INSIEME Una Storia da Raccontare - Associazione Amor

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INSIEME Una Storia da Raccontare - Associazione Amor
ASSOCIAZIONE               A.M.O.R. ODV
            Associazione Malati in Ossigeno-ventiloterapia e Riabilitazione
            Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 M I L A N O
            C. F. 97035230156 - Telefono 02/66104061 - Fax 02/42101652
            Email: amor.associazione@libero.it
            Pec: amorassociazione18@pec.it
            Sito: www.associamor.com

  Una Storia da Raccontare
        INSIEME

Storie su come si è vissuto il periodo di
        isolamento COVID-19
INSIEME Una Storia da Raccontare - Associazione Amor
La mia esperienza con il coronavirus
                      Storia raccontata da Eugenia e Dino
       Da diversi anni ormai siamo associati di
Amor per problemi respiratori che hanno
cambiato la nostra quotidianità nel profondo, ho
dovuto adattarmi e abituarmi alle attrezzature
respiratorie che da un lato mi aiutano a rimanere
in vita e dall’altro, soprattutto all’inizio, mi
hanno fatto sentire diverso e fragile rispetto agli
amici, i conoscenti e i parenti abituati a vedermi
come un uomo forte, tutto questo ha stravolto
la mia normalità.
      Anche mia moglie ha fatto grandi cambiamenti stravolgendo le sue abitudini e
frequentazioni per riuscire a starmi vicino e assistermi nei momenti di maggiore bisogno.
       Finalmente dopo anni di frequentazione e collaborazione con Amor stavamo vivendo
un momento abbastanza sereno e trascorrendo una vacanza con gli associati ad Alassio,
quando ci hanno fatto rientrare a Milano, perché nell’albergo vicino al nostro si era verificato
il primo caso di Corona-virus della Liguria.
        Non nascondo di aver sottovalutato l’allarme e di essere stato un po' scettico mentre
il pullman ci riportava a casa ma a questa decisione non ci si poteva certo opporre, dopo
qualche giorno, i notiziari e la Tv hanno iniziato a parlare di focolai e mancanza di
disponibilità di ossigeno, la situazione che si era creata a Bergamo e Brescia mi hanno indotto
a cercare delle attrezzature come concentratori o scorte di ossigeno, non riuscendoci mi
sono, solo allora, reso conto della gravità della situazione a cui la mia patologia e la mia età
mi avrebbero esposto in modo tragico e definitivo.
        A quel punto mi ha assalito la paranoia che ancora oggi mi accompagna ogni giorno
e ogni notte per la paura di non riuscire a vedere le persone a me care, i miei splendidi nipoti,
mio figlio e il poter lasciare sola mia moglie compagna di un’intera vita, a tutto questo si
aggiunge anche la solitudine a cui siamo costretti non potendo ritrovarci con gli altri associati
Amor che in questo periodo ci preparavamo a rivedere per le vacanze estive.
       Alla mia età per superare queste difficoltà ci si aggrappa alla speranza, ho approfittato
delle videochiamate per rimanere vicino ai miei nipoti, e se riusciremo a non ammalarci sarà
perché chi ci è vicino ha rispettato tutte le regole e amorevolmente ci ha protetto non
sottovalutando la gravità della situazione e seguendo i protocolli imposti per combattere
questo maledetto Virus.
       Spero di poter rivedere tutti gli amici dell’Associazione e riuscire ancora una volta a
ridere delle esperienze passate.
       Tanti Auguri a Tutti.            Eugenia e Dino Brancolini
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Storia raccontata da Vanna
Carissime, cerco di rispondere alle vostre domande
        Siamo rientrati da Alassio dopo una vacanza per me piacevolissima che mi ha
rigenerato emotivamente. Infatti per i motivi di salute e limiti alla mobilità imposti da poco
per il peggioramento della malattia avevo trascorso i mesi invernali in crisi totale.
      Era per me la prima esperienza con l’O2 h24 per cui vedevo nel mio futuro solo il
peggio. Poiché per carattere sono tendenzialmente positiva ero preoccupata e temevo di
cadere in uno stato emotivo negativo. Come dicevo, Alassio mi ha rigenerato e con spirito
sereno e quasi indifferente ho affrontato il lockdown.
                    Sono riuscita ad organizzare le mie giornate in modo totale riscoprendo
             la meravigliosa fonte di internet che mi ha permesso di ritrovare quegli interessi
             che la malattia limita. Quali? Per esempio mi è sempre piaciuto andare a vedere
             mostre o seguire lezioni di storia dell’arte, piaceri che questo inverno sono
             diventati proibitivi, ma grazie ai siti trovati in internet ho potuto vedere musei
che non conoscevo e seguire lezioni o percorsi culturali che da tempo avevo abbandonato
non potendo liberamente uscire di casa come e quando lo desideravo. A me piace molto
leggere e sempre in internet ho trovato siti che offrono e-book o ti permettono di ascoltare
audiolibri di ogni genere. Sempre nei tempi migliori per la salute, organizzavo incontri con
amici, insomma avevo una vita molto attiva che la malattia mi ha tolto. Gli amici però sono
rimasti e in videochat ci incontriamo quasi giornalmente.
       Per quanto riguarda la vita pratica sono aiutata da una
nipote che si fa in quattro per non farmi mancare nulla per la
sopravvivenza . Dato negativo….per paura del contagio ho
lasciato a casa la signora che veniva regolarmente ogni
mattina per le pulizie di casa e quindi quel poco
indispensabile cerco di farlo io …………ma che
fatica!!!!!!!!!!!!!!!!
        Ecco non voglio dire che è stato un periodo bello ma il tenermi impegnata mi ha
aiutato a distogliere la mente da pensieri negativi. Ora però incomincio ad accusare una
certa stanchezza psicologica; le belle giornate mi fanno pensare alle vacanze diventate per
ora tabu e al soggiorno a Malè che avrei potuto fare in vostra compagnia. Avevo pensato di
trascorrere i mesi estivi in qualche località ed avevo trovato vari siti da contattare ma per
quest’anno non se ne parla ho il terrore di avere contatti con umani di vario tipo. Ecco
questa forse è la causa del momento di stanchezza psicologica o di tristezza che ora mi
prende ma spero mi passi presto, in fondo anche se mi avvilisco risolvo qualcosa? No, anzi
peggioro la situazione, per cui mi ripeto spesso: non piangerti addosso c’è chi sta peggio e
in questo modo mi ricarico.
       L’Associazione o meglio Alfonsina anche in questo periodo che la segreteria è chiusa
mi è stata di aiuto fornendomi informazioni utili e di conseguenza posso solo ringraziarla per
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la sua disponibilità. Non saprei proprio dirvi cosa A.M.O.R avrebbe potuto fare in questo
periodo o in quale modo possa aiutarci nei prossimi mesi. Potrebbe fornirci informazioni sul
virus? ma cosa aggiungere a tutte le notizie riportate in modo ossessivo in TV . Potrebbe
fornirci informazioni sulle future terapie? Ma anche in questo caso è possibile aggiungere
qualcosa a notizie dette e ridette? Potrebbe darci consigli su come evitare il contagio? Beh
se ancora non l’abbiamo capito come dicono in meridione siamo….capatoste.
       Vanna Clement

