Momo Mondo Montessori - maggio 2015 n. 2 fondazionemontessori.it - Fondazione Montessori Italia

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Mondo Montessori
maggio 2015 • n. 2 • fondazionemontessori.it
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momo Mondo Montessori è una
rivista pedagogica quadrimestrale
edita da Fondazione Montessori Italia.

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Editoriale

                                           Andrea Lupi

C’è un libro scritto dalla Montessori alla fine      maniera ironica elementari o primari. Questa
della sua vita, durante l’esperienza indiana, che    distinzione, insieme a molte altre indicazioni
si chiama Come educare il potenziale umano, è        da leggere con attenzione in tutte le sue opere
un libro che si legge di solito per scoprire cosa    degli anni ’40, ci invita a preparare un ambien-
sia l’educazione cosmica nell’economia del suo       te educativo speciale, e assai diverso dalla Casa
pensiero. Tuttavia è riduttivo considerarlo un       dei Bambini, per la scuola primaria. Su questo
libro che parla di educazione cosmica, e questo      sappiamo che il movimento montessoriano ha
perché nei primi capitoli troviamo soprattutto       ancora molto da fare.
molte osservazioni sulla natura degli interessi         L’altra idea che colpisce molto il lettore ri-
intellettuali del bambino, sul ruolo dell’imma-      guarda invece l’importanza suprema del com-
ginazione nell’apprendimento, sull’estroversio-      pito che devono assolvere gli insegnanti per
ne dell’intelligenza e sulla personalità mutevole    lo sviluppo dell’umanità. Dice la Montessori
dei bambini a cui gli educatori devono adeguar-      che l’insegnante dovrebbe lavorare al servizio
si continuamente. Ma soprattutto vi troviamo         non di un credo politico o sociale, ma dell’es-
due vere e proprie perle custodite nello scrigno     sere umano nella sua completezza, in grado di
montessoriano.                                       esercitare liberamente, con autodisciplina, la
   La prima è l’idea che fra i sei e i dodici anni   volontà e il giudizio, non sviato da pregiudizi e
l’educazione non è una continuazione diretta di      non distorto da paure.
quella che l’ha preceduta. Come si dice spesso          Se mi chiedessero che cosa è il metodo Mon-
la Montessori ha saputo promuovere una vi-           tessori risponderei che basta leggere questa fra-
sione del bambino come di un essere differente       se in Come educare il potenziale umano per poter-
dall’adulto, differente per mentalità, per biso-     lo capire. L’insegnante non lavora per il proprio
gni e potenzialità. Ma in questo testo si spin-      ego, non lavora per una parte, non lavora per
ge oltre postulando una differenza sostanziale       un profitto, ma lavora perché gli esseri umani
anche tra il bambino piccolo dedito all’appren-      possano sperimentare, esplorare, imparare, co-
dimento soprattutto per mezzo dei suoi sensi         noscere se stessi, far scaturire la legge morale
e il bambino che invece si fa fanciullo e inizia     dall’esercizio stesso della libertà. E a quel punto
un corso di studi intellettuali che la Montessori    la paura scomparirà. b
chiama superiori, e che noi invece definiamo in
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editoriale     3

                              eventi e news      5

                    dizionario montessori
              Il bambino è padre dell’uomo       6

                        ambiente maestro
          Abitare: una questione di misure       8
                           Simona Martino

                          figure storiche
Flaminia Guidi, tra Ottocento e modernità        13
                            Martine Gilsoul

                             voci dal mondo
                               Per vocazione     16
                  Intervista a Carolina Gomez
                     a cura di Martine Gilsoul

                              esperienze
           Montessori incontra Alzheimer         18
                           Annalisa Perino

               I sentieri dell’indipendenza      20
                                  Marco Orsi

                                 confronti
 Il gesto intelligente: Montessori e Munari      26
                            Paola Cappelletti

                                      saggi
                          Educazione e pace      31
                                Andrea Lupi

                                  opinioni
              Montessori sì, Montessori no       36
                     Quinto Battista Borghi

               blogging / opinioni digitali
         L’accoglienza inizia dall’ambiente      38
                      laborat-ora.blogspot.it
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Eventi e news
12 maggio – 9 giugno 2015, tutti i giovedì • Novara
Nati per leggere – I miei primi passi con un libro
Incontri per bambini da sei a ventiquattro mesi

23 maggio 2015 • Cascina di Pisa (Pisa)
Inaugurazione della scuola dedicata a Maria Montessori

1–3 luglio 2015 • Santiago de Compostela
La Fondazione è ospite dell’Università di Santiago de Compo-
stela per tenere un corso di specializzazione sul metodo Mon-
tessori agli iscritti al corso di laurea in scienze della formazione
primaria.

Corsi in partenza
• Pavia (Nido, Casa dei Bambini e Primaria),
• Savona (Nido, Casa dei Bambini e Primaria)
• Viterbo
• Vasto (Chieti)

Per maggiori informazioni:
info@fondazionemontessori.it
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6   MoMo 2 • Maggio 2015
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dizionario montessori

Il Bambino è padre
dell’Uomo

                  My heart leaps up

          My heart leaps up when I behold      Il mio cuore sussulta quando vedo

                      A rainbow in the sky:    | l’arcobaleno in cielo: | fu così nei

             So was it when my life began,     primi istanti della mia vita; | così è

                   So is it now I am a man,    adesso che sono un uomo; | e sia così

             So be it when I shall grow old,   quando sarò vecchio, | altrimenti

                             Or let me die!    sarebbe meglio morire! | Il bambino

             The child is father of the man:   è padre dell’uomo, | e vorrei che la

            And I could wish my days to be     devozione alla Natura | legasse i

       Bound each to each by natural piety.    miei giorni l’uno all’altro.

                      William Wordsworth       Poesie scelte, a cura di Flavio
                                               Giacomantonio, Rubbettino, Soveria
                                               Mannelli, 1999, p. 269
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ambiente maestro

Abitare: una
questione di misure

––– Simona Martino

   Simona Martino – Architetto, dopo        Da   sempre      una     delle
                                            attività prevalenti di architetti
                                                                                tenzione è sempre l’uomo
                                                                                adulto, con le sue caratteristi-
diversi anni di collaborazione con stu-
   di di architettura e design di profilo   e designer è quella di misura-      che fisiche, facoltà intellettive,
   internazionale ha avviato nel 2006       re, attraverso il progetto, l’am-   sensibilità estetiche: il bambi-
la libera professione. Collabora con la     biente di vita dell’uomo.           no non trova attenzione, né
   Fondazione Montessori Italia come           Si sono avvalsi dell’antro-      status di fruitore.
 responsabile dell’Ufficio Architettura     pometria (la scienza che trat-         La considerazione è valida
    e formatrice sui temi dell’ambiente     ta l’indagine statistica delle      per tutte le componenti e sfere
Montessori, architettura e pedagogia        dimensioni del corpo umano          d’interesse storiche del design,
    negli spazi per l’apprendimento. Si     e delle sue parti), dell’ergono-    come lo stile, il linguaggio, la
       occupa inoltre di progettazione e    mia (che studia l’interazione       forma, le tecnologie costruttive.
sperimentazione di materiali e giochi       fra la tecnologia e i suoi utenti      Nel 1948, l’architetto svizze-
             montessoriani innovativi.      per perseguire la soddisfazio-      ro-francese Charles-Edouard
                                            ne degli stessi in ordine a re-     Jeanneret detto Le Corbusier
                                            quisiti quali sicurezza, como-      inventa il Modulor, una scala
                                            dità d’uso, gradevolezza).          di proporzioni armoniche ba-
                                               Nella teoria e pratica pro-      sata proprio sulle misure del
                                            gettuale, a partire dall’antichi-   corpo umano, da usare come
                                            tà classica e sino alla fine del    linea guida per progettare e
                                            XIX secolo, al centro dell’at-      costruire ambienti a misura

