Arrestato per aver passato notizie riservate Agenzia Entrate - Ogginotizie

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Arrestato per aver passato notizie riservate Agenzia Entrate - Ogginotizie
Arrestato per aver passato
notizie riservate Agenzia
Entrate

Il funzionario pubblico, inoltre, è
gravemente    indiziato    di  aver
indotto un secondo imprenditore,
nel corso di una verifica fiscale

Un funzionario dell’Agenzia delle Entrate è stato arrestato
per corruzione e un imprenditore è stato interdetto
nell’ambito di un’indagine della Guardia di Finanza di
Pordenone coordinata dal Procuratore della Repubblica,
Raffaele Tito. Il pubblico funzionario, che è stato posto ai
domiciliari, è accusato, sulla base di gravi indizi, di aver
riferito in più occasioni all’imprenditore informazioni
riservate cui aveva accesso in ragione del proprio ufficio,
ricevendo in cambio utilità personali; l’imprenditore avrebbe
fatto uso di tali delicate informazioni nelle scelte
gestionali della sua attività.
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Fase   2:   parrucchieri     e
ristoranti riaprono a Bolzano

Da questa mattina in Alto Adige sono aperti parrucchieri, bar
e ristoranti, come previsto dalla legge provinciale approvata
la scorsa settimana. I saloni stanno ricevendo i primi clienti
con orario prolungato, in alcuni casi dalle 7 alle 21, per
smaltire le lunghe liste d’attesa. Secondo le direttive
provinciali, i parrucchieri indossano mascherine Ffp2, per i
clienti basta una mascherina qualsiasi. Dopo un periodo di
attività con asporto, riprendono il servizio ai tavoli anche
ristoranti e bar, con una distanza minima di due metri fra un
tavolo e l’altro. Anche qui obbligo di mascherina. La legge
provinciale ha dato via libera anche ai musei, ma il lunedì è
tradizionale giorno di chiusura.
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Bolzano accelera la Fase 2.
Governo impugna provvedimento

Scontro tra il governo e il consiglio provinciale di Bolzano
che ha approvato in seduta notturna una legge che accelera la
fase 2 in Alto Adige.

“Prendo atto – dice il ministro degli Affari Regionali Boccia
– che la Provincia Autonoma di Bolzano ha inserito nella sua
legge che si adeguerà alle linee guida nazionali ed è un
segnale di grande responsabilità. Tuttavia, poiché ha deciso
di aprire ugualmente alcune attività commerciali pur in
assenza delle linee guida sul lavoro, il governo non può fare
altro che impugnare il provvedimento, limitatamente alle parti
in contrasto con le regole sulla sicurezza sul lavoro”.

“Resta confermato – ha detto ancora Boccia – l’orientamento a
procedere dal 18 maggio ad aperture differenziate per Regioni
sulla base delle valutazioni che perverranno dal ministero
della Salute. Ricordo, tra l’altro, che in Italia vige lo
stato di emergenza nazionale proclamato dal governo. Ho appena
dato incarico agli uffici di procedere con la trasmissione
degli atti al Cdm”.

Domani in base alla legge approvata in nottata da Bolzano
aprirebbero i negozi, mentre lunedì tocca a parrucchieri, bar,
ristoranti e musei. “La crisi – ha detto il governatore Arno
Kompatscher in chiusura dei lavori – è stata una grande sfida
per tante categorie, dalle famiglie alle imprese, e le
prossime settimane saranno comunque difficili. La legge forse
delude alcune aspettative, ma è stato giusto proseguire
insieme su questa strada”.

Dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione,
attesa in giornata, entrano in vigore le misure per la ripresa
delle attività, “condizionata dall’osservanza rigorosa e
responsabile delle misure di sicurezza”. Il testo prevede il
divieto di assembramento, l’osservanza di una distanza di due
metri, un adeguato rapporto tra superficie e persone per tutte
le attività economiche. Domani possono riaprire le attività
produttive industriali, artigianali e commerciali. L’11 maggio
è la volta dei servizi alla persona e di quelli di
ristorazione e somministrazione alimenti e bevande, nonché
delle attività artistiche e culturali compresi musei,
biblioteche e centri giovani. Dal 25 maggio riaprono invece le
strutture ricettive e gli impianti a fune. I servizi di
assistenza all’infanzia potranno riprendere dal 18 maggio con
gruppi ridotti, da domani invece già i servizi sociali. La
programmazione del servizio di trasporto pubblico è disposta
dall’assessore competente con servizi modulati assicurando
quelli essenziali. I sindaci e le sindache possono adottare
misure più restrittive.

