I laghi della Sila. La grande trasformazione dell'altopiano silano.
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Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 I laghi della Sila. La grande trasformazione dell’altopiano silano. Vittorio Cappelli. Università della Calabria; vittorio.cappelli@unical.it Volendo esaminare la grande trasforma- vano – ricordava ancora Placanica – fu as- zione che ha investito l’intero altopiano soggettato a un’implacabile opera di sot- della Sila nel XX secolo e in particolare la trazione: Roma, col suo tessuto urbanisti- progettazione e la costruzione dei laghi ar- co e con le sue flotte, chiedeva legname e tificiali, che ebbe inizio in età giolittiana, pece; e pece e legname fornì la Calabria proseguì durante il fascismo e si concluse grazie alla Sila, alle Serre e nell’Italia repubblicana, non si può non all’Aspromonte. […] Così, mentre alle partire dalla storia plurisecolare che ha genti bruzie veniva impedito l’uso preceduto le novità e i mutamenti del No- dell’antica selva e degli antichi pascoli, si vecento, come non si può trascurare la co- avviava un biblico processo di dissesto del struzione della mitografia che ha avuto quadro oroidrogeologico» (PLACANICA come oggetto la Magna Sila. È noto che al 1985)1. Si posero, pertanto, le fondamenta tempo della Magna Grecia, la florida ric- di un assetto squilibrato, che costituisce la chezza delle città cresciute in riva al mare remota premessa di un processo che era anche il frutto di un felice ed equilibra- dall’alto Medioevo giunge sino al Nove- to uso del territorio, che aveva il suo nerbo cento. Mentre la malaria s’impadroniva nella grandezza e nella forza compatta del gradualmente delle pianure impaludate e manto boschivo che ricopriva i monti. «La le coste venivano sempre più funestate natura selvosa della Calabria – scriveva dalle scorrerie dei pirati, tra le popolazioni Augusto Placanica – doveva avere tali ca- riparate sui monti prendeva forma il fe- ratteri di grandiosità, che la tradizione let- nomeno del banditismo, che ben presto teraria dell’età classica ne parla sempre divenne endemico, in specie tra le monta- con stupefatta ammirazione. La Sila, ad gne e i valichi della Sila, dove s’imponeva esempio, non è quasi mai nominata dagli sempre più l’economia del latifondo, in- autori classici senza una determinazione cardinata sul maggese e la transumanza. che alluda alla sua grandezza: “Pascitur in A questo declino si aggiunsero poi nel Sei- magna Sila formosa juvenca”, canta Virgilio cento e nel Settecento i drammatici terre- nelle Georgiche (III 219); e ancora: “Veluti moti che cancellarono quasi completamen- ingenti Sila summoque Taburno” (Eneide XII te i tratti urbanistici comparsi in età ara- 715); e col nome di Sila s’intendeva tutta gonese e spagnola, quando allo spopola- l’immensa Silva Brutia che, nella coscienza mento d’età medievale subentrò, per tutto geografica del tempo, comprendeva anche il XVI secolo, una notevole ripresa demo- le Serre e l’Aspromonte, costituendo il più grafica (GALASSO 1975). Sicché le catastrofi grande bosco dell’Italia conosciuta» (PLA- naturali, culminanti nel tremendo terre- CANICA 1985). Altrettanto importante è quel che accadde col tramonto della civiltà 1 Su questi temi Placanica è tornato poi nei primi greca di Calabria e in seguito capitoli della sua Storia della Calabria dall’antichità ai all’occupazione romana. Ebbe inizio allo- giorni nostri (PLACANICA 1999). Per un approfon- ra, com’è noto, una selvaggia deforesta- dimento si veda anche il recente saggio La monta- zione della Calabria. «L’ampio manto sil- gna calabrese in età antica: insediamenti, popolazioni, economia (DE SENSI SESTITO 2020). 37
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 moto del 1783, finirono con l’immiserire e calabresi e in specie dell’altopiano silano, inselvatichire vieppiù la vita dei calabresi in conseguenza della legge eversiva della racchiusa «nelle piccole città appollaiate feudalità (1806) e del libero uso dei dema- sui monti o sulle rupi dei mari deserti, nei ni (CAPPELLI 2020). In pochi anni, ci dice paesi senza strade, lontani e sperduti» Carlo Afan de Rivera2, ha «inizio la rovina (ISNARDI 1965). dei pendii, ove il ruscellamento […] dive- È questo il quadro infelice e drammatico nuto più rapido e più vorace per la mag- nel quale il cuore del sistema montuoso gior scioltezza dei suoli dispogliati, “for- calabrese costituito dall’altopiano della Si- mò nel giro di pochi anni spaventevoli la viene percepito sempre più come un torrenti» (GAMBI 1965). luogo minaccioso, selvaggio e inesplorato, Dopo l’Unità d’Italia la situazione peggio- malgrado che nella realtà non sia mai ces- rerà ulteriormente, consentendo il dibo- sata la sua frequentazione (PLACANICA scamento, con la nuova legislazione fore- 2001a, 2001b). Tra Settecento e Ottocento stale, sia ai privati che ai Comuni. Sicché, la Magna Sila, cuore tenebroso della Cala- agli inizi del XX secolo, la celebre inchiesta bria, diventa il luogo di una wilderness sul- Nitti sulle condizioni dei contadini in Ba- la quale si eserciteranno a lungo le sugge- silicata e in Calabria, illustrerà e denunce- stioni letterarie romantiche dei viaggiatori rà la rovina dei boschi e il disordine delle stranieri