Giovanna Marini Tutti i testi - Canti di protesta politica e sociale - Aggiornato il 11/02/2022 - ilDeposito.org

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ilDeposito.org - Canti di protesta politica e sociale

Canti di protesta politica e sociale

     Giovanna Marini
       Tutti i testi
               Aggiornato il 11/02/2022

                        pagina 1
ilDeposito.org - Canti di protesta politica e sociale

ilDeposito.org è un sito internet che si pone l'obiettivo di essere un archivio di testi e musica
di canti di protesta politica e sociale, canti che hanno sempre accompagnato la lotta delle
classi oppresse e del movimento operaio, che rappresentano un patrimonio politico e
culturale di valore fondamentale, da preservare e fare rivivere.

In questi canti è racchiusa e raccolta la tradizione, la memoria delle lotte politiche e sociali
che hanno caratterizzato la storia, in Italia ma non solo, con tutte le contraddizioni tipiche
dello sviluppo storico, politico e culturale di un società.

Dalla rivoluzione francese al risorgimento, passando per i canti antipiemontesi. Dagli inni
anarchici e socialisti dei primi anni del '900 ai canti della Grande Guerra. Dal primo
dopoguerra, ai canti della Resistenza, passando per i canti antifascisti. E poi il secondo
dopoguerra, la ricostruzione, il 'boom economico', le lotte studentesche e operaie di fine anni
'60 e degli anni '70. Il periodo del reflusso e infine il mondo attuale e la "globalizzazione".
Ogni periodo ha avuto i suoi canti, che sono più di semplici colonne sonore: sono veri e propri
documenti storici che ci permettono di entrare nel cuore degli avvenimenti, passando per
canali non tradizionali.

La presentazione completa del progetto è presente al seguente indirizzo:
https://www.ildeposito.org/presentazione/il-progetto.

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Questo canzoniere può essere stampato e distribuito come meglio si crede.
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                                                      A Riace
                                                          (2018)
                                                   di Giovanna Marini
                                     Periodo: Il mondo "globalizzato" (1990 - oggi)
                                                      Lingua: italiano
                                                    Tags: emigrazione
                                    Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/riace

In Calabria è un paese che sa sperare bene,                      siamo soli qua non si va più avanti,
un sindaco capace di capire con il cuore,                        è arrivato il giorno il momento del coraggio
un bel giorno ai paesani così prese a                            per i nostri giovani chiudere e partire,
parlare: amici,                                                  chiudere e scappare, chiudere e migrare,
amici miei ascoltatemi sentite bene a me,                        oppure?
questo paese è morto cosi non si va avanti,
sono partiti tutti partono i migranti,                           Quelle case abbandonate, si vecchie
mancano le stagioni mancano i quattrini,                         sbeccolate,
mancano le braccia mancano i contadini,                          ma, potrebbero essere aggiustate
partono i Narduzzi, Capace, Natofini,                            Io li ho visti i migranti belli giovani e
Toscale, Caffitta, Capotonno,                                    tanti,
stiamo andando a fondo,stiamo andando a                          forti ammassati nei campi senza un avvenire
fondo.                                                           Loro un aiuto a noi lo potremmo dare, e loro
                                                                 a noi
Le vecchie case vuote da far male io non                         venite migranti, non è più l’ora di migrare,
voglio più vederle,                                              questa è l’ora di abitare, venite,
venitemi ad aiutare persino i vecchi al bar                      vi scegliete una casa ve la riparate
non sanno cosa fare,                                             ed è vostra per sempre, questa è una promessa
hanno perso il compagno per il loro tresette,                    è il sindaco che vi parla, venite,
mi guardano spaesati, qua male si mette,                         noi diamo una casa a voi, e voi ridate un
siamo soli, qua non c’è più vita,                                paese a noi..
                                                                 Silenzio

Informazioni

" Sentite io vi devo dire una cosa a cui tengo molto, sta accadendo una cosa che dobbiamo seguire assolutamente,
Mimmo Lucano sindaco di Riace sta facendo sciopero della fame, lo sapete perché?
Lui ha fatto un esperienza, la più bella del mondo osannata da tutti, lui ha fatto un accoglienza di migranti da anni
e ha salvato il suo paese e ha salvato i migranti. Loro hanno ricostruito le case e il paese ora e’ nuovo e son tutti
contenti, e che facciamo noi? gli tagliamo i fondi, lui ha fatto attività culturali di tutti i tipi, è un'esperienza simbolo
che gira per il mondo, tranne che in Italia e che facciamo gli tagliamo i fondi… " (Giovanna Marini).
Il 2 ottobre 2018, un mese dopo questa dichiarazione Mimmo Lucano viene arrestato per "favoreggiamento
dell'immigrazione calndestina", segnando la fine dell'esperienza Riace, e causando l'allontanamento e la
dispersione dei migranti che vi abitavano.

Il testo è ripreso dal sito "Canzoni contro la guerra"

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                                          Ballata di Ustica
                                                         (1999)
                                                  di Giovanna Marini
                                    Periodo: Il mondo "globalizzato" (1990 - oggi)
                                                    Lingua: italiano
                                             Tags: strategia della tensione
                             Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/ballata-di-ustica

Era il dì 27 di giugno                                         C'era in mare una nave da guerra
anno 80 del secolo scorso                                      che portava bandiera americana
e un aereo in civile percorso                                  e nel cielo tre caccia mortali
d'improvviso nel mare cascò.                                   nella scia dell'aereo a lottar.

Trascinò gli 81 sul fondo                                      Più di un missile venne sparato
tra equipaggio, adulti e bambini                               e da scudo l'aereo civile
da Bologna a Palermo vicini                                    ne ebbe a un tratto ferita mortale
al tramonto in un cielo seren.                                 presso Ustica s'inabissò.

