psicofisiologici e sistemici prevede l’analisi integrata di:

-   caratteristiche individuali dell’atleta (tecniche, psicologiche);
-   contesto ambientale e situazionale di riferimento;
-   modalità di espressione della prestazione ottimale ed elementi
    situazionali ad essa collegati;
-   potenzialità di sviluppo della prestazione in riferimento ai parametri di
    eccellenza individuali;
-   predisposizione ed attuazione di training mirati allo sviluppo delle
    componenti ad elevata potenzialità secondo programmi a medio-lungo
    termine;
-   valutazione di parametri tecnici e psicologico-comportamentali in
    itinere

    In linea con le attuali tendenze della Positive Psychology (Seligman &
Csikszentmihalyi, 2000), l’approccio applicativo non focalizza la propria
attenzione su aspetti negativi, deficitari o devianti, da modificare nell’atleta
o nel sistema in analisi. Tende piuttosto a costruirne il modello di
funzionamento ottimale e a supportare e sviluppare le condizioni
individuali ed ambientali predisponenti e/o favorenti la sua espressione.

                  Case History: Federazione Italiana Golf

      Ad esemplificazione del modello integrato ricerca – formazione – counseling,
si presenta un intervento rivolto al settore professionistico della Federazione
Italiana Golf negli anni 2002-2004.
      Il progetto intendeva favorire una crescita globale, non solo agonistica, dei
giocatori, promuovendo, parallelamente, lo studio degli aspetti propriamente
psicologici del golf di alto livello e delle tecniche di preparazione mentale ad essi
relative. In questa logica va intesa la messa a punto di un piano di lavoro basato su
ricerca, formazione e counseling.

    Fasi
    Ricerca

    La ricerca si è prevalentemente orientata sullo studio dei rapporti tra flow,
peak performance e variabili di personalità e sulla rilevazione di parametri

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cinetico-dinamici, attraverso il Device Daphne, nell’ambito di un collaborazione
con il Dipartimento di Meccanica, Laboratorio di Robotica, Politecnico di
Milano).
     I giocatori, impegnati nella fase di assessment, sono stati 28 professionisti
componenti la Selezione Nazionale Italiana, di età compresa tra 20 e 45 anni
(media 27), di cui 23 maschi e 5 femmine.
     A integrazione della fase di assessment sono stati utilizzati, oltre alla F.S.S, il
Cognitive Behavioural Assessment - Sport (C.B.A. - Sport, G.Vidotto, G.P.Turchi,
A.Salvini, A.Appolonia, R.Iacopazzi, 2002), il Questionario di Antonietti, Resinelli
(1995 e il Test di Corsi (Milner, 1971).

 Fig.1 - Punteggi medi delle 9 dimensioni della F.S.S. per il golf, in riferimento a sport
individuali e di squadra

     Relativamente al flow, i dati hanno evidenziato come nel campione di golfisti
fossero presenti:

-   punteggi elevati, nel vissuto di flow di D9 (esperienza autotelica)
-   correlazioni significative tra una positiva valutazione dell’affermazione di sé e
    D1 (equilibrio sfida-abilità) e D3 (mete chiare)
-   correlazioni significative fra la capacità di impegnarsi in modo assiduo e D7
    (perdita di autoconsapevolezza);
-   correlazioni positive tra il livello di attivazione e il tempo di reazione
    semplice;
-   correlazioni positive tra la velocità nel compito di reazione semplice e D4
    (feedback immediati)

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Le specificità relative al funzionamento ottimale hanno trovato immediate
ricadute nell’intervento di counseling. Ad esempio: la D9 (esperienza autotelica) è
la dimensione caratterizzata da più alto punteggio. Uno degli aspetti sui quali si è
maggiormente lavorato è la costruzione di un atteggiamento mentale positivo in
fase di allenamento. Il pensiero “Non ho le sensazioni, oggi non pratico” andava
riorientato: “E’ una sfida per me ricercare le sensazioni e su queste costruire un
percorso di lavoro allenante”.

    Counseling

      Gli interventi su campo, durante i raduni collegiali, hanno previsto
osservazioni comportamentali, colloqui individuali di sensibilizzazione alle
tematiche dell’allenamento mentale. Il concetto di funzionamento ottimale è stato
il punto di partenza.
      Sono stati oggetto di attenzione la restituzione dei risultati dell’assessment,
l’analisi dei bisogni e delle caratteristiche del singolo giocatore e la messa a punto
di tecniche personalizzate.
      Attraverso una modellazione del setting in base allo stato di avanzamento del
singolo giocatore e degli obiettivi tecnici da raggiungere, le sedute, effettuate sia in
sede, che sul campo, hanno previsto l’impostazione e la verifica di specifici
esercizi di allenamento mentale da associare alle sedute di allenamento tecnico e
l’ottimizzazione dell’approccio mentale ai singoli colpi.
      Modulato sulla base delle esigenze individuale, l’intervento di preparazione
mentale ha seguito tre fasi fondamentali (meglio illustrate nel cap. 13): educazione,
apprendimento e allenamento.
       Da rilevare come l’attenzione si sia rivolta sia al singolo giocatore che al
gruppo squadra. Il golf è una disciplina individuale per eccellenza: la proposta di
incontri finalizzati ad incrementare team building e team identity ha evidenziato
non pochi pregiudizi.
      In particolare, il programma è stato predisposto per supportare e monitorare il
passaggio da un’ottica di rendimento del gruppo (insieme di prestazioni
individuali) ad una visione di integrazione armonica e dinamica di singole
performance e competenze; in una squadra proiettata verso obiettivi condivisi.