Le misure della legge sulla Fase 2 approvata oggi dal
Consiglio provinciale di Bolzano riguardano ambiti in cui la
Provincia ritiene di avere la competenza in virtù dello
Statuto di autonomia, mentre per quanto riguarda gli
spostamenti verso il resto del Paese, le lezioni scolastiche e
universitarie, le manifestazioni sportive, valgono le
normative nazionali. Con quattro articoli e in circa 50
pagine, la legge fissa modi e tempi della ripartenza.
Nell’articolato vi sono le norme generali a cui tutti si
devono attenere in particolare nel settore delle attività
economiche. Negli allegati sono dettagliatamente descritti
tutti i protocolli di sicurezza concordati con le parti
sociali. Di seguito una sintesi delle misure più importanti.
Gli spostamenti, all’interno del territorio provinciale e nel
territorio trentino, sono liberi, mentre quelli verso altre
regioni sono consentiti per ragioni di lavoro, di salute, di
assoluta urgenza e per tutti gli altri motivi previsti dalla
normativa statale. Se Austria e Svizzera lo consentiranno,
sarà possibile varcare i rispettivi confini.
Bimbo cade da secondo piano
casa, grave

È ricoverato in gravissime condizioni al Trauma center
dell’ospedale Borgo Trento di Verona un bambino di due anni,
trentino, che questa mattina verso le 11 è caduto dal secondo
piano di una casa a Cles, in via Tiberio Claudio. Sul posto
sono intervenuti i sanitari e i rianimatori del ‘118’ giunti
con l’elicottero.
Il bimbo, caduto da un’altezza di circa 3 metri, dopo essere
stato intubato, è stato trasportato dapprima in pronto
soccorso e poi, in sempre elicottero, al Trauma center
dell’ospedale Borgo Trento di Verona. Dalle prime notizie le
sue condizioni sono giudicate gravi. Accertamenti per chiarire
la dinamica dell’incidente sono stati avviati dai carabinieri.
2  pazienti   rientrati                                   da
Germania, stanno

– Due pazienti covid di terapia intensiva, trasferiti un mese
fa in strutture ospedaliere in Germania, sono tornati in Alto
Adige in buona salute.
“Ringraziamo l’azienda sanitaria altoatesina e la Guardia
aerea svizzera di soccorso Rega per l’eccellente
collaborazione nella gestione del trasporto”, scrive la Croce
Bianca su Facebook.
Attualmente ancora quattro pazienti sono ricoverati in reparti
di terapia intensiva in cliniche in Austria e in Germania,
contro gli undici a inizio mese.

In fiamme cella frigorifera
Hotel Città a Bolzano

Intervento del corpo permanente dei       vigili del fuoco di
Bolzano questa mattina all’Hotel Città,   in piazza Walther. Un
rogo di piccole dimensioni è partito da   una cella frigorifera
situata in cantina. Un dipendente si      trova in ospedale in
osservazione. Le fiamme sono state velocemente spente. Sul
posto sono intervenuti anche alcune pattuglie di polizia e la
Croce bianca.

La   Polizia                    resta            senza
mascherine
Intervista a Elvio Vulcano, portavoce del
sindacato di polizia LeS: Siamo stanchi di
aspettare quanto ci è dovuto.

Sono ormai settimane che le forze di polizia di stato
aspettano i Dispositivi di Protezione Individuali ai qualli
hanno diritto, eppure le forniture tardano ad arrivare ed i
poliziotti continuano a rischiare di mettere a repentaglio la
loro salute senza essere tutelati.