Alle grida di quegli innocenti                                 Da 20 anni     tremiamo al pensiero
al pensiero di cosi grande orrore                              al terrore     di quegli innocenti
le richieste di tutti parenti                                  non esiste     ragione attenuante
fino ad oggi risposta non c'è.                                 al delitto     di stato che fu.

Un'inchiesta che dura 20 anni                                  Che credete voialtri militari,
tra suicidi e scomparse improvvise                             che la guerra giustifichi tutto?
gli italiani han capito l'avviso                               Voi ci avete strappato il diritto
chi sapeva non voleva dir.                                     a fiducia ed umana pietà.

Quell'arereo volava sicuro                                     E allora non vi resta che dichiarare il vero
su una rotta del tutto ufficiale                               ai parenti ed alla nazione
ma nell'ombra di quelle sue ali                                e scontare la pena in prigione
un conflitto tra stati scoppiò.                                per la strage di umanità
                                                               e scontare la pena in prigione
                                                               per la strage di umanità.

Informazioni

Composizione per quartetto scritta per lo spettacolo I-TIGI, Canto per Ustica di Marco Paolini, chiesto
dell'associazione Familiari delle vittime di Ustica, prod. Comune di Bologna, Comune di Palermo e Romagna Teatri.

Sulla melodia di O Gorizia

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                         I treni per Reggio Calabria
                                                  (1975)
                                           di Giovanna Marini
                   Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                              Lingua: italiano
                    Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/i-treni-reggio-calabria

Andavano col treno giù nel meridione                     dormono dormono profondamente
per fare una grande manifestazione                       sopra le bombe non sentono più niente
il ventidue d'ottobre del settantadue
                                                          famiglie intere a tre generazioni
in curva il treno che pareva un balcone                   son venute tutte insieme da Torino
quei balconi con la coperta per la                        vanno dai parenti fanno una dimostrazione
processione                                               dal treno non è sceso nessuno
il treno era coperto di bandiere rosse
slogans, cartelli e scritte a mano                       la vecchia e la figlia alle rifiniture
                                                         il marito alla verniciatura
da Roma Ostiense mille e duecento operai                 la figlia della figlia alle tappezzerie
vecchi, giovani e donne                                  stanno in viaggio ormai da più di venti ore
con i bastoni e le bandierearrotolati
portati tutti a mazzo sulle spalle                       aspettano seduti sereni e contenti
                                                         sopra le bombe non gliene importa niente
Il treno parte e pare un incrociatore                    aspettano che è tutta una vita
tutti cantano bandiera rossa                             che stanno ad aspettare
dopo venti minuti che siamo in cammino
si ferma e non vuole più partire                         per un certificato mattinate intere
                                                         anni e anni per due soldi di pensione
si parla di una bomba sulla ferrovia                     erano venti treni più forti del tritolo
il treno torna alla stazione                             guardare quelle facce bastava solo
tutti corrono coi megafoni in mano
richiamano "andiamo via Cassino                           con la notte le stelle e con la luna
                                                          i binari stanno luccicanti
compagni da qui a Reggio è tutto un campo                 mai guardati con tanta attenzione
minato,                                                   e camminato sulle traversine
chi vuole si rimetta in cammino"
dopo un'ora quel treno che pareva un balcone             mai individuata una regione
ha ripreso la sua processione                            dai sassi della massicciata
                                                         dalle chine di erba sulla vallata
anche a Cassino la linea è saltata                       dai buchi che fanno entrare il mare
siamo tutti attaccati al finestrino
Roma ostiense Cisterna Roma termini Cassino              piano piano a passo d'uomo
adesso siamo a Roma tiburtino                            pareva che il treno si facesse portare
                                                         tirato per le briglie come un cavallo
Il treno di Bologna è saltato a Priverno                 tirato dal suo padrone
è una notte una notte d'inferno
i feriti tutti sono ripartiti                             a Napoli la galleria illuminata
caricati sopra un altro treno                             bassa e sfasciata con la fermata
                                                          il treno che pareva un balcone
funzionari responsabili sindacalisti                      qualcuno vuol salire attenzione
sdraiati sulle reti dei bagagli
per scrutare meglio la massicciata                       non fate salire nessuno
si sono tutti addormentati                               può essere una provocazione
                                                         si sporgono coi megafoni in mano
dormono dormono profondamente                            e un piede sullo scalino
sopra le bombe non sentono più niente
l'importante adesso è di essere partiti                  e gridano gridano quello che hanno in mente
ma i giovani hanno gli occhi spalancati                  solo comizi la gente sente
                                                         ora passa la notte e con la luce
vanno in giro tutti eccitati                             la ferrovia è tutta popolata
mentre i vecchi sono stremati

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contadini e pastori che l'hanno sorvegliata                   volavano sassi e provocazioni
col gregge sparpagliato                                       ma nessuno s'è neppure voltato
la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa                   gli operai dell'Emilia-Romagna
dal tetto di una casa una signora grassa                      guardavano con occhi stupiti

fa le corna e alza una mano                                   i metalmeccanici di Torino e Milano
e un gruppo di bambini                                        puntavano in avanti tenendosi per mano
ci guardano passare                                           le voci rompevano il silenzio
e fanno il saluto romano                                      e nelle pause si sentiva il mare

 Ormai siamo a Reggio e la stazione                            il silenzio di qulli fermi
 è tutta nera di gente                                         che stavano a guardare
 domani chiuso tutto in segno di lutto                         e ogni tanto dalle vie laerali
 ha detto Ciccio Franco "a sbarre"                             si vedevano sassi volare

e alla mattina c'era la paura                                 e alla sera Reggio era trasformata
e il corteo non riusciva a partire                            pareva una giornata di mercato
ma gli operai di Reggio sono andati in testa                  quanti abbracci e quanta commozione
e il corteo si è mosso improvvisamente                        il nord è arrivato nel meridione

è partito a punta come un grosso serpente                     e alla sera Reggio era trasformata
con la testa corazzata                                        pareva una giornata di mercato
i cartelli schierati lateralmente                             quanti abbracci e quanta commozione
l'avevano tutto fasciato                                      gli operai hanno dato una dimostrazione

Informazioni

Gli accordi sono molto "abbozzati", il minimo per fornire un accompagnamento con la chitarra, per niente simile
all'originale.

