IMPRESE 4.0, CONFCOOPERATIVE-CENSIS: CREANO OCCUPAZIONE MA SONO 62.000 I POSTI ANCORA VACANTI - Agricolae
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IMPRESE 4.0, CONFCOOPERATIVE- CENSIS: CREANO OCCUPAZIONE MA SONO 62.000 I POSTI ANCORA VACANTI Sono la spina nel fianco della punta più avanzata del nostro sistema imprenditoriale, la mancanza di competenze rischia di rallentare la crescita della parte più dinamica della nostra economia. La tecnologia distrugge il lavoro? A leggere i dati del Focus Censis/Confcooperative “4.0 la scelta di chi già lavora nel futuro” presentati a Roma sembra il contrario. La sola colpa dell’innovazione, se mai di colpa si può parlare, è di cercare professionalità che non si trovano. La maggiore concentrazione di richieste si osserva per la figura del developer, lo sviluppatore di applicazioni web, con oltre 26mila vacancies presentate, con un incremento del 23,8% fra il 2015 e il 2016 e una quota sul totale dei profili più richiesti del 42,5%. Segue a distanza la figura dell’analista di sistemi informativi con 8.800 richieste e un differenziale del 29,6% sul 2015. «Le persone più qualificate saranno quelle che potranno cogliere le opportunità del 4.0. Questo ci deve portare a un
investimento straordinario in formazione e innovazione perché tutti siano in condizione di capitalizzare le opportunità. Siamo per un 4.0 dal volto umano che non lasci indietro nessuno. In Italia, solo l’8,3% dei lavoratori è impegnato in programmi di formazione permanente, al di sotto della media europea 10,8%. Dobbiamo fare molto di più – dice Maurizio Gardini presidente di Confcooperative – Formare non è una spesa, ma un investimento sul futuro del paese». La spinta all’innovazione ha aperto nuovi spazi di opportunità alle imprese, generando l’offerta di prodotti e servizi inediti e decretando la nascita di nuovi profili professionali e nuove competenze in grado di interpretare i potenziali (mai così ampi e inattesi) di sviluppo e di cambiamento. In termini di peso relativo, oggi in Italia, su 100 occupati 3,3 sono riconducibili alle professioni ICT, mentre solo 1 su 100 è un “professionista ICT ad elevata qualificazione”. In termini assoluti l’occupazione nelle professioni ICT ha raggiunto nel 2016 le 755mila unità, con un incremento di 82mila addetti rispetto al 2011: in sei anni, mentre l’occupazione totale rimaneva pressoché stazionaria, nel perimetro delle professioni ICT gli addetti sono aumentati del 12,2%. Gli “specialisti ICT” sono oggi pari a 234mila, con un incremento di circa 80mila nei sei anni considerati: fra il 2011 e il 2016, sono cresciuti del 52%. Il diverso ritmo del cambiamento impresso dal digitale rispetto al resto dell’economia appare evidente se si considera che: – le 111mila imprese digitali attive crescono fra il 2011 e il 2017 del 17,6%, passando dall’1,8% al 2,2% sul totale delle imprese attive italiane; – le imprese attive nel settore del commercio al dettaglio via Internet sono raddoppiate nell’arco di sei anni (+99,6%), passando da poco più di 8mila a quasi 17mila;
– nel giro di due anni accademici (2015-2016 e 2016-2017) il numero degli iscritti ai corsi di studio nell’area “digitale” all’interno della classe scientifica dei corsi delle nostre università è aumentato del 6,8% contro il 2,8% dell’intera area scientifica (la “ripresa” degli iscritti totali in tutte le università e classi di studio si è fermata allo 0,9%); – i laureati dei corsi di studio “digital” sono aumentati, nell’anno accademico 2015-2016, del 7,8% rispetto all’anno accademico precedente (37mila 540 laureati), contro il 2,0% del totale di ambito scientifico e l’1,1% di tutti