Momo Mondo Montessori - maggio 2015 n. 2 fondazionemontessori.it - Fondazione Montessori Italia
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momo Mondo Montessori è una rivista pedagogica quadrimestrale edita da Fondazione Montessori Italia. rivista@fondazionemontessori.it www.fondazionemontessori.it u Direttore del Comitato scientificoFurio Pesci Direttore responsabile Marco Cassisa Direttore editoriale Martine Gilsoul Art direction e progetto grafico Elisa Zambelli © 2015 Fondazione Montessori Italia Tutti i dirtitti di riproduzione sono riservati. u momo Copyright © 2011 Gesine Todt, with reserved Font Names Leckerli and Leckerli One. mondo montessori Copyright © 2010 Riccardo Olocco, with reserved Font names Parmigiano.
Editoriale Andrea Lupi C’è un libro scritto dalla Montessori alla fine maniera ironica elementari o primari. Questa della sua vita, durante l’esperienza indiana, che distinzione, insieme a molte altre indicazioni si chiama Come educare il potenziale umano, è da leggere con attenzione in tutte le sue opere un libro che si legge di solito per scoprire cosa degli anni ’40, ci invita a preparare un ambien- sia l’educazione cosmica nell’economia del suo te educativo speciale, e assai diverso dalla Casa pensiero. Tuttavia è riduttivo considerarlo un dei Bambini, per la scuola primaria. Su questo libro che parla di educazione cosmica, e questo sappiamo che il movimento montessoriano ha perché nei primi capitoli troviamo soprattutto ancora molto da fare. molte osservazioni sulla natura degli interessi L’altra idea che colpisce molto il lettore ri- intellettuali del bambino, sul ruolo dell’imma- guarda invece l’importanza suprema del com- ginazione nell’apprendimento, sull’estroversio- pito che devono assolvere gli insegnanti per ne dell’intelligenza e sulla personalità mutevole lo sviluppo dell’umanità. Dice la Montessori dei bambini a cui gli educatori devono adeguar- che l’insegnante dovrebbe lavorare al servizio si continuamente. Ma soprattutto vi troviamo non di un credo politico o sociale, ma dell’es- due vere e proprie perle custodite nello scrigno sere umano nella sua completezza, in grado di montessoriano. esercitare liberamente, con autodisciplina, la La prima è l’idea che fra i sei e i dodici anni volontà e il giudizio, non sviato da pregiudizi e l’educazione non è una continuazione diretta di non distorto da paure. quella che l’ha preceduta. Come si dice spesso Se mi chiedessero che cosa è il metodo Mon- la Montessori ha saputo promuovere una vi- tessori risponderei che basta leggere questa fra- sione del bambino come di un essere differente se in Come educare il potenziale umano per poter- dall’adulto, differente per mentalità, per biso- lo capire. L’insegnante non lavora per il proprio gni e potenzialità. Ma in questo testo si spin- ego, non lavora per una parte, non lavora per ge oltre postulando una differenza sostanziale un profitto, ma lavora perché gli esseri umani anche tra il bambino piccolo dedito all’appren- possano sperimentare, esplorare, imparare, co- dimento soprattutto per mezzo dei suoi sensi noscere se stessi, far scaturire la legge morale e il bambino che invece si fa fanciullo e inizia dall’esercizio stesso della libertà. E a quel punto un corso di studi intellettuali che la Montessori la paura scomparirà. b chiama superiori, e che noi invece definiamo in
editoriale 3 eventi e news 5 dizionario montessori Il bambino è padre dell’uomo 6 ambiente maestro Abitare: una questione di misure 8 Simona Martino figure storiche Flaminia Guidi, tra Ottocento e modernità 13 Martine Gilsoul voci dal mondo Per vocazione 16 Intervista a Carolina Gomez a cura di Martine Gilsoul esperienze Montessori incontra Alzheimer 18 Annalisa Perino I sentieri dell’indipendenza 20 Marco Orsi confronti Il gesto intelligente: Montessori e Munari 26 Paola Cappelletti saggi Educazione e pace 31 Andrea Lupi opinioni Montessori sì, Montessori no 36 Quinto Battista Borghi blogging / opinioni digitali L’accoglienza inizia dall’ambiente 38 laborat-ora.blogspot.it
Eventi e news 12 maggio – 9 giugno 2015, tutti i giovedì • Novara Nati per leggere – I miei primi passi con un libro Incontri per bambini da sei a ventiquattro mesi 23 maggio 2015 • Cascina di Pisa (Pisa) Inaugurazione della scuola dedicata a Maria Montessori 1–3 luglio 2015 • Santiago de Compostela La Fondazione è ospite dell’Università di Santiago de Compo- stela per tenere un corso di specializzazione sul metodo Mon- tessori agli iscritti al corso di laurea in scienze della formazione primaria. Corsi in partenza • Pavia (Nido, Casa dei Bambini e Primaria), • Savona (Nido, Casa dei Bambini e Primaria) • Viterbo • Vasto (Chieti) Per maggiori informazioni: info@fondazionemontessori.it
dizionario montessori Il Bambino è padre dell’Uomo My heart leaps up My heart leaps up when I behold Il mio cuore sussulta quando vedo A rainbow in the sky: | l’arcobaleno in cielo: | fu così nei So was it when my life began, primi istanti della mia vita; | così è So is it now I am a man, adesso che sono un uomo; | e sia così So be it when I shall grow old, quando sarò vecchio, | altrimenti Or let me die! sarebbe meglio morire! | Il bambino The child is father of the man: è padre dell’uomo, | e vorrei che la And I could wish my days to be devozione alla Natura | legasse i Bound each to each by natural piety. miei giorni l’uno all’altro. William Wordsworth Poesie scelte, a cura di Flavio Giacomantonio, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1999, p. 269
ambiente maestro Abitare: una questione di misure ––– Simona Martino Simona Martino – Architetto, dopo Da sempre una delle attività prevalenti di architetti tenzione è sempre l’uomo adulto, con le sue caratteristi- diversi anni di collaborazione con stu- di di architettura e design di profilo e designer è quella di misura- che fisiche, facoltà intellettive, internazionale ha avviato nel 2006 re, attraverso il progetto, l’am- sensibilità estetiche: il bambi- la libera professione. Collabora con la biente di vita dell’uomo. no non trova attenzione, né Fondazione Montessori Italia come Si sono avvalsi dell’antro- status di fruitore. responsabile dell’Ufficio Architettura pometria (la scienza che trat- La considerazione è valida e formatrice sui temi dell’ambiente ta l’indagine statistica delle per tutte le componenti e sfere Montessori, architettura e pedagogia dimensioni del corpo umano d’interesse storiche del design, negli spazi per l’apprendimento. Si e delle sue parti), dell’ergono- come lo stile, il linguaggio, la occupa inoltre di progettazione e mia (che studia l’interazione forma, le tecnologie costruttive. sperimentazione di materiali e giochi fra la tecnologia e i suoi utenti Nel 1948, l’architetto svizze- montessoriani innovativi. per perseguire la soddisfazio- ro-francese Charles-Edouard ne degli stessi in ordine a re- Jeanneret detto Le Corbusier quisiti quali sicurezza, como- inventa il Modulor, una scala dità d’uso, gradevolezza). di proporzioni armoniche ba- Nella teoria e pratica pro- sata proprio sulle misure del gettuale, a partire dall’antichi- corpo umano, da usare come tà classica e sino alla fine del linea guida per progettare e XIX secolo, al centro dell’at- costruire ambienti a misura 8 MoMo 2 • Maggio 2015