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                                       La linea rossa
                                             di Giovanna Marini
                   Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                               Lingua: italiano
                                          Tags: comunisti/socialisti
                         Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/la-linea-rossa

La pace, l'amore, la                                     Giustizia e verità
giustizia e la verità                                    è proprio quello che ci va
siamo d'accordo                                          e qui si parla solo
son belle cose ma                                        di libertà
si deve andare più in là                                 ma anche questa si sa
si deve andare più in là                                 ora fa parte della
la Linea Rossa                                           prosa della canzone d'attualità
è sempre andata più in là.
                                                          La pace, l'amore, la...
Al posto di pace già
ci metterei ostilità                                     [Giustizia e verità
non suona cosi bene                                      le lascerei per l'aldilà
per tutti ma                                             qui parlerei piuttosto
suona bene per chi                                       di libertà
ogni giorno non sa                                       ma anche questa si sa
se il giorno dopo                                        ora fa parte della
da mangiare ce l'ha.                                     prosa della canzone
                                                         d'attualità.]
La pace, l'amore, la...

Al posto d'amore, sì                                      La pace, l'amore, la
ci metterei guerra contro chi                             giustizia e la verità
beve il sangue                                            siamo d'accordo
di chi è sua proprietà                                    son belle cose ma
è più bello, lo so                                        si deve andare più in là
chiamarlo carità                                          si deve andare più in là
certo non fa piacere                                      la Linea Rossa
la verità.                                                è sempre andata più
                                                          la Linea Rossa
La pace, l'amore, la...                                   è sempre andata più
                                                          la Linea Rossa
                                                          è sempre andata più in là.

                                                  pagina 7
ilDeposito.org - Canti di protesta politica e sociale

                  La manifestazione in cui morì Zibecchi
                                                        (1979)
                                                 di Giovanna Marini
                         Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                                   Lingua: italiano
                                                  Tags: repressione
                   Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/la-manifestazione-cui-mori-zibecchi

Nella piazza un gran groviglio,                               chiama,
tutti corrono gridono piangono                                ha addosso ancora la giacca del pigiama,
per la gente dentro casa non è successo                       abita là sopra, cercava di dormire,
niente                                                        “Che c’è, che succede?”, si mette a gridare,
ma le sirene le grida, la puzza il fumo si                    “Corri, corri, corri! Chiama qualcuno!”.
sente                                                         Ma la gente è impazzita, non la ferma più
“assassini, assassini!”, continuano a                         nessuno,
gridare.                                                      “guarda la polizia, ne ha già ammazzato uno”,
Arrivano due uomini con le magliette chiare,                  ora sparano, sparano e continuano a sparare,
piangono, tossiscono, non sanno più parlare,                  “Chiama il servizio d’ordine, presto datti da
Zibecchi è per terra, la testa sullo scalino,                 fare!”.
le braccia un po’ in avanti, ma come per                      Il deputato entra nel bar, lo guardan nel
chiamare.,                                                    silenzio,
la testa resta indietro, punta lontana,                       con le dita che tremano fa il numero del
le gambe stanno lì, ma come di nessuno,                       telefono,
una donna anziana grida uscendo da un                         in mano ha il libretto notes tutto
portone,                                                      spiegazzato,
“assassini, assassini!”, e ferma due                          “Non c’è tempo, muovetevi, presto, su,
celerini.                                                     venite,
“Assassini, assassini!”, e avanza le mani,                    bisogna fare i cordoni, c’è la gente
ne vengono giù dieci, scendono da un gippone,                 impazzita,
e trascinano la donna sopra un’auto militare,                 andate, sono qui, qui in mezzo alla gente,
di lei da quel giorno non s’è più sentito                     può accadere di tutto se non siamo presenti,
parlare.                                                      può accadere di tutto se non siamo presenti!”
“E’ un corteo, è un corteo!”, incominciano a
gridare,                                                      L’uomo ha attraversato la città,
ma le jeep impazzite non fanno più passare,                   era notte quand’era partito,
vengono degli uomini le mani piene di sassi,                  alle sue spalle la città era affamata,
“guardate, guardate, ci sparano addosso!”.                    sulla persiana la signora popolana.
“Sparano, sparano!”, corre la voce,                           Lui andava, guardava, guardava,
aumentano le grida, la gente si butta per                     lui a andare si toglieva la camicia,
terra,                                                        e si vedeva la gente morire,
chi raccoglie i bossoli e li guarda senza                     gente correre, gente star male.
fiato,                                                        “Ah che succede, che cosa devo fare?
chi cerca di scappare, i ferri pedonali,                      Io a casa mia non ci voglio tornare,
“sparano, sparano!”, continuano a gridare,                    devo restare, devo raccontare”,
e si aggrappano uno all’altro, fermano chi                    tutta la notte come un testimone,
vuole                                                         tutta la notte come un testimone,
   [scappare,                                                 guardava, pensava, guardava, pensava,
finalmente un uomo autorevole compare,                        tutta la notte come un testimone,
è un compagno deputato, si guarda in giro,                    guardava, pensava, guardava, pensava.

