Covid, il vaccino è a Roma: prima tappa Spallanzani. Inizia la distribuzione - L'Osservatore d'Italia
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Covid, il vaccino è a Roma: prima tappa Spallanzani. Inizia la distribuzione Il furgone contenente le prime 9.750 dosi del vaccino anti- Covid di Pfizer-Biontech destinate all’Italia, proveniente dal Belgio, è arrivato nella serata del 25 dicembre alla caserma di Tor di Quinto a Roma, scortato dalle auto dei carabinieri. Il furgone partirà dalla caserma dei carabinieri di Tor di Quinto intorno alle 10 di oggi, sabato 26 dicembre e raggiungerà lo Spallanzani dove le dosi saranno suddivise in scatole che verranno poi consegnate ai militari. Alcuni mezzi militari partiranno per le destinazioni da raggiungere via terra nel raggio di 300 chilometri, altri si recheranno verso l’aeroporto militare Pratica di Mare dove le restanti dosi verranno imbarcate sugli aerei per altre destinazioni.
La distribuzione sarà a cura della Difesa. “È arrivato in Italia il furgone proveniente dal Belgio con le prime dosi del vaccino anti Covid. Avevamo detto che prima della fine dell’anno avremmo iniziato le vaccinazioni e così sarà. I primi vaccini saranno per il nostro personale medico che quotidianamente lavora per salvare vite umane, mettendo a rischio la propria vita”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook. “Alle nostre forze bianche un augurio di Buon Natale e un grazie per tutto quello che stanno facendo, anche in questa giornata di festa. Ci riprenderemo le nostre libertà e torneremo ad abbracciarci”. Le prime dosi del vaccino Pfizer-BioNTech contro il Covid-19 sono arrivate stamattina poco prima delle 7 a Parigi. La vaccinazione inizierà domani anche in Francia, come in tutta l’Unione Europea. Le prime iniezioni avverranno in due istituti per anziani, a Sevran e Digione. Circa 19.500 dosi del vaccino, secondo l’Assistance publique-Hôpitaux de Paris, sono state trasportate a bordo di un camion frigorifero che ha effettuato il viaggio dallo stabilimento Pfizer di Puurs, in Belgio.
Vaccino anti Covid, a gennaio si inizia con personale medico e sanitario e Rsa Saranno “202 milioni di dosi di vaccino” anti-Covid quelle disponibili dal primo trimestre 2021; ogni dose, in base alle conoscenze attuali, “ha bisogno di richiamo e non sappiamo di quanto ci sia immunità”. Questo uno dei passaggi – come si apprende da fonti di maggioranza – dell’appunto sul piano vaccini che il ministro della Salute, Roberto Speranza ha illustrato ai Capigruppo della maggioranza nella riunione a Palazzo Chigi, alla presenza anche del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Per primo il vaccino andrà al personale medico e sanitario e Rsa. Per quanto riguarda l’ambito di età prima gli ultra 80 anni poi la fascia 60/70 anni e via via le altre fasce, come
lavoratori essenziali, compresa la scuola. In base alle prime informazioni ne piano l’implementazione della rete per monitorare le vaccinazioni con un sistema informativo dedicato, collegato con sistemi regionali. Ma anche un doppio monitoraggio vaccino-vigilanza e sorveglianza immunologica. Il vaccino anti-Covid dell’azienda Pfizer arriverà “tra il 23 e il 26 gennaio” e le dosi “andranno ai 300 punti individuati, che sono direttamente gli ospedali”. È quanto riferito – come si apprende da fonti di maggioranza – dal ministro della Salute. “Non far coincidere la terza ondata eventuale con la campagna vaccinale”. È quanto il ministro della Salute Roberto Speranza ha illustrato ai capigruppo di maggioranza anticipando le linee del Piano Vaccini. Secondo fonti di maggioranza, Speranza avrebbe espresso l’importanza strategica, anche per questo, di flettere la curva epidemiologica. L’obiettivo è quello di non partire con l’obbligo nella campagna vaccinale contro il Covid ma con la persuasione e l’informazione per raggiungere l’immunità di gregge con 40 milioni di italiani. Le vaccinazioni di massa contro il Covid avverranno utilizzando grandi spazi pubblici, palestre, spazi aperti fiere. È quanto ha illustrato il ministro della Salute Roberto Speranza nella riunione con i capigruppo della maggioranza. La distribuzione del vaccino, hanno reso noto fonti di maggioranza, sarà interamente statale: la gestione sarà centralizzata e il vaccino sarà distribuito secondo decisioni mediche e scientifiche.