d’uomo (Bruno Zevi, 2010). La scrittrice e teorica socia- Questa celebrata ricerca, volta le svedese Ellen Key pubblica a umanizzare e integrare nella nel 1900 Il secolo dei fanciulli, vita delle persone quanto sino un libro-manifesto in cui si ad allora ne era rimasto lonta- pongono i diritti universali e no e indifferente, lascia ancora il benessere dei bambini alla l’infanzia – oltre che la donna – base dei futuri e necessari quasi del tutto fuori dal campo cambiamenti che devono ri- di attenzione.* guardare la società, la politica, Solo all’inizio del Novecen- l’arte, la cultura nel senso più * In realtà, il progetto dello stesso Le to avviene la vera e propria ampio (Ellen Key, 1909). Corbusier per l’Unité d’Habitation scoperta dell’infanzia in nu- L’autrice mette a fuoco l’in- a Marsiglia (1947-1952) prese in merosi campi del sapere e del- fluenza critica della qualità qualche modo in considerazione la ricerca, e i migliori architet- degli ambienti di vita sullo i bisogni dei bambini: il blocco ti e designer non rimangono sviluppo fisico e mentale dei residenziale, che poteva contenere indifferenti alla conseguente bambini; sostiene che la loro sino a tremila abitanti, ospitava sulla tensione di rinnovamento so- crescita nella cultura indu- copertura piana una serie di servizi ciale che risuona attraverso striale è dominata da compe- comuni, fra cui un asilo nido e spazi i movimenti di avanguardia tizione, velocità e progresso per il gioco all’aperto, con solarium e lungo tutto il secolo. tecnologico e debba essere piccola piscina.
protetta e positivamente sti- molata, e che il design possa giocare in quest’azione un ruolo fondamentale. Per tutto il secolo il design per l’infanzia si sviluppa e pro- duce innovazione nell’estetica, nei materiali, nelle tecnologie, influenzando altresì molte al- tre aree della cultura proget- tuale e delle arti visive. I migliori esempi di oggetti e spazi concepiti per i bambini sono stati raccolti per la pri- ma volta in una ricchissima mostra che fa proprio il titolo del libro di Ellen Key, tenutasi presso il MoMA di New York nell’autunno del 2012: Century of the Child; growing by design 1900 – 2000 (J. Kinchin, A. O’Connor, 2012). Dall’esposizione emerge con particolare rilievo l’inte- resse dei più noti produttori Si porta così in primo pia- E così, come da secoli ac- e fecondi designer moderni- no la questione della misura cadeva presso le famiglie be- sti, che progettano versioni e della scala del bambino, e la nestanti, ora anche presso di pezzi storici in dimensio- si accoglie fra i temi principe gli strati sociali medio-bassi ni adatte all’utilizzo da parte della cultura progettuale del i piccoli cominciano ad esse- dei bambini (come la poltro- Novecento. re allontanati dalle madri e na Barcelona di Mies van Der In seguito a queste prime dalla vita familiare; le antiche Rohe o la piccola carriola di esperienze d’eccellenza, tutta- culle, che per secoli avevano Gerrit Rietveld, che riprende il via, la produzione in massa di fluttuato dolcemente sospe- tema progettuale della celebre articoli per l’infanzia si svilup- se nei centri vitali degli am- Red and Blue Chair). pa cavalcando l’onda del boom bienti domestici, cominciano O ancora, i progetti urbani economico del secondo do- a trasformarsi in gabbie con dell’architetto olandese Aldo poguerra: sempre più madri, sbarre, da sistemare in came- Van Eyck, che nel secondo padri, nonni si lasciano con- rette sempre più dedicate. Le dopoguerra ricava, nei vuoti vincere dell’indispensabilità misure si dilatano, le distanze della Amsterdam bombardata, di avere in casa un seggiolone divengono incolmabili; il siste- una serie di meravigliose aree per la pappa, o un passeggino ma è concepito per escludere il gioco: concepite come nuovi nei colori alla moda, che con- bambino dalla vita degli adulti. microcosmi inseriti nel tes- corrono a celebrare lo status di Aiutami a fare da solo è il suto sociale coeso della città, un rinnovato benessere. richiamo del bambino, se- coniugavano in poetico equi- La medicalizzazione della guendo il quale il pensiero librio complessità ed essen- gravidanza e della nascita, in- montessoriano ha conquista- zialità formale, attrattività e sieme alle varie teorie pedago- to successo e fiducia presso le leggibilità come stimoli all’e- giche correlate, sono un altro società civili più evolute. splorazione, allo sviluppo del fenomeno che assume pro- Una casa in cui vi sono dei senso di appartenenza, all’uso gressivo consenso e diffusione bambini dovrebbe essere or- personalizzato dello spazio. in questo periodo. ganizzata per essere la casa 10 MoMo 2 • Maggio 2015
dei bambini che vi abitano in- sentire confinato, ma che in- potrà rivolgersi semplicemen- sieme con gli adulti (e così la vece senta di condividere con te alla buona qualità dell’illu- scuola, o il nido): un ambien- gli altri membri della famiglia. minazione naturale, che deli- te che possa accogliere ogni In generale, anche la casa catamente sveli pian piano al bimbo attraverso le fasi del (così come la scuola) dovrebbe piccolo, durante l’affinamento suo sviluppo fisico e psichico, essere un ambiente che non delle capacità di visione, le for- a partire dalla nascita attra- pone ostacoli al suo cammino me, i colori, i chiaroscuri de- verso i periodi sensitivi (M. verso l’autonomia. gli oggetti che lo circondano, Montessori, 1999); che possa nonché alla predisposizione di essere progressivamente sen- a misura di bambino: una seduta comoda per allat- tito come proprio dal piccolo una casa in progress tare, dove madre e figlio pos- abitante, dunque leggibile, sano riposare insieme, conte- accessibile, fruibile e anche Il neonato, che fa movimenti nuti in un caldo abbraccio. modificabile; una casa in cui, limitati, ha il bisogno quasi A partire dalle due settima- in ogni stanza, il piccolo possa esclusivo di essere portato dal ne del bimbo, è molto impor- trovare un luogo sicuro, su cui genitore e del contatto con la tante invece che l’ambiente do- poter fare riferimento durante madre durante l’allattamento. mestico cominci a trasformarsi le sue esplorazioni dello spa- In questa primissima fase, per accogliere il suo nuovo abi- zio; spazi in cui mai si possa quindi, la nostra attenzione tante: possiamo considerare il