Informazioni

Canzone dedicata a Giovannino Zibecchi, ucciso dalla polizia duranta una manifestazione, il 17 aprile 1975.

Fonte

                                                       pagina 8
ilDeposito.org - Canti di protesta politica e sociale

                   Lamento per la morte di Pasolini
                                                   (1979)
                                             di Giovanna Marini
                    Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                               Lingua: italiano
                  Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/lamento-la-morte-di-pasolini

Persi le forze mie persi l'ingegno                        Le undici e mezza mi sento morire
la morte mi è venuta a visitare                           la lingua mi cercava le parole
«e leva le gambe tue da questo regno»                     e tutto mi diceva che non giova
persi le forze mie persi l'ingegno.                       le undici e mezza mi sento morire.

Le undici le volte che l'ho visto                         Mezzanotte m'ho da confessare
gli vidi in faccia la mia gioventù                        cerco perdono dalla madre mia
o Cristo me l'hai fatto un bel disgusto                   e questo è un dovere che ho da fare
le undici volte che l'ho visto.                           mezzanotte m'ho da confessare.

Le undici e un quarto mi sento ferito                     Ma quella notte volevo parlare
davanti agli occhi ho le mani spezzate                    la pioggia il fango e l'auto per scappare
la lingua mi diceva «è andata è andata»                   solo a morire lì vicino al mare
le undici e un quarto mi sento ferito.                    ma quella notte volevo parlare
                                                          non può non può, può più parlare.

                                                   pagina 9
ilDeposito.org - Canti di protesta politica e sociale

                                Le Fosse Ardeatine
                                                  (2003)
                                            di Giovanna Marini
                              Periodo: Il mondo "globalizzato" (1990 - oggi)
                                              Lingua: italiano
                                             Tags: antifascisti
                      Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/le-fosse-ardeatine

Proclama scritto dal                                     ottant’anni,
Comando Tedesco in Roma occupata,                        il più giovane quattordici anni ah Ah!
e affisso su tutti i muri della città il 25
marzo del ’44:                                           Un maresciallo delle SS chiede chi è disposto
«Il 23 marzo nel pomeriggio viene lanciata               a fare lavori pesanti,
una bomba da criminali comunisti-badogliani              scavare fosse si faccia avanti!
contro una colonna tedesca                               C’è un lungo silenzio, poi mano a mano,
in transito per via Rasella.                             si offrono tutti. Ah!
Trentadue uccisi parecchi feriti.                        Il più giovane dei Di Consiglio
Per ogni tedesco ammazzato dieci                         che non è stato chiamato
criminali comunisti-badogliani saranno                   vuole raggiungere il padre e i fratelli,
fucilati.                                                e il suo nome va dentro alla lista. Ah!
Quest’ordine è già stato eseguito»
                                                         Il cielo si fa nero, è quasi sera
Verso le due dentro a Regina Coeli entrano le            Sento muovere nel cortile
SS,                                                      vedo i camion pronti a partire
aprono le porte vanno di cella in cella,                 E quelli con le mani legate issati
gridano nomi di uomini prigionieri                       sui camion in un silenzio straordinario
Il primo a essere chiamato                               E i soldati con i mitra puntati
il maggiore Talamo esce senza la giacca,                 e loro dentro accovacciati
vuol tornare a prenderla                                 E da noi gli sportelli sono tutti sprangati,
ma no se lo portano via. Ah! Ah!                         c’è un gran silenzio
                                                         Ma una donna si mette a gridare,
Passano in fretta aprono e gridano un nome               urla lamenti, ci fa male
e un uomo esce e non ritorna più.                        È la moglie di Genserico Fontana,
Bruno Pellegrino vede passare Alberto                    non riescono a farla tacere, lei ha capito…:
Fantacone,
lo portano in barella non poteva camminare,              «Era nel primo pomeriggio: partivano,
capisce che è impossibile che lo portino a               li ho visti io
lavorare,                                                da via Tasso tre camion, amore mio
e allora si mette a gridare:                             Noi stavamo ad aspettare il secondo colloquio
«È una mattanza! È una mattanza!                         e la finestra dava sul cortile,
Assassini! Assassini!»                                   e i camion erano del tipo militare telati
E tutto il carcere attacca a gridare                     coperti sopra e ai lati
«Assassini!».                                            E i nostri cari con le mani legate, amore
Diceva il carcere «Assassini!»                           mio!
La frenesia, la confusione…                              E abbiamo cominciato a chiamare
                                                         Chiamava ognuno i suoi padri figli fratelli
Il tenente Tunath preleva                                nipoti,
 gli uomini del terzo braccio                            amore mio
poi attende la lista della Polizia Italiana,             E i soldati venivano incontro col mitra
ma la lista non arriva, non c’è!                         spianato
Allora prende a caso undici persone,                     “Via! Via! Kaputt!”, pazzi erano, erano pazzi
si fa dare il nome                                       E noi che potevamo fare? Vi abbiamo visti
e le aggiunge alla sua lista ah!                         partire»
Solinas vede passare Manlio Bordon,
dalla sua cella è prelevato Michele Bolgia               E vanno per Roma i camion, Roma deserta
Enrica Filippini vede passare il dottor                  Nessuno doveva vedere, nessuno doveva sapere!
Pierantoni                                               Una camionetta girava da due ore
e i Di Consiglio sei Di Consiglio                        per il quartiere e un megafono strillava:
Non vedrà più Luigi Gavioli                              «Un convoglio deve passare,
Il più vecchio dei prelevati aveva                       che le persiane siano tutte sbarrate,