                       Storia raccontata da Anna
       Sono stati giorni bruttissimi.... aprire le finestre e non sentire nessun minimo
rumore,mi sembrava di avere le orecchie ovattate, di essere in un altro posto non a casa
mia. Io abito in un contesto dove ci sono tanti alberi e tanto verde sentivo solo il cinguettio
degli uccelli: bellissimo, cielo limpidissimo ,aria pulita .....mi sentivo un intrusa non era il mio
mondo.
      Ho avuto solo tanta paura di star male e di aver bisogno dell'ospedale e non poter
andare. Meno male che c'era mio marito che mi rassicurava.
Quello che mi è mancato molto sono stati i miei figli e i miei nipotini. Li potevo vedere solo
videochiamata.
Le chiacchierate con i miei amici e le giocate a burraco.
Ho pregato tanto tanto........
Per non pensarci ho letto , ho fatto parole crittografati che mi rilassano .
Comunque tutto questo mi ha lasciato un amarezza e un grande vuoto dentro.
Spero che un giorno ritorneremo alla normalità.
                       Anna Moccia
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La storia raccontata da Angela

      Buongiorno, sono Angela, sono con Amor da cinque anni e sono veramente felice di
essere entrata in questo gruppo.
      In questo terribile momento mi hanno aiutato molto alcuni amici conosciuti ad Amor
che tramite WhatsApp ci siamo sentiti tutti i giorni, così non mi sono sentita sola, ma
confortata da loro.
        Purtroppo per me non sono stati solo due mesi di Lock down, ma cinque perché alla
fine di novembre sono caduta fratturandomi una vertebra dorsale e 50 per cento di vertebre
schiacciate.
        Dopo tre mesi di corsetto rigido, avrei dovuto iniziare delle terapie, purtroppo è
iniziata questa pandemia e si è fermato tutto. Quindi dolori a non finire, medicinali
antidolorifici, ma senza risultato. Così è arrivata anche la depressione.
      Grazie a Dio ho avuto mio marito che è stato un aiuto indispensabile, si è preso cura
di me e della casa. Ha imparato anche a stirare.
       Aspettavo la visita di mia figlia e nipote nel mese di aprile da Londra, ma i voli
cancellati. Meno male che mio figlio abita a Milano e quindi la spesa c'è la faceva lui. Lo
potevo vedere sulla porta con la mascherina e mi mandava baci da lontano.
       Mi è mancata tanto mia sorella, malgrado a Milano ma dalla parte opposta, sola e
cieca, però è sempre stata aiutata da mio figlio che si è preso cura di lei.
       Scusate questo mio lungo sfogo, però mi sono resa conto che mi ha fatto bene
descrivere questi brutti mesi
       Devo anche dire che in tutto questo, qualcosa di buono è uscito, malgrado lontani i
miei figlioli non li ho mai sentiti così vicini, tutti i giorni in video li vedevo, ed abbiamo
percepito quanto bene ci vogliono.