    Formazione

     La formazione dei tecnici ha previsto la definizione, acquisizione e
sistematizzazione di strumenti e metodologie interdisciplinari integrate. Alla base,
obiettivi di empowerment su tematiche quali leadership, comunicazione, auto ed

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etero-motivazione, team building, team management. Nell’ottica di un continuo
processo di cambiamento.
     La messa in atto di cambiamenti diversificati determina infatti il
conseguimento di migliori risultati sul campo, alimentando la percezione di self-
efficacy e self-confidence. Ne deriva un aumento di rendimento e motivazione. Si
creano, infatti, le condizioni perché emergano livelli ottimali di arousal con un
conseguente maggior investimento di risorse.
     Dall’altra parte, un’adeguata gestione del ruolo professionale, garantita da una
corretta gestione dell’eustress, incrementa l’autoefficacia percepita. Ne
conseguono migliori risultati e maggiore apertura al cambiamento.
     All’interno di questo sistema virtuoso, il processo formativo promuove
dunque il cambiamento come punto di partenza e risultato del percorso stesso
(Muzio & Crosta, 2004).

Fig. 2 - Il cambiamento per una migliore gestione del ruolo (Muzio & Crosta, 2004)

Verso una tecnologia del rendimento ottimale

   Pensare alla psicologia applicata allo sport come ad un artefatto
tecnologico volto alla promozione del benessere e della prestazione

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ottimale potrebbe suscitare perplessità. Quasi a rievocare le metafore
computazionali del primo cognitivismo, o a fare della psicologia sportiva il
doping del terzo millennio.
    Eppure, nella sua origine etimologica, la parola “tecnologia” rimanda a
tèchne e all’espressione hèxis nou, riferita alla possibilità di essere padroni
e di disporre della propria mente (Galimberti, 2002, 2009).
    In quanto tèchne psychès - metodo, abilità e possibilità dello psichico -
la psicologia risulta così naturalmente propensa ad accogliere la psychè
altrui, a fare in modo che questa possa esplodere le proprie peculiarità
nell’autentica possibilità di essere, almeno in qualche modo, padroni della
propria essenza. Potremmo, quindi, parlare di una tecnologia eudaimonica,
volta alla promozione del benessere attraverso un percorso di
empowerment che tenga conto della globalità della persona e del suo
posizionarsi all’interno del sistema sociale di riferimento.
    In questo senso, la psicologia applicata allo sport si delinea come risorsa
concreta e strumento efficacemente integrabile nel panorama allenante. In
particolare, l’analisi delle caratteristiche dell’esperienza personale
dell’atleta nelle situazioni di resa ottimale ne permette la comprensione e la
replica in situazioni di eccellenza.
    Rientrano in questa sfera teorico-applicativa gli studi riferiti ai processi
e agli stili percettivo-cognitivi, considerati nella loro relazioni con la
prestazione motorio-sportiva (Fuelscher, Ball, & Macmahon, 2012; Moran,
2012), i modelli teorici riguardanti le attitudini intellettive ed il problem
solving in ambito sportivo (Ripoll, Kerlirzin, Stein, & Reine, 1995), così
come l’ampio ventaglio di ricerche sulla dimensione attentiva e sulla
concentrazione.
    Accanto a tali ricerche va, tuttavia, tenuta in considerazione anche
l’analisi della componente emotiva, considerata nella sua natura, nei suoi
antecedenti e nelle sue conseguenze (Hanin, 2000), così come nella sua
relazione con la dimensione cognitiva. Proprio a quest’ultima area di
interesse si riferiscono gli studi sull’intelligenza emotiva nello sport (Lane,
Thelwell, Lowther, & Devonport, 2009; Meyer & Fletcher, 2007), sulla
durezza mentale (mental thoughness) (Jones, 2002; Jones, Hanton, &
Connaughton, 2007), la passione (Vallerand et al., 2008) o sulle strategie
di coping (Nicholls & Polman, 2007) utilizzate dagli atleti. Il tutto con
un’attenzione costante alla dimensione sociale in cui l’individuo è inserito
(Manzi & Gozzoli, 2009).
    E’ in questo quadro di riferimento che si contestualizzano gli studi sulla
peak performance - e sui peak moments in generale -, nonchè l’utilizzo
teorico-applicativo di modelli di analisi fenomenologica (Berger & Motl,

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2001; Hunter & Csikszentmihalyi, 2000; Jackson & Csikszentmihalyi,
1999; Willig, 2008).
    Tali contributi analizzano il comportamento individuale attraverso la
valutazione della qualità dell’esperienza percepita e tendono ad attribuire
alle differenti valenze motivazionali intrinseche dei vissuti psicologici (da
positivi a negativi), la ragione della differente probabilità di riproduzione di
situazioni e comportamenti. Le percezioni ed i vissuti positivi
rappresenterebbero così gli elementi propulsori dello sviluppo delle abilità
dell’atleta (Jackson & Csikszentmihalyi, 1999), portandolo alla continua
ricerca di situazioni di performance caratterizzate da richieste di compito a
difficoltà e complessità crescenti.
    Converge verso medesime assunzioni anche la personal investment
theory (Roberts, Treasure, & Conroy, 2007), secondo cui il comportamento
risulta determinato dal significato personale che le specifiche situazioni
rivestono per l’individuo-atleta. Il personal meaning si riferisce, in
particolare, a incentivi individuali, percezione del sé (competenza
percepita, fiducia in sé, orientamento agli obiettivi, identità sociale) e
opportunità percepite (Dishman, 1994).

I peak moments

    La specificità dei costrutti di flow, peak experience, peak performance e
exercise high (Berger & Tobar, 2007) rintraccia un proprio denominatore
comune in esperienze apicali definite come peak moments. Si tratta di stati
caratterizzati da un totale investimento delle risorse psico-fisiche
dell’individuo nell’azione con la conseguente esclusione dallo spazio
attentivo di ogni elemento estraneo alla situazione generatrice.
    Tali stati non rispondono a logiche di pianificazione o anticipazione
volontaria, ma sono il frutto di una complessa sinergia di fattori
multidimensionali temporanei.
    Pur sperimentabili in differenti attività, presentano un’elevata
probabilità di comparsa – ad eccezione della peak experience - durante la
pratica delle attività motorio-sportive (Csikszentmihalyi, 1990; Harmison,
2011; McInman & Grove, 1991).