8      MoMo 2 • Maggio 2015
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d’uomo (Bruno Zevi, 2010).              La scrittrice e teorica socia-
Questa celebrata ricerca, volta      le svedese Ellen Key pubblica
a umanizzare e integrare nella       nel 1900 Il secolo dei fanciulli,
vita delle persone quanto sino       un libro-manifesto in cui si
ad allora ne era rimasto lonta-      pongono i diritti universali e
no e indifferente, lascia ancora     il benessere dei bambini alla
l’infanzia – oltre che la donna –    base dei futuri e necessari
quasi del tutto fuori dal campo      cambiamenti che devono ri-
di attenzione.*                      guardare la società, la politica,
    Solo all’inizio del Novecen-     l’arte, la cultura nel senso più    * In realtà, il progetto dello stesso Le
to avviene la vera e propria         ampio (Ellen Key, 1909).            Corbusier per l’Unité d’Habitation
scoperta dell’infanzia in nu-           L’autrice mette a fuoco l’in-    a Marsiglia (1947-1952) prese in
merosi campi del sapere e del-       fluenza critica della qualità       qualche modo in considerazione
la ricerca, e i migliori architet-   degli ambienti di vita sullo        i bisogni dei bambini: il blocco
ti e designer non rimangono          sviluppo fisico e mentale dei       residenziale, che poteva contenere
indifferenti alla conseguente        bambini; sostiene che la loro       sino a tremila abitanti, ospitava sulla
tensione di rinnovamento so-         crescita nella cultura indu-        copertura piana una serie di servizi
ciale che risuona attraverso         striale è dominata da compe-        comuni, fra cui un asilo nido e spazi
i movimenti di avanguardia           tizione, velocità e progresso       per il gioco all’aperto, con solarium e
lungo tutto il secolo.               tecnologico e debba essere          piccola piscina.
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protetta e positivamente sti-
molata, e che il design possa
giocare in quest’azione un
ruolo fondamentale.
   Per tutto il secolo il design
per l’infanzia si sviluppa e pro-
duce innovazione nell’estetica,
nei materiali, nelle tecnologie,
influenzando altresì molte al-
tre aree della cultura proget-
tuale e delle arti visive.
   I migliori esempi di oggetti
e spazi concepiti per i bambini
sono stati raccolti per la pri-
ma volta in una ricchissima
mostra che fa proprio il titolo
del libro di Ellen Key, tenutasi
presso il MoMA di New York
nell’autunno del 2012: Century
of the Child; growing by design
1900 – 2000 (J. Kinchin, A.
O’Connor, 2012).
   Dall’esposizione        emerge
con particolare rilievo l’inte-
resse dei più noti produttori          Si porta così in primo pia-          E così, come da secoli ac-
e fecondi designer moderni-         no la questione della misura         cadeva presso le famiglie be-
sti, che progettano versioni        e della scala del bambino, e la      nestanti, ora anche presso
di pezzi storici in dimensio-       si accoglie fra i temi principe      gli strati sociali medio-bassi
ni adatte all’utilizzo da parte     della cultura progettuale del        i piccoli cominciano ad esse-
dei bambini (come la poltro-        Novecento.                           re allontanati dalle madri e
na Barcelona di Mies van Der           In seguito a queste prime         dalla vita familiare; le antiche
Rohe o la piccola carriola di       esperienze d’eccellenza, tutta-      culle, che per secoli avevano
Gerrit Rietveld, che riprende il    via, la produzione in massa di       fluttuato dolcemente sospe-
tema progettuale della celebre      articoli per l’infanzia si svilup-   se nei centri vitali degli am-
Red and Blue Chair).                pa cavalcando l’onda del boom        bienti domestici, cominciano
   O ancora, i progetti urbani      economico del secondo do-            a trasformarsi in gabbie con
dell’architetto olandese Aldo       poguerra: sempre più madri,          sbarre, da sistemare in came-
Van Eyck, che nel secondo           padri, nonni si lasciano con-        rette sempre più dedicate. Le
dopoguerra ricava, nei vuoti        vincere dell’indispensabilità        misure si dilatano, le distanze
della Amsterdam bombardata,         di avere in casa un seggiolone       divengono incolmabili; il siste-
una serie di meravigliose aree      per la pappa, o un passeggino        ma è concepito per escludere il
gioco: concepite come nuovi         nei colori alla moda, che con-       bambino dalla vita degli adulti.
microcosmi inseriti nel tes-        corrono a celebrare lo status di        Aiutami a fare da solo è il
suto sociale coeso della città,     un rinnovato benessere.              richiamo del bambino, se-
coniugavano in poetico equi-           La medicalizzazione della         guendo il quale il pensiero
librio complessità ed essen-        gravidanza e della nascita, in-      montessoriano ha conquista-
zialità formale, attrattività e     sieme alle varie teorie pedago-      to successo e fiducia presso le
leggibilità come stimoli all’e-     giche correlate, sono un altro       società civili più evolute.
splorazione, allo sviluppo del      fenomeno che assume pro-                Una casa in cui vi sono dei
senso di appartenenza, all’uso      gressivo consenso e diffusione       bambini dovrebbe essere or-
personalizzato dello spazio.        in questo periodo.                   ganizzata per essere la casa