      Ora auguro a tutti, anche alle persone che
non conosco, di stare bene ed un domani
incontrarci al mare o in montagna per abbracciarci.
      Grazie, grazie a voi, affettuosi saluti.

                       Angela Cavalli
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La storia raccontata da Elsa
        Il 17/2/20 ho compiuto 80 anni e sinceramente mi sembrava un gran traguardo
visto la mia situazione con BCO e ossigeno di notte e quando in movimento, anche perché
facevo sempre riferimento a mia madre morta neanche a 70 anni per la stessa patologia.
       OK.. mi sembrava di essere arrivata a un punto soddisfacente... poi
è arrivata questa mazzata... sono passati tre mesi e sono ancora qui e
godo di questa primavera fiorita, del mio terrazzo dove fioriscono rose e
gelsomino, di quest'aria pulita, degli uccelli che si richiamano nel cielo, del
forte acquazzone di sere fa con tuoni e lampi un po' spaventosi.
       Ci sono ancora e tutto questo è la vita di oggi e io voglio esserci ancora.. dopo
       Abbiamo perso tante persone giovani e anziane, conosciute e sconosciute e questo
mi rattrista profondamente e mi commuove
       Cosa mi è mancato di più... non lo so.. ero viva e ci tenevo a rimanerlo, anche se
talvolta penso che non sia giusto.. io di vita ne ho avuta tanta...
        Vivo da sola da molto tempo e forse per questo è stato più facile per me adattarmi
al distanziamento in tutti i sensi.
        Sento che i figli si preoccupano per me e mi fanno mille raccomandazioni, ma certo
la loro vita è altrove e io non voglio assolutamente essere un ulteriore cruccio per loro.
     Quello che mi è pesato, anche a causa della mia pigrizia, è la mancanza di
movimento perché capisco che non è bene passare il tempo in attività del tutto sedentarie.
                                     Sono un po' preoccupata perché penso che se avrò
                              bisogno di cure speciali non saprò a chi rivolgermi, il mio
                              riferimento era la pneumologia del Pio Albergo Trivulzio e
                              sappiamo come sono andate le cose.. ma poi penso che c è
                              sempre Alfonsina, il mio angelo per eccellenza (lei forse non
                              sa che sono atea, o no?) e in caso di bisogno mi rivolgerò a lei,
                              sempre prodiga di attenti, utili e pertinenti consigli.
                                     Un pensiero che ho avuto spesso in questi giorni è che
mi sento fortunata e privilegiata rispetto ad altre situazioni... ho una pensione, non ho figli
da mantenere, non devo rischiare andando a lavorare in una fase due o tre e, data l età,
non ho forti esigenze di uscite sociali e in compagnia... può bastare il telefono.
      Penso spesso a chi è giovane e deve affrontare difficoltà cui non era preparato.
Pensavamo di preservare i nostri figli dalle batoste della vita, ma poi è arrivato il Virus... e
siamo tutti inermi.
       Si dice che dopo saremo migliori... il cuore vorrebbe crederlo, ma la ragione ci fa
dubitare fortemente... e allora... la vita continua come sempre e l'augurio che faccio a tutti
è che continui…                        Elsa Pietropaolo
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La storia raccontata da Alfonsina
       Il primo caso in Liguria di Covid-19 mi ha portato improvvisamente in una situazione
impegnativa, in quanto un gruppo di associati dell'associazione AMOR era ad Alassio per il
nostro soggiorno invernale. Se nei giorni precedenti, ad Alassio tutto procedeva molto bene,
tempo bello, bella situazione di gruppo, allo scoppiare a Lodi dell'epidemia, ho pensato che
il gruppo fosse fortunato ad essere in Liguria invece che a Milano. Il primo caso di Covid-
19 è stato proprio ad Alassio, proprio sfortuna che quella signora bergamasca fosse in
vacanza ad Alassio invece che in qualsiasi altro posto della Liguria!.
       Ho avuto molta preoccupazione che i partecipanti al soggiorno potessero essere
contagiati e passarsi il contagio tra di loro, non sapendo bene, allora, come si propagasse,
cosa fare per proteggersi. La decisione di interrompere due giorni prima il soggiorno, è stata
una decisione giusta. Con un tam-tam telefonico tutto il gruppo si è tenuto in contatto,
fortunatamente nessuno si è contagiato né ad Alassio né dopo.
         Sono andata in sede fino al 9 marzo, constatando che i mezzi pubblici non erano
pieni come al solito, c'era già molta meno gente nelle strade, la paura cominciava a
manifestarsi. Questa settimana è servita un po' a tutti per distaccarsi dalla "normalità" che
all'inizio sembrava impossibile da cambiare e fermare, era come se improvvisamente un
treno in corsa (la nostra vita frenetica..) dovesse fermarsi di botto!
        C'era incredulità di fondo che portava quasi a pensare di
stare esagerando, impossibile fermare tutto... mai successo una
cosa simile! Invece ci siamo organizzati ed abbiamo imparato a
lavorare da casa, ci siamo abituati alle videoconferenze, ai webimar,
alle videochiamate, alle ricorrenti telefonate per sentire parenti e
amici, arrangiandosi un po', anche con qualche difficoltà ma tutto
sommato si è riusciti!
    A casa ci siamo trovati sempre in quattro, potendo così godere ancora della compagnia
dei figli che, altrimenti, sono sempre fuori casa. Fortunatamente la casa è grande così
ognuno ha avuto il suo spazio sia per lavorare che per le altre attività. Abbiamo un giardino,
