I laghi della Sila. La grande trasformazione dell'altopiano silano.

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I laghi della Sila. La grande trasformazione dell'altopiano silano.
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021

      I laghi della Sila. La grande trasformazione dell’altopiano silano.
                 Vittorio Cappelli. Università della Calabria; vittorio.cappelli@unical.it

Volendo esaminare la grande trasforma-                   vano – ricordava ancora Placanica – fu as-
zione che ha investito l’intero altopiano                soggettato a un’implacabile opera di sot-
della Sila nel XX secolo e in particolare la             trazione: Roma, col suo tessuto urbanisti-
progettazione e la costruzione dei laghi ar-             co e con le sue flotte, chiedeva legname e
tificiali, che ebbe inizio in età giolittiana,           pece; e pece e legname fornì la Calabria
proseguì durante il fascismo e si concluse               grazie      alla   Sila,    alle    Serre    e
nell’Italia repubblicana, non si può non                 all’Aspromonte. […] Così, mentre alle
partire dalla storia plurisecolare che ha                genti bruzie veniva impedito l’uso
preceduto le novità e i mutamenti del No-                dell’antica selva e degli antichi pascoli, si
vecento, come non si può trascurare la co-               avviava un biblico processo di dissesto del
struzione della mitografia che ha avuto                  quadro oroidrogeologico» (PLACANICA
come oggetto la Magna Sila. È noto che al                1985)1. Si posero, pertanto, le fondamenta
tempo della Magna Grecia, la florida ric-                di un assetto squilibrato, che costituisce la
chezza delle città cresciute in riva al mare             remota premessa di un processo che
era anche il frutto di un felice ed equilibra-           dall’alto Medioevo giunge sino al Nove-
to uso del territorio, che aveva il suo nerbo            cento. Mentre la malaria s’impadroniva
nella grandezza e nella forza compatta del               gradualmente delle pianure impaludate e
manto boschivo che ricopriva i monti. «La                le coste venivano sempre più funestate
natura selvosa della Calabria – scriveva                 dalle scorrerie dei pirati, tra le popolazioni
Augusto Placanica – doveva avere tali ca-                riparate sui monti prendeva forma il fe-
ratteri di grandiosità, che la tradizione let-           nomeno del banditismo, che ben presto
teraria dell’età classica ne parla sempre                divenne endemico, in specie tra le monta-
con stupefatta ammirazione. La Sila, ad                  gne e i valichi della Sila, dove s’imponeva
esempio, non è quasi mai nominata dagli                  sempre più l’economia del latifondo, in-
autori classici senza una determinazione                 cardinata sul maggese e la transumanza.
che alluda alla sua grandezza: “Pascitur in              A questo declino si aggiunsero poi nel Sei-
magna Sila formosa juvenca”, canta Virgilio              cento e nel Settecento i drammatici terre-
nelle Georgiche (III 219); e ancora: “Veluti             moti che cancellarono quasi completamen-
ingenti Sila summoque Taburno” (Eneide XII               te i tratti urbanistici comparsi in età ara-
715); e col nome di Sila s’intendeva tutta               gonese e spagnola, quando allo spopola-
l’immensa Silva Brutia che, nella coscienza              mento d’età medievale subentrò, per tutto
geografica del tempo, comprendeva anche                  il XVI secolo, una notevole ripresa demo-
le Serre e l’Aspromonte, costituendo il più              grafica (GALASSO 1975). Sicché le catastrofi
grande bosco dell’Italia conosciuta» (PLA-               naturali, culminanti nel tremendo terre-
CANICA 1985). Altrettanto importante è
quel che accadde col tramonto della civiltà
                                                         1 Su questi temi Placanica è tornato poi nei primi
greca di Calabria e in seguito
                                                         capitoli della sua Storia della Calabria dall’antichità ai
all’occupazione romana. Ebbe inizio allo-                giorni nostri (PLACANICA 1999). Per un approfon-
ra, com’è noto, una selvaggia deforesta-                 dimento si veda anche il recente saggio La monta-
zione della Calabria. «L’ampio manto sil-                gna calabrese in età antica: insediamenti, popolazioni,
                                                         economia (DE SENSI SESTITO 2020).
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moto del 1783, finirono con l’immiserire e           calabresi e in specie dell’altopiano silano,
inselvatichire vieppiù la vita dei calabresi         in conseguenza della legge eversiva della
racchiusa «nelle piccole città appollaiate           feudalità (1806) e del libero uso dei dema-
sui monti o sulle rupi dei mari deserti, nei         ni (CAPPELLI 2020). In pochi anni, ci dice
paesi senza strade, lontani e sperduti»              Carlo Afan de Rivera2, ha «inizio la rovina
(ISNARDI 1965).                                      dei pendii, ove il ruscellamento […] dive-
È questo il quadro infelice e drammatico             nuto più rapido e più vorace per la mag-
nel quale il cuore del sistema montuoso              gior scioltezza dei suoli dispogliati, “for-
calabrese costituito dall’altopiano della Si-        mò nel giro di pochi anni spaventevoli
la viene percepito sempre più come un                torrenti» (GAMBI 1965).
luogo minaccioso, selvaggio e inesplorato,           Dopo l’Unità d’Italia la situazione peggio-
malgrado che nella realtà non sia mai ces-           rerà ulteriormente, consentendo il dibo-
sata la sua frequentazione (PLACANICA                scamento, con la nuova legislazione fore-
2001a, 2001b). Tra Settecento e Ottocento            stale, sia ai privati che ai Comuni. Sicché,
la Magna Sila, cuore tenebroso della Cala-           agli inizi del XX secolo, la celebre inchiesta
bria, diventa il luogo di una wilderness sul-        Nitti sulle condizioni dei contadini in Ba-
la quale si eserciteranno a lungo le sugge-          silicata e in Calabria, illustrerà e denunce-
