Il Pd a difesa di Santoro "È solo un'operazione di distrazione di massa" - Anci FVG
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IL MESSAGGERO VENETO 22 MAGGIO Shaurli: «Il Carroccio restituisca i 49 milioni dei cittadini» Bolzonello: nessun dubbio sulla buona fede della consigliera Il Pd a difesa di Santoro «È solo un'operazione di distrazione di massa» Mattia Pertoldi udine. Il Pd si erge a difesa di Mariagrazia Santoro e alza la contrarea nei confronti della Lega che ha chiesto, a gran voce, l'espulsione dell'ex assessore dal gruppo dem - dopo il caso delle mail violate a Palazzo - e anche dalla commissione interessata dal lavoro del suo successore, Graziano Pizzimenti.Il Pd non dubita della buona fede della consigliera, attacca il Carroccio - puntando sul livello nazionale e non su quello locale - e anche nuovamente il dito contro Insiel. «Le armi di distrazione di massa stanno toccando vertici impensabili - tuona il segretario regionale Cristiano Shaurli - e quando dopo un anno di governo non si ha nessun risultato da vantare, tutto fa brodo in campagna elettorale. La Lega ha finalmente trovato la madre di tutte le battaglie, la priorità assoluta per cui lottare, magari affidandosi a madonne e rosari: chiedere le dimissioni di un consigliere del Pd e parlare della sicurezza della posta elettronica del potente assessore Graziano Pizzimenti. Sicurezza che in una Regione seria intanto dovrebbe essere garantita a tutti dai tecnici e dalle società preposte». La Lega, per Shaurli, dovrebbe fare molta attenzione« a chiedere le dimissioni di chiunque: con la trave che ha nell'occhio non è consigliabile occuparsi di pagliuzze altrui: Pizzimenti prima di gettarsi all'assalto si ricordi la storia, passata e recente del suo partito, che non gli consente di far prediche a nessuno». Perché «dal capo supremo che è andato a nascondersi dietro le sottane di Luigi Di Maio per evitare di comparire davanti ai giudici, ai 49 milioni dei cittadini ancora da restituire è strana questa Lega iper-garantista con i suoi e severa e "sconvolta" nei confronti di una consigliera che non ha ancora ricevuto una carta dall'autorità giudiziaria».Sulla stessa linea d'onda, quindi, anche Sergio Bolzonello. «L'operazione di distrazione di massa che si vuole montare non ha alcun senso - sostiene il capogruppo -. Il dato politico è che la Lega alza la voce, ma non su quello che aspettiamo di sentire da un anno: i problemi da risolvere della nostra regione, dei cittadini e delle imprese. Ci basiamo sui fatti e sulla fiducia nei confronti di chi, negli anni, ha dimostrato capacità e competenza. Non abbiamo dubbi sulla buona fede di Santoro. Non confondiamo eventuali imperizie con azioni deliberate e consapevoli, errori e situazioni come questa non potrebbero nemmeno essere ipotizzati se ci fosse una concreta e completa disattivazione degli account, cosa che nel caso di specie non è avvenuta nel passaggio di consegne da una legislatura all'altra».