un orto e questa primavera ci siamo messi un po' tutti a lavorarci. Siamo stati fortunati, in
tutto, abbiamo riscoperto lo stare sempre insieme, il parlare di più a tavola rispetto a prima,
a darci una mano, ad essere più famiglia.
Il silenzio delle strade e di sottofondo era, nello stesso momento, bello e inquietante. Bello
per la quiete che si percepiva, inquietante perché tutti eravamo rinchiusi nelle proprie case,
era il silenzio di ferragosto ma con tutta la gente in casa e non in vacanza! Mancavano i
rumori della vita: le persone che parlano, i bimbi che giocano nei cortili o nei parchetti, le
risate dei ragazzi.
                  Certo è stato un tempo di sospensione, di attesa della fine
                  dell'emergenza... sperando di non ammalarsi, sperando che nessun
                  parente e conoscente si ammalasse ... sperando di ricominciare presto...
                  paura però di come riprendere la normalità con il virus ancora in giro ...
                  sperando che questa esperienza ci insegni qualcosa, ci dia consapevolezza
                  del     valore delle belle cose che ognuno ha, che io ho.
                  Alfonsina Pollastri
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Storia raccontata da Anna e Giuseppe
        Il Covid ci ha sorpresi durante la degenza di Giuseppe al Sant'Anna di Como (dovuta
ad una riacutizzazione verificatasi mentre ci trovavamo a Lanzo d'Intelvi per un ciclo di
riabilitazione respiratoria), però la gravità della situazione purtroppo l'abbiamo capita dopo
essere stati dimessi ed essere tornati nella nostra casa di Milano dove siamo stati "fatti
prigionieri".
        La paura è stata ed è tanta in quanto con la patologia di
Giuseppe e con le notizie che ti davano, soprattutto all'inizio, poi
quando la situazione è degenerata e ogni volta che accendevi la
televisione o ti arrivavano notizie sui cellulari con il numero di
morti, contagiati e ricoverati nelle terapie intensive lì ti sentivi
indifeso e a volte abbandonato a te stesso. Allora grazie alla tecnologia ti colleghi a Internet
dove puoi "visitare" posti bellissimi dove, forse non ci saresti mai andato, visiti musei, guardi
serie televisive tutte in una volta senza dover aspettare una settimana per vedere il seguito,
leggi libri che non hai letto durante l'adolescenza (Piccole Donne e Piccole donne crescono),
impari a fare la spesa on line, ti impegni a fare pane, dolci e sperimenti nuove ricette (non
tutte con risultati soddisfacenti) insomma cerchi di far passare il tempo senza andar fuori di
testa e soprattutto seguivi i consigli su come comportarti tipo uso della mascherina, guanti,
                       se ha febbre non uscire e non andare al Pronto Soccorso ma contatta il
                       tuo medico o i numeri messi a disposizione per il Covid ma il consiglio
                       "Programma la tua giornata in casa facendo esercizio fisico e
                       mantenendo l'ambiente pulito" questo è stato quello che quando lo
                       vedevi non sapevi se ridere o incazzarti (perché prima del Covid
                       nessuno puliva casa?!?!).
        Poi ci sono, ancora adesso, momenti della giornata dove non parli proprio e ci si
domanda a vicenda come va? si risponde "tutto ok" ma sai che non è così perché non si ha
il coraggio di dirci "questa cosa ci fa paura", allora ti attacchi al telefono cerchi di parlare con
qualcuno per farci coraggio a vicenda.
      Si fanno le videochiamate per vedere figli, nipoti, parenti e amici ma non è la stessa
che parlarsi di persona,
        Io e Giuseppe aspettavamo con entusiasmo la vacanza ad Alessio con gli amici che
avevamo conosciuto tramite l'Amor durante il soggiorno del 2019 a Malè dove avevamo
trascorso 3 settimane in compagnia di persone simpatiche dove ci si confrontava sulle
difficoltà che si incontrano dovute alla malattia, perché chi non ne è colpito non capisce e
durante questo periodo ci si telefonava per farci un po' di coraggio, invece è andato tutto di
traverso.
       Ora che si incomincia a vedere un po' di "libertà" di movimento e speri veramente
che la situazione continui a migliorare, per poter cominciare a vederci e avere quei contatti
umani, perché non solo i bambini devono socializzare ma anche chi non ha più quella libertà
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di movimento che purtroppo la malattia ti ha tolto, dove anche se non parli ma uno sguardo
dice più di tante parole.
      Infatti, quando tutto questo sarà possibile e l'Associazione Amor incomincerà a
organizzare incontri per poterci vedere cercheremo di esserci.
        Adesso ti domandi "Andrà tutto bene?" speriamo perché con tutti i morti che ci sono
stati (chi se né andato senza il conforto di un parente, i sanitari che hanno sacrificato la loro
vita per salvarne altre) vedere i nostri politici che si accusano a vicenda un po' di pessimismo
ti viene e allora tu nel tuo piccolo cerchi di fare il possibile perché tutto vada bene ma
purtroppo a volte viene scambiato per egoismo.
      Ma come dice il proverbio "finché c'è vita c'è speranza"
auguriamo a tutti noi un po' di serenità.
       Un abbraccio alla nostra Alfonsina, che con le nostre "paranoie" stressiamo ma Lei è
sempre disponibile e gentile, a Rita, Daniela, Maria, Armida e Vanna che in questo periodo
di siamo sentite e incoraggiate.
       Anna e Giuseppe Scacchi