i laureati nell’anno; – il fatturato del mercato digitale è stimato in aumento del 2,3% nel 2017, contro l’1,5% del PIL; fra il 2017 e il 2019 è atteso un incremento del valore pari a 3,8 miliardi di euro; – il valore degli acquisti on line dei consumatori italiani è cresciuto del 21,3% nel 2016; è stimato in crescita nel 2017 del 16,9%, contro l’1,5% dei consumi 2016 delle famiglie e la stima dell’1,4% dei consumi 2017. Fra gli acquisti on line, per quelli riguardanti il turismo, si prevede un aumento quest’anno dell’8,5%. UNESCO, CONSORZIO MOZZARELLA BUFALA: GIUSTO RICONOSCIMENTO, ITALIA SA FARE RETE
“ È i l g i u s t o e m e r i t ato riconoscimento a un’arte antica, che è simbolo di Napoli e dell’Italia nel mondo. Da oggi comincia una nuova storia, tutta da scrivere, di cui noi facciamo e faremo parte sempre più orgogliosamente”. Così il presidente del Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Domenico Raimondo, commenta l’inserimento dell’arte del pizzaiolo napoletano nel patrimonio culturale dell’umanità da parte dell’Unesco. “La mozzarella di bufala campana Dop – prosegue Raimondo – è indissolubilmente legata alla pizza per tradizione e cultura. Inoltre l’utilizzo del nostro prodotto è previsto nel disciplinare di produzione della pizza verace napoletana. Questo successo testimonia che quando l’Italia riesce a fare davvero sistema sa cogliere importanti traguardi. Da Seul arriva anche la conferma che la pizza deve restare un piatto popolare. Un plauso incondizionato va alle istituzioni, alle associazioni e soprattutto ai tantissimi pizzaioli, sempre più preparati, che ci hanno creduto sin dall’inizio. Tutti insieme hanno firmato una straordinaria pagina che sa di futuro”.
UNESCO, MIPAAF: L’ARTE DEL PIZZAIUOLO NAPOLETANO PATRIMONIO DELL’UMANITÀ I l M i n i s t e r o d e l l e p o l itiche agricole alimentari e forestali rende noto che il comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco ha iscritto “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella lista degli elementi dichiarati Patrimonio dell’umanità. La candidatura è stata avviata dal Mipaaf nel marzo 2009 ed è stata condotta da una specifica task force di esperti guidata dal professor Pier Luigi Petrillo.
“Il Made in Italy ottiene un altro grande successo – afferma il Ministro Maurizio Martina – È la prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese. È un’ottima notizia che lancia il 2018 come anno del Cibo. L’arte del pizzaiuolo napoletano racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze, gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in generazione. È un riconoscimento storico che giunge dopo un complesso lavoro negoziale durato oltre 8 anni, che premia l’impegno del Ministero al fianco delle associazioni dei pizzaiuoli. Ringrazio le istituzioni locali, la Regione Campania, gli esperti del Ministero e tutti quelli che col loro impegno hanno reso possibile questo risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare la propria identità enogastronomica.” Nel 2010 è arrivata la proclamazione della Dieta Mediterranea, primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare iscritto nella lista dell’Unesco; nel 2014, il riconoscimento della coltivazione della “Vite ad alberello” di Pantelleria, primo elemento culturale al mondo di carattere agricolo riconosciuto dall’Unesco. Ora “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano”. Dei 6 elementi italiani riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità, 3 sono riconducibili al patrimonio agroalimentare, a conferma che in Italia il cibo e l’agricoltura sono elementi caratterizzante la cultura del Paese.