le candidate grilline Appello di Dal Cin e Pignedoli «L'unico voto utile è al M5s» Alessandro Cesare udine. «L'Europa si può cambiare ma, per farlo, serve il voto degli italiani domenica. Al di là della preferenza, sarà fondamentale la partecipazione». Viviana Dal Cin e Sabrina Pignedoli, candidate alle europee per il M5s nella circoscrizione Nordest, lanciano un appello comune, con la speranza che le persone non snobbino l'appuntamento con le urne.Dal Cin e Pignedoli si sono presentate a Udine, in galleria Astra, spiegando la loro visione di Europa. «I cittadini devono tornare a interessarsi di politica e scegliere con cognizione i loro rappresentanti - ha detto Dal Cin -. Vogliamo portare a Bruxelles un nuovo umanesimo e mettere le persone al centro dell'attività politica. Crediamo che l'unico voto utile sia quello dato al programma: quello del M5s punta a un'economia verde e sostenibile, a una finanza diversa da quella speculativa, a nuove tecnologie a servizio dell'uomo. Non può continuare a essere l'indice debito-Pil a guidare le politiche europee».Per tentare di cambiare l'Europa di oggi, è scesa in campo anche Pignedoli, giornalista d'inchiesta prestata alla politica: «I cittadini devono comprendere che le decisioni prese a Bruxelles hanno ricadute concrete sulle loro vite. Per questo è importante votare. Il nostro obiettivo è far valere gli interessi dell'Italia in Europa». Nello specifico, Pignedoli è intenzionata a portare avanti le sue battaglie in tema di legalità e di lotta alle mafie: «La legislazione antimafia italiana va estesa a tutti i Paesi - ha chiarito - e va difeso in maniera più convinta il concetto di "made in Italy". Se i nostri prodotti agroalimentari contraffatti fossero tolti dal mercato, le esportazioni aumenterebbero di due terzi». Dal Cin ha puntato il dito contro gli europarlamentari dei partiti tradizionali, che, negli anni, non sono riusciti a tutelare gli interessi italiani: «Spesso in Europa si andava in esilio o in vacanza, e quindi non c'era né l'interesse né la voglia di occuparsi delle istanze dei nostri territori. Noi abbiamo intenzione di stare sul pezzo e di occuparci delle cose concrete. Non è possibile che le imprese italiane restino tagliate fuori da molti bandi europei perché questi ultimi sono tarati sulle caratteristiche delle aziende tedesche. Andiamo in Europa per farci ascoltare e cambiare le cose». Alla presentazione è intervenuto anche il consigliere regionale Cristian Sergo: «Molte delle problematiche che abbiamo in regione dipendono da decisioni prese in Europa. Ecco perché è importante esserci». i consiglieri di bert e zanon Ritardi nei contributi per Sappada Progetto Fvg interroga la giunta udine. Penalizzati dal passaggio di competenze fra Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Proprio loro che si occupano della cura del territorio, componente primaria dell'offerta turistica. Gli agricoltori di Sappada sono ancora in attesa di veder liquidate le indennità previste per il 2018 il cui iter si è complicato con l'uscita dalla gestione veneta e l'ingresso in quella friulana.«A seguito di un recente incontro di
categoria fra operatori del settore agricolo, tutti imprenditori le cui aziende hanno sede a Sappada, sono emerse diverse problematiche non ancora risolte legate al passaggio da una Regione all'altra, con particolare riferimento alla Misura 13 - commentano infatti i consiglieri di Progetto Fvg Mauro Di Bert ed Emanuele Zanon -. Nonostante ci si avvicini al termine di 24 mesi deciso per completare il processo di aggregazione, importanti tasselli devono ancora trovare collocazione. Uno di questi riguarda le indennità previste dal fondo per lo sviluppo rurale».Per capire lo stato dell'arte, quindi, i due consiglieri di Progetto Fvg hanno presentato un'interrogazione rivolta alla Direzione regionale e rispettivo assessore alla montagna. l'assessore Riccardi: «Capaci di dare risposte puntuali ai privati e alle imprese» «Abbiamo approntato una macchina