10   MoMo 2 • Maggio 2015
dei bambini che vi abitano in-     sentire confinato, ma che in-      potrà rivolgersi semplicemen-
sieme con gli adulti (e così la    vece senta di condividere con      te alla buona qualità dell’illu-
scuola, o il nido): un ambien-     gli altri membri della famiglia.   minazione naturale, che deli-
te che possa accogliere ogni          In generale, anche la casa      catamente sveli pian piano al
bimbo attraverso le fasi del       (così come la scuola) dovrebbe     piccolo, durante l’affinamento
suo sviluppo fisico e psichico,    essere un ambiente che non         delle capacità di visione, le for-
a partire dalla nascita attra-     pone ostacoli al suo cammino       me, i colori, i chiaroscuri de-
verso i periodi sensitivi (M.      verso l’autonomia.                 gli oggetti che lo circondano,
Montessori, 1999); che possa                                          nonché alla predisposizione di
essere progressivamente sen-       a misura di bambino:               una seduta comoda per allat-
tito come proprio dal piccolo      una casa in progress               tare, dove madre e figlio pos-
abitante, dunque leggibile,                                           sano riposare insieme, conte-
accessibile, fruibile e anche      Il neonato, che fa movimenti       nuti in un caldo abbraccio.
modificabile; una casa in cui,     limitati, ha il bisogno quasi         A partire dalle due settima-
in ogni stanza, il piccolo possa   esclusivo di essere portato dal    ne del bimbo, è molto impor-
trovare un luogo sicuro, su cui    genitore e del contatto con la     tante invece che l’ambiente do-
poter fare riferimento durante     madre durante l’allattamento.      mestico cominci a trasformarsi
le sue esplorazioni dello spa-        In questa primissima fase,      per accogliere il suo nuovo abi-
zio; spazi in cui mai si possa     quindi, la nostra attenzione       tante: possiamo considerare il
piano del pavimento come pri-
mo ambito su cui intervenire.
   Immaginiamo di tracciare
una linea a 90 cm circa di al-
tezza da terra (come la mani-
glia di una porta) e facciamo
un elenco di tutte le superfici,
gli arredi e gli oggetti contenu-
ti nella porzione di spazio così
definita: quale tipo di espe-
rienza o attrattiva, pericolo,
ostacolo o invito costituiscono     accanto al materassino dell’at-
questi elementi?                    tività, un bassissimo scaffale a
   Sin dai primi giorni, il ne-     giorno contenente pochi og-
onato potrà dormire como-           getti, belli e attraenti, e uno
damente in una culla piccola,       specchio infrangibile rettan-
che sia morbida e che lo possa      golare fissato con orientamen-
contenere, poggiata a terra su      to orizzontale alla base della
un materassino, che in futuro       parete, inviteranno il bimbo
sarà anche assolutamente pre-       ad essere attivo con l’osserva-
feribile al lettino a sbarre.       zione e stimoleranno il movi-
   Un secondo materassino,          mento autonomo.
morbido ma più sottile, sem-            Avremo quindi allestito
pre steso sul pavimento, ac-        due angoli morbidi dedicati al
coglierà il bimbo nelle ore di      bimbo: uno per il sonno e uno
veglia: sdraiato sulla schiena,     per l’attività. Gli stessi mate-
potrà sviluppare la capacità        rassini possono rappresentare
di esplorazione visiva dell’am-     una validissima alternativa al
biente soffermando la sua at-       fasciatoio tradizionale (anzi,
tenzione su mobiles sospesi,        si eliminerebbe così il rischio
che sostituiremo nel corso dei      costante di caduta): anche qui,
primi mesi in accordo con le        in uno scaffale basso – o nei
fasi di questo sviluppo (perce-     ripiani bassi di una libreria –
zione dei contrasti cromatici,      potremo avere l’occorrente per     bibliografia
distinzione dei colori, capacità    l’igiene sempre a portata di
di cogliere le sfumature, sino      mano.                              Bruno Zevi, Storia dell’architettura
ai primi tentativi di prensio-          Questo piccolo ambito de-      moderna, Torino, Piccola Biblioteca
ne) (M.H. Place, 2012).             dicato al bimbo non dovrà ne-      Einaudi, 2010
   Al crescere della sua forza      cessariamente essere allestito     Ellen Key, Marie Franzos, The
muscolare, potrà trovare ap-        nella “cameretta”: la condivi-     Century of the Child, New York, G. P.
poggio su questo piano oriz-        sione dello spazio domestico       Putnam’s Sons, 1909
zontale, soffice ma abbastanza      con gli adulti sarà anzi un’e-     Juliet Kinchin, Aidan O’Connor, The
rigido, per cominciare a com-       sperienza preziosa per il pic-     century of the Child: Growing by
piere i primi movimenti – af-       colo che, libero dalle angosce     Design 1900 – 2000, New York, The
ferrare, rotolarsi, gattonare:      della solitudine, potrà abban-     Museum of Modern Art, 2012
                                    donarsi serenamente all’inte-      Maria Montessori, La mente del
                                    resse che guida il suo sviluppo.   bambino, Milano, Garzanti, 1999
                                    b                                  Marie-Helène Place, 60 activités
                                                                       montessori pour mon bébé, Paris,
                                                                       Éditions Nathan, 2012

12   MoMo 2 • Maggio 2015
figure storiche

Flaminia Guidi, tra
Ottocento e modernità

––– Martine Gilsoul

                      Nella   mia    vita    i bambini      hanno
                      rappresentato tutto. Io ho fatto una vita mera-
                      vigliosa, la ricomincerei tutta da capo se potessi
                      e mi ci metterei anche prima in questo lavoro.
                      Non si può capire quello che è vivere in mezzo
                      ai bambini liberi».
                         «Era proprio orgogliosa che non ci ricordassi-
                      mo di lei, lo vedeva come il segno che non aveva
                      sbagliato, che non aveva concentrato la nostra
                      attenzione sulla sua persona». Queste parole con
                      cui Simona (maestra alla Casa dei Bambini di Via-
                      le Spartaco e poi di Via Lemonia di cui fu direttrice
                      Flaminia Guidi) ricorda la sua permanenza come
                      allieva della Casa dei Bambini di Viale Spartaco,
                      ci indicano come Flaminia Guidi (1905–2006)
                      abbia incarnato il Metodo Montessori durante la
                      sua lunga vita al fianco dei bambini.
                         «Originale, altruista, carismatica, con un
                      pizzico di particolare, un misto tra Ottocento
                      e modernità, sempre disponibile per aiutare.
                      Poteva anche capitare che lei trascorresse tut-
                      ta la giornata con il cappotto perché non aveva
                      avuto tempo di toglierlo...»: eccola descritta in
                      poche parole.
Incontrerà Montessori di persona solo nel
                                                     1949, durante il congresso internazionale di
                                                     Sanremo, e lavorerà con lei durante i corsi di
   Bastava che gettasse uno sguardo nelle clas-      Perugia e di Roma, del 1950 e del 1951.
se en passant senza fermarsi per capire se tutto        Dopo il corso si occupa della scuola elemen-
andava bene. «Quando alla fine della giornata ti     tare della «scuoletta» di Palazzo Taverna di-
diceva: “rivediamo le aste rosse-blu”, sapevi che    retta da Costa Gnocchi, anch’essa clandestina.
rimanevi a scuola fino a sera». Ha sempre la-        L’entusiasmo con il quale descrive questa espe-
vorato alla scuola elementare e, quando incro-       rienza sarà poi identico a quello che la anime-
ciava un bambino che le faceva una domanda,          rà durante tutta la sua vita: «Con i bambini fu
consultava sempre la sua maestra per paura di        un’esperienza straordinaria. Offrivamo loro
non capirlo e di sbagliare.                          i materiali, sostenevamo gli entusiasmi e loro
                                                     erano instancabili, appassionati scopritori del-
Nel 1924, aveva appena finito le classi normali      la cultura e del mondo dei numeri».
quando dovette aiutare un bimbo di sei anni di          Il suo San Lorenzo sarà il quartiere Tuscola-
salute precaria, figlio di una sua amica, a capi-    no di Roma, zona popolare e sovraffollata della
re la matematica. Si rende conto che l’impresa       periferia romana. La scuola, Casa dei Bambini
non è facile e vede anche l’abisso tra la teoria e   e primaria, apre il 6 gennaio 1957 a viale Spar-
la pratica. Sono i libri prestati da un’amica, La    taco: «Per anni e anni questa scuola ha ospitato
pedagogia scientifica e L’autoeducazione, che le     quasi gratuitamente i bambini anche poverissi-
fanno «conoscere il vero bambino», aprendole         mi, dando loro, oltre al benessere fisico, il più
la strada verso «un mondo sconosciuto, bellis-       alto nutrimento morale, culturale, spirituale e
simo, una via luminosa che mi indicava quello        il massimo sviluppo psicologico. L’Ente Mon-
che avrei potuto fare con quel bambino ... gli co-   tessori me ne affidò la direzione».
municai il piacere dello studio che del resto ave-      I bambini mantengono un ricordo vivace di
vo anch’io». Ripensando a quell’epoca, diceva        questa scuola, non solo per le montagne (la
di non sapere che cosa gli avesse insegnato, ma      scuola era sotto il livello della strada e il vasto
si diceva sicura di due cose: «La prima: non ho      cortile era circondato da spalti alberati che as-
mai forzato la sua volontà. L’ho lasciato sempre     somigliavano a fossati). Flaminia Guidi dirà di
libero di fare o non fare un lavoro. Secondo: la-    queste montagne che sono state una vera pa-
vorare nella gioia, nell’entusiasmo, amare quel-     lestra e dirà più volte con orgoglio che quando
lo che si studia, impegnarsi per un desiderio        vedeva i bambini che saltavano non li fermava
interiore di approfondire l’argomento».              mai, anche se aveva il terrore che si facessero
   Frequenta il corso del 1939 all’Istituto Naza-    male.
reth di Roma condotto da Costa Gnocchi e Pa-            L’ambiente dava un «sentimento di calore, di
olini, giacché Maria Montessori a quest’epoca        protezione». Tra i diversi particolari che fanno
era in India. Da sottolineare che questo corso       pensare, un fatto interessante: al centro delle
era clandestino per colpa del fascismo.              aule delle sezioni della Casa dei Bambini c’era
                                                     un piccolo muretto che circondava un lavabo:
                                                     le attività di Vita pratica erano centrali e non
                                                     relegate vicino ai bagni, come accade sempre.