che l’attraverseranno, nutrendo le acque come principale causa modificatrice emozioni dei lettori comodamente assisi del paesaggio antropico. Particolarmente in una distante Europa civile. grave risulta la distruzione del patrimonio In particolare durante il decennio francese boschivo sull’altopiano della Sila, dove di (1806-1815), la Calabria torna al centro fronte alle difficoltà del trasporto, che per della scena politica e culturale, «rivelan- difetto di viabilità risulta assai dispendio- dosi come una piccola Spagna legittimista so, i proprietari preferiscono distruggere i e ferocemente ostile allo straniero, un pae- boschi anche incendiandoli, per «coltivare se fanatico e triste, dai costumi primitiva- agrariamente, o a pascolo, il terreno de- mente strani e pittorescamente selvatici. nudato»; mentre gli stessi contadini, spinti Calabria: paese di briganti» (ISNARDI dal bisogno, estendono una coltura agra- 1965). E il regno dei briganti, che si dirama ria di sussistenza a danno dei boschi silani tra i monti dell’intera regione, dal Pollino (CAPPELLI 2020). all’Aspromonte, trova la sua icona ideale Questo processo comporta l’ineluttabile nei boschi della Sila, che diventano il topos declino della montagna e il suo graduale per eccellenza di un brigantaggio che ha i spopolamento, con lo spostamento di quo- suoi picchi nel decennio francese e negli te crescenti di popolazione a valle, nei pic- anni immediatamente successivi all’Unità coli centri urbani della regione e verso le d’Italia, ma prosegue endemico tra l’uno e cimose costiere – percorse finalmente lun- l’altra, in seguito alla restaurazione bor- go lo Jonio e il Tirreno dalle nuove strade bonica. ferrate – e infine con l’emigrazione di Mentre si afferma questa idea di Calabria, riassunta nell’immagine della Magna Sila 2L’ingegnere Carlo Afan de Rivera (Gaeta, 1779– brigantesca, riprende con una brusca acce- Napoli, 1852) fu direttore generale del Corpo di lerazione il diboscamento delle montagne Ponti e Strade, Acque, Foreste e Caccia del Regno delle due Sicilie. 38
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 massa oltre Atlantico verso le Americhe. d’acqua dal regime torrentizio, rendendoli Ma in tal quadro, egemonizzato localmen- funzionali alle esigenze dell’agricoltura e te dal predominio economico, sociale e dell’industria (OMODEO 1906). culturale del latifondo, compare anche La soluzione tecnica dei laghi artificiali, una lungimirante progettualità del tutto secondo Omodeo, doveva poggiare esogena rispetto alla società calabrese. sull’azione congiunta dell’iniziativa priva- Si tratta del progetto elettro-irriguo che, ta e dello Stato, neutralizzando l’inerzia e nel quadro della elettrificazione dell’intera le resistenze dei gruppi sociali dominanti Penisola, riguarda tutto il Mezzogiorno e a livello locale, costituiti principalmente avrà uno straordinario terreno di speri- dai latifondisti, «schivi di ogni migliora- mentazione proprio nell’altopiano silano. mento tecnico», e dai ceti professionali (in Ne è promotore in primo luogo primis quello degli avvocati) al loro servi- l’ingegnere Angelo Omodeo, protagonista zio, che creavano un’opinione pubblica di primo piano dell’elettrificazione in tutta dalle vedute assai ristrette: «Questa opi- Italia, ma anche all’estero3 (SABA, 2005). nione pubblica non spera e non può spe- Omodeo mette a punto un programma di rare, per una serie complessa di ragioni sistemazione idraulica delle regioni meri- d’ambiente, se non negli aiuti diretti del dionali in uno studio pubblicato in tre Governo: sussidi, prestiti a grandi medi e puntate nel 1906 sulla «Critica Sociale», la piccoli proprietari, a Municipi e Province, nota rivista socialista fondata a Milano da opere anche inutili, ma, quello che impor- Filippo Turati. Per realizzare un’organica ta, dispendiose. L’ideale di una cittadina politica idraulica che avrebbe dovuto pro- di provincia può anche spesso limitarsi ad sciugare le paludi, eliminare la malaria e un ginnasio magari pareggiato, o ad una promuovere una moderna agricoltura in- pretura, destinati ad aumentare il com- tensiva, Omodeo era del tutto consapevole mercio cittadino: talora si spinge sino al che occorreva difendere quel che restava desiderio di una ferrovia, che, se compiuta dei boschi dell’Appennino meridionale e nelle attuali condizioni di sviluppo eco- soprattutto era necessario avviare una si- nomico, avrà il traffico della Massaua- stematica riforestazione dei rilievi monta- Ghinda. Questa opinione pubblica (…) ni. Ma era altrettanto consapevole dei preme sull’azione dei deputati, anche se di tempi lunghi necessari per rimediare ai spiriti più moderni, e ne guida essenzial- guasti dell’ostinato e ininterrotto dibo- mente l’azione parlamentare» (OMODEO scamento. Nell’immediato, pertanto, egli 1906). riteneva che il rimedio più efficace andas- Bisognerà contare, dunque, su forze eso- se individuato nella costruzione sistemati- gene rispetto al Mezzogiorno, ca di grandi laghi artificiali, attraverso la sull’iniziativa del capitalismo industriale costruzione di dighe idroelettriche, capaci settentrionale, principalmente sulle grandi di sottrarre ai capricci della natura i corsi società elettriche, che avevano già dato prova di efficienza al Nord, affidando allo 3 Angelo Omodeo (Mortara, 1876–Polpenazze del Stato compiti di coordinamento delle ope- Garda, 1941), ingegnere lombardo, progettò deci- re, approntando anche una legislazione ne di impianti idroelettrici in tutta Italia, dalla Val- le d’Aosta alla Sicilia, nonché in Scozia, Francia, che limiti il diritto di proprietà e faccia va- Belgio, Portogallo, Spagna, Albania, Russia, Egitto, lere le ragioni della pubblica utilità, vin- India e Cina. 39