                                                  pagina 10
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Se vediamo qualcuno affacciato                                 a monte e a valle delle cave
abbiamo l’ordine di sparare!»                                  e i camion retrocedono fino all’ingresso
E poi i camion sono arrivati                                   affinché loro non si vedano
circondati dalle moto col sidecar                              E nessuno li ha visti entrare
e i soldati con i mitra puntati,                               Solo i tedeschi militari immobili pronti per
Piazza Barberini, il Tritone,                                  sparare
via Nazionale, il Colosseo, tutto sbreccolato                  A trecentotrentacinque uomini: cinque per
e Marco Aurelio sul suo cavallo dorato                         volta…
E la piazzetta ornata con la chiesa                            «E noi come potremo mai dimenticare
in cima alla scalinata                                         che così sono morti i nostri padri?»
che sale sale fino al portale                                  «Ma lo sai quante volte me li vedo
E da via Tasso e da Regina Coeli                               entrare dentro al buio delle cave, smarriti,
quei camion hanno sfilato                                      si guardano intorno per capire»
fra le case scolorite e i muri vecchi                          «Ma che si sono detti in quel momento?
e le fontane delicate,                                         Ma cosa avranno pensato?
e portavano al macello padri e figli                           Ma che gli avrà detto il cervello?
ammanettati                                                    Ma la bocca gli avrà parlato?»
E nessuno li ha seguiti!                                       Trecentotrentacinque uomini, cinque per volta
Nessuno è andato a chiamare -                                  E questo è vero! È vero! È tutto vero
Lo sai che me lo chiedo da cinquant’anni -                     E la storia l’ha detto e il tribunale ha
Nessuno è andato a domandare:                                  parlato
Ma perché bloccano le strade?                                  Così è stato, ma come si può pensare...!
Ma che cosa volete fare?
Arrivano sull’Ardeatina che il sole sta per                    – Ce ne sono cinque di troppo – dice Kappler
cadere                                                         – Questi hanno visto tutto, che ne facciamo?
mettono due sentinelle per bloccare veicoli e                  Uccidiamo anche loro?
pedoni                                                         Uccidiamo anche loro –.

Informazioni

Una cronaca precisa, puntuale e tragica dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui i nazisti trucidarono 335 persone
come rappresaglia.

Fonte

                                                        pagina 11
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                                                  Monòpoli
                                                        (1970)
                                                  di Giovanna Marini
                        Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                                    Lingua: italiano
                                Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/monopoli

Fu nel luglio del sessantadue                                  Ed allora, finito l'orario,
che partimmo da Monòpoli                                       facevamo lo straordinario
per andare a Cislago Varese,                                   per pagare il biglietto del treno
frequentare un corso incapìbile.                               e più presto ripartire.

E noi tutti eravamo cortesi                                    Ma alla fine della settimana
di passare a una vita borghese,                                ci fu il vitto da pagare
nel sentire che si stava bene,                                 e nessuno poté più partire:
mentre invece non fu poi così.                                 tutti chiusi nel Settentrione.

Dovevamo far quattr'ore di lavoro                              Così il Nord ci ha rubato
e quattr'ore di teoria                                         dalla terra dove sono nato,
ed invece era tutto ingannato:                                 con la perfida illusione
dieci ore stavi a lavorà.                                      di passare a una vita migliore.

E quei soldi che ci dava -                                     E noi tutti eravamo cortesi
mille lire la settimana -!                                     di passare a una vita borghese,
Le ragazze eran tutte piangenti,                               nel sentire che si stava bene,
così pure quei pochi studenti.                                 mentre invece non fu poi così.

Informazioni

Cronaca fedele di uno dei tanti drammi dell'emigrazione interna. Inserita nello spettacolo L'aria concessa è poca,
del 1970

                                                        pagina 12
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        O padrone non lo fare [Se c'avessi cento figli]
                                                     (1966)
                                               di Giovanna Marini
                      Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                                 Lingua: italiano
                                           Tags: comunisti/socialisti
            Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/o-padrone-non-lo-fare-se-cavessi-cento-figli

Se ci avessi cento figli                                   che io vi posso rovinà.
tutti quanti belli e forti
gli direi : «Vi preferisco morti                           Ci ho la tradotta dei crumiri
che a lavorare per il padron».                             che li porta a lavorare
                                                           che li porta a disertare
Il padrone in veste nera                                   ma dalla loro società».
con la mano sopra il cuore:
«Mi fa tanto dispiacere                                    «O padrone non lo fare...
ma io vi debbo licenzià».
                                                           Che farai allora crumiro
«O padrone non lo fare                                     per i soldi del padrone
siamo in pochi ma a lottare                                tu rimani a guardare
e per farla scomparire                                     ché da solo ti sei rovinà.
la maledetta proprietà».
                                                           «O padrone non lo fare
Il padrone in veste nera                                   siamo in pochi ma a lottare
con la mano sopra il cuore:                                e per farla scomparire
«State attenti a lavorare                                  la maledetta proprietà
                                                           la maledetta proprietà
                                                           la maledetta proprietà».

                                                    pagina 13
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                                             Passerà
                                                  (1991)
                                            di Giovanna Marini
                             Periodo: Il mondo "globalizzato" (1990 - oggi)
                                              Lingua: italiano
                           Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/passera

Credevo d'esser nata immortale                          Contenti delle briciole che ci han
che il mondo era da cambiare                            lasciato i potenti attenti
in un momento e non pensarci più                        solo alla loro continuità

Oh vita mia, oh vita mia                                Oh vita mia, oh vita mia
quanto è fatta di paura                                 quanto si può sopportare
questa mia immobilità                                   questa finta sazietà

Passerà passerà                                         Passerà, passerà
ma la storia chi la fa?                                 Ma la storia chi la fa?

