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I DIGITAL TRENDS AI TEMPI DEL CORONAVIRUS Edizione digitale ©2020 eBook Mimesi s.r.l. Tutti i contenuti (testi, immagini, grafica, layout ecc..) contenuti in questo eBook sono protetti ai sensi delle normative vigenti sul diritto d’autore, sui brevetti e sulla proprietà intellettuale. Tali contenuti non potranno essere pubblicati, riscritti, commercializzati, distribuiti, radio e videotrasmessi, da parte degli utenti e dai terzi in genere, in alcun modo e sotto qualsiasi forma salvo preventiva autorizzazione formale da parte dei responsabili di Mimesi s.r.l. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati 2
DIGITAL TRENDS 2020 INTRODUZIONE CORONAVIRUS E FAKE NEWS 1 2 CORONAVIRUS E TIK TOK 3 ICONTENUTI VIDEO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS 4 E GLI INFLUENCER? 5 USER GENERATED CONTENT A VOLONTÅ 6 WEB E SOCIAL MEDIA LISTENING CONCLUSIONI Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati 3
DIGITAL TRENDS Introduzione A ll’inizio del 2020 non c’erano dubbi su quali sarebbero stati i trend del nuovo anno. Da TikTok agli UGC, tutte le nuove tendenze erano accomunate dall’obiettivo di mettere l’individuo al centro della comunicazione. All’inizio dell’anno però non era stata prevista la situazione che stiamo vivendo oggi. In uno stato di pandemia dove si comunica tanto e in maniera disordinata, gli utenti sono tornati a rifugiarsi e a cercare risposte nei media tradizionali. Perchè? La libertà e la facilità di utilizzo dei social media hanno permesso la creazione di una grande mole di informazioni indiscriminate e prive di un qualunque controllo. Molte di queste si sono quindi rivelate essere delle fake news che hanno creato scompiglio sul web e hanno avuto il solo effetto di incrementare la psicosi generale. Per questo motivo i media tradizionali - e quindi i giornali, le televisioni e le radio - sono stati riscoperti come le fonti più autorevoli. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati 4
Coronavirus e Fake News 1 I social media hanno rivoluzionato le nostre vite. Il potere della condivisione, se da una parte garantisce di superare limiti come quelle geografici, dall’altra può amplificare certi fenomeni. Questo è quello che è successo con il coronavirus. Dal momento in cui hanno iniziato a diffondersi le notizie sulla pandemia, i social network si sono fatti portatori di una gigantesca mole di informazioni. La facilità con cui ciascun utente posta una notizia è all’origine principale delle fake news. Infatti, seppure non si vuole incentivare la disinformazione, nel momento in cui si condivide una notizia non verificata se ne alimenta la diffusione.
Uno studio del 2018 del Censis ha dimostrato che circa 8,8 milioni di italiani sono vittima di “bufale”. Inoltre la possibilità di imbattersi in una fake news aumenta al crescere delle notizie su un argomento e, in effetti, c’è stato un susseguirsi continuo di notizie sul coronavirus. 14.300.000 conversazioni sono state generate a livello mondiale attraverso l’hashtag #covid19, che è da settimane in tendenza su Twitter. Di queste, 298.600 sono state generate in Italia e hanno prodotto un engagement elevato: 1.100.000. Dal report Euromood Infoweb-Covid19 risultano dati chiari. Analizzando le pagine Facebook di più di 257 testate online in tutta Europa, nelle date comprese tra il 1 e il 14 marzo, prima che il virus si diffondesse in Europa, almeno mezzo milione di articoli erano legati al covid-19. Nel caso particolare dell’Italia, si è stimato che la copertura informativa sul coronavirus ricopriva, nel periodo analizzato, il 63% delle notizie, generando 7 interazioni su 10 da parte degli utenti.