                  La storia raccontata da Antonio
      Non ho molto tempo a disposizione perché ho da combattere un nemico invisibile,
subdolo e letale.
       Certo è che ci ha fregati per bene: da polmonite a pandemia… un bel passo!
        Io non ho vergogna a dirlo, mi sono rifugiato in me stesso, nel vero senso della parola:
chiuso in casa, un solo contatto (mia figlia) per la spesa ed eventuali altri impegni!E per tutto
il resto… VIVA IL TELEFONO!!! Parenti, amici, i famosi congiunti, medici, farmacia, tutto il
mondo … a portata di telefono: CHE INVENZIONE!
                                         Pensa quanto velocemente avrebbe vinto il virus,
                                 quante persone avrebbe ucciso in più, quanto sarebbe
                                 diverso oggi il mondo, quanta forza ci siamo trasmessi l’un
                                 l’altro grazie al telefono… anche se spesso (giustamente)
                                 vituperato ora pare che le cose comincino ad andare meglio:
                                 possiamo vederci ma non toccarci, guardarci e mantenere le
                                 distanze, parlarci con il “filtro” alla bocca.
                                       Accontentiamoci, siamo ancora qui! E’ vero qualcuno
ha sofferto e soffre di più, ma qualcosa di buono l’abbiamo appreso combattendo il virus:
maggior rispetto degli altri, meno egoismi, miglior rapporto tra di noi… e allora cerchiamo di
non buttare via quel poco di buono che il virus ci ha fatto riscoprirei n noi stessi e cerchiamo
di continuare così anche quando l’uomo avrà scoperto il vaccino contro questo nemico
terribile!              Antonio Sala
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La storia raccontata
          da Daniela

        Buongiorno a tutti anch’io voglio condividere con voi come ho vissuto questo
tremendo periodo da persona che ha problemi respiratori che piacciono molto a questo
virus e che vive da single. Anche se mi sentivo abbastanza bene fisicamente, il blocco delle
frequentazioni, la quarantena prolungata da sola, l’ansia di dover uscire, l’uscire solo per
determinate necessità che dovevano essere autocertificate con modellini cartacei che
continuavano a cambiare, la sensazione di non avere più la mia libertà e se ripenso ai filmati
arrivati dalla Cina dove vedevi in che stato di isolamento dovevano vivere a Wang , il
guardare tutti gli altri con sospetto dal vicino di casa al panettiere con cui prima scambiavo
tutti i giorni una battuta, l’apportare maggiori gesti di prudenza, mi hanno fatto vivere
questo periodo in modo pesante psicologicamente.
       Ma il mio cervello ha toccato il top dello stress quando ho vissuto per un periodo con
un anziano non autosufficiente e poi con chi era ed è ancora oggi il mio nemico: il covid. Vi
dico solo che mi sono scontrata con una realtà che non c’era, tutto chiuso, nessun aiuto e
nessuno che mi ha ascoltato, i problemi che bisognava risolvere lo stesso……….Non mi
vergogno dirvi che in più occasioni e alla sera avevo gli occhi lucidi e mi innervosivo perché
dovevo io Daniela, persona forte anche se provata dalla vita, organizzata, portata a gestire
più situazioni in contemporanea, soccombere ad un virus.
       Non vi racconto e non voglio angosciarvi raccontandovi poi quando ho gestito il
percorso ospedaliero di questo mio caro: cosa vuol dire aspettare ogni giorno una telefonata
di un minuto per sapere come stava andando.
       Oggi ho bisogno di recuperare tutto quello che non ho avuto, che so che mi farebbe
tanto bene ed è rivedere le persone a me care ed abbracciare tutti……….Sarà scontato, ma
cari soci in coppia, pensate che ogni emozione, ansia, paura che avete avuto , l’avete potuta
condividere………
                                           E per concludere, scherzando i miei valori di
                                    saturimetria sono aumentati e sono costanti, cosa è
                                    successo? Sto diventando una persona sana? Mi
                                    toglieranno l’invalidità.
                                    Un abbraccio a tutti e spero di vedervi prima di Natale.