Vaccino antiCovid della Moderna efficace al 94,5%: l’Agenzia europea del farmaco comincia l’iter per l’approvazione Moderna ha annunciato in un comunicato che il suo vaccino contro il Covid ha una efficacia del 94.5%. Dopo quello di AstraZeneca e Università di Oxford, l’Ema (Agenzia europea del farmaco) ha iniziato ad analizzare i dati del vaccino mRna-1273 anti-Covid sviluppato da Moderna Biotech Spain, società controllata dall’americana Moderna. Come precisa l’Ema
sul suo sito, si è deciso di partire con la procedura del rolling review, primo passo dell’iter di approvazione, sulla base dei risultati preliminari degli studi non clinici e dei primi studi clinici fatti sugli adulti, che sembrano indicare che il vaccino stimoli la produzione di anticorpi e cellule immunitarie T contro il virus SarsCov2. L’azienda Moderna ha annunciato una durata di conservazione più lunga per il suo candidato vaccino mRNA-1273 contro il COVID-19 a “temperature di refrigerazione”. Si prevede infatti che il candidato vaccino rimanga stabile a temperature standard di refrigerazione tra 2° e 8°C per 30 giorni, rispetto alla precedente stima di 7 giorni. Inoltre si prevedono condizioni di trasporto e conservazione a lungo termine a temperature standard del congelatore di -20°C per 6 mesi. L’Ema e le agenzie regolatorie nazionali dei paesi europei hanno preparato un piano speciale per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini anti-Covid, su come raccogliere e analizzare le informazioni che emergeranno una volta che saranno autorizzati. le aziende dovranno presentare rapporti mensili sulla loro sicurezza. Scatta la fase 3 della sperimentazione per un altro candidato vaccino contro il coronavirus E’ di quello della Janssen, società farmaceutica che fa capo alla multinazionale della chimica Johnson&Johnson. E’ il terzo arrivato a questo passaggio fra quelli sviluppati in Gran Bretagna, dopo il prototipo messo a punto dall’Università di
Oxford assieme all’AstraZeneca con la collaborazione dell’italiana Irbm di Pomezia (primo in assoluto in Occidente a entrare nella fase 3) e quello di Novavax. La fase 3 del vaccino Janssen, conferma il ministro britannico della Sanità Matt Hancock, inizia oggi e coinvolgerà 7000 volontari nel Regno Unito e 23.000 in altri Paesi. E’ un modello di vaccino “molto simile a quello di Oxford/AstraZeneca”, ha detto a SkyNews Saul Faust, direttore del laboratorio di Southampton che coordina il progetto di ricerca. Vaccino antiCovid Oxford- Astrazeneca: al via il
reclutamento di 300 volontari In Italia parte la sperimentazione di fase 3 per il vaccino anti Covid-19 di Oxford-Astrazeneca: il primo via presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, tra i sette centri scelti in Italia, dove le inoculazioni partiranno indicativamente il primo dicembre. Nel mese di novembre saranno arruolati 300 volontari, dai 18 anni in su, che saranno sottoposti a sperimentazione a doppio cieco: a 200 sarà somministrato il vaccino e agli altri 100 il placebo. A breve sarà a disposizione un numero verde per informazioni e raccogliere le candidature. Saranno scelti i primi 300 che ne fanno richiesta e che soddisfano i criteri. Per i criteri di arruolamento dei volontari, spiega in videoconferenza Cristina Mussini, direttore della struttura complessa di Malattie Infettive Aou di Modena e docente UniMoRe, nel centro