Corononavirus e Tik Tok 2 C ambia sicuramente anche lo scenario dei social media. Se il 2019, infatti, è stato l’anno di TikTok, oggi il social network dei teen diventa la piattaforma ideale su cui organizzazioni, aziende e personalità atterrano per comunicare best practices per evitare il contagio da coronavirus. Una su tutte l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sul suo canale pubblica estratti dalle conferenze stampa ma anche infografiche dal forte appeal grafico e dalla forte efficacia divulgativa. Sulla stessa linea la Croce Rossa, che dal suo account “We are humanitarians” diffonde informazioni in forma di video e infografiche animate. Ma come funziona TikTok e quali possono essere gli spunti per i brand? Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati 7
TikTok è una piattaforma social che incoraggia i suoi utenti a caricare brevi video della durata massima di 60 secondi. Molti di loro, grazie a quest’app, sono diventati influencer. Quali possono essere gli spunti per un brand? Lo scopo è incoraggiare i consumatori a condividere video di se stessi (User Generated Content) mentre utilizzano o interagiscono con i propri prodotti o servizi. Un esempio tutto italiano che è già una case history è la collaborazione tra TikTok e Zelig. Agli utenti è stato proposto di caricare un proprio video comico con hashtag #TikTokZelig per poter diventare protagonista di Zelig per un giorno. I video più divertenti sono quindi apparsi Sicuramente nel corso del 2020 il social avrà un altro obiettivo: quello di definire maggiori standard di sicurezza per i suoi iscritti. L’esercito USA ha infatti vietato l’utilizzo dell’applicazione ai suoi militari finché non sarà appurato se il governo cinese è in grado di su ZeligTV e sul profilo TikTok @zelig_official. raccogliere i dati degli utenti che utilizzano l’app.
I contenuti video al tempo del Coronavirus 3 I l video ha riscosso un grande successo nel 2019, complice anche la tendenza ad accedere ai principali social da smartphone. Circa 3,6 miliardi di persone, infatti, hanno utilizzato i social da mobile con un aumento annuo del 10% (fonte WeAreSocial). A conferma di questo trend non c’è solo la popolarità che hanno riscosso i contenuti video sui social (TikTok, Instagram Stories, Instagram TV) ma anche numerosi studi e ricerche sul video marketing. Per questo motivo i brand hanno deciso di investire una cifra sempre più consistente nel video advertising, includendo tutti i formati di campagne display basate su Google e YouTube. I settori che spenderanno di più per questo tipo di adv saranno il Media & Entertainment e il Fashion. Ovviamente se tutte le aziende si indirizzeranno sullo stesso format, la competizione aumenterà e non basterà essere originali per avere successo. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati 9
Creatività, strategia, definizione dei target sono solo alcune delle keywords necessarie per fare del video il core di una comunicazione aziendale efficace. Per prima cosa, alla base della riuscita di un contenuto video c’è la personalizzazione. Costruire un messaggio in base alle esigenze dell’utente è da sempre stato un punto cardine della comunicazione ma per il 2020 questo andamento è destinato a crescere. I numeri sono chiari: il 72% dei consumatori afferma di essere coinvolto solo da messaggi altamente personalizzati e studiati ad hoc. Da parte dell’azienda, inoltre, questo trend permette di differenziarsi e farsi conoscere e apprezzare da un target specifico di riferimento. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Allo stesso modo, nonostante sia sempre stata enfatizzata l’importanza della brevità, il 2020 sarà l’anno del video leggermente più lungo, meno frequente e comune, ma in grado di generare più engagement. Tra le tendenze video 2020 ci sarà sicuramente la rotazione a 360 gradi. Il progresso tecnologico permette ormai di aver accesso a un maggior numero di strumenti per la realizzazione di video di questo genere. Un esempio che è già diventata una case history di successo è il caso del video di Kit Kat, pubblicato sui social per annunciare la nascita del nuovo prodotto al Tè verde Matcha. La campagna Youtube con questo contenuto ha portato ad un aumento della considerazione del 35% e un aumento dell’ad recall del 100%. Ai tempi del coronavirus, molti brand hanno scelto il formato video per mandare un messaggio di speranza e fare awareness positiva Tra questi c’è lo spot di FCA, attraverso cui l’azienda mostra l’Italia in tutta la sua bellezza e la sua forza attraverso strade e piazze vuote. “Siamo fieri di essere italiani”, si legge nella clip. “Abbiamo sofferto e affrontato mille problemi, ma ci siamo sempre rialzati, più forti di prima. Perché siamo italiani”. In chiusura l’hashtag #noicisiamo. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