14   MoMo 2 • Maggio 2015
Nel 1995 i locali sono dichiarati inagibili e la
scuola viene trasferita nel plesso di Via Lemo-
nia, dove si trova tuttora.                                   Si mostrava molto esigente a proposito delle
    «Una delle più intelligenti interpreti del lavo-      regole di comportamento e del rispetto dell’am-
ro Montessori»: il titolo dell’intervista del Qua-        biente. Era molto severa con gli adulti in gene-
derno Montessori a Flaminia Guidi è proprio               rale, rimproverava loro la caccia all’errore in vi-
azzeccato. Considerava il Metodo una scintilla            gore nelle scuole che interrompe i ritmi vitali
con una base scientifica che si appoggia sullo            del bambino. Inoltre vedeva il rischio di spez-
studio dell’individuo, dove è la Natura a guidare         zare l’interesse dei bambini in questa pratica
lo sviluppo del bambino e non l’adulto. Come              diffusa di chiedere sempre di più al bambino:
una vera interprete, ha saputo dare un tocco di           il resoconto dopo la gita, il riassunto del libro...
originalità al suo modo di vivere la pedagogia                Poteva anche essere dura con gli insegnan-
montessoriana: dalla sua concezione dell’edu-             ti, diceva che il bambino era circondato da un
cazione alla presentazione del materiale. Posso           «analfabetismo pedagogico». A Grazia Honeg-
testimoniare anch’io dell’efficacia del suo modo          ger Fresco che le chiese consiglio per una ma-
di presentare il materiale, trasmessomi da Si-            estra poco attenta rispose di non preoccupar-
mona: le due mani alzate nella presentazione              si perché «i bambini fanno miracoli quando si
dei triangoli costruttori, mentre viene detto:            appassionano, anche se hanno un’insegnante
«sono ancora due triangoli», mi hanno fatto ca-           mediocre».
pire l’interesse di questo lavoro per i bambini.              Non smetteva di ricordare l’importanza fon-
Con lei nessun materiale era noioso, bastavano            damentale dell’osservazione per conoscere i bi-
poche parole pronunciate in un certo modo per             sogni del bambino, cosa molto lunga. Invitava
riaccendere l’interesse.                                  gli adulti a sviluppare un’immaginazione crea-
    Difendeva sempre i bambini e nutriva una              tiva per valorizzare le scoperte dei bambini e a
fiducia totale nel loro confronto. Diceva di non          liberarsi di tanti pregiudizi, e anche ad aspetta-
avere mai detto loro di no, citando l’esempio di          re e a non volere proporre troppo in fretta un
un bimbo della scuola elementare che le aveva             nuovo lavoro quando si crede che l’interesse è
chiesto di costruire un telescopio: lei rispose           calato.
che non sapeva come fare e propose di cerca-                  Giunta al centesimo compleanno esortava
re nei libri. Questo bimbo alcuni anni più tardi          tutti ad avere fiducia nei bambini, dicendo che
andò a casa sua per dirle che lo aveva costruito.         li aveva trattati «sempre come persone grandi,
    Il suo lavoro a fianco dei bambini per più di         sempre a tu per tu come una persona grande
sessant’anni le fa capire alcuni processi fonda-          con piena fiducia».
mentali, come quello della mente assorbente                   «Questo è stato il lavoro della mia vita. L’ho
nei confronti della cultura, che lei vide emerge-         fatto con un entusiasmo e un piacere che anco-
re durante la seconda infanzia. In altre parole           ra non si sono spenti. Non ho conosciuto stan-
dirà di essere rimasta impressionata di fronte            chezza e noia, ma solo meravigliose rivelazioni
alla loro «sensibilità ai tanti aspetti del sapere        da parte dei bambini, che mi hanno ripagato di
[...] Non ha senso “far imparare”. L’adulto si af-        tutto.» b
fanna a organizzare, a prestabilire, ma finisce
per sconvolgere il progetto interiore che ogni                                                        bibliografia
bambino ha dentro».
                                                               La foto è tratta dall’articolo Il dovere della memoria,
                                                                  Il Quaderno Montessori, estate 2006, n.90, p.60.
                                                                                               www.flaminiaguidi.net
                          Il Quaderno Montessori, (mag./ago. 1986), n. 9-10, p. 36-40; (nov./dic. 1986), n. 12, p. 31-
                                                   35; (estate 1993), n. 48, p. 25-34; (estate 2006), n. 90, p. 60-64.
                                                                          www.youtube.com/watch?v=q_-ggvpd74g
                                                                         www.youtube.com/watch?v=jOAnTf8iHyg
voci dal mondo

Per vocazione

Intervista a Carolina Gomez

a cura di Martine Gilsoul

Carolina Gómez del Valle (Città del
Messico, 1940) studia negli Stati
Uniti diplomandosi in Letteratura
e Teologia. Dopo studia Psicologia
e Terapia Familiare e Terapia di
Karl Rogers a San Diego. Incontra il
mondo Montessori e studia il metodo
nell’età prescolare all’AMS a Chicago,
0-3 e 3-6 presso l’AMI a Città del
Messico e 6-9 al SETON di Chicago.
Da 38 anni è formatrice montesso-
riana, ha insegnato in grandi città
e molte zone indigene (Messico,
Nicaragua, Cile, Stati Uniti...).
Risponde alle domande di MOMO
mentre finisce un corso di formazio-
ne in Slovenia e sta per partire verso
la Russia.