stioni letterarie romantiche dei viaggiatori         rà la rovina dei boschi e il disordine delle
stranieri che l’attraverseranno, nutrendo le         acque come principale causa modificatrice
emozioni dei lettori comodamente assisi              del paesaggio antropico. Particolarmente
in una distante Europa civile.                       grave risulta la distruzione del patrimonio
In particolare durante il decennio francese          boschivo sull’altopiano della Sila, dove di
(1806-1815), la Calabria torna al centro             fronte alle difficoltà del trasporto, che per
della scena politica e culturale, «rivelan-          difetto di viabilità risulta assai dispendio-
dosi come una piccola Spagna legittimista            so, i proprietari preferiscono distruggere i
e ferocemente ostile allo straniero, un pae-         boschi anche incendiandoli, per «coltivare
se fanatico e triste, dai costumi primitiva-         agrariamente, o a pascolo, il terreno de-
mente strani e pittorescamente selvatici.            nudato»; mentre gli stessi contadini, spinti
Calabria: paese di briganti» (ISNARDI                dal bisogno, estendono una coltura agra-
1965). E il regno dei briganti, che si dirama        ria di sussistenza a danno dei boschi silani
tra i monti dell’intera regione, dal Pollino         (CAPPELLI 2020).
all’Aspromonte, trova la sua icona ideale            Questo processo comporta l’ineluttabile
nei boschi della Sila, che diventano il topos        declino della montagna e il suo graduale
per eccellenza di un brigantaggio che ha i           spopolamento, con lo spostamento di quo-
suoi picchi nel decennio francese e negli            te crescenti di popolazione a valle, nei pic-
anni immediatamente successivi all’Unità             coli centri urbani della regione e verso le
d’Italia, ma prosegue endemico tra l’uno e           cimose costiere – percorse finalmente lun-
l’altra, in seguito alla restaurazione bor-          go lo Jonio e il Tirreno dalle nuove strade
bonica.                                              ferrate – e infine con l’emigrazione di
Mentre si afferma questa idea di Calabria,
riassunta nell’immagine della Magna Sila             2L’ingegnere Carlo Afan de Rivera (Gaeta, 1779–
brigantesca, riprende con una brusca acce-           Napoli, 1852) fu direttore generale del Corpo di
lerazione il diboscamento delle montagne             Ponti e Strade, Acque, Foreste e Caccia del Regno
                                                     delle due Sicilie.
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massa oltre Atlantico verso le Americhe.                        d’acqua dal regime torrentizio, rendendoli
Ma in tal quadro, egemonizzato localmen-                        funzionali alle esigenze dell’agricoltura e
te dal predominio economico, sociale e                          dell’industria (OMODEO 1906).
culturale del latifondo, compare anche                          La soluzione tecnica dei laghi artificiali,
una lungimirante progettualità del tutto                        secondo Omodeo, doveva poggiare
esogena rispetto alla società calabrese.                        sull’azione congiunta dell’iniziativa priva-
Si tratta del progetto elettro-irriguo che,                     ta e dello Stato, neutralizzando l’inerzia e
nel quadro della elettrificazione dell’intera                   le resistenze dei gruppi sociali dominanti
Penisola, riguarda tutto il Mezzogiorno e                       a livello locale, costituiti principalmente
avrà uno straordinario terreno di speri-                        dai latifondisti, «schivi di ogni migliora-
mentazione proprio nell’altopiano silano.                       mento tecnico», e dai ceti professionali (in
Ne è promotore in primo luogo                                   primis quello degli avvocati) al loro servi-
l’ingegnere Angelo Omodeo, protagonista                         zio, che creavano un’opinione pubblica
di primo piano dell’elettrificazione in tutta                   dalle vedute assai ristrette: «Questa opi-
Italia, ma anche all’estero3 (SABA, 2005).                      nione pubblica non spera e non può spe-
Omodeo mette a punto un programma di                            rare, per una serie complessa di ragioni
sistemazione idraulica delle regioni meri-                      d’ambiente, se non negli aiuti diretti del
dionali in uno studio pubblicato in tre                         Governo: sussidi, prestiti a grandi medi e
puntate nel 1906 sulla «Critica Sociale», la                    piccoli proprietari, a Municipi e Province,
nota rivista socialista fondata a Milano da                     opere anche inutili, ma, quello che impor-
Filippo Turati. Per realizzare un’organica                      ta, dispendiose. L’ideale di una cittadina
politica idraulica che avrebbe dovuto pro-                      di provincia può anche spesso limitarsi ad
sciugare le paludi, eliminare la malaria e                      un ginnasio magari pareggiato, o ad una
promuovere una moderna agricoltura in-                          pretura, destinati ad aumentare il com-
tensiva, Omodeo era del tutto consapevole                       mercio cittadino: talora si spinge sino al
che occorreva difendere quel che restava                        desiderio di una ferrovia, che, se compiuta
dei boschi dell’Appennino meridionale e                         nelle attuali condizioni di sviluppo eco-
soprattutto era necessario avviare una si-                      nomico, avrà il traffico della Massaua-
stematica riforestazione dei rilievi monta-                     Ghinda. Questa opinione pubblica (…)
ni. Ma era altrettanto consapevole dei                          preme sull’azione dei deputati, anche se di
tempi lunghi necessari per rimediare ai                         spiriti più moderni, e ne guida essenzial-
guasti dell’ostinato e ininterrotto dibo-                       mente l’azione parlamentare» (OMODEO
scamento. Nell’immediato, pertanto, egli                        1906).
riteneva che il rimedio più efficace andas-                     Bisognerà contare, dunque, su forze eso-
se individuato nella costruzione sistemati-                     gene       rispetto      al     Mezzogiorno,