piano del pavimento come pri- mo ambito su cui intervenire. Immaginiamo di tracciare una linea a 90 cm circa di al- tezza da terra (come la mani- glia di una porta) e facciamo un elenco di tutte le superfici, gli arredi e gli oggetti contenu- ti nella porzione di spazio così definita: quale tipo di espe- rienza o attrattiva, pericolo, ostacolo o invito costituiscono accanto al materassino dell’at- questi elementi? tività, un bassissimo scaffale a Sin dai primi giorni, il ne- giorno contenente pochi og- onato potrà dormire como- getti, belli e attraenti, e uno damente in una culla piccola, specchio infrangibile rettan- che sia morbida e che lo possa golare fissato con orientamen- contenere, poggiata a terra su to orizzontale alla base della un materassino, che in futuro parete, inviteranno il bimbo sarà anche assolutamente pre- ad essere attivo con l’osserva- feribile al lettino a sbarre. zione e stimoleranno il movi- Un secondo materassino, mento autonomo. morbido ma più sottile, sem- Avremo quindi allestito pre steso sul pavimento, ac- due angoli morbidi dedicati al coglierà il bimbo nelle ore di bimbo: uno per il sonno e uno veglia: sdraiato sulla schiena, per l’attività. Gli stessi mate- potrà sviluppare la capacità rassini possono rappresentare di esplorazione visiva dell’am- una validissima alternativa al biente soffermando la sua at- fasciatoio tradizionale (anzi, tenzione su mobiles sospesi, si eliminerebbe così il rischio che sostituiremo nel corso dei costante di caduta): anche qui, primi mesi in accordo con le in uno scaffale basso – o nei fasi di questo sviluppo (perce- ripiani bassi di una libreria – zione dei contrasti cromatici, potremo avere l’occorrente per bibliografia distinzione dei colori, capacità l’igiene sempre a portata di di cogliere le sfumature, sino mano. Bruno Zevi, Storia dell’architettura ai primi tentativi di prensio- Questo piccolo ambito de- moderna, Torino, Piccola Biblioteca ne) (M.H. Place, 2012). dicato al bimbo non dovrà ne- Einaudi, 2010 Al crescere della sua forza cessariamente essere allestito Ellen Key, Marie Franzos, The muscolare, potrà trovare ap- nella “cameretta”: la condivi- Century of the Child, New York, G. P. poggio su questo piano oriz- sione dello spazio domestico Putnam’s Sons, 1909 zontale, soffice ma abbastanza con gli adulti sarà anzi un’e- Juliet Kinchin, Aidan O’Connor, The rigido, per cominciare a com- sperienza preziosa per il pic- century of the Child: Growing by piere i primi movimenti – af- colo che, libero dalle angosce Design 1900 – 2000, New York, The ferrare, rotolarsi, gattonare: della solitudine, potrà abban- Museum of Modern Art, 2012 donarsi serenamente all’inte- Maria Montessori, La mente del resse che guida il suo sviluppo. bambino, Milano, Garzanti, 1999 b Marie-Helène Place, 60 activités montessori pour mon bébé, Paris, Éditions Nathan, 2012 12 MoMo 2 • Maggio 2015
figure storiche Flaminia Guidi, tra Ottocento e modernità ––– Martine Gilsoul Nella mia vita i bambini hanno rappresentato tutto. Io ho fatto una vita mera- vigliosa, la ricomincerei tutta da capo se potessi e mi ci metterei anche prima in questo lavoro. Non si può capire quello che è vivere in mezzo ai bambini liberi». «Era proprio orgogliosa che non ci ricordassi- mo di lei, lo vedeva come il segno che non aveva sbagliato, che non aveva concentrato la nostra attenzione sulla sua persona». Queste parole con cui Simona (maestra alla Casa dei Bambini di Via- le Spartaco e poi di Via Lemonia di cui fu direttrice Flaminia Guidi) ricorda la sua permanenza come allieva della Casa dei Bambini di Viale Spartaco, ci indicano come Flaminia Guidi (1905–2006) abbia incarnato il Metodo Montessori durante la sua lunga vita al fianco dei bambini. «Originale, altruista, carismatica, con un pizzico di particolare, un misto tra Ottocento e modernità, sempre disponibile per aiutare. Poteva anche capitare che lei trascorresse tut- ta la giornata con il cappotto perché non aveva avuto tempo di toglierlo...»: eccola descritta in poche parole.
Incontrerà Montessori di persona solo nel 1949, durante il congresso internazionale di Sanremo, e lavorerà con lei durante i corsi di Bastava che gettasse uno sguardo nelle clas- Perugia e di Roma, del 1950 e del 1951. se en passant senza fermarsi per capire se tutto Dopo il corso si occupa della scuola elemen- andava bene. «Quando alla fine della giornata ti tare della «scuoletta» di Palazzo Taverna di- diceva: “rivediamo le aste rosse-blu”, sapevi che retta da Costa Gnocchi, anch’essa clandestina. rimanevi a scuola fino a sera». Ha sempre la- L’entusiasmo con il quale descrive questa espe- vorato alla scuola elementare e, quando incro- rienza sarà poi identico a quello che la anime- ciava un bambino che le faceva una domanda, rà durante tutta la sua vita: «Con i bambini fu consultava sempre la sua maestra per paura di un’esperienza straordinaria. Offrivamo loro non capirlo e di sbagliare. i materiali, sostenevamo gli entusiasmi e loro erano instancabili, appassionati scopritori del- Nel 1924, aveva appena finito le classi normali la cultura e del mondo dei numeri». quando dovette aiutare un bimbo di sei anni di Il suo San Lorenzo sarà il quartiere Tuscola- salute precaria, figlio di una sua amica, a capi- no di Roma, zona popolare e sovraffollata della re la matematica. Si rende conto che l’impresa periferia romana. La scuola, Casa dei Bambini non è facile e vede anche l’abisso tra la teoria e e primaria, apre il 6 gennaio 1957 a viale Spar- la pratica. Sono i libri prestati da un’amica, La taco: «Per anni e anni questa scuola ha ospitato pedagogia scientifica e L’autoeducazione, che le quasi gratuitamente i bambini anche poverissi- fanno «conoscere il vero bambino», aprendole mi, dando loro, oltre al benessere fisico, il più la strada verso «un