capace di dare risposte puntuali ai privati e alle imprese che hanno subito danni dall'urgano Vaia di fine ottobre 2018, dopo aver ottenuto dallo Stato, per questa singola voce, un riconoscimento di circa 42 milioni di euro per il ristoro. È importante che cittadini e imprese conoscano i termini e le modalità per accedere a questi fondi». È questo il commento del vicepresidente della Regione, con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi in merito all'importanza del grande piano di ripristino dei territori colpiti dal maltempo. La Protezione civile del Friuli Venezia Giulia ha costituito un'équipe di esperti delegati a seguire l'iter delle pratiche, dedicata anche a dare supporto ai Comuni e alle Camere di commercio per le procedure e i tempi da adottare. «Stiamo gestendo un grande piano di ricostruzione - ha continuato Riccardi - che abbiamo chiamato Zamberletti 2.0, perché impostato in modo da dare risposte efficaci e pronte al ripristino. Un piano che è anche occasione di crescita e opportunità economica per tutti i soggetti e i territori coinvolti». A inizio mese le modalità di accesso ai finanziamenti erano già state ampiamente promosse: «Si tratta ora di stringere i tempi per rispettare la data indifferibile del 5 giugno - ha concluso Riccardi - per dare modo a tutti gli aventi diritto di presentare le loro istanze e di avere risposta per i progetti di ripristino». La Consulta ha autorizzato le Regioni ad applicare esenzioni Il presidente: «Incentiviamo il ricambio del parco macchine» Taglio del bollo auto Fedriga punta su ibride e famiglie in difficoltà Mattia Pertoldi udine. La Corte costituzionale autorizza le Regioni ad applicare sconti ed esenzioni sulle tariffe del bollo auto e il Friuli Venezia Giulia vuole puntare - anche se non incamera direttamente l'ammontare della tassa - sul mercato delle auto a basso impatto ambientale concentrandosi, contemporaneamente, sui redditi più bassi.Partiamo dalla sentenza della Consulta. Lunedì la Corte
costituzionale, investita nuovamente di una questione relativa a norme regionali sul bollo auto, ha precisato la propria giurisprudenza in materia. Con la sentenza numero 122 depositata, appunto, due giorni fa con relatore Luca Antonini, i giudici costituzionali hanno infatti stabilito che le peculiarità attribuite alla tassa automobilistica impongono alle Regioni soltanto di non aumentare la pressione fiscale oltre i limiti fissati dal legislatore statale. Pertanto, per sviluppare un'autonoma politica fiscale in funzione di specifiche esigenze, le Regioni possono introdurre esenzioni anche se non previste dal legislatore statale.Una sentenza che è piaciuta un po' a tutti, dal vicepremier Luigi Di Maio per il quale «il bollo auto è una tassa ingiusta e se compri una macchina quella è tua e basta», fino a Luca Zaia che ha promesso, per quanto riguarda il Veneto, di cominciare con «una serie di deduzioni» con l'obiettivo, però, di arrivare «a un'esenzione totale». La situazione in Friuli Venezia Giulia, tuttavia, è un po' diversa rispetto al resto d'Italia. La nostra, infatti, è una delle due Regioni - l'altra è la Sardegna - in cui la riscossione della tassa automobilistica è gestita direttamente dall'Agenzia delle entrate, senza passare per la periferia. Resta dunque da verificare, per quanto le prime analisi degli uffici si muovano in questa direzione, se anche il Friuli Venezia Giulia è autorizzato da applicare un meccanismo di scontistica oppure di esenzione. Pare di sì e in questo senso Massimiliano Fedriga, almeno da un punto di vista politico, ha già le idee chiare su quali strade poter percorrere.