                                            Daniela Rusconi
La storia di Giulia
                 Sirene, sirene... ecco quale storia raccontare

        Buongiorno ai soci di Amor e specialmente quelli che
ho conosciuto ad Alassio a febbraio. Io non sono sola, vivo
con mio marito per cui questo lunghissimo periodo l’ho
condiviso con lui. Lui si occupava di uscire per le necessità,
ed è sempre stato un aiuto presente. Questo non vuol dire
che anch’io non ho avuto le mie ansie: il pensiero di non
poter uscire come prima si è trasformato in un pensiero
fisso, quando mio marito usciva l’attesa che tornasse e la
preoccupazione che non venisse infettato.

Ammetto che mi sono mancati gli affetti cari quali i figli, i nipoti che vedevo solo in
videochiamata ma è molto diverso che vederteli muovere in casa.

       Come ho intitolato il mio breve racconto, l’ansia più pesante, più continua, è stata
data dalle sirene delle ambulanze che erano tantissime. Io vivo in un punto a Milano dove
esistono molte strutture ospedaliere, quindi era un continuo ed uguale suono che
improvvisamente poteva essere veramente forte. Quindi le sirene mi davano il segnale di
come era la situazione fuori da casa mia e quindi a Milano. Mi sono rimaste per lungo tempo
nell’orecchio……….

    La paura c’è stata e c’è perché non sappiamo cosa succederà ma io in questo
momento mi sento di dirvi

                                  VOGLIAMOCI UN PO’ PIU’ BENE

Un abbraccio simbolico a tutti.

Giulia Lamonica
La storia raccontata da Maria Paola

                                       Mentre pensavo, uno dei giorni scorsi, con
                                       problematiche di figli e nipotini lontani e tante
                                       incertezze per tutto, ero in mezzo ai limoni e vedevo
                                       il mare a pochi metri perché qui mi ha portato uno dei
                                       miei figli direttamente da Alassio.

                                              Leggevo il salmo 96 chiamato “il canto della
                                       visione”, che inizia così:

“Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al signore da tutta la terra. Levate canti e
benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza”.….

        Dopo c’è solo da fare silenzio, o anche prima, unirci al canto, in momenti difficili e
incomprensibili e poi lasciare che la stessa preghiera trabocchi nel silenzio. Davvero, al
mistero della sua presenza, a solo nominarlo, dovrebbero fermarsi i mondi e trattenere il
fiato tutte le creature (e noi ancora più!!).

     Vedere la luce levarsi sul mondo. E non perdersi, sparire nella luce. Dopo tanto
gemere, e attendere, e dubitare, e credere e non credere.

      Tu Dio sei Armonia e Equilibrio, sei la misura della vita, fa che ti vediamo e
camminiamo sempre alla tua presenza. Non solo tu che vedi noi, ma noi vediamo te in ogni
creatura, e darai gioia specialmente a chi è disperato e solo.

      Da te abbiano gioia tutti gli esseri, tu che rinnovi ogni giorno la faccia della terra.

      E ci hai donato l’amicizia di “Amor” anche in momenti difficili.

Il “nostro” Francesco, accompagnato dalla cara Irene, diceva cantando:” quando ti prende
la malinconia pensa che c’è qualcuno accanto a te, vivere non è sempre poesia, quante
domande senza un perché. Ed è quello che è capitato ad ognuno di noi in questo periodo.
Poi Francesco canta:” Ma l’amicizia sai è una ricchezza, è un tesoro che non finirà.

Metti da parte questa tua tristezza canta con noi, la tristezza passerà amici miei, sempre
pronti a dare la mano da vicino e da lontano questi son gli amici miei…quando ritorna la
malinconia questa canzone canta insieme a noi, la tua tristezza poi se ne andrà via e scoprirai
in noi gli amici tuoi…”.

Grazie a tutti voi. Ricordando insieme anche Pino
e Bruna. on tanto bene.