Peak Performance

   La peak performance è definita come stato di funzionamento
eccezionale del sistema psicofisico individuale (Berger & Motl, 2001).

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Corrisponde ad un’espressione comportamentale, nella quale la prestazione
oggettiva oltrepassa il livello normalmente espresso dall’atleta in una
determinata situazione. Al superamento dello standard abituale
corrispondono specifici correlati psicologici: chiara focalizzazione
dell’attenzione sull’attività (clear focus), iniziale coinvolgimento nel
compito (fascination with the task), spontaneità (spontaneity) e forte senso
del Sé (strong sense of self) (Berger & Tobar, 2007).

Fig.3- Il rapporto fra flow, peak experience, peak performance e exercise high (Berger &
Tobar, 2007, modificato)

    Analizzando la relazione tra peak performance e flow, risulta evidente
come alcune principali componenti della prima risultino analoghe a
caratteristiche basilari dell’esperienza ottimale (concentration on task at
hand, clear goals, action-awareness merging; Jackson & Marsh, 1996). In
letteratura, Privette (2001) mette in relazione i due costrutti, delinea
elementi comuni e differenze tra flow e peak performance, giungendo
peraltro a talune considerazioni non del tutto condivisibili. In particolare gli
elementi “full focus” e “a sense of self in clear process” vengono attribuiti

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in modo esclusivo alla peak performance: il primo corrisponde ad una
caratteristica basilare per il verificarsi anche dello stato di flow
(concentration on task at hand, Jackson & Marsh, 1996); il secondo risulta
invece di difficile definizione, soprattutto se messo in relazione alla loss of
self, come intesa da Csikszentmihalyi (Csikszentmihalyi, 1990).
    In merito al rapporto tra i due costrutti, Massimini & Delle Fave (1999),
concordano con Jackson (1992, 1995) sottolineando che il termine peak
performance denota “uno standard di prestazione piuttosto che uno stato
psicologico”. Non ritengono opportuno analizzarla quale esperienza, bensì
quale particolare forma di comportamento, la cui eccezionalità in termini di
prestazione è promossa da uno stato esperienziale positivo, identificabile
sostanzialmente con il flow (Massimini & Delle Fave, 1999).
    In conclusione, risulta possibile ipotizzare e riconoscere il flow come
condizione necessaria, ma non sufficiente al verificarsi della peak
performance.

Peak Experience

    La peak experience è definita come stato psicologico caratterizzato da
stati affettivi positivi profondi e ad elevata intensità emotiva, quali felicità,
estasi, gioia e/o illuminazione (Berger & Tobar, 2007). E’ un evento
tendenzialmente raro, caratterizzato da uno stato di ‘trascendenza’,
contemplazione estatica, appagamento, ma anche da una condizione di
recettività e passività da parte del soggetto. L’attenzione non è
necessariamente focalizzata su uno stimolo esterno, o connessa ad
un’attività pratica; al contrario, questo tipo di esperienza viene spesso
descritta in assenza di comportamento manifesto. Risulta pertanto evidente
come tale stato esperienziale rientri solo marginalmente nelle condizioni
sperimentate dagli atleti durante la pratica sportiva, all’interno di momenti
non finalizzati al confronto agonistico o ad obiettivi di performance, per
definizione richiedenti focalizzazione dell’attenzione sull’attività in atto (e
non sugli stati interni), ricerca attiva di feedback e programmazione
continua di specifiche risposte psicomotorie.
    Il costrutto si differenzia dal flow per la condizione di recettività e
fruizione passiva che lo caratterizza, per la focalizzazione delle risorse
attentive su stati e componenti interne, nonché per l’assenza di
bilanciamento dinamico tra livello di sfida e capacità di risposta percepite e
monitorate attraverso la ricerca di continui feedback. Prevale, inoltre, nella
peak experience, il completo assorbimento in uno stato di estasi e piacere
interiore, rispetto alle percezioni di controllo, padronanza ed efficacia

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tipiche dell’esperienza ottimale.

Exercise high

    Il costrutto è definito come stato esperienziale, solitamente inaspettato,
caratterizzato da percezione di benessere profondo, sensazioni di euforia,
percezione di forza fisica e/o psicologica, abbattimento delle barriere
spazio- temporali, senso di perfezione e spiritualità, sperimentate durante la
corsa o l’attivita motoria intrapresa (Berger & Tobar, 2007). Può essere
considerato una forma specializzata di peak experience (Berger, 1996),
anche se registrata sempre in presenza di stati comportamentali di attività
(situazione riportata tipicamente dai corridori o da praticanti attività
motorio-sportive funzionalmente simili). I riferiti degli atleti risultano
prevalentemente non omogenei e differenziati, principalmente in relazione
al tipo di attività praticata. Non sempre il vissuto collegato a tale stato di
estraneamento è riportato come positivo, connotandosi in modo
ambivalente, se non negativo.
    Differentemente dal flow, lo stato di exercise high non rappresenta una
condizione di predisposizione positiva nell’ottica della crescita di abilità e
di incremento dei livelli di performance.