16    MoMo 2 • Maggio 2015
Durante la sua infanzia,           Al centro dell’attenzione c’è        Qual è il suo più bel ricordo?
ci sono state belle espe-          il bambino e a noi tocca il
rienze che hanno motivato          compito di osservarlo e ser-         La cosa più bella che ricordo è
la scelta di studiare psico-       virlo: “attendere il bambino         che due anni fa mi ricoveraro-
logia? Ha sempre voluto la-        osservando”. Montessori cita         no di emergenza all’ospedale,
vorare con i bambini?              S. Giovanni Battista quando          stavo morendo di pancreatite
                                   dice: «bisogna che lui cresca e      e shock settico. I medici mi
Da piccola volevo essere balle-    che io diminuisca». Questo è la      dissero che non mi potevano
rina, ma quando avevo dician-      cosa più importante, più bella       salvare.
nove anni scelsi di diventare      e più difficile nell’essere educa-   Due giorni dopo non potevano
missionaria e cominciai gli        tore con questo metodo.              credere né spiegare che non
studi per arrivare ad esserlo.                                          ero ancora morta e dopo quat-
Entrai nel convento delle Suo-     Ha lavorato in zone dove c’è         tro giorni tornai a casa…
re Orsoline.                       anche violenza, condizioni           Un anno dopo mi hanno invi-
                                   di povertà: come spiega che          tato a partecipare ad un corso
Ha detto che ha conosciuto         il Metodo Montessori porta           Montessori in Spagna, in Slo-
il metodo Montessori du-           risultati così buoni?                venia e in Russia, dove non
rante i suoi studi di psico-                                            avevo mai immaginato di po-
logia. Quale è l’aspetto che       Secondo me l’approccio Mon-          ter andare. Ho sempre voluto
la ha colpita di più?              tessori non cerca tanto un           essere missionaria, però mai
                                   prodotto, ma piuttosto un            avevo immaginato di andare
Sono rimasta impressionata         processo. In questo senso            in Russia. Penso che Dio mi
dal modo con il quale tratta-      possiamo vedere che ci sono          ha permesso di vivere fino a
vano i bambini in una scuola       sempre bambini che progre-           75 anni per poter servire in
Montessori che ho visitato.        discono in qualsiasi situazio-       questi Paesi, per migliorare
Ho pensato che la psicologia       ne, fino ad essere più liberi e      l’educazione di molti bambini
si occupa di risolvere i proble-   scegliere ciò che li interessa di    grazie agli educatori che si for-
mi, ma la scuola Montessori si     più e poter crescere in ciò che      mano al Metodo Montessori.
occupa di prevenirli. È così che   consentirà loro di essere più
ho cambiato rotta. Stavo lavo-     felici con ciò che ottengono e       Qual è la cosa che vorrebbe
rando con adolescenti.             ciò che hanno.                       dire ai montessoriani del
                                                                        2015?
Adesso, in base alla sua lun-      Non sempre le condizioni
ga esperienza, quali sono          materiali sono presenti:             Che si moltiplichino! Dob-
gli aspetti più importanti         qual è la cosa che si deve           biamo imparare dai bambini,
del Metodo Montessori?             sempre tenere a mente                dobbiamo imparare a non es-
                                   quando ci si trova in situa-         sere al centro, a vivere il pre-
La cosa più importante è il cam-   zioni difficili?                     sente, a fare silenzio per poter
biamento radicale della perso-                                          osservare e rispondere a ciò di
na che vuole essere educatrice     Che si può sempre fare qual-         cui i bambini hanno bisogno,
in questo approccio pedagogico     che cosa: lavorare senza essere      per aiutarli ad essere più libe-
di Maria Montessori. Si deve       pagato nulla per le conferen-        ri e responsabili, ad amare la
poter essere liberi, imparare      ze che si fanno, costruire del       vita, per poter mostrare che
sempre, amare i bambini e sa-      materiale Montessori con ciò         vale la pena vivere, malgrado
pere esprimerglielo ed essere      che si può ricevere in regalo di     tutto. b
molto umile per poter sapere       falegnameria o materiale di ri-
che non siamo noi al centro.       ciclo, etc.
esperienze

Montessori incontra
Alzheimer

––– Annalisa Perino

                            Annalisa Perino – Dottoressa in Programmazione e gestione dei servizi educa-
                            tivi e formativi, formatrice per la Fondazione Montessori Italia e responsabile
                            del progetto “Montessori incontra Alzheimer”. Autrice del testo “Educare nella
                                 relazione. Buber, Montessori, Rogers”, esperta in tecniche di psicodramma
                                                                                     olistico e teatro sociale.

18   MoMo 2 • Maggio 2015
Così l’autostima trova e        gli aspetti sperimentali della
Il progetto MA                   ritrova terreno fertile, così      ricerca attraverso la progetta-
Montessori incontra Alzheimer      come l’autonomia, il desiderio     zione di un percorso di lavoro
è un progetto di social innova-    di provare e il coraggio di sba-   con un gruppo di 10 pazienti
tion che si pone come obiettivo    gliare.                            affetti da demenza che ha con-
la sperimentazione e lo studio        L’educatore specializzato       diviso con noi un progetto tri-
dell’applicazione del metodo       nel metodo Montessori è si-        mestrale di sperimentazione
educativo elaborato da Maria       lenzioso, paziente ed umile,       del metodo a diretto contatto
Montessori ai pazienti mala-       accogliente e non direttivo, sa    con la malattia.
ti di Alzheimer. Il malato di      assumere un ruolo registico e         In autunno 2013 c’è parso
Alzheimer e il bambino hanno       lasciare voce alle cose: il ma-    naturale coinvolgere la Fon-
bisogni psichici, fisici ed emo-   teriale parla con il bambino e     dazione Montessori Italia,
tivi che si somigliano molto e     con il paziente. Il loro rappor-   per far crescere il progetto e
di questo se ne accorto Came-      to è diretto e la conoscenza       diffonderne la conoscenza in
ron Camp, direttore del Myers      viva e non filtrata.               ambiente educativo. Insieme
Research institute in Bea-            Il progetto MA è iniziato     abbiamo presentato il proget-
chwood, in Ohio, pioniere di       nell’estate del 2012, come pro-    to al congresso nazionale 2013
tale sperimentazione. Il mala-     getto di ricerca di Annalisa Pe-   della SIGG (società italiana di
to di Alzheimer, come il bam-      rino e Ruggero Poi.                gerontologia e geriatria) ed av-
bino, è fragile, bisognoso di un      MA è stato tra i vincitori    viato una collaborazione con
ambiente adatto e specifico al     del bando Start-Cup Piemon-        la KCS Caragiver. Questa real-
suo grado di sviluppo o di de-     te 2013, una competizione tra      tà ha sostenuto, oltre all’avvio
generazione della malattia.        progetti d’impresa innovativi      di una nuova fase sperimenta-
   Ciò che maggiormente per-       ed ad alto contenuto di cono-      le presso la struttura residen-
mette ad entrambi di sentirsi      scenza (tra i promotori Poli-      ziale Villa Matilde di Felino
sereni è l’ordine: emotivo, so-    tecnico di Torino, Università      (PR), la prima pubblicazione
noro, spaziale, procedurale,       degli Studi di Torino, Univer-     in Italia della sperimentazione
temporale, verbale, visivo...      sità del Piemonte Orientale,       del metodo Montessori con i
Ecco che l’ambiente montes-        Università della Valle d’ Aosta)   malati di Alzheimer, che uscirà
soriano si presenta vincente:      e grazie a questo ha usufruito     nell’autunno 2015.
ogni lavoro ha una sua colloca-    di un supporto nello sviluppo         La ricerca sta procedendo,
zione nell’ambiente, una pro-      tecnico da parte dall’Universi-    con la raccolta dei dati prove-
cedura specifica e chiara.         tà di Torino.                      nienti dalle sperimentazioni
   I lavori sempre a vista e a        Contemporaneamente          è   concluse ed ancora in corso.
disposizione di tutti sono at-     iniziata una proficua colla-       Parti di questi sono stati pre-
tività personalizzate ed indivi-   borazione con l’Ospedale, il       sentati al convegno del 10
dualizzate, che si presentano      centro della Memoria, AIMA         febbraio 2015 organizzato dal
con un ordine estetico e proce-    e Lions Club della città di        reparto di geriatria dell’Ospe-
durale rassicurante.               Biella, volta ad approfondire      dale di Biella. b
esperienze