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 cendo le resistenze dei latifondisti assen- proporsi come operatore elettrico teisti, inclini a mantenere invece le colture sull’intero territorio meridionale avviene estensive proprie del latifondo cerealicolo- durante la Grande Guerra. Lo snodo cen- pastorale (BARONE 1986). trale del programma è costituito dalla rea- Il progetto di Omodeo converge con le lizzazione del sistema di laghi artificiali e idee di Francesco Saverio Nitti e acquista impianti a serbatoio sull’altopiano della forza operativa quando quest’ultimo di- Sila, dai quali dovranno partire le nuove venta per tre anni Ministro linee di trasporto a 150 kV verso Napoli e dell’Agricoltura, Industria e Commercio verso la Puglia. Il programma di finan- nel quarto e ultimo governo guidato da ziamento sarà definito nel dopoguerra, Giovanni Giolitti (1911-1914). L’8 maggio prevedendo l’impegno dello Stato a fianco 1913 viene presentato alla Camera dei De- dei finanziatori privati. putati il Disegno di Legge denominato: Capuano, amministratore delegato della Provvedimenti relativi alla costruzione di ser- SME, predispone un programma di elettri- batoi e laghi sul Tirso e sui fiumi Silani, per ficazione di tutto il Mezzogiorno, basato iniziativa del Ministro dei Lavori Pubblici principalmente sulla realizzazione e lo Ettore Sacchi, di concerto col Ministro sfruttamento degli impianti idroelettrici dell’Agricoltura, Industria e Commercio silani. Sottoposto nel corso del 1921 al Mi- Francesco Saverio Nitti (ideatore del dise- nistero dei Lavori Pubblici, il programma gno di legge), del Ministro delle Finanze viene finanziato con un mutuo di 160 mi- Luigi Facta e del Ministro del Tesoro lioni di lire, a favore della SME, della So- Francesco Tedesco4. Sono gli stessi anni in cietà per le forze idrauliche della Sila e cui si avvia anche la costruzione degli im- della Società generale elettrica della Sicilia. pianti idroelettrici del Volturno e di Muro Successivamente, nel 1925, Capuano Lucano e prende forma il ruolo strategico stringerà un accordo con la Montecatini, che svolgerà nella costruzione dei laghi si- che acquisterà notevoli di quantità di lani la SME, la Società Meridionale di Elet- energia dalle centrali della Sila per i nuovi tricità fondata a Napoli nel 1899, per ini- impianti elettrochimici da costruire a Cro- ziativa principalmente della Société Franco- tone. Alla Società per le Forze Idrauliche Suisse pour l’industrie électrique, e guidata della Sila, con sede a Napoli, già nel 1916 dall’industriale napoletano Maurizio Ca- lo Stato aveva affidato la costruzione e puano5 (BARONE 1986; BRUNO 1987). Il bal- l’esercizio per sessant’anni dei laghi silani. zo in avanti della SME, che ambisce a I progetti, realizzati da una équipe guidata da Omodeo, prevedevano più invasi, il 4 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati. Legisl. primo dei quali è il lago Ampollino, cui XXIII – Sess. 1909-13 – Documenti – Disegni di seguirà a distanza di qualche anno il lago Legge e Relazioni, pp. 1-8. 5 Maurizio Capuano (Napoli, 1865-Ivi, 1925), alla Arvo (Fig. 1). I lavori per la costruzione guida della SME sin dalla fondazione, non vedrà il del lago Ampollino ebbero inizio nel 1916 completamento dei lavori per la costruzione degli e proseguirono fino al 1927. Il 31 luglio di impianti silani, ai quali aveva dedicato tutta la sua quell’anno l’invaso fu inaugurato solen- attività imprenditoriale. Malato di diabete, muore, nemente alla presenza del re Vittorio di ritorno dalla Sila, il 12 agosto 1925 nella sua villa napoletana. Si veda la biografia di Maurizio Ca- Emanuele III, il che sottolinea la caratura puano su SAN – Portale degli archivi d’impresa: politica nazionale acquisita dal progetto. https://www.imprese.san.beniculturali.it/ 40
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 Situato a 1.278 metri d’altezza, il lago ha le quali le acque vengono convogliate nel una superficie di oltre cinque chilometri fiume Neto, nell’alto crotonese, per utiliz- quadrati e alimenta tre centrali elettriche zarle a scopo irriguo. (Orichella, Timpa Grande e Calusia), dopo Fig. 1. Dépliant illustrativo dei primi due laghi silani (1922-1931). Ristampa del 1936, a cura della Società per le forze idrauliche della Sila, Napoli. 41