Vi presentiamo le risposte di Elvio Vulcano, il quale si fa
portavoce del sindacato di polizia LeS (Libertà e sicurezza),
illustrandoci la difficile situazione nella quale si trovano
le forze di polizia in questo periodo.
Se non abbiamo capito male, il personale della Polizia di
Stato non ha ancora ricevuto dal Ministero le mascherine per
proteggersi dal Coronavirus?

Esattamente, o meglio, le quantità distribuite sono talmente
scarse che, in effetti, le hanno solo pochissimi colleghi e
colleghe.

Ci spieghi meglio.

“Il presidente Conte lo scorso 14 marzo ha firmato un
documento che fornisce specifici indirizzi per la tutela dei
lavoratori a causa della pandemia in atto. Tuttavia, a monte,
c’è sempre il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, e cioè
il decreto legislativo n. 81 del 2008 che all’articolo 74,
definisce i DPI come una qualsiasi “attrezzatura destinata ad
essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di
proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare
la sicurezza o la salute durante il lavoro”.”

“Cosa rischia il datore di lavoro se non fornisce guanti e
mascherine al dipendente?”

R.: “Nel caso in cui venisse accertata l’omissione, il datore
di lavoro rischia la reclusione da due a quattro mesi e
un’ammenda dai 1.644 ai 6.576 euro o procedimenti penali se,
da una inadempienza, dovesse derivare un danno più o meno
grave come un infortunio o la morte. Però sino ad ora la
legge, malgrado i nostri appelli ai vertici della Polizia di
Stato, non è stata rispettata in toto o in parte, o
volutamente elusa.”
Forse perché i DPI, come ha detto lei, non sono stati forniti
a tutti i poliziotti?

“Esattamente, infatti i DPI sono stati dati solo ad alcuni e,
giustamente, dico io, è stato prioritario fornirli al
personale delle Volanti, ma pur avendo fatto una scelta
restrittiva, i dispositivi sono stati forniti solo a macchia
di leopardo sul territorio nazionale. Oltretutto, per esempio,
le mascherine, sono state date una ad operatore, ma non una al
giorno, una e basta, con la raccomandazione di usarla solo in
caso di necessità. Non vogliamo le mascherine prima degli
operatori sanitari, ma ci chiediamo perché si deve arrivare
alla necessità di stabilire delle priorità e quali sono i
criteri per queste priorità, visto che anche medici ed
operatori del 118 hanno perso la vita, per soccorrere le
persone. E noi poliziotti svolgiamo un servizio di enorme
importanza per la collettività e non è giusto che dobbiamo
correre altri rischi, oltre quelli che normalmente corriamo”

Vista la penuria, come dovrebbero       usare   questa   unica
mascherina i suoi colleghi?

“Il personale operante deve prima essere in grado di valutare
se la situazione che deve fronteggiare richiede l’uso dei DPI,
poi indossare i dispositivi e procedere all’intervento.”

E se, in questo frattempo, ad esempio, il ladro o lo
scippatore o il rapinatore o il violentatore fugge?

“E’ esattamente quello che potrebbe accadere. Ci troveremmo
davanti ad una situazione paradossale ed abnorme, con colleghi
e colleghe che, per non rischiare una sanzione disciplinare,
devono rischiare la salute, procedendo ad arresti che, spesso,
richiedono colluttazioni o, comunque contatti estremamente
ravvicinati con i malviventi, senza aver indossato alcun
dispositivo di protezione o, nel migliore dei casi, avendo
indossato dispositivi ormai inservibili”.

Se l’operatore di polizia si dovesse contagiare?

“Altra situazione paradossale perché il datore di lavoro ne
uscirebbe pulito, senza rischiare nulla, avendo fornito i DPI,
mentre la responsabilità ricadrebbe sul poliziotto che non ha
indossato la mascherina. Siamo consapevoli che il problema è
che le mascherine sono introvabili, ma ci chiediamo: chi
gestisce le forze dell’ordine non doveva prevedere uno
scenario del genere? Le epidemie ci sono sempre state e si
ripetono in maniera quasi cadenzata, basti pensare al colera
di Napoli nel 1973, alla SARS nel 2003 o al virus N1-H1 nel
2009! Chi ha sbagliato, continuando a sottovalutare scenari
periodici, forse è giusto che paghi!”.