mondo sconosciuto, bellis- alto nutrimento morale, culturale, spirituale e simo, una via luminosa che mi indicava quello il massimo sviluppo psicologico. L’Ente Mon- che avrei potuto fare con quel bambino ... gli co- tessori me ne affidò la direzione». municai il piacere dello studio che del resto ave- I bambini mantengono un ricordo vivace di vo anch’io». Ripensando a quell’epoca, diceva questa scuola, non solo per le montagne (la di non sapere che cosa gli avesse insegnato, ma scuola era sotto il livello della strada e il vasto si diceva sicura di due cose: «La prima: non ho cortile era circondato da spalti alberati che as- mai forzato la sua volontà. L’ho lasciato sempre somigliavano a fossati). Flaminia Guidi dirà di libero di fare o non fare un lavoro. Secondo: la- queste montagne che sono state una vera pa- vorare nella gioia, nell’entusiasmo, amare quel- lestra e dirà più volte con orgoglio che quando lo che si studia, impegnarsi per un desiderio vedeva i bambini che saltavano non li fermava interiore di approfondire l’argomento». mai, anche se aveva il terrore che si facessero Frequenta il corso del 1939 all’Istituto Naza- male. reth di Roma condotto da Costa Gnocchi e Pa- L’ambiente dava un «sentimento di calore, di olini, giacché Maria Montessori a quest’epoca protezione». Tra i diversi particolari che fanno era in India. Da sottolineare che questo corso pensare, un fatto interessante: al centro delle era clandestino per colpa del fascismo. aule delle sezioni della Casa dei Bambini c’era un piccolo muretto che circondava un lavabo: le attività di Vita pratica erano centrali e non relegate vicino ai bagni, come accade sempre. 14 MoMo 2 • Maggio 2015
Nel 1995 i locali sono dichiarati inagibili e la scuola viene trasferita nel plesso di Via Lemo- nia, dove si trova tuttora. Si mostrava molto esigente a proposito delle «Una delle più intelligenti interpreti del lavo- regole di comportamento e del rispetto dell’am- ro Montessori»: il titolo dell’intervista del Qua- biente. Era molto severa con gli adulti in gene- derno Montessori a Flaminia Guidi è proprio rale, rimproverava loro la caccia all’errore in vi- azzeccato. Considerava il Metodo una scintilla gore nelle scuole che interrompe i ritmi vitali con una base scientifica che si appoggia sullo del bambino. Inoltre vedeva il rischio di spez- studio dell’individuo, dove è la Natura a guidare zare l’interesse dei bambini in questa pratica lo sviluppo del bambino e non l’adulto. Come diffusa di chiedere sempre di più al bambino: una vera interprete, ha saputo dare un tocco di il resoconto dopo la gita, il riassunto del libro... originalità al suo modo di vivere la pedagogia Poteva anche essere dura con gli insegnan- montessoriana: dalla sua concezione dell’edu- ti, diceva che il bambino era circondato da un cazione alla presentazione del materiale. Posso «analfabetismo pedagogico». A Grazia Honeg- testimoniare anch’io dell’efficacia del suo modo ger Fresco che le chiese consiglio per una ma- di presentare il materiale, trasmessomi da Si- estra poco attenta rispose di non preoccupar- mona: le due mani alzate nella presentazione si perché «i bambini fanno miracoli quando si dei triangoli costruttori, mentre viene detto: appassionano, anche se hanno un’insegnante «sono ancora due triangoli», mi hanno fatto ca- mediocre». pire l’interesse di questo lavoro per i bambini. Non smetteva di ricordare l’importanza fon- Con lei nessun materiale era noioso, bastavano damentale dell’osservazione per conoscere i bi- poche parole pronunciate in un certo modo per sogni del bambino, cosa molto lunga. Invitava riaccendere l’interesse. gli adulti a sviluppare un’immaginazione crea- Difendeva sempre i bambini e nutriva una tiva per valorizzare le scoperte dei bambini e a fiducia totale nel loro confronto. Diceva di non liberarsi di tanti pregiudizi, e anche ad aspetta- avere mai detto loro di no, citando l’esempio di re e a non volere proporre troppo in fretta un un bimbo della scuola elementare che le aveva nuovo lavoro quando si crede che l’interesse è chiesto di costruire un telescopio: lei rispose calato. che non sapeva come fare e propose di cerca- Giunta al centesimo compleanno esortava re nei libri. Questo bimbo alcuni anni più tardi tutti ad avere fiducia nei bambini, dicendo che andò a casa sua per dirle che lo aveva costruito. li aveva trattati «sempre come persone grandi, Il suo lavoro a fianco dei bambini per più di sempre a tu per tu come una persona grande sessant’anni le fa capire alcuni processi fonda- con piena fiducia». mentali, come quello della mente assorbente «Questo è stato il lavoro della mia vita. L’ho nei confronti della cultura, che lei vide emerge- fatto con un entusiasmo e un piacere che anco- re durante la seconda infanzia. In altre parole ra non si sono spenti. Non ho conosciuto stan- dirà di essere rimasta impressionata di fronte chezza e noia, ma solo meravigliose rivelazioni alla loro «sensibilità ai tanti aspetti del sapere da parte dei bambini, che mi hanno ripagato di [...] Non ha senso “far imparare”. L’adulto si af- tutto.» b fanna a organizzare, a prestabilire, ma finisce per sconvolgere il progetto interiore che ogni bibliografia bambino ha dentro». La foto è tratta dall’articolo Il dovere della memoria, Il Quaderno Montessori, estate 2006, n.90, p.60. www.flaminiaguidi.net Il Quaderno Montessori, (mag./ago. 1986), n. 9-10, p. 36-40; (nov./dic. 1986), n. 12, p. 31- 35; (estate 1993), n. 48, p. 25-34; (estate 2006), n. 90, p. 60-64. www.youtube.com/watch?v=q_-ggvpd74g www.youtube.com/watch?v=jOAnTf8iHyg
voci dal mondo Per vocazione Intervista a Carolina Gomez a cura di Martine Gilsoul Carolina Gómez del Valle (Città del Messico, 1940) studia negli Stati Uniti diplomandosi in Letteratura e Teologia. Dopo studia Psicologia e Terapia Familiare e Terapia di Karl Rogers a San Diego. Incontra il mondo Montessori e studia il metodo nell’età prescolare all’AMS a Chicago, 0-3 e 3-6 presso l’AMI a Città del Messico e 6-9 al SETON di Chicago. Da 38 anni è formatrice montesso- riana, ha insegnato in grandi città e molte zone indigene (Messico, Nicaragua, Cile, Stati Uniti...). Risponde alle domande di MOMO mentre finisce un corso di formazio- ne in Slovenia e sta per partire verso la Russia. 16 MoMo 2 • Maggio 2015