saranno individuate “300 persone, non pazienti, persone sane di qualunque età (purché maggiorenni) e con qualunque patologia, purché in uno stadio di stabilità”. Ad esempio potrebbero essere accettati “un diabetico compensato” o “un paziente Hiv con terapia retrovirale in corso”. Potrà partecipare anche chi è stato colpito da Covid, ma non in fase acuta. Non saranno ammessi pazienti immunodepressi, donne in gravidanza. Obiettivo dell’Aou di Modena è scongiurare file e assembramenti sul posto anche se il centralino del policlinico oggi è già andato in tilt: per candidarsi sarà a disposizione un numero verde, mentre le prenotazioni saranno gestite tramite un’agenda elettronica. Il luogo scelto per effettuare
le somministrazioni è il poliambulatorio dell’Aou, dove sarà creato un percorso ad hoc per chi si sottoporrà alla sperimentazione. Nessuna task force dedicata per questa operazione di test: “Non abbiamo a disposizione alcuna risorsa aggiuntiva – spiega Mussini – il personale ruoterà”. La sperimentazione in doppio cieco 2 a 1 vuol dire che su 300 partecipanti in 200 riceveranno la dose del vaccino e gli altri 100 un placebo. Nessuno, nemmeno il personale medico, saprà a chi viene somministrato cosa. Solo quando il cieco si aprirà anche ai cento che avevano avuto il placebo sarà somministrato il vaccino. “Sì, è una corsa contro il tempo ma siamo dentro a una pandemia“. Così all’ANSA Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia generale e immunologia di UniMoRe, che sarà responsabile per la parte di laboratorio della sperimentazione del vaccino Oxford-Astrazeneca. Una sfida che “a Modena siamo perfettamente in grado di sostenere, anche se sarà dura, anche se lavoreremo h24, sette giorni su sette, a Natale e Capodanno”. Al lavoro sotto la guida di Cossarizza, un team giovane di una decina di persone: due ricercatrici, Lara Gibellini e Sara De Biasi, oltre a dottorandi, specializzandi e assegnisti. La sperimentazione di fase 3, che punta a verificare se il vaccino genera risposta immunitaria, e per quanto tempo, consiste in una parte clinica, di arruolamento dei 300 candidati, e di somministrazione effettiva di vaccino e placebo, e di una parte tutta in laboratorio. “Noi – aggiunge Cossarizza – siamo attrezzati per la raccolta e lo stoccaggio dei campioni di sangue dei volontari, ma anche per le analisi”. Le procedure sono “ancora tutte nelle 140 pagine di
protocollo che mi è arrivato ieri sera, ed è ancora da studiare per bene”. Chi farà quali analisi dei centri, si saprà solo nei prossimi mesi. Quello che accade in linea di massima sarà questo: una persona reclutata per la sperimentazione sarà sottoposta a un prelievo di sangue prima della somministrazione di vaccino (o placebo), poi a un secondo prelievo di sangue prima della seconda dose di vaccino (o placebo), e infine a prelievi periodici nel corso di due anni. Il sangue di ogni campione viene scisso in plasma e cellule, il primo conservato a -80 gradi e le seconde in bidoni con azoto liquido a -180 gradi. Parte quindi lo studio complesso su ogni campione, senza sapere se il soggetto ha ricevuto il vaccino o il placebo: nel plasma i ricercatori andranno “a caccia” di anticorpi, nelle cellule invece si testeranno le molecole derivate del coronavirus, per vedere come si comportano i linfociti e capire infine se c’è risposta immunitaria e quanto dura nel tempo.