INTERROGAZIONE LAFORGIA, MDP CAMERA, SU SOSTEGNO AL REDDITO Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-03413 presentato da LAFORGIA Francesco testo di Martedì 5 dicembre 2017, seduta n. 897 LAFORGIA, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D’ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MARTELLI, PIERDOMENICO MARTINO, MURER, NICCHI, GIORGIO PICCOLO, PIRAS, QUARANTA, RAGOSTA, RICCIATTI, ROSTAN, SANNICAN DRO, SCOTTO, SPERANZA, SIMONI, STUMPO, ZACCAGNINI, ZAPPULLA, Z ARATTI, ZOGGIA e MOGNATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che: dagli organi di stampa si legge che una donna separata, con due figli, uno di dieci e l’altro di cinque anni, quest’ultimo disabile, dipendente dell’azienda Ikea di Corsico di Milano, è
stata licenziata per non aver rispettato pedissequamente l’orario di lavoro; laureata in scienze e tecnologie alimentari, da diciassette anni lavorava nello stabilimento Ikea di Corsico, prima al bistrot– bottega a piano terra e da qualche mese al ristorante del primo piano; la donna, in questi anni, si è resa sempre disponibile a tutti i turni di lavoro e agli orari propinateli, senza avere mai avuto richiami o lettere di contestazione. Qualche mese fa l’azienda le comunicava un cambio di reparto, rispetto al quale la donna non si era opposta, chiedendo soltanto che le venisse riconosciuta una maggiore flessibilità sugli orari di lavoro, soprattutto nei giorni di terapia, per poter accudire il suo bimbo disabile, motivo per il quale la stessa usufruisce della legge n. 104 del 1992; l’azienda in un primo momento acconsentiva alla sua richiesta, ma nei fatti la donna lavorava con turni dalle nove del mattino fino a chiusura e, nel nuovo turno stabilito per il nuovo reparto, le si chiedeva di lavorare dalle sette del mattino; la settimana scorsa, l’azienda Ikea la licenziava in tronco tramite una lettera in cui le si diceva che il rapporto di fiducia era venuto meno poiché in due occasioni la dipendente, vista la chiusura netta alle proprie richieste, si era presentata al lavoro in orari diversi da quelli previsti come consigliato dal proprio sindacato Filcams Cgil, una volta due ore in anticipo, l’altra due ore in ritardo; questa è una storia che racconta del fatto che quel pezzo di statuto dei lavoratori, che storicamente è stato immaginato «per far entrare la Costituzione nelle fabbriche» e che, nei fatti, è stato smantellato, non «è un ferro vecchio del passato», ma uno strumento della modernità perché libera i lavoratori dal ricatto –:
quali iniziative normative il Governo intenda assumere per ripristinare le tutele contenute precedentemente nell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, un tempo pilastro di civiltà del nostro Paese, prevedendo anche forme di sostegno al reddito per lavoratori e lavoratrici come questa giovane donna, separata, madre di un bambino disabile che si è ritrovata senza alcuna forma di tutela e si è vista privata del proprio lavoro. (3-03413) INTERROGAZIONE OLIVERIO, PD CAMERA, SU INTERVENTI IN DIFESA DEL SUOLO Chiediamo per questo al ministro Martina, vista la sua sensibilità e le battaglie condotte sul tema, di lavorare per far sì che l’Italia segua la stessa strada della Francia
Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-18714 presentato da OLIVERIO Nicodemo Nazzareno testo di Martedì 5 dicembre 2017, seduta n. 897 OLIVERIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: l’articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, un apposito fondo da ripartire tra i vari Ministeri, finalizzato al finanziamento di investimenti per lo sviluppo infrastrutturale del Paese in vari settori, incluso, tra gli altri, quello relativo alla difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale bonifiche; è previsto espressamente nello stesso provvedimento che l’utilizzo del citato fondo deve esser disposto con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con gli altri Ministeri interessati e che con medesimi decreti sono individuati gli interventi da finanziare e i relativi importi nonché, eventualmente, le modalità di utilizzo dei contributi; con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 luglio 2017, registrato dalla Corte dei conti l’11 settembre 2017, è stata disposta la ripartizione del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese tra le varie categorie di intervento e fra i Ministeri competenti, tra i quali il