Bibliografia

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         benessere. Contributi multidisciplinari. Torino: Celid.
Berger, B. G., & Motl, R. (2001). Physical activity and quality of life. In R. N.
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Berger, B. G., & Tobar, B. A. (2007). Physical Activity and Quality of Life. Key
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                                        14
10. Le nove dimensioni del Flow: dalla ricerca al
    campo

di Marisa Muzio, Luca Argenton

   Introduzione

    Di flow in ambito sportivo sentiamo parlare per la prima volta a
Orlando, in Florida, nel 1997. In realtà, all’estero, il concetto è ampiamente
conosciuto: gli scout, ad esempio, selezionano i giovani di talento sulla
base delle loro capacità di esprimere in campo una condizione di
funzionamento ottimale.
    L’occasione per noi è un grande evento di basket: l’Hoop Summit,
partita di forte impatto mediatico, organizzata ogni anno da Nike. E’
trasmessa in tutto il mondo in prime time.
     Protagonisti sul parquet sono i migliori giocatori under 20 degli Stati
Uniti, messi a confronto con una squadra composta da atleti della stessa età,
selezionati nei cinque continenti. Sandro Gamba - ex CT della Nazionale
Italiana di Basket, Hall of Fame - è stato scelto per sedere in panchina quale
Head Coach della squadra “Resto del mondo”.
     Tra i giovani di talento selezionati quell’anno c’è Dirk Nowitzki, oggi
tra i giocatori di basket più forti al mondo, vincitore con i Dallas Mavericks
del campionato NBA 2011. Gli scout nel 1997 intravidero in lui capacità di
leadership, gioco d’anticipo e intelligenza emotiva: le premesse per un
ingresso nello stato di flow, a fronte di acerbe competenze tecniche.
    Un’altra esperienza. Un anno dopo - siamo nel 1998 -, durante i
Goodwill Games a New York, la squadra americana della staffetta 4x400
stabilisce con il tempo di 2’54’’20 il nuovo record del mondo. Al pubblico
presente pareva corressero senza peso.
     Di lì a poco, ascoltiamo i cronisti nella sala stampa commentare la
prestazione eccellente: gli atleti hanno corso in stato di flow. E quel
termine venne pronunciato senza incertezze: tutti parevano conoscerlo.

                                     15
Da quel momento, lo studio dell’esperienza ottimale diventa per noi
 oggetto di forte interesse. Nell’ambito dello sport, il flow è conosciuto
 dagli addetti ai lavori, ma la psicologia ha gli strumenti per valutarlo?
    Due ricercatori della University of Queensland di Brisbane (Australia),
 Susan A. Jackson e Herbert W. Marsh hanno messo a punto la Flow State
 Scale. L’attività di ricerca parte da lì.

 Traduzione e adattamento della FSS in lingua italiana: le fasi

     Strumento di indagine del flow, la Flow State Scale è stata costruita
 (FSS, Jackson & Marsh, 1996) ed applicata in ambito sportivo (Jackson &
 Csikszentmihaliy, 1998; Jackson & al., 1998) da Jackson e collaboratori, a
 partire da precedenti studi effettuati nel settore (Jackson & Roberts, 1992;
 Jackson, 1995, 1996).
     La traduzione del questionario in lingua italiana (Muzio, Nitro & Crosta,
 1998) non ha comportato modifiche strutturali della scala. Si è basata,
 laddove possibile, sulla trasposizione letterale di termini e concetti
 presentati in lingua originale. Anche a fronte di modifiche grammaticali,
 volte a favorire una migliore comprensione degli item, la connotazione
 semantica è infatti rimasta invariata.
     Per valutare la correttezza e la generabilità della traduzione è stato
 effettuato uno studio preliminare (1998) su un campione di 136 atleti
 agonisti e praticanti tennis, ginnastica artistica, pattinaggio di figura, karate,
 atletica leggera, jujitsu, hitball, twirling e windsurf.

 Tab. 1- Flow State Scale (Jackson & Marsh, 1996)

1   I was challenged, but I believed my skills would allow me to meet the challenge   1   2   3   4   5
2   I made the correct movements without thinking about trying to do so.              1   2   3   4   5
3   I knew clearly what I wanted to do                                                1   2   3   4   5
4   It was really clear to me that I was doing well                                   1   2   3   4   5
5   My attention was focused entirely on what I was doing                             1   2   3   4   5
6   I felt in total control of what I was doing                                       1   2   3   4   5
7   I was not concerned with what others may have been thinking of me                 1   2   3   4   5
8   Time seemed to alter (either slowed down or speeded up)                           1   2   3   4   5
9   I really enjoyed the experience                                                   1   2   3   4   5
10 My abilities matched the high challenge of situation                               1   2   3   4   5
11 Things just seemed to be happening automatically                                   1   2   3   4   5

                                                      16
12 I had a strong sense of what I wanted to do                                              1       2       3       4       5
13 I was aware of how well I was performing                                                 1       2       3       4       5
14 It was no effort to keep my mind on what was happening                                   1       2       3       4       5
15 I felt like I could control what I was doing                                             1       2       3       4       5
16 I was not worried about my performance during the event                                  1       2       3       4       5
17 The way time passed to be different from normal                                          1       2       3       4       5
18 I loved the feeling of that performance and I want to capture it again                   1       2       3       4       5
19 I felt I was competent enough to meet the high demand of situation                       1       2       3       4       5
20 I performed automatically                                                                1       2       3       4       5
21 I knew what I wanted to achieve                                                          1       2       3       4       5
22 I had a good idea while I was performing about how well I was doing                      1       2       3       4       5
23 I had total concentration                                                                1       2       3       4       5
24 I had a feeling of total control                                                         1       2       3       4       5
25 I was not concerned with how I was presenting myself                                     1       2       3       4       5
26 It felt like time stopped while I was performing                                         1       2       3       4       5
27 The experience left me feeling great                                                     1       2       3       4       5
28 The challenge and my skills were at an equally high level                                1       2       3       4       5
29 I did things spontaneously and automatically, without having to think                    1       2       3       4       5
30 My goals were clearly defined                                                            1       2       3       4       5
31 I could tell by the way I was performing how well I was doing                            1       2       3       4       5
32 I was completely focused on the task at hand                                             1       2       3       4       5
33 I felt in total control of my body                                                       1       2       3       4       5
34 I was not worried about what others may have been thinking of me                         1       2       3       4       5
35 At times, it almost seemed like things were happening in slow motion                     1       2       3       4       5
36 I found the experience extremely rewarding                                               1       2       3       4       5

    Tab. 2 -Flow State Scale, versione in lingua italiana (Muzio, Nitro & Crosta, 1998; da
    Jackson & Marsh, 1996, modificato)