Vaccino Oxford-Pomezia: confermata la produzione degli anticorpi e cellule T Il vaccino contro il Covid allo studio da parte dell’università di Oxford e di AstraZeneca sembrerebbe dare una forte risposta immunitaria negli anziani. Lo scrive il Financial Times, che anticipa i risultati del test clinico di fase 3 in corso. Secondo il quotidiano, che cita ‘due persone a conoscenza dei risultati’, il vaccino stimola la produzione di anticorpi protettivi e di cellule T, una condizione necessaria anche se non sufficiente a stabilire l’efficacia e che non dà indicazioni sulla sicurezza. La risposta immunitaria è simile
a quella già vista negli adulti tra 18 e 55 anni, già descritta a luglio. Anche questi risultati, riporta il Ft, saranno pubblicati a breve su una rivista scientifica. Il vaccino di Oxford, al cui sviluppo partecipa anche l’azienda italiana Irbm, è uno di quelli in fase più avanzata di sviluppo in questo momento, con i primi dati su sicurezza ed efficacia che sono attesi entro quest’anno. Il test negli Usa del vaccino è appena ripreso, dopo uno stop per l’analisi di alcuni effetti collaterali segnalati dall’azienda. Vaccino Moderna anti Covid, funziona sui macachi: al via
la sperimentazione su 30mila volontari sani Sembra funzionare nei macachi il vaccino anti Covid-19, sviluppato dall’azienda americana Moderna con l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (Niaid) degli Stati Uniti, diretto da Anthony Fauci. Sperimentato in questi primati non umani, il vaccino ha indotto la produzione e una potente attività degli anticorpi neutralizzanti, una rapida protezione nelle vie respiratorie e protetto da lesioni polmonari, secondo i dati pubblicati sul New England journal of medicine. Il 27 luglio i National Institute of Health, di cui il Niaid fa parte, hanno annunciato l’avvio della fase 3 della sperimentazione di questo vaccino in 89 siti americani su circa 30.000 volontari sani. Il gruppo di ricercatori guidato da Barney S. Graham, il vicedirettore del Centro per la ricerca dei vaccini presso l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, ha somministrato ai macachi rhesus due dosi di vaccino a due diversi dosaggi e poi i macachi sono stati infettati con il virus. Quello sviluppato da Moderna è un vaccino ad Rna modificato
I test hanno evidenziato la capacità del vaccino di indurre una marcata risposta immunitaria, con la produzione di anticorpi neutralizzanti in grado di contrastare il coronavirus. “Oltre a questo, si è visto che il vaccino ha indotto la risposta delle cellule linfocitiche, che aggrediscono il virus e aiutano a produrre gli anticorpi, e che protegge da lesioni polmonari. Si tratta di dati positivi, il vaccino sembra funzionare bene”, ha commentato il virologo Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e docente dell’università di Padova. E’ bene però ricordare, nota Palù, che se anche questo vaccino fosse disponibile per novembre, “da noi non verrebbe comunque somministrato su larga scala, cioè a tutti. Sarà infatti dato prima ai soggetti più a rischio, come medici e infermieri, in via sperimentale, come fatto con il vaccino per Ebola. Perchè arrivi a tutti bisognerà aspettare altri 2-3 anni”.
Vaccini anticovid: test più che positivi da Oxford- Pomezia e dalla Cina Nello stesso giorno, la rivista scientifica Lancet pubblica due studi che accendono la speranza, anche se l’invito resta quello alla cautela: il vaccino anti-Covid ChAdOx1, messo a punto dallo Jenner Institute della Oxford University con la collaborazione dell’italiana Irbm, ha indotto una “forte risposta immunitaria” contro il virus SarsCov2 con il quadruplicarsi degli anticorpi nel 95% dei partecipanti alla sperimentazione ad un mese dalla vaccinazione. Tuttavia, è ancora presto per cantare vittoria, ha avvertito il ministro della Salute Roberto Speranza. “Serve ancora tempo e prudenza. Ma i primi riscontri scientifici sul vaccino dell’Università di Oxford, il cui vettore virale è fatto a Pomezia e che verrà infialato ad Anagni, sono incoraggianti. L’Italia, con Germania, Francia e Olanda – ha commentato -.