Durante la sua infanzia, Al centro dell’attenzione c’è Qual è il suo più bel ricordo? ci sono state belle espe- il bambino e a noi tocca il rienze che hanno motivato compito di osservarlo e ser- La cosa più bella che ricordo è la scelta di studiare psico- virlo: “attendere il bambino che due anni fa mi ricoveraro- logia? Ha sempre voluto la- osservando”. Montessori cita no di emergenza all’ospedale, vorare con i bambini? S. Giovanni Battista quando stavo morendo di pancreatite dice: «bisogna che lui cresca e e shock settico. I medici mi Da piccola volevo essere balle- che io diminuisca». Questo è la dissero che non mi potevano rina, ma quando avevo dician- cosa più importante, più bella salvare. nove anni scelsi di diventare e più difficile nell’essere educa- Due giorni dopo non potevano missionaria e cominciai gli tore con questo metodo. credere né spiegare che non studi per arrivare ad esserlo. ero ancora morta e dopo quat- Entrai nel convento delle Suo- Ha lavorato in zone dove c’è tro giorni tornai a casa… re Orsoline. anche violenza, condizioni Un anno dopo mi hanno invi- di povertà: come spiega che tato a partecipare ad un corso Ha detto che ha conosciuto il Metodo Montessori porta Montessori in Spagna, in Slo- il metodo Montessori du- risultati così buoni? venia e in Russia, dove non rante i suoi studi di psico- avevo mai immaginato di po- logia. Quale è l’aspetto che Secondo me l’approccio Mon- ter andare. Ho sempre voluto la ha colpita di più? tessori non cerca tanto un essere missionaria, però mai prodotto, ma piuttosto un avevo immaginato di andare Sono rimasta impressionata processo. In questo senso in Russia. Penso che Dio mi dal modo con il quale tratta- possiamo vedere che ci sono ha permesso di vivere fino a vano i bambini in una scuola sempre bambini che progre- 75 anni per poter servire in Montessori che ho visitato. discono in qualsiasi situazio- questi Paesi, per migliorare Ho pensato che la psicologia ne, fino ad essere più liberi e l’educazione di molti bambini si occupa di risolvere i proble- scegliere ciò che li interessa di grazie agli educatori che si for- mi, ma la scuola Montessori si più e poter crescere in ciò che mano al Metodo Montessori. occupa di prevenirli. È così che consentirà loro di essere più ho cambiato rotta. Stavo lavo- felici con ciò che ottengono e Qual è la cosa che vorrebbe rando con adolescenti. ciò che hanno. dire ai montessoriani del 2015? Adesso, in base alla sua lun- Non sempre le condizioni ga esperienza, quali sono materiali sono presenti: Che si moltiplichino! Dob- gli aspetti più importanti qual è la cosa che si deve biamo imparare dai bambini, del Metodo Montessori? sempre tenere a mente dobbiamo imparare a non es- quando ci si trova in situa- sere al centro, a vivere il pre- La cosa più importante è il cam- zioni difficili? sente, a fare silenzio per poter biamento radicale della perso- osservare e rispondere a ciò di na che vuole essere educatrice Che si può sempre fare qual- cui i bambini hanno bisogno, in questo approccio pedagogico che cosa: lavorare senza essere per aiutarli ad essere più libe- di Maria Montessori. Si deve pagato nulla per le conferen- ri e responsabili, ad amare la poter essere liberi, imparare ze che si fanno, costruire del vita, per poter mostrare che sempre, amare i bambini e sa- materiale Montessori con ciò vale la pena vivere, malgrado pere esprimerglielo ed essere che si può ricevere in regalo di tutto. b molto umile per poter sapere falegnameria o materiale di ri- che non siamo noi al centro. ciclo, etc.
esperienze Montessori incontra Alzheimer ––– Annalisa Perino Annalisa Perino – Dottoressa in Programmazione e gestione dei servizi educa- tivi e formativi, formatrice per la Fondazione Montessori Italia e responsabile del progetto “Montessori incontra Alzheimer”. Autrice del testo “Educare nella relazione. Buber, Montessori, Rogers”, esperta in tecniche di psicodramma olistico e teatro sociale. 18 MoMo 2 • Maggio 2015
Così l’autostima trova e gli aspetti sperimentali della Il progetto MA ritrova terreno fertile, così ricerca attraverso la progetta- Montessori incontra Alzheimer come l’autonomia, il desiderio zione di un percorso di lavoro è un progetto di social innova- di provare e il coraggio di sba- con un gruppo di 10 pazienti tion che si pone come obiettivo gliare. affetti da demenza che ha con- la sperimentazione e lo studio L’educatore specializzato diviso con noi un progetto tri- dell’applicazione del metodo nel metodo Montessori è si- mestrale di sperimentazione educativo elaborato da Maria lenzioso, paziente ed umile, del metodo a diretto contatto Montessori ai pazienti mala- accogliente e non direttivo, sa con la malattia. ti di Alzheimer. Il malato di assumere un ruolo registico e In autunno 2013 c’è parso Alzheimer e il bambino hanno lasciare voce alle cose: il ma- naturale coinvolgere la Fon- bisogni psichici, fisici ed emo- teriale parla con il bambino e dazione Montessori Italia, tivi che si somigliano molto e con il paziente. Il loro rappor- per far crescere il progetto e di questo se ne accorto Came- to è diretto e la conoscenza diffonderne la conoscenza in ron Camp, direttore del Myers viva e non filtrata. ambiente educativo. Insieme Research institute in Bea- Il progetto MA è iniziato abbiamo presentato il proget- chwood, in Ohio, pioniere di nell’estate del 2012, come pro- to al congresso nazionale 2013 tale sperimentazione. Il mala- getto di ricerca di Annalisa Pe- della SIGG (società italiana di to di Alzheimer, come il bam- rino e Ruggero Poi. gerontologia e geriatria) ed av- bino, è fragile, bisognoso di un MA è stato tra i vincitori viato una collaborazione con ambiente adatto e specifico al del bando Start-Cup Piemon- la KCS Caragiver. Questa real- suo grado di sviluppo o di de- te 2013, una competizione tra tà ha sostenuto, oltre all’avvio generazione della malattia. progetti d’impresa innovativi di una nuova fase sperimenta- Ciò che maggiormente per- ed ad alto contenuto di cono- le presso la struttura residen- mette ad entrambi di sentirsi scenza (tra i promotori Poli- ziale Villa Matilde di Felino sereni è l’ordine: emotivo, so- tecnico di Torino, Università (PR), la prima pubblicazione noro, spaziale, procedurale, degli Studi di Torino, Univer- in Italia della sperimentazione temporale, verbale, visivo... sità del Piemonte Orientale, del metodo Montessori con i Ecco che l’ambiente montes- Università della Valle d’ Aosta) malati di Alzheimer, che uscirà soriano si presenta vincente: e grazie a questo ha usufruito nell’autunno 2015. ogni lavoro ha una sua colloca- di un supporto nello sviluppo La ricerca sta procedendo, zione nell’ambiente, una pro- tecnico da parte dall’Universi- con la raccolta dei dati prove- cedura specifica e chiara. tà di Torino. nienti dalle sperimentazioni I lavori sempre a vista e a Contemporaneamente è concluse ed ancora in corso. disposizione di tutti sono at- iniziata una proficua colla- Parti di questi sono stati pre- tività personalizzate ed indivi- borazione con l’Ospedale, il sentati al convegno del 10 dualizzate, che si presentano centro della Memoria, AIMA febbraio 2015 organizzato dal con un ordine estetico e proce- e Lions Club della città di reparto di geriatria dell’Ospe- durale rassicurante. Biella, volta ad approfondire dale di Biella. b