All'ombra di una quercia con gli occhi                  Immersi in questo sonno saremo
nel cielo che pezzo di sereno                           risvegliati un giorno da un
avuto in premio a quest'età                             signore che pensava come me

Oh vita mia, oh vita mia                                Oh vita mia, Oh vita mia
quanto sarà finta o vera                                allora sarò io a cambiare
questa mia serenità                                     la paura passerà

Passerà passerà                                         Passerà e sapremo
Ma la storia chi la fa?                                 la storia chi la fa

                                                 pagina 14
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                                    Ragazzo gentile
                                                   (1976)
                                             di Giovanna Marini
                   Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                               Lingua: italiano
                        Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/ragazzo-gentile

Ragazzo gentile qui davanti a me                         C'è da costruire paesi e città
Mi stai a sentire ma dimmi il perché                     Buttare via i morti andare più in là
Le storie e i fatti della gente e poi                    Spianare montagne e riempire il mar
Le croci, gli eroi innalzati da noi                      E chi non lo vuole aiutarlo a morir
Si son rovesciati con la testa in giù                    E quanto ha patito la mia città
Stan lì dissanguati non parlano più                      chi è vivo lo vede chi è vivo lo sa.

                                                  pagina 15
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                                             Se, Riflessione
                                                         (1991)
                                                   di Giovanna Marini
                                     Periodo: Il mondo "globalizzato" (1990 - oggi)
                                                     Lingua: italiano
                                             Tags: strategia della tensione
                               Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/se-riflessione

Se quella sera non avesse parlato                               A Trapani c'è sempre il sole la bella gente
quella sera a Trapani davanti al televisore                     va su e giù per Corso per salutare e farsi
quella sera che il sole non riusciva a cadere                   salutare
e il cielo era rosso rosso sangue sparso                        ma in mezz'a tanta cortesia qui in Sicila
                                                                si può morire di televisione si può morire di
Se solo l'avesse guardato e guardando taciuto                   parole
e il televisore fosse rimasto muto smorto
muto opaco                                                      E io che gli volevo stringere la mano!
certo ora Mauro Rostagno sarebbe vivo ancora                    Mezzanotte e trapassa il tempo
ancora                                                          è sparita la luna e io m'addormento da sola.

Informazioni

Mauro Rostagno, studente di sociologia a Trento negli anni caldi della protesta studentesca, dopo un periodo di
ricerca e studio in India, a Puna, si dedicò al lavoro per il recupero dei tossicodipendenti nella comunità Saman
fondata e diretta da Cardella e Patrizia Rovere, a Erice, in Sicilia. Come giornalista e conduttore della televisione
locale Tele Cine, denunciò ripetutamente le collusioni tra mafia e politica locale. Venne ucciso il 26 settembre
1988.

(da "Un Paese Vuol dire" - Giovanna Marini, ed. Nota, 2009)

                                                         pagina 16
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                       Viva Voltaire e Montesquieu
                                                   (1968)
                                             di Giovanna Marini
                    Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                               Lingua: italiano
                  Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/viva-voltaire-e-montesquieu

Evviva Voltaire e Montesquieu,                            Ha bestemmiato,
potenti per molta ragione!                                             odio la purezza.
hanno minato un regime                                    ha tradito e s'è sporcato,
mangiandone ogni briciola buona.                                       odio l'onestà.
                                                          È un profanatore,.
Perché e in nome di che                                                odio il rigore,
non dovremmo divorare ciò che nutre,                      Allontanatelo,
anche in una istituzione                                               troppo facile!
che prepariamo alla distruzione?                          è il pungolo della morte,
                                                                       mascherati di virtù,
Ha bestemmiato!                                           è un'ammonizione
                                                                       a giustificazione
Questo grido l'aspettavo: è un puro che ha                per i nostri ottimisti,
parlato.                                                               che mancate di invenzione!
Lo conosco - il puro - mi è entrato                       è uno scandalo
dentro da anni, mi ha                                                  vi aggrappate
violentato,                                               infamante
si è confuso con me                                                    a verità prefabbricate,
a un punto tale che                                       e lo coviamo
non so se non son io che ho gridato.                                   pur sapendo
                                                          ingenuamente!
Riveste ogni mia intenzione                                            che ora tutto è cambiato.
di polvere sottile ed antica,
cosi che tutto ciò                                        Gridano i puri,
che al di fuori di me                                     tirano fuori dei valori
di purezza e di virtù è ammantato                         sacri, intoccabili a priori
                                                          e non importa se siamo molto
richiama dal mio interiore                                ignari del significato di questi tesori.
la polvere sottile,
la scuote e                                               Servono solo a linciare
malgrado me                                               il profanatore,
scruto attentamente e sto a sentire.                      sorreggono il potere
                                                          e sono utili per chi non ha il coraggio
E sempre nascosto nella folla                             di scegliere
in ogni angolo oscuro;                                    e vivrebbe nel terrore.
guardatevi dal buio,
dal gruppo chiuso e austero,                              Il puro per difetto:
guardatevi - che non nasconda il puro.                    ecco il primo assassino.