      Maria Paola Gramazio
Maria e Gianpiero raccontano la loro storia
       Cari soci Amor, anche noi vogliamo raccontarvi come abbiamo vissuto il periodo di
Covid . Siamo iscritti da due anni ed eravamo con molti di voi a febbraio ad Alassio.
        Bellissima vacanza, simpatica compagnia fino a quando le notizie che arrivavano dai
familiari , la decisione di tornare a Milano ci hanno portato in una realtà che stava
allargandosi a macchia d’olio e impensabile. Gianpiero è abbastanza abituato a stare in casa
con il suo carrellino con lo stroller, io molto meno ed in questa circostanza sono io che uscivo
per le urgenze.
       Abbiamo dovuto rinunciare alle visite dei figli e nipoti che riempivano per tutti e due
le giornate. Noi abitiamo vicino all’ospedale Niguarda e potete immaginare quale sia stata
la musica continua che ascoltavamo notte e giorno. Anche Gianpiero ha avuto paura, ansia
specialmente quando ai primi di marzo si è ritrovato ricoverato proprio a Niguarda. Crisi di
diabete? Peggioramento respiratorio? Lui non respirava bene, tanta anidride carbonica nei
polmoni e non era presente. E se fosse il coronavirus? L’ansia su quest’ultimo nel giro di
qualche ora è scomparsa perché il tampone era negativo.
       Comunque con l’aiuto dei figli , nella prima parte della degenza mi facevano
entrare,poi invece sentivo Gianpiero solo al telefono. Fino alla sua uscita, dieci giorni di
degenza, abbiamo vissuto con la paura, paura che non era per questo virus ma per la salute
di Gianpiero ricoverato in quell’ospedale, da solo.
       Siamo in due e riusciamo molto ad aiutarci reciprocamente, per cui poi il periodo è
trascorso abbastanza bene. Per non pensare al brutto, tra le tante cose abbiamo ricordato i
giorni passati ad Alassio ed approfitto dell’occasione per ringraziare lo staff di Amor e
Daniela Branà per l’aiuto datoci, per la disponibilità ricevuta sempre con un sorriso .
       Un abbraccio a tutti e speriamo di riprendere serenamente la nostra vita.
                        Maria e Gianpiero Lualdi
Danila racconta la sua storia
NO,NO!!! Non è un brutto sogno, è una cruda realtà... è COVID 19 il protagonista di questa
storia.
       Ha lavorato indisturbato nell'ombra i primi mesi entrando nelle cellule degli esseri
umani, dilagando a macchia d'olio, con il gesto più umano e comune"il contatto fisico" per
poi farsi scoprire ed instaurare così la battaglia uomo/virus e virus/uomo. All'inizio l'unica
nostra arma era l'isolamento, l'interruzione dei rapporti quotidiani, "il blocco". Nel
frattempo era riuscito ad impadronirsi dei più fragili, a strapparli dalle mani di coloro che
con tenacia, forza e coraggio hanno cercato di affrontarlo anche a discapito della loro
incolumità. La lotta non è finita, tante persone stanno cercando di creare uno scudo che ci
permetterà di proteggerci, ma la ricerca è lunga e complessa.
       Ecco, io sono una compagna di sventura in questo viaggio.
        Come sto vivendo io con questa mina vagante che può colpirmi da un momento
all'altro? Cerco di proteggermi rimanendo nel recinto che circonda la mia casa, avendo
contatti indispensabili ma distanziati.
                                       Purtroppo oltre ad avere un serio problema
                                respiratorio, ho anche un problema oncologico che necessità
                                di esami, controlli e terapie, per ora tutti sospesi, e la ripresa
                                di questi significa tornare a frequentare ospedali e ciò mi
                                mette in apprensione, ma saranno scelte che dovrò
                                comunque affrontare.
                                       Temo anche per mio marito, che si espone più di me
                                per sopperire ai bisogni quotidiani indispensabili e non
                                ricorrere troppo spesso agli aiuti esterni.
       E' un periodo un po' difficile, ed anche se cerco di essere positiva e respingere i timori,
questi, la notte ritornano nel mio subconscio disturbandomi molto il sonno, di per sé già
turbolento.
       Ma nonostante ciò, qualcosa di positivo sono riuscita a realizzare coinvolgendo a
distanza il mio vicinato, tramite telefono e passaparola. Questo,perché vivo alla periferia di
un piccolo paese, e delle nostre case solo una ha l'altezza di tre piani.
      Abbiamo celebrato in maniera insolita le festività che erano in calendario in questo
periodo:
1^ - S.PASQUA
Dopo la benedizione in TV del S.Padre, ci siamo dati appuntamento alle 12,30 ognuno dal
suo balcone o giardino per lo scambio degli auguri ad alta voce ed accompagnati dal suono
di una vecchia campana.

2^ - 25 APRILE Festa della Liberazione.

Bandiere tricolore ai cancelli. Ciascuno ha ricevuto un cartoncino ripiegato e sul fronte la
scritta "il pensiero mette le ali" e,all'interno, ognuno ha scritto un suo pensiero. Questo
cartoncino è stato legato ad un palloncino bianco, rosso o verde, poi è stata la volta della
musica ed al suono di "Fratelli d'Italia" cantando tutti insieme, abbiamo fatto volare i
palloncini.