esperienze I sentieri dell’indipendenza ––– Marco Orsi 20 MoMo 2 • Maggio 2015
Marco Orsi (1955) dirigente scolastico e coordinatore dei tutor universitari al corso di laurea in Scienze della Formazione primaria della Università di Firenze, è responsabile nazionale del movimento Senza Zaino per una scuola comunità che è presente in 150 scuole di 75 istituti in Italia, collabora con diverse riviste pedagogiche in particolare Difficoltà di Appren- dimento (Erickson, Trento), la Rivista dell’Istruzione (Maggioli, Rimini), ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche e alla SISS dell’Università di Pisa, ha partecipato a numerosi scambi e meeting internazionali, svolge attività di formazione nelle scuole. Tra le sue ultime pubblicazioni: Progettare l’ambiente formativo o progettare la formazione? (Roma, Armando, 2011); La comunità che fa crescere le scuole (Tecondid, Napoli, 2013). www.senzazaino.it la dimensione della comunità Si tratta di un’azione di tipo meccanico che con- e la differenziazione dell’insegnamento sidera tutti alla stessa maniera e che lascia ben pochi margini di libertà. L’apparenza è di colla- Nel libro dal titolo L’Autoeducazione, Maria borazione, perché si è accomunati da un com- Montessori racconta che a chi le chiedeva come pito uguale, in realtà il lavoro deve essere stret- poteva svilupparsi il sentimento di socialità tra tamente individuale nel senso che in definitiva i bambini se lavoravano da soli, rispondeva nega qualsiasi connessione con i compagni. che la scuola tradizionale era un luogo di irreg- Ma per Maria Montessori collaborare non si- gimentazione “ove tutti i bambini fanno tutte gnifica fare le stesse cose e nemmeno necessa- le cose allo stesso tempo, persino l’andare al riamente lavorare in gruppo. Nella società degli gabinetto…”. E continuava asserendo che “la adulti la collaborazione nasce, ad esempio, in un società dei bambini è fatta al rovescio di quella contesto dove un team si dà degli incarichi che comune: qui la socievolezza comporta dei liberi ciascuno svolge per conto proprio, per poi met- e corretti rapporti di cortesia e di aiuto recipro- tere tutto insieme: si definiscono così attività co, benché ciascuno faccia i propri affari: lì in- diverse che magari valorizzano le competenze vece la socievolezza comporta la comunanza di di ciascuno, per poi arrivare ad un prodotto che posizioni di corpo e di atti uniformi collettivi, non è la somma dei diversi prodotti, ma un vero ma con l’abolizione di ogni rapporto piacevole e proprio esito di un impegno congiunto. o cortese: l’aiuto poi, che nell’altra società è una Si rintraccia qui il primo dei valori guida di virtù, qui è il maggior delitto, la peggiore forma Senza Zaino, quello della comunità, che è uno di indisciplina” (Montessori, 2000, p. 274). sforzo tutto teso a mettere assieme le diversità Il modello di scuola tradizionale effettiva- individuali con la dimensione collettiva. mente rischia sempre di alimentare un modello La pedagogista italiana mette in risalto il individualista, che è reso palese dall’organizza- tema della comunità anche quando focalizza zione dello spazio, dove troviamo normalmente l’importanza dell’aiuto reciproco soprattutto banchi monoposto messi in fila di fronte ad una tra i più grandi e i più piccoli: “Le nostre scuole cattedra, dietro la quale un docente impartisce hanno dimostrato che i bambini di età diverse una lezione e chiede agli studenti di eseguire il si aiutano l’uno con l’altro; i piccoli vedono ciò medesimo compito nello stesso tempo, utiliz- che fanno i maggiori e chiedono spiegazioni, zando medesimi metodi e i medesimi materiali. che questi danno volentieri”.
Si tratta di una prospettiva, questa, che met- Le sue lezioni oggettive infatti dovevano es- te in risalto come la vicinanza d’età possa a vol- sere vivaci descrizioni di un oggetto: la racco- te meglio aiutare nell’apprendimento e creare mandazione era quella di mai cominciare con un clima per la crescita personale e di gruppo. le parole, ma appunto con l’oggetto. Fare in- Infatti ella scrive: “È un vero insegnamento, contrare e mettere in contatto il bambino con giacché la mentalità del bambino di cinque anni il mondo, era la prospettiva che voleva alimen- è così vicina a quello di tre, che il piccolo capisce tare. Quanto, c’è da chiedersi, il tempo dell’in- facilmente da lui quello che noi non sapremmo segnamento è saturato da attività che possia- spiegargli…[…]. Nelle altre scuole, dove i bam- mo definire alfabetico-simboliche, vale a dire bini hanno la stessa età, i più intelligenti po- connesse esclusivamente al leggere, lo scrivere, trebbero benissimo insegnare agli altri, ma di l’ascoltare, il parlare, senza riferimenti diretti solito il maestro non lo permette; quelli si limi- al mondo? Il vero cambiamento è far vivere le tano così a rispondere quando gli altri non san- cose allo studente invece che parlarne. Si tratta no, e l’invidia nasce sovente” (cit. in Mazzetti, di creare le occasioni per rendere possibile l’in- 1963, p. 179). contro dell’alunno con le cose del mondo, che Nelle scuole Senza Zaino si tende a creare un lo incoraggi a riconoscere la sua durezza ed in- ambiente collaborativo dove ha luogo l’aiuto sondabilità, che lo aiuti a incontrarsi/scontrarsi reciproco, per cui si cresce e si impara insieme, con il limite, sapendo nel contempo alimentare ma allo stesso tempo vi è la valorizzazione delle per le cose del mondo curiosità e meraviglia. diversità, ci si pone pertanto nella prospettiva È vero, il ruolo del docente è importante, ma dell’insegnamento differenziato (Tomlinson, non tanto come soggetto frontale, quanto piut- 1999), per cui vengono organizzate più attivi- tosto come intermediario e facilitatore, come tà in contemporanea, si