ca di grandi laghi artificiali, attraverso la                   sull’iniziativa del capitalismo industriale
costruzione di dighe idroelettriche, capaci                     settentrionale, principalmente sulle grandi
di sottrarre ai capricci della natura i corsi                   società elettriche, che avevano già dato
                                                                prova di efficienza al Nord, affidando allo
3 Angelo Omodeo (Mortara, 1876–Polpenazze del                   Stato compiti di coordinamento delle ope-
Garda, 1941), ingegnere lombardo, progettò deci-
                                                                re, approntando anche una legislazione
ne di impianti idroelettrici in tutta Italia, dalla Val-
le d’Aosta alla Sicilia, nonché in Scozia, Francia,             che limiti il diritto di proprietà e faccia va-
Belgio, Portogallo, Spagna, Albania, Russia, Egitto,            lere le ragioni della pubblica utilità, vin-
India e Cina.
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cendo le resistenze dei latifondisti assen-                     proporsi      come      operatore    elettrico
teisti, inclini a mantenere invece le colture                   sull’intero territorio meridionale avviene
estensive proprie del latifondo cerealicolo-                    durante la Grande Guerra. Lo snodo cen-
pastorale (BARONE 1986).                                        trale del programma è costituito dalla rea-
Il progetto di Omodeo converge con le                           lizzazione del sistema di laghi artificiali e
idee di Francesco Saverio Nitti e acquista                      impianti a serbatoio sull’altopiano della
forza operativa quando quest’ultimo di-                         Sila, dai quali dovranno partire le nuove
venta       per     tre     anni      Ministro                  linee di trasporto a 150 kV verso Napoli e
dell’Agricoltura, Industria e Commercio                         verso la Puglia. Il programma di finan-
nel quarto e ultimo governo guidato da                          ziamento sarà definito nel dopoguerra,
Giovanni Giolitti (1911-1914). L’8 maggio                       prevedendo l’impegno dello Stato a fianco
1913 viene presentato alla Camera dei De-                       dei finanziatori privati.
putati il Disegno di Legge denominato:                          Capuano, amministratore delegato della
Provvedimenti relativi alla costruzione di ser-                 SME, predispone un programma di elettri-
batoi e laghi sul Tirso e sui fiumi Silani, per                 ficazione di tutto il Mezzogiorno, basato
iniziativa del Ministro dei Lavori Pubblici                     principalmente sulla realizzazione e lo
Ettore Sacchi, di concerto col Ministro                         sfruttamento degli impianti idroelettrici
dell’Agricoltura, Industria e Commercio                         silani. Sottoposto nel corso del 1921 al Mi-
Francesco Saverio Nitti (ideatore del dise-                     nistero dei Lavori Pubblici, il programma
gno di legge), del Ministro delle Finanze                       viene finanziato con un mutuo di 160 mi-
Luigi Facta e del Ministro del Tesoro                           lioni di lire, a favore della SME, della So-
Francesco Tedesco4. Sono gli stessi anni in                     cietà per le forze idrauliche della Sila e
cui si avvia anche la costruzione degli im-                     della Società generale elettrica della Sicilia.
pianti idroelettrici del Volturno e di Muro                     Successivamente, nel 1925, Capuano
Lucano e prende forma il ruolo strategico                       stringerà un accordo con la Montecatini,
che svolgerà nella costruzione dei laghi si-                    che acquisterà notevoli di quantità di
lani la SME, la Società Meridionale di Elet-                    energia dalle centrali della Sila per i nuovi
tricità fondata a Napoli nel 1899, per ini-                     impianti elettrochimici da costruire a Cro-
ziativa principalmente della Société Franco-                    tone. Alla Società per le Forze Idrauliche
Suisse pour l’industrie électrique, e guidata                   della Sila, con sede a Napoli, già nel 1916
dall’industriale napoletano Maurizio Ca-                        lo Stato aveva affidato la costruzione e
puano5 (BARONE 1986; BRUNO 1987). Il bal-                       l’esercizio per sessant’anni dei laghi silani.
zo in avanti della SME, che ambisce a                           I progetti, realizzati da una équipe guidata
                                                                da Omodeo, prevedevano più invasi, il
4  Atti Parlamentari, Camera dei Deputati. Legisl.              primo dei quali è il lago Ampollino, cui
XXIII – Sess. 1909-13 – Documenti – Disegni di
                                                                seguirà a distanza di qualche anno il lago
Legge e Relazioni, pp. 1-8.
5 Maurizio Capuano (Napoli, 1865-Ivi, 1925), alla               Arvo (Fig. 1). I lavori per la costruzione
guida della SME sin dalla fondazione, non vedrà il              del lago Ampollino ebbero inizio nel 1916
completamento dei lavori per la costruzione degli               e proseguirono fino al 1927. Il 31 luglio di
impianti silani, ai quali aveva dedicato tutta la sua           quell’anno l’invaso fu inaugurato solen-
attività imprenditoriale. Malato di diabete, muore,
                                                                nemente alla presenza del re Vittorio
di ritorno dalla Sila, il 12 agosto 1925 nella sua villa
napoletana. Si veda la biografia di Maurizio Ca-                Emanuele III, il che sottolinea la caratura
puano su SAN – Portale degli archivi d’impresa:                 politica nazionale acquisita dal progetto.
https://www.imprese.san.beniculturali.it/
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Situato a 1.278 metri d’altezza, il lago ha                 le quali le acque vengono convogliate nel
una superficie di oltre cinque chilometri                   fiume Neto, nell’alto crotonese, per utiliz-
quadrati e alimenta tre centrali elettriche                 zarle a scopo irriguo.
(Orichella, Timpa Grande e Calusia), dopo