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per un complessivo importo pari a 15.309.245 euro di cui 1.231.075 euro anno 2017, 4.378.170 euro anno 2018, 5.200.000 euro anno 2019, 4.500.000 euro per gli anni 2020/2032, destinati al finanziamento di interventi nel settore della difesa del suolo, del dissesto idrogeologico e del risanamento ambientale; sino alla data odierna non sono stati assunti i necessari provvedimenti attuativi pur nelle urgenti necessità di intervento nel settore di destinazione delle risorse; tale ritardo assume particolare gravità in un settore nel quale l’incidenza del cambiamento climatico in atto aumenta i rischi territoriali e rende sempre più necessari ed urgenti specifici interventi di prevenzione e di tutela; rispetto alla ben nota esigenza di interventi in infrastrutture per l’economia del Paese anche a fini occupazionali, è urgente provvedere alla realizzazione dei lavori per i quali sono stati disposti i sopraindicati finanziamenti –: quali siano gli ostacoli alla realizzazione degli interventi in difesa del suolo e di prevenzione dal rischio idrogeologico di cui al finanziamento disposto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 luglio 2017 e quali iniziative si intendano adottare per consentire che si realizzino quanto prima. (4-18714)
INTERROGAZIONE REALACCI, PD CAMERA, SU PROCLAMAZIONE 2020 COME ANNO DELLE RIEVOCAZIONI STORICHE Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-18723 presentato da REALACCI Ermete testo di Martedì 5 dicembre 2017, seduta n. 897 REALACCI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che: il presente anno 2017 oramai al termine è stato l’«anno dei borghi»: un patrimonio straordinario del nostro Paese, luoghi del turismo sostenibile, lento, genuino, rispettoso delle comunità locali e della loro cultura e identità; il progetto, sostenuto, oltre che dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, da 18 regioni, da Enit e dalle associazione dei borghi, è funzionale a quanto
previsto dallo stesso piano strategico 2017-22 del turismo che ha tra i propri obiettivi il rinnovamento e l’ampliamento della offerta turistica, la valorizzazione di nuove mete e la creazione di occupazione contro lo spopolamento delle nostre aree interne; le manifestazioni dei cortei in costume, delle rievocazioni e dei giochi storici costituiscono un’antica e nobile tradizione delle strade e delle piazze italiane: luoghi naturalmente essenziali per la vita sociale e culturale delle città. I giochi e le rievocazioni storiche favoriscono, all’interno delle collettività in cui sono inseriti, un forte spirito di aggregazione e offrono uno spettacolo che, oltre al piacere ludico, è un reale mezzo di promozione culturale e turistica. Per ogni manifestazione storica, regata, palio o giostra, si registrano in media circa 24.000 presenze. Il tasso di autofinanziamento di tali eventi, peraltro, è elevatissimo (60 per cento contro il 39,40 per cento di finanziamento pubblico), ottenuto tramite sponsorizzazioni, vendita di prodotti, di servizi e di biglietti, nonché contributi degli associati. Il volume di affari è elevato e si attesta su svariati milioni di euro tra indotto diretto e indiretto. Un migliore coordinamento delle stesse non potrebbe che concorrere al rafforzamento di queste attività culturali e della nostra attrattiva turistica nel mondo; l’8 novembre 2017 il Governo ha accolto un ordine del giorno a prima firma dell’interrogante, presentato assieme ai colleghi Nardelli e Borghi, per l’istituzione di un albo nazionale delle manifestazioni, dei cortei in costume, delle rievocazioni e dei giochi storici e di prevedere forme di deducibilità e detraibilità delle erogazioni agli enti promotori delle stesse; il suddetto Ministero, d’intesa con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha proclamato il 2018 l’anno del cibo e il 2019 l’anno del turismo lento –:
se il Ministro interrogato intenda valutare l’opportunità di assumere le iniziative di competenza per avviare l’iter di proclamazione del 2020 come «l’anno delle manifestazioni dei cortei in costume, delle rievocazioni e dei giochi storici» in Italia. (4-18723) L.BILANCIO, ECCO GLI EMENDAMENTI PD IN COMAGRI CAMERA. FILIERA DEL LEGNO, CREDITO IMPOSTA, ECC Qui di seguito Agricolae pubblica il fascicolo presentato dal Partito Democratico Domani mattina si vota in Comagri Camera gli emendamenti
presentati dai gruppi politici. Pronti poi per la Commissione Bilancio entro le 16. Forza Italia salterà il passaggio in Commissione Agricoltura per presentare le proprie proposte emendative direttamente in Commissione Bilancio. Qui di seguito Agricolae pubblica il fascicolo presentato dal Partito Democratico Fascicolo_emendamenti_bilancio2018_PD FEDERCONSORZI, AGOSTINI, PD: SUBDOLO TENTATIVO. M5S COME LA PRIMA REPUBBLICA “Ho visto gli emendamenti presentati dal M5S e mi stupisce l’emendamento da 40 milioni di euro su Federconsorzi”. Così ad AGRICOLAE Luciano Agostini, membro della commissione Agricoltura della Canera in quota Pd. “Mi sembra un subdolo tentativo -prosegue- di rifinanziare il grande calderone che è stato il fallimento della federconsorzi. Oggi in ComAgri sono state approvate due risoluzioni di cui una su Agea. Su quella del M5S l’aspetto preminente non era il funzionamento Agea ma solo la sistemazione dei dipendenti ente risi e Sin. Questo è il metodo che veniva usato nella prima repubblica”.