è nel gruppo di testa per questa sperimentazione. Continuiamo ad investire sulla ricerca scientifica come chiave per sconfiggere il virus”. Anche l’Oms parla di “buona notizia” ed il premier britannico Boris Johnson ha definito i risultati “molto positivi”: il successo e l’efficacia del vaccino Oxford “non sono ancora garantiti – ha rilevato – ma si tratta di un passo importante nella giusta direzione”. Il vaccino dello Jenner Institute, infatti, ha indotto immunità fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso secondo i risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 dei test che ha coinvolto 1.077 adulti sani. In tutti i partecipanti è stata indotta una risposta
immunitaria con cellule T, mentre l’ attività neutralizzante contro SarsCov2 è stata evidenziata nel 91% dei partecipanti ad un mese dalla vaccinazione e nel 100% di quelli che hanno ricevuto una seconda dose. Tuttavia “ulteriori studi – avvertono i ricercatori – sono necessari per confermare se il vaccino protegga effettivamente dal Covid-19” e la fase II-III di sperimentazione è già in corso in Gran Bretagna, Brasile e Sud-Africa e, a breve, negli Usa. Intanto, accordi per il rifornimento di oltre 2 miliardi di dosi di vaccino sono stati già fatti con Gran Bretagna, Usa, India e varie organizzazioni europee, fa sapere l’azienda produttrice AstraZeneca che ribadisce l’impegno per un “ampio ed equo accesso”. Risultati altrettanto positivi si sono registrati anche per il vaccino cinese, testato in fase II su oltre 500 soggetti e tecnicamente simile al prototipo di Oxford (entrambi utilizzano degli adenovirus come vettori): è sicuro e ha indotto una risposta immunitaria nel 95% dei partecipanti al trial, misurata fino a un mese dall’immunizzazione. I test di fase III sono in corso.
Vaccino anti Covid: firmato accordo per 400 milioni di dosi per la popolazione europea Prima trance di dosi arriverà entro la fine dell’anno Insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l’alleanza per il vaccino, il ministro della Salute Roberto Speranza ho sottoscritto un contratto con Astrazeneca per l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino “da
destinare a tutta la popolazione europea”. Il candidato vaccino nasce dagli studi dell’Università di Oxford e coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane. La prima trance di dosi arriverà entro la fine dell’anno. Ho appena firmato con i ministri di Germania, Francia e Olanda il primo accordo per 400 milioni di dosi per il più promettente vaccino anti Covid. Un primo passo avanti importante. Solo con il vaccino vinceremo definitivamente il Covid. — Roberto Speranza (@robersperanza) June 13, 2020 L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi, spiega il ministro Speranza in un post su Facebook. “Con la firma di oggi arriva un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa. Il vaccino è l’unica soluzione definitiva al Covid-19. Per me andrà sempre considerato un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi”, ha concluso il ministro che ha informato il Consiglio dei ministri e gli ospiti presenti agli Stati Generali, ricevendo alla fine un applauso.
Vaccino anti Covid: Oxford e Pomezia avanti agli Stati Uniti. In Italia prime dosi in autunno-inverno Rispetto ad un vaccino contro il nuovo coronavirus, “l’Europa è molto più avanti degli Stati Uniti” e “ci stiamo organizzando affinché una parte sostanziale venga prodotto in Italia”. Quindi “ci stiamo organizzando per essere tra i paesi leader”. Lo ha detto, durante la trasmissione Agora Su Rai 3, Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità e Consigliere del ministro Speranza.