Fig. 1. Dépliant illustrativo dei primi due laghi silani (1922-1931). Ristampa del 1936, a cura della Società per
le forze idrauliche della Sila, Napoli.

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I laghi della Sila. La grande trasformazione dell'altopiano silano.
Stratigrafie del Paesaggio, 2, 2021

La costruzione del lago Arvo ha inizio nel                  te sporgenze e rientranze di fresche peni-
1926 e i lavori durano fino al 1932. La su-                 solette verdi che il crescere continuo del
perficie dell’invaso, alimentato dal fiume                  lago a mano a mano sommerge per crear-
Arvo e da altri corsi d’acqua minori, è pari                ne di nuove. […] Fra qualche anno un al-
a otto chilometri quadrati. La peculiarità                  tro lago sarà formato nella valle dell’Arvo,
tecnica del lago consiste nella lunghezza                   ove già presso la segheria di Nocelle si
della grande diga (1.280 metri), costruita                  stanno iniziando i lavori di una seconda
non in cemento armato ma in argilla e ter-                  diga. Sarà più ampio di quello
ra compatta. L’invaso, inoltre, è collegato                 dell’Ampollino e di forma più tondeg-
tramite una condotta in galleria al lago                    giante. Così la Sila avrà in proporzioni ri-
Ampollino.                                                  dotte il suo Lario ed il suo Benàco nei la-
Al termine dei lavori, il 29 maggio 1932,                   ghi delle sue due maggiori vallate. Sarà
l’opera viene inaugurata dai principi Ma-                   una vera rivoluzione del paesaggio silano,
ria José e Umberto di Savoia, la cui pre-                   per quanto esso sia preparato nelle pro-
senza conferma la valenza politica assunta                  prie forme aperte e pianeggianti ad arric-
da queste opere nel bel mezzo del regime                    chirsi di questa bellissima novità» (ISNAR-
fascista. A questo punto è già evidente il                  DI 1927). Il secondo dei due laghi, l’Arvo,
radicale mutamento del paesaggio deter-                     prende forma su un territorio preesistente
minato dalla costruzione dei laghi. Se                      a carattere paludoso e la sua lunghezza di
n’era accorto già nel 1927 Giuseppe Isnar-                  quasi nove chilometri con un perimetro di
di6, il maggior geografo calabrese                          ventiquattro costituiscono il più forte ele-
(d’adozione) del Novecento: «Sino a                         mento di novità, fino a quel momento,
quest’anno il visitatore settentrionale sen-                sull’altopiano silano (Fig. 2). Nel frattem-
tiva nella Sila la mancanza di un elemento                  po, ai due laghi si aggiungono altri fattori
che gli sembrava indispensabile alla com-                   di cambiamento. Ai progetti industriali,
piuta bellezza della regione. La vastità                    nati come si è visto in età liberale, si so-
delle valli dell’Arvo e dell’Ampollino fa-                  vrappone ora l’iniziativa politica ed eco-
ceva sorgere spontanea alla mente la vi-                    nomica del governo fascista, giocata sul
sione delle grandi distese azzurre dei la-                  piano della difesa e della riorganizzazione
ghi prealpini. Da qualche mese ciò che pa-                  del territorio, allestendo una rumorosa
reva un sogno è diventato realtà. Un lago                   battage propagandistica. Di grande impor-
che per ora misura circa sei chilometri di                  tanza, anche in rapporto alla costruzione
lunghezza e parecchie centinaia di metri                    dei laghi silani, è la bonifica delle pianure
di larghezza si è venuto formando per                       calabresi, a partire dall’approvazione della
opera       dell’uomo        nella     valle                legge per la bonifica integrale (1928), che
dell’Ampollino, fra la Torre Gallucci e                     investirà nella regione oltre 600 milioni di
Trepidò, e nelle sue acque tranquille si                    lire intervenendo sulle pianure di Sibari,
specchiano i pini delle sponde boscose tut-                 Sant’Eufemia e Rosarno, oltre che nella
                                                            valle del Neto (PULITI 1939).
6  Giuseppe Isnardi (Sanremo, 1886-Roma, 1965),             Tre      aree    su     quattro     insistono
ligure di nascita e piemontese di formazione, è sta-
                                                            sull’altopiano silano: Sibari sul versante
to protagonista degli studi geografici sulla Cala-
bria e del rinnovamento dell’ambiente culturale             nord, il Neto a est, Sant’Eufemia a sud. La
calabrese nella prima metà del Novecento (NAPO-             bonifica più estesa è quella della piana di
LITANO 2014).
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Sibari, dove si osserva lo «spettacolo dei               villaggi agrari. Anche la bonifica del Neto
vasti terreni che da selvagge boscaglie o                produce risultati importanti, con la siste-
da disordinate piantagioni di liquirizia                 mazione degli argini del fiume, che dal
sono andati via via trasformandosi in                    1928 riceve le acque del lago Ampollino, e
campi a colture intensive: trasformazione                la costruzione di 50 chilometri di canali di
che, per la maggiore solerzia e il più intel-            scolo e di irrigazione. Imponente è anche
ligente spirito di iniziativa di alcuni grossi           la bonifica di Sant’Eufemia, che riguarda
proprietari, è stata soprattutto notevole                la sistemazione dei corsi d’acqua, la co-
nella zona» situata alla sinistra del Crati,             struzione di strade e la creazione di quat-
tra la stazione di Sibari e Cassano                      tro villaggi agricoli (PULITI 1939).
all’Jonio, dove vengono costruiti anche tre

Fig. 2. Immagine del lago Arvo d’inverno, acquerello. (Cartolina illustrata edita da Mario Scornajenghi, Co-
senza, 1942).