«Gli uffici hanno avviato una serie di verifiche - spiega il governatore -, ma comunque, nei limiti del consentito, abbiamo tutte le intenzioni di provare a intervenire sul sistema. Penso, prima di tutto, alla possibilità di andare a incentivare il rinnovo del parco macchine in Friuli Venezia Giulia e contemporaneamente ridurre l'impatto ambientale delle emissioni applicando un meccanismo di sconti, e magari di esenzioni, a coloro che acquistano auto elettriche oppure ibride». Certo, come spiega lo stesso governatore, il conto economico per le famiglie che scelgono quella tipologia di vetture non è mai indifferente e quindi, nel caso, andrebbe applicato anche un criterio legato al reddito. «Se ci concentrassimo soltanto sulle auto - conclude Fedriga - andremmo a premiare esclusivamente le fasce più alte di reddito perché quelle vetture costano decine di migliaia di euro. È chiaro, perciò, che gli incentivi dovranno essere tarati anche e soprattutto per favorire le famiglie maggiormente in difficoltà». IL PICCOLO 22 MAGGIO I candidati De Monte, Honsell, Dal Cin, Savino, Bellavite, Furlanic, Sabbati e Valentincic rispondono alle 10 domande dell'associazione Dalla Bce ai migranti Un confronto a otto sulle politiche dell'Ue con Dialoghi europei
L'INIZIATIVA Lilli Goriup Si dice che la politica non parla mai dei temi. Ecco perché l'associazione Dialoghi europei, in vista delle elezioni europee di domenica, ha inviato ai candidati originari del Friuli Venezia Giulia una lista di dieci domande, al fine di conoscere meglio le loro posizioni su altrettante materie. Sono state contattate le principali forze politiche in corsa ma la partecipazione, su base spontanea, era aperta a tutti. Per redigere le risposte c'erano tre settimane di tempo: ieri i risultati sono stati pubblicati in forma integrale sul sito dell'associazione. Coloro che hanno accettato di rispondere sono Isabella De Monte e Furio Honsell (Pd), Andrea Bellavite e Iztok Furlanic (La Sinistra), Federica Sabbati (+Europa), Viviana Dal Cin (M5s), Sandra Savino (Forza Italia) e Martina Valentincic (Südtiroler Volkspartei). Non hanno invece reagito all'appello Lega, Fratelli d'Italia, Europa Verde e il pentastellato Marco Zullo. MACCHINA EUROPEA Dall'integrazione europea alla moneta unica, passando per Schengen e per le politiche fiscali: i candidati sono stati chiamati a valutare diversi aspetti del funzionamento della macchina europea. Nessuno degli interpellati vuole uscire dall'Unione e, in maniera analoga, tutti sono favorevoli allo spazio Schengen. Per quanto riguarda l'integrazione europea, su alcuni punti c'è una curiosa sintonia tra La Sinistra e Forza Italia. Per Bellavite «si deve pensare a un sistema di difesa europeo e a una comune diplomazia, nonché a corpi civili di pace pronti a intervenire su scala globale». Savino è favorevole «a una politica estera e a un esercito europei, per sederci al tavolo con le grandi potenze mondiali e resistere al progetto egemonico cinese. Va creata anche una rete di intelligence comune, in chiave antiterroristica». Il dibattito più acceso è attorno all'euro. Ai due poli opposti ci sono Sabbati e Furlanic. L'esponente di +Europa ne parla in termini positivi: «Grazie alla Bce e al suo presidente Mario Draghi, la moneta unica ha tutelato i cittadini durante le crisi». Per Sabbati l'euro dev'essere inoltre accompagnato da politiche fiscali ed economiche armonizzate: valutazioni simili sono condivise dai candidati del Pd. Il rappresentante della Sinistra, al contrario, è «favorevole all'euro solo se la Bce diventa pubblica». Anche Savino e Dal Cin auspicano una riforma della Bce, sebbene in modi diversi. La forzista desidera una Bce strutturata sul modello della Federal Reserve americana; la pentastellata vuole riformare la banca affinché faccia «gli interessi macroeconomici di tutti i Paesi membri, non solo dei più forti». Valentincic è semplicemente pro euro. MIGRANTI Un focus a sé meritano le migrazioni, dal momento che la tenuta dell'Unione più volte nel corso degli ultimi mesi è sembrata correre il rischio di sgretolarsi su questo tema. Ad accomunare ogni candidato è il disaccordo nei confronti del sistema attuale. Non tutti però vogliono superare il Trattato di Dublino allo stesso modo. Pd, +Europa, M5s e Fi sono favorevoli al ripartimento dei richiedenti in quote tra