Annidato come pipistrello nero,                           Ha sempre il sospetto
ascolta con le orecchie e senza cuore,                    che chi gli sta vicino
privo di cervello e di piacere, ma ha                     nasconda un valore che lui non ha,
le regole imparate dal manuale.                           perché è puro per difetto
                                                          di passione - o meglio affetto
Ha bestemmiato.                                           da una passione difettosa.
Ha tradito e s'è sporcato.
È un profanatore.                                         È' l'amante della regola:
Allontanatelo.                                            eccola lì, grassa, prosperosa,
È il pungolo della morte.                                 portata a spalla dai morti
È un'ammonizione per i nostri ottimisti.                  che si mescolano ai vivi,
È uno scandalo infamante.                                 loro bianchi e consunti,
Lo coviamo ingenuamente.                                  lei ridente e volitiva li schiaccia col suo
                                                          peso

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in uno stato continuo di morte protettiva.              certo un giorno l'avrà.

Trema il puro per difetto                               Nascosto fra voi con la mia idea,
che venga a mancare                                     aspetto e non mi sporco:
chi la regola la sa inventare:                          basta che vostra mai non sia,
lo protegge, lo difende,                                che non arrivi in porto ».
se lo ingrazia nel terrore
se c'è chi osa sregolare.                               Così parla il puro per eccesso,
                                                        lontano da ogni compromesso
Ascoltatela la sua fine tragica:                        ma accade a volte, per una svista,
trascinato dal profanatore,                             che non è altro che un puro teppista.
che è la sua sorgente di vita e il suo
tormento                                                Sa tutto senza dubbio né timore,
- lui lo sa e lo insegue non lo lascia un               sfruttando gli altri in nome del rigore
momento -                                               e forse - ma tardi - anche lui saprà
si ritrova all'aperto in uno spazio                     che è cullato proprio dalla società.
sconfinato,                                             Si crede per nascita un eletto,
si perde si sente morire,                               infatti è come un figlio di papà,
                                                        non gli serve imparare e capire
Per salvarsi cerca, rabbioso, l'errore.                 e non sa
A volte succede che muore da eroe,                      che è assai lontano dalla libertà
aggrappato alla sua regola stretto stretto,
che non vuole mollare.                                  Rimani nel tuo limbo
                                                        vuoto di paragoni,
Ma evviva Voltaire e Montesquieu,                       che nessuno ti avvicini
potenti per molta ragione!                              beato ed immacolato
hanno minato un regime                                  estraniato e fallito
mangiandone ogni briciola buona.                        per non essere consumato
                                                        estraniato e fallito
Perché e in nome di che                                 per non essere consumato.
non dovremmo divorare ciò che nutre,
anche in una istituzione                                L'idea è nobile e pura
che prepariamo alla distruzione?                        e noi poveri sporchi
                                                        lottiamo spalla a spalla
Ha bestemmiato!                                         col corrotto ed il compromesso,
grida il puro immacolato,                               intralciati dal puro per difetto
quello per eccesso.                                     e linciati dal puro per eccesso:
                                                        e restiamo offerti ed indifesi
Con questo è impossibile parlare:                       a una sola tua bella parola,
                                                        stupenda per armonia
Chi sei? dimmi il tuo nome                              tra fervore e teoria,
quello in cui credi;                                    stupenda per armonia
e sei anche tu                                          tra fervore e teoria.
alla ricerca dell'errore? Quale?
                                                        Ma evviva Voltaire e Montesquieu,
« Intellettuale io non sono,                            potenti per molta ragione!
non ho professione, né nome, né posto,                  hanno minato un regime
fuori dall'istituzione per evitare la                   mangiandone ogni briciola buona.
contaminazione.                                         Perché e in nome di che
                                                        non dovremmo divorare ciò che nutre,
Certo mi vuoi limitare, con quelle tue                  anche in una istituzione
definizioni,                                            che prepariamo alla distruzione?
vuoi ridurmi a uno sporco mercante di idee
comuni;                                                 Verrà il giorno, se vogliamo,
e tu così mi combatti, lo so,                           di tagliar la testa al sovrano
ma io ti sfuggo,                                        e di mandare a morte la corte;
non ho identità,                                        ci saremo assicurati lunghi anni di vita,
non ho volto, non ho sostanza:                          giustamente nutriti dalla morte.
sono la verità.
Una sola idea ho e non importa se non ha                Distruggiamo, divoriamo
niente a che vedere col mondo,                          ogni corte ch'è sempre bieca e forte

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ed ogni mito                                               Tutti legati in un modo tale che
che nasce già esaurito;                                    non si potranno mai più liberare.
e lui dirà: « A me, che vi ho nutrito,
vestito,                                                   Per primo c'è quello che ha fiutato
creato? »,                                                 nella vita di essere un fallito
e noi:                                                     e, ritirato tra i puri per difetto,
« Sì a te, nostro re »;                                    non violenta più il suo intelletto.
e lui:
« Senza di me dove finirà la nazione? ».                   E quello puro per eccesso,
« La tua testa è la soluzione,                             che rifiuta ma divora lo stesso,
non preoccuparti più per noi »                             perché non può non divorare:
« Chi vi guiderà, chi vi sceglierà la sorte?               ma farlo senza ammetterlo
».                                                         è tra tutti i sistemi di gran lunga il
« La strada è nostra, l'entrata è la tua                   peggiore.
morte ».                                                   Succede che, invece di minare,
« Ingrati, ve ne pentiréte presto,                         finisce lui stesso ad ingrassare
quando guerra e fame... ».                                 il regime e adesso non è più
« D'ora in poi scegliamo noi ».                            solo puro per eccesso,
                                                           ma è anche puro fesso
E così,                                                    e irrimediabilmente integrato.
mio grande sovrano,
anche per te                                               C'è poi quello che ha minato e divorato,
arrivò la fine,                                            ma poi il morto se lo è ritrovato
ma noti opporti a ciò che accade per                       dentro, e lo vive dandogli il suo nome,
preparazione;                                              e resuscitato nella sua persona.
basta adattarsi a essere strumenti
di un grande disegno di evoluzione                         I puri t'han tagliato la testa,
fatto di vita, morte, pace e distruzione.                  le mani, le gambe ed il potere,
                                                           ma eri tu che lo dovevi fare,
Ma evviva Voltaire e Montesquieu,                          intellettuale.
potenti per molta ragione!
hanno minato un regime                                     O beati manichei
mangiandone ogni briciola buona.
Perché e in nome di che                                    Per la vostra purezza pagano gli altri,
non dovremmo divorare ciò che nutre,                       non pagate voi.
anche in una istituzione
che prepariamo alla distruzione?                           O beati manichei