                                I sentieri
                       dell’indipendenza

                                    ––– Marco Orsi

20   MoMo 2 • Maggio 2015
Marco Orsi (1955) dirigente scolastico e coordinatore dei tutor universitari
al corso di laurea in Scienze della Formazione primaria della Università di
Firenze, è responsabile nazionale del movimento Senza Zaino per una scuola
comunità che è presente in 150 scuole di 75 istituti in Italia,
collabora con diverse riviste pedagogiche in particolare Difficoltà di Appren-
dimento (Erickson, Trento), la Rivista dell’Istruzione (Maggioli, Rimini), ha
insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche e alla SISS dell’Università
di Pisa, ha partecipato a numerosi scambi e meeting internazionali, svolge
attività di formazione nelle scuole. Tra le sue ultime pubblicazioni: Progettare
l’ambiente formativo o progettare la formazione? (Roma, Armando, 2011); La
comunità che fa crescere le scuole (Tecondid, Napoli, 2013).
www.senzazaino.it

la dimensione della comunità                                   Si tratta di un’azione di tipo meccanico che con-
e la differenziazione dell’insegnamento                        sidera tutti alla stessa maniera e che lascia ben
                                                               pochi margini di libertà. L’apparenza è di colla-
Nel libro dal titolo L’Autoeducazione, Maria                   borazione, perché si è accomunati da un com-
Montessori racconta che a chi le chiedeva come                 pito uguale, in realtà il lavoro deve essere stret-
poteva svilupparsi il sentimento di socialità tra              tamente individuale nel senso che in definitiva
i bambini se lavoravano da soli, rispondeva                    nega qualsiasi connessione con i compagni.
che la scuola tradizionale era un luogo di irreg-                 Ma per Maria Montessori collaborare non si-
gimentazione “ove tutti i bambini fanno tutte                  gnifica fare le stesse cose e nemmeno necessa-
le cose allo stesso tempo, persino l’andare al                 riamente lavorare in gruppo. Nella società degli
gabinetto…”. E continuava asserendo che “la                    adulti la collaborazione nasce, ad esempio, in un
società dei bambini è fatta al rovescio di quella              contesto dove un team si dà degli incarichi che
comune: qui la socievolezza comporta dei liberi                ciascuno svolge per conto proprio, per poi met-
e corretti rapporti di cortesia e di aiuto recipro-            tere tutto insieme: si definiscono così attività
co, benché ciascuno faccia i propri affari: lì in-             diverse che magari valorizzano le competenze
vece la socievolezza comporta la comunanza di                  di ciascuno, per poi arrivare ad un prodotto che
posizioni di corpo e di atti uniformi collettivi,              non è la somma dei diversi prodotti, ma un vero
ma con l’abolizione di ogni rapporto piacevole                 e proprio esito di un impegno congiunto.
o cortese: l’aiuto poi, che nell’altra società è una              Si rintraccia qui il primo dei valori guida di
virtù, qui è il maggior delitto, la peggiore forma             Senza Zaino, quello della comunità, che è uno
di indisciplina” (Montessori, 2000, p. 274).                   sforzo tutto teso a mettere assieme le diversità
   Il modello di scuola tradizionale effettiva-                individuali con la dimensione collettiva.
mente rischia sempre di alimentare un modello                     La pedagogista italiana mette in risalto il
individualista, che è reso palese dall’organizza-              tema della comunità anche quando focalizza
zione dello spazio, dove troviamo normalmente                  l’importanza dell’aiuto reciproco soprattutto
banchi monoposto messi in fila di fronte ad una                tra i più grandi e i più piccoli: “Le nostre scuole
cattedra, dietro la quale un docente impartisce                hanno dimostrato che i bambini di età diverse
una lezione e chiede agli studenti di eseguire il              si aiutano l’uno con l’altro; i piccoli vedono ciò
medesimo compito nello stesso tempo, utiliz-                   che fanno i maggiori e chiedono spiegazioni,
zando medesimi metodi e i medesimi materiali.                  che questi danno volentieri”.
Si tratta di una prospettiva, questa, che met-          Le sue lezioni oggettive infatti dovevano es-
te in risalto come la vicinanza d’età possa a vol-      sere vivaci descrizioni di un oggetto: la racco-
te meglio aiutare nell’apprendimento e creare           mandazione era quella di mai cominciare con
un clima per la crescita personale e di gruppo.         le parole, ma appunto con l’oggetto. Fare in-
Infatti ella scrive: “È un vero insegnamento,           contrare e mettere in contatto il bambino con
giacché la mentalità del bambino di cinque anni         il mondo, era la prospettiva che voleva alimen-
è così vicina a quello di tre, che il piccolo capisce   tare. Quanto, c’è da chiedersi, il tempo dell’in-
facilmente da lui quello che noi non sapremmo           segnamento è saturato da attività che possia-
spiegargli…[…]. Nelle altre scuole, dove i bam-         mo definire alfabetico-simboliche, vale a dire
bini hanno la stessa età, i più intelligenti po-        connesse esclusivamente al leggere, lo scrivere,
trebbero benissimo insegnare agli altri, ma di          l’ascoltare, il parlare, senza riferimenti diretti
solito il maestro non lo permette; quelli si limi-      al mondo? Il vero cambiamento è far vivere le
tano così a rispondere quando gli altri non san-        cose allo studente invece che parlarne. Si tratta
no, e l’invidia nasce sovente” (cit. in Mazzetti,       di creare le occasioni per rendere possibile l’in-
1963, p. 179).                                          contro dell’alunno con le cose del mondo, che
   Nelle scuole Senza Zaino si tende a creare un        lo incoraggi a riconoscere la sua durezza ed in-
ambiente collaborativo dove ha luogo l’aiuto            sondabilità, che lo aiuti a incontrarsi/scontrarsi
reciproco, per cui si cresce e si impara insieme,       con il limite, sapendo nel contempo alimentare
ma allo stesso tempo vi è la valorizzazione delle       per le cose del mondo curiosità e meraviglia.
diversità, ci si pone pertanto nella prospettiva           È vero, il ruolo del docente è importante, ma
dell’insegnamento differenziato (Tomlinson,             non tanto come soggetto frontale, quanto piut-
1999), per cui vengono organizzate più attivi-          tosto come intermediario e facilitatore, come
tà in contemporanea, si adottano una pluralità          colui che attiva la relazione con le cose e aiuta il
di metodi e di strumenti didattici, il tutto per        giovane a conoscere, a dare un nome al mondo.
incontrare i vari interessi, le diverse intelli-           Nelle scuole steineriane agli adolescenti ad
genze e propensioni e per rendere possibile la          esempio viene proposta la scultura con l’inten-
scelta delle attività. È questa una dimensione          to educativo di far comprendere come il mondo
di comunità (Pampaloni, 2011) che va ad intrec-         sia in qualche modo una pietra, la cui durezza
ciarsi con un secondo valore fondamentale che           deve essere non distrutta, ma scalfita per trar-
è quello dell’ospitalità, vale a dire il valore che     ne fuori dimensioni di bellezza e utilità.
ci permette di accogliere come risorsa, e non              Naturalmente non si deve dimenticare che
come ostacolo, le differenze.                           gli oggetti del mondo non sono sempre concre-
                                                        ti: i sentimenti e le emozioni, i valori e i princi-
gli oggetti e il ruolo dell’insegnante                  pi, le regole e le leggi hanno a che fare con qual-
                                                        cosa che non si tocca ma che pure è reale, così
Nell’esperienza Senza Zaino viene attribuita            come lo sono le stesse discipline di studio che,
grande importanza agli oggetti che possono es-          pur non avendo sempre una dimensione tangi-
sere ripartiti in due categorie: gli oggetti del        bile, costituiscono tuttavia una entità di quel
mondo e gli oggetti che ci permettono di cono-          mondo che ci appartiene (Orsi, 2015).
scere il mondo.                                            Ma gli oggetti del mondo debbono essere co-
Il mondo da subito appare composto da cose,             nosciuti anche tramite altri oggetti, che appun-
da oggetti che si vedono, si toccano, si sentono,       to fanno da mediatori.
si gustano, si odorano: i cinque sensi del nostro          Galileo Galilei poté fare le sue scoperte sul
corpo ci mettono in contatto con la realtà. Di-         movimento degli astri celesti, perché ad un cer-
rettamente. Oggetto sta per objectum, che si-           to punto impugnò il cannocchiale e lo rivolse
gnifica ostacolo, barriera, difficoltà: l’incontro/     verso la Luna. Allo stesso tempo la maschera
scontro con l’oggetto struttura la conoscenza           subacquea ci permette di scandagliare i fonda-
del mondo, ci fa entrare in esso. Maria Mon-            li del mare, o la radio inventata da Marconi di
tessori si richiamava al principio delle lezioni di     udire voci lontane altrimenti non udibili.
cose, cioè fatte su cose e mediante cose (Maz-             Sin dall’inizio la specie homo, ha intuito che
zetti, 1963, p.74).                                     la conoscenza – che è anche trasformazione e