1    Sentivo molto la sfida, ma ero certo di esserne all'altezza                        1       2       3       4       5
2    Eseguivo le azioni corrette, senza pensare al modo in cui le stessi facendo.       1       2       3       4       5
3    Sapevo chiaramente cosa volessi fare                                               1       2       3       4       5
4    Mi era molto chiaro il fatto che stessi facendo bene.                              1       2       3       4       5
5    La mia concentrazione era interamente focalizzata su quello che stavo facendo      1       2       3       4       5
6    Sentivo di avere il pieno controllo delle mie azioni.                              1       2       3       4       5
7    Ero del tutto disinteressato a ciò che gli altri avrebbero potuto pensare di me.   1       2       3       4       5
8    Lo scorrere del tempo sembrava alterato (rallentato o accelerato).                 1       2       3       4       5

                                                        17
9    Quell'esperienza mi ha veramente entusiasmato.                                        1     2   3   4     5
10 Le mie abilità erano adeguate alle difficoltà della sfida.                              1     2   3   4     5
11 Sembrava che le azioni mi riuscissero automaticamente.                                  1     2   3   4     5
12 Avevo un'idea molto chiara di ciò che volessi fare.                                     1     2   3   4     5
13 Ero conscio di quanto bene stessi andando.                                              1     2   3   4     5
14 Era facile tenere la mente concentrata su quel che stava accadendo                      1     2   3   4     5
15 Sentivo di poter controllare tutto ciò che stavo facendo.                               1     2   3   4     5
16 Ero tranquillo e sicuro della mia prestazione mentre questa avveniva.                   1     2   3   4     5
17 Il tempo sembrava passare in modo diverso dal solito.                                   1     2   3   4     5
   Le sensazioni che ho provato durante quella prestazione sono state molto
18                                                                                         1     2   3   4     5
   piacevoli e desidero provarle ancora.
   Sentivo di essere sufficientemente competente rispetto alle difficili richieste della
19                                                                                         1     2   3   4     5
   situazione.
20 Agivo in modo automatico.                                                               1     2   3   4     5
21 Sapevo bene cosa volessi ottenere                                                       1     2   3   4     5
22 Durante la prestazione, avevo un'idea corretta di quanto stessi andando bene.           1     2   3   4     5
23 Ero totalmente concentrato                                                              1     2   3   4     5
24 Avevo una sensazione di totale controllo                                                1     2   3   4     5
25 Mi disinteressavo totalmente dell'impressione che avrei dato di me stesso.              1     2   3   4     5
26 Durante la prestazione, sembrava che il tempo si fosse fermato.                         1     2   3   4     5
   Quell'esperienza mi ha lasciato una sensazione di crescita delle capacità: sentivo
27                                                                                         1     2   3   4     5
   di essere più forte di prima
28 Le difficoltà della sfida e le mie abilità erano entrambe allo stesso livello           1     2   3   4     5
29 Facevo le cose in maniera spontanea e automatica, senza doverci pensare                 1     2   3   4     5
30 I miei obiettivi erano chiaramente definiti                                             1     2   3   4     5
31 Riguardo alla mia performance, avrei potuto dire quanto bene stesse andando             1     2   3   4     5
32 Ero completamente immerso nel compito che stavo eseguendo.                              1     2   3   4     5
33 Sentivo di avere il pieno controllo del mio corpo.                                      1     2   3   4     5
   Ero assolutamente disinteressato di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare di
34                                                                                         1     2   3   4     5
   me.
35 A volte sembrava che le cose avvenissero a rallentatore.                                1     2   3   4     5
36 Ho trovato quell'esperienza estremamente appagante.                                     1     2   3   4     5

       La scala è stata successivamente adattata al gergo tecnico delle singole
    discipline (Muzio & Nitro, 1999).

    Tab. 3 - Esemplificazione di alcune versioni sport-specifiche per 2 item (n. 4, 14) della FSS
    in lingua italiana.

     Item versione         Item adattato         Item adattato       Item adattato al          Item adattato

                                                       18
STANDARD              alla SCHERMA             all’ATLETICA              NUOTO              all’ HOCKEY
 4. Mi era molto          Mi era molto             Mi era molto          Mi era molto         Mi era molto
       chiaro                 chiaro            chiaro il fatto che   chiaro il fatto che   chiaro il fatto che
il fatto che stessi     il fatto che stessi      stessi correndo       stessi nuotando       stessi giocando
  facendo bene.           tirando bene.                bene.                 bene.                 bene.

  14. Era facile        Era facile tenere        Era facile tenere    Era facile tenere     Era facile tenere
      tenere                la mente                 la mente             la mente              la mente
    la mente              concentrata            concentrata sulla    concentrata sulla     concentrata sulla
   concentrata            sull’assalto                 gara.             nuotata.               partita.
  su quello che
stava accadendo

La ricerca: Il flow nello sport di alto livello 1

    Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di indagare la possibilità di
introduzione della Flow State Scale (FSS, Jackson & Marsh, 1996) nello
sport italiano di alto livello. Accanto alla verifica delle capacità
discriminative di ciascuna delle 9 dimensioni, ricopre motivo d’interesse il
possibile impiego della scala quale punto di partenza per programmi di
preparazione mentale.
    La procedura di raccolta dati si è sviluppata in due momenti
cronologicamente distinti e ha interessato 1101 atleti (Tab.4).
    Nella prima fase (1998-2004) sono stati coinvolti 761 atleti agonisti di
alto livello (squadre Nazionali italiane), di età compresa tra 16 e 48 anni.
    Nella seconda (2004-2010), la ricerca è stata estesa a discipline sportive
meno conosciute, quali il surf, il wu-shu, la danza sportiva o il trial.