« Liberaci dal male »,                                     Ma evviva, evviva il compromesso
gridiamo all'intellettuale:                                riconosciuto come tale,
« Tutti a scandalizzarsi                                   usato come arma insidiosa,
e nessuno a scandalizzare ».                               a un taglio solo ma mortale;
                                                           e non quello che chiamate con i vostri
Dove vai, intellettuale?                                   risonanti e stupendi sostantivi,
Eri nato per portare                                       solamente per salvare il rigore
una sana rovina, e ti sei                                  di voialtri, sofferti e falsi puri!
ridotto a prefetto di disciplina;
dove vai? dove vai? dove vai?                              O beati manichei!
Hai gli occhi, ma li chiudi
e ti lasci portare                                         Ma evviva quello che ogni giorno
fuori dal mondo, e poi                                     sceglie e sa
parli senza far male a nessuno                             quel genere di guerra
e il tuo dolore lo soffriamo noi.                          che gli va
                                                           e ha il coraggio di dichiararsi dentro
I puri ti han tagliato la testa,                           la società,
le mani, le gambe ed il potere,                            impegnato ogni giorno a creare
ma eri tu che lo dovevi fare,                              la preziosa ostilità!
intellettuale.
                                                           O beati manichei!
Ma io ci penso e poi mi dico quale
è quello che ci libera dal male.                           Ma guardiamoci intorno e vediamo

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l'uomo puro, ma puro davvero,                                   i re, i regimi ed il potere
circondato da un lato dai bianchi                               e a noi ci dà baldanza di sapere
manichei onnipresenti                                           che siamo sempre la minoranza.
e dall'altro, con mille seduzioni,
lusingato e soffocato dal potere;                               Com'è bello stare in pochi ma eletti,
e tutti insieme gli tagliano la testa,                          o che sollievo le mani pulite,
e mani, le gambe ed il volere.                                  le manterremo fino alla morte;
                                                                ma come ci servono le mani sporche!
O beati manichei!
                                                                La mia lettera sta per finire,
E più noi ci tuffiamo nel fango,                                vi saluto con molto affetto;
più la strada nascerà sotto di noi,                             non ho deciso di morire,
invece di andare sotto ai piedi                                 ma una volta per tutte di troncare
di quegli altri del governo; e poi                              con la purezza, l'onestà e il rigore
come può un piatto di bilancia                                  e affrettarmi invece a pensare
essere abbassato, se noi al solito,                             e parlare per tagliare la testa,
per paura di un piatto non pulito,                              le mani e le gambe al potere;
restiamo appesi in aria come spiriti?                           perché i fatti
                                                                me li han fatti venire
O beati manichei!                                               in mente e da tempo ricordare,
                                                                con la loro importante lezione,
E intanto trionfano i governi,                                  Voltaire e Montesquieu,
                                                                potenti per molta ragione.

Informazioni

Una lunga cantata di Giovanna Marini, dedicata a tutti "i puri per difetto o per eccesso", di cui, secondo lei, era
pieno nel 1968, il Movimento tudentesco.

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                               Voglio la mia libertà
                                                  (1974)
                                           di Giovanna Marini
                   Periodo: La contestazione e i movimenti di liberazione (1967-1979)
                                              Lingua: italiano
                                               Tags: carcere
                     Indirizzo: https://www.ildeposito.org/canti/voglio-la-mia-liberta

Due guardie mi vennero a prendere a casa                 Spiare la luce del sole da terra
c'era mia madre vestita di nero.                         con gli occhi fissi senza speranza.
Di corsa le scale coi polsi legati                       nella cella gelata non puoi fare un passo,
su un cellulare: una gabbia di ferro.                    ti guardi intorno: niente e nessuno.
Gli occhi fissavano nella mia mente                      E non hai più sole non hai più luna,
quel pezzo di strada della mia borgata.                  solo un pezzo di cielo, solo dei sogni.
Ti senti un oggetto, ti danno del tu                     Percosse e grida rimbombano sui muri
tu non puoi parlare, non puoi pensare.                   in un silenzio più vuoto del buio.
un numero al posto del nome di sempre,                   Nell'arsa mia gola un grido si ferma,
le impronte invece di firmare.                           coscienza che sale di cose mai pensate:
Non puoi far niente                                      un'ingiustizia,
ascolti e taci                                           non puoi accettarla;
fino a negare te stesso.                                 voglio la mia libertà.

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ilDeposito.org - Canti di protesta politica e sociale

                                       Indice alfabetico

A Riace 3                                                    Monòpoli 12
Ballata di Ustica 4                                          O padrone non lo fare [Se c'avessi cento figli] 13
I treni per Reggio Calabria 5                                Passerà 14
La linea rossa 7                                             Ragazzo gentile 15
La manifestazione in cui morì Zibecchi 8                     Se, Riflessione 16
Lamento per la morte di Pasolini 9                           Viva Voltaire e Montesquieu 17
Le Fosse Ardeatine 10                                        Voglio la mia libertà 21

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