22    MoMo 2 • Maggio 2015
manipolazione degli oggetti – doveva avveni-            le parole non potrebbe insegnare, occorre che
re tramite altri oggetti, magari fabbricati per         metta gli allievi in condizione di operare, di agi-
quello scopo. E in questa fabbricazione l’uomo          re impiegando energia con il corpo e utilizzando
si è ispirato magari agli oggetti della natura:         gli attrezzi adeguati. Ecco che nelle scuole mon-
la ruota vedendo i tronchi rotolare, la barca           tessoriane “la maestra si limita a indicare e a
gli alberi galleggiare, l’aereo osservando con          dirigere, a mettere a disposizione una palestra
cura il volo degli uccelli e così via. I materiali      di esercizi mentali [per cui] i bambini si rinfor-
di sviluppo montessoriani vanno proprio nella           zano, diventano individualità, e acquistano una
direzione di strumenti – oggetti che aiutano e          salute interiore che è appunto il brillante risul-
supportano la conoscenza. Non solo, ma nelle            tato della liberazione dell’anima” (ivi, p. 166).
lezioni oggettive, che Maria Montessori propo-
neva, al centro doveva stare proprio l’oggetto e
su di esso veniva costruita l’attività didattica.
   “Per le lezioni sui vegetali – diceva Maria
Montessori – è necessario il campicello: si farà
vedere a seminare (la maestra), si farà vedere la
pianta cresciuta. Si farà vedere il raccolto, si farà
vedere possibilmente l’uso domestico dei più
comuni vegetali” (cit. in Mazzetti, 1967, p. 76).
    Nell’esperienza delle scuole Senza Zaino ab-
biamo l’iniziativa della Fabbrica degli Strumenti
Didattici, che riprende proprio questa tradizio-
ne degli oggetti che ci fanno conoscere il mondo:
così abbiamo materiali e giochi di vario genere
per diverse discipline e vari tipi di apprendi-
mento come la Cassettiera delle operazioni, la
Scatola dei sensi, lo Schedario matematica, il          l’ambiente, l’ordine e la responsabilità
Pannello flash cards, il Quaderno di legno, il
Trasformanumeri, la Tombola delle forme, il             L’Approccio Globale al Curricolo è il metodo
Casellario grammaticale, il Memory dizionario.          di riferimento delle scuole Senza Zaino (Orsi,
    Inoltre la progettazione per Mappe Genera-          2006). Con esso si intende che è necessario
trici è configurata in modo da mettere al centro        non progettare la formazione, ma un intero
un tema generatore, che deve essere un ogget-           ambiente formativo dove gli aspetti hardware
to del mondo, una dimensione di realtà da cui           si intrecciano con quelli software, ovvero gli
partire per sviluppare il percorso di ricerca e di      artefatti materiali con quelli immateriali: gli
apprendimento.                                          spazi architettonici, il mobilio e la sua disposi-
    Se le cose per conoscere e le cose del mondo        zione, la comunicazione visuale, ma anche tut-
sono al primo posto allora “Gli oggetti e non           ta la strumentazione didattica, i materiali per
l’insegnamento della maestra sono la cosa prin-         apprendere, la documentazione d’archivio, le
cipale: ed essendo il bambino che li usa, egli, il      componenti tecnologiche si debbono collegare
bambino, è un’entità attiva e non la maestra”           alle metodologie didattiche, alle strategie, alla
(Montessori, 2000, p. 165).                             visione e ai modi di progettare e così via.
    E tuttavia l’insegnante non scompare, ma               Allo stesso modo deve esserci una connes-
svolge il ruolo importantissimo di organizza-           sione tra back e front, tra i momenti prepara-
re l’ambiente e di mostrare come si fa. Avviene         tori, organizzativi e l’attività di insegnamento
come nella bottega dell’artigiano per cui il gesto      – apprendimento, tra ciò che avviene fuori e ciò
del maestro sollecita l’osservazione e l’imitazio-      che accade dentro l’aula.
ne invitando a cimentarsi in prima persona.                Viene ripresa la metafora teatrale proposta
   Maria Montessori prende come esempio il              da E. Goffman (1967), per cui ciò che avvie-
maestro che insegna ginnastica, il quale non            ne dietro le quinte è strettamente connesso a
può essere un parlatore, ma un indicatore: con          quanto si verificherà sul proscenio.
L’Approccio Globale al Curricolo (AA.VV.,          sono perciò compresi nelle tante opere attive
2013) apre anche ad altre strutture di connes-        necessarie a tenere ben pulita ed in ordine la
sione come quella tra individuo e comunità,           casa. […] Più si realizzerà nell’ambiente una
tra corpo e mente, tra emozioni e ragione, tra        tale condizione, e più l’ambiente conterrà in
parte e tutto. Inoltre si pone attenzione a va-       sé un potere ordinativo delle azioni infantili.
lorizzare le diversità, vale a dire a considerare     Basta un tale accenno per comprendere come
ciascun alunno nella sua dimensione speciale e        l’ambiente guidi all’ordine e all’organizzazio-
originale, avendo cura di alternare i momenti         ne” (Montessori, 1935, pp. 17-18). Sembra qui
collettivi e di gruppo con i momenti individua-       che Maria Montessori prefiguri quella nozio-
lizzati e personali.                                  ne di affordance che venne elaborata da Gibson
   È la prospettiva delle diversità di intelligen-    (1999) solo nella seconda metà del ’900.
ze, bisogni, interessi, genere, motivazione, cul-        D’altra parte il ruolo stesso della maestra ha
tura, che caratterizza un gruppo di alunni, il        molti aspetti che lo fanno coincidere con quello
quale non può essere più ritenuto composto da         dell’attore: si pensi all’uso della voce e alla te-
soggetti omogenei ai quali impartire costante-        atralità con la quale si debbono presentare gli
mente lezioni standard.                               oggetti e le attività.
                                                         “La maestra interviene al principio mostran-
La metafora teatrale impegna, pertanto, a per-        do l’azione in modo dettagliato e preciso, usando
seguire un modello drammaturgico che è una            solo le parole necessarie a richiamare l’attenzio-
visione dell’organizzazione dell’ambiente for-        ne, ed evitando un parlare superfluo che distrar-
mativo e un riferimento per il ruolo del docente.     rebbe l’interesse del bambino dallo scopo che si
   Ciò vuol dire per esempio invertire la con-        deve raggiungere” (Montessori, 1935, p. 24).
siderazione che si ha nella scuola tra lo stesso         È importante la preparazione della lezione
back e il front. Si guardi ad esempio a come sono     oggettiva, è come si trattasse di curare una per-
in genere ben organizzati e tenuti in ordine gli      formance teatrale, per cui diviene necessario
uffici delle segreterie degli istituti scolastici o   attirare l’attenzione sull’oggetto da conoscere,
lo studio del dirigente e lo si confronti con la      usare la voce con volumi e toni adeguati, stu-
disorganizzazione, quella certa desolazione e         diare la giusta distanza dai bambini, calibrare
disordine che regna spesso nelle aule: là è il die-   bene le parole da usare in modo da essere chiari
tro le quinte dove normalmente nella società          ed efficaci, accompagnare con le parole i movi-
dei grandi è più probabile che sia presente un        menti che si chiede di eseguire, e fare tutto ciò
certo grado di disordine e disorganizzazione,         con un senso di teatralità che implichi il susci-
mentre sul proscenio, dove ha luogo la perfor-        tare curiosità ed emozioni.
mance, le cose di solito si mettono all’opposto:
nel magazzino (back) ci può essere confusione,        Un ultimo aspetto tra i tanti riguarda il terzo
ma non tra gli scaffali del supermercato (front).     valore di riferimento per le scuole Senza Zaino,
   In definitiva progettare l’ambiente formati-       quello della responsabilità.
vo significa ristabilire il naturale rapporto tra         Maria Montessori è famosa per lo slogan che
il dietro e l’avanti, che vuol dire restituire im-    faceva affiggere alle pareti delle scuole ”Maestra
portanza al lavoro d’aula. Maria Montessori           insegnaci a fare da soli”: è la concezione di un’e-
ha dedicato numerose pagine a questo aspetto          ducazione che tende a realizzare l’indipendenza
centrale.                                             e l’autonomia dei bambini sin da piccoli, attra-
   Ella prestava attenzione all’ordine nella tri-     verso la proposta di compiti sfidanti, situazio-
plice accezione di bellezza, di conoscenza e          ni particolarmente attraenti che inducono ad
funzionalità: “L’intento della gran sala di la-       agire in una situazione di relativa incertezza e
voro (l’aula) deve essere gaio e piacevole. […]       protezione.
Il lavoro che si è manifestato adatto ai piccoli          D’altra parte l’apprendimento, in quanto cre-
bambini dai tre ai sei anni di età non è un lavo-     scita, è un affacciarsi verso l’ignoto, è accettare
ro creativo. È piuttosto un’attività che ha il fine   il rischio di confrontarsi con l’inedito, lo scono-
di mantenere l’ordine nell’ambiente per mezzo         sciuto. Essere responsabili significa cogliere la
di esercizi di vita pratica. I lavori dei bambini     sfida della crescita con tutte le sue incertezze.