È di una palmare evidenza l’impatto di                   tato nella paludosa e malarica pianura di
questi interventi anche in termini di tra-               Sibari, aggredita dalle opere di bonifica
sformazione del paesaggio, il cui muta-                  (CAPPELLI 1992). Il passaggio epocale in
mento viene percepito come una svolta                    corso è racchiuso tra due luoghi emblema-
storica, che interviene con forza su uno                 tici: la capanna di Pietro, il vecchio pastore
status plurisecolare che aveva consegnato                della piana, e il villaggio dei bonificatori,
le pianure alle paludi e alla malaria. La                avvertito come un’irruzione minacciosa,
percezione del grande mutamento trova                    alla quale infine si cede: «…contro il tem-
espressione in uno dei primi romanzi di                  po remoto, e la sabbia, e la roccia, e
un grande scrittore calabrese. Si tratta di
Oroverde, pubblicato nel 1940 da un ancor                preceduto di qualche anno da Inverno in palude,
giovane Raoul Maria de Angelis7, ambien-                 anch’esso ambientato nella piana di Sibari. En-
                                                         trambi i romanzi furono pubblicati da Mondadori.
                                                         Una biografia dello scrittore, a cura di chi scrive, è
7Oroverde è il secondo romanzo di Raoul Maria De         consultabile       a        questo         indirizzo:
Angelis (Terranova da Sibari, 1908–Roma, 1991),          http://www.icsaicstoria.it/de-angelis-raoul-maria/
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l’acqua sotterranea, gli uomini opponeva-               si rapidamente. La grande trasformazione
no la misura, la pietra squadrata, il cemen-            diventa allora anche un prodotto cultura-
to, nuovi alvei, e pendenze, e segni prodi-             le, sul quale il regime fascista agisce con
giosi in rosso cupo sulla carta azzurra di-             forza inneggiando a sé stesso e alla mo-
segnata nella viva memoria. […] A tratti,               dernità con toni trionfalistici. Sicché agli
da certe aperture, tra gli alberi, la città il-         interventi infrastrutturali ed economici,
luminava il fiume della pianura: e quella               incardinati sulla costruzione dei laghi arti-
luce, derivata dall’acqua dei laghi, ripeteva al        ficiali, s’intreccia pure una politica cultu-
pastore le notizie dei miracoli operati                 rale costruita sul terreno della cultura di
dall’uomo sulla montagna: le correnti de-               massa, della promozione turistica e della
viate in facili direzioni, gli alberi trapian-          politica assistenziale. In verità, in Sila, a
tati a fortificare la terra smossa, le centrali         Camigliatello, situato a una trentina di
elettriche, la roccia trasformata e scelta a            chilometri da Cosenza, a 1270 metri
riparo della montagna marcia e spugnosa                 d’altezza, già negli anni Venti erano ap-
di acque subdole. Il pastore immaginò la                parsi segnali di mutamento.
luce nella camera della sua casa: il letto              Nel cuore del latifondo Barracco, che si
era più bianco, sembrava un altare, e il                estendeva dal Marchesato di Crotone alla
corpo della sposa casto, rivelato. Dove                 Presila cosentina attraversando l’intero al-
prima la lanterna rossa impauriva gli                   topiano, a poca distanza da Camigliatello
animali, ora la luce bianca consolava le                esisteva un antico complesso fortificato,
forme e gli aspetti della natura, e svelava i           che negli anni Venti diviene un albergo di
passaggi, i pezzi coltivati, i fiori selvatici e        lusso, l’Hotel Itas8 (Fig. 3), dove il politico
i confini. […] Le acque raccolte erano nei              cosentino Luigi Fera, più volte ministro
laghi, ma come l’acqua si era trasformata               dal 1916 al 1921, di fronte alla vittoria del
in luce? Eppure la stagione dei miracoli                fascismo, nell’estate del 1924, scriverà il
era accaduta.                                           suo testamento politico (FERA 1924; CAP-
Cosa raccontavano quegli uomini schie-                  PELLI 2018). Nello stesso luogo, qualche
rando numeri in colonna e tracciando se-                anno dopo, la scrittrice Giovanna Migliori,
gni rossi e azzurri sulla carta? Miracoli,              figlia del medico e scienziato cosentino Fe-
come al tempo di Gesù; e gli alberi si                  lice Migliori, ambienterà il suo racconto
muovevano, le radici riassorbivano umori                Villeggiatura silana, dove la narrazione ruo-
e linfe in altri luoghi della terra, le acque           ta attorno a personaggi femminili, che
splendevano strette nel corso del fiume                 soggiornano nel grande albergo silano
arginato per sempre, il grano invadeva la               consultando il Baedecker e le ultime riviste
terra; altri vegetali spuntavano dalle zolle            di moda. In questo ambiente emerge la
grasse» (DE ANGELIS 1940).                              nostalgia per la Sila misteriosa e inviolata
Il mutamento, dunque, riguarda certa-                   di un tempo, «nutrice di uomini coraggio-
mente gli assetti economici, produttivi e               si e ribelli a ogni freno»; ma nella Sila bri-
paesaggistici, ma produce anche una gra-
ve frattura rispetto a consuetudini e men-
                                                        8 Il grande complesso dell’Hotel Itas, tornato nel
talità, tradizioni e miti, che sembravano
                                                        1943 nella disponibilità della famiglia Barracco, nel
eterni, imponendo approcci e sguardi                    1988 sarà dichiarato monumento di interesse stori-
nuovi sul paesaggio che sta trasformando-               co-artistico e, in seguito a un restauro strutturale,
                                                        dal 2001 è sede del Parco Old Calabria.
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gantesca, romanticamente mitizzata, scri-                   nominato Ministro dei Lavori Pubblici,
ve l’autrice: «oggi i fiumi un giorno liberi                dopo esser stato sottosegretario nello stes-
sono imprigionati in sapienti dighe e tra-                  so dicastero per circa tre anni.
mutati in cascate possenti, fonti di luce e                 Bianchi è l’ideatore e il principale artefice
di lucro per l’Italia tutta» (MIGLIORI 1929;                di queste manifestazioni, poste al centro
CAPPELLI 1997). Nello stesso anno in cui                    della promozione turistica dell’altopiano e
viene pubblicato questo racconto, il 1929,                  coordinate con le manifestazioni sportive
hanno inizio le manifestazioni annuali                      estive e quelle sciistiche invernali, nonché
dell’Estate Silana, volute dal maggior                      con le politiche assistenziali, che prevedo-
esponente calabrese del fascismo, Michele                   no l’organizzazione di colonie estive per
Bianchi, che proprio in quel periodo è                      l’infanzia sull’altopiano.