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 La costruzione del lago Arvo ha inizio nel te sporgenze e rientranze di fresche peni- 1926 e i lavori durano fino al 1932. La su- solette verdi che il crescere continuo del perficie dell’invaso, alimentato dal fiume lago a mano a mano sommerge per crear- Arvo e da altri corsi d’acqua minori, è pari ne di nuove. […] Fra qualche anno un al- a otto chilometri quadrati. La peculiarità tro lago sarà formato nella valle dell’Arvo, tecnica del lago consiste nella lunghezza ove già presso la segheria di Nocelle si della grande diga (1.280 metri), costruita stanno iniziando i lavori di una seconda non in cemento armato ma in argilla e ter- diga. Sarà più ampio di quello ra compatta. L’invaso, inoltre, è collegato dell’Ampollino e di forma più tondeg- tramite una condotta in galleria al lago giante. Così la Sila avrà in proporzioni ri- Ampollino. dotte il suo Lario ed il suo Benàco nei la- Al termine dei lavori, il 29 maggio 1932, ghi delle sue due maggiori vallate. Sarà l’opera viene inaugurata dai principi Ma- una vera rivoluzione del paesaggio silano, ria José e Umberto di Savoia, la cui pre- per quanto esso sia preparato nelle pro- senza conferma la valenza politica assunta prie forme aperte e pianeggianti ad arric- da queste opere nel bel mezzo del regime chirsi di questa bellissima novità» (ISNAR- fascista. A questo punto è già evidente il DI 1927). Il secondo dei due laghi, l’Arvo, radicale mutamento del paesaggio deter- prende forma su un territorio preesistente minato dalla costruzione dei laghi. Se a carattere paludoso e la sua lunghezza di n’era accorto già nel 1927 Giuseppe Isnar- quasi nove chilometri con un perimetro di di6, il maggior geografo calabrese ventiquattro costituiscono il più forte ele- (d’adozione) del Novecento: «Sino a mento di novità, fino a quel momento, quest’anno il visitatore settentrionale sen- sull’altopiano silano (Fig. 2). Nel frattem- tiva nella Sila la mancanza di un elemento po, ai due laghi si aggiungono altri fattori che gli sembrava indispensabile alla com- di cambiamento. Ai progetti industriali, piuta bellezza della regione. La vastità nati come si è visto in età liberale, si so- delle valli dell’Arvo e dell’Ampollino fa- vrappone ora l’iniziativa politica ed eco- ceva sorgere spontanea alla mente la vi- nomica del governo fascista, giocata sul sione delle grandi distese azzurre dei la- piano della difesa e della riorganizzazione ghi prealpini. Da qualche mese ciò che pa- del territorio, allestendo una rumorosa reva un sogno è diventato realtà. Un lago battage propagandistica. Di grande impor- che per ora misura circa sei chilometri di tanza, anche in rapporto alla costruzione lunghezza e parecchie centinaia di metri dei laghi silani, è la bonifica delle pianure di larghezza si è venuto formando per calabresi, a partire dall’approvazione della opera dell’uomo nella valle legge per la bonifica integrale (1928), che dell’Ampollino, fra la Torre Gallucci e investirà nella regione oltre 600 milioni di Trepidò, e nelle sue acque tranquille si lire intervenendo sulle pianure di Sibari, specchiano i pini delle sponde boscose tut- Sant’Eufemia e Rosarno, oltre che nella valle del Neto (PULITI 1939). 6 Giuseppe Isnardi (Sanremo, 1886-Roma, 1965), Tre aree su quattro insistono ligure di nascita e piemontese di formazione, è sta- sull’altopiano silano: Sibari sul versante to protagonista degli studi geografici sulla Cala- bria e del rinnovamento dell’ambiente culturale nord, il Neto a est, Sant’Eufemia a sud. La calabrese nella prima metà del Novecento (NAPO- bonifica più estesa è quella della piana di LITANO 2014). 42
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 Sibari, dove si osserva lo «spettacolo dei villaggi agrari. Anche la bonifica del Neto vasti terreni che da selvagge boscaglie o produce risultati importanti, con la siste- da disordinate piantagioni di liquirizia mazione degli argini del fiume, che dal sono andati via via trasformandosi in 1928 riceve le acque del lago Ampollino, e campi a colture intensive: trasformazione la costruzione di 50 chilometri di canali di che, per la maggiore solerzia e il più intel- scolo e di irrigazione. Imponente è anche ligente spirito di iniziativa di alcuni grossi la bonifica di Sant’Eufemia, che riguarda proprietari, è stata soprattutto notevole la sistemazione dei corsi d’acqua, la co- nella zona» situata alla sinistra del Crati, struzione di strade e la creazione di quat- tra la stazione di Sibari e Cassano tro villaggi agricoli (PULITI 1939). all’Jonio, dove vengono costruiti anche tre Fig. 2. Immagine del lago Arvo d’inverno, acquerello. (Cartolina illustrata edita da Mario Scornajenghi, Co- senza, 1942). È di una palmare evidenza l’impatto di tato nella paludosa e malarica pianura di questi interventi anche in termini di tra- Sibari, aggredita dalle opere di bonifica sformazione del paesaggio, il cui muta- (CAPPELLI 1992). Il passaggio epocale in mento viene percepito come una svolta corso è racchiuso tra due luoghi emblema- storica, che interviene con forza su uno tici: la capanna di Pietro, il vecchio pastore status plurisecolare che aveva consegnato della piana, e il villaggio dei bonificatori, le pianure alle paludi e alla malaria. La avvertito come un’irruzione minacciosa, percezione del grande mutamento trova alla quale infine si cede: «…contro il tem- espressione in uno dei primi romanzi di po remoto, e la sabbia, e la roccia, e un grande scrittore calabrese. Si tratta di Oroverde, pubblicato nel 1940 da un ancor preceduto di qualche anno da Inverno in palude, giovane Raoul Maria de Angelis7, ambien- anch’esso ambientato nella piana di Sibari. En- trambi i romanzi furono pubblicati da Mondadori. Una biografia dello scrittore, a cura di chi scrive, è 7Oroverde è il secondo romanzo di Raoul Maria De consultabile a questo indirizzo: Angelis (Terranova da Sibari, 1908–Roma, 1991), http://www.icsaicstoria.it/de-angelis-raoul-maria/ 43