Tab.4 - Composizione numerica del campione

 Disciplina           Totale      Maschi         Femmine                       Livello tecnico
                                              Prima Fase (1998-2004)

      1 Hanno collaborato alla fase di raccolta dati: Sofia Andreoni, Margherita Azzoni Tognola,
Cecilia Battaglia, Raffaella Bonalumi,Federica Bontempi, Alessandro Buson, Laura Carta,
Angelo Cattaneo, Francesca Cobianchi, Andrea Colombo, Marisa Colombo, Cristian Colucci,
Fabio D’Argenio, Daniela Di Pinto, Michaela Fantoni, Federica Forni, Roberto Franzin,
Matteo Fumagalli, Matteo Garaldi, Anna Gagliardi, Francesco Giovanetti, Milena Gnoni, Igor
Guidotti, Flavio Lipari, Simona Lombardo, Filippo Maestrello, Mauro Magenes, Michele
Marra, Loris Massignan, Stefano Masso, Elena giulia Montorsi, Marina Ninno, Matteo Oliva,
Stefania Ortensi, Chiara Pigozzo, Gabriele Pirola, Fantasio Piscopo, Francesca Reali, Raffaella
Ruggeri, Eduardo Sacco Caprotti, Pandora Segre, Silvia Seveso,Andrea Stella, Giovanni Teoli,
Chiara Tresoldi, Milena Ungari, Veronica Valtorta, Alessandra Vinco, Marco Zacchetti , Marco
Zago.

                                                        19
Ciclismo           53      42             11  Professionisti, juniores e challenge
Sci                16       0             16  Squadra Nazionale italiana
Scherma            40      23             17  Squadra Nazionale italiana
Atletica           47      33             14  Squadra Nazionale italiana
Nuoto              31      23               8 Squadra Nazionale italiana
Calcio            121      64             57  Atleti serie A, B e C
Volley             64      64              0  Atleti serie A1, A2, B1, B2
Hockey             38      38              0  Atleti serie A
Danza              43      12             31  Professionisti classica e moderna
Basket             58      28             30  Atleti Serie A1, A2, B1, B2
Rugby              38      38              0  Atleti serie A1, A2
Golf                                          Squadra Nazionale italiana golfisti
                   28      23             5 professionisti
Freeride           58      48           10 Squadra Nazionale italiana
Pattinaggio        52       0           52 Squadra Nazionale italiana
Orienteering       35      23           12 Squadra Nazionale italiana
Parapendio         39      32             7 Squadra Nazionale italiana
                              Seconda Fase (2004-2010)
Trial              40      39             1 Squadra Nazionale italiana
Wu-shu             16      13             3 Atleti di alto livello
Surf               12      10             2 Nazionale Italiana
Danza                                         Atleti di alto livello, fra cui atleti internazionali
sportiva           16        5          11
Apnea              21      15             6 Atleti di alto livello
Pallamano         112     112            0    Atleti di alto livello
Calcio             15      15            0    Selezione Serie B FIGC
Equitazione        30      23             7 Atleti di alto livello
Subacquea          80      65           15 Atleti di alto livello

   Si rimanda a Muzio (2004) e al sesto capitolo del presente volume per
un approfondimento quantitativo dei risultati della ricerca. In questa sede,
ne verranno prese in considerazione le ricadute applicative.

Dalle nove dimensioni alla preparazione mentale

   Un’analisi delle implicazioni operative del vissuto di flow in ambito
sportivo     consente     un’ulteriore    interpretazione del    modello
multidimensionale proposto da Csikszentmihalyi (1990). Delle nove
dimensioni, alcune possono essere considerate condizioni predisponenti la
peak performance; le altre rappresentano caratteristiche descrittive
dell’esperienza ottimale (Muzio & Crosta, 2004)
   Tra le condizioni predisponenti si indicano:

-    la D1 (percezione di equilibrio tra difficoltà del compito e abilità
     possedute), che promuove nell’atleta l’insorgere di un livello ottimale
     di arousal, con conseguente riduzione dell’instaurarsi di vissuti di
     ansia, o, al contrario, di noia e apatia;

                                          20
-   la D3 (mete chiare), che consente di identificare aspettative coerenti e
    adeguate;
-   la D4 (feedback immediato), che agisce da rinforzo, mantenendo
    l’orientamento del focus attentivo sugli obiettivi.

     Le restanti sei dimensioni (D2 – unione tra azione e coscienza; D5 –
concentrazione sul compito; D6 – senso di controllo; D7 – perdita della
autoconsapevolezza; D8 – destrutturazione del tempo; D9 – esperienza
autotelica) derivano dai tre fattori predisponenti e ne rappresentano il
prodotto esperienziale. Da esse origina infatti il valore intrinseco
dell’esperienza di flow e la possibilità di contribuire alla peak performance
attraverso un incremento di motivazione intrinseca, self-confidence e self-
efficacy (Muzio & Crosta, 2004).

                Fattori                                         Vissuto di flow:
             predisponenti                                 aspetti emotivi e cognitivi

                                                      D2   Unione tra azione e coscienza
                                                      D5   Concentrazione sul compito
                                                      D6   Senso di controllo
     D1      Percezione di equilibrio
                                                      D7   Perdita della coscienza di sé
             tra sfide e abilità
                                                           (mancanza di auto-monitoraggio)
     D3      Mete chiare
                                                      D8   Destrutturazione del tempo
     D4      Feedback esplicito                       D9   Esperienza autotelica (entusiasmo e
             e immediato                                   motivazione intrinseca)

          Ottimizzazione del                                           Incremento di
                                            PEAK                        self-efficacy,
          livello di arousal e
                                        PERFORMANCE                  self confidence e
          del focus attentivo
                                                                   motivazione intrinseca

Fig. 1 - Flow: differenziazione funzionale delle nove dimensioni (Muzio & Crosta, 2004)

La specificità delle singole discipline

                                             21
Negli anni, la pratica professionale ha confermato i risultati della
ricerca, evidenziando la presenza di profili esperienziali specifici per
ciascuna disciplina.