AGEA, ANTEZZA E OLIVERIO, PD: OK RISOLUZIONE PER LA RIFORMA “Assicurare una maggiore efficienza a livello nazionale e una omogeneità di procedure amministrative e informatiche a tutti i livelli in modo da garantire una necessaria operatività degli organismi pagatori e limitare il dispendio di risorse finanziarie”. Lo prevede la risoluzione, a prima firma della deputata del Partito democratico Antezza, approvata oggi in Commissione Agricoltura, che impegna il governo in questo senso.“La risoluzione – spiegano Maria Antezza e Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura – ha come obiettivo generale quello di riorganizzare il sistema per favorire l’efficienza dell’erogazione dei servizi, velocizzare i processi di pagamento per sostenere le imprese agricole e ottimizzare l’accesso alle informazioni da parte da parte degli utenti e delle pubbliche amministrazioni. Per questo, il testo segnala la necessità di riformare complessivamente il sistema di Agea, in modo da definire con chiarezza il riparto delle funzioni, valutando la possibilità di attribuire agli organismi pagatori il ruolo cogestionale; riformare Agea in modo da assegnare un ruolo adeguato agli operatori pubblici cointeressati alla gestione dei fondi agricoli comunitari. Allo stesso modo, si ritiene indispensabile riformare il sistema informativo agricolo nazionale in modo da renderlo compatibile e più dialogante con quello adottato dagli enti pagatori regionali. Così facendo si eviterebbero operazioni di conversione dei dati, rendendo questi ultimi immediatamente disponibili. Inoltre, si chiede di assumere iniziative per snellire gli adempimenti burocratici e semplificare le procedure”. “Quindi, oltre a una generale richiesta di riforma di Agea, si specificano elementi organizzativi che hanno impatto sugli
aspetti di governance interna e sugli elementi di raccordo sia con le Regioni aventi un proprio organismo pagatore sia con le Regioni che ne sono prive”, concludono. COPAGRI: STOP BUROCRAZIA A SPESE AGRICOLTORI “Ci compiacciamo che finalmente le nostre istanze siano state ascoltate. L’emendamento approvato oggi infatti, eliminando la certificazione antimafia per le imprese agricole che ricevono contributi inferiori ai 5.000 euro, semplifica la vita burocratica di molte aziende, che potranno continuare a poter presentare la Domanda Unica senza dover incappare in ulteriori adempimenti.Però dobbiamo rilevare come questo passo, seppur importante non sia sufficiente. Occorre che il percorso giunga a compimento con l’innalzamento della soglia della certificazione antimafia per le aziende che richiedano erogazioni comunitarie sino a 25.000€.” Così commenta il Presidente Verrascina della Copagri l’approvazione del DL Fiscale che abolisce l’obbligo di presentazione della certificazione antimafia per tutte le aziende che percepiscono un aiuto comunitario inferiore ai 5.000 euro. “La norma specifica che la documentazione per la certificazione antimafia è sempre prevista su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei per un importo superiore a 5.000 euro. Questo purtroppo non è sufficiente. Restano ancora troppe le aziende soggette a tale vincolo. Auspichiamo che l’emendamento già approvato al Senato della Repubblica che innalza la soglia fino ai 25.000 euro nel DDL Bilancio, sia al più presto approvato anche alla Camera dei Deputati così da risolvere,
almeno momentaneamente, un problema che può diventare un blocco completo a tutte le erogazioni agricole. Non si tratta infatti esclusivamente dei contributi ricevuti attraverso la domanda unica, ma ogni erogazione che proviene dai fondi comunitari: PSR, assicurazioni, DU, ecc.” Conclude Verrascina “infine ribadiamo che comunque tutta questa burocrazia dovrà essere a stretto giro rivista e smantellata. Anche in questo caso basterebbe lasciar comunicare le banche dati agricole con quelle prefettizie per poter eliminare definitivamente tutti questi inutili oneri che gravano sempre sulle spalle degli agricoltori.”
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