adottano una pluralità colui che attiva la relazione con le cose e aiuta il di metodi e di strumenti didattici, il tutto per giovane a conoscere, a dare un nome al mondo. incontrare i vari interessi, le diverse intelli- Nelle scuole steineriane agli adolescenti ad genze e propensioni e per rendere possibile la esempio viene proposta la scultura con l’inten- scelta delle attività. È questa una dimensione to educativo di far comprendere come il mondo di comunità (Pampaloni, 2011) che va ad intrec- sia in qualche modo una pietra, la cui durezza ciarsi con un secondo valore fondamentale che deve essere non distrutta, ma scalfita per trar- è quello dell’ospitalità, vale a dire il valore che ne fuori dimensioni di bellezza e utilità. ci permette di accogliere come risorsa, e non Naturalmente non si deve dimenticare che come ostacolo, le differenze. gli oggetti del mondo non sono sempre concre- ti: i sentimenti e le emozioni, i valori e i princi- gli oggetti e il ruolo dell’insegnante pi, le regole e le leggi hanno a che fare con qual- cosa che non si tocca ma che pure è reale, così Nell’esperienza Senza Zaino viene attribuita come lo sono le stesse discipline di studio che, grande importanza agli oggetti che possono es- pur non avendo sempre una dimensione tangi- sere ripartiti in due categorie: gli oggetti del bile, costituiscono tuttavia una entità di quel mondo e gli oggetti che ci permettono di cono- mondo che ci appartiene (Orsi, 2015). scere il mondo. Ma gli oggetti del mondo debbono essere co- Il mondo da subito appare composto da cose, nosciuti anche tramite altri oggetti, che appun- da oggetti che si vedono, si toccano, si sentono, to fanno da mediatori. si gustano, si odorano: i cinque sensi del nostro Galileo Galilei poté fare le sue scoperte sul corpo ci mettono in contatto con la realtà. Di- movimento degli astri celesti, perché ad un cer- rettamente. Oggetto sta per objectum, che si- to punto impugnò il cannocchiale e lo rivolse gnifica ostacolo, barriera, difficoltà: l’incontro/ verso la Luna. Allo stesso tempo la maschera scontro con l’oggetto struttura la conoscenza subacquea ci permette di scandagliare i fonda- del mondo, ci fa entrare in esso. Maria Mon- li del mare, o la radio inventata da Marconi di tessori si richiamava al principio delle lezioni di udire voci lontane altrimenti non udibili. cose, cioè fatte su cose e mediante cose (Maz- Sin dall’inizio la specie homo, ha intuito che zetti, 1963, p.74). la conoscenza – che è anche trasformazione e 22 MoMo 2 • Maggio 2015
manipolazione degli oggetti – doveva avveni- le parole non potrebbe insegnare, occorre che re tramite altri oggetti, magari fabbricati per metta gli allievi in condizione di operare, di agi- quello scopo. E in questa fabbricazione l’uomo re impiegando energia con il corpo e utilizzando si è ispirato magari agli oggetti della natura: gli attrezzi adeguati. Ecco che nelle scuole mon- la ruota vedendo i tronchi rotolare, la barca tessoriane “la maestra si limita a indicare e a gli alberi galleggiare, l’aereo osservando con dirigere, a mettere a disposizione una palestra cura il volo degli uccelli e così via. I materiali di esercizi mentali [per cui] i bambini si rinfor- di sviluppo montessoriani vanno proprio nella zano, diventano individualità, e acquistano una direzione di strumenti – oggetti che aiutano e salute interiore che è appunto il brillante risul- supportano la conoscenza. Non solo, ma nelle tato della liberazione dell’anima” (ivi, p. 166). lezioni oggettive, che Maria Montessori propo- neva, al centro doveva stare proprio l’oggetto e su di esso veniva costruita l’attività didattica. “Per le lezioni sui vegetali – diceva Maria Montessori – è necessario il campicello: si farà vedere a seminare (la maestra), si farà vedere la pianta cresciuta. Si farà vedere il raccolto, si farà vedere possibilmente l’uso domestico dei più comuni vegetali” (cit. in Mazzetti, 1967, p. 76). Nell’esperienza delle scuole Senza Zaino ab- biamo l’iniziativa della Fabbrica degli Strumenti Didattici, che riprende proprio questa tradizio- ne degli oggetti che ci fanno conoscere il mondo: così abbiamo materiali e giochi di vario genere per diverse discipline e vari tipi di apprendi- mento come la Cassettiera delle operazioni, la Scatola dei sensi, lo Schedario matematica, il l’ambiente, l’ordine e la responsabilità Pannello flash cards, il Quaderno di legno, il Trasformanumeri, la Tombola delle forme, il L’Approccio Globale al Curricolo è il metodo Casellario grammaticale, il Memory dizionario. di riferimento delle scuole Senza Zaino (Orsi, Inoltre la progettazione per Mappe Genera- 2006). Con esso si intende che è necessario trici è configurata in modo da mettere al centro non progettare la formazione, ma un intero un tema generatore, che deve essere un ogget- ambiente formativo dove gli aspetti hardware to del mondo, una dimensione di realtà da cui si intrecciano con quelli software, ovvero gli partire per sviluppare il percorso di ricerca e di artefatti materiali con quelli immateriali: gli apprendimento. spazi architettonici, il mobilio e la sua disposi- Se le cose per conoscere e le cose del mondo zione, la comunicazione visuale, ma anche tut- sono al primo posto allora “Gli oggetti e non ta la strumentazione didattica, i materiali per l’insegnamento della maestra sono la cosa prin- apprendere, la documentazione d’archivio, le cipale: ed essendo il bambino che li usa, egli, il componenti tecnologiche si debbono collegare bambino, è un’entità attiva e non la maestra” alle metodologie didattiche, alle strategie, alla (Montessori, 2000, p. 165). visione e ai modi di progettare e così via. E tuttavia l’insegnante non scompare, ma Allo stesso modo deve esserci una connes- svolge il ruolo importantissimo di organizza- sione tra back e front, tra i momenti prepara- re l’ambiente e di mostrare come si fa. Avviene tori, organizzativi e l’attività di insegnamento come nella bottega dell’artigiano per cui il gesto – apprendimento, tra ciò che avviene fuori e ciò del maestro sollecita l’osservazione e l’imitazio- che accade dentro l’aula. ne invitando a cimentarsi in prima persona. Viene ripresa la metafora teatrale proposta Maria Montessori prende come esempio il da E. Goffman (1967), per cui ciò che avvie- maestro che insegna ginnastica, il quale non ne dietro le quinte è strettamente connesso a può essere un parlatore, ma un indicatore: con quanto si verificherà sul proscenio.