Si spieghi meglio.

“Come LeS, stiamo valutando se non sia il caso di procedere
con la denuncia al nostro datore di lavoro, ovvero il soggetto
che ha l’obbligo giuridico di valutare i rischi e di
provvedere di conseguenza alla prevenzione e alla protezione
dei lavoratori che da lui dipendono, che, nel nostro caso,
sono i Questori, i Direttori d’Istituti di formazione, etc.”.
Che dire? Uno scenario certamente non simpatico e speriamo
che, dopo il provvedimento firmato da Conte, alle forze
dell’ordine i DPI siano forniti prima della prossima epidemia!
Che dire? Uno scenario certamente non simpatico e speriamo
che, dopo il provvedimento firmato da Conte, alle forze
dell’ordine i DPI siano forniti prima della prossima epidemia!

Ufficio Stampa Segreteria Nazionale.

Roma, 16/03/2020

Coronavirus:    modulo                                  di
autocertificazione per                                 gli
spostamenti

Anche    se   l’Italia   è   un   «paese
bloccato»ormai diventato zona rossa, i
cittadini potranno continuare a spostarsi
per lavoro, salute o necessità. Basta
compilare                        l’ormai
celebre autodichiarazione, un modulo già
predisposto per l’istituzione della zona
arancione in Lombardia e altre 14
province e ora in via di estensione
all’intero paese. Il nuovo testo,
utilizzabile in tutta Italia, è stato
diramato il 10 marzo. In breve, si tratta
di un documento che certifica perché un
cittadino si sta muovendo nonostante le
limitazioni fissate dalle autorità e la
raccomandazione a rimanere a casa il più
possibile. qui di seguito è possibile
scaricarlo:

https://www.interno.gov.it/sites/default/
files/allegati/modulo_autodichiarazione_1
0.3.2020.pdf
Le scuole restano chiuse La
sfida: prof in classe per le
lezioni a distanza

Milano Scuole ancora chiuse     in Lombardia, Emilia Romagna e
Veneto. Aperte da domani in    Friuli Venezia Giulia, Trentino
Alto-Adige, Campania, Marche   e Liguria (ma non a Savona) e da
mercoledì in Piemonte. E per   una volta, tutti sono più o meno
d’accordo.

Il decreto sarà pubblicato oggi e il presidente del Consiglio
Giuseppe Conte ha aspettato fino all’ultimo, ieri,
sottolineando come il comitato tecnico scientifico fosse
riunito “per le ultime valutazioni”, e ancora alle 16 smentiva
di aver formalizzato una decisione, ma ha confermato la
distinzione fra le tre Regioni più esposte e le altre. “Non mi
fate anticipare nulla – ha detto lasciando la sede della
protezione Civile – ma ragionevolmente per quanto riguarda le
tre regioni interessate, chiaramente adotteremo misure di
prudenza che si distingueranno dalla stragrande maggioranza”
delle altre.

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Oltre un’ora prima, il governatore lombardo Attilio Fontana
aveva già dato conferma della chiusura, preannunciando il via
libera governativo, anche per dar modo alle famiglie di
organizzarsi, facendo scendere “in campo” baby sitter e nonni.
D’altra parte già venerdì la Lombardia aveva annunciato di
aver chiesto al governo la proroga delle misure contenute
nell’ordinanza firmata da Fontana col ministro della Salute
Roberto Speranza, con qualche cauta apertura.

Il nuovo stop è stato accolto con un certo generalizzato
favore, anche dalle famiglie, e non solo per paura. La
decisione è stata definita “saggia” dalla Federazione Italiana
Medici Pediatri, Paolo Biasci. “Molto contento” si è detto
anche Massimo Vajani presidente dell’Ordine dei medici di
Lodi. “Non è il momento di abbassare la guardia o pensare di
aver chiuso il problema”, aveva spiegato già venerdì il
professore Massimo Galli, direttore di Malattie infettive del
“Sacco” di Milano.