Fig. 3. Cartolina pubblicitaria dell’Hotel Itas, contrada Camigliati, primi anni Venti.

Si rende così visibile la presenza crescente                 crato quando, dopo la morte prematura
dello Stato che intende fare della Sila un                   dell’uomo politico, nel 1930, la località tu-
fiore all’occhiello del regime, esibendo e                   ristica sarà rinominata Camigliatello
celebrando le trasformazioni del paesag-                     Bianchi (CAPPELLI 1992). La sempre più
gio prodotte dalla costruzione dei primi                     chiara percezione del mutamento, frutto
due laghi artificiali. Il ruolo svolto da                    anche dell’insistita propaganda di regi-
Bianchi e dal governo fascista sarà consa-                   me, ha delle ricadute anche sul piano ar-

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tistico. A Cosenza opera il giovane artista               che fu stazione di posta (in latino mansio)
futurista Michele Berardelli, che nel 1935                dell’antica strada militare romana che col-
disegna, in brillante stile futurista, i mani-            legava Sibari a Sant’Eufemia. Costruito
festi pubblicitari di un circuito automobi-               tra il 1932 e il 1936, situato a oltre 1.400
listico denominato «I° Raduno Silano Mi-                  metri d’altezza, il villaggio era costituito
chele Bianchi» (Fig. 4), che dava continui-               da un albergo e da numerosi villini poli-
tà alla cosiddetta «Coppa Sila», una gara                 cromi in legno dipinto, cui si aggiunsero
automobilistica nata nel 1924, che portava                una chiesetta, un ufficio postale e la ca-
i concorrenti da Cosenza fino ai 1.600 me-                serma dei carabinieri10.
tri di Montescuro per poi ridiscendere in                 Villaggio Mancuso fu ideato e realizzato
città9.                                                   dall’imprenditore Eugenio Mancuso, atti-
Berardelli dà seguito così a un’opera del                 vo nello sfruttamento e nella commercia-
più noto artista futurista Antonio Mara-                  lizzazione del legname ricavato dai bo-
sco, originario di Nicastro e operante a Fi-              schi silani. Colpito dalla crisi del com-
renze, che nel 1930 aveva dipinto un futu-                mercio del legname seguita alla depres-
rista Paesaggio della Sila Grande (CAPPELLI               sione del 1929, riconvertì la sua attività
2020). Se Cosenza e la Sila di Michele                    approfittando della valorizzazione turi-
Bianchi concentrano l’iniziativa pubblica                 stica del territorio promossa dal fascismo.
a     Camigliatello,    in     altri    luoghi            Contando sui boschi e dunque sui legna-
dell’altopiano sorgono nuovi villaggi tu-                 mi di sua proprietà, progettò un villaggio
ristici, che nascono però non come ema-                   ispirato alla moda degli chalets svizzeri, la
nazione di programmi statali ma                           cui costruzione fu affidata all’impresa
dall’iniziativa privata. Si tratta di Silvana             bellunese di Arturo Campo, con sede a
Mansio, situata a metà strada tra Cami-                   Forno di Zoldo (Belluno). Dalla collabo-
gliatello e Lorica (il centro che andava                  razione tra questi due imprenditori, nac-
formandosi in riva al lago Arvo), e Vil-                  que all’inizio degli anni Trenta un villag-
laggio Mancuso, situato nella Sila Piccola,               gio turistico, a partire da una struttura al-
a non grande distanza dal lago Ampolli-                   berghiera denominata Grande Albergo delle
no e nei pressi del lago del Passante (che,               Fate, connessa a quindici villini, posti alle
però, sarà costruito molto più tardi, nel                 dipendenze dell’albergo. All’intorno ven-
1976) (QUATTROCCHI, ROCCA 2019). Silva-                   gono costruiti altri settanta villini indi-
na Mansio è una creatura dell’ingegnere                   pendenti, la farmacia, l’ufficio postale e
Alessandro Vanotti, un imprenditore                       telegrafico, un bar, un mercato, una chie-
lombardo di Luvinate, in provincia di Va-                 sa, un teatro e la Casa del Fascio.
rese, che era giunto in Calabria nel 1915,                L’impresa, sostenuta con decisione anche
per lavorare alla costruzione della tratta                dal Ministero del Turismo, ebbe un note-
Rogliano-Parenti della ferrovia di monta-                 vole successo, tant’è che «dal 1938
gna che avrebbe unito Cosenza a Catan-                    l’afflusso dei villeggianti superò il mi-
zaro nel 1934 (COSTANZO 2005). In seguito                 gliaio giornaliero, incrementando il turi-
a un’escursione effettuata nel 1931, Va-                  smo delle aree limitrofe» (QUATTROCCHI,
notti coltivò l’idea del villaggio, che deve              ROCCA 2019).
il suo nome al fatto di sorgere nel luogo
                                                          10Cfr. Comune di Serra Pedace. Piano Strutturale
9   http://www.cosenza.aci.it/Coppa-Sila-La-Storia        Comunale. Documento Preliminare, 2015, p. 111