L’Approccio Globale al Curricolo (AA.VV., sono perciò compresi nelle tante opere attive 2013) apre anche ad altre strutture di connes- necessarie a tenere ben pulita ed in ordine la sione come quella tra individuo e comunità, casa. […] Più si realizzerà nell’ambiente una tra corpo e mente, tra emozioni e ragione, tra tale condizione, e più l’ambiente conterrà in parte e tutto. Inoltre si pone attenzione a va- sé un potere ordinativo delle azioni infantili. lorizzare le diversità, vale a dire a considerare Basta un tale accenno per comprendere come ciascun alunno nella sua dimensione speciale e l’ambiente guidi all’ordine e all’organizzazio- originale, avendo cura di alternare i momenti ne” (Montessori, 1935, pp. 17-18). Sembra qui collettivi e di gruppo con i momenti individua- che Maria Montessori prefiguri quella nozio- lizzati e personali. ne di affordance che venne elaborata da Gibson È la prospettiva delle diversità di intelligen- (1999) solo nella seconda metà del ’900. ze, bisogni, interessi, genere, motivazione, cul- D’altra parte il ruolo stesso della maestra ha tura, che caratterizza un gruppo di alunni, il molti aspetti che lo fanno coincidere con quello quale non può essere più ritenuto composto da dell’attore: si pensi all’uso della voce e alla te- soggetti omogenei ai quali impartire costante- atralità con la quale si debbono presentare gli mente lezioni standard. oggetti e le attività. “La maestra interviene al principio mostran- La metafora teatrale impegna, pertanto, a per- do l’azione in modo dettagliato e preciso, usando seguire un modello drammaturgico che è una solo le parole necessarie a richiamare l’attenzio- visione dell’organizzazione dell’ambiente for- ne, ed evitando un parlare superfluo che distrar- mativo e un riferimento per il ruolo del docente. rebbe l’interesse del bambino dallo scopo che si Ciò vuol dire per esempio invertire la con- deve raggiungere” (Montessori, 1935, p. 24). siderazione che si ha nella scuola tra lo stesso È importante la preparazione della lezione back e il front. Si guardi ad esempio a come sono oggettiva, è come si trattasse di curare una per- in genere ben organizzati e tenuti in ordine gli formance teatrale, per cui diviene necessario uffici delle segreterie degli istituti scolastici o attirare l’attenzione sull’oggetto da conoscere, lo studio del dirigente e lo si confronti con la usare la voce con volumi e toni adeguati, stu- disorganizzazione, quella certa desolazione e diare la giusta distanza dai bambini, calibrare disordine che regna spesso nelle aule: là è il die- bene le parole da usare in modo da essere chiari tro le quinte dove normalmente nella società ed efficaci, accompagnare con le parole i movi- dei grandi è più probabile che sia presente un menti che si chiede di eseguire, e fare tutto ciò certo grado di disordine e disorganizzazione, con un senso di teatralità che implichi il susci- mentre sul proscenio, dove ha luogo la perfor- tare curiosità ed emozioni. mance, le cose di solito si mettono all’opposto: nel magazzino (back) ci può essere confusione, Un ultimo aspetto tra i tanti riguarda il terzo ma non tra gli scaffali del supermercato (front). valore di riferimento per le scuole Senza Zaino, In definitiva progettare l’ambiente formati- quello della responsabilità. vo significa ristabilire il naturale rapporto tra Maria Montessori è famosa per lo slogan che il dietro e l’avanti, che vuol dire restituire im- faceva affiggere alle pareti delle scuole ”Maestra portanza al lavoro d’aula. Maria Montessori insegnaci a fare da soli”: è la concezione di un’e- ha dedicato numerose pagine a questo aspetto ducazione che tende a realizzare l’indipendenza centrale. e l’autonomia dei bambini sin da piccoli, attra- Ella prestava attenzione all’ordine nella tri- verso la proposta di compiti sfidanti, situazio- plice accezione di bellezza, di conoscenza e ni particolarmente attraenti che inducono ad funzionalità: “L’intento della gran sala di la- agire in una situazione di relativa incertezza e voro (l’aula) deve essere gaio e piacevole. […] protezione. Il lavoro che si è manifestato adatto ai piccoli D’altra parte l’apprendimento, in quanto cre- bambini dai tre ai sei anni di età non è un lavo- scita, è un affacciarsi verso l’ignoto, è accettare ro creativo. È piuttosto un’attività che ha il fine il rischio di confrontarsi con l’inedito, lo scono- di mantenere l’ordine nell’ambiente per mezzo sciuto. Essere responsabili significa cogliere la di esercizi di vita pratica. I lavori dei bambini sfida della crescita con tutte le sue incertezze. 24 MoMo 2 • Maggio 2015
Da questo punto di vista l’adulto deve saper- Un ordine da mantenere che consente a cia- si mettere da parte e riflettere costantemente scuno di poter svolgere il proprio compito in sulla sua azione di appoggio, che potrebbe co- modo autonomo. Tutto questo consente l’ac- stituire non una facilitazione ma un ostacolo. quisizione di un abito improntato alla respon- Essere responsabile significa, dunque, aiu- sabilità. Scrive Maria Montessori: “La prima tare il bambino a prendere progressivamente forma dell’intervento educativo dovrebbe avere la sua vita nelle proprie mani per istradarsi come oggetto di guidare il bambino per i sentie- nell’avventura dello sviluppo umano. ri dell’indipendenza” (Montessori, 1999, p. 60). Lo psicanalista Massimo Recalcati affronta b tutto ciò quando sostiene che “Il processo di formazione deve staccare l’allievo non dall’a- more per il suo maestro (segno di un debito simbolico inesauribile) né dai suoi enunciati (la cui trasmissione genera un effetto positivo di Scuola, cioè di appartenenza), ma dalla sua presenza. Per un allievo questo significa innan- zitutto imparare a trovare, in modo singolare, un punto di enunciazione proprio” (Recalcati, 2014, p. 107). La responsabilità viene richiamata poi anche quando, lo mettevamo in evidenza precedente- mente, si attivano forme di collaborazione dove i più grandi aiutano i più piccoli, ed è, infine, bibliografia esercizio della libertà di scelta. Tuttavia merita di ricordare che “La libertà AA.VV. (2013), Un approccio globale al curricolo. Linee- senza organizzazione di lavoro sarebbe inu- guida per le scuole, Napoli, Tecnodid tile. Il bambino lasciato libero senza mezzi di Gibson, J.J. (1999), Un approccio ecologico alla percezione lavoro andrebbe perduto, proprio così, come visiva, Bologna, Il Mulino un neonato, lasciato libero senza nutrimento, Goffman, E. (1997). La vita quotidiana come rappresen- morrebbe di fame. L’organizzazione del lavoro, tazione, Bologna, Il Mulino perciò, è la pietra miliare di questa nuova strut- Mazzetti R. (1967), M. Montessori nel rapporto tra anor- tura di bontà; ma anche questa organizzazione mali e normalizzazione, Roma, Armando sarebbe vana senza la libertà di usarla e senza Montessori M. (1935), Manuale di pedagogia scientifica, la libertà e l’espansione di tutte quelle energie Napoli, Alberto Morano editore che sorgono dalla soddisfazione delle più alte Montessori M. (1970), La mente del bambino, Milano, attività del bambino”. Garzanti Nelle scuole Senza Zaino ci si pone il tema Montessori M. (1999), La scoperta del bambino, Milano, della scelta che, come si è visto, costituisce un Garzanti elemento essenziale per un apprendimento Montessori M. (2000 ed. orig. 1916), L’autoeducazione, efficace in quanto coinvolgente e responsabi- Milano, Garzanti lizzante. L’alunno impara perciò a capire quali Orsi M. (2006), A scuola senza zaino, Trento, Erickson sono i materiale, gli spazi, i tempi, le attività Orsi M. (2015), L’ora di lezione non basta, Rimini, Mag- che sono in essere e come tali aspetti possono gioli essere liberamente scelti. Pampaloni, D. (2011), Senza Zaino: a scuola di comunità. Ma tutto questo implica organizzazione del Il modello pedagogico e didattica, Rivista dell’Istruzione, lavoro, strutturazione adeguata dell’ambiente, 5, Rimini, Maggioli ordine nei materiali e negli spazi, capacità di Recalcati M.(2014), L’ora di Lezione , Torino, Einaudi muoversi in un ambiente che offre occasioni e Tomlinson C. A. (1999), The Differentiated Classroom: opportunità seguendo procedure condivise (le Responding to the Needs of All Learners, Alexandria, istruzioni per l’uso). Virginia, ASCD
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