i Paesi membri. De Monte e Sabbati sottolineano come tale ripartimento sia previsto dall'Europarlamento ma "bloccato" dai governi nazionali. Il discorso nella sostanza è condiviso anche da Dal Cin. Idem Savino, che però aggiunge: «Servono una strategia europea per bloccare l'immigrazione irregolare, rimpatriare chi non ha diritto, ma anche un nuovo piano Marshall per l'Africa». Secondo Valentincic «l'approccio non è stato sufficientemente comunitario». Per De Monte, più nello specifico, vale il principio che «chi arriva in Italia arriva in Europa. Le quote devono essere assegnate a ogni Stato membro in base a due criteri oggettivi: il Pil e la popolazione». Il suo collega di lista Honsell punta il dito più in generale contro la Legge Bossi-Fini (che limita il diritto di chi vuole venire in Italia a studiare o a lavorare) e contro i crimini contro l'umanità in Libia. La Sinistra sostiene la «libera circolazione delle persone». ALLEANZE I quesiti sulle alleanze si riferiscono sia a quelle in Europarlamento, sia a quelle tra il proprio partito nazionale e forze politiche degli Stati confinanti. Le coalizioni europee possono essere sintetizzate come segue. La Sinistra appartiene al gruppo Gue-Ngl- Sinistra Europea, che candida alla presidenza della Commissione la slovena Violeta Tomic e il belga
Nico Guè. +Europa è parte dell'Alleanza liberali e democratici (Alde): hanno sette candidati alla presidenza tra cui Emma Bonino. Il Pd è nell'Alleanza dei socialisti e democratici (S&d), che mette in corsa l'olandese Frank Timmermans. Fi e Svp sono nel Partito popolare europeo (Ppe) il cui uomo è il tedesco Manfred Weber. I pentastellati al momento fanno parte del gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta (Efdd) che però potrebbe sciogliersi e non ha alcun candidato presidente. Passando ai rapporti con le formazioni dei Paesi limitrofi, La Sinistra ne ha con la Levica ( "sinistra", appunto) slovena. Il Pd collabora con i socialdemocratici sloveni (Sd) e austriaci (Spoe). Il M5s cita il partito croato Zivi zid specificando però che si tratta di un'intesa di massima. Svp intesse relazioni con il Partito popolare austriaco (Ovp) e con i cristiano-sociali bavaresi (Csu). Fi e +Europa, infine, restano sul vago per quanto riguarda le collaborazioni transfrontaliere a livello locale. ALTRI TEMI A ogni candidato è stato chiesto di mettere in luce un tema caratterizzante della propria formazione. Per quanto riguarda il Pd, De Monte punta al rilancio del ruolo dell'Italia in Europa, mentre quest'ultima deve divenire più solidale. C'è attenzione anche alla questione della disparità salariale tra uomini e donne. Honsell parla di lavoro, a livello nazionale, e di lotta al cambiamento climatico a livello di politiche europee. Tanti sono i temi della Sinistra: riconversione in senso ecologico del sistema produttivo, redistribuzione della ricchezza, disarmo nucleare globale, riduzione dell'orario di lavoro settimanale, reddito minimo garantito. Sull'ultimo punto c'è un'affinità con il M5s, che però vuole anche l'introduzione del referendum europeo. +Europa mette al centro della propria proposta i diritti. Forza Italia vuole procedure d'accesso ai finanziamenti europei più semplici per Regioni, imprese e pubbliche amministrazioni. Il suo alleato sudtirolese mira alla tutela delle minoranze, alla cooperazione transfrontaliera, alla protezione delle piccole imprese, dei prodotti locali ma anche allo sviluppo delle energie rinnovabili. Infine il giudizio sulla Brexit. Dal Cin e Furlanic pongono l'accento sul rispetto della volontà popolare. Bellavite auspica un nuovo referendum, che ribalti il primo. Tutti gli altri criticano la gestione delle classi dirigenti inglesi e paventano gli effetti negativi dell'uscita dall'Unione. Si discosta parzialmente Savino che, pur condividendo il giudizio, lascia libera scelta al Regno Unito. IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
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