E gli Influencer? 4 l l coronavirus ha portato a uno stop della produzione di contenuti “classici” da parte degli influencer. Niente più immagini di aperitivi, bikini o outfit, basta tramonti e appetitosi piatti dell’ultimo ristorante di tendenza La clausura obbligata sta mettendo in discussione l’azione degli influencer, i quali se da un lato vedono aumentare la propria fanbase - complici gli utenti obbligati in casa che invadono i social network - dall’altro subiscono lo stop delle aziende che li aveva o li avrebbe potuti ingaggiare La battuta d’arresto si traduce, ovviamente, in un calo di fatturato. Non solo. Gli influencer che scelgono di produrre contenutipromozionali sui prodotti si ritrovano ad affrontare due enormi problemi: la mancanza di scorte e la logistica in ritardo. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Stanno vendendo tutto ciò su cui possono mettere le mani e anche gli articoli nuovi o in stock vengono venduti come pre-vendita con l’avvertenza che verranno spediti il prima possibile Un bel problema, soprattutto se unito a una sorta di diffidenza crescente nei confronti degli influencer: nonostante la maggior parte dei brand abbia investito grosse somme in questo tipo di marketing, le conversazioni sul tema sono scese del 42%. Inoltre alcuni top influencer hanno perso di credibilità davanti alla loro audience, prestandosi alle sponsorizzazioni dei prodotti più variegati. Quindi cosa ci si dobbiamo aspettare quest’anno dall’influencer marketing? Le aziende punteranno su nano e micro influencer, capaci di stringere un legame più forte ed empatico con la propria audience. Focalizzarsi su nano o micro influencer significa infatti rivolgersi a un target e a un settore più specifico. In quali si investirà di più, una volta terminata la pandemia? Beauty, Fashion ed Entertainment. Lato aziende questo significa ridurre i costi per generare un ROI potenzialmente più elevato. Inoltre I brand dovranno puntare a scegliere influencer in grado di raccontare alcuni valori condivisi. Per questo motivo lo scouting deve essere costruito su una base strategica, oggi più che mai. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
USER GENERATED CONTENT A VOLONTA’ 5 S econdo un recente studio, l’85% dell’audience online afferma di trovare gli UGC (User-Generated Content) più coinvolgenti di un classico brand content. Cosa è esattamente un UGC? Si definisce come User-Generated Content qualsiasi tipo di contenuto, sia esso immagine, video, blog, chat o forum, creato e condiviso dall’utente. In questo caso non solo l’engagement generato è notevolmente più alto rispetto a un Brand-Generated Content, ma soprattutto un UGC ha bisogno di meno risorse e meno tempo per essere ideato e poi pubblicato Alla base di questo successo c’è il fatto che circa il 70% dei consumatori, prima di acquistare un prodotto o un servizio, si affida alle recensioni e alle raccomandazioni di altri utenti. Se un post è quindi realizzato da un creator esterno all’azienda è spesso più credibile di quello pubblicato direttamente dal brand. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Alla base di questo successo c’è il fatto che circa il 70% dei consumatori, prima di acquistare un prodotto o un servizio, si affida alle recensioni e alle raccomandazioni di altri utenti. Se un post è quindi realizzato da un creator esterno all’azienda è spesso più credibile di quello pubblicato direttamente dal brand. In questo periodo in cui le persone sono chiuse in casa, è indubbio che la produzione di contenuti da parte degli utenti è più massiva che mai. Tra fornai improvvisati e passioni riscoperte, gli UGC proliferano e le aziende non si lasciano scappare questa opportunità di interazione. Ne è stato un esempio la rivista Vanity Fair. La campagna di solidarietà #IosonoMilano ha acquisito potere grazie alla creazione dei contenuti generati dagli utenti. Infatti, non solo i personaggi del mondo dello spettacolo ma anche le persone comuni hanno realizzato post con la maschera grafica della campagna e l’hashtag si è personalizzato in base alla città di provenienza. In poco tempo #iosonomilano, #iosonoroma, #iosonopalermo ecc sono diventati #IloveItalia, condiviso da ogni parte del mondo con un forte messaggio di solidarietà verso il nostro Paese. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Questo perché gli UGC consentono l’instaurarsi di una relazione più duratura tra brand e consumatore finale e di aumentare l’engagement, creando un rapporto di fiducia reciproca a lungo termine. La generazione Z sembra essere il target principale di questo tipo di content marketing: il 90% dei millennials ammette che un UGC, persino realizzato da sconosciuti, ha un’influenza maggiore sulla loro volontà di acquisto. Molti brand si sono attivati in tal senso: un esempio è quello dell’azienda di gaming IGG. Dopo aver lanciato un nuovo gioco, Lords Mobile, l’azienda ha promosso un contest su TikTok in cui chiedeva agli utenti di cimentarsi in un ballo creativo e di condividere il video con l’hashtag #Lordsmobiles. In palio per il vincitore 3.000 euro. Web e social media listening 6 N onostante l’aumento di consapevolezza da parte dell’utenza online sui disturbi che può causare un’eccessiva dipendenza da internet, è indubbio che il tempo trascorso online si manterrà costante fino ad aumentare in maniera esponenziale, complice la quarantena forzata. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Web e social media giocano un ruolo fondamentale nelle vite di ognuno di noi e, in particolar modo, assumono valore per stabilire la brand reputation. Il mondo interconnesso in cui viviamo ha reso necessario studiare le conversazioni generate dagli utenti. Saperle leggere e interpretare rappresenta per un’azienda un vantaggio essenziale sulle altre. Con web e social media listening si intende proprio questo: l’abilità di ascoltare e comprendere quello che viene condiviso online. L’azione dell’ascolto non è quindi passiva ma preliminare all’ottenimento di input per migliorare un prodotto o un servizio e, in generale, l’opinione degli utenti sul brand. Innanzitutto, per un corretto monitoraggio, occorre concordare delle keywords che rimandino al brand o all’azienda e che permettano di controllare le conversazioni intorno ad essi. Una volta effettuato questo passaggio è possibile stabilire non solo la quantità delle discussioni online generate su quell’argomento ma soprattutto la qualità. Se ne parla in maniera positiva o negativa? In base alla risposta a questa domanda il brand può stabilire una strategia per migliorare la sua reputazione oppure per consolidare i propri punti di forza. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
In secondo luogo, il social e web listening è diventato uno strumento essenziale per il customer care aziendale. Secondo uno studio condotto da Oracle, infatti, circa il 42% degli utenti si rivolge a un’azienda direttamente sui social. Rispondere in maniera tempestiva a eventuali dubbi o commenti del consumer permetterà all’azienda di rafforzare la sua loyalty. Come cambiano i gusti degli utenti, gli usi, le abitudini? Quanto impatterà la quarantena forzata sui clienti e consumatori di un’azienda? Per esempio, complice la presa d’assalto dei supermercati all’inizio della diffusione del coronavirus, il mercato della pasta sta conoscendo un incremento senza precedenti. L’azienda De Cecco, per esempio, ha visto incrementare la domanda del 25% tra febbraio e marzo, sia dall’Italia che dall’estero. In questo caso le azioni di web e social media listening diventano fondamentali per monitorare i feedback dei consumatori, ingaggiarli e valutare azioni strategiche di marketing come ricerche di mercato e implementazioni sul prodotto. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Quali sono i prodotti preferiti da un determinato settore, quali contenuti generano più engagement sui social, come interagiscono i clienti e cosa chiedono sono solo alcune delle informazioni reperibili attraverso questo genere di analisi. In generale, toccare con mano le necessità dei propri acquirenti consente alle aziende di attivarsi nella loro direzione e impostare una strategia customer centric. Infine, il listening attivo e proattivo permette di acquisire nuovi clienti che è da sempre l’obiettivo ultimo di qualsiasi azienda, intercettando conversazioni online in cui inserirsi. Mimesi si colloca in questo panorama come fruitore di un servizio di monitoraggio del web e dei social media in real-time. Attraverso un’analisi di keywords dettagliata, restituisce al cliente il report completo delle sue menzioni online e l’analisi del sentiment direttamente in piattaforma. Per saperne di più richiedi la DEMO gratuita. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
Conclusioni G Se prima le fake news erano un problema, oggi lo sono ancora di più. Sembra però che il coronavirus abbia portato a una presa di consapevolezza da parte degli utenti, i quali tornano ad affidarsi ai media tradizionali per ricevere informazioni attendibili. L’utente sta quindi cambiando, non solo rispetto alle informazioni che riceve in maniera passiva, ma anche ai contenuti che produce: l’avere più tempo a disposizione si traduce in un aumento della produzione di foto e video che trovano ampio spazio sui social tra i quali spicca TikTok, un social che fino a poco tempo fa era appannaggio delle fasce d’età più giovani e che ora sta vedendo un incremento della sua audience, complice anche il successo che il formato video ha avuto negli ultimi anni. Il discorso cambia per gli influencer, che a causa del coronavirus vivono il paradosso di vedere aumentare la fanbase - annoiata dalla clausura forzata - ma diminuire le partnership con le aziende. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
L’utente diventa un player sempre più attivo per le aziende, complice anche la mole di contenuti che le persone, costrette in quarantena, producono. Per i brand diventa fondamentale monitorare questi contenuti e per farlo è opportuna un’azione mirata di web e social media listening. Solo in questo modo i brand possono stare al passo con i propri consumatori e trarre il meglio da una situazione imprevista e imprevedibile come la pandemia. Copyright © 2020 di Mimesi s.r.l. Tutti i diritti riservati
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