24   MoMo 2 • Maggio 2015
Da questo punto di vista l’adulto deve saper-        Un ordine da mantenere che consente a cia-
si mettere da parte e riflettere costantemente       scuno di poter svolgere il proprio compito in
sulla sua azione di appoggio, che potrebbe co-       modo autonomo. Tutto questo consente l’ac-
stituire non una facilitazione ma un ostacolo.       quisizione di un abito improntato alla respon-
   Essere responsabile significa, dunque, aiu-       sabilità. Scrive Maria Montessori: “La prima
tare il bambino a prendere progressivamente          forma dell’intervento educativo dovrebbe avere
la sua vita nelle proprie mani per istradarsi        come oggetto di guidare il bambino per i sentie-
nell’avventura dello sviluppo umano.                 ri dell’indipendenza” (Montessori, 1999, p. 60).
   Lo psicanalista Massimo Recalcati affronta        b
tutto ciò quando sostiene che “Il processo di
formazione deve staccare l’allievo non dall’a-
more per il suo maestro (segno di un debito
simbolico inesauribile) né dai suoi enunciati
(la cui trasmissione genera un effetto positivo
di Scuola, cioè di appartenenza), ma dalla sua
presenza. Per un allievo questo significa innan-
zitutto imparare a trovare, in modo singolare,
un punto di enunciazione proprio” (Recalcati,
2014, p. 107).

La responsabilità viene richiamata poi anche
quando, lo mettevamo in evidenza precedente-
mente, si attivano forme di collaborazione dove
i più grandi aiutano i più piccoli, ed è, infine,    bibliografia
esercizio della libertà di scelta.
   Tuttavia merita di ricordare che “La libertà      AA.VV. (2013), Un approccio globale al curricolo. Linee-
senza organizzazione di lavoro sarebbe inu-          guida per le scuole, Napoli, Tecnodid
tile. Il bambino lasciato libero senza mezzi di      Gibson, J.J. (1999), Un approccio ecologico alla percezione
lavoro andrebbe perduto, proprio così, come          visiva, Bologna, Il Mulino
un neonato, lasciato libero senza nutrimento,        Goffman, E. (1997). La vita quotidiana come rappresen-
morrebbe di fame. L’organizzazione del lavoro,       tazione, Bologna, Il Mulino
perciò, è la pietra miliare di questa nuova strut-   Mazzetti R. (1967), M. Montessori nel rapporto tra anor-
tura di bontà; ma anche questa organizzazione        mali e normalizzazione, Roma, Armando
sarebbe vana senza la libertà di usarla e senza      Montessori M. (1935), Manuale di pedagogia scientifica,
la libertà e l’espansione di tutte quelle energie    Napoli, Alberto Morano editore
che sorgono dalla soddisfazione delle più alte       Montessori M. (1970), La mente del bambino, Milano,
attività del bambino”.                               Garzanti
   Nelle scuole Senza Zaino ci si pone il tema       Montessori M. (1999), La scoperta del bambino, Milano,
della scelta che, come si è visto, costituisce un    Garzanti
elemento essenziale per un apprendimento             Montessori M. (2000 ed. orig. 1916), L’autoeducazione,
efficace in quanto coinvolgente e responsabi-        Milano, Garzanti
lizzante. L’alunno impara perciò a capire quali      Orsi M. (2006), A scuola senza zaino, Trento, Erickson
sono i materiale, gli spazi, i tempi, le attività    Orsi M. (2015), L’ora di lezione non basta, Rimini, Mag-
che sono in essere e come tali aspetti possono       gioli
essere liberamente scelti.                           Pampaloni, D. (2011), Senza Zaino: a scuola di comunità.
   Ma tutto questo implica organizzazione del        Il modello pedagogico e didattica, Rivista dell’Istruzione,
lavoro, strutturazione adeguata dell’ambiente,       5, Rimini, Maggioli
ordine nei materiali e negli spazi, capacità di      Recalcati M.(2014), L’ora di Lezione , Torino, Einaudi
muoversi in un ambiente che offre occasioni e        Tomlinson C. A. (1999), The Differentiated Classroom:
opportunità seguendo procedure condivise (le         Responding to the Needs of All Learners, Alexandria,
istruzioni per l’uso).                               Virginia, ASCD
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