3^ - 1° MAGGIO Festa dei lavoratori.
Grande striscione, larghezza della strada, con scritto "LAVORATORI - DIRITTI - DOVERI -
UNIONE E FORZA" Ai piedi una scena di lavoro rappresentata con ciò che ciascuno aveva a
disposizione: una cariola, un carretto, dei mattoni, dei guanti, dei tubi, una scala, un
caschetto, ed una tuta da lavoro imbottita per creare un lavoratore con guanti e mascherina
e vari attrezzi.
4^ - 3 MAGGIO inizio mese mariano.
Addobbi individuali dei propri cancelli e ringhiere con anelli di nastro, bianco e azzurro, per
formare una catena che univa tutte le case. Ad inizio della via, in uno spiazzo era posizionato
un altarino con un quadro della Madonna adornato con fiori, ceri e luci.
Ai propri cancelli ognuno ha messo un porta lampada per inserire la torcia accesa, passata a
turno, dal vicino di casa.
5^ - 10 MAGGIO Festa della mamma.
Ho preparato una pensiero per la mamma suddiviso in 16
cartelli, ciascuno con una parola o breve frase,
" GRAZIE MAMMA per ciò che mi hai dato e che mi dai: il
sorriso, la tenerezza, la dolcezza, l'allegria, l'educazione,
gli insegnamenti, i rimproveri, i richiami, la comprensione,
la consolazione, la protezione, la saggezza, la forza ed il
coraggio, tutto questo con un solo gesto d'amore e spirito di
sacrificio. MAMMA SEI UNICA".

In angolo al cartello è stato allegato un cuore e sul retro è stata scritta la frase per intero,
che ognuno ha conservato per sé.
Ognuno ha ricevuto il cartello così completato che è stato appeso fuori dal cancello. Con la
propria fantasia, ciascuno ha creato una composizione floreale che ha posizionato ai piedi
del cartello.
Ore 15, in attesa di una infermiera che svolgeva il suo lavoro sul campo, e quindi doveroso
ringraziare, appuntamento ai cancelli per lo scambio degli auguri e la musica con le canzoni
della mamma. Ma non è ancora finita!
6^ - 31 MAGGIO, chiusura mese mariano.

Sono ancora presenti le catene bianche e azzurre ai cancelli,posizioneremo ancora l'altarino
e ci daremo appuntamento, sempre distanziato ai propri cancelli,per una staffetta con torcia
posizionata al proprio cancello, recitando il rosario e canto a Maria.
Questo è stato un modo per sentirci uniti anche se c'erano le distanze,che speriamo poter
accorciare, per tornare alla vita tra persone che, per natura, convivono in sintonia,
apprezzando ciò che più ci unisce, "la condivisione".
                 Danila Rocco
Rita racconta la sua storia
       Questo periodo del corona-virus mi ha tolto tante cose. Innanzitutto la mia sicurezza
perché ho avuto paura, sono stata male anche se non ricoverata, ben curata ma mi sono
sentita fragile come non mai.
       Poi il virus si è portato via un caro amico per cui ho pregato molto per la sua
guarigione e che invece è morto da solo in ospedale. Ci siamo scambiati un ultimo messaggio
pieno di speranza ed io credo davvero che lo rivedrò in cielo. Poi la nostra Bruna ...
        Mi ha tolto un viaggio programmato a New York che spero di poter fare il prossimo
anno.
       Mi ha tolto il piacere di andare a Niguarda in segreteria Amor a condividere con
Alfonsina , con Daniela e Antonietta il lavoro per la nostra bella associazione.
        Ma questo tempo ha avuto anche dei risvolti positivi e importanti.
       Ho capito chi sono i veri amici, quelli che, quando la barca della vita ha una falla, non
ti mollano ma remano con te. Il telefono, l’iPad , il computer e la televisione hanno permesso
che non perdessi i contatti con tante persone care.
       Tante volte ci siamo detti che l’Amor siamo noi ma mai come ora ho visto che è
realmente così. Non posso non ringraziare Daniela Rusconi, Irene, Paola, Antonietta,
Alfonsina e il nostro presidente perché mi hanno ricordato, con i loro volti, come è bella la

nostra compagnia, attraverso le mail e questo benedetto       ☎ telefono.
       Ringrazio tutti voi perché ci siete e anche se non potremo andare a Malè stiamo
pensando a una gita, o a una festa per rivederci quando le cose saranno sotto controllo, e
gioiremo di nuovo assieme.
           La nostra amicizia è già bella ora, così che non dobbiamo solo pensare ? a dopo,
                 andate a rivedere la festa ? di Natale o i bei giorni di Alassio:
        Amor insieme per respirare la vita...l’ossigeno dell’amicizia ci aiuta!   Rita Bellemo
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