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 l’acqua sotterranea, gli uomini opponeva- si rapidamente. La grande trasformazione no la misura, la pietra squadrata, il cemen- diventa allora anche un prodotto cultura- to, nuovi alvei, e pendenze, e segni prodi- le, sul quale il regime fascista agisce con giosi in rosso cupo sulla carta azzurra di- forza inneggiando a sé stesso e alla mo- segnata nella viva memoria. […] A tratti, dernità con toni trionfalistici. Sicché agli da certe aperture, tra gli alberi, la città il- interventi infrastrutturali ed economici, luminava il fiume della pianura: e quella incardinati sulla costruzione dei laghi arti- luce, derivata dall’acqua dei laghi, ripeteva al ficiali, s’intreccia pure una politica cultu- pastore le notizie dei miracoli operati rale costruita sul terreno della cultura di dall’uomo sulla montagna: le correnti de- massa, della promozione turistica e della viate in facili direzioni, gli alberi trapian- politica assistenziale. In verità, in Sila, a tati a fortificare la terra smossa, le centrali Camigliatello, situato a una trentina di elettriche, la roccia trasformata e scelta a chilometri da Cosenza, a 1270 metri riparo della montagna marcia e spugnosa d’altezza, già negli anni Venti erano ap- di acque subdole. Il pastore immaginò la parsi segnali di mutamento. luce nella camera della sua casa: il letto Nel cuore del latifondo Barracco, che si era più bianco, sembrava un altare, e il estendeva dal Marchesato di Crotone alla corpo della sposa casto, rivelato. Dove Presila cosentina attraversando l’intero al- prima la lanterna rossa impauriva gli topiano, a poca distanza da Camigliatello animali, ora la luce bianca consolava le esisteva un antico complesso fortificato, forme e gli aspetti della natura, e svelava i che negli anni Venti diviene un albergo di passaggi, i pezzi coltivati, i fiori selvatici e lusso, l’Hotel Itas8 (Fig. 3), dove il politico i confini. […] Le acque raccolte erano nei cosentino Luigi Fera, più volte ministro laghi, ma come l’acqua si era trasformata dal 1916 al 1921, di fronte alla vittoria del in luce? Eppure la stagione dei miracoli fascismo, nell’estate del 1924, scriverà il era accaduta. suo testamento politico (FERA 1924; CAP- Cosa raccontavano quegli uomini schie- PELLI 2018). Nello stesso luogo, qualche rando numeri in colonna e tracciando se- anno dopo, la scrittrice Giovanna Migliori, gni rossi e azzurri sulla carta? Miracoli, figlia del medico e scienziato cosentino Fe- come al tempo di Gesù; e gli alberi si lice Migliori, ambienterà il suo racconto muovevano, le radici riassorbivano umori Villeggiatura silana, dove la narrazione ruo- e linfe in altri luoghi della terra, le acque ta attorno a personaggi femminili, che splendevano strette nel corso del fiume soggiornano nel grande albergo silano arginato per sempre, il grano invadeva la consultando il Baedecker e le ultime riviste terra; altri vegetali spuntavano dalle zolle di moda. In questo ambiente emerge la grasse» (DE ANGELIS 1940). nostalgia per la Sila misteriosa e inviolata Il mutamento, dunque, riguarda certa- di un tempo, «nutrice di uomini coraggio- mente gli assetti economici, produttivi e si e ribelli a ogni freno»; ma nella Sila bri- paesaggistici, ma produce anche una gra- ve frattura rispetto a consuetudini e men- 8 Il grande complesso dell’Hotel Itas, tornato nel talità, tradizioni e miti, che sembravano 1943 nella disponibilità della famiglia Barracco, nel eterni, imponendo approcci e sguardi 1988 sarà dichiarato monumento di interesse stori- nuovi sul paesaggio che sta trasformando- co-artistico e, in seguito a un restauro strutturale, dal 2001 è sede del Parco Old Calabria. 44
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 gantesca, romanticamente mitizzata, scri- nominato Ministro dei Lavori Pubblici, ve l’autrice: «oggi i fiumi un giorno liberi dopo esser stato sottosegretario nello stes- sono imprigionati in sapienti dighe e tra- so dicastero per circa tre anni. mutati in cascate possenti, fonti di luce e Bianchi è l’ideatore e il principale artefice di lucro per l’Italia tutta» (MIGLIORI 1929; di queste manifestazioni, poste al centro CAPPELLI 1997). Nello stesso anno in cui della promozione turistica dell’altopiano e viene pubblicato questo racconto, il 1929, coordinate con le manifestazioni sportive hanno inizio le manifestazioni annuali estive e quelle sciistiche invernali, nonché dell’Estate Silana, volute dal maggior con le politiche assistenziali, che prevedo- esponente calabrese del fascismo, Michele no l’organizzazione di colonie estive per Bianchi, che proprio in quel periodo è l’infanzia sull’altopiano. Fig. 3. Cartolina pubblicitaria dell’Hotel Itas, contrada Camigliati, primi anni Venti. Si rende così visibile la presenza crescente crato quando, dopo la morte prematura dello Stato che intende fare della Sila un dell’uomo politico, nel 1930, la località tu- fiore all’occhiello del regime, esibendo e ristica sarà rinominata Camigliatello celebrando le trasformazioni del paesag- Bianchi (CAPPELLI 1992). La sempre più gio prodotte dalla costruzione dei primi chiara percezione del mutamento, frutto due laghi artificiali. Il ruolo svolto da anche dell’insistita propaganda di regi- Bianchi e dal governo fascista sarà consa- me, ha delle ricadute anche sul piano ar- 45