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Fig. 4. Michele Berardelli, Manifesto pubblicitario per il Regio Automobile Club Italiano, Cosenza 1935.
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Alla fine degli anni Trenta, il lago Ampol-            di Acri e di Luzzi), in seguito alla naziona-
lino e il lago Arvo, con i centri turistici di         lizzazione dell’energia elettrica, nel 1962,
Camigliatello, Silvana Mansio, Lorica e                passeranno sotto il controllo dell’ENEL.
Villaggio Mancuso, sono rappresentati ed               Per cogliere la percezione di questo coro-
esaltati da una massiccia campagna pro-                namento del pluridecennale piano elettro-
pagandistica allestita dal regime fascista,            irriguo dei laghi silani, ricorriamo nuo-
che vuole lasciarsi alle spalle il mito di un          vamente alla testimonianza letteraria di
territorio tenebroso, infestato da pericolosi          Raoul Maria De Angelis, nella quale si co-
briganti, esibendo una disinvolta e orgo-              niugano in qualche modo la reattività in-
gliosa modernità pacificatrice. Peccato che            terna, anche emozionale, della cultura ca-
tutto ciò conviva con la persistenza degli             labrese e il giudizio, l’osservazione esterna
arcaici rapporti sociali propri del latifondo          del mondo culturale italiano. De Angelis
silano: i braccianti affamati di terra da af-          interviene una prima volta sul tema della
fittare, per garantirsi la sopravvivenza,              Sila nel 1949, in occasione della seconda
fanno da contraltare al nuovo pubblico                 Fiera Campionaria Calabrese che si tiene a
borghese degli impianti turistici. Siamo di            Catanzaro dal 9 al 24 luglio, inaugurata
fronte a una modernizzazione che tra-                  dal Presidente della Repubblica Luigi Ei-
sforma visibilmente il paesaggio, inte-                naudi.
grando un territorio periferico nei circuiti           Per quella circostanza, il giornalista Ora-
economici e culturali del Paese, ma senza              zio Carratelli pubblica un fascicolo mono-
porre minimamente in discussione gli as-               grafico dal titolo Campanile. Quaderno di vi-
setti sociali preesistenti (CAPPELLI 1992).            ta calabrese, edito dall’Amministrazione
Occorre attendere il secondo dopoguerra,               Provinciale di Catanzaro. Vi compaiono
la riforma agraria e la fine del latifondo             due racconti di De Angelis, assieme a testi
perché cessi questo paradosso e si dia se-             di Corrado Alvaro, Francesco Perri, Al-
guito e completamento, nell’Italia repub-              fonso Frangipane, Paolo Apostoliti, Giu-
blicana, al disegno elettro-irriguo formula-           seppe Selvaggi e altri intellettuali calabresi
to agli inizi del Novecento. Ciò accade con            del tempo. I racconti di De Angelis (Carti-
la costruzione, tra il 1949 e il 1955, del più         na di Cosenza ed Estate in Sila) consistono,
grande lago artificiale della Sila, il cui pe-         il primo, in una visita a Cosenza, osserva-
rimetro è di 46 chilometri, per una super-             ta tra passato e presente, tra città nuova e
ficie di oltre 12 chilometri quadrati. È il la-        centro storico; il secondo, nella descrizione
go Cecita, detto anche Mucone, situato a               di un lento viaggio in treno da Cosenza a
pochi chilometri da Camigliatello, nella Si-           Camigliatello e Silvana Mansio: «Il treno
la Grande, a circa 1.100 metri d’altezza,              cessò di rullare, dopo un’ultima sgroppa-
realizzato sbarrando con una diga in cal-              ta: i reni in pace ci annunziarono che il
cestruzzo cementizio alta 55 metri il fiume            pianoro era stato guadagnato dopo due
Mucone, affluente destro del Crati, e il tor-          ore di attacchi e celeri arrampicate. I pini
rente Cecita, affluente del Mucone (DE                 stagliarono il paesaggio con l’architettura
ANGELIS 1957). I lavori sono realizzati dal-           solenne dei rami e dei tronchi: minerale
la società Lodigiani per conto della SME               colato, il paesaggio vi si riduceva richia-
(Società Meridionale di Elettricità). Il lago          mato dai segni certi che nessun vento riu-
e gli impianti idroelettrici (le due centrali          sciva a turbare. […] Case di legno dipinto

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occupavano spazio nelle radure: viali da                     come una nuvola incantata. Gli alberi la
giochi infantili disegnavano una rete di                     isolano ancora più in alto. Intorno villini
direzioni tra alberghetti, pensioni e barac-                 di legno simulano punti di riferimento alle
che. Affacciate a quei balconi, le donne                     abitudini umane. La pace è scavata
sembravano bambole, o principesse in esi-                    nell’aria come una grotta nell’acqua. “O
lio». Più avanti, ecco Silvana Mansio: «in                   forestiero qui ti conviene sostare”» (DE
un cerchio di alberi, sollevata sulla terra                  ANGELIS 1949).