Troppo critica la situazione degli ospedali di Lodi e Cremona,
troppo delicata la nuova impennata dei contagi nel Lodigiano:
gli esperti erano praticamente concordi nel consigliare una
nuova settimana di precauzioni drastiche, anche a rischio di
frenare ulteriormente l’economia, l’altro aspetto del problema
che nessuno, a Milano, vuole trascurare. L’ottimismo diffuso
di metà settimana, con le ipotesi di aperture, magari parziali
o a scacchiera – due giorni fa aveva già lasciato il posto
alla consapevolezza che fosse necessario tenere ancora
“rallentata” la vita sociale, e quindi chiuse le scuole.

Anzi, aperte ma con lezioni sospese, perché uno dei piccoli
spiragli aperti – per esempio – a Palazzo Lombardia, è stato
questo: edifici aperti, magari per le programmate attività
manutentive, e ragazzi a casa, ma docenti a scuola,
eventualmente per guidarli in un lavoro nuovo, all’insegna
dell’e-learning e dello smart learning, nel caso in cui gli
istituti fossero abbastanza attrezzati per questa tele-
didattica. Obiettivo: non fermare del tutto le lezioni. E i
dirigenti scolastici hanno dato indicazione di “far sentire la
presenza della scuola” agli studenti a casa e alle loro
famiglie. Intanto, nell’ipotesi di uno stop prolungato delle
lezioni, il governo ha inserito nel decreto legge approvato
venerdì dal Consiglio dei ministri una norma del ministero
dell’istruzione che deroga al limite dei 200 giorni minimi per
la validità dell’anno scolastico.

Chiuse anche le università. Alcune avevano già comunicato lo
stop fino al 7, e i rettori lombardi hanno dato disposizioni
per la didattica a distanza o – nel caso di Pavia, che
contende a Bologna il primato di ateneo più antico d’Italia –
per eseguire a distanza anche gli esami, “via Skype o altro
mezzo audio-visivo indicato dal docente responsabile”.

Coronavirus     situazione
attuale: Austria blocca i
treni dall’Italia, fermi al
Brennero

Il treno, partito da Venezia per Monaco,
è stato fermato a Verona, dove sono state
fatte scendere due persone con sintomi
influenzali, giudicati però dal 118 non
sospetti. Le autorità austriache hanno
comunque deciso di non far entrare il
treno, che era arrivato al valico del
Brennero alle 19.10 circa. I passeggeri
hanno tentato di attraversare il confine
a bordo del treno successivo, che è stato
comunque     bloccato    al    Brennero.
Successivamente tutti i collegamenti
ferroviari su questa linea sono stati
interrotti dalle autorità austriache. Non
è ancora stato chiarito per quanto tempo
durerà il blocco. I prossimi passi,
secondo le ferrovie austriache Obb,
verranno decisi in consultazione con le
Ferrovie dello Stato italiane. Si tratta
del primo caso di intervento alla
frontiera dopo l’esplosione dell’epidemia
di Covid-19 in Italia. “Prendiamo molto
seriamente gli sviluppi della situazione
in Italia”, ha affermato il ministro
della Salute austriaco Rudolf Anschober
al Kronen Zeitung.

“Oggi   o  domani    potrebbero   essere
necessari controlli alle frontiere“,
aveva chiesto dalla Francia la leader di
estrema destra Marine Le Pen.”Il governo
deve essere in grado di prevederlo e
preferisco che faccia di più o troppo che
non abbastanza” le parole di Le Pen nel
corso del programma Grand Jury di Rtl-
Lci-Le Figaro. “Al momento non ha fatto
abbastanza visto che consente i voli
dalla Cina“. Quanto ai controlli alle
frontiere,    “saranno    necessari    se
l’epidemia finisce fuori controllo in
Italia “. La leader della destra francese
ha anche accusato il governo di fare
troppo poco per contenere il coronavirus,
permettendo fra l’altro anche l’arrivo di
aerei dalla Cina.

SITUAZIONE AGGIORNATA CONTAGIO IN
ITALIA
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