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 tistico. A Cosenza opera il giovane artista che fu stazione di posta (in latino mansio) futurista Michele Berardelli, che nel 1935 dell’antica strada militare romana che col- disegna, in brillante stile futurista, i mani- legava Sibari a Sant’Eufemia. Costruito festi pubblicitari di un circuito automobi- tra il 1932 e il 1936, situato a oltre 1.400 listico denominato «I° Raduno Silano Mi- metri d’altezza, il villaggio era costituito chele Bianchi» (Fig. 4), che dava continui- da un albergo e da numerosi villini poli- tà alla cosiddetta «Coppa Sila», una gara cromi in legno dipinto, cui si aggiunsero automobilistica nata nel 1924, che portava una chiesetta, un ufficio postale e la ca- i concorrenti da Cosenza fino ai 1.600 me- serma dei carabinieri10. tri di Montescuro per poi ridiscendere in Villaggio Mancuso fu ideato e realizzato città9. dall’imprenditore Eugenio Mancuso, atti- Berardelli dà seguito così a un’opera del vo nello sfruttamento e nella commercia- più noto artista futurista Antonio Mara- lizzazione del legname ricavato dai bo- sco, originario di Nicastro e operante a Fi- schi silani. Colpito dalla crisi del com- renze, che nel 1930 aveva dipinto un futu- mercio del legname seguita alla depres- rista Paesaggio della Sila Grande (CAPPELLI sione del 1929, riconvertì la sua attività 2020). Se Cosenza e la Sila di Michele approfittando della valorizzazione turi- Bianchi concentrano l’iniziativa pubblica stica del territorio promossa dal fascismo. a Camigliatello, in altri luoghi Contando sui boschi e dunque sui legna- dell’altopiano sorgono nuovi villaggi tu- mi di sua proprietà, progettò un villaggio ristici, che nascono però non come ema- ispirato alla moda degli chalets svizzeri, la nazione di programmi statali ma cui costruzione fu affidata all’impresa dall’iniziativa privata. Si tratta di Silvana bellunese di Arturo Campo, con sede a Mansio, situata a metà strada tra Cami- Forno di Zoldo (Belluno). Dalla collabo- gliatello e Lorica (il centro che andava razione tra questi due imprenditori, nac- formandosi in riva al lago Arvo), e Vil- que all’inizio degli anni Trenta un villag- laggio Mancuso, situato nella Sila Piccola, gio turistico, a partire da una struttura al- a non grande distanza dal lago Ampolli- berghiera denominata Grande Albergo delle no e nei pressi del lago del Passante (che, Fate, connessa a quindici villini, posti alle però, sarà costruito molto più tardi, nel dipendenze dell’albergo. All’intorno ven- 1976) (QUATTROCCHI, ROCCA 2019). Silva- gono costruiti altri settanta villini indi- na Mansio è una creatura dell’ingegnere pendenti, la farmacia, l’ufficio postale e Alessandro Vanotti, un imprenditore telegrafico, un bar, un mercato, una chie- lombardo di Luvinate, in provincia di Va- sa, un teatro e la Casa del Fascio. rese, che era giunto in Calabria nel 1915, L’impresa, sostenuta con decisione anche per lavorare alla costruzione della tratta dal Ministero del Turismo, ebbe un note- Rogliano-Parenti della ferrovia di monta- vole successo, tant’è che «dal 1938 gna che avrebbe unito Cosenza a Catan- l’afflusso dei villeggianti superò il mi- zaro nel 1934 (COSTANZO 2005). In seguito gliaio giornaliero, incrementando il turi- a un’escursione effettuata nel 1931, Va- smo delle aree limitrofe» (QUATTROCCHI, notti coltivò l’idea del villaggio, che deve ROCCA 2019). il suo nome al fatto di sorgere nel luogo 10Cfr. Comune di Serra Pedace. Piano Strutturale 9 http://www.cosenza.aci.it/Coppa-Sila-La-Storia Comunale. Documento Preliminare, 2015, p. 111 46
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 Fig. 4. Michele Berardelli, Manifesto pubblicitario per il Regio Automobile Club Italiano, Cosenza 1935. 47
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 Alla fine degli anni Trenta, il lago Ampol- di Acri e di Luzzi), in seguito alla naziona- lino e il lago Arvo, con i centri turistici di lizzazione dell’energia elettrica, nel 1962, Camigliatello, Silvana Mansio, Lorica e passeranno sotto il controllo dell’ENEL. Villaggio Mancuso, sono rappresentati ed Per cogliere la percezione di questo coro- esaltati da una massiccia campagna pro- namento del pluridecennale piano elettro- pagandistica allestita dal regime fascista, irriguo dei laghi silani, ricorriamo nuo- che vuole lasciarsi alle spalle il mito di un vamente alla testimonianza letteraria di territorio tenebroso, infestato da pericolosi Raoul Maria De Angelis, nella quale si co- briganti, esibendo una disinvolta e orgo- niugano in qualche modo la reattività in- gliosa modernità pacificatrice. Peccato che terna, anche emozionale, della cultura ca- tutto ciò conviva con la persistenza degli labrese e il giudizio, l’osservazione esterna arcaici rapporti sociali propri del latifondo del mondo culturale italiano. De Angelis silano: i braccianti affamati di terra da af- interviene una prima volta sul tema della fittare, per garantirsi la sopravvivenza, Sila nel 1949, in occasione della seconda fanno da