Fig. 5. Copertina della rivista «Civiltà delle Macchine», n. 2, 1957.
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Fig. 6. L’articolo pubblicato da R. M. De Angelis su «Civiltà delle Macchine».
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A quel tempo erano appena agli inizi i la-                      ne – seminati i primi due di trote iridate,
vori per la costruzione del lago Cecita (o                      producono elettricità per l’Italia centrale e
Mucone). Poco dopo la loro conclusione,                         meridionale. I pini toccano le stelle, ma
nel 1956, De Angelis torna in Sila per scri-                    non ne ricevono luce. L’altopiano ha biso-
vere del nuovo lago su «Civiltà delle Mac-                      gno di strade, villaggi, campi sperimenta-
chine», la mitica rivista dell’IRI diretta                      li, imboschimenti, canali di irrigazione, ca-
dall’ingegnere-poeta Leonardo Sinisgalli,11                     se coloniche, frutteti, acquedotti, e
che faceva dialogare scienza e poesia, il                       d’un’opera costante ed assidua di prote-
mondo delle macchine e il mondo delle                           zione alle falde del massiccio, per solidifi-
lettere. L’articolo è diviso in due parti: nel-                 care le pendici dissestate: qualche cosa si è
la prima De Angelis descrive da par suo il                      fatto, molto si dovrà fare, rispettando
paesaggio, nella seconda parte sono de-                         quanto è stato fatto: e senza decapitare il
scritte minutamente le caratteristiche tec-                     monumento a Michele Bianchi che, nel
niche del lago. Il testo è accompagnato da                      mezzo del paese, con la sola base, minac-
alcune fotografie dell’invaso e dei ‘salti’                     cia di diventare un simbolo davvero no-
che alimentano le centrali, e da due dise-                      stalgico».
gni dello stesso De Angelis, che era anche                      Più avanti De Angelis aggiunge: «…la
pittore (Figg. 5-6). Ma diamo la parola, per                    Magna Sila – la gran selva – è ormai un ri-
concludere, al nostro autore: «Centomila                        cordo letterario. Per averne un’idea do-
ettari di terreno, quasi del tutto deserto, a                   vremo andare alle Fossiate, un angolo ri-
un’altitudine media di 1.200 metri: un                          spettato alla meglio dall’insana furia degli
paesaggio magnifico di spazi sconfinati, di                     uomini e dagli occasionali incendi; le Fos-
zone boscose, ora verdeggianti, o dorate                        siate appartengono al demanio che vi ha
dal grano che vi si alterna alla coltivazione                   fondato una segheria e una distilleria: le-
delle patate, ora bruciate dall’aridità che                     gname di pino e castagno, resina di pino.
ha il colore delle steppe: e qua e là gigan-                    […] La resina ha un colore oro, di miele, e
teschi castagni dalle chiome fiorite di un                      spande un aroma penetrante e dolce, di
oro tenero, pini secolari ed altissimi a                        midolla vegetale; a intingervi un dito,
guardia di ciglioni e vallate, raro fumo di                     l’aroma vi si appiccica con una sola goccia
segherie, sorgenti limpide e scroscianti,                       simile a quella che affiora in bocca al fico
nastri di strade che segnano l’itinerario del                   maturo.
lavoro umano. È straordinaria la ricchezza                      Nella stessa zona delle Fossiate, verso i
e varietà di queste acque naturali che la                       1.400 metri, è sorta una diga che sbarra le
roccia custodisce gelosa: mentre tre laghi                      acque del Mucone: di quelle acque hanno
artificiali – l’Ampollino, l’Arvo e il Muco-                    fatto un lago – il terzo dell’altopiano –; ma
                                                                quelle acque sono sfruttate da una poten-
11 Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 1908 – Roma,                tissima centrale elettrica collocata a quat-
1981) fondò «Civiltà delle Macchine» nel 1953 con               trocento metri di profondità nella monta-
il sostegno finanziario di Finmeccanica, la società             gna; dal lago alla centrale c’è un tunnel di
finanziaria dell'IRI, e la diresse fino al 1958. Il rap-        un chilometro. La centrale è quindi al si-
porto con De Angelis risaliva alla fine degli anni
                                                                curo, come un’opera segreta o una fortifi-
Venti, quando Sinisgalli pubblicò alcune sue poe-
sie sulla rivista «Approdi», diretta da De Angelis              cazione di difesa. Accanto alla diga cento
tra Catanzaro e Roma, quando entrambi erano                     ragazzi di Napoli di solito campeggiano
ventenni (CAPPELLI 2019).
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nelle case di legno della SME, sino a di-                      Lì nei pressi, tra il 1953 e il 1955, è stato
ventare neri, sempre più neri. Il sole, a                      costruito, a circa 1.300 metri d’altezza, an-
quell’altezza cade a picco e scaglia frecce                    che il lago Ariamacina, sussidiario del la-
infocate dalle sue innumeri faretre, mentre                    go Cecita; infine, dopo altri vent’anni, co-
il fiore giallo delle serape, che sui ciglioni                 me si è già accennato, sarà costruito presso
e le scarpate erge il suo stelo molle e dirit-                 Taverna, nella Sila Piccola, l’ultimo dei la-
to, riparato da larghe foglie, sventola in                     ghi silani, il lago del Passante. Ma si tratta
mezzo alle pecore seminude che pascola-                        degli ultimi corollari di una storia già con-
no con l’indifferenza degli idoli» (DE AN-                     chiusa.
GELIS 1957).

The Sila lakes. The big transformation of the Sila Mountains

Abstract: In the twentieth century, the transformation of the Sila landscape was characterized by the design
and construction of the several lakes (Giolittian age, Fascism and Republican age), but it is also necessary to
consider the mythography of the so-called Magna Sila.

Keywords: Magna Sila; Sila lakes; Arvo; Cecita, Ampollino

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