Fig. 2 – FSS: Differenze disciplino-specifiche

    Consideriamo, a titolo esemplificativo, il caso della scherma. Il profilo
esperienziale degli schermidori di alto livello si caratterizza per valori
particolarmente elevati nella D2 (unione fra azione e coscienza), D4
(feedback immediato), D5 (concentrazione sul compito) e D9 (esperienza
autotelica).
    Nella scherma- disciplina a open skills- la percezione di feedback
immediati assume un’importanza fondamentale. In questo caso,
l’informazione di ritorno non comunica soltanto all’atleta l’esito della sua
azione, ma si rivolge all'ambiente esterno, o meglio, all’avversario, il quale

                                             22
è costretto a modulare di conseguenza il suo comportamento. Ne deriva una
spirale di rimandi bidirezionali cui prestare costantemente attenzione.
    D’altronde, proprio l’oculata gestione delle risorse attentive e della
concentrazione rappresenta un fattore particolarmente predisponente
l’esperienza ottimale. Le strategie di esplorazione visiva devono infatti
svilupparsi in senso gestaltico, conciliando in modo complementare visione
periferica e centrale. In questo modo, l’atleta può leggere anticipatamente i
gli sviluppi della situazione e identificare, all’interno di essa, le
stimolazioni di maggiore importanza.
    Il tutto avviene a grande velocità e in intervalli temporali estremamente
ridotti. Per questo, la risposta dello schermidore, sia essa di attacco o di
difesa, arriva durante l’analisi stessa della situazione, determinando una
piena sincronia fra pensiero, intenzione e azione.
    Affinchè l’esperienza si percepita come ottimale, occorre però che
l’atleta provi una sensazione di profondo divertimento nell’attività
praticata.

In allenamento

    L’analisi del vissuto di flow in fase di allenamento permette ulteriori
considerazioni sul differente ruolo delle nove dimensioni. Alcune agiscono
prevalentemente in chiave tecnica, altre assumono un significato più ampio.
    Una coppia di atleti di danza sportiva è di recente giunta alla nostra
osservazione. Da anni, i due ballerini sono presenti nello scenario
internazionale. Pur confortati da ottimi piazzamenti - sesti all’ultima
edizione dei Campionati del Mondo a Singapore -, negli ultimi tempi
avvertono forti difficoltà, sottolineando ripetutamente che “la chimica
della coppia non funziona più”.
    Dai colloqui emergono problematiche affettive e disallineamento sugli
obiettivi. In particolare, mentre il partner appare più motivato e dotato di
forte self-efficacy, la ballerina dimostra problemi di immagine di sé e
fragilità emotiva.
    Le differenze ci appaiono ancora più evidenti dai risultati della FSS.
Sono per lui molto alte la D1 (equilibrio sfida-abilità) e la concentrazione
sul compito (D5); per lei forte immersione nel compito, fluidità e piacere
di ballare sono in netto contrasto con la D5: “La mia testa è affollata da
troppi pensieri”.

                                     23
Fig. 3- FSS: Esperienza ottimale di due ballerini di livello internazionale

    E’ interessante notare che entrambi gli atleti fanno riferimento alla
stessa competizione.
    Condivisione e confronto dei risultati forniscono indicazioni per il piano
di allenamento: si lavorerà su obiettivi a breve termine, ponendo particolare
attenzione alle dinamiche emozionali.            Parallelamente, si rendono
necessari colloqui mirati ad un approfondimento delle cause di malesseri e
conflitti.
    In alcune situazioni, la FSS può mettere in luce segnali di disagio, così
come appare nel caso che segue.
    Riflettere su una dimensione come la D1(equilibrio sfida-abilità)
sottolinea l’importanza di individuare mete chiare e realistiche, sulle quali
orientare il piano di lavoro e la messa a punto di efficaci strumenti di
feedback, ancor più indispensabili nel settore giovanile. Tematiche
affrontate - a stagione agonistica avanzata - in un colloquio con un
allenatore di ginnastica artistica. Pochi giorni prima, una sua atleta giunge
alla nostra osservazione: ha tredici anni e fa parte della squadra Nazionale.
Da qualche tempo si sente “molto stressata”, denuncia un calo di
motivazione in allenamento e soventi episodi di infortuni, seppur lievi.
    Per il tecnico, ma soprattutto per i genitori non è facile ammettere, o
forse, accettare, l’idea che si stiano commettendo degli errori. L’atleta si
non si sente all’altezza di rispondere alle aspettative. La ginnastica ha perso
il sapore del gioco. Il rischio non è solo il drop out, ma - fatto ancor più
grave- l’arrecare danno al processo di sviluppo della ragazza.
    Non abbiamo conferma che le nostre parole abbiano avuto un seguito. I
genitori hanno disdetto l’appuntamento successivo.

                                             24
La FSS può trovare un ulteriore possibilità di impiego: l’ottimizzazione
dello spogliatoio.
    Lo scenario è quello di una squadra di calcio, che milita nella prima
divisione professionistica di un campionato straniero. La richiesta di
counseling è formulata dal Presidente della Società, persona dotata di forte
leadership e dalla mentalità internazionale. Da subito emerge nella squadra
la presenza di individualità, culture, esperienze sportive e di vita
differenti.
    La situazione complessa suggerisce di programmare colloqui individuali
con la dirigenza, incontri di gruppo ed individuali con lo staff tecnico ed
interventi per piccoli gruppi. Si ritiene fondamentale acquisire un quadro
più completo di individualità, sinergie, e modalità di comunicazione in
campo, nonché di possibili conflitti. Appare necessario e prioritario un
intervento che alimenti empatia, che lavori sulla fiducia e che crei un
terreno di condivisione e di allineamento degli obiettivi. Il focus si
orienterà soprattutto sul Mister, determinante nell’alimentare e sostenere le
risorse emotivo-motivazionali dei giocatori.
     Una crescita della self efficacy percepita e uno staff sempre più
allineato sono i protagonisti di una fase di Campionato in cui la squadra
inizia ad esprimere le sue potenzialità. La FSS lo conferma (Fig.4).
    C’è maggiore leggerezza (D9), si gioca una partita alla volta (D3), si
rischiano nuovi schemi di gioco, sembra emergere una maggior
consapevolezza e capacità di assumere responsabilità in campo (D5).
    Con il supporto del Mister si parla di flow in spogliatoio. Dei 36 item
ne vengono identificati e condivisi 9 (1 per dimensione). Di volta in volta,
ai giocatori si chiede di mettere a confronto l’allenamento appena concluso
con il profilo di funzionamento ottimale. Evidenti i vantaggi in termini
collective efficacy e motivazione intrinseca.