contraltare al nuovo pubblico Fiera Campionaria Calabrese che si tiene a borghese degli impianti turistici. Siamo di Catanzaro dal 9 al 24 luglio, inaugurata fronte a una modernizzazione che tra- dal Presidente della Repubblica Luigi Ei- sforma visibilmente il paesaggio, inte- naudi. grando un territorio periferico nei circuiti Per quella circostanza, il giornalista Ora- economici e culturali del Paese, ma senza zio Carratelli pubblica un fascicolo mono- porre minimamente in discussione gli as- grafico dal titolo Campanile. Quaderno di vi- setti sociali preesistenti (CAPPELLI 1992). ta calabrese, edito dall’Amministrazione Occorre attendere il secondo dopoguerra, Provinciale di Catanzaro. Vi compaiono la riforma agraria e la fine del latifondo due racconti di De Angelis, assieme a testi perché cessi questo paradosso e si dia se- di Corrado Alvaro, Francesco Perri, Al- guito e completamento, nell’Italia repub- fonso Frangipane, Paolo Apostoliti, Giu- blicana, al disegno elettro-irriguo formula- seppe Selvaggi e altri intellettuali calabresi to agli inizi del Novecento. Ciò accade con del tempo. I racconti di De Angelis (Carti- la costruzione, tra il 1949 e il 1955, del più na di Cosenza ed Estate in Sila) consistono, grande lago artificiale della Sila, il cui pe- il primo, in una visita a Cosenza, osserva- rimetro è di 46 chilometri, per una super- ta tra passato e presente, tra città nuova e ficie di oltre 12 chilometri quadrati. È il la- centro storico; il secondo, nella descrizione go Cecita, detto anche Mucone, situato a di un lento viaggio in treno da Cosenza a pochi chilometri da Camigliatello, nella Si- Camigliatello e Silvana Mansio: «Il treno la Grande, a circa 1.100 metri d’altezza, cessò di rullare, dopo un’ultima sgroppa- realizzato sbarrando con una diga in cal- ta: i reni in pace ci annunziarono che il cestruzzo cementizio alta 55 metri il fiume pianoro era stato guadagnato dopo due Mucone, affluente destro del Crati, e il tor- ore di attacchi e celeri arrampicate. I pini rente Cecita, affluente del Mucone (DE stagliarono il paesaggio con l’architettura ANGELIS 1957). I lavori sono realizzati dal- solenne dei rami e dei tronchi: minerale la società Lodigiani per conto della SME colato, il paesaggio vi si riduceva richia- (Società Meridionale di Elettricità). Il lago mato dai segni certi che nessun vento riu- e gli impianti idroelettrici (le due centrali sciva a turbare. […] Case di legno dipinto 48
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 occupavano spazio nelle radure: viali da come una nuvola incantata. Gli alberi la giochi infantili disegnavano una rete di isolano ancora più in alto. Intorno villini direzioni tra alberghetti, pensioni e barac- di legno simulano punti di riferimento alle che. Affacciate a quei balconi, le donne abitudini umane. La pace è scavata sembravano bambole, o principesse in esi- nell’aria come una grotta nell’acqua. “O lio». Più avanti, ecco Silvana Mansio: «in forestiero qui ti conviene sostare”» (DE un cerchio di alberi, sollevata sulla terra ANGELIS 1949). Fig. 5. Copertina della rivista «Civiltà delle Macchine», n. 2, 1957. 49
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 Fig. 6. L’articolo pubblicato da R. M. De Angelis su «Civiltà delle Macchine». 50
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 A quel tempo erano appena agli inizi i la- ne – seminati i primi due di trote iridate, vori per la costruzione del lago Cecita (o producono elettricità per l’Italia centrale e Mucone). Poco dopo la loro conclusione, meridionale. I pini toccano le stelle, ma nel 1956, De Angelis torna in Sila per scri- non ne ricevono luce. L’altopiano ha biso- vere del nuovo lago su «Civiltà delle Mac- gno di strade, villaggi, campi sperimenta- chine», la mitica rivista dell’IRI diretta li, imboschimenti, canali di irrigazione, ca- dall’ingegnere-poeta Leonardo Sinisgalli,11 se coloniche, frutteti, acquedotti, e che faceva dialogare scienza e poesia, il d’un’opera costante ed assidua di prote- mondo delle macchine e il mondo delle zione alle falde del massiccio, per solidifi- lettere. L’articolo è diviso in due parti: nel- care le pendici dissestate: qualche cosa si è la prima De Angelis descrive da par suo il fatto, molto si dovrà fare, rispettando paesaggio, nella seconda parte sono de- quanto è stato fatto: e senza decapitare il scritte minutamente le caratteristiche tec- monumento a Michele Bianchi che, nel niche del lago. Il testo è accompagnato da mezzo del paese, con la sola base, minac- alcune fotografie dell’invaso e dei ‘salti’ cia di diventare un simbolo davvero no- che alimentano le centrali, e da due dise- stalgico». gni dello stesso De Angelis, che era anche Più avanti De Angelis aggiunge: «…la pittore (Figg. 5-6). Ma diamo la parola, per Magna Sila – la gran selva – è ormai un ri- concludere, al nostro autore: «Centomila cordo letterario. Per averne un’idea do- ettari di terreno, quasi del tutto deserto, a vremo andare alle Fossiate, un angolo ri- un’altitudine media di 1.200 metri: un spettato alla meglio dall’insana furia degli paesaggio magnifico di spazi sconfinati, di uomini e dagli occasionali incendi; le Fos- zone boscose, ora verdeggianti, o dorate siate appartengono al demanio che vi ha dal grano che vi si alterna alla