“Devo dire con piacere – ha aggiunto Ricciardi – che in questo caso l’Europa è avanti rispetto agli Stati Uniti”, perché il vaccino che si sta sviluppando, quello che vede unita l’Università di Oxford in collaborazione con un’azienda di Pomezia, “è in una fase di sviluppo più avanzata rispetto all’altro”. Rispetto ai tempi, ha concluso “se vanno le cose bene in autunno-inverno potremmo avere le prime dosi e naturalmente anche quelle per gli italiani”. “Dall’Oms si è avuta una risposta inaccurata e sbagliata” rispetto al fatto che gli asintomatici raramente trasmettano il nuovo coronavirus, ha aggiunto Ricciardi. “La trasmissione da asintomatici è invece, tipica di questo virus e proprio ciò lo differenzia da Sars e Mers”. L’Oms, tuttavia, ha detto, “va criticata ma sostenuta”. La trasmissione da asintomatici, “o meglio paucisintomatici o presintiomatici – ha spiegato Ricciardi – è tipica di questo virus”. Lo dimostra la sua contagiosità: “in un mese si è diffuso in tutto il mondo quando altre pandemie impiegano 6 mesi o un anno”. Quanto all’Oms, ha precisato, “sono colleghi sotto pressione da mesi ma se non esistesse sarebbe danno enorme perché è l’unica organizzazione che può combattere la pandemia. Da questa tragedia, infatti, o si esce tutti insieme o nessuno”. Pertanto, ha concluso, “dobbiamo sostenere l’Oms e criticarla quando fa, come ora degli errori, dando una risposta inaccurata e senza evidenza scientifica ma non certo pensando di abolirla”. “La situazione è migliorata in tutta Italia” ma che il pericolo sia scampato “non lo possiamo dire. D’altronde solo l’altro giorno l’Oms ha parlato del peggior giorno dall’inizio della pandemia a livello mondiale”, ha precisato Ricciardi. “Dobbiamo stare attenti – ha detto – a circoscrivere focolai
man mano che appaiono e continuare a comportarci bene”. Rispetto alla possibile mutazione del virus, precisa, “non abbiamo motivi di pensare che si sia indebolito. Hanno funzionato il distanziamento e le misure messe in atto, ma non è il virus a essersi indebolito. E’ sostanzialmente lo stesso che in altre parti del mondo sta ora producendo morti come abbiamo visto a Bergamo”. Quanto ai guanti, a proposito dei quali l’Oms ha di recente precisato che non vi sono evidenze di utilità nel proteggere dal contagio, “l’evidenza ci dice che vanno indossati solo da operatori sanitari che sanno come si utilizzano, io li ho sempre sconsigliati e mai usati”.
Vaccino Covid, Ema: pronto entro un anno salvo ritardi burocratici BRUXELLES – Nella migliore delle ipotesi un vaccino per il nuovo coronavirus potrebbe essere pronto in un anno. Lo ha detto Marco Cavaleri dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). “Dai dati sugli studi in corso e se tutto procede come previsto” alcuni vaccini attualmente in sperimentazione “potrebbero essere pronti per l’approvazione tra un anno”, ha detto Cavaleri ai giornalisti in conferenza stampa. Cavaleri ha però precisato che si tratta di “uno scenario ottimista”, perché “non tutti i vaccini che entrano in fase di sviluppo potrebbero arrivare all’autorizzazione” e “potrebbero esserci ritardi”. Se l’Ema, ha aggiunto, è “un po ‘scettica” riguardo alle notizie secondo cui un vaccino poteva essere pronto già a settembre, vanno anche ridimensionati i timori dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui il virus “potrebbe non scomparire mai”. “Penso che sia un po’ presto per dirlo – ha spiegato Cavaleri – ma abbiamo buone ragioni per essere sufficientemente ottimisti sul fatto che alcuni vaccini ce la faranno”. L’accesso al vaccino contro il coronavirus deve essere “universale”, ha ribadito nel frattempo un portavoce della Commissione europea, ricordando che la “solidarietà e lo stretto coordinamento è la migliore risposta contro il coronavirus”.
Vaccino Covid-19. Allo Spallanzani da luglio test sull’uomo “Procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull’uomo”. Così il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, in merito al vaccino contro il Covid 19 che verrà sperimentato nell’Istituto per le malattie infettive di Roma. “Se i primi test daranno un esito positivo, porteranno nel 2021 alla somministrazione del vaccino su un alto numero di persone a rischio e, spero, alla dimostrazione della sua efficacia” ha aggiunto Vaia. “A differenza dei vaccini tradizionali, i vaccini genetici non
utilizzano un microorganismo inattivo o parte di esso ma il gene che codifica per l’antigene del microrganismo che si vuole neutralizzare” spiega Vaia. In questo caso – a quanto si è appreso – verrà utilizzato il gene che codifica per la proteina spike che permette l’ingresso del virus nelle cellule. Questo gene, una volta entrato nelle cellule dell’organismo, induce la produzione della proteina che a sua volta stimola la risposta immunitaria contro il coronavirus.
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