Fig. 4 – L’esperienza ottimale di una squadra di calcio professionistica

                                             25
In Gara

   Di pari interesse risulta l'approfondimento delle tematiche del flow in
fase di gara. L’analisi delle singole dimensioni della FSS o dei dati
generali, come nel caso che segue, può fornire indicazioni interessanti.
    I grafici riportano i profili di due marciatori, nella stagione invernale in
anno olimpico. Per entrambi la gara in Portogallo avrà esito negativo,
preannunciato dallo stato di “non condizione” emerso dai punteggi alla FSS
compilata nei giorni di poco precedenti la trasferta. Gli atleti sono in fase di
carico: per l’uno la D1(equilibrio sfida-abilità) e per l’altra la D6 (senso di
controllo) parlano chiaro. Lo stesso vale per la D9 (esperienza autotelica).
   Venire a conoscenza, comprendere e condividere il momento delicato
permette di andare in gara, meglio preparati a risultati che non possono
essere che modesti. Diverse le considerazioni sul piano emotivo: un ritiro o
un risultato negativo, accettati sul piano razionale, vanno accompagnati da
supporti capaci di equilibrio e di vision. Le medaglie olimpiche originano
anche da lì.

Fig. 5 - L’esperienza ottimale di due marciatori di livello olimpico. Per entrambi, la gara
di Molfetta identifica il profilo di funzionamento ottimale.

    Oltre a monitorare lo stato di flow, opportuni interventi possono
aumentare la possibilità di rientrarvi. Si rendono necessari a riguardo, la
ricerca e lo sviluppo di meccanismi capaci di riorientare l’attenzione verso
il compito. Differenti strumenti - meglio descritti nella parte finale del
capitolo - potranno essere d’aiuto. Ne sono un esempio il self-talk
(Dagrou, Gauvin, & Halliwell, 1992; Hardy, Gammage, & Hall, 2001;
Hardy, Hall, & Alexander, 2001), le routine preparatorie (Weinberg &
Gould 1995) e la focalizzazione su stimoli specifici della prestazione

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(Martens, 1991), in precedenza selezionati in base al loro potere di
orientare l’attenzione sull’azione in atto.

Il flow in un processo di preparazione integrata

    Lo sport agonistico richiede, a partire dai settori giovanili, un
allenamento integrato che tenga conto delle diverse componenti alla base
della prestazione (Fig. 6). In linea con gli studi della Positive Psychology
(Seligman & Csikszentmihalyi, 2000), l’impegno è quello di costruire il
modello di funzionamento ottimale dell’atleta, supportando e sviluppando
le condizioni individuali ed ambientali predisponenti e/o favorenti la sua
espressione.

Fig 6 - Modello di preparazione integrato

   Un programma di preparazione mentale integrato dovrà dunque tener
conto di aspetti:
- strutturali, volti all’analisi e al rispetto della conformazione psicologica
    dell’atleta;
- funzionali, per un’ ottimizzazione dei processi di elaborazione delle
    informazioni nel sistema cognitivo;
- psicofisiologici, volti modulazione della reattività psicofisica;
- sistemici, per una concettualizzazione situata dell’atleta nei contesti
    sociali di riferimento

   Esso si svilupperà poi in tre fasi (Muzio, 2004; Weinberg & Gould,
2007):

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-    educazione, finalizzata a sviluppare la consapevolezza di come le
     abilità mentali influenzino la prestazione e a riconoscerne l’allenabilità
-    apprendimento, momento dell’apprendimento delle tecniche e delle
     strategie necessarie allo sviluppo delle differenti abilità mentali;
-    allenamento, fase mirata all’automatizzazione delle abilità mentali e
     al loro trasferimento in gara.

Strumenti e Tecniche

   Veniamo ora operativamente a prendere in considerazione come le nove
dimensioni siano punto di partenza e, nel medesimo tempo, obiettivo di un
protocollo di preparazione mentale.

Tab. 5- Dalle nove dimensioni del flow alla preparazione mentale

Preparazione Mentale: strumenti e tecniche       Esperienza Ottimale: Dimensioni Allenabili
1.   Assessment psicodiagnostico                 Screening del profilo di funzionamento
                                                 ottimale

2.   Colloquio                                   Trasversale alle nove dimensioni

3.   Goal Setting                                D3: Mete Chiare
4.   Training Propriocettivo                     D2: Unione fra azione e coscienza
                                                 D4: Feedback immediato
5.   Rilassamento e gestione dello stress        D1: Equilibrio sfida-abilità
                                                 D4: Feedback immediato
                                                 D6: Senso di controllo

6.   Controllo del pensiero e self-talk          D1: Equilibrio sfida-abilità
                                                 D5: Concentrazione
                                                 D6: Senso di controllo
                                                 D7: Perdita di autoconsapevolezza

7.   Concentrazione                              D5: Concentrazione
                                                 D6: Senso di controllo

8.   Imagery                                     D1: Equilibrio sfida-abilità
                                                 D3: Mete Chiare
                                                 D5: Concentrazione
                                                 D6: Senso di controllo

9.   Allenamento ideomotorio                     D1: Equilibrio sfida-abilità
                                                 D3: Mete Chiare
                                                 D5: Concentrazione
                                                 D6: Senso di controllo

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