coltivazione fondato una segheria e una distilleria: le- delle patate, ora bruciate dall’aridità che gname di pino e castagno, resina di pino. ha il colore delle steppe: e qua e là gigan- […] La resina ha un colore oro, di miele, e teschi castagni dalle chiome fiorite di un spande un aroma penetrante e dolce, di oro tenero, pini secolari ed altissimi a midolla vegetale; a intingervi un dito, guardia di ciglioni e vallate, raro fumo di l’aroma vi si appiccica con una sola goccia segherie, sorgenti limpide e scroscianti, simile a quella che affiora in bocca al fico nastri di strade che segnano l’itinerario del maturo. lavoro umano. È straordinaria la ricchezza Nella stessa zona delle Fossiate, verso i e varietà di queste acque naturali che la 1.400 metri, è sorta una diga che sbarra le roccia custodisce gelosa: mentre tre laghi acque del Mucone: di quelle acque hanno artificiali – l’Ampollino, l’Arvo e il Muco- fatto un lago – il terzo dell’altopiano –; ma quelle acque sono sfruttate da una poten- 11 Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 1908 – Roma, tissima centrale elettrica collocata a quat- 1981) fondò «Civiltà delle Macchine» nel 1953 con trocento metri di profondità nella monta- il sostegno finanziario di Finmeccanica, la società gna; dal lago alla centrale c’è un tunnel di finanziaria dell'IRI, e la diresse fino al 1958. Il rap- un chilometro. La centrale è quindi al si- porto con De Angelis risaliva alla fine degli anni curo, come un’opera segreta o una fortifi- Venti, quando Sinisgalli pubblicò alcune sue poe- sie sulla rivista «Approdi», diretta da De Angelis cazione di difesa. Accanto alla diga cento tra Catanzaro e Roma, quando entrambi erano ragazzi di Napoli di solito campeggiano ventenni (CAPPELLI 2019). 51
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021 nelle case di legno della SME, sino a di- Lì nei pressi, tra il 1953 e il 1955, è stato ventare neri, sempre più neri. Il sole, a costruito, a circa 1.300 metri d’altezza, an- quell’altezza cade a picco e scaglia frecce che il lago Ariamacina, sussidiario del la- infocate dalle sue innumeri faretre, mentre go Cecita; infine, dopo altri vent’anni, co- il fiore giallo delle serape, che sui ciglioni me si è già accennato, sarà costruito presso e le scarpate erge il suo stelo molle e dirit- Taverna, nella Sila Piccola, l’ultimo dei la- to, riparato da larghe foglie, sventola in ghi silani, il lago del Passante. Ma si tratta mezzo alle pecore seminude che pascola- degli ultimi corollari di una storia già con- no con l’indifferenza degli idoli» (DE AN- chiusa. GELIS 1957). The Sila lakes. The big transformation of the Sila Mountains Abstract: In the twentieth century, the transformation of the Sila landscape was characterized by the design and construction of the several lakes (Giolittian age, Fascism and Republican age), but it is also necessary to consider the mythography of the so-called Magna Sila. Keywords: Magna Sila; Sila lakes; Arvo; Cecita, Ampollino Bibliografia BARONE G. 1986, Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica nell’Italia contemporanea, Torino, p. 31. BRUNO G. 1987, Capitale straniero e industria elettrica nell’Italia meridionale (1895-1935), in «Studi Storici», a. 28, n. 4, pp. 943-984. CAPPELLI V. 1992, Il fascismo in periferia. Il caso della Calabria, Roma, pp. 25-37, 133-134, 147-149. CAPPELLI V. 1997, Circuiti culturali e stampa in Calabria, in GIGLI MARCHETTI A. e FINOCCHI L. (a cura di), Stam- pa e piccola editoria tra le due guerre, Milano, p. 342. CAPPELLI V. 2018, Politica e politici in Calabria. Dall’Unità d’Italia al XXI secolo, Soveria Mannelli, p. 66. CAPPELLI V. (a cura di) 2019, Approdi 1928.1929. Rassegna di Lettere e d’Arte diretta da R. M. De Angelis, Cosen- za. CAPPELLI V. 2020, La montagna calabrese negli ultimi due secoli, in G. DE SENSI SESTITO e T. CERAVOLO (a cura di), La montagna calabrese, Soveria Mannelli, pp. 238-251. COSTANZO L. 2005, Storia delle ferrovie in Calabria, Cosenza, pp. 92-104. DE ANGELIS R. M. 1940, Oroverde, Milano, pp. 48, pp. 211-212. DE ANGELIS R. M. 1949, Estate in Sila, in Campanile. Quaderno di vita calabrese, Catanzaro, pp. 29-33. DE ANGELIS R. M. 1957, La Sila e il Mucone, in «Civiltà delle Macchine», a. V, n. 2, pp. 31-33. DE SENSI SESTITO G. 2020, La montagna calabrese in età antica: insediamenti, popolazioni, economia, in G. DE SENSI SESTITO e T. CERAVOLO (a cura di), La montagna calabrese, Soveria Mannelli, pp. 100-123. FERA L. 1924, Per la Patria e la Democrazia, Roma. GALASSO G. 1975, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Milano, pp. 99-114. GAMBI L. 1965, Calabria, Torino, p. 353. ISNARDI G. 1927, La Sila, in Frontiera calabrese, Napoli, 1965, p. 122. ISNARDI G. 1965, Stranieri e italiani in Calabria nell’800 e nel primo ‘900, in Frontiera calabrese, Napoli, pp. 368- 369. MIGLIORI G. 1929, Villeggiatura Silana, in «La Coltura Regionale», n. 10. NAPOLITANO S. 2014, Giuseppe Isnardi (1886-1965). Coscienza nazionale e meridionalismo, Soveria Mannelli. OMODEO A. 1906, La soluzione tecnica del problema meridionale. A proposito del disegno di legge pro-Calabria, in «Critica Sociale», 1° febbraio, pp. 36-39; 16 febbraio, pp. 57-59; 1° marzo, pp.73-74. 52
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